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Autore: Blue Flash    14/11/2017    2 recensioni
«Parlami di loro Zetsu.»
L'essere, o meglio, la pianta si voltò celermente verso la ragazza, incuriosito da quella sorta di domanda.
«Di loro?» domandò sibilino lo Zetsu Nero continuando a camminare al suo fianco.
«Vuoi che te ne parli io?» chiese, invece, il bianco speranzoso.
«No, Zetsu nero.» e Reyko lanciò uno sguardo indagatore al suo compagno.
«Sei più furba di quel che sembri a differenza di qualcuno li in mezzo. Dunque, di chi vuoi che ti parli mentre andiamo?»
«Di tutti loro. Voglio sapere con chi sto avendo a che fare.»
Quell'affermazione fece scaturire una sorta di risata sommessa da parte di entrambi gli Zetsu, quasi entusiasti di poter parlare.
«Allora ti dirò quello che vuoi sapere dei membri dell'Akatsuki ad una sola condizione che dovrai rispettare condizione.»
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Eccomi qui con la mia FF. Protagonista è l'Akatsuki, in particolare dopo l'abbandono di Orochimaru si unirà a loro un nuovo elemento (Oc) per completare lo schieramento vincente. Sarà ambientata inizialmente durante Naruto e poi durante Shippuden, con variazioni nell'arco degli eventi e tratterà di quello che successe nell'Akatsuki per ottenere la sua attuale fama ed anche quello che succederà durante la guerra.
Genere: Angst, Guerra, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Akatsuki, Deidara, Itachi, Kisame Hoshigaki, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Dark stories 

Una flebile striscia di luce illuminava la stanza in penombra. Un Sen ancora parzialmente addormentato si rigirò su sé stesso prima di iniziar a schiudere gli occhi smeraldini, puntandoli in direzione della propria padrona, che se ne stava seduta e ferma accanto alla finestra. Le sclere nocciola sembravano intente ad osservare, anche con parecchio interesse, ciò che si riusciva ad ammirare dal primo piano, ovvero il fiume. Forse era stato un caso che la camera con quella vista fosse stata assegnata a lei, o forse solo un muto gesto di  gentilezza nei confronti del gentil sesso, non che la cosa le dispiacesse. Quel nuovo mantello scuro, con disegnate sopra le nuvole rosse, le stava abbastanza grande, infatti fu costretta a tener la cerniera abbassata in modo tale da avere il collo libero. Anche le maniche le stavano più lunghe del previsto, questo invece, non le dispiacque affatto. Spesso e volentieri Reyko teneva vestiti più grandi per nascondere le cicatrici ed i segni che le martoriavano le braccia, quasi fino alle mani. Ecco il perché delle proprie fasciature. Solo le dita erano salve, tanto da riuscire ancora ad indossare degli anelli. Aveva guardato con poca attenzione quello che Zetsu le aveva dato, ordinandole, quasi, di indossarlo al mignolo sinistro. Era il simbolo dell’Etere, di color verde chiaro. Non sembrava essere particolarmente pregiato ma considerato che ogni membro dell’Akatsuki ne possedeva uno dovevano pur servire a qualche cosa. Lo avrebbe scoperto in corso d’opera. 
«Allora sei già sveglia.»
Una voce spettrale, alla quale difficilmente si sarebbe abituata, la costrinse a voltarsi di scatto verso la soglia della porta, dove era appena apparso uno Zetsu selvatico. A parlare era stata la sua parte Bianca, che forse sembrava essere più propensa nel fare amicizia, infatti sollevò una mano per salutarla. 
Con qualche attimo di esitazione Reyko, a sua volta, sollevò la mano in segno di saluto, sistemandosi allora la toga dell’Akatsuki. Il lupo, solamente sentendo quella voce, s’alzò di scatto ed andò incontro alla pianta, che lo guardò vagamente incuriosito. Entrambi si fissarono per qualche istante ed allora Zetsu lo indicò. 
«Digli di starmi lontano.»
Questa volta, invece, il Nero espresse con decisione la sua opinione, ed in tutta risposta la ragazza schioccò le dita, dando l’imminente ordine a Sen di allontanarsi. Quello, ancora incuriosito dal nuovo compagno di viaggio, si diresse scodinzolando in direzione della propria padrona. 
«Dunque, cosa dobbiamo fare adesso?»
Non aveva ricevuto alcuna notizia riguardo la missione e come sempre Zetsu era stato parecchio evasivo con le risposte, infatti si limitò a voltarsi facendole segno di seguirlo. Reyko roteò gli occhi, scrollando le spalle, e poi seguita dal lupo lo seguì fuori dalla stanza. 
«Dobbiamo recuperare dei rotoli contenenti le informazioni per il nostro nuovo acquirente.»

«Che genere d’informazioni?»
«T’interessa davvero?»
«In realtà no, se devo essere sincera, ma volevo capire il grado di difficoltà di questa cosa in cui siamo immischiati.»
«Secondo me non avrai problemi—…» aggiunse Zetsu bianco rivolgendole un sorriso vagamente inquietante, mentre puntò su di lei quei suoi strani occhi. 
«Grazie—…»
«Piantala di fare lo stupido e continuiamo con le spiegazioni.» li interruppe immediatamente la parte nera.
Una volta giunti al piano terra, quasi per istinto, Reyko si guardò intorno e stranamente non sembrava essevi l’ombra di nessuno. Era come se tutti fossero spariti e mai stati li. Forse un po’ le dispiacque non poter ascoltare ancora ad uno dei divertenti battibecchi in quello strano gruppo, ed a notare il suo cambiamento d’espressione fu il proprio compagno di missione.
«Sono già partiti tutti. Non preoccuparti, li vedrai di nuovo una volta terminate le missioni.»
«Certo, come se stessi smaniando per sentire i discorsi sull’arte di Deidara.» e Reyko sogghignò, facendo dire anche lo Zetsu bianco.
«Il Maestro Sasori prima o poi lo ucciderà. Anche prima di quando Kakuzu proverà ad uccidere Hidan, ne sono sicuro.»
Stranamente, con sua immensa sorpresa, discutere con la parte bianca della pianta fu meno male del previsto. Così avrebbe anche potuto affrontare le missioni in maniera più tranquilla. La parte nera, invece, era del tutto opposta. Era come se rappresentassero due opposte sfumature del carattere di un unica persona, che si sdoppiavano per commentare separatamente.
«Rimanete entrambi concentrati. Per. Favore.» sibilò il Nero assottigliando il proprio occhio in direzione della Kunoichi, che in risposta provò a tornare immediatamente seria. 
Abbandonarono la grande costruzione sul fiume, anche se l’avrebbe rivista in futuro, ma questo non sembrò dispiacere a Sen, che una volta all’aperto iniziò a scorrazzare liberamente, girando intorno al compagno. Per una qualche strana ragione il lupo sembrava approvare la presenza della pianta, forse perché effettivamente si trattava di una pianta e non di una persona vera e propria. Questo le riportò alla mente il grande quesito che prima o poi, durante quella missione, gli avrebbe posto. Perché era vero che adesso lei faceva parte di quell’organizzazione ma ancora sapeva ben poco sui propri membri, mentre loro, a quanto pareva, conoscevano fin troppo di lei. Non poteva essere un passo indietro rispetto tutti quanti. 
«Quindi spiegami meglio di che cosa si tratta.»
«Dobbiamo recuperare dei rotoli e portarli dai nostri acquirenti, te l’ho già detto.»
«Sì, ma chi sono i nostri acquirenti? Dove sono custodite queste pergamene? Ci pagano bene? »
«Inizi a fare troppe domande, Eremita, una cosa per volta.»
L’apostrofò il suo nuovo compagno, mentre insieme iniziarono ad allontanarsi lungo la foresta. Una lieve brezza mattutina, accompagnata dal sorgere del sole, scombinò i capelli lasciando che alcune ciocche le ricadessero dinnanzi agli occhi. 
«I rotoli che ci servono sono nella capitale del Paese dell’Erba, non molto lontano da qui. Si tratta di infiltrarsi in un tempio sotto custodia da un’antica famiglia di monaci. Dopo di che li porteremo al nostro acquirente.»
Reyko annuì in maniera praticamente impercettibile, capendo solo allora di esser caduta davvero in basso per andare a rubare in un tempio. Non era mai stata quel genere di persona, ma adesso poteva davvero dire di no alla sua prima missione? Insomma in verità non c’era alcun legame vincolante fra lei e l’Akatsuki, era entrata fra loro semplicemente perché—… non voleva davvero passare il resto della propria vita da sola. Forse era solo per tale motivo. E Perché non aveva avuto alcuna scelta scelta.
«Non fare quella faccia. Noi facciamo ciò per cui veniamo pagati e se portiamo a termine quest’incarico riceveremo una somma notevole, forse anche più alta di alcune delle taglie da riscuotere.» commentò con tranquillità immensa Ztsu bianco, tanto da voltarsi verso di lei snudando i denti gialli, in una sorta di sorriso incoraggiante.
In verità ebbe esattamente l’effetto contrario su Reyko, che però cercò di darsi da fare e non scoraggiarsi. Però aveva detto una cosa interessante, perché aveva appena parlato di taglie. Quindi facevano anche questo? I cacciatori di taglie?
«Non mi sto lamentando, rubare dei rotoli è sempre meglio che fare i cacciatori di taglie.»
«Sei l’unica donna insieme a Konan-sama, non volevamo spaventarti più del previsto facendoti fare qualcosa di simile.»
La nunkenin scrollò le spalle, come se effettivamente tutto quello non la disturbasse più di tanto e poi si sistemò quella cappa sulle proprie spalle. 
«Che gentili
«Per le fanciulle questo ed altro.»
E con quella frase strana, fin troppo strana per Reyko, i due piombarono in un dignitoso silenzio. Un po’ perché le era passata la voglia di continuare a discutere di quelle cose, un po’ perché aveva ancora sonno.

Un po' prima dell'alba
Il sole non era ancora sorto, creando intorno alla costruzione sul fiume, un’aura particolarmente pacata, cosa che raramente si vedeva quando erano tutti insieme. Ormai Itachi Uchiha pensava di essersi abituato alle voci dei propri compagni, ai modi di fare eclatanti di Deidara, o all’eccessivo essere saccente di Sasori, ai discorsi di carattere prettamente religioso di Hidann, o ancora ai rimproveri di Kakuzu sul capitale investito quella volta. Fra tutti quanti Kisame, per sua immensa fortuna, rappresentava quasi un punto di salvezza con la sua discrezione, sicuramente il migliore compagno che potesse essergli mai stato assegnato. Fin da subito, con l’Ex membro degli spadaccini, si era ritrovato a viaggiare ed ad eseguire le missioni, trovando una certa sintonia. Lui non faceva mai troppe domande ed Itachi non parlava mai troppo. 
Quella sera, però, era stato quasi interessante, per lui, sentire la storia della nuova ragazza dell’Akatsuki, quella che aveva intuito immediatamente dell’illusione. La cosa l’aveva lasciato parecchio sorpreso sul momento, ma non provò neanche a ribattere, limitandosi a liberarla. Pain e Konan erano stati parecchio decisi nel decretare che lei, a qualsiasi costo, si sarebbe dovuta unire all’Akatuski, così per evenienza aveva deciso di giocare d’anticipo non conoscendo le potenzialità di un’Eremita come lei.
Ma poi, una volta saputa quella storia della Prigione del Cielo, stranamente Itachi rimase colpito proprio come gli altri. Non aveva mai sentito di qualcuno evaso da tale luogo e ritrovarsi faccia a faccia dinanzi a quella sfrontatezza fatta persona lasciò interdetto perfino lui, che di cose durante la sua vita ne aveva viste parecchie. 
Gli occhi scuri, ancora senza Sharingan, erano fissi non tanto sul fiume quanto sul fiore che il giorno prima l’eremita stava per toccare. Provò quasi a mettersi nei suoi panni. Una ragazza che ancora si sorprendeva per un fiore tanto bello ma che era fuggita da un luogo talmente oscuro le cui storie terrorizzavano chiunque. Chi era davvero quella Reyko, accompagnata dal magnifico esemplare di lupo, rimaneva ancora un mistero per Itachi, che forse, finalmente, aveva trovato qualcosa di differente su cui concentrarsi piuttosto che rimuginare sulla propria stessa vita. 
Una presenza pressoché impercettibile, a pochi metri da lui, lo costrinse a distogliere lo sguardo dal fiore concentrandosi sul proprio interlocutore. 
«Adenium. Da quando ti interessi di fiori, Itachi?» gli domandò con assoluta compostezza Zetsu, che se ne stava fermo sul porticato a pochi metri da lui. Era così che quella pianta appariva: senza destare alcuna traccia. Il ragazzo sapeva bene quanto pericoloso potesse essere, perché in quel gruppo nessuno era da sottovalutare. 
«Non mi interesso di fiori. Stavo semplicemente attendendo Kisame.»
La risposta pacata del ragazzo non tardò ad arrivare e non tardò neanche lo sharingan, forse per tenere a debita distanza Zetsu. 
«Pensavo di essermi perso questa tua passione per le piante. Sarebbe stato un risvolto interessante.» cantilenò la parte bianca, limitandosi ad avanzare lentamente verso di lui.
«Non così interessante come pensi, Zetsu.» tagliò corto Itachi, che di parlare con lui ne aveva già abbastanza. «Dunque, che cosa dovremmo fare questa volta?»
La parte nera di Zetsu allungò una mano, porgendogli un piccolo foglio su cui dovevano esser scritti i nomi di coloro che avrebbero dovuto uccidere. Ormai la storia era sempre quella. L’Akatsuki aveva bisogno di denaro per iniziare ad avere il monopolio della criminalità organizzata e questo andava guadagnato con le taglie sugli uomini oppure con missioni al limite dell’illegalità che solamente loro avrebbero accettato. Lavoravano così da parecchio, ma Pain, ultimamente, aveva iniziato a parlare dello step successivo una volta trovato il decimo membro. Si trattava di qualcosa di grosso, come aveva sempre sospettato, ed infatti il solo sentirlo nominare i Biju non aveva fatto altro che incrementare i pensieri di Itachi. 
«Sono taglie semplici, Itachi, non avrete problemi—… » sibilò la pianta rivolto verso di lui, prima di oltrepassarlo, senza soffermarsi a guardarlo.
«Non lo metto in dubbio.»
«A proposito, Itachi, hai notato qualcosa di strano nella nuova arrivata?» 
Nell’udire quella domanda, gli occhi scarlatti del ragazzo scattarono nella sua direzione, osservando con sguardo indagatore il compagno. Non riusciva proprio a capire il “perché” di una domanda simile e sapeva anche bene che con Zetsu bisognava soppesare attentamente le parole. 
«Che intendi dire?»
«In realtà niente di particolare, ma visto che tu sei un acuto osservatore volevo capire se per caso mi dovessi preoccupare di essere in coppia con lei.»
Zetsu, quello bianco, scandì con tranquillità quelle parole, scrollando le spalle come se nulla fosse successo. 
In verità quella a doversi preoccupare, fra loro due, era la ragazza. 
Ma questo pensiero decisamente irrilevante ai fini di quella discussione lo tenne per sé.
«Per rispondere alla tua domanda direi di no, non ha nulla di strano. Forse al suo lupo non va molto a genio Deidara, ma per il resto sembra ordinaria, per quanto ordinario possa essere qualcuno come lei.»
Il discorso di Itachi fu semplice ed anche abbastanza sbrigativo, perché non aveva intenzione di esternare le proprie impressioni a qualcuno come lui. Era abbastanza certo che Zetsu  facesse il doppio gioco anche per Madara Uchiha, ma anche questa considerazione venne immediatamente accantonata.
Fu quasi una vera fortuna l’intervento tempestivo di Kisame. All’ex spadaccino bastava una semplice occhiata per riuscire ad inquadrare la situazione, e poi, dopo tutto quel tempo, aveva imparato a conoscere la faccia di Itachi. Sapeva quando voleva essere lasciato in pace e non aveva intenzione di parlare, un po’ come in quel preciso istante.
«Mi sono perso qualcosa?»
«Kisame. Giusto in tempo—… ho appena consegnato ad Itachi i nomi per la prossima missione. Buona fortuna e divertitevi.»
Chiaramente entrambi i due riuscirono a notare il tono vagamente sarcastico di Zetsu. O forse era davvero convinto che si sarebbero divertiti. In ogni caso entrambi lo osservarono allontanarsi, rimanendo in religioso silenzio, quasi per paura che tornasse indietro da loro a continuare quella discussione. 
Passarono una manciata di secondi prima che Kisame si voltasse lentamente verso il compagno, abbassando i grandi occhi da squalo sulla sua figura.
«Che cosa voleva Zetsu? Aveva la faccia più interessata del solito.»
Ed allora Itachi sollevò lo sguardo cremisi, puntandolo in direzione dello spadaccino.
«Niente.»
Ribatté con sicurezza l’Uchiha, limitandosi ad assumere nuovamente un’espressione seria. Probabilmente ne avrebbe parlato con Kisame una volta allontanati abbastanza da esser certi di non  avere alcuna pianta fra i piedi, ma fino ad allora sarebbe rimasto muto.


Camminarono abbastanza, addentrandosi fra sentieri sconosciuti, lasciandosi quel posto pacifico alle spalle. 
Era la prima volta che Reyko si sarebbe addentrata fin nel Paese dell’Erba. Aveva sentito dire che era un paese per lo più dedito al commercio, ma in quel caso i loro scopi erano ben diversi dal commerciare. Nonostante non vi fosse pressoché nessuno in giro Zetsu fu abbastanza deciso nello scegliere i percorsi da intraprendere. Non volevano che qualche occhio indiscreto si posasse sulle loro cappe e non voleva neanche mettere a rischio quella missione semplice. Sen, camminando davanti a loro, perlustrava le strade dando il segnale per andare avanti o per fermarsi. Non ebbero alcun tipo di problema, il che fu quasi miracoloso per Reyko. DI solito, anche quando lei se ne andava in giro da sola, aveva la sfortuna di trovare strade con gente, ma questo Zetsu fu facilmente in grado di evitarlo. 
Così, avanzando lungo l’ennesima strada deserta decise che era giunto il momento per poter finalmente chiedere ciò che l’aveva attanagliata tutta la notte. Voleva sapere di più riguardo i propri compagni. Necessitava di sapere di più perché da quel momento in avanti sarebbero stati gli unici su cui avrebbe potuto fare affidamento. O almeno, così lei pensava, non che fossero la più raccomandabile delle compagnie.
«Parlami di loro Zetsu.»
L'essere, o meglio, la pianta si voltò celermente verso la ragazza, incuriosito da quella sorta di domanda.
«Di loro?» domandò sibilino lo Zetsu Nero continuando a camminare al suo fianco.
«Vuoi che te ne parli io?» chiese, invece, il bianco speranzoso.
«No, Zetsu nero.» e Reyko lanciò uno sguardo indagatore al suo compagno.
«Sei più furba di quel che sembri a differenza di qualcuno li in mezzo. Dunque, di chi vuoi che ti parli mentre andiamo?»
«Di tutti loro. Voglio sapere con chi sto avendo a che fare.»
Quell'affermazione fece scaturire una sorta di risata sommessa da parte di entrambi gli Zetsu, quasi entusiasti di poter parlare.
«Allora ti dirò quello che vuoi sapere dei membri dell'Akatsuki ad una sola condizione che dovrai rispettare.»
Nel sentire quella sorta di patto Reyko assottigliò lo sguardo, incrociando le braccia all’altezza del petto. 
«Che condizione?»
«Dovrai raccontarmi della tua fuga dalla Prigione del Cielo, va bene?»
Non era esattamente un patto vantaggioso, ma al massimo avrebbe cercato di mentire riguardo quella storia, provando ad inventarsene una abbastanza verosimile. Il problema era che nonostante Zetsu potesse sembrare disposto a parlare aveva qualcosa nel suo sguardo che fece esitare la nunkenin. Non avrebbe di certo rivelato la totale verità ad una pianta quando neanche Sen conosceva ogni singolo dettaglio.
Ma senza pensarci troppo gli tese la mano, quasi come a voler onorare un patto appena prestabilito. Il compagno la fisso da dietro quegli strani rami, con i grandi occhi gialli spalancati ed allora allungò a sua volta la mano, che strinse con eccessivo vigore per essere una semplice stretta. 
«D’accordo, allora inizia tu, Eremita, hai la mia parola che ti racconterò tutto ciò che vorrai sapere.»
Ed allora la mente di Reyko iniziò ad elaborare le informazioni,  assottigliando lo sguardo scuro in direzione della pianta.
«Bene—… sono stata rinchiusa quasi sei mesi e mezzo fa nella Prigione del Cielo e questo perché ho provato ad uccidere il Raikage, senza però riuscirci.»
Iniziò così il proprio racconto, che effettivamente corrispondeva al vero, per rendere il tutto più interessante agli occhi di Zetsu. 
«Avevo sentito dire anche questo ma perché volevi uccidere il Raikage? Che ti ha fatto di così grave per costringere qualcuno a volere la sua morte?»
Il Bianco parlò con semplicità, cosa che gli riusciva parecchio bene ed in quel caso Reyko non poteva di certo nascondere la base di partenza della sua storia, nonostante fosse parecchio triste da raccontare. Inspirò profondamente, facendosi forza, e roteò gli occhi per simulare uno sguardo annoiato.
«Il mio Clan, gli Harada, sono da sempre stati un famoso clan nel Paese della Nuvola. Sono coloro che vivevano con i Lupi e discendevano dal primo Eremita dei Lupi, il vecchio Isao Harada. Credo che lui abbia lottato addirittura con Hashirama Senju della Foglia, se non ricordo male—… comunque il problema è stato che quando avevo ancora tre anni il mio clan per intero, non che fossimo rimasti in molti, venne eliminato. Rimasi solamente io.»
Zetsu continuò a guardarla mentre il racconto di Reyko procedeva con tranquillità, come se quella cosa ormai non la toccasse più di tanto. In verità la toccava, solo che aveva imparato a gestire bene le proprie emozioni, specialmente in pubblico. 
«Storia molto toccante, vai avanti, Eremita. Che cosa spinge una ragazza ad attentare alla vita del proprio Kage?»
«Semplice, la vendetta.»
Ed a quelle parole la pianta al suo fianco assottigliò lo sguardo, mentre sul viso di Reyko si dipinse un sorrisetto sghembo di chi aveva appena rivelato qualcosa di scioccante.
«Perché? Ora voglio sapere anche i retroscena.»
«No, adesso tocca a te parlare.» e puntò un dito inanellato contro il suo petto, dandogli una leggera spinta. 
La pianta la guardò confusa, ma a parlare fu lo Zetsu nero.
«Come ho già detto sei più furba di quel sembri. D’accordo, adesso ti ridò qualcosa io—… iniziamo da Hidan, uno dei più particolari, come avrai notato.»
La ritenne una fortuna che Zetsu nero potesse essere sulla sua stessa lunghezza d’onda per quanto riguardava il condividere informazioni tanto riservate, quindi gli fece cenno di continuare a parlare. 
«Venera un certo Jashin, il suo amato Dio, ed è un immortale. Fa uno strano rito di sangue con cui mantiene la propria immortalità sacrificando altra gente al suo Dio. E’ un esaltato , come avrai ben notato, ma sa combattere bene. » proferì in maniera sintetica ma allo stesso tempo precisa, prima di puntare un dito in direzione della ragazza.
«Tocca di nuovo a te.» 
Reyko annuì, annotando mentalmente le prime informazioni ricevute riguardo Hidan, quindi era riuscita ad inquadrarlo piuttosto bene la sera prima, ma dovette concentrarsi su di sé.
«D’accordo, dunque, ho deciso di vendicarmi sul mio stesso Kage perché scoprii, per caso durante una missione, che fu lui a mandare a morire la mia intera famiglia per cercare di sedare il Biju a due code, il Gatto Fantasma. Era da poco stato liberato e serviva qualcuno che provasse a contenerlo. Venne scelto il Clan degli Harada, ma nessuno riuscì a sopravvivere alla furia del demone caudato. Morirono tutti ed il mio caro Kage non mi disse mai niente di niente, omettendo tutte queste informazioni anche durante il mio addestramento. Così decisi di vendicarmi ma—…» lasciò la frase in sospeso, per fargli capire che se voleva che continuasse adesso toccava a lui raccontarle qualche altra storia interessante
Zetsu sembrò pensarci qualche istante, picchiettando un dito contro il mento, ma poi parve avere l’illuminazione divina.
«Il Maestro Sasori è uno dei primi membri dell’Akatsuki ed anche uno dei più pericolosi. Forse hai mai sentito parlare dell’arte delle marionette, lui ne è il maestro assoluto. Viene chiamato Sasori della Sabbia Rossa per via delle sue tecniche ed ha distrutto interi villaggi. La cosa più interessante sono le sue marionette umane. Ha ucciso anche il Kazekage per creare le sue armi e fra l’altro è un vero esperto di veleni. Con la tecnica delle cento Marionette ha conquistato un’intera nazione.»
Ancora una volta fu abbastanza conciso ma allo stesso tempo esauriente, creandole un quadro generale di Sasori davvero interessante. Lui aveva davvero fatto tutte quelle volte? E creava davvero marionette umane? Il solo pensiero la fece rabbrividire, ma cercò di non darlo a vedere perché le debolezze era una cosa che in quelle condizioni non si poteva permettere.
«Ma—… esitai. Insomma riuscii ad infiltrarmi eliminando le sue guardie nella dimora del Raikage, combattemmo, ma al momento di fare ciò che dovevo esitai e mi fermarono Killer Bee e Darui della tempesta, due dei miei vecchi maestri. Allora venni arrestata e portata immediatamente nella Prigione del Cielo.»
«Esiti sempre così tanto, dovresti stare più attenta. D’accordo, questo ne merita due—…» ammise Zetsu nero volgendo lo sguardo in direzione della Kunoichi. «Deidara della roccia era un dinamitardo, che ha abbandonato il suo paese per vendere esplosivi ai concorrenti, il tutto perché la sua arte è sempre stata ritenuta abbastanza pericolosa. Non lasciarti ingannare, altrimenti non sarebbe nell’Akatsuki. L’altro immortale del gruppo, invece, è Kakuzu, nonché il tesoriere. Se avrai bisogno di denaro dovrai parlarne con lui. Vive da tempi immemori e non sappiamo molto sul suo conto, solo che ha quattro cuori e che gli venne affiadata la missione di uccidere Hashiaram Senju.»
Nel sentire quelle parole Reyko sgranò gli occhi, sorpresa come non mai. Aveva capito bene?
«Hashirama Senju? Ma quindi questo vuol dire che lui ha—… ha—…»
Non ebbe neanche il coraggio di continuare a parlare, questo perché la sola idea dell’età di Kakuzu l’aveva decisamente spiazzata.
«Esattamente—… ora continua, sei arrivata ad un punto interessante.»
«Giusto, tocca a me. Dunque venni portata alla Prigione del Cielo e come prima cosa m’impressero il sigillo per impedirmi di suicidarmi e poi mi portarono al mio livello. Il terzo. Si pensa che la prigione sia piena di gente urlante, ma non è così, li regnava un tetro silenzio, oltre che l’oscurità. Ognuno stava nella propria cella, fino a quando non ti venivano a prendere per—… per infliggerti delle punizioni corporali. Tu pregavi di rimanere nella tua cella il più a lungo possibile perché quando arrivavano a prenderti desideravi solamente morire.» 
Stranamente, parlando di quel periodo, gli occhi di Reyko fu come se si spegnessero, come se la sua naturale luce fosse stata portata via. Questo perché il ricordare quel posto era solamente un profondo dolore. Le sue braccia ne erano la prova, infatti, impercettibilmente si sfiorò le bende che coprivano in parte i palmi. 
«La crudeltà di quei posti è conosciuta in lungo ed in largo nonostante la massima segretezza su tutto il resto. Adesso tocca a Kisame, l’ex membro degli spadaccini della Nebbia. Lui ha tradito non solo il proprio Kage ma anche il proprio capo degli Spadaccini, rubandogli addirittura la spada, la famigerata Samehada. E’ della generazione della Nebbia Insanguinata di Yagura, quindi questo ti fa già capire quanto il suo passato sia oscuro—…»
E dire che per quel poco che aveva avuto modo di parlare con Kisame non le era parso poi tanto malvagio. Magari l’aria da squalo poteva anche trasmettere un po’ di paura, ma per il resto era stato addirittura gentile nei suoi confronti. 
«Capisco—… quella katana fa davvero male. Dunque sono riuscita a rimanere in vita li dentro per circa un mese, giorno più giorno meno. Il giorno e la notte si confondevano, ci idratavano e ci nutrivano a forza, per non farci morire, e poi ogni volta arrivava qualcuno a farci sempre le stesse domande “Chi eravamo” “Perché eravamo li dentro” “Che cosa avevamo sbagliato” “Se eravamo pazzi”. Era un uomo vecchio e crudele. Potevi anche aver detto la verità ma a loro non importava. Continuavano a farti male e poi ti lasciavano nuovamente in cella. Fu li, durante i momenti di pace, che riacquistavo le mie forze anche per via delle tecniche eremitiche, perché queste prendono energia dalla natura che ci circonda. E così iniziai ad accumulare le forze.»
Il discorso sembrò interessare sempre di più il suo compagno, che allora non le tolse gli occhi di dosso, desideroso come non mai di conoscere il passo successivo, quello su cui Reyko avrebbe decisamente dovuto nascondere un fondamentale dettaglio. «Ne mancano pochi, ora ti parlerò di Itachi Uchiha, lo sterminatore del Clan Uchiha.» 
Il solo sentir nominare quel ragazzo dagli occhi rossi la costrinse a schiudere le labbra, sorpresa come non mai. Ricordava qualcosa riguardo tale famoso Clan della Foglia, ma di solito Reyko tendeva ad archiviare ciò che le veniva detto, ma in quel momento un flash sembrò illuminarla. Zetsu aveva parlato di Sterminatore, quindi forse si stava effettivamente riferendo a quella strage conosciuta praticamente ovunque.
«Itachi è colui che ha sterminato l’intero clan degli Uchiha?»
«Esatto—… non siete poi così diversi voi due. Entrambi non avete più un clan ed entrambi avete esitato. Comunque Itachi è un ex Anbu della Foglia, ha ucciso la propria famiglia solo per incrementare il suo potere dello Sharingan ipnotico ed ha lasciato in vita unicamente suo fratello minore. E’ un maestro nell’arte delle illusioni e del fuoco infernale. Non lasciarti ingannare.»
Tutte quelle informazioni su Itachi la costrinsero a sbattere più volte le ciglia, sorpresa come non mai. Aveva davvero creduto che quell’atrocità alla Foglia fosse stata commessa da qualche altro, perché non riusciva a credere che quel viso in apparenza tanto gentile, potesse davvero esser arrivato a tanto. Si fece coraggio, serrando i pugni intorno alla propria veste scura, e decise di non pensarci.
«Bene—… adesso forse siamo giunti al momento che tanto aspettavi. Dunque, avevo accumulato abbastanza forze, se così si poteva dire, negli ultimi giorni ed attesi in momento giusto per attuare la mia fuga. Quando vennero a prendermi li colpii con una tecnica eremitica e poi rubai loro le armi ed iniziai a correre. Non ricordo molto di quegli eventi, solo che senza l’arte degli eremiti non sarei riuscita ad eliminare chiunque mi si parasse davanti. Riuscii a risalire i tre piani e poi una volta all’uscita vidi che era piena notte. C’erano le stelle alte nel cielo ed allora sparii, lasciandomi quel posto alle spalle.»
Zetsu sembrò così sorpreso da quella risposta che rimase interdetto per qualche istante, continuando a fissare con interesse la ragazza. 
«Hai ucciso tutte le guardie?»
No.
«Sì, chiunque mi si fosse parato davanti.»
«Allora sei davvero spietata come pensavano gli altri—… pensavo avessi usato qualche trucco o qualcosa di più interessante, senza nulla togliere alle arti eremitiche, mia cara.» cantilenò Zetsu bianco.
«Mi dispiace, accontentati di questo. Adesso tocca a te, mi devi dire del Leader e dell’altra ragazza, Konan.»
La pianta scosse leggermente il viso, tornando a guardare dinnanzi a sé, perdendosi decisamente fra i propri pensieri, e solo dopo qualche istante si voltò nuovamnte in direzione dell’eremita.
«Pain e Konan sono i primi fondatori dell’Akatsuki,hanno il controllo del Paese della Pioggia e lui è un Dio. Ti basti sapere questo.»
«I suoi occhi. Che cosa sono i suoi occhi invece? Dimmi solo questo e poi la smetterò con le domande.» domandò immediatamente Reyko, che di Pain voleva conoscere soltanto questo segreto.
«Rinnegan. Una potente forza oculare al pari dello Sharingan, se non più forte. Ecco perché lui è il capo.»
Quella parola non suonò particolarmente nuova alle orecchie di Reyko, che in tutta risposta si limitò ad annuire mesta, come se quella scoperta non fosse granché importante. In fondo il Leader era dalla sua stessa parte quindi doveva occuparsi di ben poco del Rinnegan, nonostante avrebbe di certo fatto altre ricerche.
Fu allora che, nuovamente, fra loro due calò un imbarazzante silenzio, forse perché nessuno aveva altro da dire. Si erano confessati a vicenda qualcosa, in un rapido gioco che aveva portato all’acquisizione di nuove informazioni. In futuro le avrebbe analizzate con tranquillità, cercando di fare una classifica del grado di pericolosità di ognuno di loro. Voleva essere preparata per i loro futuri incontri.
Così continuarono a camminare verso la meta della loro prima missione, decisa a non fallire.
   
 
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