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Autore: ReSiLiEnCy    16/11/2017    1 recensioni
la vιтa é colмa dι ιмprevedιвιlι e ѕcoмode ѕιтυazιonι, perѕιno l'anιмo pιυ' ғorтe ed ιnтrepιdo, coмe qυello dι вaĸυgoυ ĸaтѕυĸι, pυo' тrovarѕι ιn dιғғιcolтa'.
annaѕpando тra le ѕυe perѕιѕтenтι paranoιe, вaĸυgoυ ѕι ritroverá coѕтreттo ad aғғronтare la ѕυa pιυ' grande paυra.
"ιl мιo cυore... non é coѕι' vιrιle coмe тe lo aѕpeттavι."
ⓘⓝⓕⓞ
La seguente storia:
✒N O N contiene spoiler anime/manga;
✒non segue l'opera originale, i fatti e gli eventi sono puramente inventati da me medesima;
✒é incentrata sulla ship Bakugou x Kirishima;
✒contiene accenni sulla ship Midoriya x Uraraka;
✒contiene personaggi inventati da me medesima;
✒tratta di personaggi non presentati/ben approfonditi nell'opera (es. I genitori)
✒N O N contiene scene di carattere sessuale.
[Storia pubblicata anche su wattpad. Lo annuncio solo per evitare accuse di copiatura]
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Katsuki Bakugou, Kirishima Eijirou
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter four


Notte in bianco.
Bakugou era tormentato a tal punto da non riuscir a prendere sonno, nonostante la stanchezza che gli pesava sulle spalle.

Tentò tutte le posizioni possibili e immaginabili pur di dormire almeno un paio di ore, persino si sdraiò sul pavimento ma nessun suo tentativo riuscì.

Dannatamente stanco faceva avanti e indietro per la stanza, si ributtava sul letto, poi tentò il divano in salotto, cercò di prender sonno sul tavolo in cucina -dato che era successo in passato-.
Ma niente.

Gli occhi erano chiusi e la mente fin troppo cosciente. Riusciva a percepire anche i più piccoli e insignificanti rumori della notte ed indentificarli.
Tanto non aveva altro di meglio da fare.

Era anche troppo stanco per ragionare su cose più impegnative. Gli provocavano solo un tremendo mal di testa e quasi quasi la voglia di piangere dal nervoso.

Ma Bakugou si rifiutò categoricamente di versare anche una singola lacrima. Si sentiva paragonato poi a quel piagnucolone del suo amico d'infanzia, Deku il buono a nulla. E lui non era così.

E soffermando la sua mente a Deku, si infuriò. Non era una novità. Ma stavolta si infuriò anche per il fatto che lui era sempre così allegro e spensierato. Ogni sacrosanta volta aveva quel sorriso da imbecille stampato sul volto. Dovuto a cosa poi? Cosa lo faceva stare così bene? Perché lui, che non ha mai fatto niente nella sua vita, doveva essere così felice? Perché Bakugou non sentiva nemmeno la metà del benessere che provava lui?

Che cos'ha lui che io non ho???

Continuava a ripetersi, mentre quella rabbia ribolliva dentro di se, gli fremeva nelle mani una forza distruttiva che nient'altro poteva essere che il suo sfogo personale ma per fortuna non causò alcun danno. Si trattenne. Non aveva idea da dove avesse tirato fuori quell'incredibile autocontrollo e sinceramente non gli importava. 
Lui voleva far esplodere qualcosa ma sapeva che non era il momento adatto. Erano ancora le 4 di notte e se avesse svegliato quella vecchia strega -da lui definita così - le avrebbe prese pure di sopra. Non che avesse paura di sua madre, solo che non voleva essere assillato.

Che cos'ha lui che io non ho???

•••

Per la prima volta, Bakugou si presentò a scuola con una cera pessima: aveva delle evidenti occhiaie (stile Aizawa aggiungerei) che mettevano in risalto le sue ore di sonno perse.

In classe si sentiva particolamente osservato: infatti tutti lo stavano fissando, perplessi.
Ruggí feroce per scacciare malamente i loro sguardi sulla sua persona e poi si passò una mano sui capelli. Aveva ancora un po di mal di testa, dovuto a cosa poi non lo sapeva. L'idea piú plausibile era per sonno.

Poi voltò, come in automatico, la testa da una parte della classe. Qualcosa non andava. C'era qualcosa di diverso.
E non ci volle molto per capire cosa fosse.

Kirishima era assente.

Il suo banco vuoto  provocava una certa pena: guardarlo così solo soletto, in mezzo a tanti altri banchi occupati, dava la sensazione quasi di un pesce fuor'acqua, di un qualcosa che non doveva essere lì.

«Ehy!» Bakugou esclamò contro Kaminari, richiamando la sua attenzione «Dov'é Kirishima?»

Kaminari fece un'espressione confusa per poi guardare verso il banco del compagno assente. «Aah, ecco perché mi sembrava tutto così silenzioso.»

Si grattò la testa per poi afferrare il braccio di Jirou, della quale stava usando il banco come sedia, e guardò il suo orologio da polso. La ragazza dai capelli viola fu subito infastidita da tutto ciò ma non fece nulla.

«Strano che faccia tutto questo ritardo. E non mi ha neanche chiamato.»

Dato che le cose non stavano cambiando, Jirou decise di non lasciar correre ulteriormente, quindi si riprese il braccio e poi spinse il biondo giù dal suo banco.
Kaminari, prontamente, si resse alla sedia di fronte e riuscì ad evitare la caduta ed a rimettersi dritto e dopo aver lanciato un'occhiataccia alla compagna, richiamò Sero ad avvicinarsi.

«Kirishima ti ha chiamato?»

«No. Avrei scommesso che avesse chiamato te o Bakugou. Non é così?»
Kaminari gli rispose scuotendo il capo.

«Forse sarebbe meglio chiamarlo. Io e Bakugou siamo un po preoccupati.»

Preoccupazione... Debolezza.... Non esiste che io sia debole.

«Ma che diavolo dici??» sbraitò d'istinto Bakugou, facendo trasalire i due amici «Io? Preoccupato per capelli di merda? Ma quando mai!»

Kaminari e Sero lo fissarono titubanti.
Bakugou deviò lo sguardo all'esterno della finestra.

«Di che cosa dovrei preoccuparmi? É normale assentarsi almeno una volta, no?»

«Si, ma...» Kaminari volle dire la sua ma venne zittito da Bakugou.

«Non voglio perdere tempo con queste cose inutili. Ti ho solo chiesto se sapevi dov'era. Non lo sai? Apposto, la conversazione finisce qui.»

«Ma Bakugou...»

«Ma nulla! Adesso lasciatemi in pace!»

Kaminari e Sero si guardano ancor più perplessi. É una follia aspettarsi rose e fiori da Bakugou ma per loro la reazione che aveva appena avuto era esagerata.
Persino Bakugou era di questo parere, seppur non lo faceva notare. Aveva bisogno di ricoprire in qualche modo quel disagio e quel presentimento che lo opprimevano dentro.

Come la volpe che non arriva all'uva dice che acerba, se un qualcosa si presentava così difficile dal comprendere, anche se riguardava se stesso, preferiva non pensarci.

Ma prima o poi avrebbe dovuto farlo. Lo sapeva e continuava a far finta di non sapere.

Stava solo posticipando l'inevitabile.

 

 


Se la storia vi piace vi spingo a fare recensioni, ci tengo a sapere cosa se ne pensa. E poi da quanto avete visto sono un pò impacciata nel descrivere. Mi farebbe piacere ricevere qualche consiglio, perchè una volta terminata questa vorrei scriverne un'altra (molto probabilmente una storia OC).
Grazie.

 

 

   
 
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