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Autore: cin75    18/11/2017    5 recensioni
Dalla storia:
"“Possiamo parlarne dentro? In questo momento mi sento tanto in una puntata di Desperate Housewives e vorrei davvero evitarlo.”
Jensen in un primo momento non capì, poi spostò lo sguardo verso la strada e vide alcuni dei suoi vicini, chi per strada con il cane, chi dietro la finestra con aria curiosa ma che comunque fissavano loro.
“Ok! Entra!” ordinò spostandosi e lasciandolo entrare. “Ma hai cinque minuti!, poi sparisci. ” concluse chiudendo la porta.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jared Padalecki, Jensen Ackles, Misha Collins
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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"Cosa?!" sussurrò il biondo.

“Mark ha lasciato il segno, è vero. Ma tu Jensen, amico mio, sei la persona più forte e caparbia e testarda che io abbia mai conosciuto. E non saranno un paio di taglietti provocati da un avvocato psicopatico a cambiare ciò che sei.” lo confortò con convinzione.

“Misha, io…”

“Jensen, ascoltami. Avevi un taglio alla gola e uno che ha quasi raggiunto la milza, eppure quando la polizia ha fatto irruzione nel tuo ufficio, tu eri lì, sopra Mark e gliele stavi suonando di santa ragione, tanto che ho dovuto aiutare quel poliziotto per portarti via da lui. Tu non ti sei mai arreso a quello che Mark stava provando a farti, perché sei forte. Non ti sei mai arreso a quella che sarebbe stata una più che giustificabile depressione post trauma ma ti sei ripreso prima del tempo e hai afferrato di nuovo e con forza la tua vita tra le mani. Non ti sei mai arreso all’idea di essere una vittima, ma hai mandato a farsi fottere tutti quelli che ti guardavano con pietà e sei andato avanti. E questo non lo fa , non lo può fare, chi è incasinato dentro, come dici tu. Non ci riuscirebbe.” ed ora le mani di Misha stringevano con più decisione le spalle dell’amico e di tanto in tanto lo scuotevano per farlo rinsavire da quel suo momento di debolezza. Inutile, ingiustificabile debolezza.

E Jensen, beh!, Jensen lo fissava grato per quelle parole.

“Ora c’è Jared.” continuò ancora. “E Jared non è Mark.”

“No, non lo è!”

“No, non lo è.” Convenne più che convinto, Misha. “Perché Jared è perso di te ma nel modo speciale in cui una persona possa perdersi per un’altra. In un modo sano, bello e disgustosamente romantico!” fece sorridendo e facendo sorridere anche Jensen.

“Dovresti odiarlo, però!” scherzò Jensen, sentendosi di nuovo “sottocontrollo”.

“Perché?!” chiese curioso Misha.

“Noi non abbiamo mai litigato così e Jared è il primo che ce lo ha fatto fare.”

“Ma che dici!!?? Noi litighiamo sempre!” esclamò Misha spingendo via l’amico, amichevolmente.

“Ma questa è la prima volta che ti ho odiato sul serio!” confessò in colpa Jensen.

Misha per un attimo restò senza parole, poi inspirò e infine sorrise all’amico.

“Sai una cosa? non me la prenderò, perché questo significa una cosa per me!”

“Cosa?!”

“Che anche tu sei perso di quel ragazzone o non avresti reagito così con lui e con me,  se non fosse così.”

“Io non sono pers…”

“Smettila di fare il duro con me e cerca di mettere a posto le cose con Jared, perché dallo stato in cui eri quando sei entrato nel mio ufficio, di certo hai detto o fatto qualche stronzata!” lo accusò giustamente.

“In effetti non sono stato molto lucido!” ammise imbarazzato Jensen. “Come direbbe Jared, sono stato decisamente stupido e avventato!”

“Lo immaginavo!” convenne Misha.

I due si abbracciarono, lasciandosi immediatamente dietro quello screzio, sollevati di non aver rovinato la loro amicizia.

Poi Jensen fece per andare via.

“Dove stai andando?!” chiese premuroso Misha.

“Tranquillo, sistemerò le cose.” inserendo anche e soprattutto Jared in quelle “cose”. “Ma per stasera ho bisogno di rimettere a posto le idee. Da solo!”

“Ok! Ma chiama se hai bisogno!” si premunì l’amico. “Sai che ci sono sempre per te!”

“Mai dubitato Misha. Mai dubitato!” e uscì dal suo ufficio.

 

Qualche ora dopo, Jared, benché incerto e ancora scosso dalla discussione avuta con il compagno, bussò ancora una volta, all’ufficio di Jensen. Il medico era di spalle, intento a sistemare alcune cose nel suo archivio privato.

“Io ho finito per stasera. Vieni a casa con me? C’è la partita. Ci mangiamo una pizza, beviamo qualche birra e ci buttiamo questa giornata assurda alle spalle!” disse sperando che davvero quella giornata finisse portandosi via tutto il casino che era successo.

“No, sono stanco. Me ne vado a casa mia!” fu la risposta che invece Jensen gli diede senza nemmeno voltarsi.

Jared deglutì a quella freddezza che non apparteneva a Jensen e questo gli mise addosso uno stato d’ansia che gli fece tremare lo stomaco. “Jensen, io….”

“Sono solo stanco, Jared. Ci vediamo domani. Buonanotte!” cercò di mettere fine, l’altro.

Jared sussurrò un “ok!” e fece per andare via, ma poi, l’ennesimo tentativo di sistemare le cose , lo fece tornare sui suoi passi e volle tentare ancora.

“Mi….mi chiami più tardi?!” domandò sperando in una risposta positiva ma l’unica cosa che ebbe in cambio furono le spalle di Jensen che si contraevano in un sospirò quasi seccato e un “Se non crollo prima!” come conferma.

Il giovane, amareggiato, allora, rinunciò e lasciò a Jensen quello spazio di cui sembrava aver bisogno.

 

Erano circa le nove e mezza di sera e quando più o meno era al primo tempo della partita, Jared sentì bussare alla porta. Era in tuta e in tutta sincerità, dopo quello che era successo alla clinica con Jensen, tutto ciò che aveva capito della partita era che una squadra aveva la divisa bianca e una squadra invece azzurra e gialla. La sua mente era decisamente persa altrove , verso tutt’altri pensieri che niente avevano a che fare con il gioco in tv.

Andò ad aprire e si ritrovò a spalancare la bocca per la sorpresa quando si ritrovò davanti Jensen. Jensen che perfino sembrava sorridergli. Che perfino sembrava non essere nemmeno più arrabbiato con lui.

“Jensen?!”

“Ciao!”

“Io….io non ti aspettavo!” gli uscì di bocca senza nemmeno rendersene conto. Dio!! Jared ma sei stupido!?!, si gridò mentalmente.

“Scusa! Se sei occupato posso andarmene. Non ci sono problemi!” rispose Jensen senza mostrare risentimento.

“Cosa?” esclamò Jared. “No.no.no…che dici? Non dirlo nemmeno per scherzo. Entra, andiamo. Entra!!” , facendogli spazio per farlo entrare in casa.

Jensen accolse l’invito ed entrò. Si fermò al centro del soggiorno e attese che Jared lo sorpassasse. Il giovane lo fece e gli indicò la cucina.

“Stavo per prendermi una birra fresca. Mi fai compagnia?!” offrì e il biondo annuì.

Jared aprì il frigo e passò all’altro la bottiglia di birra dopo avergliela aperta.

 

Poi si girò di nuovo per prenderne un'altra e in quel movimento, in quel momento…

“Si chiamava Mark.”

Il giovane sospirò turbato e preoccupato per quello che stava per sentire. Turbato dall’imminente racconto. Preoccupato per quelle emozioni di certo poco piacevoli che quel racconto avrebbero provocato in Jensen. Si voltò verso di lui e lo guardò con dolcezza e comprensione.

Jensen se ne sentì rinfrancato.

“Si chiama Mark. Pellegrino.” precisò e già ripensare a quel nome e a quello che comportava gli fece aumentare il ritmo della respirazione e del cuore.

Jared lo notò immediatamente. Al diavolo le confessioni!!

“Jensen, non importa. Sul serio! Non devi se non vuoi.”

“Ti va di ascoltarmi, Jared?!” chiese dolcemente.

“Certo. Certo che mi va. Io voglio sapere tutto di te, ma non voglio vederti così turbato. Non mi piace vederti così. Odio vederti così. Tu sei una persona bellissima e solare e gentile e…e bellissima..” si ritrovò a ripetere con enfasi. “Non è per te questo tipo di sofferenza.”

“Hai detto bellissima due volte!” scherzò Jensen.

“E continuerò all’infinito.” Ribadì con decisione.

Allora Jensen si avviò verso il divano e si sedette e attese che Jared lo aggiungesse. Il giovane si accomodò sul piccolo tavolo che campeggiava davanti al sofà così da potè stare di fronte al compagno. “Ti ascolto.”

Jensen fece un respirò profondo e iniziò il suo ricordo.

“Conobbi Mark in tribunale quando qualche anno fa andai per deporre come perito della difesa in un caso di risarcimento. Quando il procedimento si chiuse, Mark, con mia somma sorpresa , mi richiamò. Mi chiese di vederci per un caffè. Accettai. Quel caffè divenne un aperitivo, poi una birra un sabato per la partita. Poi una pizza prima di un concerto. Insomma , iniziò tutto come ogni relazione potrebbe cominciare. Siamo stati insieme per due anni, sei mesi e ventuno giorni.” ricordò con una punta di sarcasmo.

“Che è successo dopo due anni, sei mesi e ventuno giorni?” chiese Jared cercando la mano di Jensen. Trovandola pronta a stringere la sua.

“Scoprii che Mark non si faceva scrupoli a sfilarsi i pantaloni con chiunque gli andasse a genio. Donna o uomo che fosse. Ma sai la cosa buffa quale fu?” chiese retoricamente. “Che fino a quel momento lui era un angelo ai miei occhi e agli occhi di chiunque lo avesse conosciuto. Un angelo che poi mostrò, come dire, il suo lato demoniaco quando lo mandai a farsi fottere sul serio!” concluse sorridendo amaramente.

“Che ha fatto quando lo hai lasciato!?”

“Circa una settimana dopo si è presentato nel mio ufficio, alla clinica, con la pretesa di sistemare le cose fra noi e quando gli ho detto che poteva scordarselo ha chiuso la porta a chiave e ha dato inizio al suo show!”

“Cosa…” incapace di pensare a quello che poteva essere davvero successo in quella stanza.

“Iniziammo a litigare. Volarono parole grosse e quando Mark si rese finalmente conto che ero irremovibile si fiondò alla scrivania e afferrò il tagliacarte. Me lo puntò contro, minacciandomi.”

“Oddio, Jensen!”

“Gli dissi che stava facendo una follia, che era fuori di testa. Che non avrebbe risolto nulla con quella scenata e nel frattempo sentivo Misha che dava di matto aldilà della porta, minacciando Mark, avvisandolo che aveva già chiamato la polizia che stava di certo per arrivare. Lo sentivo sbattere i pugni contro la porta e gridare a chiunque di trovare qualcosa per buttarla giù.” gli raccontò ancora e Jared si ritrovò a pensare alle pesanti porte di legno massello dei loro uffici e a capire la frustrazione che aveva di certo provato Misha.

“Io e Mark ci azzuffammo e lui mi ferì…” fece indicandosi tra la gola e il collo. Esattamente quel punto che aveva scatenato la loro lite della mattina. “…e non so che cosa scattò in me. Rabbia, orgoglio, istinto di sopravvivenza , paura. Mi avventai contro di lui con più decisione e la zuffa divenne una vera e propria lotta. Riuscii a metterlo sotto e iniziai a prenderlo a pugni. L’ultima cosa che ricordo sono Misha e un poliziotto che mi tiravano via da Mark e altri due poliziotti che lo portavano fuori dal mio studio. Poi più niente.”

“Eri…eri sottochoc!” convenne Jared, pensando al momento che aveva vissuto Jensen e a come aveva reagito il suo fisico.

“Anche. Quando mi risvegliai, mi resi conto di essere in ospedale e accanto a me c’era Misha. Mi disse che oltre alla ferita al collo, ne avevo anche una più profonda al fianco. Mi raccontò che alcuni minuti dopo che ebbero portato via Mark, mentre un poliziotto mi faceva delle domande, iniziai a farfugliare e crollai a terra. Solo allora si accorsero della ferita. Capii cosa mi era successo. L’adrenalina mi aveva tenuto vigile, poi pian piano , scemando il suo effetto, il corpo reagiva alla perdita di sangue.” spiegò anche sapendo che Jared come medico sapeva e capiva molto bene quello che gli era successo fisicamente.

“Jensen, io non potevo immaginare una cosa del genere. Io…io avevo visto quelle cicatrici ma, cioè…chi…chi non ha qualche cicatrice che gli ricordi una qualsiasi stronzata giovanile. E così quando Misha mi ha solo accennato a quello che invece ti era successo io…io per un attimo sono andato fuori di testa perchè …perché certe cose non dovrebbero accadere.”

“Jared sei un medico e lo sai che certe cose accadono!” sembrò volerlo rassicurare.

“No…non dovrebbero, non a persone come te!” lo spiazzò invece , Jared.

“A persone come me?!”

“Tu sei una persona buona…” fece mentre scivolava giù in ginocchio dal tavolino su cui era seduto. “..meravigliosa,…” e avanzò un altro po’ verso Jensen che per istinto si ritrovò ad aprire appena le gambe così che Jared potesse avere altro spazio per avvicinarsi a lui. “.. bellissima!” finì e ormai era quasi petto contro petto con Jensen.

Fu il biondo ad annullare completamente la distanza tra loro, abbracciandolo forte. Tenendoselo stretto tra le braccia.

“Mi dispiace di essere stato stupido ed avventato!”

“Non mi interessa. Non voglio che ti scusi. Non ne ho bisogno. Ma ….”

“Ma?”

“Ma mi serve solo una cosa da te. Una sola!”

“Cosa?!”

“Non tenermi più fuori dalla tua vita. Con questo non voglio dire che non devi avere i tuoi spazi o che io debba rinunciare ai miei, ma vorrei solo che se d’ora in poi ci sarà qualcosa del passato, del presente o del futuro che ti possa turbare in qualche maniera…ti prego…parlane con me. Affrontalo con me. Io non ti farò mai del male. Non ti farò mai soffrire. Te lo giuro!” sembrò giurare con ogni fibra del suo corpo, restituendo l’abbraccio di Jensen.

“Ti conviene mantenere questa tua promessa, dottore!” disse in un leggero sorriso, Jensen.

“Sì, sì che la manterrò. Non chiedo altro anche perché ci tengo al mio lavoro e penso che Misha mi sbatterebbe fuori dalla clinica a calci, se solo provassi a farti soffrire.”

“Ah! È così?!” esclamò fintamente offeso Jensen. “Lo fai solo per tenerti il lavoro?!”

“Puoi giurarci. Dove lo trovo un altro posto in cui avrei la possibilità di incontrare l’amore della mia vita!?” disse Jared spiazzando Jensen che lo fissò incredulo nell’aver sentito ciò che aveva appena sentito.

“L’amore della tua vita?!” ripetè in un sussurro.

“So che è presto. So che stiamo insieme da poco, ma stasera o meglio da quando abbiamo discusso nel tuo ufficio e poi non sei voluto venire a casa con me, ho avuto il terrore che tutto tra noi fosse finito e non sono riuscito ad immaginare la mia vita senza di te e così sono arrivato a questa triste verità: Ti amo, Jensen!” confessò come quando ci si leva un peso dal cuore. “Sono innamorato di te e credo di esserlo stato dal primo momento che ti ho visto.”

Jensen lo guardò. Accarezzò i lineamenti dolci ma decisi del volto volitivo di Jared. Si sporse lentamente verso il giovane e gli baciò la fronte, poi gli occhi. Scese sulle gote rosee godendo del leggero solletico della barba di Jared. Poi raggiunse le labbra sottili ma piene. Le baciò. Le baciò piano. Sembrava quasi le stesse assaggiando. Sorrise quando le vide sorridere per quelle attenzioni tanto desiderato. E sorrise quando sentì sospirare di mero sollievo Jared.

Infine si scostò da lui e cercando, sperando di non rovinare il momento, rispose a quel “Ti amo!”

 

“Spero che tu adesso non mi odi, Jared. Ma non ti dirò che ti amo. Non voglio farlo adesso, solo perché tu lo hai detto a me.” confessò con lo sguardo fisso in quello del compagno e con sua somma sorpresa , Jared non era stranito, ma gli stava sorridendo.

“Lo so. E lo accetto perché so quanto tu sia una persona onesta e sincera, ma credimi Jensen, credimi, farò in modo che anche tu me lo dica un giorno!” promise deciso. “Ma ora..”

“Ora?!”

Jared si sporse appena, ammirando con sguardo malizioso le labbra appena imbronciate di Jensen. Quelle labbra così invitanti che istintivamente Jared le paragonò al frutto del peccato. Irresistibile. “Posso baciarti?!”

“Credo che tu debba decisamente baciarmi!”

Esattamente come la loro prima volta.

Lunga meravigliosa interminabile e appassionata prima volta.

 

Passò altro tempo da quella sera, ma ormai le cose tra i due sembravano essere tornate decisamente sulla carreggiata giusta.

Un giorno, i due medici , stavano discutendo di una certa operazione e Misha tra loro cercava di stare al passo con le loro idee di come affrontare la cosa, intervenendo di tanto in tanto solo con degli esasperati: “Jensen, è troppo avventato!”, “Jared, quel macchinario ha bisogno di un tecnico specializzato che potrà essere qui solo tra tre giorni!”, “Ragazzi, non abbiamo quel tipo di apparecchiatura!

“Ok! Ti aspetto in radiologia. Matt ha pronte le ultime immagini così vediamo se questo approccio può andare.” Fece Jared mentre si infilava in ascensore per scendere in radiologia.

“Già, così vediamo anche di accontentare il nostro Misha prima che gli venga un infarto dopo che vedrà il budget di fine trimestre!” scherzò Jensen, battendo amichevolmente una pacca sulla spalla dell’amico.

“Seh!! divertente ragazzi. Davvero divertente. Ma vedrete. Un giorno o l’altro ci finirò davvero in uno di questi letti e sarà tutta colpa vostra!” fece il responsabile lasciandoli da soli all’ascensore.

I due ragazzi si sorrisero complici e poi Jared schiacciò il pulsante del piano a cui doveva andare.

 

Un secondo prima che le porte si chiudessero…

“Jared?”

“Sì?”

“Ti amo!!” e poi le porte si chiusero sullo sguardo meravigliosamente sorpreso di Jared.

 

Misha li cercò al telefono, al cercapersone e in ogni modo per la successiva ora. Inutilmente.

Quando sfiancato da quella sorta di caccia, si appoggiò frustrato al bancone della receptionist della clinica, Loretta, l’infermiera di turno, si fece avanti.

“Le serve qualcosa, Capo?!”

“Credo di essermi perso due medici!” rispose sorridendo ironico.

“Posso azzardare con Padalecki e Ackles?!” fece ammiccante la donna.

“Li hai visti!?” chiese entusiasta Misha.

“Diciamo che io guarderei ovunque tranne che nella stanzetta dei medici di turno.” asserì con maliziosa indifferenza.

Misha trasalì sorpreso. “Sul serio?” domandò incredulo. “Quei due sono…”

“Già!”

“…lì dentro?”

“Già!”

“Sul serio?!”

“Ho la faccia di una che sbaglierebbe su una cosa del genere!?!” replicò ironicamente offesa, l’infermiera.

“Ma da quanto…”

“Circa venti minuti!” riferì con aria soddisfatta. “Ma onestamente non saprei dire chi ci trascinava dentro chi!!” confessò facendogli l’occhiolino.

 

Misha non poteva crederci. Finalmente quei due avevano battezzato la stanzetta dei medici. Era ora!!

Anche se era maledettamente curioso di conoscerne il motivo che li aveva spinti oltre quella “loro regola”.

Poi , come se avesse avuto un lampo di genio, guardò il suo cellulare.

“Cavolo, è morto!” fece indicando la batteria scarica. “Loretta?!”

“Si , Capo?!”

“Abbiamo una fotocamera da qualche parte, qui in giro!?”

 

 

Eccoti, ti stavo proprio aspettando…
Ti aspettavo da tanto tempo…
Eccoti, finalmente sei arrivato…Speravo tu esistessi…”.

( Eccoti, M. Pezzali)

 

   
 
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