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Autore: iamnotgoodwithnames    16/11/2017    2 recensioni
"Al cuore non si comanda, non c’ha mai creduto ai modi di dire, non li ha mai voluti prendere neppure in considerazione, assurde frasi dette, ripetute così tante volte, da così tante bocche diverse, da perdere significato; da diventare banali cliché.
Eppure, alla fine, c’è rimasto incastrato anche lui in uno stupido cliché.
Al cuore non si comanda, si ripete, cercando di perdersi nel buglio di sogni che non sono mai piacevoli, cercando di dimenticare che, suo malgrado, la sua intera vita, per colpa di due iridi d’un pungente azzurro cielo, è diventata un banalissimo, insopportabile, cliché."
[Theo x Liam][Introspettiva][Slow Build][Spoiler!6A][Slice Of Life][Missing Moments][OC][OFC x Greenberg / Mason x Corey]
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Corey, Liam, Liam Dunbar, Mason, Nuovo personaggio, Theo Raeken
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Moonbeams Bonds'
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~ Chapter Thirteen : Please Don't Leave, It's All Happening ~


TRE MESI PRIMA


“sei sicura?”


Le chiede, per la millesima volta, Bianca sedendole affianco, al penultimo scalino della roulotte che Esme, da un anno, ha scelto come propria personale dimora, la castana inspira annuendo vigorosamente


“e va bene – sospira la maggiore delle sorelle, aggiustandosi la lenta crocchia che ne racchiude i lunghi capelli biondi  – ma promettimi di fare attenzione, ricorda che è difficile”

“lo so, ma – esclama con fermezza Esme, sorridendo entusiasta – andrà tutto bene”

“lo spero – le sussurra Bianca, avvolgendole le spalle sotto l’avambraccio destro, attirandola a sé – ma è un’aura difficile, così scura e spezzata”


La castana inspira, volgendo l’attenzione a quel fascio di luce che guizza, sgraziato, nel cielo, a chilometri di distanza da loro, che s’agita disarmonico, tormentato, una nube nera, dai contorni sgretolati, avvolta in un fascio violaceo, percorsa da punti giallastri che si confondono e mischiano ad altri grigi e rossi, attraversata da così tanti fili sbiaditi che si perdono nel cielo e da un unico, intenso, filo dorato.
È l’aura più martoriata che Esme abbia mai visto e non può ignorarla, da quando l’ha notata, due settimane fa, per pura casualità, mentre insegnava ad Irina come poter controllare il potere con cui è nata, ne è rimasta incantata e, la sua stessa natura, le ha imposto di sorvegliarla ed infine agire


“già – ammette alla sorella maggiore, in un tiepido sorriso che nasconde una lieve incertezza – ma che genere di zână(*) sarei se la lasciassi così? Ricordi, la mamma diceva sempre aiutiamo gli alti per aiutare noi stessi perché siamo...”

“custodi della fortuna meritata – conclude Bianca, scostandole una ciocca castana dal volto, carezzandole dolcemente la guancia – ma fa comunque attenzione, non voglio che ti accada la stessa cosa”


È un sussurro di malinconico dolore la voce della sorella, Esme inspira, poggiando la fronte alla spalla della bionda.
Il ricordo di quel tragico evento di dieci anni fa è ancora un’immagine insopportabilmente vivida, impressa, marchiata a fuoco nella memoria, ad eterno avvertimento che il dono con cui sono nate può portare sventura solo a loro stesse; espira melanconica la castana


“non accadrà, puoi vederlo anche tu”


Dice soltanto, tornando a scrutare quell’aura che, malgrado il tormento, malgrado gli innumerevoli punti rossi, le linee un tempo dorate sbiadite e macchiate di grigio, non ha traccia alcuna di pericolo


“lo vedo, ma questo non m’impedisce di preoccuparmi per te, promettimi che farai attenzione”

“te lo prometto e poi – sorride mesta Esme, sollevando il capo, le iridi nocciola incastrate in quelle smeraldo della sorella – lo poterò qui, se dovesse accadere qualcosa mi aiuterete voi”

“certo – rovista tra le tasche Bianca, afferrando un pacchetto consumato di sigarette stropicciate – ricorda però, sii cauta, alcune persone hanno bisogno di tempo per fidarsi”


Esmeralda annuisce, appuntandosi l’ennesimo suggerimento da sorella maggiore, alzandosi poi rapida dallo scalino della roulotte, sistemandosi la tracolla della borsa, tra le mani stringe una busta in plastica bianca e l’odore di delizioso pollo al forno che emana è così gradevole che, ne è certa, riuscirà a conquistarsi già un briciolo di fiducia solo mostrandoglielo


“per qualsiasi cosa chiamami”


Le ricorda Bianca, guardandola svanire rapida lungo la strada, seguendo quell’aura che Esmeralda sa già appartenere al ragazzo dagli occhi d’oceano che vive in un auto, vagando per la città senza meta.
Sorride annuendo frettolosamente alla preoccupazione della sorella, fissando il cielo, affrettando il passo verso quell’aura a cui deve ancora riuscire a capire come potersi avvicinare senza confessare la propria natura, non può mica dirgli quel che è, sembrerebbe inquietante e strano ed Esme non vuole allontanarlo; vuole solo aiutarlo ad ottenere la serenità che cerca disperatamente, la gioia di cui ha un disperato bisogno.
E, si dice, avvicinandoglisi sempre di più, anche se non sa ancora bene come è certa che ci riuscirà; in qualche modo.
 

 
PRESENTE (TRE MESI DOPO)  
 
La casa è silenziosa, molto più silenziosa del consueto, i coniugi Dunbar hanno lasciato al figlio le ultime utili direttive, tra cui una lista di numeri d’emergenza, della lasagna avanzata dal pranzo da riscaldare in forno, dell’insalata già condita in frigorifero ed un’invitante torta al cioccolato ricoperta di cocco, circa un’ora fa e Liam, da qualche minuto ormai, sta facendo del suo meglio per non divorare l’intero dolce, sotto l’effetto di una strana ansia che non riesce ad ignorare in alcun modo, concentrando l’attenzione al rumore incessante dell’acqua che scivola tra le pentole ed i piatti da lavare, strofinando disattento la superfice della teglia in vetro con una tale foga da farla risplendere di luce propria.

Per quanto si stia sforzando, comunque, non riesce a non udire l’incessante ticchettio delle lancette dell’orologio, affisso alla parete alle sue spalle, che scandiscono senza pieta alcuna lo scorrere del tempo, segnando le otto e quindici, ricordandogli crudelmente che l’ospite che sta attendendo, che per qualche assurdo motivo si rifiuta ancora di nominare, è in ritardo; di ben quindici minuti, sedici ora sospira poggiando anche l’ultima stoviglia nel ripiano sopra il lavandino.
Si asciuga le mani, gettando lo strofinaccio al tavolo della cucina, ponderando l’ipotesi di chiamare Mason e dirgli che ha cambiato idea e che se vuole venire, accompagnato da Corey, a guardare un film a casa sua non c’è alcun problema.
Ha già il telefono tra le dita quando il campanello trilla riecheggiando nell’ambiente ed il cuore salta un battito, fermandosi.

Diciassette minuti di ritardo, si ripete Liam che ha improvvisamente dimenticato come si respira, cercando di far tornare l’ossigeno nei polmoni ad ogni passo che lo divide dalla porta d’ingresso, afferrando la maniglia, aprendo meccanicamente, ritrovandosi a fissare iridi glauche che lo scrutano incuriosite.
Immobili, l’uno di fronte all’altro, trascorrono altri due minuti, prima che una voce tra i pensieri del mannaro gli ricordi che è decisamente scortese far attendere un ospite al portico


“entra pure”


Lo invita educatamente, come la madre gli ha insegnato ad essere sin dalla tenera età, e Theo tituba appena oltrepassando l’ingresso, fermandosi ad ascoltare il silenzio che avvolge la casa, interrotto soltanto dalla porta che si richiude alle sue spalle, come si respira? Bisogna prima inalare ossigeno, è così che si fa?
Si chiede cercando di non lasciar notare la rigidità di movimenti impacciati.
Dannazione, gli grida contro una voce nella mente, che ne è stato del Theo arrogante, sfacciatamente sicuro di sé?
In un moto di orgoglio inspira, riprendendo il controllo delle proprie azioni


“c’è un mot…”

“vuoi una fetta di dolce?”


Lo interrompe, tagliando a metà le parole della chimera, Liam grattandosi il retro della nuca, ripassando le nozioni di perfetto padrone di casa che la madre gli ha impartito quand’era piccolo, Theo arcua un sopracciglio, trattenendosi dal ridere, ghignando vagamente divertito; ha il sospetto che il cuore del mannaro fuggirà dalla gabbia toracica da un momento all’altro


“no, grazie”


Qualche piccola nozione da buon ospite deve averla appresa anche la chimera, in che modo e quando Liam non lo sa, ma c’è della studiata educazione nella sua voce e, sorprendentemente, si ritrova a constatare che, effettivamente, non conosce nulla del passato di Theo e si stupisce ad esserne curioso; ma sarebbe una menzogna neppure troppo credibile se si dicesse di non esserlo mai stato prima.


“posso offrirti qualcosa?”


Chiede, maledicendo il cuore che non vuole saperne di assecondare gli ordini che la mente gli impartisce e continua a pulsare impazzito, ancora qualche minuto e sarà costretto a raccoglierlo dal suolo e risistemarselo tra le costole pregandolo di restare calmo; come quello della chimera.
E, d’un tratto, le iridi del mannaro si velano d’incertezza, non dovrebbe essere così, il cuore di Theo dovrebbe battere quanto il suo, dovrebbe esplodergli nel petto, come accadeva ad Hayden ogni volta che s’incontravano, come accade a lui ogni volta che si perde tra le iridi glauche della chimera e se non lo fa, se non batte come un tamburo impazzito, allora significa che non può provare le stesse emozioni di Liam.


“no, grazie”


Gli ripete ancora una volta Theo, studiandolo dall’alto dei pochi centimetri che li dividono, nascondendosi poi nuovamente nel silenzio che li avvolge.
Cos’è che gli ha detto Esmeralda, prima di lasciarlo finalmente andare? Di usare precauzioni, già camuffa una risata la chimera, serrando la mascella, ma prima, cosa gli ha detto prima?
Di essere sincero, se lo ricorda bene, lo ha praticamente minacciato di farlo partecipare, contro ogni sua volontà, ad uno scontro di pugilato improvvisato nel giardino di fronte alle roulotte se tornerà da lei senza dargli la soddisfazione di poterlo considerare, finalmente ed ufficialmente, impegnato a conquistare Liam; Liam che se ne sta lì, immobile, rigido come una statua di marmo.


“non c’è nessuno in casa?”


È una constatazione ovvia ed una domanda fraintendibile, stupida persino, quella della chimera, ma è l’unica cosa che è riuscito a dire per cercare di sciogliere il giacchio che sembra aver paralizzato entrambi, ancora fermi nel mezzo del corridoio d’ingresso


“ah, uhm…no – deglutisce a vuoto Liam, lo sguardo vaga da un punto indefinito all’altro – mio padre aveva un convegno da qualche parte, mi madre ne ha approfittato”


La scarsa salivazione e la sensazione di secchezza alla gola sono un chiaro sintomo dell’agitazione e del panico che stringe in una morsa incredibilmente fastidiosa lo stomaco del mannaro, ma come può riuscire ad ignorarle se gli occhi d’oceano della chimera continuano a guardarlo con quell’espressione che Liam non  riesce a decifrare in alcun modo?

Indifferenza?

Noia?

Eppure la sera prima il mannaro si era convinto, così spontaneamente da non rendersene neppure conto, che Theo volesse rivederlo; per motivi che adesso sembrano sfuggire.


“bene”


Dice soltanto la chimera, cercando di trovare qualcosa, qualsiasi cosa, con cui poter approcciare una conversazione di senso compiuto, possibilmente qualcosa di leggermente più intelligente del tempo che fa fuori o delle recenti disavventure con i Ghost Riders; magari potrebbe seguire il suggerimento di Esmeralda e parlargli di quel che prova.
Ci pensa qualche minuto, cercando di mettere ordine tra i pensieri, studiando le giuste parole da poter dire, ma è inutile, neppure se avesse a disposizione un manuale di psicoterapia riuscirebbe a confessare così apertamente, di punto in bianco, ogni singola emozione che vortica caotica nella mente; non è decisamente nel suo stile confessarsi, non attraverso le parole.
C’è solo un modo possibile, un unico metodo che conosce : agire.

Liam è lì, di fronte a lui, boccheggia, le labbra dischiuse cercano di lasciar fuoriuscire suoni incerti e Theo decide, in quel preciso istante, che l’unico modo che hanno entrambi di liberarsi di un muto imbarazzo che pesa sulle loro spalle è ripetere, dal principio, le medesime azioni della sera precedente; evitando il pugno possibilmente, si dice Theo ghignando sfacciato.

Non anticipa le mosse, non concede spiegazioni, si limita a spingere il mannaro al muro alle spalle, pressandoglisi contro, imprigionandone le labbra nelle sue e, per un attimo, teme che l’improvvisa accelerazione nel battito cardiaco di Liam sia dovuta alla rabbia e che si ritroverà nuovamente a doversi pulire sangue dal naso, ma l’odore inconfondibile dell’eccitazione lo colpisce dritto in faccia con la medesima forza di un colpo ben sferrato e tutto ciò che riceve in risposa da quel bacio improvviso sono le mani di Liam che, frenetiche, gli afferrano le spalle spingendolo lungo il corridoio.

La camera da letto, prova a riflettere il mannaro senza trovare la forza d’interrompere il contatto tra le labbra, è decisamente troppo distante e le scale da salire rappresentano, al momento, un ostacolo insormontabile; il divano è decisamente più vicino e se lo farà bastare, ne conviene spingendo Theo all’interno della sala principale. 
Solo quando respirare dal naso diviene quasi impossibile, loro malgrado, le lebbra dei due si distaccano e pupille, come cerchi neri in un cielo sereno, scrutano dilatate dal desiderio la reazione della chimera, perdendosi in un ghigno malizioso ed il sangue di Liam ribolle tra le vene, rabbia e passione si confondono in un sottile confine che il mannaro non sa distinguere.
Qualsiasi parola sarebbe superflua, d’intralcio, infondo non era questo lo scopo principale, sin dall’inizio?

Sì, lo era, si risponde senza esitazione Liam, catturando nuovamente le labbra della chimera tra le sue, lasciando che siano le loro lingue a parlare, danzando tra i palati, le salive si miscelano e le mani si muovono all’unisono spogliandosi dei vestiti, stoffe ingombranti, gettandoli sgraziatamente al suolo; spargendoli ovunque capiti.
Il divano è lì, alle spalle di Theo, ed un improvviso dubbio attraversa come un fulmine a ciel sereno la mente del mannaro.

Liam sa cosa fare, certo non è un esperto, ma la svariata quantità di video a sfondo pornografico che ha guardato nel corso dell’adolescenza ed il ricordo di quelle uniche, poche, esperienze avute lo rendono ben consapevole di quel che sta per accadere e di come poterlo rendere possibile; ma Theo?
Se dovesse basarsi sulla memoria della sera precedente si direbbe che sì, senza ombra di dubbio, la chimera sa decisamente cosa fare, ma può dirselo con certezza?
Infondo cosa conosce del passato di Theo?
Nulla, figuriamoci le precedenti esperienze sessuali, per quel che ne sa potrebbe anche essere rimasto rinchiuso nei sotterranei con i Dread Doctors e non averne mai avute.

Che cosa dovrebbe fare?

Dovrebbe fermarsi, magari chiedere?

Si domanda indugiando al bordo dei boxer della chimera, continuando a sfiorare quelle labbra carnose tra le sue, beandosi del sapore, delle carezze tra le lingue che giocano a rincorrersi tra di loro, mentre i suoi di boxer scivolano al suolo senza che Liam se ne renda neppure conto, le labbra della chimera gli sfiorano il collo, risalendo sino al lobo sinistro


“l’hai mai fatto?”


Chiede in un sussurro di trattenuta eccitazione, senza vergogna alcuna, lasciando scivolare le mani a carezzare l’addome del mannaro che deglutisce impacciato riuscendo soltanto ad annuire imbarazzato, d’un tratto le dita della chimera si fermano lungo i fianchi di Liam, ritrae il volto concentrando le iridi d’oceano al volto del mannaro.
Non se l’aspettava, credeva, anzi era piuttosto certo, che Dunbar non avesse mai avuto simili esperienze, si era convinto che fosse sempre stato troppo pudico per sperimentare e che la sua prima relazione l’avesse vissuta assieme a quella moretta, la fastidiosissima moretta, quella che avrebbe dovuto lasciare morire precisa mentalmente Theo, a quanto pare, sogghigna poi mellifluo, anche il mannaro nasconde qualche piccolo segreto.


“e… – boccheggia Liam, le dita ancora incastrate tra l’elastico dei boxer della chimera – e…tu…”

“sì – umetta le labbra Theo, decidendo di aiutare il mannaro, liberandosi dell’ultimo indumento rimastogli addosso – spesso”


Ed il modo in cui lo dice, con quella sfacciata arroganza, la sicurezza di un narcisistico egocentrismo, fa decisamente ribollire di rabbia ogni centimetro della pelle di Liam che, sebbene lo sospettasse, non era preparato a quella risposta.
Per motivi insondabili lo infastidisce più di quanto dovrebbe ed in un impeto d’ira spinge Theo al divano, facendolo ricadere pesantemente a sedere, chinandosi poi nello spazio tra le ginocchia, impegnandosi senza preavviso, né seduttivi preliminari, a racchiuderne l’erezione tra le labbra giù umide; perché se è vero che l’ha fatto così spesso allora Liam deve, è l’orgoglio che glielo impone, mostrarsi il migliore.

Un mugugno strozzato risale la trachea di Theo, socchiude gli occhi e per un istante gli sembra di poter sfiorare soffici nubi in un cielo limpido, di esserne avvolto, ed un calore, persino più intenso delle fiamme infernali che ha sperimentato in prima persona, gli infiamma ogni centimetro di pelle, le dita scivolano rapide perdendosi tra i capelli del mannaro, aggrovigliandosi attorno fili biondo cenere, vorrebbe non interromperlo, ma deve se non vuole rischiare di far finire tutto troppo velocemente.
Costringe Liam ad allontanarsi bruscamente dal membro che sta, con una dedizione che Theo non può non ammirare, assaporando e le iridi azzurre del mannaro lo guardano, le pupille dilatate, occhi liquidi d’incertezza, il pungente odore del timore invade le narici della chimera che si concede un sorriso sghembo, guidando Liam a distendersi al divano, lasciandogli il posto necessario.

Con qualsiasi altro ragazzo Theo non si sarebbe mai neppure posto il problema di chiedere, avrebbe agito da attivo e non avrebbe concesso né tempo, né tanto meno preliminari e preparazione, ma quello che ha difronte non è un ragazzo qualsiasi.

Inspira la chimera, puntellando le ginocchia al piccolo angolo che si è ritagliato all’estremità del divano, i talloni sfiorano il bracciolo in ruvida stoffa nocciola, la mano sinistra risale, lentamente, dal ginocchio del mannaro sino all’interno coscia, l’altra è invece impegnata nel processo inverso, portando la gamba di Liam a pendere all’eterno del divano, poggiata allo schienale, creando un varco sufficiente in cui Theo si lascia scivolare, poggiandogli le labbra alla superficie dell’erezione.
E la chimera si perde, per fugaci istanti, ad osservare di sotterfugio l’estati dipingersi al volto di Liam, si umetta poi l'indice e il medio, scivolando lentamente a sfiorargli il perineo, prestando attenzione ad ogni reazione fisica, stimolando con studiata delicatezza la superficie, limitandosi a far scivolare dolcemente l’indice all’interno continuandogli a carezzare con la lingua il membro stringendolo tra le labbra; beandosi dei rumorosi gemiti, del respiro affannato e del cuore impazzito di Liam.

E, dopo minuti di quelli che dovevano essere solo dei preparativi, la chimera decide che, infondo, non ha fretta e non vuole giungere subito al dunque, non questa sera, non ora, vuole tempo, quasi come se temesse che, concludendo tutto subito, poi Liam svanirà e non potrà più avere la possibilità di fargli capire, con muti gesti densi di parole, tutto quello che non è in grado di dirgli; non adesso, non ancora, ma che un giorno, forse, se sarà abbastanza folle, riuscirà a dirgli.
E così decide di lasciare immutata la situazione e non proseguire oltre, non portare il rapporto, che ancora non sa come definire in altro modo se non bisogno, al sesso e Liam sembra non darvi troppo peso, ma accettare con enfasi tutto quello che la chimera vuole offrirgli adesso


“Theo – la voce rauca, rotta dal piacere – io…sto…”

“lo so”


Mugugna in risposta la chimera, ma prima che possa riconcentrare l’attenzione all’erezione del mannaro questi solleva la schiena bruscamente, afferrandogli le spalle, costringendolo a ricadergli addosso, facendo scontrare le loro intimità, la mano di Liam avvolge completamente il membro turgido della chimera che ne imita i movimenti, sincronizzandoli in un su e giù incalzante, perdendosi l’uno nelle labbra dell’altro, gemiti di puro piacere riecheggiano intrappolati tra i palati ed il vischioso calore di sperma si espande sullo stomaco del mannaro, creando un quadro astratto d’umori miscelati ed odori congiunti.

Nell’interrompersi del bacio svanisce l’incanto che proteggeva Liam dagli effetti collaterali del pudore ed una scarica elettrica di adrenalinica rabbia risale la colonna vertebrale del mannaro non appena nota Theo armeggiare tra i vestiti sparsi al suolo e rivestirsi rapido, svanendo oltre lo stipite della porta.
Non può crederlo possibile, non può davvero essersene andato così, non può farlo.

Ancora immobile, tremante d’ira in procinto d’esplodere, Liam lo vede poi riemergere, una manciata di tovaglioli tra le mani 


“rilassati – sogghigna beffardamente sfacciato, poggiandogli la carta proprio sopra la gora di sperma che s’espande allo stomaco  – serviva qualcosa per pulire”


Neppure se fosse Liam in persona a raccontarselo riuscirebbe a crederci, ma tutta la rabbia che sentiva crescergli dentro è scemata, grazie ad un occhiolino smaliziato, tornando a tramutarsi in improvvisa lucida vergogna, si sfrega frettolosamente lo sperma via dallo stomaco, portandosi a sedere, afferrando i boxer ed i jeans ai piedi del divano; aggiustandosi rapidamente i vestiti, ricadendo poi rumorosamente affianco a Theo.

Cos’è opportuno fare, ora?

Più cerca di rifletterci il mannaro e meno riesce a darsi una risposta, infondo quelle poche esperienze che ha avuto le ha sempre interrotte con un ciao imbarazzato, evitando ogni genere di conversazione post sesso; ma questa volta è diverso, persino divero da quando era con Hayden, questa volta ci sono dei sentimenti inespressi di mezzo, ormai ne è consapevole.


“c’è ancora quel dolce?”


Prorompe Theo, liberando Liam dall’incombenza di dover parlare ed è un ghigno sfacciato quello che plasma le labbra della chimera, un ghigno che il mannaro colpirebbe volentieri, dannazione hanno appena terminato e questo è tutto ciò che ha a dirgli, ma non riesce ad ingannarsi, quel ghigno lo bacerebbe di nuovo perché forse questa, tra le tante cose che potrebbero dirsi, al momento l’unica giusta per loro


“è in cucina – farfugli, alzandosi velocemente dal divano – vuoi qualcosa…da bere?”

“acqua, grazie”


Il mannaro annuisce, scomparendo rapido, lasciando a Theo il tempo sufficiente per poter elaborare un discorso che possa chiarire i sentimenti che, ormai da mesi, ha accettato di provare per quegli occhi azzurro cielo, ma quando lo vede tornare, stringendo l’intera teglia del dolce ed una bottiglia d’acqua, ogni parola si vaporizza, lasciandogli la gola secca ed un’improvvisa sensazione di smarrimento contro cui lottare per cercare di far fuoriuscire dalle labbra, quanto meno, un grazie.

E per quanto invitante sembri la torta che Liam ha poggiato al piccolo tavolino dinnanzi al divano Theo ha completamente perso anche l’appetito, lo stomaco bloccato ed un turbinio caotico di emozioni da ordinare


“quello che… – balbetta incerto il mannaro, fissando l’acqua oscillare nella bottiglia – che è successo…prima e…ieri…insomma è…io…”

“pensare che credevo fossi tu quello bravo a parlare di certe cose – ridacchia nervosa la chimera, mascherandosi dietro un ghigno di fittizio cinismo – non dobbiamo per forza dargli una spiegazione, no?”

“no, non credo – sospira sollevato Liam, perché davvero non saprebbe come definirlo quel che c’è tra di loro, qualsiasi cosa sia – non siamo obbligati”

“possiamo continuare così”

“sì, possiamo”


È la soluzione migliore, si dice il mannaro, versandosi dell'acqua nel bicchiere, infondo è la cosa che gli riesce meglio; lasciare che siano i gesti a parlare per loro e, prima o poi, riusciranno anche a dargli voce.


“quindi – si schiarisce la gola Theo, decidendo d’interrompere il silenzio che sente già incombere su di loro – conosci Esmeralda?”

“sì, non proprio, ma sì – tentenna impacciato Liam, cercando di rilassarsi ed abituarsi all’idea di poter parlare del quotidiano – e tu...la conosci bene?”

“vivo da lei”


Sorride la chimera ed è un sorriso così sereno che il mannaro vi si perdere per alcuni istanti, un battito di ciglia, e si sorprende a pensare che potrebbe passare intere giornate a guardarlo ed un tratto ogni angoscia svanisce, ogni dubbio si affievolisce, un’assoluta tranquillità ne scioglie i muscoli tesi ed una gradevole sensazione di piacevole routine, di pace e quiete, l’avvolge


“da quanto?”

“più o meno tre mesi”

“come vi siete incontrati?”

“storia lunga”



Liam abbozza un sorriso, di sincera curiosità, sistemando al divano, la gamba destra incastrata sotto la sinistra ed il busto completamente rivolto alla chimera


“abbiamo tempo “


Dice, allungandosi per afferrare il bicchiere, concentrando poi l’attenzione nuovamente a Theo, c’è ancora quel sorriso disteso e sereno a dischiudergli le labbra, qualcosa di così nuovo e sorprendentemente prezioso che Liam non può non restarne ammaliato ogni istante di più


“ne abbiamo”


Ne conviene la chimera e non sa più se stanno velatamente parlando di loro, di quel che avrebbero da dirsi, ma non riescono a farlo, o se si stiano semplicemente riferendo alla conversazione, in ogni caso per Theo non ha alcuna importanza, tutto ciò che conta è che sono lì, seduti allo stesso divano, a condividere il tempo, tutto il tempo di cui hanno bisogno, tutto il tempo che vogliono, insieme e che nessuno dei due sembra intenzionato a volervi rinunciare e questo è tutto ciò che basta a Theo, a Liam, ad entrambi; tempo da condividere.

Inspira serena la chimera, cominciando a raccontare gli eventi bizzarri che l’hanno portato ad incontrare e condividere quei tre mesi assieme alla famiglia Petrescu e ad Esmeralda che, ne è certo, se potesse vederli ora, se potesse vedere l’espressione rilassata e sinceramente interessata di Liam e la tranquillità con cui Theo stesso riesce a parlare ne gioirebbe come una bambina il giorno di Natale e li eleggerebbe già a coppia dell’anno.

Dovrà ringraziarla, si appunta mentalmente, sarà la prima persona a cui concederà un simile onore da quando è riemerso dall’inferno, ma Esmeralda se lo merita, infondo se non fosse stato per lei questa sensazione che, forse, osando, potrebbe definire felicità la chimera non sarebbe mai riuscita a poterla provare così intensamente; da fargli desiderare di non smettere mai d’esserlo. 


 


 
Credo di essere stata davvero troppo descrittiva, mi scuso se ho fatto errori e/o sono stata troppo noiosa.
Spero, ad ogni modo, che il capitolo non faccia troppo schifo e che i personaggi siano ancora IC
Mi auguro non vi infastidisca la piccola parentesi sovrannaturale di Esmeralda, l'avevo in mente sin dall'inizio, ma non sapevo quando farla emergere e come; comunque per chiunque se lo stesse chiedendo (*)
Zână è una figura leggendaria della mitologia rumena che, in sintesi, corrisponderebbe più o meno alle Grazie Greche e, in poche parole, si dice sia portatrice di buona fortuna e gioie; in futuro presumo spiegherò meglio questo lato.
Oh e spero anche non vi dispiacce se, nella mia personale immaginazione, Theo sia sempre stato gay e Liam abbia avuto già in passato qualche piccolissima esperienza omosessuale
; diciamo che andando avanti racconterò come 

Comunque, per tornare a noi, ringrazio i silenziosi lettori, tutti coloro che hanno aggiunto tra preferite/seguite/ricordate la storie e le splendidi recensioni a cui m'impegnerò a rispondere a breve. 

Grazie a tutti, 
alla prossima 

 
   
 
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