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Autore: Blue Flash    15/11/2017    2 recensioni
«Parlami di loro Zetsu.»
L'essere, o meglio, la pianta si voltò celermente verso la ragazza, incuriosito da quella sorta di domanda.
«Di loro?» domandò sibilino lo Zetsu Nero continuando a camminare al suo fianco.
«Vuoi che te ne parli io?» chiese, invece, il bianco speranzoso.
«No, Zetsu nero.» e Reyko lanciò uno sguardo indagatore al suo compagno.
«Sei più furba di quel che sembri a differenza di qualcuno li in mezzo. Dunque, di chi vuoi che ti parli mentre andiamo?»
«Di tutti loro. Voglio sapere con chi sto avendo a che fare.»
Quell'affermazione fece scaturire una sorta di risata sommessa da parte di entrambi gli Zetsu, quasi entusiasti di poter parlare.
«Allora ti dirò quello che vuoi sapere dei membri dell'Akatsuki ad una sola condizione che dovrai rispettare condizione.»
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Eccomi qui con la mia FF. Protagonista è l'Akatsuki, in particolare dopo l'abbandono di Orochimaru si unirà a loro un nuovo elemento (Oc) per completare lo schieramento vincente. Sarà ambientata inizialmente durante Naruto e poi durante Shippuden, con variazioni nell'arco degli eventi e tratterà di quello che successe nell'Akatsuki per ottenere la sua attuale fama ed anche quello che succederà durante la guerra.
Genere: Angst, Guerra, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Akatsuki, Deidara, Itachi, Kisame Hoshigaki, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Bad news 

Circa tre mesi dopo
Un flebile sospiro fuoriuscì dalle labbra screpolate della ragazza, che stranamente quel giorno sembrava godersi la piena luce del sole, capace di riscaldarla. I capelli castano chiaro, illuminati, risplendevano grazie a dei riflessi più biondi, cosa che di tanto in tanto qualcuno le aveva fatto notare. Un tempo era solita portarli lunghi, molto lunghi e ribelli, poi durante l’addestramento eremitico si era ritrovata a doverli tener più corti sia perché in questa maniera era più semplice combattere, evitando intoppi, sia perché era stata una sorta di auto imposizione per imparare la disciplina. I capelli per una ragazza fungevano da primaria fonte di bellezza e lei non voleva aver niente a che fare con tutto quello. Lei era una guerriera ed in quanto tale doveva focalizzare la propria attenzione su altro.
Le erano cresciuti leggermente, arrivandole all’altezza delle spalle, o leggermente più in basso, e magari se solo avesse avuto del tempo per sé stessa li avrebbe sistemati. Adorava particolarmente i capelli di Konan-san, tenuti indietro con quel fiore bianco fatto di origami. Anche lei una volta aveva provato a mettere un fiore fra i capelli, ma si era beccata un complimento da parte di Zetsu, cosa decisamente molto poco interessante. In realtà, a conti fatti, Zetsu non era poi così male, bisognava solamente abituarsi a lui, alle sue domande sciocche, poste dalla parte bianca, o anche a quei momenti in cui non ammetteva alcuna replica.
Zetsu poteva esser davvero bravo nello spionaggio, cosa che sorprese parecchio Reyko, ma agli acquirenti non dispiaceva trovarsi a parlare con la ragazza. Era quasi un punto a favore dell’Akatsuki. Qualcuno aveva addirittura sborsato qualcosa in più vedendola, cosa di cui Kakuzu fu entusiasta. Le avevano detto che fare buon viso a cattivo gioco sarebbe servito, ed a quanto pareva era vero. 
Ormai la loro società veniva richiesta sempre di più, tanto da non permettergli di avere un attimo di pausa. 
Di tanto in tanto riuscivano a tornare alla base, anche se non tutti quanti, ed allora la storia era uguale per tutti: non potevano fermarsi perché Pain desiderava sempre di più. Le voci si spargevano piuttosto velocemente e se prima a richiedere dell’Akatsuki erano poche persone adesso la questione si faceva più complicata. Tutto questo si traduceva in nuovi fondi, che non guastavano neanche un poco, perché gli artisti, o lo stesso Hidan, spesso sperperavano più di quanto fosse totalmente necessario. Da quando Reyko si era unita al gruppo dell’Akatsuki aveva pian piano imparato a conoscerli, per quanto potesse averli visti, e stranamente aveva anche iniziato ad apprezzare la loro compagnia. In fondo si trovavano tutti sulla stessa barca, senza un posto dove andare, una nazione da proteggere, un kage da servire. 
Quel giorno, probabilmente, non vedeva l’ora di portare e mostrare a Kakuzu l’ennesimo aumento che era riuscita a strappare durante la missione, in modo tale da potersi prendere i complimenti da quest’ultimo, che difficilmente li elargiva. Avrebbero avuto un paio di giorni di riposo, prima della successiva missione, o almeno così Pain aveva detto durante una delle loro riunioni orografiche quando ancora si trovavano tutti lontani.
Stavano attraversando il Paese del fuoco, utilizzando le solite scorciatoie intraprese da Zetsu bianco,  lasciandosi alle spalle l’ennesimo piccolo villaggio da cui erano passati senza destare alcun sospetto. Le dita della ragazza stringevano quel cappello di paglia, che dovevano indossare, mentre l’altra era lasciata morbida a sfiorare la pesante cappa scura dell’Akatsuki. Sen, come sempre, si muoveva qualche passo in avanti a loro, cercando qualcosa di interessante lungo quella strada. Di tanto in tanto si fermava ad annusare la foresta che cresceva ai margini del sentiero, ma poi tornava sui suoi passi. 
«Kakuzu sarà fiero di sapere che hai quasi raddoppiato la commissione solamente rivolgendo un sorrisetto al vecchio che ci doveva pagare. Il potere persuasivo di una donna è davvero sbalorditivo certe volte.»
Le iridi scure die Reyko virarono rapidamente in direzione del proprio compagno che aveva appena parlato con spensieratezza, ma che lei non gradì più di tanto.
«Le donne possono sorprenderti più di quanto immagini.»
«Non lo metto in dubbio, Reyko-sama, mi stai spiegando molte cose riguardo agli esseri umani, anche se ancora non mi hai detto come fanno ad—…»
«No, Zetsu, non ti spiegherò di nuovo come si fanno i bambini.»
E la ragazza, esasperata, si portò una mano a coprire la fronte e le gote, rosse per l’imbarazzo.
«Sai, ho capito bene che la storia dei lupi, che portano i neonati dai genitori, è una bugia bella e buona. Tu però sei femmina e sicuramente puoi spiegarmelo meglio degli altri.»
No, non poteva affrontare nuovamente una discussione simile.

Svariate settimane prima
«Reyko, perché non ti unisci anche tu alla nostra allettante discussione?»
Le aveva urlato Deidara, perché ormai urlare per il biondo era la prassi quando la vedeva passare, agitando una mano dalla stanza accanto. Si erano ritrovati alla base, in uno di quei rari momenti di calma e tranquillità,  ma in verità Reyko voleva semplicemente meditare sulla veranda per poter acquisire più energia naturale. 
Eppure non ebbe il coraggio, o forse la forza di dire di no al ragazzo, che cercava in tutti i modi di nascondere un ghigno divertito. Pensò, ingenuamente, che stessero parlando di arte, perché il più delle volte le discussioni vertevano su quello o sulle minacce di morte o su altre missioni. Ma una volta giunta nella stanza, i presenti si voltarono a guardarla con molta poca discrezione. 
Zetsu era seduto al tavolo, circondato da un lato da Deidara, mentre dall’altro vi era Hidan. Già il solo vedere quell’accoppiata non sembrava premettere nulla di buono. Sasori, invece se ne stava seduto sul divano insieme a Kisame, mentre Itachi era sul porticato a sfogliare un libro. 
«Che—… succede? Perché voi due avete la faccia di chi ha appena fatto qualcosa di terribile?» domandò la ragazza additando prima uno e poi l’altro, ed infine Zetsu seduto al centro. 
«Non abbiamo fatto niente di terribile, stavamo solo spiegando a Zetsu qualcosa di nuovo, non è vero Zetsu?» ribatté con estrema convinzione Deidara, dando una manata alla pianta.
Quasi le dispiacque per il suo compagno, esser tartassato in quella maniera da quei due non doveva essere bello. 
«E’ vero, Reyko-sama, mi stavano spiegando come dovrebbero nascere i cuccioli d’uomo.»
Cucciolo d’uomo? Aveva davvero sentito bene?
La sua espressione, dall’annoiato, virò decisamente allo sconvolto perché non potevano davvero fare un discorso del genere con chi possedeva conoscenze umane pari a zero, e voleva sempre sapere qualcosa in più.
«Ti—… stanno insegnando come nascono i bambini?» balbettò lei non sapendo come sparire alla svelta. 
«Esatto, è sempre stata una cosa che mi sono domandato e così ho chiesto a loro.»
«Così abbiamo pensato di chiedere all’unica donna presente al momento, perché si sa, le donne sono sempre più informate al riguardo, vero dolcezza?» 
Hidan le rivolse un inquietante occhiolino, perché nonostante possedesse un bel viso ed un fisico niente male, qualsiasi cosa facesse risultava inquietante, perfino quando provava a fare il carino con lei, non che in quel momento lo stesse facendo sul serio.
In tutta risposta gli rivolse una smorfia di pieno disgusto, accompagnata da un incrementarsi continuo del rossore al livello delle proprie gote. 
Inaccettabile. 
Fece schioccare immediatamente le dita, in un gesto pressoché automatico, ed immediatamente Sen, che era rimasto fuori accanto ad Itachi, corse dentro e saltò addosso ad Hidan, azzannandolo al braccio. Di solito qualcuno normale avrebbe urlato di dolore, ma lui sembrò invece gradire la cosa, tanto da scoppiare a ridere, lasciandosi mordere dal lupo. 
«Andiamo, stavamo scherzando, Reyko, non c’è bisogno di sguinzagliare il pulcioso contro di noi.» asserì immediatamente Deidara, alzandosi per allontanarsi da Hidan ed il lupo.
«Secondo me per averlo chiamato in quel modo non ti perdonerà facilmente, Deidara.»  Bisbigliò Kisame indicando Reyko con un dito. 
«Io dico di non perdere tempo e di passare alla parte in cui il lupo attacca il dinamitardo.» Aggiunse Sasori, con quella sua solita aria pacata, mentre le sclere verdi si alternarono sui presenti.
«Ohi, vecchio mio, ma tu da che parte stai?»
«Sicuramente non dalla tua.»
«Sasori io ti—…» ma non fece in tempo a completare la frase che Sen s’avventò anche su di lui, facendolo cadere a terra.
Fra i mille lamenti di Deidara, che alla fine non era stato morso, e fra le risate quasi incontrollate di Hidan, la kunoichi cercò di mantenere la calma, nella speranza di riuscire a deviare quel discorso. 
«Reyko-sama, ma non mi hai ancora spiegato come nascono i bambini—…»
La voce cantilenante di Zetsu, giunse alle orecchie della ragazza, che in quel momento si voltò lanciandogli un’occhiataccia fulminante.
«I lupi portano i cuccioli di uomo ai genitori. Così nascono i bambini, adesso fine della storia.»
Replicò imbarazzata ed allo stesso tempo anche un po’ infastidita, mentre la pianta la fissò con i grandi occhi gialli spalancati. Gli altri, dal canto loro, cercarono di soffocare delle risatine divertite. L’unico a ridere sempre molto sguaiatamente fu Hidann, ormai disteso per terra con un braccio sanguinante, che continuava a dar pacche sulla schiena a Zetsu.
Decisamente un’esperienza da dimenticare. 

Tempo presente
Cercò di deviare, per quanto fosse possibile, l’argomento bambini e nascite, nonostante Zetsu avesse insistito ancora un poco prima di abbandonare l’idea di tartassarla di domande. 
Era una così bella giornata, perché rovinare tutto cercando di alterare la sua quiete con quel genere di discussioni? Almeno, dopo il terzo consecutivo No, Zetsu smise di domandare, e forse Reyko, si pentì di esser stata tanto dura con lui, in fondo voleva solamente appagare la propria curiosità. Anche se era decisamente inquietante.
Il viso si spostò in direzione della foresta prima che improvvisamente la pianta si girò verso di lei, fissandola con i suoi enormi occhi gialli.
«Io ho appena ricordato di avere da fare, Reyko, ti dispiace tornare da sola alla base?»
Quella domanda tanto inaspettata spinse la ragazza a sbattere più volte le lunghe ciglia, ma non era la prima volta che Zetsu spariva lasciandola da sola. Usava i suoi poteri da—… pianta… per allontanarsi rapidamente. Le aveva spiegato che lui si muoveva molto più velocemente degli altri semplicemente grazie alla foresta, ma non le aveva voluto dire da dove derivasse quel potere. Ma a lei andava bene così. Magari un giorno o l’altro si sarebbero finalmente confessati cose indicibili a vicenda, ma non era quello il giorno.
Annuì lentamente, dandogli il permesso di allontanarsi, ed allora volse lo sguardo verso Sen, a svariati metri davanti a lui. Anche il lupo aveva visto la scena da lontano, infatti le andò incontro preoccupato. In tutta risposta la ragazza si piegò sulle ginocchia e carezzò con delicatezza il suo muso, lasciando che le dita affondassero nel pelo, ed allora rivolse un ultimo sguardo a Zetsu, che lentamente s’incamminò verso la foresta, nel quale sparì un attimo dopo.
«Siamo rimasti solamente noi due, Sen—…» 
Ma il lupo abbaiò, quasi in segno di protesta, ed allora la ragazza si ritrovò ad inarcare un sopracciglio, sorpresa come non mai da tutto ciò.
«Vuoi dire che non siamo soli? Che c’è qualcuno nei dintorni?»
L’olfatto del lupo grigio funzionava così bene che poteva percepire qualsiasi tipo di odore anche a distanze impressionanti, quindi quel “dintorni” poteva equivale addirittura a chilometri di distanza, ma tutto ciò non la preoccupò neanche un poco. Infatti, senza che Reyko dicesse niente, il lupo iniziò a correre nella direzione da cui doveva aver percepito quella traccia, e fu costretta anche ad indossare il cappello di paglia per comodità.
Se c’era qualcuno di conosciuto che si stava avvicinando lei gli sarebbe andata incontro, ma con cautela, perché rischiare di dare troppo nell’occhio, in un momento come quello, non era una cosa da fare.
Passarono fin troppi minuti all’inseguimento di Sen, deciso come non mai a raggiungere la fonte dell’odore, mentre la vegetazione al fianco alla strada iniziava a farsi sempre più fitta, ma ciò non sembrò distrarre la kunoichi, che proseguì spedita fino a quando due figure con lo stesso mantello, iniziarono a vedersi all’orizzonte. 
Sen doveva aver fiutato qualcuno dei propri compagni dell’Akatsuki, e visto come corse loro incontro non doveva trattarsi né di Deidara né, tanto meno, di Hidan. Loro due erano gli unici con cui il lupo sembrava non andare molto d’accordo, tanto da spingerlo a snudare i canini ogni qual volta uno di loro due osava avvicinarsi più del dovuto alla padrona, anche solo per parlare. Era un riflesso incondizionato del lupo, deciso a proteggere con la propria stessa vita l’eremita. In quel caso fu abbastanza semplice intuire di chi si trattasse, anche perché riuscì addirittura a percepire l’enorme quantità di chakra di Kisame e della sua Samehada. Era qualcosa che non passava di certo inosservato, e poi, fra tutte le coppie, non le dispiaceva affatto incontrare loro due. Erano i più discreti e tranquilli, che preferivano farsi gli affari loro, ma che comunque avevano un oscuro passato. Insomma non c’era male a parlare con loro due, di certo quello che chiacchierava di più era Kisame, mentre Itachi si limitava ad annuire o a darle consigli su cosa ignorare o su cosa fare.
Il lupo, corse loro incontro, ed iniziò a scodinzolare lieto di vederli e con sua immensa sorpresa Itachi si sporse leggermente in avanti per carezzargli il capo. Aveva davvero visto bene? Il ragazzo aveva avuto l’ardire di carezzarlo? E lui non aveva ululato? Insomma quella sì che era una scoperta. Lo avrebbe preso quasi come un tradimento, ma in realtà Reyko sapeva quanto quel suo migliore amico potesse lui stesso aver bisogno di affetto, cosa che cercava di dargli il più possibile, ma vedere un’altra persona arrivare a carezzarlo, beh questo era decisamente inaspettato.
Sbatté più volte le lunghe ciglia, e fu quasi una grazia l’aver indosso il cappello di paglia, con nastrini e campanelli, che le schermava il volto, forse perché non era decisa a mostrare troppa sorpresa.
Arrestò il proprio incedere a pochi metri da loro, andando ad intrecciare le braccia all’altezza del petto prima di sogghignare.
«Ha sentito il vostro odore a chilometri di distanza e vi è venuto incontro correndo, incredibile.»
Itachi, ancora intento a carezzare il capo del lupo, sollevò gli occhi rossi nella sua direzione, prima di raddrizzare la schiena, assumendo una normale posizione eretta.
«Come mai sei sola?» le domandò, allora, il ragazzo dai capelli scuri mentre si guardava intorno scandagliando la zona, forse alla ricerca di Zetsu. 
«Zetsu aveva degli affari da sbrigare e così mi ha detto di tornare da sola alla base.»
Kisame la studiò da capo a piedi. Anche lui aveva quel cappello di paglia calato dinnanzi agli occhi, ma lo tolse qualche attimo dopo, facendo risuonare alcuni de suoi campanelli. 
«Allora ritorna con noi.»
Quella sua affermazione le fece quasi piacere, perché in fondo tornare in compagnia di qualcuno che non fosse Zetsu, o Sen, avrebbe magari allietato le proprie giornate. 
«Beh penso che—…»
«Dov’è andato Zetsu? Te lo ha detto per caso?» le domandò a bruciapelo Itachi, che la guardò negli occhi. Era come se non si potesse dire anche solo una bugia allo sharingan, ma in quel caso non aveva niente da nascondere.
«No, non me lo ha detto. Qualcosa non va?»
Ed Itachi fece un chiaro segno di no, prima di distogliere lo sguardo, assumendo un’aria decisamente pensierosa ed allo stesso tempo seria come non mai. 
«Io vi raggiungo fra poco, d’accordo?»
Quella domanda da parte del ragazzo la fece esitare per un attimo, tanto da spingerla a mordersi appena il labbro inferiore. Poteva solo intuire che stesse andando a cercare Zetsu per qualche ragione, ma non ebbe voglia d’indagare.
«D’accordo. Ci vediamo fra un po’ Itachi.» sentenziò con tranquillità Kisame, prima di voltarsi verso Reyko.
«Non preoccuparti, lo rivedremo fra poco.»
Itachi, senza attendere alcun cenno d’approvazione, si allontanò anche lui nella foresta, lasciando soli Kisame con l’eremita. La ragazza, si voltò verso lo spadaccino, ancora vagamente confusa e si passò una mano fra i capelli, scombinandoseli. 
«Sbaglio o mi sono persa qualche passaggio?» 
«In realtà sì, ma non preoccuparti, al massimo adesso ti aggiorno io, eremita. Se non hai ancora mangiato lascia che ti offra qualcosa.»
Le parole di Kisame la spinsero immediatamente a tastarsi il ventre vuoto, perché ormai mangiare era una questione di secondaria importanza. Quasi inconsapevolmente gli rivolse un sorrisetto divertito, annuendo.
«Ci sto, io adoro i dolci.»
«Anche tu?»
«Anche io? Chi altri li adora?»
«Nessuno, lascia perdere. Andiamo a mangiare dolci in qualche locanda lungo la strada, mi pare di averne vi sa una non molto lontano da qui.»
Le parole di Kisame vennero accolte con un leggero sorriso da parte della ragazza, che però si voltò per guardare con la coda dell’occhio la figura di Itachi che si allontanava.
Doveva aver molti pensieri per la testa, questo era certo, ma tanto da spingerlo ad allontanarsi dai propri compagni era una cosa alquanto strana. 

Si doveva aspettare un comportamento del genere da parte di Zetsu. Prima doveva passargli delle informazioni e poi si allontanava dalla sua compagna. Non era stato semplice rintracciarli nel Paese del Fuoco, ed una volta trovati aveva appreso dell’allontanamento. Di solito, quando la pianta era propensa a dar nuove notizie, non si trattava mai di qualcosa di piacevole. L’ultima volta aveva riferito loro di Orochimaru e del suo attacco al Villaggio della Foglia. Fu quasi difficile cercare di nascondere la propria preoccupazione, specialmente una volta appresa anche la scomparsa del Terzo Hokage. Era con lui che aveva firmato un tacito accordo riguardo il fratello minore, che sarebbe dovuto rimanere per sempre fuori da quella storia, e per questo motivo aveva convinto Kisame a spingersi fin li per controllare che le cose andassero bene. Aveva usato come scusa il voler rintracciare il possessore del Kyuubi, in modo tale da assecondare i piani di Pain, ma una volta al proprio vecchio villaggio le cose non erano andate come previsto. Si erano ritrovati a scontrarsi con Kakashi, il suo vecchio compagno anbu, ed anche con Gai, per concludere con l’Eremita dei Rospi che era insieme al
Jinchūriki . Dovevano aver avuto informazioni riguardo l’Akastuki perché non poteva essere una casualità il fatto che uno dei tre Ninja Leggendari fosse in compagnia di quel ragazzo.
Probabilmente se non fosse intervenuto il vecchio Jiraiya lo avrebbero addirittura catturato, guadagnando un maggiore riguardo da parte di Pain, ma in quel caso Sasuke era intervenuto a rovinare tutto. Era cresciuto nell’odio, proprio come lui un tempo gli aveva detto. Era diventato forte ma non abbastanza da poter anche solo pensare di sfidarlo. Anche se aveva appreso la tecnica del Chidori, insegnatagli sicuramente da Kakashi, ancora ne aveva di strada da fare prima di riuscire a risvegliare il suo Sharingan Ipnotico. Ma era certo che in un modo o nell’altro Sasuke ci sarebbe riuscito per il bene dell’intero clan degli Uchiha. 
Un flebile rumore alle proprie spalle, mentre si muoveva con tranquillità in quella foresta, lo costrinse a fermarsi immediatamente, segno che qualcuno era appena giunto. Ormai Itachi, pur non essendo uno shinobi sensoriale, era perfettamente in grado di riconoscere la presenza dei propri compagni, infatti si voltò verso la figura ammantata di Zetsu, il cui busto sembrava sporgere da un tronco. Chiunque conosceva quella tecnica, ormai tutti quanti sapevano come si muovesse quel loro compagni, ma le origini di quella pianta erano ciò che realmente incuriosiva Itachi. C’era solamente una persona al mondo capace di controllare il legno, ma quella persona era morta da molto tempo.
Fece virare gli occhi con lo sharingan in direzione di Zetsu, che invece sorrideva ampiamente ed addirittura lo salutò con una mano.
«Itachi, finalmente ci vediamo.»
«Pensavo che fossi con Reyko.»
Ammise con semplicità mentre studiava attentamente il compagno.
«Avevo delle cose da fare.»
Ed Itachi esitò nel rispondergli con la giusta domanda: chi dovevi spiare? Ma volle evitare di sembrare troppo scontroso, anche perché sembrava dovergli dire qualcosa di parecchio importante.
«D’accordo, quindi che cosa dovevi dirmi di così importante da farmi venire qui da solo?»
Cercò di scorgere negli occhi gialli della pianta la minima ombra di dubbio, o di paura, ma non sembrava preoccupato. Anzi, la sua parte bianca pareva quasi entusiasta di poter parlare con qualcuno, un po’ come sempre.
«Ho saputo una cosa riguardo tuo fratello Sasuke.»
Zetsu sembrò sibilare quel nome con fin troppa malizia, ed allora Itachi intuì che qualsiasi cosa stesse per dirgli non era niente di buono. Ma per tutti quanti Itachi non doveva sopportare suo fratello, l’unica debolezza che aveva. Lui era solo un ricambio per il proprio sharingan Ipnotico.
Niente di più.
Niente di meno.

«Dimmi.» Lo spronò a parlare, anche per capire quanto in pericolo si fosse messo in quel momento. 
«A quanto pare si è allontanato di sua spontanea volontà con il Quartetto del Suono di Orochimaru. Qualcuno ha cercato di fermarlo e c’è stata una feroce battaglia, ma si unito al Sennin leggendario a quanto pare.»
Quella notizia, per quando potesse essere pessima, non sorprese più di tanto Itachi. In fondo era stato lui stesso a suggerirgli di diventare più forte, quando fu costretto a simulare la propria follia, quella degli Uchiha.  E lui doveva aver visto nel vecchio Orochimaru la giusta guida per poter diventare più forte. Niente trucchi o inganni, lo avrebbe fatto con un Leggendario. La cosa non andava per niente bene, perché doveva addirittura aver sbloccato il Sigillo Maledetto, ma ciò che realmente lo preoccupava era un’altra cosa: il suo corpo. 
«Capisco—…» commentò con tranquillità tenendo gli occhi puntati in direzione di Zetsu. 
«Orochimaru desiderava a lungo un corpo con lo sharingan ed adesso ne ha trovato uno.»
«Ma le nostre fonti dicono che dopo lo scontro con il Terzo Hokage Orochimaru ha perso l’uso delle mani e per questo motivo ha già dovuto rigenerare il corpo. Quindi dovranno passare altri tre anni prima che possa impossessarsi di quello di tuo fratello, Itachi.»
Forse fu quella la notizia più interessante che Zetsu avesse potuto dargli. Avevano ancora tre anni di tempo per cercare di riuscire a rintracciare suo fratello, anche se in verità Itachi era abbastanza certo che non si sarebbe lasciato piegare tanto facilmente dalla volontà di Orochimaru. Doveva occuparsi di lui e questo sarebbe bastato per dargli la forza necessaria a ribellarsi, un giorno o l’altro. 
«Va bene, quindi vuole provare ad attivare lo sharingan ipnotico in questa maniera. E’ piccolo e stupido.» sentenziò con tutto il sarcasmo di cui era dotato.
«Ma potrebbe diventare forte se venisse allenato dallo stesso Orochimaru.»
«Se sopravviverà.»
«Comunque non penso che c’interessi. Abbiamo altro a cui pensare adesso.»
«Hai ragione.»
Sussurrò Itachi muovendo qualche passo per allontanarsi da lui, dandogli le spalle.
«Itachi, la mia compagna è con voi, giusto? Riportatela sana e salva alla base. Mi servirà per la prossima missione.»
«Non preoccuparti.»
Lo liquidò con ovvietà perché in fondo non vi era dubbio alcuno che non avrebbero riportato a casa la ragazza. Doveva essere esasperate, certe volte, per lei passare intere giornate con Zetsu o essere anche solo circondata da tutti quegli uomini. Ma lei non pareva aver mai dato segno di voler mollare. Una volta Itachi ricordava chiaramente di averla vista osservare con interesse il libro che lui stava leggendo, uno di quei vecchi e polverosi libri appartenenti ai vecchi proprietari, ma Reyko si era semplicemente limitata a guardarlo per poi allontanarsi. Forse doveva risultare parecchio antipatico, a differenza degli altri che sembravano capaci di farla ridere, anche con battute stupide.
Scosse appena la testa, scacciando quei pensieri, perché a lui non doveva interessare una cosa simile.
Erano altri i problemi che affliggevano l’animo del maggiore dei fratelli Uchiha, primo fra tutti suoi fratello. Perché nonostante non potesse ammetterlo apertamente Sasuke sarebbe rimasto la principale preoccupazione di Itachi.
   
 
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