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Autore: Crybaby    12/11/2017    1 recensioni
Introdursi sotto falsa identità in un orfanotrofio sito nel Paese dei Fiumi, per stanare e consegnare alla giustizia un pericoloso serial killer che vi ha trovato rifugio.
Insieme alle proprie insicurezze, rese ancora più opprimenti dalla recente scomparsa del maestro Asuma, saranno questi gli obiettivi della missione che Choji Akimichi si ritroverà costretto ad affrontare.
Una missione che, per lui, potrebbe essere l'ultima, e non soltanto nel caso in cui ci rimetta la vita...
Genere: Introspettivo, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Choji Akimichi, Nuovo Personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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Choji's Last Chance

14.

 

-LA PORTAAA!!!
Ignorando le imprecazioni provenienti dalle aule accanto, affrontai a testa bassa la solita corrente d'aria ed entrai nell'aula di musica (e lettura).
Non appena si accorse della mia presenza, Rokuro smise immediatamente di massacrare la batteria e mi salutò con un calorosissimo abbraccio.
-YA-HUUUU!- strillò, saltellando tutto contento -non mi aspettavo proprio di rivederti così presto! Allora il mio regalo ti è piaciuto! Com'era? Era buono? Eh? Eh?
-Mi è piaciuto più di quanto tu possa immaginare... Ma adesso calmati un po', okay? Così posso darti il mio regalo.
Rokuro si irrigidì di colpo.
-Re... Regalo? P-per me?
-Per te, e anche per Yori. Si tratta di un ricordo del mio paese d'origine: me lo sono portato dietro per gustarlo al momento giusto, ma poi ho pensato che tu lo meritassi di più.
Dalle mie tasche, tirai fuori un sacchetto di patatine in edizione limitata della mia marca preferita.
Gusto: pepe rosa e formaggio. Per chi vuol essere dolce dentro e anche fuori.
Un po’ incerto, Rokuro prese il sacchetto e lo studiò per bene, mentre con la mano libera si grattava la metà senza capelli della sua testa. Non sembrava molto convinto...
-Hai detto “per me e per Yori”? In che senso?
-Beh, sai... Anche se hai detto che non è successo niente di grave, volevo comunque farmi perdonare in qualche modo per aver distrutto la tua canzone per Yori. Così ho pensato a questo. Yori viene qui ogni giorno per spolverare, giusto?
-Giusto... Ah, ho capito! Vuoi che io regali le patatine a lei! Ma sei sicuro che le piaceranno?
-No- risposi.
-No?! Ma allora...
-Ascolta bene.
Atteggiandomi come una specie di professore sollevai un indice, misi l’altra mano dietro la schiena, socchiusi gli occhi e presi a camminare lentamente intorno al mio “allievo”.
-Correggimi se la mia memoria fa cilecca. Con la tua canzone, volevi far capire a Yori che la cosa più importante, per te, fosse che lei ritorni ad essere felice. È giusto?
-Giustissimo!- esclamò Rokuro, infervorato -io non sopporto di vederla così triste e scorbutica! Non so nemmeno io cosa darei per farla sorridere ancora!
-È un pensiero molto nobile. Anche io penso sempre al benessere dei miei amici, prima del mio. ...però ammettilo, tu non vuoi che Yori per te resti solo un’amica.
Rokuro arrossì vistosamente, al punto di diventare tutt’uno con i capelli e la maglietta.
-È vero... Io le voglio bene, ma allo stesso tempo la amo e vorrei che lei amasse me... Ma questo cosa c’entra con queste patatine?
-C’entra, amico mio! Per entrare in totale sintonia con una persona, il sistema più infallibile è condividere qualcosa con lei. Nel nostro caso, le patatine. Mi segui fin qui?
Rokuro annuì, anche se era evidente che stesse faticando a capire il significato delle mie parole.
-Devo condividerle con Yori... Cioè, mangiarle insieme a lei? Nello stesso momento? Un po' ne mangio io, un po' lei?
-Esattamente così! Bravo!
-Non mi sembra una cosa complicatissima... Aspetta, e se queste patatine piacessero a lei ma non a me? Prima le devo assaggiare!

Fece per aprire il sacchetto con i denti, ma lo fermai un attimo prima.
-Ci stavo arrivando. Non è necessario che il gusto piaccia o meno. Qualsiasi cibo diventa il più buono dell'universo, se lo condividi con qualcuno a cui vuoi bene.
Rokuro abbozzò un sorriso. Poi, però, abbassò lo sguardo sulle sue mani tremanti.
-A-allora, c'è un altro p-problema, C-Choji.
-Uh? E quale?
-E se... E se Yori non mi vuole bene? E se non mi vuole nemmeno ascoltare? E se sputa le patatine perché le fanno schifo? E se qualcosa va storto e lei non mi vuole vedere mai più? E se...
Questa volta toccò a me posargli le mani sulle spalle per rassicurarlo.
-Yori ti vuole bene, amico. Su questo non ho alcun dubbio- gli dissi, rivolgendogli un occhiolino -niente andrà storto, fidati. In ogni caso cerca di essere rilassato, okay?
-...o-okay. Sarà difficile, ma ci proverò. Tra un'ora, all'incirca, Yori verrà qui per le pulizie del pomeriggio, e non so se sarò pronto a chiederle se vuole mangiare qualcosa con me, ma ci proverò lo stesso...
-Non sei obbligato a farlo subito! Però, se davvero vuoi provarci oggi, allora è meglio che io vada, così puoi prepararti mentalmente da solo.
-Te ne vai, già? ...hai ragione, devo prepararmi in silenzio. G-grazie, Choji.
-Non devi ringraziarmi, per me è un piacere aiutare un amico. Ciao!


Mi girai e aprii la porta. Ero già con un piede nel corridoio, quando mi venne in mente di chiedere una cosa.
-Posso rubarti ancora un minuto, Rokuro?
-Sì, certo! Cosa...
Per sicurezza, gli avvolsi le spalle con un braccio e lo avvicinai a me per parlargli a bassissima voce.
-Di’ un po’... Come ha reagito Supaida quando ha saputo della canzone? È arrabbiato con me?
-Beh... Non ha avuto una grandissima reazione quando gli ho dato la notizia, si è solo girato dall'altra parte e basta. Secondo me però sta ridendo sotto i baffi. Quel pigrone ha sempre trovato una scusa più fantasiosa dell'altra per non esercitarsi nel canto. Quindi non hai nulla da temere da lui, Choji!
-M-meno male!
 


Con la scusa di voler aiutare i bambini che avevo conosciuto il primo giorno a costruire altri pupazzi per il loro spettacolo, trascorsi l'ora successiva appostato nell'aula di pittura e modellismo. Stavo appunto ritagliando un vestito di carta, quando il chiasso della batteria di Rokuro fece volare tutto per aria.
-LA PORTAAA!!!
Evitando per un soffio di tagliarmi, mi alzai e uscii in corridoio, appena in tempo per intravedere Yori che entrava nell'aula di musica.
Purtroppo con tutta la gente che passava non mi fu possibile andare ad origliare, ma in fondo non era necessario.
Yori uscì dall'aula sei/sette minuti più tardi, ben più del tempo che le occorreva per spolverare una stanza: mi bastò questo per capire che Rokuro ce l’aveva fatta.
Uno è a posto. Sotto con gli altri.

 

...

 

Dopo essermi accertato che Iwao e la sua compagine si fossero chiusi nell’aula di grammatica (e palestra) per il calcetto, e che gli altri bambini fossero ancora impegnati con le loro attività pomeridiane, alle 14.20 uscii con disinvoltura in cortile e mi diressi verso il lato su cui si affacciava l’ala ovest dell’orfanotrofio. Doveva essere quello, per forza, il “lato ovest” a cui Isoka aveva accennato nel suo messaggio.
”L’albero con le radici che non toccano terra”, mmh... Di sicuro non è una cosa che passa inosservata. Per trovarlo, mi sa che dovrò inoltrarmi nella boscaglia... Oh, cavolo!
Proprio ai margini del bosco, seduta sulla base di un tronco tagliato e assorta nella lettura di un libro, c'era la Signorina Azumi.
Se mi scopre insieme a Isoka corro il rischio che le cose si complichino inutilmente. Devo trovare un'altra strada!
Contando sul fatto che non mi avesse ancora visto, ruotai lentamente su me stesso per fare marcia indietro. Ma...
-Faccio così tanta paura, Choji? Avvicinati, non ti mangio mica.
Beccato.
Fingendo disinvoltura, mi voltai di nuovo e raggiunsi la donna.
E adesso, come ne esco? -A-ehm... B-buon pomeriggio, Signorina Azumi! Come mai da queste parti?
-Oh, non sto facendo nulla di speciale. Molto semplicemente, adoro leggere un buon romanzo all'aria aperta, con in sottofondo il vociare dei miei giovani orfani e i rumori del bosco. Questo punto è l'ideale per il mio hobby.
-Ha avuto una buona idea... Signorina Azumi, mi perdoni per la mia reazione poco educata, non è per lei che mi sono spaventato...
-Come no, Choji. Te lo si legge in faccia, hai paura che io possa rimetterti in punizione per aver accidentalmente guastato una preziosa confezione di digestivo che sarebbe potuta durare per ancora due mesi, e per la quale dovremmo aspettarne altrettanti prima che il fornitore ce ne trovi un'altra?
-B-beh, se la mette in questi termini...
Con mia sorpresa, la Signorina Azumi scoppiò a ridere.
-Ah ah ah ah! Tranquillo, si è trattato solo di un incidente dovuto a una piccola distrazione. Sono una donna severa, ma non al punto da punire i miei ospiti per certe sciocchezze.
-Me-meno male! ...un attimo, lei come fa a sapere che io c'entro in qualche modo?
-Yori è venuta a cercarmi subito dopo la colazione per spiegarmi come sono andate le cose. Ovvero mi ha confessato che, in un atto di pietà nei tuoi confronti, ti ha distratto qualche minuto dai tuoi compiti punitivi e ti ha portato in dispensa per farti mangiare qualcosa.
-Oh... Oh no... Yori finirà nei guai, per questo? Per colpa mia?
Al contrario di quel che mi aspettassi, la Signorina Azumi ridacchiò di nuovo.
-No, certo che no. Anzi, Yori ha fatto bene. Andando a dormire a stomaco vuoto avresti potuto sentirti male, e io mi sono ripromessa che nessuno degli orfani sotto la mia protezione dovrà mai più soffrire.
Fisicamente, forse, ma psicologicamente parlando... -In tal caso, la ringrazio infinitamente per la sua comprension... Glip!
Con un gesto rapidissimo, la Signorina Azumi roteò il suo bastone da passeggio e mi timbrò la bocca con una delle estremità.
-Mettiamo in chiaro una cosa, mio caro Choji. La mia comprensione è dovuta solo al fatto che tu sei appena arrivato in orfanotrofio, e quella di ieri è stata la tua prima infrazione al regolamento. Non sarò così magnanima la prossima volta che ti pescherò a usare la violenza, ci siamo capiti?
Se non avessi avuto impegni più urgenti, di sicuro le avrei detto qualche parolina a proposito delle sue regole.
-C-ci siamo capiti, S-Signorina... !
Proprio in quel momento mi venne un piccolo dubbio. Qualcosa non quadrava.
-A proposito, Signorina...
-Sì?
-Qualche giorno fa, Iwao mi ha accennato qualcosa riguardo le punizioni. Forse ricordo male io... Insomma, mi ha spiegato che uno degli orfani ha ricevuto una bastonata sulle mani per essere entrato nel bagno sbagliato. Più ci penso più mi sembra strano, considerato che qui è proibito usare la violenza...
-Ho capito dove vuoi arrivare, Choji. Ma non è andata affatto come pensi tu. A quanto pare Iwao ha voluto solo prenderti un po’ in giro.
-Ah... Cos’è successo, allora?
-Qualche giorno fa, uno dei miei piccoli ospiti stava per entrare per sbaglio nel bagno femminile. Io, che mi trovavo a pochi metri, mi sono avvicinata ed ho sollevato il bastone in orizzontale, come a sbarrargli la strada, ma quel poverino si è così spaventato che ha alzato di colpo le mani in alto...
-E ci si è scontrato. Si è fatto male?
-No, checché ne dicesse Hiromi. Lei esagera sempre.
-Me ne sono accorto anch’io... Se non sono indiscreto, mi può dire chi era quel bambino?
-Nao, uno degli ultimi arrivati. Immagino stesse cercando la sua sorellina.
-Immagino... A-allora, riprendo la mia passeggiata e la lascio alle sue letture. Le auguro ancora un buon pomeriggio.
-Grazie, Choji. Altrettanto a te.
La salutai con un inchino, incrociai le braccia dietro la testa e me andai.

 

O meglio, cominciai a camminare in circolo intorno all'orfanotrofio, giusto per far passare il tempo in attesa che la signorina Azumi se ne andasse da quel punto.
Avevo appena completato il quinto giro, quando finalmente la vidi chiudere il libro e alzarsi.
Era ora, non ne potevo più di aspettare. Spero che Isoka non se la prenda troppo per il mio ritardo.
Mi appiattii dietro un angolo e attesi un altro minuto. Quando fui certo che la Signorina Azumi fosse rientrata, uscii allo scoperto e corsi a testa bassa dentro la boscaglia, rallentando il passo una volta vicino alla mia meta. Perlomeno, speravo di esserci vicino.
Trovare l'albero con le radici che non toccano terra... È una parola, qui la vegetazione è così fitta che a malapena riesco a sapere dove metto i piedi! ...?
Mi sembrò di udire un fruscio alla mia destra. Mi girai di scatto, ma non riuscii a vedere altro che cespugli e fili d'erba in procinto di fermarsi dall'ondeggiare. Siccome non c'era un filo di vento, le spiegazioni per quello strano dettaglio potevano essere solo due.
O un cerbiatto è appena saltato fuori da quel punto... oppure ci si è tuffato dentro uno spione.
Mentre ci stavo pensando, da uno degli alberi accanto due scoiattoli intenti a litigare caddero al suolo, senza farsi troppo male, e ricominciarono a rincorrersi.
-Ah... Sono solo scoiattoli- commentai, a voce abbastanza alta da farmi sentire, e ripresi a camminare. Se davvero qualcuno mi stava seguendo di nascosto, era meglio fargli credere di non essere stato ancora scoperto.
Qualche minuto e qualche decina di metri più avanti, dove gli alberi si facevano più radi, incappai in un rialzamento nel terreno: era una specie di collinetta, sulla quale troneggiava un vecchio albero leggermente piegato all'indietro.
È diverso dagli altri alberi, senza dubbio, però anche questo ha le radici ben piantate per terra. ...di nuovo quel rumore!
Stavolta il fruscio proveniva da un punto dietro di me alla mia sinistra. Invece di voltarmi di scatto come prima, però, finsi di non essermene accorto e con molta calma ritornai sui miei passi.
Lo sento, mi segue muovendosi alla mia stessa velocità, e se mi fermo, si ferma anche lui... Vediamo se così riesco a fregarlo!
Alzai lo sguardo, come se qualche volatile avesse attirato la mia attenzione, e cominciai a fare qualche passo all'indietro. Arrivato ad un certo punto, finsi di inciampare e caddi goffamente sulle sterpaglie alla mia destra. Chiunque si stesse nascondendo lì sotto saltò fuori per scappare, ma io mi rituffai subito di lato e mi rialzai, così da sbarrare la fuga alla piccola spia.
-Me lo sentivo che eri tu... Ehi, attenta!
Senza riuscire a fermarsi Naoki sbatté contro le mie ginocchia e rimbalzò indietro, ma riuscii a prenderle la mano prima che cadesse.
-Presa! Ti sei fatta male, Naoki?
La bambina aprì bocca per rispondermi, ma dalla sua bocca uscì solo una sillaba: “gra”. Come se si fosse ricordata appena in tempo che non doveva parlare con gli sconosciuti per nessuna ragione.
-Perché mi stavi seguendo di nascosto?- le domandai serenamente.
Non mi rispose.
-Naoki- continuai, mantenendo lo stesso tono calmo -ieri sera io e Yori ti abbiamo trovata in cucina, quando invece avresti dovuto essere a letto. Perché eri lì? Stavi cercando Yori?
La bambina non ebbe nessuna reazione di stupore alla mia domanda. Evidentemente sapeva che stavo per fargliela. Ci pensò su, poi fece ancora segno di no.
-Allora... stavi cercando me?
Questa volta, dopo attimi di indecisione, annuì.
-Come mai?
Rimase in silenzio per parecchi secondi, come se stesse cercando le parole adatte. Poi, bisbigliò qualcosa. Dovetti avvicinarmi il più possibile per riuscire a sentire la sua voce.
-M-mi dispiaceva...
-Mh?
-M-mi d-dispiaceva... p-per quello c-che ti è successo... N-Nao mi ha detto d-d-di starti lontano... M-ma io non v-volevo che... che tu fossi... t-triste... e...
-Calma, calma. Stai cercando di dirmi che eri dispiaciuta del fatto che io fossi stato messo in punizione? Perciò... hai pensato di venire a trovarmi in cucina per farmi compagnia?
Annuì ancora, impercettibilmente. Mi sarebbe piaciuto crederle sulla parola, ma volevo, dovevo avere un'ulteriore conferma.
-È la verità? Guardami, Naoki.
Le concessi tutto il tempo di cui aveva bisogno. Alla fine trovò il coraggio di guardarmi dritto negli occhi, ma solo per un istante.
-S-sì... Sì, è vero...
-Però non mi hai trovato, perché ero in cantina insieme a Yori. Lo sapevi? Hai sentito le nostre voci?
Scosse la testa.
-Non sapevo che c-c-c'era anche Yori. Cercavo solo te... Ma mi è venuto sonno...
-Ho capito. E oggi, invece? Perché mi stavi pedinando nascosta nell'erba alta? Avresti potuto farti male!
-P-perché... volevo dirti... q-quello che ti ho detto... Ma ero nascosta perché poi ho avuto p-paura, e non sapevo p-più cosa fare...
-Paura? Di cosa? Temevi che io, sorprendendoti, mi sarei arrabbiato e ti avrei riportato da Nao?
Appena nominai suo fratello, il corpicino di Naoki fu scosso da un brivido.
-Beh, come vedi non mi sono arrabbiato. E per quanto riguarda tuo fratello... Ci parlerò io con lui.
-S-subito?
-Mmmh, fammi pensare...
Mi rimisi in piedi, essendo stato inginocchiato troppo a lungo, e riflettei un attimo.
-...no, non subito. Mi devo incontrare con un amico, qui nel bosco. Se ti riaccompagnassi all'orfanotrofio farei tardi all'appuntamento, ma non posso nemmeno lasciarti tornare da sola. Pertanto, devo per forza portarti con me.
La piccola fece un passo indietro, forse per la paura di dover restare nel bosco ancora per un po'.
-Non ti succederà nulla, te lo prometto. E poi, siamo quasi arrivat... Anzi, siamo proprio arrivati!
Alzando distrattamente gli occhi rividi, alle spalle di Naoki, il rialzamento del terreno con l'albero, ma da una diversa angolazione, scoprendo così che in realtà era una collinetta solo per metà. La parte che non avevo visto prima, infatti, era franata da un pezzo, e alcune delle radici dell'albero penzolavano inermi verso il basso.
Se non sono quelle, le radici che non toccano terra…
Presi Naoki per mano, e insieme ci avvicinammo.
Isoka si trovava già lì, ma, seduto sul bordo della mezza collina e intento a guardare da un'altra parte, non si era ancora accorto della nostra presenza.
-Pssst! Sono qui, Isoka! Scusami per il ritardo!
Si voltò.
-Non scusarti, anch'io sono arrivato adess... !
Quando si accorse che non ero venuto da solo, Isoka trasalì. E anche Naoki sembrò spaventarsi.
Mh? Ha paura di Isoka?... Ma certo, che stupido! Stando a quello che ha detto Nao, è stata lei ad aprire la botola del suo nascondiglio!
Veloce, mi chinai su Naoki per rassicurarla.
-Stai tranquilla- le dissi sottovoce -lui non sa che sei stata tu, non può essere arrabbiato con... con te... !


Un dettaglio che non avevo più tenuto in considerazione riaffiorò da solo nella mia mente.
Il Mascheratore faceva uso di Pillole del Soldato.
Avevo rinvenuto una Pillola nel nascondiglio di Isoka.
Naoki era entrata nel nascondiglio.


Fissai bene Naoki in faccia.
Avevo già messo in moto il piano alternativo per scoprire l'identità del Mascheratore. Tuttavia, non potevo lasciare in sospeso quel dubbio.

Se voglio avere la conferma che abbia perso lei quella Pillola, devo fare in modo che Isoka la lasci restare qui con noi. Non sarà difficile...
 -Cosa ci fa qui, lei?- brontolò Isoka saltando giù dal terrapieno -io volevo parlare con te a quattr'occhi, Choji!
...come non detto. -Isoka, non arrabbiarti! Questa bimba si è persa allontanandosi nel bosco, io l'ho trovata venendo qui e, beh, non potevo mica lasciarla dov'era!
-...beh, non hai tutti i torti... Allora è meglio tornare all'orfanotrofio e rimandare l'appuntamento a un'altra volta, Choji.
-Cosa? E perché?
Isoka si avvicinò e tirandomi per una manica avvicinò la mia testa alla sua per potermi bisbigliare in un orecchio.
-Lo so che è piccola, ma può sempre andare a raccontare in giro che io e te ci frequentiamo ancora, e sarebbe un guaio!
-Ma no, che dici? Naoki non avrebbe motivo di farlo- risposi, nonostante non ne fossi del tutto convinto nemmeno io -te lo garantisco, non farà nulla di male.
-...d'accordo, mi voglio fidare di te. È di questo che ti volevo parlare, tra l'altro.

-Oh.
Sapevo dove Isoka voleva andare a parare. Mi rialzai in piedi e, un po' in imbarazzo, mi grattai la nuca.
-È inutile fare tanti giri di parole. Tutto quello che posso dirti è che mi dispiace tanto, Isoka. Ho infranto la promessa, mi sono messo nei guai per difenderti e far stare zitto quel prepotente di Iwao. Ho tradito la tua fiducia... Ehi!
Senza preavviso, Isoka si era gettato sulla mia pancia per affondarci il viso e abbracciarla più che riusciva.
-No, Choji, no!- mi disse, tra un singhiozzo e l'altro -tu non hai nessuna colpa! Sono io che ti ho fatto fare quella stupida promessa! È per causa mia se tu sei finito in punizione! E poi... Sì, ieri a cena ti ho messo il muso! Ero arrabbiato, ma ho capito solo dopo che invece avrei dovuto sostenerti!...
Gli accarezzai la testolina.
-Quel che è stato è stato, non pensiamoci più.
Ci sorridemmo a vicenda.
Anche Naoki, che intanto era andata a sedersi su un sasso accanto alla mezza collina, si era rilassata.
Decisi che quello era il momento perfetto.

-Molto bene!- esclamai battendo le mani -direi di celebrare al meglio questo raro momento di tranquillità. Isoka, e anche tu Naoki visto che sei qui... che ne dite di uno spuntino?
Con orgoglio ma anche notevole spirito di sacrificio tirai fuori dalle tasche tre dei miei sacchetti di patatine. Quando li videro, sia Isoka che Naoki rimasero stupiti. La bimba, in particolare, mi guardò come se avesse appena visto un fantasma.
-E quelle da dove le hai prese, Choji? Hai frugato in mensa?
-In realtà le ho avute sempre con me. Sono l’unico ricordo che ho del mio paese d’origine. Pensavo di gustarle con qualcuno in santa pace, ma fino ad ora non si era mai presentata l’occasione... Vi va di anche solo di assaggiarle?
-Assaggiarle? Io le accetto volentieri!- rispose Isoka.
-A-anch’io ne vorrei un po’- aggiunse Naoki.
-Vedrete, vi piaceranno! Vediamo un po'... Per te, Naoki, direi che queste possono andare!- e porsi nelle sue manine un sacchetto color argento. Gusto: classico e dietetico. Per chi vuole stare leggero senza rinunciare al sapore.
-G-grazie... Uhm...
-Vuoi una mano per aprirlo?- domandò Isoka, che si chinò davanti a lei per aiutarla. Sorrisi nel vedere che la sua diffidenza nei confronti della piccola era ormai passata.
-E a te invece, Isoka... lascio decidere. Quali vuoi?
-Mmm... Vada per queste- e dalle mie mani prese il sacchetto color azzurro marino. Gusto: sale e cipolla. Per chi affronta le difficoltà della vita a denti stretti.
Rimisi in tasca il sacchetto avanzato, quindi andai ad appoggiarmi con la schiena al muro di terra ed incrociai le braccia, per osservare in silenzio i miei due piccoli amici rifocillarsi.
-Mh? Tu non mangi insieme a noi, Choji?
-No, Isoka. Sono tutte vostre. Consideratelo un regalo da parte mia. L’ultimo sacchetto lo voglio risparmiare per un’altra occasione.
-...non so che dire. Grazie! 

 

E anche questi due sono a posto.

 

Aspettai che finissero di mangiare. Dopodiché, tenendo la coda dell'occhio puntata su Naoki, posi la domanda che mi era ronzata in testa.
-C'è una cosa che volevo chiederti, Isoka.

-Di che si tratta? A proposito, queste patatine sono buonissime!
-Grazie. Dunque, magari non è nulla di importante, però... ieri, quando ho portato via il sacco di cellophane dalla buca per svuotarlo, in mezzo a tutta quell'acqua ho trovato anche una cosa strana. Una sorta... di cioccolatino, diciamo così. Ti dice nulla?
-...ah, quello! Ecco dove l'avevo perso!
Naoki sta leggermente arrossendo, non ci sono più dubbi! ...un momento. -Puoi ripetere cos’hai detto, Isoka?
-Ho detto che è mio. O meglio, l’ho trovato per terra, l’altroieri, e volevo provare ad assaggiarlo... Fammi indovinare, te lo sei mangiato tu!
-Cos... Ma no, certo che no, non mi sognerei mai di mangiare del cibo caduto per terra! Mi sorprende che tu abbia potuto pensarci!
-In effetti, non sono stato molto furbo... Meno male che l’hai ritrovata tu per primo!
-Già, a quanto pare ti ho salvato da un brutto mal di pancia! Eh eh, eh... E così la Pillola apparteneva a Isoka. Come ho fatto a non vagliare l’ipotesi più ovvia?
Mi girai verso Naoki. Il rossore sul suo viso era scomparso.

Eppure...
 

 

-NAOKI!!! PROPRIO QUI TI DOVEVI CACCIARE?!?
Quel grido improvviso, insieme ad uno stormo di uccelli che abbandonavano il bosco terrorizzati, anticipò l'arrivo di Nao.
-Ciao, Na...
-Vuoi proprio farci mettere in punizione?- sbraitò lui alla sorellina, senza nemmeno degnare me o Isoka di uno sguardo -torniamo all’orfanotrofio, prima che qualcun altro ti venga a cercare!
Quasi con veemenza, Nao prese la piccola per un polso e la obbligò ad alzarsi e venire via con lui. Non potevo stare zitto vedendo quella scena, dovevo intervenire!
-Ehi! Non è giusto che tu la sgridi così! Se hai qualcosa da dire, dilla a me!
Nao non rispose, così mi avvicinai per fermarlo fisicamente, ma quello fu lesto e schiaffò via la mia mano protesa prima che riuscissi a toccarlo.
-Stammi alla larga, Choji. Te lo chiedo per favore.
Me lo disse con un tono rabbioso e lapidario. Tuttavia non mi lasciai intimidire.
-Nao, ascoltami! Mi dispiace di averti spaventato con la mia sfuriata alle terme, Nao. Sono io il primo a vergognarmi di quello che ho fatto. Ti ho anche urlato in faccia... Ma ti assicuro che quelle cose cattive che ho pensato di te non le penso più! Ti prometto che quello di ieri resterà un caso isolato! Dammi un'altra possibilità!
Nao era rimasto ad ascoltarmi, ma senza guardarmi direttamente in faccia. Poi, chinò la testa e sospirò.
-Credo che tu sia sincero, Choji.
-Grazie, grazie infinite!
Al colmo del sollievo, stavo già per mettere una mano in tasca e porgergli l'ultimo dei miei sacchetti di patatine.
-...ma ho già deciso che in questo orfanotrofio è meglio essere amici di Iwao.
Quell'ultima affermazione arrivò come una doccia fredda.
-Cosa...
-Non fraintendere, ho apprezzato davvero che tu abbia voluto far amicizia con me e Naoki! Il problema è che non è sufficiente. Vedi, io voglio soprattutto che Naoki sia protetta, lontana da ogni problema, insomma voglio che viva una vita tranquilla. Dopo quello che è successo ieri, ho capito che stando in tua compagnia non sarà possibile. Pensa pure di me quello che vuoi, ma io mi sento più al sicuro stando dalla parte di Iwao. Lui sì, ha capito cosa bisogna fare per campare in questo orfanotrofio.
Nao iniziò ad avviarsi, tirandosi dietro una Naoki che non poté dire o fare nulla, se non rivolgermi uno sguardo che sembrava trasmettere... commiserazione?
In ogni caso, non potevo lasciarli andare via così facilmente!
-Nao, aspett...
-Devi sbrigarti a capirlo anche tu, Choji. Fino ad allora... uno come te sarà sempre meglio perderlo che trovarlo.
I due fratellini sparirono nel bosco. 

 

-Choji? È tutto a posto?- mi chiese Isoka, prendendomi per mano.
-...sì, non preoccuparti.
-Lo so come ti senti. Anch'io mi sono sentito dire frasi del genere. Fatti... Fatti coraggio.
-Te l’ho detto, è tutto a posto. Grazie, comunque.


L'ultima sparata di Nao mi aveva sconvolto, già. Ma non nel modo che credeva Isoka.
Forse mi sto facendo delle illusioni. Eppure... Sono certo che Nao sia il primo a non credere a quello che ha detto.

 

...

 


Era ormai giunto il tramonto e l'aria si era fatta piuttosto fresca.
Seduto da solo a un tavolo da picnic del cortile, stavo contemplando l'ultimo sacchetto di patatine che mi era rimasto (Gusto: pepe nero e pancetta. Per chi è un maiale a tavola e non si vergogna di mostrarlo).
Mancavano poche ora allo scadere della missione, e non avevo ancora messo a posto tutti dettagli della mia strategia.

Potrei anche accontentarmi... No, non posso! Finché non avrò sistemato anche Nao, non potrò mai essere sicuro al cento per cento! Come faccio ad avvicinarmi a lui senza farlo scappare? Devo farmi venire in mente un’idea, ora!
Presi a tamburellare con le dita sul tavolo. Come se quel gesto potesse in qualche modo ispirarmi; purtroppo, nonostante mi stessi spremendo le meningi fino all’estremo, non riuscii a trovare un piano che non comportasse l’uso della forza.
Ero così concentrato, che quando sentii un colpo di tosse alla mia sinistra mi spaventai al punto da fare un salto sul posto e picchiare le ginocchia sotto il tavolo.
-Chi? Cosa? ...oh!?
Accanto a me si era appena seduta (o forse era già lì da un minuto o due) Nana, la ragazza dai capelli rossi amica di Iwao.
-Oh, ehm... ciao, Nana!
-Mh.
-Ehm... Mh.
Scese un silenzio tombale. Anche l'aria sembrò farsi più gelida.
-Eeeeh... Hai bisogno di qualcosa, Nana?
La rossa sospirò, seccata.
-Un "grazie" non sarebbe male, per cominciare. O forse sei cascato apposta nella trappola di Iwao per rendere inutile il mio avvertimento?
-Il tuo avvertimento?...
-Sì, vabbè, ciao.
Nana si alzò stizzita, ma la fermai prima che si allontanasse.
-Aspetta, adesso ho capito! È vero, ieri mi hai detto che dovevo stare attento a uno scherzo umiliante di Iwao! Perdonami, è che sono successe tante cose che mi sei passata di mente!
-Ah, grazie tante! Bulli o vittime, voi maschi alla fine siete tutti ingrati allo stesso modo! Dimentica pure che sono venuta a cercarti!
-Eh, no, adesso basta!
Colpito da uno scatto d’ira mi alzai in piedi. Non volevo urlarle contro, ma ero rimasto così scottato dall’incontro con Nao che non potevo accettare l’idea di rivivere la stessa scena un’altra volta.
-Non è vero che non ti sto ricambiando! Anzi... Ecco! Ieri alle terme, per caso, ho scoperto un tuo segreto, ma non l'ho confidato a nessuno!
Nana si irrigidì di colpo.
-Un... segreto? Alle terme?
Con una mano le feci cenno di tornare a sedersi accanto a me, così che potessimo parlarci a bassa voce. Lei mi obbedì.
-Di che segreto stai parlando, Choji?
-Mentre mi ero nascosto tra i cespugli per... vomitare il pranzo, ti ho vista entrare nell'area dei maschi da un buco nella staccionata. Ti ho seguita, e ti ho trovata a parlare di nascosto con Iwao.
Nel sentire quella notizia, Nana si coprì la bocca con una mano e spalancò gli occhi.
-No! No, non ci credo! E hai... hai sentito tutto?
-Più o meno.
-E come mai non hai detto nulla a nessuno? Avresti potuto smascherare Iwao, denunciarlo alla Azumi e farlo finire in punizione al posto tuo! Non ci hai pensato?
-No, non ci ho pensato. E anche se ci avessi pensato, non l’avrei fatto comunque...
-Quanto sei stupido!
-...perché altrimenti saresti finita nei guai anche tu.
-...okay mi rimangio tutto.
Nana arrossì e ridacchiò per la vergogna. La lasciai fare finché non ebbe riacquistato il suo colorito.
-Beh, allora... allora grazie, Choji. Continuerai a tenere la bocca chiusa su questo?
-Promesso! ...però- aggiunsi, tornando serio -ora voglio sapere perché lo fai. Se Iwao ti obbliga con la paura a rubare il cibo, potresti andare tu stessa a denunciarlo alla Signorina Azumi! O forse c’è altro sotto?
Nana scosse la testa.
-No, è solo la paura. A dirla tutta- prima di continuare, si guardò intorno per essere sicura che Iwao non fosse nei paraggi -all’inizio lo facevo volentieri. Molto tempo fa, Iwao era un bambino come tutti gli altri, ma un po’ più timido e insicuro. Io ero la sua amica più stretta. Un giorno mi ha confessato, piangendo, che voleva farsi valere, e per farlo l’unico modo, secondo lui, era diventare più grosso. Un po’ come te. Senza offesa.
-Nessuna offesa, non preoccuparti!- le dissi con un sorriso, mentre non visto mi stritolavo una gamba dei pantaloncini per somatizzare il commento alla mia stazza.
-Così l’ho assecondato, e per un po’ gli ho lasciato mangiare metà della mia razione ad ogni pranzo e cena. Ha finito per ingrassare, e ingrassando la sua timidezza è calata. A poco a poco è finito col diventare il più popolare dell’orfanotrofio... Ma questo non era abbastanza per lui, voleva essere il padrone, avere sempre ragione... E io non sono stata capace di fermarlo, né di fermare me stessa dall’assecondarlo. Ci ho provato, un giorno. Gli ho detto che ormai era grosso abbastanza e poteva anche smettere di mangiare il doppio, ma lui invece di dirmi che gli andava bene mi ha obbligato a portargli il cibo in un altro modo.
-Rubandolo direttamente dalla mensa?
-Non esattamente. Solo nei giorni in cui viene il fornitore a portarlo. Quelli sono gli unici momenti in cui la cucina rimane aperta e non sorvegliata da Yori, anche se per pochi secondi.
-Non ti sei mai fatta beccare?
-No, modestia a parte ma sono sempre stata un fulmine.
-...qualcosa non quadra.
-Di che parli?
-Conosco Yori abbastanza da sapere che non le sfugge mai nulla. Com’è possibile che non si sia mai accorta che il cibo arrivato in mensa era sempre meno di quello che avevano ordinato al fornitore?
-Mi sono fatta questa domanda io stessa, quando Iwao mi ha chiesto di rubare. Per non destare sospetti, ho frugato sempre e solo nei barattoli in cui la quantità del contenuto non è definita. Una manciata di olive qui, un pugno di chicchi di riso là, a volte anche qualche cioccolatino, quelle cose lì insomma... Choji?
 

 

Alla parola “cioccolatino” avevo spalancato gli occhi alla massima ampiezza possibile.
-Choji? Ti sei incantato?
-...Nana, io non ho mai visto un solo cioccolatino da quando sono arrivato qui. Dove li hai trovati?
-Insieme al resto del cibo, no? Anche se pensandoci bene, nemmeno io li ho mai visti serviti come dessert o per merenda. Forse li ordina la Signorina Hiromi per papparseli in segreto... Choji, sei sicuro di stare bene? Stai sudando come una fontana!
Le Pillole del Soldato di Yori, è con quelle che Iwao ha ottenuto tutti quei muscoli sproporzionati! E non solo... Se continuerà ancora a mangiarne una manciata per volta... -Nana, promettimi che non porterai mai più del cibo ad Iwao. Promettimelo!
Nana strabuzzò gli occhi.
-Ti ho appena detto che è impossibile! Non riesco più a ribellarmi a lui!
-Devi riuscirci! Se lui continuerà a mangiare... troppo... finirà per morire!
-Addirittura? Per qualche dolce di troppo? Secondo me stai esagerando.
Purtroppo non potevo dirle più di così, o avrei rivelato il segreto di Yori.
-...almeno provaci, Nana. Almeno questo- la implorai. Più di così al momento non potevo fare.
-D’accordo, non ti assicuro niente ma d’accordo. 

 

A quel punto, Nana si alzò dal tavolo.
-La nostra conversazione ha preso una piega inaspettata, Choji. Ma mi ha fatto ugualmente piacere. Alla prossima.
-Mmh... Alla prossima.
In quella, lo sguardo mi cadde sul sacchetto di patatine. Grazie a tutto quel parlare di cibo rubato e mai condiviso, ebbi l’illuminazione che stavo cercano.

A pensarci bene, non è obbligatorio che sia Nao a mangiarle. L’importante è che sia distinto dagli altri! -Nana, aspetta!
Aprii il sacchetto con un colpo secco e glielo porsi.
-S-sono per me?
-Sì. Cioè, prima non avevo pensato di regalartele, ma poi ho sentito la tua storia...
-Ti sei mosso a compassione?
-Sì! Cioè, no, non volevo offenderti! Ma... Oh.
Sorridendo, Nana aveva già affondato una mano nel sacchetto per prenderne una grossa manciata, tutta per lei.
-Mh. Piccanti.
-Non ti piacciono?
-No, ma non fa niente. È la prima volta che qualcun altro mi offre del cibo. Grazie, Choji. Tieni pure quello che resta. 

 

... 

 

Dopo aver salutato Nana, mi appartai in un angolino per poter finire il resto del sacchetto. E mettere a tacere il mio stomaco, che non aveva smesso di soffrire dall’inizio del pomeriggio.
Finito lo snack, appallottolai il sacchetto in un pugno, e quel pugno lo picchiai contro il palmo dell’altra mano.
Ero pronto, dovevo esserlo.
La mia carriera come ninja aveva le ore contate.
Ma lo stesso valeva per il Mascheratore.
Solo per uno di noi due il tempo avrebbe continuato a scorrere.

  
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