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Autore: mikimac    16/11/2017    3 recensioni
L'amicizia può nascere nei più strani e fra le creature più disparate. Perché essere amici non dipende da che cosa sei, ma da chi sei.
Omegaverse. Omega John. Alfa Sherlock. Vampirelock.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Nuovo personaggio, Sebastian Moran, Sherlock Holmes
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Nuove amicizie
Sherlock di Gand aveva constatato, da tempo, che era più facile ottenere informazioni nei panni di uno scudiero piuttosto che in quelli di principe. La gente si sentiva più a proprio agio con quello che credeva un popolano e, spesso, parlavano come se nemmeno fosse presente. Questo era uno dei motivi per cui Sherlock e Sebastian si scambiavano le identità.
Fu così che, girando fra la servitù del castello, Sherlock scoprì che il re aveva proibito anche l’accesso alla scalinata che dal giardino portava alla scogliera. Sempre più preoccupato dal fatto che questo mistero potesse celare un complotto contro il suo regno, il principe sgattaiolò furtivo nel giardino del palazzo e si diresse verso la zona in cui si trovava la scalinata. L’accesso a questa era protetto da una cancellata nascosta da una siepe verde, ma non c’erano guardie e fu facile per Sherlock scavalcarla. Scese cautamente i gradini illuminati dalla luce della luna piena e si ritrovò all’ingresso di una grotta. Appena oltre l’entrata c’era una fiaccola. Sherlock la prese, l’accese e iniziò l’esplorazione della grotta. Forse il mistero della scogliera era nascosto nell’intrigo di grotte di cui aveva sentito parlare. In effetti, si rese conto che in quel luogo avrebbe potuto nascondersi un esercito e nessuno lo avrebbe mai saputo. Era giunto in una grotta comunicante con quella da cui era entrato e doveva decidere da che parte andare, quando sentì una voce maschile, molto profonda e dolce, chiamare:
“John? Sei già tornato? Hai rischiato di non trovarmi, stavo per andare fuori a cercare qualcosa da mangiare.”
Sherlock indirizzò la luce verso la galleria da cui proveniva la voce e illuminò un essere gigantesco che ne occupava l’entrata con il corpo.
Sneeze, spaventato dalla presenza dello sconosciuto, si voltò di scatto per scappare, ma non riuscì a controllare la gigantesca coda che colpì Sherlock facendolo volare contro la parete. Il principe cadde pesantemente a terra.
Immobile.
Sneeze si accorse di ciò che aveva involontariamente fatto e tornò lentamente indietro per controllare come stesse lo sconosciuto. L’uomo continuava a non muoversi. Il drago, prudentemente, si avvicinò e lo girò delicatamente in modo da vedergli il viso: dalla fronte scendeva un piccolo filo di sangue. In preda al panico, Sneeze lasciò la grotta e si diresse al castello. John gli aveva fatto vedere, una volta, quali fossero le finestre delle sue stanze e il Drago vi si diresse.
Era buio, ma la grande portafinestra del balcone era socchiusa e lui la aprì per entrare. L’Omega non c’era, quindi decise di aspettarlo sperando che tornasse presto.


Nuove amicizie


La cena era stata piacevole e il principe Sherlock era stato un conversatore amabile e leggero. John, però, aveva trascorso la sera a pensare allo scudiero e aveva cercato di indagare discretamente su Sebastian Moran.  Il principe di Gand aveva risposto in modo molto evasivo, come se preferisse non parlare troppo del vampiro che aveva definito come suo amico fraterno, creando un alone di mistero intorno alla figura eterea dello scudiero. John non voleva ammettere nemmeno con se stesso quanto fosse affascinato e intrigato da Sebastian, ma voleva capire da che cosa nascesse questa strana attrazione per un vampiro con una condizione sociale inferiore alla sua. Fantasticando su una improbabile e scandalosa relazione con Sebastian Moran, John entrò nelle proprie stanze e si rese subito conto che qualcosa non andava: la finestra della camera da letto era spalancata e la luna piena faceva risaltare una enorme sagoma scura. Mandò via la cameriera, che lo aveva seguito per aiutarlo a prepararsi per la notte, e accese un piccolo lume: “Sneeze! Sei impazzito?! Che cosa ci fai qui? Qualcuno poteva vederti!”
“Ho ucciso un uomo!” Esclamò il drago sconvolto.
“Hai ucciso un uomo? Non è possibile! Nessuno può scendere nelle grotte. Calmati e raccontami tutto.”  John ascoltò il racconto di Sneeze, a dire il vero un po’ confuso, poi decise di andare alla grotta per vedere chi avesse scoperto il drago e come stesse realmente: “Se salgo sulla tua schiena, riesci a portarmi velocemente alla grotta?”
“Sì, certo.”
“Bene, andiamo.”
Spense la luce, prese il mantello e andarono sul terrazzo. John salì sulla schiena di Sneeze tenendosi al collo e partirono in volo nella luce lunare. Il viaggio fu breve e veloce, ma John lo trovò entusiasmante. Era affascinato dal paesaggio osservato dall’alto, da come tutto sembrasse piccolo e insignificante, ed era inebriato dalla brezza frizzante che gli colpiva il volto e il corpo.
La grotta era buia. I deboli raggi della Luna non riuscivano a penetrarne l’oscurità. Si sentiva il suono del mare e il canto di qualche uccello notturno. Nulla più.
“Potresti accendere la torcia, Sneeze?”
La domanda fu seguita da un leggero trambusto, ma presto una luce illuminò il volto pallido e rigato di sangue di Sebastian Moran, lo scudiero del principe Sherlock!
Nonostante la sorpresa e la preoccupazione, John non perse il proprio sangue freddo. Si rese subito conto che lo scudiero non era morto, ma respirava regolarmente. Strappò un lembo del mantello e lo porse a Sneeze: “È solo ferito e non sembra grave. Vai a bagnare questo straccio alla fonte. Prendi anche uno dei contenitori, che ti ho lasciato nella grotta accanto, e riempilo di acqua. Fai più presto che puoi.”
Il drago volò via. In attesa del suo ritorno, John cominciò a riflettere per cercare di capire perché Sebastian si trovasse nelle grotte, invece che nelle stanze degli ospiti in attesa del suo signore. E si stupì, anche, dall’essere più preoccupato per lui che arrabbiato con lui. Che cosa aveva quell’uomo che tanto lo attraeva? La sua sfrontatezza? I suoi occhi severi? Sneeze ritornò, interrompendo il filo dei suoi pensieri. Il principe pulì la ferita dello scudiero con l’acqua e constatò che in effetti non era profonda. Evidentemente era stata la botta presa a causargli la perdita dei sensi. Si strappò un altro pezzo del mantello e fasciò la fronte del vampiro. Come prima medicazione poteva bastare, dato che la ferita era superficiale. Lentamente lo scudiero aprì gli occhi e John non poté fare a meno di sorridergli. Anche Sneeze era felice che l’uomo si fosse finalmente svegliato. Aveva temuto veramente di averlo ucciso.


“Dove sono?” chiese l’uomo.
“Nelle grotte della scogliera sotto il castello. – rispose John – La tua ferita non è grave, ma hai perso del sangue. Prendine un po’ del mio. Ti aiuterà a riprenderti in fretta,” aggiunse, avvolgendo una manica su se stessa fino al gomito e porgendo il polso allo scudiero.
Sherlock afferrò il braccio dell’Omega e affondò delicatamente i denti aguzzi nella morbida e profumata carne. Mentre succhiava il rosso e dolce liquido vitale, il vampiro girò lo sguardo intorno e vide il drago. Lasciò il braccio di John e cercò di alzarsi di scatto. Sneeze, spaventato, si arrotolò su se stesso.
“Fermi tutti e due! – intimò John – Sneeze, non fare movimenti bruschi e tu, stai seduto. Hai preso una botta in testa e potresti avere problemi di equilibrio.”
“La botta deve essere stata molto forte. Vedo un drago,” sbottò Sherlock, scuotendo la testa.
“In realtà, il drago c’è davvero e sarebbe stato meglio che tu non lo avessi scoperto,” sospirò John.
“Volete usarlo per attaccare gli altri regni!” Sibilò l’Alfa, in tono accusatorio.
“Assolutamente no! Chi pensi che siamo! Dei guerrafondai?! Inoltre, nessuno sa di Sneeze, oltre a me,” ribatté l’Omega, indispettito.
“Sneeze?!”
“Il drago si chiama Sneeze.”
Sherlock abbozzò un sorriso.
“Sì, lo so, è un nome bizzarro. Però è carino, non trovi?” John ricambiò il sorriso.
“Glielo hai dato tu?”
“Sì, io … Ehi! Io sono un principe e tu uno scudiero! Porta il dovuto rispetto al mio rango!”
“Segreto per segreto, anche io sono un principe.”
John lo guardò stupito: “Tu sei … cosa?! Tu sei Sherlock Holmes! E’ per questo che le descrizioni sul tuo carattere sono così diverse! Ti scambi con il tuo scudiero per poter spiare indisturbato gli altri regni! – l’Omega era davvero arrabbiato per l’inganno – E visto che tu fai il doppio gioco, pensi che tutti siano falsi come te!”
Si allontanò da lui e andò a sedersi indispettito vicino a Sneeze voltando le spalle al vampiro.
“Capisco la tua irritazione, ma come avrei potuto scoprire perché tuo padre avesse proibito la navigazione vicino alla scogliera, senza questo piccolo sotterfugio?”
“I nostri padri sono amici da quando erano bambini, i nostri regni sono alleati da sempre e diffidate della nostra lealtà, senza nemmeno il beneficio del dubbio?!”
“Mio padre si fida ciecamente di re Andrew, ma quando è arrivata la notizia del blocco della navigazione vicino alla scogliera, il capitano delle guardie ha insinuato il sospetto di una cospirazione ai nostri danni. Sappiamo che i licantropi hanno chiesto la tua mano. I Moriarty sono un famiglia potente e subdola. Per quanto ci fidassimo di tuo padre, dovevamo essere più che certi che il capitano non avesse ragione. Che voi non aveste deciso di cedere il regno ai nostri nemici. Dovevamo indagare per la nostra sicurezza. Per quanto sia piccolo, questo regno è in posizione strategica. Tu continui a rifiutare tutte le proposte di matrimonio che ti vengono poste dai vampiri, malgrado alcune siano state fatte da famiglie molto influenti e prestigiose. Abbiamo temuto che tu fossi attratto dai licantropi. Avevamo bisogno di sicurezza. A parti invertite, avreste fatto la stessa cosa,” spiegò Sherlock.
John continuava a voltargli le spalle, irritato, ma, in cuor suo, capiva le ragioni del vampiro: “Non avete mai preso in considerazione il semplice fatto che io trovi umiliante dovere sottostare a un Alfa, solo per il fatto di essere un Omega? Chiunque mi sposi, si approprierà del mio regno. Se io fossi stato un Alfa, come mio padre, sarei stato il legittimo erede e nessuno avrebbe potuto strapparmi la corona. Solo perché sono un Omega, voi Alfa e Beta pensate a come rendermi vostro schiavo e sottrarmi ciò che è mio di diritto.”
Sherlock aggrottò la fronte: “Mi dispiace. Non ho mai considerato le cose da questo punto di vista.”
“È ovvio che tu non lo abbia fatto! Sei una Alfa! Cosa vuoi saperne, tu, di come si senta un Omega? Per voi non siamo nulla. Solo un mezzo per ottenere uno scopo.”
Sherlock aggrottò la fronte. Non aveva mai considerato il punto di vista di un Omega. Di solito li considerava solo delle seccature, perché tentavano di conquistarlo con modi sdolcinati e ridicoli per farsi sposare da lui. John era diverso da tutti gli altri. John non solo non voleva intrappolarlo in un matrimonio, ma reclamava quelle che sarebbero state delle valide rivendicazioni sul trono del padre, se non fosse stato per il suo genere. Al suo posto, Sherlock avrebbe fatto lo stesso. Si rese conto di provare una grande simpatia per il giovane Omega e di volerne sapere di più. Doveva, però, conquistare la sua fiducia e non sarebbe stato facile: “Dove hai trovato il drago?”
John non rispose.
“Capisci l’assurdità di nascondere un drago? Non vedi quanto è grande? Per ora puoi trattarlo come un simpatico cucciolo, ma un giorno la sua natura prevarrà, ti si rivolterà contro e inizierà a distruggere prima il tuo regno, poi quelli vicini.”
Stavolta fu Sneeze a rispondergli arrabbiato: “Ma chi ti credi di essere, a dare giudizi su tutti, senza nemmeno conoscerli? Per chi mi hai preso? John si è dimostrato un caro amico. Mi ha nascosto e protetto. Si è fidato di me e mi ha concesso la sua amicizia. Non farei mai nulla per nuocere al suo regno!”
“Hai insegnato al tuo drago a parlare?”
Sneeze si levò in tutta la sua altezza e per la prima volta John lo vide veramente furibondo: “Uomini! – iniziò sprezzante – Vi credete superiori a tutte le altre creature viventi, ma siete i peggiori animali esistenti sulla Terra! Distruggete tutto indiscriminatamente senza pensare alle conseguenze. Vi uccidete persino fra di voi! E le bestie feroci saremmo noi?! Ci avete portato sull’orlo dell’estinzione distruggendo vigliaccamente le nostre uova! E voi meritereste di vivere?! Se fossimo stati quei mostri che descrivete nelle vostre storie, vi avremmo annientati, invece ci siamo rifugiati in luoghi a voi inaccessibili, pur di poter vivere in pace! Chi è il mostro?”
Sui tre piombò un silenzio carico di tensione. Il Drago e il vampiro si guardavano intensamente negli occhi: Sneeze orgoglioso e furente, Sherlock calmo e impassibile. Fu John a parlare per primo con la voce strozzata per l’emozione: “Sneeze, scusami. Non avevo capito quanto tu fossi triste e solo. Sono stato egoista. Avevo trovato finalmente qualcuno, che non vedeva in me solo un trofeo da esibire o un oggetto da conquistare. Un amico. Un vero amico. Non volevo perderti. Però, proprio per la nostra amicizia, avrei dovuto comprendere il tuo desiderio di riunirti alla tua famiglia e fare di più per aiutarti a tornare a casa.”
Il drago si voltò verso l’Omega e parlò con voce molto più dolce: “No, John, non è vero. Che cosa avresti potuto fare per ritrovare casa mia, quando nemmeno io ricordo più la strada? Se avessi mandato qualcuno a cercare la Valle dei Draghi, quel luogo segreto sarebbe stato scoperto e la mia razza sarebbe stata distrutta dalla vostra paura. L’unico responsabile della mia situazione sono io e mi ritengo fortunato di aver incontrato una persona leale e generosa come te.”
“Ora, però, per colpa mia sei stato scoperto…”
“Se temete che io possa denunciare la presenza di un drago a Bradley, vi assicuro che il vostro segreto è al sicuro. – intervenne Sherlock alzandosi faticosamente e appoggiandosi alla parete della grotta – Io, principe Sherlock Holmes di Gand, giuro sul mio onore di non svelare ad anima viva, nemmeno al mio signor padre, a mio fratello o al mio fidato scudiero, la presenza di un drago nel regno di Bradley. Spero che non mettiate in dubbio la mia parola.”
John e Sneeze lo guardarono stupiti.
“Se mi credete, torno al castello prima che Seb si cominci a preoccupare seriamente e mi venga a cercare.”
Nessuno parlò. Sherlock si avviò verso l’uscita, tornando al palazzo attraverso la scalinata del giardino, mentre Sneeze riaccompagnò John alle sue stanze in volo.
“Che cosa pensi di Sherlock, Sneeze?”
“Credo nella sua parola. – rispose il drago – Ho guardato i suoi occhi e sono quelli di un uomo leale. Fossi in te, proverei a dargli una possibilità.”
John arrossì, ma il buio gli celava il volto: “Che cosa vorresti dire?”
“Ho visto come lo guardavi e quanto fossi preoccupato per lui. Forse Sherlock è l’uomo che hai sempre aspettato. Pensaci. Buona notte John.”
“Buona notte, Sneeze.”
Il principe si svestì velocemente e si infilò nel letto. Ripensò a lungo alle parole di Sneeze e si addormentò quando il sole iniziava a fare capolino sul mare.
La mattina dormì più a lungo di quello che avrebbe voluto. Quando si alzò, era ancora indeciso su come affrontare Sherlock. Come poteva spiegare al padre chi fosse veramente e come lo avesse scoperto? Sapeva che non sarebbe riuscito a trattarlo come un semplice scudiero. Doveva rivelare al vampiro i propri sentimenti? E se l’Alfa non lo avesse ricambiato, che cosa avrebbe fatto? Con il cuore in gola, John arrivò nella sala da pranzo e scoprì che la tavola era preparata solo per i membri della famiglia. Fermò una delle cameriere: “Perché non è apparecchiato anche per il principe e per il suo scudiero?”
“Il principe Sherlock è partito con il suo scudiero all’alba, mio signore.”
Il cuore di John si fermò per un attimo di battere: “Partito?!”
“Sì. Dovevano raggiungere la zia del principe e sono partiti sul far del giorno. Lo scudiero aveva una ferita alla testa, ma non ha voluto dare spiegazioni. Ha solo detto che stava bene e che era stato curato da una delle persone più generose che avesse mai conosciuto. Chissà a chi si riferiva. Certo che era proprio carino; peccato fosse così serio e taciturno.”
John non stette a sentire altro. Corse alle grotte chiamando il drago a squarciagola. Quando Sneeze si presentò, l’Omega era senza fiato: “Se ne è andato!” Riuscì solo a dire.
Sneeze si accovacciò vicino a John e appoggiò delicatamente il muso sul viso dell’Umano: “Un giorno tornerà, ne sono sicuro,” lo consolò.
John si calmò. Si avvicinò all’uscita della grotta e fissò il mare. Cercò di immaginare la sponda dall’altra parte, dove si trovava il Regno di Gand. Sentì come se anche Sherlock stesse guardando verso di lui. Sì, sarebbe tornato. Sneeze sarebbe stato il loro segreto. E sapeva che, con Sherlock dalla loro parte, il drago sarebbe stato per sempre al sicuro. John sorrise. Allungò una mano verso il muso di Sneeze e lo accarezzò. Avrebbero atteso insieme il giorno in cui Sherlock sarebbe tornato da loro.


Angolo dell’autrice

Spero che questo strano primo incontro vi sia piaciuto. Chissà. Un giorno potrebbe pure avere un seguito.
Ringrazio chi abbia letto questa fiaba sull’amicizia e chi la abbia segnata in qualche categoria.
Grazie a CreepyDoll per i commenti al racconto.

Ciao!

   
 
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