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Autore: pirupiru    12/11/2017    1 recensioni
C'è una sola cosa in cui crede fermamente Shikamaru: ogni Nara prima o poi verrà colpito dalla maledizione.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Himawari Uzumaki, Naruto Uzumaki, Shikadai Nara, Shikamaru Nara, Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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La maledizione


"E' impossibile, statisticamente impossibile." Shikamaru non faceva altro che ripeterlo da ore, precisamente da undici ore e ventritre minuti, da quando aveva visto il suo unico figlio camminare mano nella mano con la secondogenita di casa Uzumaki. Himawari, la figlia dell'Hokage. "Deve esserci qualche variabile che non ho calcolato." Non aveva dormito bene e aveva un livido lì dove sua moglie gli aveva tirato un calcio per fargli smettere la strana danza che aveva iniziato a fare con le coperte. Il posacenere era pieno di cicche: lo rovesciò nel cestino e lo rimise sulla pila di fogli da spedire. Accese l'ennesima sigaretta della giornata e cercò di fare il punto. Suo figlio, Shikadai Nara -sottolineò più volte il cognome nella sua testa- aveva inndubbiamente una relazione amorosa con Himawari, figlia dell'Hokage e il problema non era tanto che la ragazza di suo figlio fosse figlia di Naruto, no. Il problema era che... "Nara!" risuonò la voce della moglie dal corridoio. ... ecco, era questo il problema. "Non si fuma qui!" Da quando Temari era tornata ad amministrare la sezione diplomatica degli uffici, Shikamaru non aveva più pace. Evidentemente qualche addetto alle consegne aveva lasciato la porta del suo ufficio aperta e la sua
adorata moglie l'aveva visto. Era entrata come la tempesta che era, le mani ai fianchi e lo sguardo truce e blaterava su consegne e organizzazione e firme e scartoffie. "... che poi oggi sei più pigro del solito, ti pare il caso di fare una pausa per fuma- Shika? Che hai?" Il Nara doveva concederle una qualità: sua moglie capiva immediatamente che qualcosa non andava. Tirò una boccata di fumo nero e spense la sigaretta a metà, alzandosi per chiudere la porta. Temari era in mezzo alla stanza, non aveva abbandonato la posizione, ma un velo di preoccupazione era sceso sul suo sguardo: che fossero terminati i tempi di pace?
"Temari, devo dirti una cosa" iniziò.
Sua moglie odiava i preamboli troppo lunghi, doveva essere veloce. Via il dente, via il dolore. "Shikadai..." e vide la moglie sbiancare, volando con la mente a cosa potesse essere successo al suo bambino. Shikamaru prese fiato, doveva chiederglielo. "Dimmi la verità, Shikadai non è mio figlio?"
Vide con chiarezza l'espressione del viso della sua compagna di vita passare dalla preoccupazione al divertimento.
"Nara, che stai dicendo?" rispose lei con il sorriso sulle labbra, ma quando si accorse che il marito sembrava veramente preoccupato, sospirò. Shikamru vide con chiarezza la moglie stringere le labbra e socchiudere gli occhi, mentre si teneva la base del naso. "Va bene, Shikamaru. Ora ti chiederò come ti sia venuta in mente questa colossale stupidaggine, dato che tuo figlio è terribilmente, ostinatamente, noiosamente identico a te e -aspetta!" Interruppe il compagno con la mano "Tu mi dovrai rispondere con la migliore giustificazione che il tuo cervello possa partorire, proprio come ho partorito io il tuo pargoletto di tre chili e duecentocinquanta grammi ormai sedici anni fa".
Shikamaru sentì il sudore colargli dietro la schiena, percependo l'intenzione della moglie di farlo dormire sul divano fino a data da destinarsi.
"Ieri ho visto Shikadai con una ragazza." Iniziò.
Se la moglie era colpita dalla rivelazione, non lo diede a vedere. Forse già lo sapeva: come faceva ad essere il più intelligente del villaggio e il più stupido in casa sua? Temari gli fece cenno di continuare, ormai era curiosa di sapere cosa avesse sconvolto l'uomo.
"Himawari" continuò lui. 
"La figlia di Naruto?" Perchè sembrava che la prendesse in giro?
"No, cioè sì, la figlia di Naruto" farfugliò l'uomo.
"Oddio, ti prego, Crybaby arriva al punto!" Colto sul vivo, Shikamaru raddrizzò la schiena, dopotutto non era da sé farsi prendere dal panico.
"Il problema non è che è la figlia dell'Hokage, piuttosto... è la figlia di Hinata" terminò. Dirlo ad alta voce aveva aumentato il martellare sulle tempie, eppure Temari sembrava non aver capito."La maledizione dei Nara." sussurrò a lei, come se bastasse a spiegare tutto.
"Va bene, Shikamaru, tu stanotte dormi sul divano" la moglie gli girò le spalle, ma la fermò prima che uscisse.
"Ascolta, Tem, io non posso sapere tutto: so molto, ma non tutto. Non so se esiste uno scopo superiore della nostra esistenza, se un giorno" e si rabbuiò, "incontrerò di nuovo il maestro Asuma e mio padre, continuo a dimenticare il nostro anniversario e non so mai cosa regalare per i compleanni", già le notti sul divano erano salite a tre, "ma in una cosa credo fermamente: la maledizione dei Nara. Tutti, e con tutti intendo davvero tutti, gli uomini di casa Nara si innamorano e sposano donne dispotiche e prepotenti. Mia madre era una seccatura, tu sei una seccatura, persino mia nonna lo era! E ci scommetterei i kunai, anche la mia bisnonna! Potrà cambiare il mondo, il destino di un Nara non cambierà mai. Ma Himawari... Himawari è la figlia di Hinata! Hinata è dolce, porta tutte le mattine il pranzo al marito e non è mai, nemmeno una volta bruciato. Capisci perchè Shikadai non può essere un Nara?"
Silenzio. Aveva finalmente buttato tutto fuori.
Temari lo guardava sbigottita: "Spero ti piaccia il divano, ci dormirai per il prossimo mese!" e uscì sbattendo la porta.
Shikamaru rimase in mezzo alla stanza, immobile, per niente scosso dall'affermazione della moglie: ormai dormiva sul divano più spesso di quanto dormisse nel talamo nuziale.
"Vedi? Un'ulteriore dimostrazione della maledizione" sussurrò. Si grattò il pizzetto, perchè se c'era una cosa che Shikamaru odiava era non venire a capo di un problema.


Si era buttato sul lavoro meccanicamente, correggendo scartoffie e archiviando pratiche, mentre le sue poche certezze crollavano come castelli di carte. Nella sua testa, l'incessante sensazione di aver sbagliato i calcoli. "Forse non stanno veramente insieme" pensò. Impossibile, li aveva visti con i suoi occhi. "Magari non in quel senso", ma gli ritornò in mente la candida mano della corvina stretta in quella di Shikadai e il loro sguardo luminoso, velato di leggero imbarazzo. No! Doveva distrarsi.
Ne approfittò per portare al quarto Hokage una serie di proposte per il rinnovamento dell'Accademia.


L'hokage era stravaccato sulla sedia con davanti una pergamena aperta, leggendo con interesse qualcosa. Nell'aria, un profumo di carne stufata e un vago sentore di spezie si mischiavano all'odore della carta e dell'inchiostro. "Entra, Shikamaru, non preoccuparti" Naruto alzò il naso dalla scrivania, "Non mi abituerò mai alla sedentarietà" e sorrise, scompigliandosi i capelli. "Sei già andato in pausa pranzo? Hinata mi ha portato da poco il pranzo, fa sempre delle porzioni abbondantissime, se vuoi..."
Shikamaru fece segno di no, mentre poggiava le schede sul un angolo libero della scrivania. "Penso andrò con Temari più tardi a mangiare qualcosa" disse, "e come al solito farà pagare me e io farò finta di lamentarmi mentre lei mangia per quattro" pensò. Un piccolo gioco che si portavano avanti da anni, pur se sposati. Nonostante la vita con sua moglie fosse difficile, Shikamau era felice. Certo, non era un caratterino facile, ma quando gli rivolgeva quel sorriso, quello che onorava solo pochi eletti, si sentiva l'uomo più ricco del mondo. Dopotutto, l'aveva scelta per quello, la sua seccatura. Il pensierò andò a Shikadai e alla ragazza con gli occhi color del cielo. Proprio come quelli che lo fissavano in questo momento.
"Con il vostro permesso Hokage, io vado..." si stava congedando quando entrò quello che era il suo cruccio da quattordici ore e cinquantasei minuti.
"Hokage, papà." Shikadai entrò con la solita flemma, senza bussare. In mano, il resoconto di qualche missione.
"Finalmente, mancava solo il tuo" Naruto tese la mano e il ragazzo glielo allungò. Se era in imbarazzo per essere al cospetto del padre della propria ragazza, non lo dimostrava
"Seriamente, Shikamaru, è incredibile quando Shikadai ti somigli" rise Naruto. 
L'uomo non aveva bisogno di sentirselo dire, ma buttò comunque un occhio sulla vetrata: lui e il ragazzo erano nella stessa posizione, le gambe leggermente divaricate. le mani in tasca, lo sguardo annoiato. Li distinguevano solo il pizzetto, gli occhi e una marea di rughe intorno ad essi. Avrebbe dovuto scartare la variabile del tradimento di Temari.
Un bussare educato interruppe i suoi pensieri. "Avanti!" Lo studio si stava facendo estremamente affollato, sarebbe dovuto uscire. Invece rimase e vide entrare l'altro suo cruccio, da quattordici ore e cinquantotto minuti. Himawari somigliava tanto alla madre, era molto graziosa e delicata. La ragazza sentì lo sguardo di Shikamaru addosso e una volta notata la situazione, un velo purpureo le scese sulle guance. Tenne lo sguardo basso. "Mi hanno detto che mi cercava, Hokage."
Ed era anche ben educata! Ora, bastava solo cercare il modo più consono per congedarsi e ricominciare a rimuginare.
"Himawari, per quanto riguarda la missione... ho ritardato il giorno della spedizione, si partirà tra due giorni, non domani" Naruto sembrava divertito, mentre Himawari era allarmata.
"Ma come Hokage? C'è stato qualche problema?" chiese.
"No, nessun problema, solo ..." e stavolta non trattenne un sorriso di scherno "un uccellino mi ha detto che domani eri impegnata..."
Per Shikamaru fu semplice collegare lo sguardo annoiato di suo figlio, che continuava a guardare da un altro lato, al volto arrossato di Himawari. Fece quasi per avvicinarsi per sorreggerla, pensando potesse svenire da un momento all'altro -Hinata sveniva in continuazione- ma incredibilmente, Himawari restò in piedi.
Shikamaru aveva sbagliato: il rossore che si era esteso sul volto della ragazzina non era vergogna, ma rabbia. Pura e semplice rabbia. Tempo due secondi e sulla stanza era sceso il gelo: Himawari chiuse gli occhi e respirò profondamente, per cercare di calmarsi. Quando li riaprì, il Nara padre pensò che avesse attivato il Byakugan tanto che erano gelidi.
E guardavano suo figlio.
"Di grazia, Nara, come ti sei permesso di parlare con mio padre?" Shikamaru tremò impercettibilmente al sentire il suo cognome.
Shikadai sbuffò. "Che seccatura, ti ho fatto un favor-"
Non finì nemmeno di parlare, che la piccola Uzumaki si avvicinò: "Spero per te che tu sappia come farti perdonare, Shikadai, perchè se così non fosse ti pentirai di essere nato."
Poi, come se non fosse successo niente si congedò inchinandosi. "La ringrazio Hokage, buona giornata. Buona giornata anche a lei, signor Nara", uscendo dalla stanza a passo militare, seguita da uno sbuffante Shikadai che aveva dimenticato le buone maniere.
"Seccatura, non pensare che ti porti a cena stasera! Mangi per quattro! Poi sei tu la nipote di Hiashi Hyuga, potresti offrire un po' tu..." la voce di Shikadai spariva lungo il corridoio.
"E' venuto a parlarmi ieri tuo figlio", spiegò Naruto a un attonito , "domani dovrebbe essere il loro ...anniversario. Mi aveva chiesto di non dirlo a lei, ma non potevo fargliela passare liscia. Dopotutto, tuo figlio bacia la mia bambina. Non c'è vendetta migliore della rabbia di Himawari... " ridacchiò l'Hokage. Tuttavia, proprio non si spiegava l'incredibile sorriso che si era aperto sul volto di Shikamaru.


"...E comunque, Shikamaru, se le spezza il cuore, lo do in pasto a Kurama"
  
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