14.
-LA
PORTAAA!!!
Ignorando le imprecazioni provenienti dalle aule accanto, affrontai a
testa
bassa la solita corrente d'aria ed entrai nell'aula di musica (e
lettura).
Non
appena si accorse della mia presenza, Rokuro smise immediatamente di
massacrare
la batteria e mi salutò con un calorosissimo abbraccio.
-YA-HUUUU!- strillò, saltellando tutto contento -non mi
aspettavo proprio di
rivederti così presto! Allora il mio regalo ti è
piaciuto! Com'era? Era buono?
Eh? Eh?
-Mi è piaciuto più di quanto tu possa
immaginare... Ma adesso calmati un po',
okay? Così posso darti il mio regalo.
Rokuro
si irrigidì di colpo.
-Re... Regalo? P-per me?
-Per te, e anche per Yori. Si tratta di un ricordo del mio paese
d'origine: me
lo sono portato dietro per gustarlo al momento giusto, ma poi ho
pensato che tu
lo meritassi di più.
Dalle mie tasche, tirai fuori un sacchetto di patatine in edizione
limitata
della mia marca preferita.
Gusto:
pepe rosa e formaggio. Per chi vuol essere dolce dentro e anche fuori.
Un
po’ incerto, Rokuro prese il sacchetto e lo studiò
per bene, mentre con la mano
libera si grattava la metà senza capelli della sua testa.
Non sembrava molto
convinto...
-Hai detto “per me e per Yori”? In che senso?
-Beh, sai... Anche se hai detto che non è successo niente di
grave, volevo
comunque farmi perdonare in qualche modo per aver distrutto la tua
canzone per
Yori. Così ho pensato a questo. Yori viene qui ogni giorno
per spolverare,
giusto?
-Giusto... Ah, ho capito! Vuoi che io regali le patatine a lei! Ma sei
sicuro
che le piaceranno?
-No- risposi.
-No?! Ma allora...
-Ascolta
bene.
Atteggiandomi
come una specie di professore sollevai un indice, misi
l’altra mano dietro la
schiena, socchiusi gli occhi e presi a camminare lentamente intorno al
mio
“allievo”.
-Correggimi se la mia memoria fa cilecca. Con la tua canzone, volevi
far capire
a Yori che la cosa più importante, per te, fosse che lei
ritorni ad essere
felice. È giusto?
-Giustissimo!-
esclamò Rokuro, infervorato -io non sopporto di vederla
così triste e
scorbutica! Non so nemmeno io cosa darei per farla sorridere ancora!
-È
un pensiero molto nobile. Anche io penso sempre al benessere dei miei
amici, prima
del mio. ...però ammettilo, tu non vuoi che Yori per te
resti solo un’amica.
Rokuro
arrossì vistosamente, al punto di diventare
tutt’uno con i capelli e la
maglietta.
-È
vero... Io le voglio bene, ma allo stesso tempo la amo e vorrei che lei
amasse
me... Ma questo cosa c’entra con queste patatine?
-C’entra,
amico mio! Per entrare in totale sintonia con una persona, il sistema
più
infallibile è condividere qualcosa con lei. Nel nostro caso,
le patatine. Mi
segui fin qui?
Rokuro annuì, anche se era evidente che stesse faticando a
capire il
significato delle mie parole.
-Devo condividerle con Yori... Cioè, mangiarle insieme a
lei? Nello stesso
momento? Un po' ne mangio io, un po' lei?
-Esattamente così! Bravo!
-Non mi sembra una cosa complicatissima... Aspetta, e se queste
patatine
piacessero a lei ma non a me? Prima le devo assaggiare!
Fece
per aprire il sacchetto con i denti, ma lo fermai un attimo prima.
-Ci stavo arrivando. Non è necessario che il gusto piaccia o
meno. Qualsiasi
cibo diventa il più buono dell'universo, se lo condividi con
qualcuno a cui
vuoi bene.
Rokuro abbozzò un sorriso. Poi, però,
abbassò lo sguardo sulle sue mani
tremanti.
-A-allora, c'è un altro p-problema, C-Choji.
-Uh? E quale?
-E se... E se Yori non mi vuole bene? E se non mi vuole nemmeno
ascoltare? E se
sputa le patatine perché le fanno schifo? E se qualcosa va
storto e lei non mi
vuole vedere mai più? E se...
Questa volta toccò a me posargli le mani sulle spalle per
rassicurarlo.
-Yori ti vuole bene, amico. Su questo non ho alcun dubbio- gli dissi,
rivolgendogli
un occhiolino -niente andrà storto, fidati. In ogni caso
cerca di essere
rilassato, okay?
-...o-okay. Sarà difficile, ma ci proverò. Tra
un'ora, all'incirca, Yori verrà
qui per le pulizie del pomeriggio, e non so se sarò pronto a
chiederle se vuole
mangiare qualcosa con me, ma ci proverò lo stesso...
-Non sei obbligato a farlo subito! Però, se davvero vuoi
provarci oggi, allora
è meglio che io vada, così puoi prepararti
mentalmente da solo.
-Te ne vai, già? ...hai ragione, devo prepararmi in
silenzio. G-grazie, Choji.
-Non devi ringraziarmi, per me è un piacere aiutare un
amico. Ciao!
Mi girai e aprii la porta. Ero già con un piede nel
corridoio, quando mi venne
in mente di chiedere una cosa.
-Posso rubarti ancora un minuto, Rokuro?
-Sì, certo! Cosa...
Per sicurezza, gli avvolsi le spalle con un braccio e lo avvicinai a me
per
parlargli a bassissima voce.
-Di’ un po’... Come ha reagito Supaida quando ha
saputo della canzone? È
arrabbiato con me?
-Beh... Non ha avuto una grandissima reazione quando gli ho dato la
notizia, si
è solo girato dall'altra parte e basta. Secondo me
però sta ridendo sotto i
baffi. Quel pigrone ha sempre trovato una scusa più
fantasiosa dell'altra per
non esercitarsi nel canto. Quindi non hai nulla da temere da lui, Choji!
-M-meno male!
Con la scusa di voler aiutare i bambini che avevo conosciuto il primo
giorno a
costruire altri pupazzi per il loro spettacolo, trascorsi l'ora
successiva
appostato nell'aula di pittura e modellismo. Stavo appunto ritagliando
un
vestito di carta, quando il chiasso della batteria di Rokuro fece
volare tutto
per aria.
-LA PORTAAA!!!
Evitando per un soffio di tagliarmi, mi alzai e uscii in corridoio,
appena in
tempo per intravedere Yori che entrava nell'aula di musica.
Purtroppo con tutta la gente che passava non mi fu possibile andare ad
origliare, ma in fondo non era necessario.
Yori uscì dall'aula sei/sette minuti più tardi,
ben più del tempo che le
occorreva per spolverare una stanza: mi bastò questo per
capire che Rokuro ce
l’aveva fatta.
Uno è a posto. Sotto con gli altri.
...
Dopo
essermi accertato che Iwao e la sua compagine si fossero chiusi
nell’aula di
grammatica (e palestra) per il calcetto, e che gli altri bambini
fossero ancora
impegnati con le loro attività pomeridiane, alle 14.20 uscii
con disinvoltura
in cortile e mi diressi verso il lato su cui si affacciava
l’ala ovest
dell’orfanotrofio. Doveva essere quello, per forza, il
“lato ovest” a cui Isoka
aveva accennato nel suo messaggio.
”L’albero
con le radici che non
toccano terra”, mmh... Di sicuro non è una cosa
che passa inosservata. Per
trovarlo, mi sa che dovrò inoltrarmi nella boscaglia... Oh,
cavolo!
Proprio
ai margini del bosco, seduta sulla base di un tronco tagliato e assorta
nella
lettura di un libro, c'era la Signorina Azumi.
Se
mi scopre insieme a Isoka corro il
rischio che le cose si complichino inutilmente. Devo trovare un'altra
strada!
Contando sul fatto che non mi avesse ancora visto, ruotai lentamente su
me
stesso per fare marcia indietro. Ma...
-Faccio così tanta paura, Choji? Avvicinati, non ti mangio
mica.
Beccato.
Fingendo disinvoltura, mi voltai di nuovo e raggiunsi la donna.
E adesso, come ne esco? -A-ehm...
B-buon pomeriggio, Signorina Azumi! Come mai da queste parti?
-Oh, non sto facendo nulla di speciale. Molto semplicemente, adoro
leggere un
buon romanzo all'aria aperta, con in sottofondo il vociare dei miei
giovani orfani
e i rumori del bosco. Questo punto è l'ideale per il mio
hobby.
-Ha avuto una buona idea... Signorina Azumi, mi perdoni per la mia
reazione
poco educata, non è per lei che mi sono spaventato...
-Come no, Choji. Te lo si legge in faccia, hai paura che io possa
rimetterti in
punizione per aver accidentalmente guastato una preziosa confezione di
digestivo che sarebbe potuta durare per ancora due mesi, e per la quale
dovremmo aspettarne altrettanti prima che il fornitore ce ne trovi
un'altra?
-B-beh, se la mette in questi termini...
Con mia sorpresa, la Signorina Azumi scoppiò a ridere.
-Ah ah ah ah! Tranquillo, si è trattato solo di un incidente
dovuto a una
piccola distrazione. Sono una donna severa, ma non al punto da punire i
miei
ospiti per certe sciocchezze.
-Me-meno male! ...un attimo, lei come fa a sapere che io c'entro in
qualche
modo?
-Yori è venuta a cercarmi subito dopo la colazione per
spiegarmi come sono
andate le cose. Ovvero mi ha confessato che, in un atto di
pietà nei tuoi
confronti, ti ha distratto qualche minuto dai tuoi compiti punitivi e
ti ha
portato in dispensa per farti mangiare qualcosa.
-Oh...
Oh no... Yori finirà nei guai, per questo? Per colpa mia?
Al contrario di quel che mi aspettassi, la Signorina Azumi
ridacchiò di nuovo.
-No, certo che no. Anzi, Yori ha fatto bene. Andando a dormire a
stomaco vuoto
avresti potuto sentirti male, e io mi sono ripromessa che nessuno degli
orfani
sotto la mia protezione dovrà mai più soffrire.
Fisicamente, forse, ma psicologicamente
parlando... -In tal caso, la ringrazio infinitamente per la
sua
comprension... Glip!
Con
un gesto rapidissimo, la Signorina Azumi roteò il suo
bastone da passeggio e mi
timbrò la bocca con una delle estremità.
-Mettiamo in chiaro una cosa, mio caro Choji. La mia comprensione
è dovuta solo
al fatto che tu sei appena arrivato in orfanotrofio, e quella di ieri
è stata
la tua prima infrazione al regolamento. Non sarò
così magnanima la prossima
volta che ti pescherò a usare la violenza, ci siamo capiti?
Se non avessi avuto impegni più urgenti, di sicuro le avrei
detto qualche
parolina a proposito delle sue regole.
-C-ci siamo capiti, S-Signorina... !
Proprio in quel momento mi venne un piccolo dubbio. Qualcosa non
quadrava.
-A proposito, Signorina...
-Sì?
-Qualche giorno fa, Iwao mi ha accennato qualcosa riguardo le
punizioni. Forse
ricordo male io... Insomma, mi ha spiegato che uno degli orfani ha
ricevuto una
bastonata sulle mani per essere entrato nel bagno sbagliato.
Più ci penso più
mi sembra strano, considerato che qui è proibito usare la
violenza...
-Ho capito dove vuoi arrivare, Choji. Ma non è andata
affatto come pensi tu. A
quanto pare Iwao ha voluto solo prenderti un po’ in giro.
-Ah...
Cos’è successo, allora?
-Qualche
giorno fa, uno dei miei piccoli ospiti stava per entrare per sbaglio
nel bagno
femminile. Io, che mi trovavo a pochi metri, mi sono avvicinata ed ho
sollevato
il bastone in orizzontale, come a sbarrargli la strada, ma quel
poverino si è
così spaventato che ha alzato di colpo le mani in alto...
-E
ci si è scontrato. Si è fatto male?
-No,
checché ne dicesse Hiromi. Lei esagera sempre.
-Me
ne sono accorto anch’io... Se non sono indiscreto, mi
può dire chi era quel
bambino?
-Nao,
uno degli ultimi arrivati. Immagino stesse cercando la sua sorellina.
-Immagino...
A-allora, riprendo la mia passeggiata e la lascio alle sue letture. Le
auguro
ancora un buon pomeriggio.
-Grazie, Choji. Altrettanto a te.
La
salutai con un inchino, incrociai le braccia dietro la testa e me andai.
O
meglio, cominciai a camminare in circolo intorno all'orfanotrofio,
giusto per
far passare il tempo in attesa che la signorina Azumi se ne andasse da
quel
punto.
Avevo appena completato il quinto giro, quando finalmente la vidi
chiudere il
libro e alzarsi.
Era ora, non ne potevo più di
aspettare.
Spero che Isoka non se la prenda troppo per il mio ritardo.
Mi appiattii dietro un angolo e attesi un altro minuto. Quando fui
certo che la
Signorina Azumi fosse rientrata, uscii allo scoperto e corsi a testa
bassa
dentro la boscaglia, rallentando il passo una volta vicino alla mia
meta.
Perlomeno, speravo di esserci vicino.
Trovare l'albero con le radici che non
toccano terra... È una parola, qui la vegetazione
è così fitta che a malapena
riesco a sapere dove metto i piedi! ...?
Mi sembrò di udire un fruscio alla mia destra. Mi girai di
scatto, ma non
riuscii a vedere altro che cespugli e fili d'erba in procinto di
fermarsi
dall'ondeggiare. Siccome non c'era un filo di vento, le spiegazioni per
quello
strano dettaglio potevano essere solo due.
O un cerbiatto è appena saltato
fuori da
quel punto... oppure ci si è tuffato dentro uno spione.
Mentre ci stavo pensando, da uno degli alberi accanto due scoiattoli
intenti a
litigare caddero al suolo, senza farsi troppo male, e ricominciarono a
rincorrersi.
-Ah... Sono solo scoiattoli- commentai, a voce abbastanza alta da farmi
sentire, e ripresi a camminare. Se davvero qualcuno mi stava seguendo
di
nascosto, era meglio fargli credere di non essere stato ancora scoperto.
Qualche minuto e qualche decina di metri più avanti, dove
gli alberi si
facevano più radi, incappai in un rialzamento nel terreno:
era una specie di
collinetta, sulla quale troneggiava un vecchio albero leggermente
piegato
all'indietro.
È diverso dagli altri alberi, senza
dubbio, però anche questo ha le radici ben piantate per
terra. ...di nuovo quel
rumore!
Stavolta il fruscio proveniva da un punto dietro di me alla mia
sinistra.
Invece di voltarmi di scatto come prima, però, finsi di non
essermene accorto e
con molta calma ritornai sui miei passi.
Lo sento, mi segue muovendosi alla mia
stessa velocità, e se mi fermo, si ferma anche lui...
Vediamo se così riesco a
fregarlo!
Alzai lo sguardo, come se qualche volatile avesse attirato la mia
attenzione, e
cominciai a fare qualche passo all'indietro. Arrivato ad un certo
punto, finsi
di inciampare e caddi goffamente sulle sterpaglie alla mia destra.
Chiunque si
stesse nascondendo lì sotto saltò fuori per
scappare, ma io mi rituffai subito di
lato e mi rialzai, così da sbarrare la fuga alla piccola
spia.
-Me lo sentivo che eri tu... Ehi, attenta!
Senza riuscire a fermarsi Naoki sbatté contro le mie
ginocchia e rimbalzò
indietro, ma riuscii a prenderle la mano prima che cadesse.
-Presa!
Ti sei fatta male, Naoki?
La bambina aprì bocca per rispondermi, ma dalla sua bocca
uscì solo una
sillaba: “gra”. Come se si fosse ricordata appena
in tempo che non doveva
parlare con gli sconosciuti per nessuna ragione.
-Perché mi stavi seguendo di nascosto?- le domandai
serenamente.
Non mi rispose.
-Naoki- continuai, mantenendo lo stesso tono calmo -ieri sera io e Yori
ti
abbiamo trovata in cucina, quando invece avresti dovuto essere a letto.
Perché
eri lì? Stavi cercando Yori?
La
bambina non ebbe nessuna reazione di stupore alla mia domanda.
Evidentemente
sapeva che stavo per fargliela. Ci pensò su, poi fece ancora
segno di no.
-Allora... stavi cercando me?
Questa volta, dopo attimi di indecisione, annuì.
-Come mai?
Rimase in silenzio per parecchi secondi, come se stesse cercando le
parole
adatte. Poi, bisbigliò qualcosa. Dovetti avvicinarmi il
più possibile per
riuscire a sentire la sua voce.
-M-mi dispiaceva...
-Mh?
-M-mi d-dispiaceva... p-per quello c-che ti è successo...
N-Nao mi ha detto
d-d-di starti lontano... M-ma io non v-volevo che... che tu fossi...
t-triste... e...
-Calma, calma. Stai cercando di dirmi che eri dispiaciuta del fatto che
io
fossi stato messo in punizione? Perciò... hai pensato di
venire a trovarmi in
cucina per farmi compagnia?
Annuì ancora, impercettibilmente. Mi sarebbe piaciuto
crederle sulla parola, ma
volevo, dovevo avere un'ulteriore conferma.
-È la verità? Guardami, Naoki.
Le concessi tutto il tempo di cui aveva bisogno. Alla fine
trovò il coraggio di
guardarmi dritto negli occhi, ma solo per un istante.
-S-sì... Sì, è vero...
-Però non mi hai trovato, perché ero in cantina
insieme a Yori. Lo sapevi? Hai
sentito le nostre voci?
Scosse la testa.
-Non sapevo che c-c-c'era anche Yori. Cercavo solo te... Ma mi
è venuto
sonno...
-Ho capito. E oggi, invece? Perché mi stavi pedinando
nascosta nell'erba alta?
Avresti potuto farti male!
-P-perché... volevo dirti... q-quello che ti ho detto... Ma
ero nascosta perché
poi ho avuto p-paura, e non sapevo p-più cosa fare...
-Paura? Di cosa? Temevi che io, sorprendendoti, mi sarei arrabbiato e
ti avrei
riportato da Nao?
Appena nominai suo fratello, il corpicino di Naoki fu scosso da un
brivido.
-Beh, come vedi non mi sono arrabbiato. E per quanto riguarda tuo
fratello...
Ci parlerò io con lui.
-S-subito?
-Mmmh, fammi pensare...
Mi rimisi in piedi, essendo stato inginocchiato troppo a lungo, e
riflettei un
attimo.
-...no, non subito. Mi devo incontrare con un amico, qui nel bosco. Se
ti
riaccompagnassi all'orfanotrofio farei tardi all'appuntamento, ma non
posso
nemmeno lasciarti tornare da sola. Pertanto, devo per forza portarti
con me.
La piccola fece un passo indietro, forse per la paura di dover restare
nel
bosco ancora per un po'.
-Non ti succederà nulla, te lo prometto. E poi, siamo quasi
arrivat... Anzi,
siamo proprio arrivati!
Alzando distrattamente gli occhi rividi, alle spalle di Naoki, il
rialzamento del
terreno con l'albero, ma da una diversa angolazione, scoprendo
così che in
realtà era una collinetta solo per metà. La parte
che non avevo visto prima,
infatti, era franata da un pezzo, e alcune delle radici dell'albero
penzolavano
inermi verso il basso.
Se non sono quelle, le radici che non
toccano terra…
Presi Naoki per mano, e insieme ci avvicinammo.
Isoka
si trovava già lì, ma, seduto sul bordo della
mezza collina e intento a
guardare da un'altra parte, non si era ancora accorto della nostra
presenza.
-Pssst! Sono qui, Isoka! Scusami per il ritardo!
Si voltò.
-Non scusarti, anch'io sono arrivato adess... !
Quando si accorse che non ero venuto da solo, Isoka trasalì.
E anche Naoki
sembrò spaventarsi.
Mh? Ha paura di Isoka?... Ma certo, che
stupido! Stando a quello che ha detto Nao, è stata lei ad
aprire la botola del
suo nascondiglio!
Veloce, mi chinai su Naoki per rassicurarla.
-Stai tranquilla- le dissi sottovoce -lui non sa che sei stata tu, non
può
essere arrabbiato con... con te... !
Un dettaglio che non avevo più tenuto in considerazione
riaffiorò da solo nella
mia mente.
Il
Mascheratore faceva uso di Pillole del Soldato.
Avevo
rinvenuto una Pillola nel nascondiglio di Isoka.
Naoki
era entrata nel nascondiglio.
Fissai bene Naoki in faccia.
Avevo già messo in moto il piano alternativo per scoprire
l'identità del
Mascheratore. Tuttavia, non potevo lasciare in sospeso quel dubbio.
Se
voglio avere la conferma che abbia
perso lei quella Pillola, devo fare in modo che Isoka la lasci restare
qui con
noi. Non sarà difficile...
-Cosa ci fa qui,
lei?- brontolò Isoka
saltando giù dal terrapieno -io volevo parlare con te a
quattr'occhi, Choji!
...come non detto. -Isoka, non
arrabbiarti! Questa bimba si è persa allontanandosi nel
bosco, io l'ho trovata
venendo qui e, beh, non potevo mica lasciarla dov'era!
-...beh, non hai tutti i torti... Allora è meglio tornare
all'orfanotrofio e
rimandare l'appuntamento a un'altra volta, Choji.
-Cosa? E perché?
Isoka si avvicinò e tirandomi per una manica
avvicinò la mia testa alla sua per
potermi bisbigliare in un orecchio.
-Lo so che è piccola, ma può sempre andare a
raccontare in giro che io e te ci
frequentiamo ancora, e sarebbe un guaio!
-Ma no, che dici? Naoki non avrebbe motivo di farlo- risposi,
nonostante non ne
fossi del tutto convinto nemmeno io -te lo garantisco, non
farà nulla di male.
-...d'accordo,
mi voglio fidare di te. È di questo che ti volevo parlare,
tra l'altro.
-Oh.
Sapevo dove Isoka voleva andare a parare. Mi rialzai in piedi e, un po'
in
imbarazzo, mi grattai la nuca.
-È inutile fare tanti giri di parole. Tutto quello che posso
dirti è che mi
dispiace tanto, Isoka. Ho infranto la promessa, mi sono messo nei guai
per
difenderti e far stare zitto quel prepotente di Iwao. Ho tradito la tua
fiducia... Ehi!
Senza preavviso, Isoka si era gettato sulla mia pancia per affondarci
il viso e
abbracciarla più che riusciva.
-No, Choji, no!- mi disse, tra un singhiozzo e l'altro -tu non hai
nessuna
colpa! Sono io che ti ho fatto fare quella stupida promessa!
È per causa mia se
tu sei finito in punizione! E poi... Sì, ieri a cena ti ho
messo il muso! Ero
arrabbiato, ma ho capito solo dopo che invece avrei dovuto sostenerti!...
Gli accarezzai la testolina.
-Quel che è stato è stato, non pensiamoci
più.
Ci
sorridemmo a vicenda.
Anche
Naoki, che intanto era andata a sedersi su un sasso accanto alla mezza
collina,
si era rilassata.
Decisi che quello era il momento perfetto.
-Molto
bene!- esclamai battendo le mani -direi di celebrare al meglio questo
raro
momento di tranquillità. Isoka, e anche tu Naoki visto che
sei qui... che ne
dite di uno spuntino?
Con orgoglio ma anche notevole spirito di sacrificio tirai fuori dalle
tasche
tre dei miei sacchetti di patatine. Quando li videro, sia Isoka che
Naoki
rimasero stupiti. La bimba, in particolare, mi guardò come
se avesse appena
visto un fantasma.
-E
quelle da dove le hai prese, Choji? Hai frugato in mensa?
-In
realtà le ho avute sempre con me. Sono l’unico
ricordo che ho del mio paese
d’origine. Pensavo di gustarle con qualcuno in santa pace, ma
fino ad ora non
si era mai presentata l’occasione... Vi va di anche solo di
assaggiarle?
-Assaggiarle?
Io le accetto volentieri!- rispose Isoka.
-A-anch’io
ne vorrei un po’- aggiunse Naoki.
-Vedrete,
vi piaceranno! Vediamo un po'... Per te, Naoki, direi che queste
possono
andare!- e porsi nelle sue manine un sacchetto color argento. Gusto:
classico e
dietetico. Per chi vuole stare leggero senza rinunciare al sapore.
-G-grazie... Uhm...
-Vuoi una mano per aprirlo?- domandò Isoka, che si
chinò davanti a lei per
aiutarla. Sorrisi nel vedere che la sua diffidenza nei confronti della
piccola
era ormai passata.
-E a te invece, Isoka... lascio decidere. Quali vuoi?
-Mmm... Vada per queste- e dalle mie mani prese il sacchetto color
azzurro
marino. Gusto: sale e cipolla. Per chi affronta le
difficoltà della vita a
denti stretti.
Rimisi in tasca il sacchetto avanzato, quindi andai ad appoggiarmi con
la
schiena al muro di terra ed incrociai le braccia, per osservare in
silenzio i
miei due piccoli amici rifocillarsi.
-Mh? Tu non mangi insieme a noi, Choji?
-No, Isoka. Sono tutte vostre. Consideratelo un regalo da parte mia.
L’ultimo
sacchetto lo voglio risparmiare per un’altra occasione.
-...non
so che dire. Grazie!
E
anche questi due sono a posto.
Aspettai
che finissero di mangiare. Dopodiché, tenendo la coda
dell'occhio puntata su
Naoki, posi la domanda che mi era ronzata in testa.
-C'è una cosa che volevo chiederti, Isoka.
-Di
che si tratta? A proposito, queste patatine sono buonissime!
-Grazie. Dunque, magari non è nulla di importante,
però... ieri, quando ho
portato via il sacco di cellophane dalla buca per svuotarlo, in mezzo a
tutta
quell'acqua ho trovato anche una cosa strana. Una sorta... di
cioccolatino,
diciamo così. Ti dice nulla?
-...ah, quello! Ecco dove l'avevo perso!
Naoki sta leggermente arrossendo, non ci
sono più dubbi! ...un momento. -Puoi ripetere
cos’hai detto, Isoka?
-Ho
detto che è mio. O meglio, l’ho trovato per terra,
l’altroieri, e volevo
provare ad assaggiarlo... Fammi indovinare, te lo sei mangiato tu!
-Cos...
Ma no, certo che no, non mi sognerei mai di mangiare del cibo caduto
per terra!
Mi sorprende che tu abbia potuto pensarci!
-In
effetti, non sono stato molto furbo... Meno male che l’hai
ritrovata tu per
primo!
-Già,
a quanto pare ti ho salvato da un brutto mal di pancia! Eh eh, eh... E così la Pillola apparteneva a Isoka.
Come
ho fatto a non vagliare l’ipotesi più ovvia?
Mi
girai verso Naoki. Il rossore sul suo viso era scomparso.
Eppure...
-NAOKI!!!
PROPRIO QUI TI DOVEVI CACCIARE?!?
Quel
grido improvviso, insieme ad uno stormo di uccelli che abbandonavano il
bosco
terrorizzati, anticipò l'arrivo di Nao.
-Ciao,
Na...
-Vuoi
proprio farci mettere in punizione?- sbraitò lui alla
sorellina, senza nemmeno
degnare me o Isoka di uno sguardo -torniamo all’orfanotrofio,
prima che qualcun
altro ti venga a cercare!
Quasi
con veemenza, Nao prese la piccola per un polso e la obbligò
ad alzarsi e
venire via con lui. Non potevo stare zitto vedendo quella scena, dovevo
intervenire!
-Ehi!
Non è giusto che tu la sgridi così! Se hai
qualcosa da dire, dilla a me!
Nao non rispose, così mi avvicinai per fermarlo fisicamente,
ma quello fu lesto
e schiaffò via la mia mano protesa prima che riuscissi a
toccarlo.
-Stammi alla larga, Choji. Te lo chiedo per favore.
Me
lo disse con un tono rabbioso e lapidario. Tuttavia non mi lasciai
intimidire.
-Nao, ascoltami! Mi dispiace di averti spaventato con la mia sfuriata
alle
terme, Nao. Sono io il primo a vergognarmi di quello che ho fatto. Ti
ho anche
urlato in faccia... Ma ti assicuro che quelle cose cattive che ho
pensato di te
non le penso più! Ti prometto che quello di ieri
resterà un caso isolato! Dammi
un'altra possibilità!
Nao era rimasto ad ascoltarmi, ma senza guardarmi direttamente in
faccia. Poi,
chinò la testa e sospirò.
-Credo che tu sia sincero, Choji.
-Grazie, grazie infinite!
Al colmo del sollievo, stavo già per mettere una mano in
tasca e porgergli
l'ultimo dei miei sacchetti di patatine.
-...ma ho già deciso che in questo orfanotrofio è
meglio essere amici di Iwao.
Quell'ultima affermazione arrivò come una doccia fredda.
-Cosa...
-Non fraintendere, ho apprezzato davvero che tu abbia voluto far
amicizia con
me e Naoki! Il problema è che non è sufficiente.
Vedi, io voglio soprattutto
che Naoki sia protetta, lontana da ogni problema, insomma voglio che
viva una
vita tranquilla. Dopo quello che è successo ieri, ho capito
che stando in tua
compagnia non sarà possibile. Pensa pure di me quello che
vuoi, ma io mi sento
più al sicuro stando dalla parte di Iwao. Lui sì,
ha capito cosa bisogna fare
per campare in questo orfanotrofio.
Nao iniziò ad avviarsi, tirandosi dietro una Naoki che non
poté dire o fare
nulla, se non rivolgermi uno sguardo che sembrava trasmettere...
commiserazione?
In ogni caso, non potevo lasciarli andare via così
facilmente!
-Nao, aspett...
-Devi sbrigarti a capirlo anche tu, Choji. Fino ad allora... uno come
te sarà
sempre meglio perderlo che trovarlo.
I
due fratellini sparirono nel bosco.
-Choji?
È tutto a posto?- mi chiese Isoka, prendendomi per mano.
-...sì, non preoccuparti.
-Lo so come ti senti. Anch'io mi sono sentito dire frasi del genere.
Fatti...
Fatti coraggio.
-Te l’ho detto, è tutto a posto. Grazie, comunque.
L'ultima sparata di Nao mi aveva sconvolto, già. Ma non nel
modo che credeva
Isoka.
Forse mi sto facendo delle illusioni.
Eppure... Sono certo che Nao sia il primo a non credere a quello che ha
detto.
...
Era ormai giunto il tramonto e l'aria si era fatta piuttosto fresca.
Seduto
da solo a un tavolo da picnic del cortile, stavo contemplando l'ultimo
sacchetto di patatine che mi era rimasto (Gusto: pepe nero e pancetta.
Per chi
è un maiale a tavola e non si vergogna di mostrarlo).
Mancavano
poche ora allo scadere della missione, e non avevo ancora messo a posto
tutti
dettagli della mia strategia.
Potrei
anche accontentarmi... No, non
posso! Finché non avrò sistemato anche Nao, non
potrò mai essere sicuro al
cento per cento! Come faccio ad avvicinarmi a lui senza farlo scappare?
Devo
farmi venire in mente un’idea, ora!
Presi
a tamburellare con le dita sul tavolo. Come se quel gesto potesse in
qualche
modo ispirarmi; purtroppo, nonostante mi stessi spremendo le meningi
fino
all’estremo, non riuscii a trovare un piano che non
comportasse l’uso della
forza.
Ero
così concentrato, che quando sentii un colpo di tosse alla
mia sinistra mi
spaventai al punto da fare un salto sul posto e picchiare le ginocchia
sotto il
tavolo.
-Chi?
Cosa? ...oh!?
Accanto
a me si era appena seduta (o forse era già lì da
un minuto o due) Nana, la ragazza
dai capelli rossi amica di Iwao.
-Oh,
ehm... ciao, Nana!
-Mh.
-Ehm... Mh.
Scese un silenzio tombale. Anche l'aria sembrò farsi
più gelida.
-Eeeeh... Hai bisogno di qualcosa, Nana?
La rossa sospirò, seccata.
-Un
"grazie" non sarebbe male, per cominciare. O forse sei cascato
apposta nella trappola di Iwao per rendere inutile il mio avvertimento?
-Il tuo avvertimento?...
-Sì, vabbè, ciao.
Nana si alzò stizzita, ma la fermai prima che si
allontanasse.
-Aspetta, adesso ho capito! È vero, ieri mi hai detto che
dovevo stare attento
a uno scherzo umiliante di Iwao! Perdonami, è che sono
successe tante cose che
mi sei passata di mente!
-Ah, grazie tante! Bulli o vittime, voi maschi alla fine siete tutti
ingrati
allo stesso modo! Dimentica pure che sono venuta a cercarti!
-Eh, no, adesso basta!
Colpito
da uno scatto d’ira mi alzai in piedi. Non volevo urlarle
contro, ma ero
rimasto così scottato dall’incontro con Nao che
non potevo accettare l’idea di
rivivere la stessa scena un’altra volta.
-Non
è vero che non ti sto ricambiando! Anzi... Ecco! Ieri alle
terme, per caso, ho
scoperto un tuo segreto, ma non l'ho confidato a nessuno!
Nana si irrigidì di colpo.
-Un... segreto? Alle terme?
Con una mano le feci cenno di tornare a sedersi accanto a me,
così che potessimo
parlarci a bassa voce. Lei mi obbedì.
-Di
che segreto stai parlando, Choji?
-Mentre mi ero nascosto tra i cespugli per... vomitare il pranzo, ti ho
vista
entrare nell'area dei maschi da un buco nella staccionata. Ti ho
seguita, e ti
ho trovata a parlare di nascosto con Iwao.
Nel sentire quella notizia, Nana si coprì la bocca con una
mano e spalancò gli
occhi.
-No! No, non ci credo! E hai... hai sentito tutto?
-Più o meno.
-E come mai non hai detto nulla a nessuno? Avresti potuto smascherare
Iwao, denunciarlo
alla Azumi e farlo finire in punizione al posto tuo! Non ci hai pensato?
-No, non ci ho pensato. E anche se ci avessi pensato, non
l’avrei fatto
comunque...
-Quanto
sei stupido!
-...perché
altrimenti saresti finita nei guai anche tu.
-...okay
mi rimangio tutto.
Nana
arrossì e ridacchiò per la vergogna. La lasciai
fare finché non ebbe
riacquistato il suo colorito.
-Beh,
allora... allora grazie, Choji. Continuerai a tenere la bocca chiusa su
questo?
-Promesso!
...però- aggiunsi, tornando serio -ora voglio sapere
perché lo fai. Se Iwao ti
obbliga con la paura a rubare il cibo, potresti andare tu stessa a
denunciarlo
alla Signorina Azumi! O forse c’è altro sotto?
Nana
scosse la testa.
-No,
è solo la paura. A dirla tutta- prima di continuare, si
guardò intorno per
essere sicura che Iwao non fosse nei paraggi -all’inizio lo
facevo volentieri. Molto
tempo fa, Iwao era un bambino come tutti gli altri, ma un po’
più timido e
insicuro. Io ero la sua amica più stretta. Un giorno mi ha
confessato,
piangendo, che voleva farsi valere, e per farlo l’unico modo,
secondo lui, era
diventare più grosso. Un po’ come te. Senza offesa.
-Nessuna
offesa, non preoccuparti!- le dissi con un sorriso, mentre non visto mi
stritolavo una gamba dei pantaloncini per somatizzare il commento alla
mia
stazza.
-Così
l’ho assecondato, e per un po’ gli ho lasciato
mangiare metà della mia razione
ad ogni pranzo e cena. Ha finito per ingrassare, e ingrassando la sua
timidezza
è calata. A poco a poco è finito col diventare il
più popolare
dell’orfanotrofio... Ma questo non era abbastanza per lui,
voleva essere il
padrone, avere sempre ragione... E io non sono stata capace di
fermarlo, né di
fermare me stessa dall’assecondarlo. Ci ho provato, un
giorno. Gli ho detto che
ormai era grosso abbastanza e poteva anche smettere di mangiare il
doppio, ma
lui invece di dirmi che gli andava bene mi ha obbligato a portargli il
cibo in
un altro modo.
-Rubandolo
direttamente dalla mensa?
-Non
esattamente. Solo nei giorni in cui viene il fornitore a portarlo.
Quelli sono
gli unici momenti in cui la cucina rimane aperta e non sorvegliata da
Yori,
anche se per pochi secondi.
-Non
ti sei mai fatta beccare?
-No,
modestia a parte ma sono sempre stata un fulmine.
-...qualcosa
non quadra.
-Di
che parli?
-Conosco
Yori abbastanza da sapere che non le sfugge mai nulla.
Com’è possibile che non
si sia mai accorta che il cibo arrivato in mensa era sempre meno di
quello che
avevano ordinato al fornitore?
-Mi
sono fatta questa domanda io stessa, quando Iwao mi ha chiesto di
rubare. Per
non destare sospetti, ho frugato sempre e solo nei barattoli in cui la
quantità
del contenuto non è definita. Una manciata di olive qui, un
pugno di chicchi di
riso là, a volte anche qualche cioccolatino, quelle cose
lì insomma... Choji?
Alla
parola “cioccolatino” avevo spalancato gli occhi
alla massima ampiezza
possibile.
-Choji?
Ti sei incantato?
-...Nana,
io non ho mai visto un solo cioccolatino da quando sono arrivato qui.
Dove li
hai trovati?
-Insieme
al resto del cibo, no? Anche se pensandoci bene, nemmeno io li ho mai
visti
serviti come dessert o per merenda. Forse li ordina la Signorina Hiromi
per
papparseli in segreto... Choji, sei sicuro di stare bene? Stai sudando
come una
fontana!
Le
Pillole del Soldato di Yori, è con quelle che Iwao ha
ottenuto tutti quei
muscoli sproporzionati! E non solo... Se continuerà ancora a
mangiarne una
manciata per volta... -Nana, promettimi che non porterai
mai più del cibo ad
Iwao. Promettimelo!
Nana
strabuzzò gli occhi.
-Ti
ho appena detto che è impossibile! Non riesco più
a ribellarmi a lui!
-Devi
riuscirci! Se lui continuerà a mangiare... troppo...
finirà per morire!
-Addirittura?
Per qualche dolce di troppo? Secondo me stai esagerando.
Purtroppo
non potevo dirle più di così, o avrei rivelato il
segreto di Yori.
-...almeno
provaci, Nana. Almeno questo- la implorai. Più di
così al momento non potevo
fare.
-D’accordo,
non ti assicuro niente ma d’accordo.
A
quel punto, Nana si alzò dal tavolo.
-La
nostra conversazione ha preso una piega inaspettata, Choji. Ma mi ha
fatto
ugualmente piacere. Alla prossima.
-Mmh...
Alla prossima.
In
quella, lo sguardo mi cadde sul sacchetto di patatine. Grazie a tutto
quel
parlare di cibo rubato e mai condiviso, ebbi l’illuminazione
che stavo cercano.
A
pensarci bene, non è obbligatorio
che sia Nao a mangiarle. L’importante è che sia
distinto dagli altri!
-Nana, aspetta!
Aprii
il sacchetto con un colpo secco e glielo porsi.
-S-sono
per me?
-Sì.
Cioè, prima non avevo pensato di regalartele, ma poi ho
sentito la tua
storia...
-Ti
sei mosso a compassione?
-Sì!
Cioè, no, non volevo offenderti! Ma... Oh.
Sorridendo,
Nana aveva già affondato una mano nel sacchetto per
prenderne una grossa
manciata, tutta per lei.
-Mh.
Piccanti.
-Non
ti piacciono?
-No,
ma non fa niente. È la prima volta che qualcun altro mi
offre del cibo. Grazie,
Choji. Tieni pure quello che resta.
...
Dopo
aver salutato Nana, mi appartai in un angolino per poter finire il
resto del
sacchetto. E mettere a tacere il mio stomaco, che non aveva smesso di
soffrire
dall’inizio del pomeriggio.
Finito
lo snack, appallottolai il sacchetto in un pugno, e quel pugno lo
picchiai
contro il palmo dell’altra mano.
Ero
pronto, dovevo esserlo.
La
mia carriera come ninja aveva le ore contate.
Ma
lo stesso valeva per il Mascheratore.
Solo
per uno di noi due il tempo avrebbe continuato a scorrere.