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Autore: Moglyo    18/11/2017    2 recensioni
Una favola della buonanotte, un racconto di fantasia... Tutto mi sembrava fuorché la verità nascosta nelle piaghe di una fiaba.
Adrien e Mari, due ragazzi legati dal destino, separati dalle differenze, uniti in una leggenda.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Gabriel Agreste, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Sabine Cheng, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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Sabine e Tom si coricarono sul letto, stanchi entrambi della giornata appena passata; l'uomo si addormento subito come un sasso, dopo aver dato il bacio della buonanotte a sua moglie, fra poche sarebbe suonata l’adorata sveglia. Sabine provo più volte ad addormentarsi, girandosi e provando varie posizioni, ma ogni volta che chiudeva gli occhi le compariva il volto di quel ragazzo solo, impaurito e malato. Sapeva bene cosa significasse perdere entrambi i genitori, li aveva persi quando era piccola, ma rimanere soli al mondo era una sensazione che nessuno doveva provare, mai. 

Ogni volta che le veniva in mente quel ragazzo, Adrien, la bocca dello stomaco si chiudeva, un nodo in gola le si formava e delle lacrime calde gli pungevano gli occhi, pronte a scendere per rigarle le guance. Non poteva lasciarlo lì, non voleva.

Verso le quattro di mattina un fastidioso bip-bip, risuono nella stanza destando i coniugi; Tom con qualche grugnito incomprensibile si alzò, facendo sobbalzare il materasso e con esso Sabine. Si cambio velocemente, diede un bacio a sua moglie e andò alla pasticceria, pronto a sfornare dolci, torte e croissant di ogni tipo. La donna ricambio il bacio, svegliandosi da quel leggero sonno in cui era caduta, nella sua mente si era fissata un'idea, determinata a realizzarla si cambiò velocemente, prese la Plymounth Fury e si diresse verso il maniero, con l'intenzione di portare Adrien con sé.

La strada deserta e il sole appena sorto, davano a Sabine una scarica di adrenalina, si sentiva un ladro furtivo. L’aria fredda della mattina pungeva il corpo minuto della mora, il silenzio rotto solo dal rumore del motore della Plymounth e delle foglie secche schiacciate, sotto il peso dell'auto appena entrata dal primo cancello, fecero deglutire Sabine, facendola dubitare un attimo della sua decisione. 

Da sola aveva deciso di portarlo via, da sola si era recata lì. 

Quei pensieri le gelarono il sangue, facendo insorgere in lei altri dubbi. Se venisse attaccata, se non volesse venire con lei, se la u…ucci…uccidesse. L'ultimo fu il peggiore, seguito subito da un immagine di sé stessa morta, freno bruscamente su un tornante rischiando di perdere il controllo dell'auto e precipitare giù dalla piccola scarpata.  

“Calma Sabine, calma. Lui non ti farà del male, è solo impaurito come un gattino, calma e sorridi” iniziò a ripetersi, prendendo dei lunghi respiri profondi, riprese il comando dell’auto e arrivo al roseto. 

Ormai erano le cinque di mattina, il sole inizia ad rischiarire il quartiere e l’aria si faceva più calda. Sabine aprì il grande portone del maniero, con passo deciso e lunghi respiri iniziò a salire le scale sconnesse, pronta a tutto. 

Adrien sentii il rumore dell'auto che si fermava e spegneva il motore nel giardino, provo ad alzarsi senza successo, ancora più debole della sera precedente. Il cuore gli batteva forte in gola, non sapeva chi o cosa portasse lo qualcuno lì, la paura lo paralizzava. I passi della figura misteriosa aumentavano d intensità, le scale scricchiolavano a ogni movimento, il suo cuore batteva talmente forte, la paura di essere inerme lo stava uccidendo. Iniziò ad ansimare  vistosamente, con una mano stretta al petto, Adrien provò ad alzarsi con l’altra mano poggiata sul letto si diede una spinta. Un dolore lancinante lo fece barcollare, rischiando di farlo cadere di nuovo su quel giaciglio oscuro. Mantenendo un equilibrio precario avanzò di qualche passò insicuro, fradicio di sudore, la vista annebbiata e il cuore in gola. 

Sabine, salì le scale barcollanti, ogni suo passo era seguito da scricchiolii inquietanti che le facevano accapponare la pelle. Arrivata in cima, con la mano tremante sulla maniglia, si blocco di nuovo, altri dubbi gli balenarono in mente, poi ricordò il motivo per cui era venuta lì, quella solitudine, quella tristezza e paura nascosti dietro alla maschera di rabbia e ringhi. Ispirando ed espirando profondamente, strinse la presa sulla maniglia ed aprì la porta. 
Adrien in piedi per miracolo, sfodero gli artigli guantati, pronto per spaventare l’intruso; la coda agitata, le orecchie basse e i canini in mostra, poteva percepire la presenza dietro la porta, ferma immobile forse armata. Quei pochi secondi di attesa, sembravano ore i suoi nervi già prepari iniziavano a cedere. La vista completamente annebbiata dallo sforzo e dalla febbre, i continui spasmi per il freddo e le gocce di sudore che cadevano sul pavimento marcio, nella sua testa rimbombavano le parole del signor Agreste “Prenditi cura del roseto, la fuori non c'è posto per te.”

Lentamente la porta si aprì e il ragazzo iniziò a ringhiare contro l'intruso, digrignando più forte i denti aguzzi, cercando di sembrare feroce. La donna rimase per qualche secondo accecata dal sole che filtrava dal tetto rotto, appena i suoi occhi si abituarono alla luce noto Adrien a pochi passi dal letto improvvisato, bianco cadaverico, gli occhi vitrei e rossi, il respiro corto e il tremore.

Avanzando di qualche passo, un po' indeciso, Sabine si blocco, vedendo il ragazzo innervosirsi, iniziò a cercare le parole giuste.

“Che vuoi ancora? Perché sei tornata.”
Il silenzio fu rotto da Adrien, stanco. 

Prendendo un respiro profondo Sabine iniziò a parlare: 
“Sono tornata qui perché ero preoccupata, non voglio farti del male, credimi.” Avvinandosi si qualche altra asse.

Il biondo, barcollo all'indietro di qualche passo, rischiando di cadere, agitando la mano artigliata contro la mora.

“Tranquillo, va tutto bene, va tutto bene non avere paura, Adrien” con tono calmo e pacato cercava di tranquillizzare il ragazzo.

“Vattene, non…non voglio l'aiuto di nessuno. Io…io” ringhiando contro a Sabine, Adrien si sentii mancare, le ginocchia cedettero sotto il suo esile corpo. 
   
 
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