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Autore: DaisyCorbyn    18/11/2017    1 recensioni
[19 anni dopo] [Next generation]
Alwys ha passato i primi 11 anni della sua vita a nascondersi per la sua natura da lupo mannaro, fino a quando un giorno Ted Remus Lupin bussò alla sua porta per dirle di essere idonea per frequentare Hogwarts. Alwys così inizierà una nuova vita con i suoi amici Albus e Rose, nonostante una presenza oscura cercherà di impossessarsi del Mondo Magico.
Dal Capitolo 2:
«Mi chiamo Ted Remus Lupin, sono un professore della Scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Quando un bambino con poteri magici compie 11 anni, riceve una lettera dalla scuola per poter essere ammesso. Non sempre, però, il bambino ha i genitori anch’essi dei maghi e, quando ciò accade, viene inviato un professore per spiegare alla famiglia la situazione. Tu sei stata ritenuta idonea per frequentare Hogwarts e io sono il professore che risponderà a tutte le tue domande» finì con un sorriso e si sistemò l’impermeabile.
I genitori guardarono la figlia annuendo e sorrisero dolcemente come se stessero cercando di convincerla con lo sguardo.
«No» fu l’unica parola che Alwys disse dopo essersi ripresa dal quel fiume di informazioni.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Teddy Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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20
L’indovinello del fantasma

 
 
Una serie di tonfi attirò l’attenzione di Alwys appena mise piede in biblioteca, si girò e rigirò fino a quando trovò la fonte: Albus era seduto su una sedia e sbatteva la testa sul tavolo su cui erano poggiate due pile di libri che sussultavano ad ogni colpo. Si avvicinò e guardò confusa Rose che fece spallucce.
«Al?» il ragazzino girò lentamente il capo per guardare l’amica.
«Cosa…?» lasciò cadere la domanda mentre analizzava il bernoccolo che si stava formando sulla fronte dell’amico.
«Non capiamo la risposta dell’indovinello» disse pesantemente per poi tornare alla posizione di prima schiacciandosi la guancia destra contro il legno.
«Abbiamo cercato in qualsiasi libro, niente!» disse disperata Rose arruffandosi i ricci rossi. «Dobbiamo mandare una lettera a Zio George, lui lo capirà.»
Albus con uno scatto alzò la testa.
«Zio Fred… voglio dire, il fantasma ha detto che nessuno deve sapere che è qui o non ci darà la mappa!»
Rose sbuffò incrociando le braccia al petto.
«Ma James non ci ha capito qualcosa? Lui è intelligente» chiese Alwys che prese posto accanto all’amico che soffiò su un ciuffo che gli era caduto sugli occhi per vederla meglio.
«James si è tirato indietro, ha detto che è un segno del destino» disse Rose facendo le virgolette con le mani come per far capire che fosse una sua citazione.
 Alwys si lasciò andare ad un sospiro stanco e incominciò a rigirarsi una ciocca viola fra le dita come se la aiutasse a pensare. Calò il silenzio fra i tre, che però venne coperto dal brusio degli altri studenti presi dalle loro ricerche scolastiche. La concentrazione di Alwys, però, era messa a dura prova dai libri che magicamente tornavano al loro posto e che la facevano uscire dalla bocca sospiri di stupore. Ad un tratto Rose sbatté le mani sulla scrivania facendo trasalire gli altri due.
«Ragioniamo insieme» disse con decisione ed Alwys e Albus annuirono senza controbattere, pietrificati dallo sguardo della rossa che non ammetteva repliche.
Si sedette davanti a loro, prese pergamena e piuma e scrisse frettolosamente l’indovinello lasciando apposta un po’ di spazio fra ogni frase.
Rotondo e importante io sono
Molte persone calpestarmi vogliono
Nonostante io abbia più di mille anni.
Il mio nome potrebbe ingannarti,
Ma solo i più stupidi potrebbero pensarci!
Finì di scrivere e respirò pesantemente aggrottando le sopracciglia.
«Lo sai a memoria?» chiese Albus spalancando gli occhi.
«Quindi è qualcosa di rotondo e importante» Rose lo ignorò alzando gli occhi al cielo per poi concentrarsi sul foglietto.
«Una collana» propose Alwys rigirandosi la sua fra le mani.
«Tu calpesti una collana?» la schernì la rossa e la Grifondoro si morse la lingua imbarazzata.
«Un tappeto» disse Albus guardando soddisfatto la cugina.
«Non mi convince l’ultima parte» spiegò Rose facendo vagare lo sguardo fra le lettere. «Forse è qualcosa di particolare.»
«Un tappeto volante?»
«Al mi farò insegnare un incantesimo per chiuderti la bocca» lo fulminò Rose col suo solito sguardo scocciato.
«Esistono i tappeti volanti?» chiese allibita Alwys.
«Sì, ma sono stati banditi anni fa, storia lunga! Concentriamoci» snocciolò la Grifondoro.
«Io non conosco molto del vostro mondo…» sussurrò sconsolata.
«Nessun problema, potrebbe esser qualsiasi cosa» il Grifondoro sorrise facendola arrossire. «Dì tutto quello che ti passa per la testa.»
«Tranne le cose stupide» puntualizzò Rose lanciando un’occhiataccia al cugino.
«Quindi…»
«Un qualcosa di importante e rotondo, che le persone calpestano e il suo nome ha più di un significato» ricapitolò Alwys sperando di averci capito qualcosa perché non aveva il foglietto davanti.
«Solo per gli stupidi però… Al, sicuro che non ti viene niente in mente?» ironizzò Rose e in tutta risposta il sottoscritto le fece una linguaccia.
«Oh, un indovinello!»
I tre trasalirono: erano così immersi nei loro ragionamenti che non si erano accorti che Scorpius era sbucato da dietro Rose in perfetto silenzio.
«Bello intricato, che origine ha?»
«Ehm… noi, praticamente… sai…» Albus deglutì sistemandosi il colletto.
«Abbiamo fatto una scommessa con James» Rose si girò per guardarlo negli occhi sorridendo innocentemente per non destare sospetti. «Se riusciamo a capire l’indovinello, durante le vacanze di Pasqua farà lui i piatti.»
Scorpius la guardò con un sopracciglio alzato, ma poi scrollò le spalle come per scacciare un brutto pensiero.
«Ci è andato giù davvero pesante.»
«Eh, già» sussurrò Albus dando una leggera gomitata ad Alwys che annuì, anche se poco convinta.
«Fatemi dare un’occhiata…»
Senza nemmeno dare il tempo a Rose di controbattere, le sfilò il pezzo di pergamena dalle mani e fece scorrere il suo sguardo lungo le frasi beccandosi un’occhiataccia da parte della rossa.
«James è davvero bravo con gli indovinelli.»
«È Corvonero, è bravo in tutto» rispose Rose senza smettere di sorridere, sicuramente le guance stavano incominciando a farle male. «Comunque non ci serve il tuo aiuto.»
«Allora potreste chiedere di nascosto agli altri» propose restituendo il foglietto. «Anche Victoire è Corvonero.»
I tre si guardarono e si poteva facilmente intuire che stavano pensando la stessa cosa: perché non ci abbiamo pensato prima?
«Ha ragione!» esclamò Albus e il suo volto si illuminò come se si fosse accesa una lampadina sopra la sua testa.
«Non c’è di che» fece l’occhiolino e sorrise.
«La prossima volta avvisa, non ficcare il naso nelle cose altrui» disse Rosi alzandosi dal tavolo con il foglietto stretto nella mano.
«Mi odia davvero tanto, eh?» chiese retorico guardando i due.
«Tranquillo, fa così con tutti quelli che non conosce» spiegò Alwys facendo spallucce. «A me odiava per il primo mese in cui ci siamo conosciute.»
Scorpius sorrise: quel ragazzino non meritava di essere trattato in quel modo solo perché suo padre era stato un Mangiamorte… e aveva fatto altre cose.
«Se vi serve aiuto per qualsiasi cosa, chiedete» disse poi mentre si stava incamminando per andarsene. «Non sono una cima, ma mi farebbe piacere.»
Si allontanò dal tavolo e Alwys ed Albus si scambiarono un’occhiata dispiaciuta. Si alzarono, rimisero a posto i libri e uscirono dalla biblioteca per cercare Rose che si era appoggiata al muro del corridoio.
«A chi chiediamo per primo?»
«Victoire, è molto intelligente.»
Annuirono e andarono verso la torre di Corvonero sperando che la ragazza si trovasse lì.
Fortunatamente trovarono ai piedi della scala a chiocciola Daichi Corner, il migliore amico di Victoire, appoggiato al passamano che analizzava ogni persona che saliva i gradini mentre scherzava con altri amici Corvonero su delle risposte stupide di altri studenti durante le lezioni.
«Ciao!» il ragazzo si girò e ricambiò con un ceno della mano. «Vic è dentro?»
«È salita subito dopo Rune Antiche e poi non è più scesa, solo per mangiare un misero pezzo di pollo per cena, starà studiando trasfigurazione come fa ogni volta che ha ore libere» spiegò fissando Alwys con uno strano interesse. «Daichi Corner.»
«Alwys Dewery» si strinsero la mano e si scambiarono un sorriso: lei leggermente imbarazzata, lui sicuro di sé.
«Puoi farla scendere? Dobbiamo chiederle una cosa» spiegò Rose.
Daichi fermò due ragazze che stavano per salire le scale.
«Peonia puoi far scendere Victoire per favore? I suoi cugini la cercano.»
La ragazza con le mesce blu annuì e si girò verso Alwys: «Bei capelli.»
La Grifondoro arrossì e bofonchiò un imbarazzato «Grazie», Peonia sorrise e salì.
«I tuoi genitori ti hanno permesso di tingerti?» chiese curioso il ragazzo.
«Io… sono nata così.»
Daichi assottigliò lo sguardo come se da quel momento in poi lo scopo della sua vita sarebbe stato scoprire il perché. Alwys lo notò e si sentì un po’ a disagio.
«Avrò fatto una magia involontariamente» si affrettò a spiegare ripensando a ciò che le aveva detto James la prima volta che si erano incontrati.
Lui annuì poco convinto, ma lasciò perdere e spostò lo sguardo verso gli altri due: «Come sta andando il vostro primo anno?»
«Fantastico!» esclamò Albus.
«Le lezioni me le aspettavo più interessanti, molte cose già le sapevo.»
«Mi chiedo ancora perché il cappello parlante ti abbia messo in Grifondoro.»
«Perché siamo la Casa che unisce forza fisica e mentale perfettamente» rispose la rossa cacciandosi indietro un riccio.
«Ecco la vera Grifondoro» Daichi si mise a ridere seguito dagli altri.
Nel frattempo dalla scala stava scendendo Victoire con un elegante chignon leggermente disordinato e il maglioncino legato in vita.
«Cosa vogliono le mie piccole pesti?»
Alwys fu sorpresa per quanto fosse bella nonostante i capelli spettinati e il trucco leggermente sbavato.
«Abbiamo bisogno della tua intelligenza» spiegò Rose cercando di non far trapelare informazioni in più: meno persone sapevano, meglio era.
«Andiamo fuori allora, ho bisogno di prendere un po’ d’aria fresca» scese l’ultimo gradino e si avvicinò ai tre.
«Matita» disse Daichi con nonchalance.
Lei si diede un colpetto sulla fronte col palmo della mano e sfoderò la bacchetta da un piccolo fodero di pelle attaccato alla cintura, decorato con un coniglietto e un cavalluccio marino. La bacchetta era molto elegante: il legno era molto chiaro e, appena incontrò i raggi del sole, Alwys notò dei riflessi dorati, era lunga e nel manico vi era una spirale costeggiata da strani segni. Diede un colpetto col polso e una piccola matita, prima nascosta dietro il suo orecchio, salì su per le scale.
«Secondo me ormai hanno fatto una piccola entrata per tutte le matite che dimentichi ogni volta» ironizzò Daichi divertito dalla linguaccia dell’amica. «A dopo, Tokki.»
«A dopo, idiota.»
«Non è un linguaggio adatto ad una signorina.»
«Ti rispondo dopo, adesso ci sono dei bambini» rispose mentre con leggiadra eleganza sfilava lungo il corridoio con accanto i tre che ridevano.
Durante il tragitto lei si tolse il maglione dai fianchi e lo indossò perché fuori c’era molto freddo, nonostante le piccole luci che galleggiavano tranquille e che davano un po’ di calore. Arrivarono nel cortile e si sedettero sotto un albero che solitamente proteggeva gli studenti dai tenui raggi del sole, anche se adesso serviva solo per proteggerli da quelli innocui della luna.
«A cosa devo questa chiamata?» chiese Victoire poggiando la schiena sul possente tronco.
«James ci ha dato questo indovinello per una scommessa, sai di cosa si tratti?» spiegò Albus porgendole il foglietto piegato più volte.
«Mh…»
La ragazza si portò il pezzo di carta a qualche millimetro dal naso, sbuffò e sfoderò la bacchetta: «Accio occhiali
Gli occhiali arrivarono a grande veloce, li prese al volo e li inforcò.
«Chiunque abbia scritto, ha una scrittura tremenda» disse la Corvonero.
«O sei tu ad essere una talpa» la punzecchiò Rose leggermente offesa.
«Per quanto leggi finirai anche tu come me, anche James sta iniziando ad avere dei problemi anche se non lo vuole ammettere» sorrise affettuosamente e riprese a leggere. «A proposito di James… sto rivalutando la sua intelligenza con questo indovinello.»
«Perché?»
«È davvero complesso, molto bravo» si bagnò le labbra e si sistemò gli occhiali che le rendevano gli occhi ancora più grandi di quanto non fossero. «Cerchiamo un pavimento.»
I tre la guardarono confusi e lei finalmente alzò gli occhi verso loro.
«Un posto o una piazza, una di queste con un nome complicato» spiegò gesticolando come quando doveva ripetere una lezione. «Magari che ha un nome straniero che può avere un duplice significato.»
«E la cosa degli stupidi?»
«Penso sia inteso come ignoranti» aggrottò la fronte e si grattò la tempia destra con la bacchetta.
Rose sbuffò esausta e si lasciò cadere all’indietro, Albus poggiò la testa sulla spalla di Victoire e Alwys si prese il viso fra le mani.
«Siete stati in biblioteca?» i tre annuirono debolmente «Mi sa che dobbiamo tornarci e concentrarci sulla sezione Luoghi» ridiede il foglietto a Rose «Mi dispiace di non essere stata molto d’aiuto.»
«Ci hai dato un posto dove cercare, Albus pensava fosse un tappeto!» le tre ragazze si misero a ridere mentre lui mise il broncio.
«Se ci riflettete poteva esserlo!» protestò, ma loro risero più forte.
«Da quando in qua si ride senza di me?» Dominique arrivò con le mani poggiate sui fianchi.
«Oh no, Dom ha scoperto di non essere il centro del mondo!» dietro lei spuntò Fred che si mise a ridere, invece la rossa gli fece il verso infastidita.
«Capitate a pennello!»  esclamò Victoire che poggiò la mano sull’erba per fargli capire che dovevano sedersi.
«Vic ti ricordo che sono Grifondoro, non Corvonero» rispose la rossa squadrando il foglietto che Albus le aveva passato.
Fred le spostò i ricci per leggere meglio: spalancò gli occhi e alzò di scatto la testa.
«Chi lo ha scritto?»
Albus, Rose ed Alwys si guardarono presi dal panico, invece le altre due lo guardarono confuse: «Perché?»
«Rispondete.»
«James.»
Questa volta fu lui a guardarli confuso, spostò di nuovo lo sguardo verso il foglietto e lo accarezzò.
«So la soluzione.»
 
   
 
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