Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Signorina Granger    17/11/2017    12 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
C’è un’area ristretta, protetta da una barriera inaccessibile, dove le persone vivono in armonia, nella ricchezza, ognuno ha il suo ruolo e vige la più totale giustizia.
L’opportunità di accedervi viene data a tutti, quando ogni quattro anni ha luogo un Processo di selezione, fatto di test e prove, al quale viene sottoposto chiunque abbia già compiuto vent’anni, dando a chi più se la merita la possibilità di vivere una vita migliore nell’Offshore.
L’occasione è una sola e se sprecata recuperarla è impossibile.
Benvenuti nel Processo.
[La storia prende ispirazione dalla serie “3%”]
Genere: Introspettivo, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 8: I Patronus 



Erano usciti dalla cantina da ormai cinque giorni, che avevano interamente trascorso dentro una specie di grande capannone costruito in mezzo al grande giardino posto sul retro dell’edificio principale, dove nessuno di loro aveva mai potuto mettere piede prima di allora.

E probabilmente quei giorni furono tra i più sereni che avesse trascorso dall’inizio del Processo, passati senza avere particolari notizie dagli esaminatori, in pace a godersi il bel tempo. 
Dopo aver passato qualche giorno chiusa sottoterra stava apprezzando la sensazione del calore sulla pelle come mai prima d’ora, trascorrendo diverse ore all’aperto.

Zavannah, seduta sul suo letto, uno dei tanti che occupavano parte del grande capannone, teneva il capo appoggiato alla parete, gli occhi chiari fissi sulla finestra più vicina, osservando distrattamente il cielo azzurro. 
Non capiva se fosse solo una strana magia, quel bel tempo era vagamente inusuale dopotutto… ma forse infondo neanche le importava e si premurava di goderselo, insieme a quei giorni di libertà che le erano stati concessi. Quasi un premio per aver superato la prova precedente, dove erano stati eliminati altri 17 candidati, tra cui tutti quelli che avevano dato vita ai problemi nella cantina.


Si era chiesta, in effetti, se il ragazzo che aveva colpito fosse morto. Chiudeva gli occhi e continuava a rivedere il sangue fluire dalla sua nuca… forse non l’avrebbe mai saputo con certezza, e anche se si era sentita in colpa in certi momenti era consapevole di aver fatto la cosa giusta. 
Non era sicura che lei o Nymphea sarebbero riuscite ad arrivare lì se non avesse provveduto a difendersi.


La Tassorosso sbuffò debolmente, chiedendosi dove si fosse cacciata Nymphea: non la vedeva da probabilmente un paio d’ore, e si stava annoiando. 

“Clark!”

Theodore era nella sua stessa posizione, seduto sul letto di fronte con un libro in mano, che probabilmente aveva fatto comparire con la magia visto che non c’era traccia di alcuna lettura lì dentro. Il Corvoner, sentendosi chiamare, alzò lo sguardo, posando gli occhi blu sull’ex compagna di scuola: 

“Sì?”
“Hai per caso una vaga idea di dove possa essere Nym?”
“Lo chiedi a me? È tua amica, non certo mia.”
“Sì, ma TU sei amico di Phoebus, quindi… sai dirmi dove sia lui?”

“Fuori, da qualche parte, così come Al e Kier. Pensi siano insieme?”
“Ci metto la mano sul fuoco… andiamo a spiarli?!”

“Non esiste.”

Theodore abbassò lo sguardo, tornando a leggere come se la ragazza non avesse nemmeno parlato, ignorandola quando sbuffò e lo etichettò come “noioso”.


*


“Sono già passati cinque giorni… credi che ci lasceranno qui ancora per molto?”
“Ne dubito.”

Kieran scosse il capo mentre strappava distrattamente qualche filo d’erba, seduto accanto ad Alastair all’ombra di un albero. 
La rigogliosità di quel giardino non aveva potuto non stupirli, in nettissimo contrasto con il carattere completamente asettico dell’edificio principale.

“Pensi che riguarderà la magia? Ci hanno restituito le bacchette, quindi…”
“Sì, è possibile. Lo spero, ne abbiamo affrontate già tre di diverso tipo e non sono state per niente semplici.”

“Ma siamo ancora qui Al, guarda il lato positivo… e ormai siano in poco meno di 50, non siamo poi così lontani.”
“Devo ammetterlo, non avrei mai pensato che saremmo riusciti ad arrivare a questo punto insieme, tutti e quattro. Fortuna o bravura?”
“Forse un po’ tutte e due… ma ti prego, non chiamare iella.”

Kieran sbuffò debolmente, suggerendo all’amico di lasciar perdere l’argomento mente Alastair invece sorrideva appena, guardandosi intorno nel giardino dove molti tra i loro compagni stavano passeggiando o erano seduti sul prato, vicino agli alberi o alle aiuole. 


“D’accordo, sto zitto… Phoebus? È dentro con Theo?”
“No, è qui da qualche parte… dici che dovremmo offenderci per la scarsa considerazione che ci sta rivolgendo in questi giorni?”
“Sì, forse dovremmo. Oltre che prenderlo in giro, cosa che per altro già facciamo.”

“Speriamo solo che si riprenda dallo stato di rincoglionimento entro l’inizio della prossima prova… Io ho provato a dirgli che prendersi una sbandata per una ragazza qui non era la migliore tra le idee, lui mi ha assicurato che si trattava solo di mera attrazione fisica come suo solito… e invece avevo ragione, a quanto sembra. Sono felice per lui ovviamente, ma forse avrei preferito accadesse in un contesto diverso.”
“Già. Ironico, il destino.”


*


Le sue labbra si inclinarono in un sorriso quasi senza volerlo mentre, comodamente seduto sul prato con le gambe distese e un braccio appoggiato al suolo per sorreggersi, teneva gli occhi scuri fissi sul volto pallido della ragazza che era seduta ad un metro di distanza da lui, accarezzando con lo sguardo i lineamenti delicati di Nymphea che la facevano somigliare più ad una bambola che ad una ragazza in carne ed ossa.

E guardandola abbozzare un sorriso ma tenere lo sguardo basso con un velo di imbarazzo la trovò solo ancor più adorabile. 

“Smettila…” 
“È vero. Come ho fatto a non notarti, a scuola? Certo, ho due anni più di te, ma sono sicuro che fossi bellissima anche a quindici anni.”
“Falla finita con le adulazioni, non sono proprio il tipo.”

Nymphea sbuffò debolmente, sistemandosi distrattamente una ciocca di capelli scuri dietro l’orecchio mentre il ragazzo, al contrario, continuava a sorridere con aria divertita, guardandola strappare fili d’erba ed evitare di guardarlo. 

“Sei imbarazzata?”
“No.”
“E allora perché non mi guardi, Nymphea?”

La Tassorosso sbuffò debolmente mentre alzava lo sguardo, lanciandogli contro un po’ d’erba mentre il ragazzo ridacchiava: 

“Ok, ho capito, cambiamo argomento… Non ti ho ancora chiesto perché sei qui. Insomma, c’é un motivo particolare per cui vuoi andartene?”
“Beh… l’Offshore offre molte opportunità… in tutti i sensi. Hanno laboratori impressionanti, e sono molto avanti con la medicina.”
“Quindi vuoi andare lì principalmente per “fare carriera”?”

“Diciamo di si. Fare progressi lì sarebbe molto più semplice.”

Nymphea annuì, stringendosi debolmente nelle spalle ed esitando, pensando a quella cura che cercava da ormai quattro anni. 

“C’è qualcuno della tua famiglia, lì?”
“No, ho due fratelli di soli sette anni… e mi mancherebbero molto, ma lo faccio anche per loro.”

“Tu fai l’erborista, vero?”
“Sì. Sono sempre stata molto brava con le Pozioni, nella mia famiglia è una tradizione… abbiamo tutti nomi di fiori.”

“Eppure sono sicuro che riuscirei comunque a batterti.”
“Ah, davvero? Tu dici?”
“Già.”

Phoebus sfoggiò un sorrisetto, annuendo mentre Nymphea invece inarcò un sopracciglio, rivolgendogli un’occhiata quasi di sfida: 

“In tal caso, è un vero peccato che sia già passata la prova sui veleni e gli antidoti, altrimenti avremmo potuto cronometrarci.”
“Se si ripresenterà l’occasione, vedrò di sfidarti, Nymphea.”

Phoebus sorrise e la ragazza lo imitò prima di distogliere lo sguardo, guardandosi intorno per qualche istante prima di rompere il silenzio che era andato a crearsi: 

“Tu invece? Perché sei qui?”
“Tu sei qui per la tua famiglia, no? Io invece per scappare dalla mia.”

“Davvero? Mi dispiace.”
“Non mi hanno mai capito, sono abbastanza rigidi.. insomma, conosci il mio cognome, no? Diciamo che pretendono di scegliere della mia vita, e la cosa non mi è mai andata giù.”

Il Serpeverde si strinse distrattamente nelle spalle, pensando al vero motivo per cui non voleva più tornare a casa: principalmente, aveva a che fare con il suo fidanzamento forzato. Ma non lo disse e preferì tenersi quel dettaglio tanto importante per sè.

“Quindi non ti mancheranno?”
“Non penso. A te si?”
“Molto. Mi sento un po’ in colpa in realtà per voler abbandonare i miei fratellini… me ne sono sempre occupata io, da quando mi sono diplomata. E sono piccoli, non capiscono davvero quello che succede… spero che mi perdoneranno.”

La ragazza si strinse debolmente nelle spalle mentre abbassava lo sguardo, pensando ai due bambini che di certo la stavano aspettando a casa. Ma anche se già le mancavano tremendamente, sperava di non tornare a casa prima di qualche tempo.

“Se davvero lo fai per la tua famiglia, lo faranno. Devi pensare anche a te stessa, dopotutto, hai già fatto di certo molto per loro.”


Phoebus abbozzò un sorriso, chiedendosi cosa intendesse la ragazza con “me ne sono occupata io” o quando diceva di voler trovare delle cure… ma nonostante la forte curiosità non disse o chiese nulla, dicendosi che come lui non voleva parlare di sua cugina, anche lei aveva di certo qualcosa che preferiva tenere per sé, come tutti del resto. 



“Piccioncini? Mi dispiace disturbarvi, ma ci hanno appena convocati… pare sia arrivata l’ora della prossima prova.”


*


“La prova è, sostanzialmente, molto semplice: vi sarà dato un limite di tempo, ed entro lo scadere del conto alla rovescia dovrete riuscire ad evocare il vostro Patronus, ovviamente formato. È un incantesimo tra i più complessi ed importanti, vedremo se riuscirete a cimentarvici sotto pressione. Naturalmente chi non dovesse riuscirci entro lo scadere del tempo, verrà eliminato. Avete esattamente mezz’ora, candidati… buona fortuna.”

Li avevano radunati sul prato, proprio davanti al capannone, per comunicargli rapidamente che cos’avrebbero dovuto fare… e pochi secondi dopo la prova era già iniziata, il conto alla rovescia anche. 
Lilian si passò una mano tra i capelli scuri, cercando di riordinare i pensieri che le stavano già affollando la mente: aveva di certo un mare di ricordi felici, ma in quel momento, trovandosi sotto pressione, non riusciva a farsene venire in mente neanche uno. 


Pensa Lily...

La Grifondoro pensò ai suoi anni di scuola, ma decise di incanalare gli sforzi verso la sua famiglia, dicendosi che avrebbe di certo trovato qualcosa in grado di aiutarla. 
Amava troppo la sua famiglia, probabilmente, perché ciò non accadesse, anche se avevano passato molti momenti difficili… e lei, essendo la più grande, ne aveva sempre avuto maggiore memoria e consapevolezza. 

Pensò a tutti i suoi fratelli, agli sforzi dei genitori per cercare, nonostante tutto, di dare ai figli tutto il necessario, talvolta togliendosi il cibo di bocca per darlo a loro. 

Avevano passato diversi brutti momenti, lo ricordava chiaramente, e spesso persino il clima delle feste non era stato dei migliori, quando sua madre si chiudeva in se stessa e quasi si sentiva in colpa per non poter fare dei regali ai numerosi figli.
Non che a loro importasse realmente, a dire il vero… anche senza regali, avevano comunque passato molti bei Natali. 

Lily sorrise appena, ripensando con affetto e un po’ di malinconia ad un Natale di pochi anni prima, quando aveva nevicato a dismisura e avevano passato buona parte della giornata tutti  insieme fuori casa, impegnati a giocare con la neve. E mai come in quel momento le era importato di meno di non poter ricevere alcun regalo.


Lilian non pronunciò neanche la formula, agitando debolmente la bacchetta nella speranza di vedere il suo Patronus, che già aveva evocato in precedenza.
Quando vide un cavallo, un agile e aggraziato Purosangue Arabo, prendere forma in una massa di luce argentea la Grifondoro sorrise, ritrovandosi a ringraziare mentalmente i genitori: a loro poteva anche esser sembrato di non averle mai dato molto, ma a parer suo avevano fatto che a sufficienza. 


“Ti sei commossa?”
Sentendo la voce dell’amica Lilian si voltò, ritrovandosi a rivolgere un debole sorriso in direzione di Mairne, annuendo leggermente: 

“Forse. Mi mancano molto.”
“Lo so… anche a me mancano i miei genitori, ma per fortuna ho te e Noah. Anche questa volta siamo salve, mia cara Lily, ci avresti creduto un mese fa?”

Mairne sfoggiò un sorriso soddisfatto, accennando al Golden Retriever che stava abbaiando e scodinzolando, inseguendo qualche altro Patronus. 

“Ovviamente ci speravo… Noah?”
“È un po’ giù per via di Milo, ma spero ce la faccia comunque.”

La bionda sì incupì leggermente, rivolgendo un’occhiata incerta in direzione dell’amico che, a differenza sua e di Lily, non era ancora riuscito ad evocare il suo Patronus. 
E il tempo stava passando in fretta. 


“Vai da lui. Tu lo conosci meglio di chiunque, qui.”

Lily le rivolse un cenno e la bionda annuì, provvedendo a girare sui tacchi per camminare sul prato fino a raggiungere l’amico, avvicinandoglisi in punta di piedi per poi abbracciarlo da dietro, appoggiando il capo sulla sua spalla: 

“Stai facendo ancora il musone, Noah? Devi essere felice, altrimenti non funziona!”
“Lo so… tu ce l’hai fatta?”

Mairne annuì e vide l’amico sorridere, quasi come se fosse sinceramente felice e sollevato di sentirglielo dire. 

“A cosa hai pensato?”
“Ricordi quando tu e Lily siete venuti da me in Estate, in Irlanda? Ho ricordi bellissimi di quei giorni.”

Mairne sorrise mentre scioglieva l’abbraccio, assestandogli una gomitata e incitandolo a provarci: 

“Noah, ci conosciamo da così tanto… osa dire che non hai nessun bel ricordo e potrei diventare molto seccata.”

Noah sorrise alle parole dell’amica, annuendo e assicurandole che ci avrebbe senz’altro provato. 
Ovviamente aveva ragione lei, era pieno di bei ricordi… c’erano stati momenti in cui si era chiesto perché avesse permesso a quella pimpante ragazzina di eleggerlo suo amico a vita quel giorno, ma non se n’era mai pentito.
Anzi, faticava sinceramente ad immaginare la sua vita senza il sorriso e le chiacchiere Mairne Connelly, che era ben presto diventata tutta la sua famiglia, insieme a Darcy.

Anzi, ricordava benissimo la felicità provata quando, qualche anno prima, la sorellina era salita su treno con lui per la prima volta e aveva passato tutto il viaggio con lei e Mairne, sentendosi davvero felice, quasi a casa.

Il Grifondoro mormorò la formula a mezza voce, agitando la bacchetta come aveva imparato a scuola qualche anno prima… e un sorriso gli increspò il volto quando vide un familiare toro argenteo davanti a sè.

“Mairne!”

Noah si voltò, cercando l’amica con lo sguardo e non tardando ad individuarla, vedendola sorridergli prima di avvicinarglisi nuovamente per abbracciarlo.

“Finalmente sorridi… basta fare il musone!”
“Grazie, biondina. Per tutto.”


*


Erano ben pochi i ricordi che aveva di suo padre, morto quando aveva cinque anni durante una missione… gli sarebbe piaciuto riuscire a conoscerlo. 

Eppure, c’era quella fugace immagine, di quando la sera sedeva accanto a lui, sul letto, e per farlo dormire gli raccontava qualche storia. Storie di cui lui non aveva mai abbastanza e continuava a chiederne altre, incurante della stanchezza che il padre sicuramente provava in quei momenti.

Sua madre gli aveva parlato spesso di lui, anche se ormai non c’era più nemmeno lei… ma ritrovandosi in mezzo ai suoi amici fu comunque grato di averli conosciuti entrambi: Theodore era stato abbandonato dai suoi genitori, la madre di Kieran era morta di parto e Phoebus non aveva mai avuto ottimi rapporti con i genitori.
In un certo senso era stato forse quasi fortunato.

“Expecto Patronum.”

Erano passati anni, ma Alastair sorrise comunque, riconoscendo perfettamente il luminoso leopardo che balzò fuori dalla punta della sua bacchetta e che iniziò subito ad azzuffarsi giocosamente con la tigre evocata poco prima da Phoebus. 

“E anche questa è fatta… spero solo che anche Kier ce la faccia. Tu a cosa hai pensato?”
“Una vecchia gita ad Hogsmead tra noi quattro… tu invece?”
“Mio padre. Anche Theo ha evocato il suo, vero?”

“Sì, e mi fa piacere, temevo non ci riuscisse… insomma, non ne parla mai, ma penso non abbia avuto una vita molto semplice.”

Phoebus si accigliò leggermente mentre posava lo sguardo sul Corvonero, seduto sul prato a qualche metro di distanza e gli occhi blu fissi distrattamente sul suo lupo, come se stesse pensando ad altro.
Alastair annuì, dicendosi che probabilmente aveva usato un ricordo risalente agli anni di scuola: 

“Decisamente no… e neanche Kier scherza, ha un pessimo rapporto con suo padre. Per loro Hogwarts è stata una vera e propria boccata d’aria.”
“Oh, anche per me… e a questo punto, spero ce la faccia anche lui. Siamo arrivati in quattro e non mi piacerebbe uscire in tre.”


*


Strinse la presa sulla sua bacchetta, abbozzando un lievissimo sorriso mentre il ricordo di quel primo pomeriggio passato insieme, quel lontano primo appuntamento e quel primo bacio riaffioravano, provocandole felicità, sì, ma anche una considerevole dose di malinconia. 

Le mancava, moltissimo, sentiva la mancanza di Jared più di quanto non avesse mai apertamente ammesso. 
Ma sapeva che solo pensando a lui sarebbe riuscita a portare a termine quel compito.

Ricordava chiaramente quel lontano giorno di pieno Inverno, la gita ad Hogsmead passata insieme dopo che era stata proprio lei a chiederglielo, a fare quel passo avanti. E a quel pomeriggio ne erano seguiti molti altri, così come i sorrisi, le risate e la felicità… felicita che si era spenta fin troppo presto, quando lui se n’era bruscamente andato.

Zavannah non pronunciò la formula, quasi a volergli dimostrare che sì, non solo sarebbe stata in grado di evocarlo ma anche di farlo con un incantesimo non verbale.

E così come a scuola, quando lo aveva evocato per la prima volta, il suo Patronus lasciò tutti senza fiato: quando l’Ironbelly Ucraino sorvolò le loro teste, tutti i candidati e gli esaminatori alzarono lo sguardo per ammirare quel drago d’argento di medie dimensioni mentre la sua artefice invece sorrideva, sentendosi immediatamente molto più leggera: un altro passo avanti era stato fatto, alla fine sembrava mancare sempre meno. 

“Sono felice che tu ce l’abbia fatta.”
“Anche io… qual è il tuo?”

Zavannah pose quella domanda con la certezza di trovarsi davanti ad un animale tenero ed estremamente pacifico… quando invece Nymphea le indicò uno scorpione la bionda sgranò gli occhi, sinceramente sorpresa da quella rivelazione: 

“Uno scorpione?! Sul serio? Non ti si addice per niente, mi sarei aspettata… non lo so, un gatto magari.”
“Evidentemente sono ben più di quel che sembro, mia cara Zavannah.”

La mora sorrise come se fosse divertita dalla reazione dell’amica, che le rivolse un’occhiata in tralice: 

“Certo… ma ciò che sembra eccome e che sicuramente corrisponde alla realtà è che pendi dalle labbra di Phoebus Gaunt. E non osare ribattere, negli ultimi giorni avete passato un sacco di tempo insieme, non puoi negarlo!”
“Se anche lo facessi tu resteresti ferma nella una posizione, quindi… a che scopo?”


*


Quando era stato loro detto che la prova consisteva nell’evocare i rispettivi Patronus il suo primo pensiero era volato su sua sorella Elizabeth, e lì era rimasto: non aveva mai avuto un brutto rapporto con i suoi genitori, ma non era mai stata tipo da grandi amicizie, troppo taciturna e con una forte inclinazione a passare il tempo da sola per crearsi molti legami. 

Ma con sua sorella no, con lei aveva sempre avuto un rapporto speciale… e già le mancava molto, in effetti. 
Un ricordo felice che la riguardasse? Ne aveva molti, in effetti quasi tutti i ricordi che aveva di sua sorella erano strettamente positivi… quando da piccole giocavano insieme e quando, anche se cresciute, avevano continuato a passare molto tempo insieme, trascorrendo i momenti liberi insieme anche ad Hogwarts.

Alethea ebbe un tuffo al cuore, chiedendosi se fosse stata effettivamente una buona idea: più ci pensava e più le mancava. Forse quella prova era stata solo l’ennesima crudeltà degli esaminatori, ma non aveva nessuna intenzione di lasciarsi soggiogare: doveva mettere la malinconia da parte, almeno per il momento, e concentrarsi solo sui ricordi in sè.

“Expecto Patronum.”

Era passato diverso tempo dall’ultima volta in cui aveva evocato il suo Patronus, ma quel pomeriggio provò la stessa soddisfazione dell’ormai lontana lezione dove l’aveva fatto per la prima volta quando vide il corvo planare dalla sua bacchetta per sorvolare le teste dei compagni/avversari.
La Corvonero abbassò lentamente il braccio mentre un piccolo sorriso si faceva largo sul suo volto, consapevole di essere appena automaticamente passata alla prova successiva mentre ringraziava mentalmente la gemella per tutti quei bei ricordi.


*


Hailey si passò una mano tra i capelli, respirando profondamente mente si ripeteva di tranquillizzarsi: ormai mancavano pochi minuti allo scadere del tempo, ma poteva ancora farcela. 
Doveva, quantomeno.

Accanto a lei Kieran, uno dei pochi rimasti a non essere ancora riuscito a portare a termine la prova, evocò il suo Patronus formato proprio in quel momento, demoralizzandola ancora di più mentre lanciava un’occhiata tetra al leone d’argento.


Infondo poteva farcela anche lei, no? Che cos’aveva in meno rispetto agli altri? Assolutamente niente.
Ma a cosa poteva aggrapparsi per riuscirci? Di certo non alla sua famiglia… e non aveva mai avuto neanche grandi amicizie, tutto sommato. 
La Corvonero sospirò, ripetendosi che non poteva farsi buttare fuori in quel modo dopo aver superato prove ben peggiori… ma allo stesso tempo, stava già quasi per darsi per vinta. 



“Ci hai tolto un peso, temevamo che non ce l’avresti fatta davvero… a cosa hai pensato, alla fine?”
“Mia madre. Non sono ricordi miei in realtà, ma una volta diedi una sbirciatina a dei ricordi di mio padre attraverso il suo Pensatoio… e dopo anni passati a chiedersi come fosse la sua voce, poterla sentire fu a dir poco magnifico.”

Kieran sorrise debolmente, stringendosi nelle spalle mentre Theodore annuiva, continuando a restar in silenzio mentre teneva le braccia conserte: lui aveva sentito la voce di sua madre solo nella prova del corridoio, ma essendosi trattata di un’allucinazione nemmeno sapeva se fosse stata veritiera o meno… probabilmente non l’avrebbe mai saputo. 
E forse nemmeno gli importava, se era riuscito ad evocare il suo Patronus qualcosa di buono doveva averlo combinato comunque, anche senza i genitori presenti nella sua vita… aveva pensato allo Smistamento, alla gioia di sentirsi finalmente parte di qualcosa. E per fortuna era bastato.


“Ormai mancano sette minuti… dite che ce la faranno?”
“Beh, tecnicamente a noi farebbe comodo il contrario… staremo a vedere.”

Alastair si strinse nelle spalle mentre Phoebus invece continuava restare in silenzio, impegnato semplicemente a guardarsi intorno come se fosse alla ricerca di qualcosa. E Kieran, accorgendosene, abbozzò un sorriso, guardando l’amico con cipiglio divertito: 

“Rilassati Phoebus… l’ho vista, ce l’ha fatta.”
“Eh? Di chi parli?”
“Certo, lo immagino, non ne hai la minima idea…”


*


Asterope teneva gli occhi fissi su Erza, trovando l’ex compagna di scuola in evidente difficoltà mentre tentennava, non riuscendo ancora ad evocare un Patronus perfettamente formato. 

Lei c’era riuscita poco prima, dando forma al suo pavone grazie ai numerosi ricordi che aveva di sua sorella Andromeda… ma si poteva dire lo stesso di Erza? Forse no, visto che ormai il tempo stava per giungere al termine. 

La Serpeverde si morse il labbro, continuando ad osservare la rossa e a suggerirle mentalmente di muoversi: le sarebbe dispiaciuto procedere senza di lei in quel percorso, anche se sicuramente Erza rappresentava una minaccia non indifferente.


La rossa intercettò il suo sguardo e Asterope inarcò un sopracciglio, come a volerle chiedere perché non ci riuscisse… ma Erza si limitò a scuotere il capo, abbassando lo sguardo al suoi piedi, a sua volta consapevole di non poter essere eliminata in una prova del genere dopo aver superato l’enigma, il labirinto e aver persino compreso la parziale soluzione della prova precedente. 


Eppure, stava faticando non poco a trovare qualcosa di felice a cui aggrapparsi, qualcosa che le trasmettesse abbastanza serenità da permetterle di evocare il suo Patronus. 


E all’improvviso chiuse gli occhi, sforzandosi di dimenticare dove si trovasse… all’improvviso smise di sentire il calore sulla pelle, ma si ritrovò dentro una delle piccole “celle” di pietra del collegio, dove l’avevano chiusa per insegnarle a comportarsi come si conveniva a quell’ambiente. 
Non ricordava cosa avesse fatto di preciso ma ricordava benissimo il freddo e l’umidità, così come il forte desiderio di scappare il più lontano possibile.
E poi, non riusciva a ricordare come visto che all’epoca aveva solo sei anni, si era davvero ritrovata fuori dall’edificio, sul prato.

E nonostante il freddo, il fatto che fosse buio e che il Sole ancora non fosse sorto del tutto, Erza aveva iniziato a correre sull’erba bagnata di rugiada a piedi nudi, un prato molto diverso da quello dove si trovava in quel momento. 
E sorridendo quella bambina aveva raggiunto di corsa i cancelli per uscire, abbandonare quel posto sede di tanta infelicità, senza più voltarsi indietro… imparando, per la prima volta, che cosa davvero fosse la libertà, che mai da quel momento avrebbe smesso di ricercare assiduamente.

Erza riaprì gli occhi solo dopo aver mormorato a formula e aver agitato la bacchetta, consapevole che il suo tempo fosse ormai giunto agli sgoccioli e che non avrebbe avuto altre possibilità, non al di  fuori di quella. 
E per questo le sue labbra si inclinarono in un largo sorriso quando si ritrovò davanti alla sua colomba d’argento, che in precedenza aveva in realtà quasi detestato. 
Probabilmente non fu mai felice di vedere quell’animale simbolico e, nel suo caso, forse un po’ anomalo, come quel giorno. 

“Tempo. Candidati, la vostra prova finisce qui… congratulazioni a chi è ancora in gioco.”









…………………………………………………………………………………………
Angolo Autrice:

Hailey ce l’ha o non ce l’ha fatta? Temo proprio che per scoprirlo dovrete aspettare domenica, ma intanto vi comunico che anche Louella è stata eliminata. 

Buonanotte e a presto! 
Signorina Granger 

   
 
Leggi le 12 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Signorina Granger