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Autore: Anil    12/11/2017    2 recensioni
Immaginavo che non mi avesse riconosciuto nello Shock della situazione, ma questo non mi ha liberato dalla violenta fitta allo stomaco che ho provato. Cosa credevo? Che sarei diventato il suo salvatore e che sarebbe corsa da me a ringraziarmi?
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith, Un po' tutti | Coppie: Sana/Akito
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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POV. SANA
Non volevo che mi vedesse piangere, ma fortunatamente ha creduto piangessi perché mi sono spaventata della scazzottata. E infatti per cosa altro avrei dovuto piangere? Ha una ragazza, educata e formosa per giunta. O forse più di una, che importa? Per lui è una cosa che non mi dovrebbe riguardare. Nulla della sua vita mi dovrebbe riguardare, perché lui non è più il mio Akito, ora è l’Aki di un’altra. Rabbrividisco mentre lo stomaco mi si stringe in una morsa dolorosa.
Cosa credevo, che mi sarebbe caduto fra le braccia?
Lo immagino mentre le parla di me: sai ho dovuto accettare di darle lezioni, è veramente imbranata poveretta…scuoto la testa per scacciare l’immagine di Akito che fa l’amore con Hanna. Le sue mani su quei seni formosi e pieni. Le labbra che percorrono il suo corpo. Mi sbatto un pugno sulla tempia, non devo essere gelosa, io sono solo una sua vecchia compagna di classe, e probabilmente mi ha aiutata perché gli ho fatto pena.
“Sana sono ore che sei lì dentro” qualcuno mi sta urlando qualcosa, ma non riesco a mettere a fuoco di chi sia questa voce.
“Sana stiamo entrando” Fuka e Aya entrano in bagno senza che io abbia il tempo di ricompormi, ma dubito che anche avendone avuto il tempo sarei riuscita a muovermi.
Non devo essere un bello spettacolo. Sono seduta accanto al water da ore e credo di aver vomitato anche l’anima, mi fa male la gola e mi bruciano gli occhi, vorrei solo trovare il modo di non pensare, di spegnere questo trambusto nella testa. Tutto questo dolore. Un'altra volta per lui…
“Oh tesoro” Aya e Fuka mi fanno alzare e mi costringono ad entrare nella vasca da bagno, aprono l’acqua calda e la lasciano scorrere sul mio corpo. Qualche Kami lassù deve avermi mandato tanta fortuna in amicizia per compensare tanta sfortuna in amore.
Mi sento già meglio.
“Ci dici cosa è successo?”
“Sta con una” dico in un sussurro lacrimoso, nascondo la faccia fra le mani. Mi sento persa. Mi sento piccola, mi sento una bambina chiusa nella casa di un set cinematografico che sta andando a fuoco e vuole lasciarsi morire pur di non vedere lui con un’altra…
“Vuoi smettere di andare a lezione? Lo chiamo e gli dico che stasera non ci vai” suggerisce Aya convinta.
Scuoto la testa, non voglio che sappia che mi importa. Non posso credere che dopo anni possa ancora ridurmi in questo stato…
“Sana, almeno qualcosa te lo ha insegnato questo ragazzo, devi reagire! Non subire così, impegnati al massimo. Sei sempre stata forte. E ora lo sei ancora di più.”
Fuka mi scansa le mani dal viso e le stringe fra le sue guardandomi con sicurezza negli occhi.
“Sana, non è nulla che tu non abbia già affrontato. Ricordi cosa ci dicevi da piccoli?”
Annuisco, lo so cosa dicevo. Ma adesso mi sembra tutto amplificato, tutto semplicemente ‘troppo’ per essere sopportato.
“Mi dicevi che più le situazioni sono difficili più devi agire con gioia! Sana, tocca a te stavolta salvarti.”
Fuka ha ragione. Non devo passare la vita a farmi salvare dagli altri, tocca a me rimboccarmi le maniche. Con il dolore infondo si può benissimo convivere.
E detto dalle sue labbra tutto questo ha più valore, perché lei c’era quella volta…

 

 

 



A lezione stasera devo impegnarmi al massimo, come ha detto Fuka! Guardo Akito davanti a me, sembra più stanco del solito.
“Stai bene?” gli chiedo cercando di sembrare vivace come al solito.
“Si, è solo che per una certa zuccona oggi ho dovuto lavorare il doppio” fortunatamente il suo tono è quello di sempre. Sarcastico e stizzito.
“Cosa ho fatto ancora?” chiedo irritata.
“Le ragazze hanno pensato bene di diffondere la voce che qui vengono le persone famose ed una coltre di tue fan si sono venute ad iscrivere oggi, per non parlare del numero di ragazzi iscritti oggi al corso delle 18.00.”
Scoppio a ridere sfoderando le mie doti di attrice “Dovresti essere contento Hayama, diventerà la palestra più frequentata di Tokyo.”
“Sapevo già che eri tonta Kurata, ma questa poi. Io preferirei che la palestra fosse famosa perché sono un bravo istruttore e non perché ci sei tu” il suo indice è puntato vero di me.
Questo è proprio un colpo basso, non è mica colpa mia…
“Non mi puntare così, maleducato! Se non vuoi lavorare non è colpa mia!”
“IO non voglio lavorare eh? Sono le 20.15 e io sono ancora qui in palestra invece di essere a casa a…”
“a…fare l’amore con la tua Hanna?” Un secondo dopo vorrei chiudere per sempre questa maledetta boccaccia. Ma perché l’ho detto? Akito mi guarda con gli occhi ridotti a due fessure.
Perché non lo hai detto a me Aki?” ripeto le parole della ragazza facendo una vocina smielata. Maledizione a me, continuo imperterrita a parlare di quella.
“Hanna non ha la voce di un fischietto rotto” dice facendo un ghigno cattivo.
“Stronzo.”
“Impicciona.”
Sbuffo e cerco di ricompormi rimandando a mente le varie decisioni che mi ero imposta prima che lui sgretolasse tutta la mia determinazione.
“Infatti non mi riguarda, sono solo una tua vecchia compagna di classe a cui dai delle lezioni private.” Faccio una brutta smorfia. Compagna di classe, mi viene il voltastomaco solo a pensarci. Tutto il nostro passato insieme cancellato da tre paroline insignificanti. Ma d’altronde io sono insignificante per lui.
“Non è così?”
“Certo che è così!” mi sposto nervosamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Raccolgo il respiro cercando di suonare naturale: “Davvero Hayama, io mi sto impegnando, voglio solo diventare più forte.” Mi sono espressa con dolcezza, spero di essere stata convincente. Voglio fargli capire (credere) che non mi importa nient’altro che questo, e forse, con un po’ di fortuna riesco a convincere anche me stessa.
 
POV. AKITO
E così non le importa se vado a letto con Hanna. Lo sapevo già che Sana ha la sua vita, che viene qui solo per imparare a difendersi, ma questa sua indifferenza mi uccide. Non c’è più lo sguardo truce che mi rivolgeva quando a scuola una ragazza mi si avvicinava, nessuna scenata, nessun pianto. Ma infondo lo ha ammesso anche lei, siamo solo due vecchi compagni di classe, poco importa se l’ho amata fino ad impazzire. Se senza di lei mi sono sentito perduto e vuoto.
Dopo il nostro piccolo battibecco è tornata ad essere un’allieva modello. Esegue ogni mio comando senza distrarsi o esitare, ma anche senza guardarmi negli occhi. Il che per me è un bene, perché guardarla negli occhi mi causa buffi vuoti allo stomaco, e sono stanco di sentirmi costantemente sulle montagne russe. Per gli altri dolori che mi provocano le varie parti del suo corpo non c’è soluzione purtroppo.
Dopo la silenziosa lezione di oggi, non c’è la nostra solita pausa sul tappetino perché Sana scappa negli spogliatoi con la scusa che è troppo stanca per trattenersi. Sento che sta scivolando lontano da me…
Ha lasciato il cellulare qui per terra e sta vibrando. Sul display lampeggia il nome di Nao. Quell’idiota! Accetto la chiamata e porto l’apparecchio all’orecchio.
“Sana, diavolo quanto mi hai fatto preoccupare! Lo so che non puoi parlare perciò ascolta solo, ci vediamo…”
Chiudo il telefono e lo rimetto al suo posto, mi trema la mano e sferro un pugno al muro. Quindi si vedono ancora. Stanno ancora insieme. E ha anche il coraggio di parlare di Hanna. Che stupido, credevo di poterla salvare solo io, credevo che lei si potesse affezionare di nuovo a me, credevo che potesse tornare tutto come prima…
 
POV. SANA
Sono a casa e fisso il profilo di Fuka illuminato dalla piccola lampada, non riesco a dormire, gli occhi di Akito mi tormentano. Appena uscita dagli spogliatoi l’ho trovato intento a fasciarsi una mano sanguinante, mi ha guardata in modo agghiacciante e non ha neanche risposto al mio saluto. Equilibrio, ora mi sembra così stupida questa parola, come cavolo ho fatto a pensare ad una cosa tanto sciocca? Il mio equilibrio si è andato a far benedire nell’istante in cui mi ha guardata, le mie paure si sono affacciate prepotenti come a quindici anni, la paura di non essere abbastanza bella per lui, di non essere sensuale come le altre, di non essere alla sua altezza.
“Sana cosa guardi?” mi chiede Aya cercando di individuare l’oggetto del mio interesse
“Ah” dice come se fosse stato ovvio, Akito è seduto al suo banco e si dondola con la sedia, le mani incrociate dietro la testa. Davanti a lui è seduta una del quarto anno, ha un bel seno e gambe lunghe e sode. È davvero carina. Akito mi guarda di sottecchi e le tocca un ginocchio facendola trasalire, io faccio finta di guardare altrove, ma dentro sento che potrei spaccare tutti i banchi della classe a testate. “Sana, smettila di stringermi la mano mi fai male” mi rendo conto che sto stritolando le dita della mia migliore amica “scusa Aya, vado in bagno.”
La telefonata di Rei non poteva arrivare in un momento migliore.
“Sana, Tu e Nao, due mesi, Film” mi dice di slancio “ne parliamo a casa.”
“Accetto” dico.
“Come? Ma Sana non ti ho detto di cosa si tratta.”
“Accetto ho detto” chiudo il telefono e trascinandomi ritorno alla mia tortura giornaliera.
 
 
POV. AKITO
Dopo ieri, la tortura di averla qui è aumentata, non riesco a guardarla senza pensare che sia stata con Kamura. Di lui, che le è stato vicino tutto questo tempo, sicuramente non ha paura. Evito attentamente il suo sguardo, non voglio spaventarla con la mia rabbia. Ma incontro subito un piccolo intoppo, dovermi concentrare su altre parti del suo corpo mi sta letteralmente mandando in bestia.
È alle mie spalle adesso e mi sta abbracciando la vita. Vorrei che questo contatto fosse di natura diversa, ma non posso permettermi di indugiare, mi libero dalla presa con un po’ troppa foga perché la sento gemere di dolore.
“Questo è il movimento” sento la mia voce fredda e distaccata.
Sana si sta massaggiando il polso, non volevo farle male, ma non voglio neanche consolarla. Non ora.
“Mi hai fatto male!” mormora con la sua voce roca guardandomi arrabbiata.
“Siamo qui per questo Kurata, se qualcuno ti attacca non lo fa per gioco, forza girati.”
Sana (dopo avermi lanciato un’occhiataccia) si mette di spalle, sento il suo respiro affannoso, cerca di controllare i respiri, ma la paura la attanaglia ancora. So quanto odia che qualcuno la tocchi dalle spalle, dovrei fingere di aggredirla, invece il mio somiglia più ad un abbraccio. Averla vicino in questo modo mi provoca del dolore fisico, sento il fuoco bruciare sulla pelle che è a contatto con lei. Le guardo la spalla nuda e subito vengo assalito dall’immagine di Kamura che gliela bacia. Salto via da lei disgustato.  
“Ma non mi sono liberata!” protesta pestando i piedi come una bambina.
“Sei stupida o cosa Kurata? Ti ho detto che ci devi mettere rabbia! Pensa a tutte le donne che non hanno nessuno che le salvi! Tu invece non smetti di essere così pappamolle! La verità è che tu vuoi essere debole! Così tutti possono starti intorno. Fuka e Aya costrette a lasciare intere notti da soli i loro ragazzi per te! E dimmi, da quanto Rei non va a trovare la sua fidanzata? Continua pure a trastullarti nel tuo egoismo!” le urlo senza ritegno. Non riesco a trattenermi, la mia rabbia è come un fiume in piena.
“Dimmi Kurata, lo odi davvero quell’uomo?” Le ultime parole le dico con un tono così cattivo che spaventa persino me stesso. Vedo gli occhi sbarrati di Sana riempirsi di odio, stringe i pugni e mi sferra un pugno. Paro il colpo e cerco di strangolarla, si libera dalla presa e cerca di darmi una ginocchiata all’inguine, la spingo indietro e lei si lancia su di me sferrandomi una testata sotto il mento. La blocco e la costringo a girarsi intrappolandola nella sua paura. Inaspettatamente mi scivola dalle braccia e mi dà un calcio alle costole. Le afferro la vita e lei mi dà un altro calcio in pieno petto, le afferro la caviglia e la faccio cadere. Si rialza in un baleno e mi sferra un pugno sul naso. Ci fermiamo entrambi, sento il sangue colarmi dal naso e dal cuore. Sana immobile mi guarda e dà voce a quello che già so.
“Ti Odio” la sua voce stavolta è chiara e squillante. Kami, quanto amo quella voce. Vorrei che me lo dicesse ancora solo per ascoltarne il suono.
Si volta e va via con passo fermo e deciso.
“Ora sei pronta Sana” dico alla palestra vuota.

   
 
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