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Autore: bik90    15/11/2017    4 recensioni
-Le migliori amiche non fanno sesso!-
Clarke si passò una mano tra i capelli abbassando lo sguardo.
-E' complicato- rispose semplicemente.
-Complicato?- ripeté Sofia.
L'altra non rispose e la ragazza sbuffò allontanandosi da lei. Clarke, allora, le afferrò il braccio per fermarla.
-A te cosa importa di quello che faccio con Diana?- le soffiò a pochi centimetri dalle labbra.
Sofia deglutì a vuoto prima di trovare la forza di divincolarsi dalla sua presa.
-Perché mi piaci, idiota!-
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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L’angolo di Bik
 
Sì, sono proprio io.
No, non sono morta.
Mi sono solo… presa una pausa? Diciamo di sì. Ma sono successe tante cose. Davvero tante. E finalmente è arrivata una buona notizia, quella che aspettavo, e tutto ha iniziato a girare nel verso giusto. Volevo condividere questa gioia e mi sono sentita così felice da riprendere a scrivere. Una nuova storia, un nuovo inizio, sia per me sia per voi lettori. Spero siate contenti. Di cosa si tratta? Se amate i fumetti, potete chiedere!
Per le pubblicazioni, cercherò di essere abbastanza puntuale, in media un capitolo ogni due settimane tranne, forse, per il prossimo, che è quasi pronto e quindi conto di pubblicarlo prima.
A presto
F.
 
 
 
 
 
 
La vide correre nella sua direzione e sorrise mentre si toglieva gli occhiali da sole. Li poggiò sul tavolino del bar dove il cameriere aveva già portato, pochi attimi prima, due aperitivi.
<< Mi sei mancata tanto! >> esclamò Diana abbracciandola << La prossima volta, portami con te! >>.
Clarke rise mentre contraccambiava l’abbraccio e le fece segno di prendere posto davanti a lei.
<< Sono stata via solo dieci giorni >> disse.
<< I dieci giorni più lunghi della mia vita >> rispose l’amica facendo un sorso dal suo spritz e afferrando subito dopo una patatina << Ti sei ripresa dal fuso orario? >>.
L’altra si passò una mano tra i lunghi capelli biondi e si strinse nelle spalle.
<< Andiamo >> fece Diana << Sei tornata ieri sera, non puoi essere fresca come una rosa! >>.
<< Sai perfettamente che non l’ho mai accusato molto >> rispose Clarke portandosi la cannuccia alle labbra.
Ruotò gli occhi in direzione della busta poggiata sulla terza sedia e Diana seguì la sua direzione.
<< Non dirmi che è stata la prima cosa che hai fatto >>.
<< Certo! >> esclamò Clarke sgranando gli occhi << Avevo qualche numero da prendere >>.
Diana afferrò la busta di plastica che portava il nome di una grande fumetteria di Napoli e ne sbirciò il contenuto.
<< Ma questo… >> mormorò sorpresa.
<< Te lo avevo ordinato prima di partire >>.
Diana tirò fuori dalla busta una scatolina di cartone ed emise un urlo di gioia saltando sulla sedia.
<< Grazie, grazie, grazie! E’ bellissimo! >> disse alzandosi per abbracciare nuovamente l’amica.
Clarke rise ancora, come sempre quando era con lei.
<< Non capisco cosa ci trovi di grazioso in quel coso, io sceglierei sempre Daenerys >>.
Diana alzò il sopracciglio destro.
<< E, infatti, Drogon è il suo drago. E poi, diciamoci la verità, i Pop sono tutti belli >>.
A quelle parole, Clarke alzò le mani in segno di resa e fece un nuovo sorso.
<< Tuo padre? >> domandò Diana afferrando una manciata di noccioline.
<< Doveva tornare con me, ma gli hanno offerto un nuovo tour in tutta la California >>.
L’altra emise un lungo fischio.
<< Tu invece, non sei eccitata per l’inizio dell’università? >>.
Diana sorrise mostrando due simpatiche fossette che Clarke adorava.
<< Sì >> ammise << Non vedo l’ora >>.
Clarke allungò una mano sul tavolino per stringere la sua in un gesto così spontaneo che le riusciva solo quando era con Diana.
<< Sono contenta che tu sia riuscita a entrare ad architettura >>.
<< Ah, ma tu non credere di riuscire a scampartela! >> disse Diana << Solo che inizierai l’anno prossimo! >>.
Clarke sbuffò ritraendo la mano e facendo finta di essersela presa.
<< Non vedo l’ora, guarda. Ripeterò il quinto anno per la seconda volta e poi sicuramente vorrò tuffarmi nel magico mondo dell’università >>.
Diana scoppiò a ridere e l’altra si ritrovò a pensare che quel suono le era davvero mancato. Via Skype risultava distorto e roco rispetto a com’era veramente.
<< Lo farai >> affermò con aria seria l’amica << Perché saresti una stupida altrimenti! Potresti fare qualunque cosa tu voglia >>.
<< Tipo niente? >> scherzò Clarke finendo di bere << Dai, non fare quella faccia! >> aggiunse lo sguardo omicida che le stava lanciando Diana.
<< Piuttosto, hai visto in che classe sei capitata? >>.
<< Che vuoi che mi interessi, una vale l’altra >>.
Diana alzò gli occhi al cielo.
<< Ho controllato io, sezione F. Sai, è la classe di Diego e Lorenzo >>.
<< Mancini? >> chiese Clarke focalizzando i due gemelli.
Diana annuì.
<< Per il resto, nessuno di importante >> aggiunse.
Clarke si guardò intorno per un attimo prima di alzarsi in piedi e stiracchiarsi. Afferrò gli occhiali da sole e si sfilò dal jeans il portafogli.
<< Lascia, faccio io >> disse posando una mano sul braccio di Diana che stava per aprire la borsa << Attenta a non dimenticarti Drogon! >>.
L’ultima cosa che vide prima di avvicinarsi alla cassa per pagare, fu l’amica che le faceva la linguaccia.
 
<< Perché mi stai seguendo? >>.
<< Non ti sto seguendo, dobbiamo andare a casa insieme >>.
<< Ah, anche? Ti ho pagato l’aperitivo, regalato Drogon e vuoi anche un passaggio? >>.
Diana si fermò posando entrambe le mani sui fianchi e la guardò indispettita.
<< Sei una stronza, lo sai? >>.
<< Qualche volta mi è stato detto >> rispose ridendo Clarke << Comunque non ho un altro casco >>.
<< Stai scherzando? >>.
L’amica sollevò il suo che teneva sottobraccio e continuò a camminare.
<< Dai, Clarke! Non fare la stronza! Lo sai che ci metto una vita ad arrivare a casa con l’autobus! >>.
Clarke rise e le afferrò un polso per avvicinarla a sé. Respirò il suo profumo e la baciò. Diana rimase sorpresa dal suo gesto, era raro vedere l’altra lasciarsi andare, ma non si sottrasse. Le era mancata così tanto che fin dal momento in cui l’aveva rivista, non aveva desiderato altro.
<< Ma ti pare? >> la canzonò Clarke in un orecchio << Ho mai lasciato a piedi la mia migliore amica? >>.
Si avvicinò alla sua moto e le lanciò un secondo casco che l’altra prontamente afferrò.
Nonostante il traffico, non impiegarono molto. Diana abitava in una villetta a via Tasso, una di quelle con il cancello di vernice rossa e le mura bianche. Clarke si fermò e fece scendere l’amica che le aprì il cancello col telecomando e proseguì a piedi. Quando la raggiunse, sua madre era già sul pianerottolo e stava salutando Clarke.
<< Ciao anche a te, mamma. Sono io, tua figlia, mi vedi? >> disse agitando le mani notando che la donna non l’aveva nemmeno guardata.
<< Oh, ciao Diana >> rispose infine Antonella spostando lo sguardo sulla figlia << Ti ho vista anche prima che scendessi e sei sempre la stessa. Invece, Clarke non trovi che sia dimagrita? >>.
Diana assunse un’espressione imbronciata mentre Clarke scoppiava a ridere. Nella famiglia di Diana, tutti le volevano bene e lei si sentiva a casa.
<< No, mamma tranquilla. Conoscendola, Clarke si sarà mangiata un montone intero a Los Angeles tutti i giorni >>.
Le due si scambiarono un’occhiata complice mentre la donna rideva.
<< Dai, entrate o rischiamo di raffreddarci. Siamo a settembre, la sera inizia a fare freschetto >>.
<< Come si vede che hai oltre cinquant’anni >> mormorò Diana chiudendo la porta di casa.
Clarke le diede una gomitata nello stomaco senza farle male e stava per dire qualcosa se l’abbaiare di un cane non avesse attirato la sua attenzione. Si voltò verso il salone e si lanciò letteralmente nella direzione dell’animale che la accolse tra feste e guaiti di gioia.
<< Luthor, anch’io sono felice di vederti! Sì, la mamma è tornata. Mi sei mancato tanto >>.
Il boxer si mise a pancia in su per farsi accarezzare mentre continuava a scodinzolare. Non era un cane giovane da parecchi anni ormai, ma per la sua età stava più che bene.
<< Solo tu potevi avere un cane che si chiama in questo modo >> disse Diana che osserva la scena dall’alto e sorrideva.
<< Clarke, Clarke! >> esclamò un ragazzo di quattordici anni che stava arrivando dalla cucina correndo.
<< Ehi, Matteo! >> lo salutò la ragazza alzandosi.
<< Guarda che cosa ho regalato a Luthor! >> esclamò mostrandole la pettorina con la quale il cane usciva dove era stato stampato il simbolo di Superman.
La bocca di Clarke si aprì in un’espressione di sorpresa e meraviglia.
<< Dai, che cosa fantastica! Ma dove l’hai trovata? L’ho sempre voluta per Luthor! >>.
<< Il negozio per animali del Frullone >> rispose il fratello di Diana con aria compiaciuta << Ho girato tutta Napoli per trovarla. Hanno fatto tutta una linea con i simboli di tutti i supereroi DC. C’era Flash, Wonder Woman, Arrow…. Chissà se lo faranno anche con i personaggi Marvel! >>.
<< Ci pensi? Io sceglierei sempre… >>.
<< Wolverine, lo sappiamo >> la interruppe Diana << Perché è il tuo personaggio preferito. Il potere di rigenerarsi lo rende praticamente immortale e un sacco di altre cose che hai ripetuto all’inverosimile >>.
<< Mi stai dando della vecchia? >>.
<< Lo sei rispetto a me >> rispose l’altra incrociando le braccia sul petto << Di ben due mesi >>.
Clarke roteò gli occhi.
<< Anche questa storia è piuttosto vecchia, sai? >>.
<< Ragazzi, è pronto! Venite a tavola! >> urlò Antonella dalla cucina mettendo fine alla conversazione << Matteo, per favore, prendi un’altra bottiglia di Coca prima di venire >>.
Matteo si allontanò mentre dalle scale superiore scese un uomo di quasi sessant’anni, brizzolato e con qualche chilo di troppo.
<< Ciao Clarke >> la salutò quando raggiunse sia lei sia la figlia << Com’è andata a Los Angeles con tuo padre? >>.
<< Buonasera Emilio >> contraccambiò Clarke camminando verso la cucina << Benissimo, papà quando suona ha qualcosa di magico. Incanta tutti >>.
<< Oh, lo so. Me lo ricordo a uno degli ultimi concerti che ha fatto qui al San Carlo. È tornato? >>.
Presero posto intorno al tavolo dove Antonella, aiutata da Matteo, stava già preparando le porzioni di lasagne per tutta la famiglia.
<< No, gli hanno proposto un secondo tour in California che lo impegnerà per almeno tre mesi >>.
<< Tre mesi in California, che figata pazzesca >> disse Matteo sedendosi davanti a Clarke e incrociando le braccia dietro la nuca con aria sognante.
<< Stai composto a tavola, giovanotto >> lo ammonì la madre dandogli una scappellotto << E pensa a studiare, quest’anno sei al primo liceo >>.
<< Lo so, lo so >> rispose Matteo iniziando a mangiare.
Clarke si guardò intorno.
<< Ma non aspettiamo Gaia? >>.
<< Gaia e Marcello dovevano finire di rivedere alcune cose per il matrimonio e quindi resta a cena da lui. La accompagna più tardi >>.
<< Oddio, mi ero completamente dimenticata che si sposano! >> esclamò la ragazza guardando Diana per avere un aiuto.
<< Tra sei mesi, Clarke. Hai tutto il tempo per comprarti un vestito nuovo! >> rispose l’amica prima di scoppiare a ridere seguita dal fratello.
<< Ma smettetela tutti e due >> disse Antonella << Clarke sa perfettamente che non può presentarsi al matrimonio di Gaia in jeans e scarpe da ginnastica >>.
<< Eh? >> fece Clarke guardando smarrita prima Diana e poi Antonella.
Diana rise di nuovo.
<< Bell’aiuto >> mormorò la ragazza rivolta all’altra.
<< Andiamo Clarke! Un vestito! Almeno per questa volta! Hai un così bel corpo, perché lo nascondi sempre dietro a quelle felpe terribili? >> continuò la donna.
<< Anto, non metterla a disagio >> s’intromise Emilio << Clarke >> aggiunse << Puoi venire vestita come meglio credi, torna pure a respirare >>.
Clarke si lasciò andare a un sospiro e si rilassò.
<< Grazie >> bisbigliò all’uomo che le strizzò l’occhio in segno di intesa.
<< Io il vestito nuovo lo voglio invece! >> esclamò Diana alzando la mano << E anche una seconda porzione di lasagne! >>.
<< Così il vestito nuovo non ti entrerà mai >> bisbigliò Matteo guardando Clarke.
La ragazza quasi si strozzò per cercare di non ridere e si beccò una gomitata da parte di Diana.
Le era mancata tutta quella quotidianità, quel sapore di casa. Con suo padre aveva cenato sempre in grandi ristoranti, avevano riso e scherzato come due persone qualunque, ma non è la stessa cosa di quando si è a casa propria. Con Diana si sentiva a casa. Suo padre era un grande pianista, il migliore, ed era quasi sempre in giro per il mondo. Quando suonava, incantava chiunque lo ascoltasse e per questo a casa c’era poco. Eppure i momenti più belli che ricordava erano proprio quelli, quando le aveva insegnato a suonare, quando si metteva sotto il pianoforte e colorava fino ad addormentarsi al suono delle sue melodie. Suo padre era un uomo davvero eccezionale e lei gli sarebbe sempre stata grata per quello che le aveva donato.
 
Gaia rincasò quando si stavano aprendo i dolci. Il padre aveva comprato le sfogliatelle con particolare riguardo per le frolle che erano le preferite di Clarke. La ragazza abbracciò l’amica della sorella e si sedette con loro mentre raccontava quello che aveva fatto fino a quel momento. Clarke e Diana, però, non ascoltavano davvero. Si guardavano ed erano così complici che bastava quello per capirsi. Perché tra loro era sempre stato così. E in quel momento Diana voleva solo alzarsi e andare in camera per restare sola con lei. Clarke sbadigliò e Antonella, sempre molto attenta, le propose di rimanere a dormire da loro vista l’ora che si era fatta. La ragazza all’inizio rifiutò, ma, sotto le insistenze della donna, accettò di dividere il letto con l’amica.
<> disse Diana mentre saliva le scale.
Clarke era ancora giù ad accarezzare il suo vecchio amico che dormicchiava sul suo cuscino. L’altra sapeva che l’aveva ascoltata e questo le bastava. Non erano mai servite troppe parole tra loro.
<< Lo faccio solo perché tua madre insiste sempre >> disse Clarke raggiungendola e afferrandole la mano.
<< Certo >> affermò Diana ruotando gli occhi e facendo strada.
Gli altri erano ancora tutti in cucina. Aprì la porta della sua camera e la richiuse non appena Clarke entrò.
<< Non mi hai ancora detto se ti sono mancata >> mormorò maliziosamente la ragazza togliendosi la maglietta che indossava.
Clarke sorride mentre le si avvicinava. La sbatté con forza contro la parete vicino al letto e le sollevò entrambi i polsi con una mano. Con quella libera iniziò a giocherellare col suo reggiseno.
<< Tu mi mancherai sempre >> disse con voce roca << Perché sei la mia migliore amica >>.
 
<< Ti ho stampato la lista dei libri >> disse Diana alzandosi dalla scrivania e andando ad aprire le tende.
La luce del mattino inondò la stanza facendo sobbalzare Clarke che stava ancora dormendo nel letto dell’altra.
<< Lo so che sei sveglia >> continuò l’amica sedendosi sul bordo del letto.
Clarke le dava le spalle.
<< Guarda >> continuò Diana leggendo alcuni titoli di libri scolastici << Questi puoi evitare di comprarli perché sono solo le nuove edizioni di quelli che avevamo l’anno scorso. Devi comprare questi due e l’ultimo in fondo >>.
Clarke non diede segno di vita.
<< E dai, Clarke! È una cosa seria! >>.
La spintonò affinché aprisse gli occhi, ma Clarke si voltò dall’altra parte pur di continuare ad avere ancora un po’ di pace. Nel farlo, il lenzuolo le scivolò lungo il corpo prima di cadere a terra rivelando la sua nudità. Diana si bloccò con la mano a mezz’aria mentre la osservava. Era così bella e lei non se ne rendeva nemmeno conto. Aveva un corpo perfetto, era alta, slanciata con poche curve che, però, la rendevano molto più attraente, una cascata di riccioli biondi, due occhi blu come l’oceano. Si stese accanto a lei su un fianco tenendo la testa poggiata sul palmo della mano e iniziò ad accarezzarle la pelle del braccio. Era bianchissima, quel tipo di pelle che al sole si scotta, ma non si abbronza. Non sembrava per niente un’australiana. Arrivò all’avambraccio e un brivido scosse l’altra. Si scostò dal suo tocco e nel farlo il primo dei tre tatuaggi che aveva s’intravide.
<< Smettila >> mormorò a mezza voce << C’è gente che vorrebbe ancora dormire >>.
<< Tu e quale esercito esattamente? >> la canzonò Diana riprendendo ad accarezzarla.
<< Io e tutte le me stesse che adesso ti uccideranno se non la smetti >>.
<< Ah, sì? >>.
Clarke aprì un occhio a quella provocazione e lo fissò sull’amica che le sorrideva con aria di sfida.
Fu un attimo. La gamba di Clarke colpì quella di Diana che perse l’equilibrio e cadde di schiena sul materasso permettendo all’altra di salire sopra. Le bloccò i polsi ai lati del viso e le sfiorò il naso col suo. Nel vedersi sovrastare da Clarke, Diana dovette ingoiare un groppo di saliva. Aveva ragione sua madre quando diceva che felpe e scarpe da ginnastica coprivano il corpo dell’amica senza valorizzarlo, che qualcosa di diverso dai jeans e più fasciante avrebbe fatto girare la testa a tutti. Sarebbe stato davvero così se Clarke fosse stata etero. Ma alla ragazza i maschi non erano mai interessati e quindi nessuno andava oltre all’apparenza. E poi Clarke era solo sua, l’unica con cui andasse a letto.
<< Diana, Diana! Dormite ancora? >>.
Era la voce di Matteo. Velocemente Clarke scese dal corpo dell’amica e indossò le prime cose che trovò gettate per terra dalla sera precedente.
<< Matteo, che vuoi? >>.
Invece di rispondere, il ragazzo spalancò la porta. Al suo fianco Luthor scodinzolava allegro. Non appena i suoi occhi incontrarono quelli della padrona, corse da lei.
<< Volevo dirvi che stavamo scendendo. Stamattina Gaia gli ha fatto fare un giro prima di andare a lavoro e… >>.
Si bloccò capendo che il cane non sarebbe uscito con lui.
<< Va beh, è tornata Clarke ed è giusto che stia con lei. Io vado, ciao Clarke, ciao Luthor! >>.
<< Ciao Mat, ci vediamo! >>.
<< Ehi, potresti salutare anche me! >> esclamò la sorella indignata.
Clarke sorrise mentre cercava il suo reggiseno. Nella fretta aveva indossato la maglietta senza niente sotto.
<< Lascialo stare >> disse la ragazza << Piuttosto, perché non adottate anche voi un cane? Matteo lo adorerebbe ed è abbastanza grande da potersene prendere cura da solo >>.
<< Lo sai che papà non è d’accordo. Lui è spesso fuori per lavoro, mia madre con i turni in ospedale non si sa mai quando torna e Gaia tra poco si sposa. Un conto è occuparci sporadicamente di Luthor e un altro è averne uno cui badare sempre. Un cane non è un giocattolo che puoi relegare in un angolo quando non hai tempo >>.
<< Restate tu e Matteo lo stesso >> sottolineò Clarke inarcando il sopracciglio destro.
<< Io? Io mi occupo già del mio animaletto domestico che non è per nulla socievole! >>.
Il viso di Clarke s’imbronciò a quelle parole.
<< Non sei divertente >>.
Diana le fece la linguaccia.
<< Sbrighiamoci, abbiamo dei giri da fare >>.
 
<< Possiamo andare in fumetteria adesso, cara mammina? >> domandò Clarke fermandosi sul ciglio del marciapiede.
Non avrebbe fatto un altro passo senza una risposta positiva. Luthor imitò la padrona sedendosi e abbaiando per richiamare l’attenzione.
<< Anche Luthor mi da ragione >>.
Diana alzò gli occhi al cielo e fece una scrollata di spalle.
<< E va bene, hai vinto. Andiamo in fumetteria >>.
Un urlo di vittoria si levò dalle labbra di Clarke mentre riprendeva a camminare.
<< Mi spieghi cosa dobbiamo fare? Ci sei stata ieri >>.
<< Forse mi è sfuggito qualcosa>> rispose l’amica attraversando la strada << E poi meglio la fumetteria che seguire te per i negozi! >>.
Diana inarcò il sopracciglio facendo finta di essersi offesa.
<< Sei assurda, giusto per esserci fermate un paio di volte! E ti ricordo che abbiamo comprato anche i libri che ti servivano >>.
<< Che culo >> mormorò ironicamente Clarke stringendo involontariamente la busta che li conteneva.
L’altra scosse il capo e la seguì all’interno del negozio.
<< Ciao Peppe! >> esclamò Clarke sinceramente felice.
<< Clarke! Ma sei già venuta ieri! >> fece il ragazzo alzandosi da dietro il bancone per salutarla << Luthor! >> aggiunse notando il cane << Ci sei anche tu Diana, da quanto tempo! >>.
<< Diciamo che non siamo tutti così fissati come Clarke >> rispose Diana contraccambiando il saluto.
<< Ti lascio Luthor qui, noi ci facciamo un giro >> disse la ragazza strizzando l’occhio all’amico.
Peppe annuì prendendo il guinzaglio e il cane docilmente si sdraiò per terra.
<< Ma come siete carini tu e Peppe… >> iniziò Diana mentre vagavano per gli scaffali facendo bene attenzione a farsi sentire solo dall’altra.
Clarke le gettò una breve occhiata prima di scuotere il capo e sorridere.
<< Sei gelosa? >> mormorò senza guardarla mentre si alzava sulle punte per poter prendere un manga posizionato molto in alto.
<< Dovrei? >>.
Entrambe scoppiarono a ridere nello stesso momento.
<< Sei un’idiota, Clarke >> disse infine Diana allontanandosi e scendendo verso il piano inferiore.
Clarke la osservò finché le fu possibile e subito dopo tornò a concentrarsi sul manga che aveva in mano. Mentre leggeva la trama camminò verso il bancone non accorgendosi dell’ostacolo sulla sua strada. Il colpo le fece perdere l’equilibrio e cadere il manga di mano.
<< Ehi, tutto ok? >>.
Clarke guardò nella direzione della voce e vide una ragazza che stava raccogliendo i fumetti che le erano caduti di mano, compreso quello che aveva lei.
<< Mamma, che botta >> disse facendo per rimettersi in piedi, ma fu anticipata dall’altra che le porse la mano in segno di aiuto.
Clarke accettò e si guardarono negli occhi. Fu come essere fulminati. La ragazza che le stava di fronte aveva degli occhi enormi, di un verde bellissimo, che non aveva mai visto. Una cascata di capelli castani le incorniciava il volto dai caratteri dolci.
<< Stai bene? >>.
<< Eh? Sì… grazie! >> rispose Clarke riprendendosi.
Rimasero a fissarsi ancora per qualche secondo prima che l’altra le porgesse il manga che le era caduto.
<< Credo che questo sia tuo, io non leggo queste cose >>.
<< Ah, no? Peccato, volevo sapere di cosa parlasse >>.
Rise e il suono della sua risata le rimbombò nelle orecchie.
<< Dalla copertina direi… sangue e splatter! >> esclamò sistemando meglio quelli che aveva in mano per non farli cadere nuovamente.
<< Grazie, fin lì ci ero arrivata anche io >> disse Clarke. Sbirciò velocemente tra i suoi fumetti << Il color fest di Dylan Dog? Bah, non mi è piaciuto per niente >>.
Involontariamente l’altra ragazza abbassò lo sguardo verso la copertina del primo della pila.
<< Diciamo che Dylan Dog è morto ormai >> rispose << Il color fest è solo per una questione di collezione >>.
Clarke sgranò gli occhi per la sorpresa.
<< Dai, la penso esattamente come te! Per questo continuo a comprarlo >>.
La vide arrossire e quel dettaglio di lei le piacque ancor di più.
<< Davvero, che coincidenza! E dire che c’è a chi piace la direzione di Recchioni! >>.
<< Ti prego, era meglio se continuava a fare Orfani. E nemmeno più quello adesso >>.
La ragazza scoppiò a ridere di nuovo.
<< Ehi, Sofy tutto okay? >> disse una terza ragazza avvicinandosi al duo.
<< Elena, finalmente! Dobbiamo sbrigarci altrimenti rischiamo di arrivare tardi! >>.
<< Dobbiamo solo pagare… >> mormorò l’altra guardandola con aria sorpresa.
<< Okay, allora andiamo >> affermò Sofia << E’ stato un piacere chiacchierare con te >> aggiunse tornando a prestare attenzione a Clarke.
Le sorrise in segno di saluto.
<< Anche per me >>.
Quando Diana tornò, trovò Clarke che ancora fissava la porta dalla quale erano uscite.
 
Elena e Sofia uscirono dalla fumetteria e si diressero velocemente verso il motorino parcheggiato a piazza Dante.
<< Quella chi era? >> domandò Elena mentre cercava le chiavi.
Sofia si strinse nelle spalle senza guardarla e senza rispondere.
<< Credo di averla già vista da qualche parte, forse a scuola? >> continuò l’amica.
<< Forse >> disse finalmente Sofia.
<< Sei la simpatia >>.
A quel punto l’altra ragazza increspò un sorriso.
<< Davvero Elena, non lo so. A me sembra di non averla mai vista >>.
<< Sembra simpatica >> commentò Elena lanciandole il casco.
<< E da cosa lo deduci? >>.
<< Ti ha fatta ridere e non ridevi in quel modo da tanto tempo >>.
 
  
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