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Autore: Five Silent Miles    14/11/2017    4 recensioni
'Ma lei cosa fa nella vita, signor Takibana?' chiese lei con fare serioso, mettendo le sue doti recitative a dura prova nel tentativo di ravvivare la conversazione.
'Tutta questa formalità mi lusinga, signorina Miyamizu' rispose lui ancora più cerimonioso mentre tratteneva a stento un sorriso, per poi restare in silenzio per qualche istante.
'Ehm, ad essere onesti, mi sono laureato solo alcuni mesi fa e al momento sto cercando ancora un lavoro decente...' disse un po' imbarazzato, allungando il braccio per indicarle un blocco pieno di disegni che portava con sé.
Fu proprio mentre guardava distrattamente il braccio che il riflesso del suo orologio gli ricordò del colloquio.
Si portò freneticamente il polso davanti al volto e gridò: 'Oddio, sono in straritardo!! Scusa, scusa, ma devo scappare, ho un colloquio qui vicino... spero mi faranno ancora entrare!'
'Cavolo, mi dispiace! Spero non ti abbia fatto fare troppo tardi...è un colloquio importante?'
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I due scoppiarono a ridere. In una situazione così surreale non potevano che sentirsi un po' euforici: nonostante fossero ancora così lontani da risolvere il loro mistero, essersi incontrati era un primo passo avanti.

'Io mi chiamo Taki, Taki Takibana. E tu?'

'Mitsuha, Mitsuha Miyamizu'. 
Ci fu qualche secondo di silenzio e nel mentre i due inizarono a scendere le gradinate, tornando un'altra volta nella direzione della stazione di Yotsuya.
 

'Un po' mi suona familiare, Miyamizu... è forse una marca di sake?' chiese lui, sinceramente interessato. *

'Questa devo ricordarmi di raccontarla a mia sorella' disse Mitsuha, dopo aver fatto una strana smorfia, per poi lasciarsi scappare una risata.

'Non ti seguo più, perché stai ridendo adesso? Ho detto qualcosa di strano?'

'No, no. E' una cosa tra me e mia sorella', rispose lei sorridendo, 'comunque, Takibana Taki, visto che mi hai fermata così per strada... perché non mi dici qualcosa di te?'
 

Mitsuha si sentiva davvero a suo agio con lui. 
Forse a causa del suo aspetto timido e un po' goffo, risultava difficile sentirsi insicuri davanti a Taki: trovava che fosse uno sconosciuto di cui potersi fidare.

'Come avrai sentito dal mio accento, sono nato e cresciuto a Tokyo. Il tuo accento invece... non è di queste parti, vero?'  chiese lui, incuriosito.

'Ci hai visto bene, eppure omai sono diversi anni che ci siamo trasferiti quì. Ad essere onesta speravo si sentisse un po' meno' rispose lei.

'Ma no! È molto ehm-' disse Taki in evidente difficoltà, trattenendo a stento una risata, '... caratteristico' .
 

Inizialmente Mitsuha lo fissò duramente, fingendo di essere terribilmente offesa, per poi tradirsi appena qualche seconodo dopo, cercando di nascondere un sorriso (con pessimi risultati).

'Quindi vieni dal Kansai, giusto?' le chiese lui.

'Da quando mi sono trasferita qua non c'è stato uno, e dico uno, capace di riconoscere il dialetto di Mino da quello del Kansai!' rispose stizzita, per poi continuare: 'Qui a Tokyo vivete proprio fuori dal mondo!'

'Disse la ragazza della prefettura di Gifu' la canzonò lui, 'e dimmi, come mai ti sei trasferita nella grande metropoli?'
 

Nuovamente ci fu qualche secondo di silenzio. Il sorriso sul volto di lei svanì, lasciando Taki perplesso, a chiedersi se avesse detto qualcosa di male.

'Io, mia sorella e mia nonna ci siamo trasferite 8 anni fa. Abbiamo aperto un negozietto dove la nonna vende kumihimo e cerchiamo di darle una mano nel tempo libero, per quanto possiamo' disse lei, con la voce un po' spenta e lo sguardo rivolto a terra.


Mitsuha non se la sentì di parlare di Itomori: era un tasto dolente e lo riteneva un argomento troppo personale per una conversazione di presentazione.
Taki riconobbe il cambiamento d'umore, e decise quindi di assecondarla spostando la conversazione da un'altra parte. 

'Ah, che bello, ormai non si vedono più le attività a conduzione familiare... Quindi vendete quegli strani braccialetti intrecciati a mano?' (non era proprio il re delle conversazioni entusiasmanti, ecco.)

'Si, diciamo di si. La nonna se la cava abbastanza bene con l'aiuto di mia sorella, mentre io sono quasi sempre incastrata al lavoro, ma quando posso aiuto'.
'

'Ma lei cosa fa nella vita, signor Takibana?' chiese lei con fare serioso, mettendo le sue doti recitative a dura prova nel tentativo di ravvivare la conversazione.

'Tutta questa formalità mi lusinga, signorina Miyamizu' rispose lui ancora più cerimonioso mentre tratteneva a stento un sorriso, per poi restare in silenzio per qualche istante.
''Ehm, ad essere onesti, mi sono laureato solo alcuni mesi fa e al momento sto cercando ancora un lavoro decente...' disse un po' imbarazzato, allungando il braccio per indicarle un blocco pieno di disegni che portava con sé.

 

Fu proprio mentre guardava distrattamente il braccio che il riflesso del suo orologio gli ricordò del colloquio. Si portò freneticamente il polso davanti al volto e gridò: 'Oddio, sono in straritardo!! Scusa, scusa, ma devo scappare, ho un colloquio qui vicino... spero mi faranno ancora entrare!'

'Cavolo, mi dispiace! Spero non ti abbia fatto fare troppo tardi...è un colloquio importante?'

'Beh si, diciamo... Non penso di avere molte speranze, ma sarebbe fantastico se mi prendessero', rispose lui tra il sognante e lo sconfitto.

'Allora, se dovessero fare l'errore di prenderti, mi farai vedere quei disegni che ti porti dietro' disse Mitsua, abbozzando un sorriso che sembrava voler dire "buona fortuna".
'Ehm, ora che mi ci fai pensare... Che ora è ?' chiese lei preoccupata, cascando un po' dalle nuvole: aveva perso completamente la concezione del tempo.

'Sono le 8 e 10, perchè?' rispose lui divertito, mentre Mitsuha letteralmente gli sbiancava davanti.

Quindi gridò disperata: 'Merdaaa, stamattina attaccavo alle 8. Devo scappare!!'


E così fece.
Senza nemmeno fermarsi a salutare, prese a correre a rotta di collo per poi scomparire poco dopo tra la folla.
Il rumore di imprecazioni invece si sentì ancora a lungo mentre si allontanava, e Taki, rimasto di stucco, immobile in cima alla gradinata, tentava di processare l'accaduto.

Poteva almeno lasciarmi un numero prima di scappare così, pensava.

Ancora un po' frastornato, cercava di capire se la conversazione fosse davvero andata bene, considerando che lei fosse praticamente scappata via.
Tutto sommato però era soddisfatto: qualcosa gli diceva che in qualche modo sarebbe riuscito a rivederla.

8 e 15, ma che stai facendo ancora qui? Dovevi essere al colloquio alle 8, corri coglione!
 

Seguendo l'esempio di Mitsuha, si precipitò in direzione dello studio, convinto che sarebbe arrivato lì solo per trovare la porta sbarrata.
Giunse davanti ad un edificio imponente, dalla figura flessuosa e poco squadrata, che dava l'impressione di essere stato costruito molto recentemente. La facciata, così come il portone d'ingresso, consistevano in un'enorme vetrata dall'andamento ondulato, che conferiva una luce verdastra ed irregolare alla struttura.

Intimorito anche dalla sola facciata, impugnò la maniglia con titubanza, prendendo un grosso respiro prima di spingere per aprirla.
Prima di tirare per aprirla. 
Le porte sembravano volersi aprire sempre al contrario di come pensasse lui:era frustrante.

Una volta entrato all'interno, si lanciò verso le scale, per poi svoltare a sinistra e trovarsi in un lungo corridoio dall'aspetto freddo e asettico. 
Sulla destra si trovavano diversi ragazzi seduti in attesa, tutti ben vestiti e nervosi.

Forse sono ancora in orario, pensò sorpreso.

Si sedette anche lui, ed aspettò lì per circa un quarto d'ora prima che un uomo barbuto, dal volto stanco ed assonnato, si affacciasse all'ingresso della sala conferenze per chiamare il suo nome.
Lo seguì all'interno della sala un po' impacciato, per poi accostare la porta alle sue spalle.

L'uomo che l'aveva fatto entrare prese posto dietro alla scrivania, poi indicò a Taki la sedia solitaria davanti a lui, invitandolo a sedersi. Accanto a questi sedeva scompostamente un altro signore molto più giovane, probabilmente sulla quarantina, che sembrava prestare molta più attenzione al suo smartphone che ai colloqui.


Ora basta solo capire quale sia tra i due il poliziotto cattivo, e l'interrogatorio può iniziare, pensava Taki.

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* citazione a un dialogo con yotsuha riguardo al kuchikami-sake nella prima parte del film.
Allora rieccomi e anche un po' in ritardo, se il capitolo sembra corto è perchè ho dovutp spostare tutta la parte finale nel capitolo successivo. Ieri mi è arrivato il cofanetto di Your Name e quindi dovevo tornare a pubblicare qualcosa, anche senon è abbastanza lungo a mio parere. 
beh, che ve ne pare?  Il  prossimo capitolo è già pronto, la prima parte sarà il colloquio e quindi ho preferito tagliarlo da questo per non appesantire troppo la lettura ( noterete che non sono riuscito a trattenermi tanto in quel particolare punto ed è un po' prolisso, ma vabbè, dovevo liberarmene)
Tornando al capitolo di oggi, abbiamo praticamente finito tutte le parti "riprese" dal film e ora si entra nel vivo, spero vi stia piacendo fin'ora. 
Mi scuso gia da adesso se poi ci vorrà un po per i prossimi capitoli( soprattutto per il quarto), gli esami chiamano!
Ora, momento recensione: QUANTO E' BELLO IL COFANETTO DI YOUR NAME? tanto, ma speravo di più , soprattutto enorme delusione per il braccialetto, che praticamente non può nemmeno venire indossato...
Se volete aggiungere un commento anche a questo nella recensione, fate pure... Mi serve un po' di feedback perchè ho alcuni dubbi soprattutto per il futuro della storia. Fatemi sapere la vostra, grazie!

 
   
 
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