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Autore: Blue Flash    18/11/2017    1 recensioni
«Parlami di loro Zetsu.»
L'essere, o meglio, la pianta si voltò celermente verso la ragazza, incuriosito da quella sorta di domanda.
«Di loro?» domandò sibilino lo Zetsu Nero continuando a camminare al suo fianco.
«Vuoi che te ne parli io?» chiese, invece, il bianco speranzoso.
«No, Zetsu nero.» e Reyko lanciò uno sguardo indagatore al suo compagno.
«Sei più furba di quel che sembri a differenza di qualcuno li in mezzo. Dunque, di chi vuoi che ti parli mentre andiamo?»
«Di tutti loro. Voglio sapere con chi sto avendo a che fare.»
Quell'affermazione fece scaturire una sorta di risata sommessa da parte di entrambi gli Zetsu, quasi entusiasti di poter parlare.
«Allora ti dirò quello che vuoi sapere dei membri dell'Akatsuki ad una sola condizione che dovrai rispettare condizione.»
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Eccomi qui con la mia FF. Protagonista è l'Akatsuki, in particolare dopo l'abbandono di Orochimaru si unirà a loro un nuovo elemento (Oc) per completare lo schieramento vincente. Sarà ambientata inizialmente durante Naruto e poi durante Shippuden, con variazioni nell'arco degli eventi e tratterà di quello che successe nell'Akatsuki per ottenere la sua attuale fama ed anche quello che succederà durante la guerra.
Genere: Angst, Guerra, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Akatsuki, Deidara, Itachi, Kisame Hoshigaki, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Poetry
Un mese dopo
 

Il rifugio, come sempre una di quelle tetre caverne oscure, non faceva altro che rabbuiare l’animo della ragazza. Poteva trovarsi li anche solo in versione di ologramma, perché in verità il proprio corpo era seduto su una scogliera nel paese della Cascata, ma la solita inquietudine difficilmente l’avrebbe abbandonata. Con Zetsu avevano passato giorni a cercare le informazioni riguardo il Biju a cinque code, ma non avevano ottenuto niente, segno che stavano decisamente seguendo la strada sbagliata. Ognuno di loro aveva il compito di catturarne uno e quel momento preoccupava come non mai la ragazza. Era abbastanza conscia delle proprie capacità ma non sapeva quanto potessero essere forti i loro avversari.
L’idea di esser stata semplicemente richiamata per un aggiornamento non era poi tanto sbagliata, visto e considerato che lo aveva fatto anche altre volte. Zetsu, stranamente, era rimasto insieme a lei fino a quel momento, ed allora erano apparsi insieme nel rifugio più vicino. 
Come sempre le immagini iniziarono a tremolare dopo pochi secondi, e qualche attimo dopo apparvero altre tre figure. Reyko riuscì a riconoscere immediatamente quelle persone grazie solo ai loro occhi: viola, rossi e neri. E questo fu invece il segnale che c’era qualcosa di diverso in quella sorta di riunione. 
Pain, come sempre, mosse un passo in avanti alternando lo sguardo violaceo su entrambe le coppie che aveva convocato.
«Grazie per essere venuti il prima possibile.» Sentenziò con il suo solito tono autoritario prima di volgere lo sguardo verso Zetsu. 
«Zetsu? Le vostre ricerche?»
La pianta, sorpresa come non mai di esser stata interpellata, sollevò entrambe le braccia.
«Male, non abbiamo trovato molto ma ho delle nuove informazioni interessanti riguardo il demone con Sei code.»
Reyko non disse niente, perché effettivamente quello che captava le informazioni era sempre lui.
«Ottimo, mentre voi, Kisame ed Itachi?» questa volta l’uomo si rivolse in direzione degli altri due, attendendo una risposta.
«Siamo sulle tracce del demone con quattro code.» rispose con relativa tranquillità il ragazzo dello sharingan, puntando lo sguardo cremisi in direzione del leader.
«Va bene, ma al momento abbiamo ricevuto, o meglio Zetsu ha ricevuto, un’informazione molto interessante riguardo il Biju a tre code.»
Kisame, semplicemente sentendo quelle parole lanciò un rapido sguardo a Pain.
«Si tratta di Isobu, il demone del Paese dell’Acqua.»
«Esattamente. A quanto pare dalla morte di Yagura non si sa se qualcuno sia riuscito ad incanalare il demone. Si dice che il nuovo Jinchūriki viva in un paese al limitare della capitale e voglio che andiate a controllare ed in caso a catturarlo.»
Reyko, sorpresa da quell’affermazione, sollevò immediatamente lo sguardo, confusa. Voleva che andassero tutti e quattro? Ma così erano troppo riconoscibili. 
«Ma c’è un problema. Andare così vicini alla capitale è pericoloso, specialmente per un ex membro della Nebbia Insanguinata.» e Pain indicò con un semplice gesto della mano Kisame, che in tutta risposta annuì.
«E’ vero. Mi riconoscerebbero molto facilmente da quelle parti.»
«Per questo motivo, durante questa missione, dovrete fare un cambio fra di voi.»
Gli occhi viola, qualche attimo dopo, s’andarono a posare sulle figure di Zetsu e Reyko, che avevano sentito ciò che era appena stato detto.
«Io vorrei andare con Kisame, se possibile. Sarei solamente d’intralcio ad Itachi se dovesse trovare il Biju, mentre Reyko potrebbe aiutarlo a combattere.» proferì con tranquillità la pianta prima di puntare i grandi occhi gialli in direzione della ragazza, che si trovò stranamente sotto l’attenzione di tutti.
«Ehm—… giusto. Io posso combattere, cosa che Zetsu non fa quasi mai.»
«Una volta ho combattuto.»
«Quello non era combattere, era semplicemente "spaccare un vaso in testa al nemico"
«Conta come combattimento.»
Reyko non ebbe la forza, o la voglia, di continuare a rispondere a tono alla pianta, anche perché lui era davvero convinto di ciò che andava dicendo. 
Roteò gli occhi e poi incrociò le braccia al petto, tornando a guardare Pain.
«D’accordo si può fare, ci dividiamo per questa missione, così io ed Itachi andremo a cercare il Tre code mentre Kisame e Zetsu—…» ma venne interrotta dalla pianta.
«Noi cercheremo il demone con quattro code visto che avevano già qualche informazione.»
Pain annuì lentamente, come se quella decisione fosse perfetta ed allora rivolse loro un rapido cenno di capo. Non tendeva a parlare molto, anzi, diceva solo il minimo indispensabile, però quando parlava alludeva sempre a quella sua tanto agognata pace. 
«Quindi così è deciso. Inizierete subito.»
E con un ultimo cenno del capo Pain sparì, lasciando solamente loro quattro in quella grande caverna ormai vuota. Reyko lanciò uno sguardo veloce in direzione della statua alle loro spalle e poi sospirò profondamente.
«Kisame, Itachi, vi raggiungo io così ti dirò dove trovare Reyko.»
Zetsu sparì a ruota, senza neanche attendere un cenno da parte degli altri due che si scambiarono un rapido sguardo e poi si dissolsero nell’oscurità. Rimase solamente lei, forse perché era stanca, e rilasciò a sua volta la tecnica, in modo tale da potersi allontanare e tornare nel suo reale corpo.
Quando riaprì gli occhi Zetsu, che un tempo era rimasto seduto accanto a lei, si era gia allontanato alla ricerca dei due con i quali si sarebbero dovuti scambiare. In cuor suo, Reyko, approvò quel nuovo piano, forse perché in quella maniera avrebbe avuto modo di parlare con qualcuno diverso dalle due personalità di Zetsu. Magari Itachi Uchiha non era esattamente un grande parlatore, ma era stranamente piacevole stare in sua compagnia. Era un ragazzo riservato, di un anno più grande di lei, e che parlava raramente per dire cose giuste. Ma c’erano delle volte, strane volte, in cui non riusciva ad intravedere nulla di sbagliato in lui. Insomma ognuno di loro dimostrava anche abbastanza palesemente il proprio lato malvagio, i sogni perversi, la follia, ma lui sembrava totalmente estraneo a questo genere di cose. E questo l’aveva capito semplicemente guardandolo negli occhi una volta.

Un paio di settimane prima
Equilibrio. Stare in equilibrio era la cosa più semplice di sempre per uno shinobi, specialmente quando esso utilizzava il chakra in modo tale da non aver momenti in cui la gravità potesse venir meno. Era una delle tecniche basilari quel tipo di controllo, infatti era praticamente la prassi, specialmente per un’eremita. Le prime volte durante gli allenamenti i lupi le imposero di rimaner in equilibrio in luoghi assolutamente assurdi, perché il restare fermo era quanto di più difficile un animale potesse fare. Non era stato semplice, ma alla fine Reyko aveva trovato il proprio equilibrio e quel pomeriggio, forse per la troppa noia, aveva deciso di mettere in atto una tecnica per svagarsi.
Aveva trovato un libro interessante nella libreria della casa. Pochi erano i libri privi di polvere, ma alla fine era riuscita a selezionare ciò che aveva davvero catturato la sua attenzione e poi era uscita, dirigendosi sul porticato laterale della casa, lontana da occhi indiscreti. Nel salone aveva lasciato Sasori intento a montare le sue marionette, mentre Deidara aveva deciso di provare a cucinare qualcosa, ovvero stava volontariamente provando a distruggere la cucina. Lei era decisa a non essere li dentro quando tutto sarebbe saltato in aria, forse per colpa dell’argilla, per questo motivo era andata fuori.
Con i piedi nudi in parte fasciati, libera dal mantello dell’akatsuki, se ne stava in perfetto equilibrio passeggiando sulla balaustra in legno che circondava la casa. Faceva un preciso percorso, andando avanti ed indietro, mentre con tranquillità leggeva e sfogliava le pagine del libro preso in precedenza. Si trattava di una semplice raccolta di poesie, niente di speciale, ma interessante al punto d’averla spinta a scegliere quella raccolta su tutte le altre proposte della casa.
Sen, come sempre, si era messo a dormire all’aperto sulla parte di porticato che dava sul fiume, in modo tale da potersi godere il fresco venticello a lambire il suo pelo. Di tanto in tanto la kunoichi gettava un occhio per assicurarsi che stesse bene, e poi ritornava a leggere.
Con un’aggraziata ed elegante piroetta si ritrovò nuovamente a fare il percorso inverso sulla balaustra, evitando anche i fiori rampicanti che scendevano dal tetto. E fu allora, giunta a quel passo, che non poté fare a meno di leggere in un mormorio ammirato quella poesia, che sembrava tanto romantica. 
«Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio; perché forte come la morte è l’amore, tenace come gli inferi è la passion—…»
«Che stai leggendo?»
Ed allora, sentendo quella voce che interruppe la frase poetica che si era decisa a leggere, si bloccò di colpo. Posizionò il piede male e questo, sulla sottile balaustra in legno, le fece perdere letteralmente l’equilibrio. 
Ovviamente, essendo lei una kunoichi anche piuttosto esperta, nonostante quella svista sarebbe caduta perfettamente in piedi sul pavimento ligneo, ma colui che l’aveva distratta era intervenuto prima del previsto, prendendola al volo.
Si ritrovò, così, tra le braccia di Itachi, che la fissò per qualche attimo con aria decisamente confusa. Con un braccio le stringeva la schiena, mentre con l’altro le sorreggeva le gambe, in una posa del tutto naturale ed anche abbastanza equilibrata.
«Scusa, non volevo farti perdere la concentrazione, Reyko.»
Aveva mormorato il ragazzo, lasciando che i loro occhi s’incontrassero. Non vi era alcun segno dello sharingan ad incutere timore, ma solo due grandi occhi scuri, incuriositi. 
«Non—… non preoccuparti. Non ti avevo sentito arrivare e così ho semplicemente perso l’equilibrio.»
Ribatté la ragazza sollevando a sua volta gli occhi nella sua direzione. 
«Non volevo interromperti, lo giuro, ma ti ho sentita leggere ad alta voce. E’ un libro davvero bello.» ammise con estrema semplicità il ragazzo, impassibile come sempre in viso.
«Hai ragione, è molto bello l’ho trovato per caso nella libreria.»
«E tu leggevi le poesie molto bene.»
Aveva davvero detto che leggeva bene le poesie? 
Solamente sentendo quelle parole sentì che il sangue iniziò a fluire piuttosto rapidamente sulle sue gote, tingendole di un rosso appena accennato, segno che stava—… arrossendo. Raramente le era capitata una situazione simile, ma si trattava per lo più di un imbarazzo provocato da tutt’altro genere di gesti affettuosi. Non perché un ragazzo le aveva appena detto che leggeva parecchio bene delle poesie, o perché la stesse ancora tenendo in braccio.
Perché sì, Itachi non l’aveva ancora lasciata andare.
Reyko decise che era per tutte quelle cose che le sue guance erano diventate rosse, perché se avesse ripetuto le medesime parole in un contesto diverso non sarebbe arrossita. O almeno, questo era ciò che sperava.
«Grazie—… ti piacciono le poesie?»
A quella domanda il ragazzo sembrò tentennare, ma si limitò a scrollare le spalle con assoluta tranquillità.
«Non tanto, ma sentirle leggere da te era piacevole.»
«Oh—...»
Ed allora Reyko distolse lo sguardo, continuando a sentirsi vagamente in imbarazzo, anche per via di quella risposta tanto sincera, appena uscita dalle labbra del ragazzo. Solo allora si rese conto di quanto stesse accadendo in quell’attimo, perché si ritrovava ancora fra le braccia di Itachi e Sen, che di solito partiva all’attacco quando qualcuno osava avvicinarsi troppo a lei, si era limitato a sollevare il capo, per osservarli, e poi tornare a dormire. 
«Sai, puoi anche mettermi giù se vuoi. Non mi sono fatta male.»
Ci scherzò su lei, limitandosi a rivolgergli uno dei suoi sorrisetti sghembi, beccandosi solamente un’occhiata confusa da parte di Itachi, che non sembrava essersi reso conto della cosa. 
«Giusto, scusa—…» 
Con movimenti semplici la lasciò andare, abbassandosi per permetterle di rimettersi in piedi e fu quasi spiacevole doversi allontanare dal calore che emanava il ragazzo. Reyko strinse allora il libro al petto, mentre con una mano tirò dietro l’orecchio una ciocca di capelli, ritrovandosi adesso a guardare Itachi dal basso. Non si toglievano molto, in termini d’altezza, ma per guardarlo negli occhi dovette decisamente sollevare gli occhi. 
«Non preoccuparti, non è successo niente e poi è comodo andarsene in giro in quella manier—…» 
Ma ancora una volta le parole della ragazza vennero interrotte da qualcosa. In quel caso specifico il forte rumore di un’esplosione la costrinse a dover smettere di parlare, stupita come non mai della cosa. Anzi, se ci avesse riflettuto attentamente, l’esplosione era praticamente una certezza visto ciò che stava facendo Deidara, ma lei aveva deciso di dargli piena fiducia.
«SEI. UN. IDIOTA
La voce di Sasori, la sua vera voce, si fece sentire fin li, segno che effettivamente quella era opera del biondo dinamitardo. 
Reyko ed Itachi si lanciarono un rapido sguardo scettico, prima che finalmente qualcuno riprendesse a parlare.
«Credo che dovremmo andare a controllare cosa sia successo.» azzardò lei, come se quello fosse davvero l’ultimo desiderio in quel momento. 
«Penso—… che sia il caso di andare.»
Aggiunse Itachi voltandosi in direzione dell’apertura più vicina, da cui era iniziato ad uscire anche del fumo. 
«Pensi che questa volta il Maestro Sasori ucciderà Deidara?»
Itachi, con la coda dell’occhio, le lanciò un ultimo rapido sguardo ed accennò quello che a Reyko parve un sorriso, ma non ne era del tutto sicura. 
«Andiamo e lo scopriremo.»
Ed in quel sussurro quasi accennato Itachi le fece segno di seguirlo verso l’interno della casa. Ovviamente ci fu solamente una gran confusione, parolacce da parte dei due artisti, ed una serie di imprecazioni da parte degli altri riguardo il fumo. 
Purtroppo quella non fu la volta buona in cui Sasori riuscì ad eliminare Deidara, per la sfortuna di tutti quanti, però rimase un episodio impresso nella mente dell’eremita per via del ragazzo con lo sharingan, soprattutto per le sue parole. 


Una leggera pioggerella aveva iniziato a cadere. Non si trattava di un vero e proprio temporale, anche perché in quel caso tutto sarebbe risultato parecchio fastidioso. Ma in quel caso era quasi piacevole lasciare che delle semplici gocce rigassero le proprie guance e le bagnassero i capelli. 
Era rimasta fino ad allora intenta a meditare, ed a pensare, facendo un medio bilancio della propria vita, abbandonandosi di tanto in tanto ai ricordi. In più, quell’espediente, le era servito per accumulare come sempre energia naturale, da usare in caso di combattimento, e visto e considerato che dovevano andar a cercare un Biju la prudenza non era mai troppa. 
Scostò con la mano una ciocca di capelli umida, senza prestare molto caso al proprio attuale aspetto. Doveva sembrare quasi stanca, o forse spossata, cosa che in parte era, ma nascondere le proprie deboleze è sempre stato una prerogativa degli esseri femminili, decisi a primeggiare sugli uomini. Gli occhi nocciola osservarono con scarso interesse il panorama. Sotto di sé a circa venti metri di distanza, vi era il mare che stava iniziando ad agitarsi. Le onde, sempre più impetuose, si schiantavano contro la parete di roccia per poi tornare indietro e riprovarci. Era quasi ipnotico osservare quel modo di fare del mare, che nonostante non riuscisse a distruggere non si arrendeva mai.
Ecco, Reyko avrebbe tanto voluto possedere un quarto della forza di volontà che sembravano possedere le onde, che le sarebbe servita in quei momenti futuri. C’erano stati degli attimi in cui aveva quasi detto a Zetsu di non voler partecipare a quella caccia ed altri in cui sembrava che trovare quel Biju fosse quasi una questione personale. Si sarebbe volentieri ritrovata faccia a faccia con il Gatto a due Code semplicemente per poterlo sigillare, ma era davvero giusto togliere la vita a Yugito per un motivo tanto egoista? Lei c’entrava ben poco, perché era divenuta il Jinchūriki successivamente allo sterminio della sua famiglia.
C’era quel dubbio morale che l’assaliva e difficilmente l’avrebbe lasciata andare, quasi come se fosse una stretta morsa allo stomaco. 
Inspirò profondamente l’aria balsamica quando all’improvviso fu come se un’ombra fosse apparsa alle sue spalle, riducendo la quantità di luce, ma allo stesso tempo impedendo alla pioggia di cadere sul suo capo. Aprì immediatamente gli occhi, senza alcun segno di evidente preoccupazione e sorpresa notò che qualcuno la stava decisamente riparando dalla pioggia. Studiò rapidamente quel mantello e poi si voltò dal lato opposto, notando la figura di Itachi ferma accanto a lei, intento a fissare anche lui il panorama.
«Itachi—…»
Quasi con confusione pronunciò il suo nome, anche se in verità non si sarebbe dovuta sorprendere più di tanto. Ma faceva sempre un certo effetto vederlo in quelle circostanze.
«Scusa se ti ho fatto aspettare troppo, ma Kisame mi ha dato qualche consiglio per arrivare più rapidamente nel Paese dell’Acqua.» 
Si ritrovò a sbattere più volte le ciglia, e poi, senza difficoltà alcuna, si rimise in piedi, dando una lieve scrollata alla polvere ed alla terra che erano rimaste attaccate al proprio mantello.
«Nessun problema, io stavo semplicemente meditando, era piuttosto piacevole.»
Solo allora, quando entrambi erano l’uno accanto all’altra, Itachi voltò lo sguardo cremisi nella sua direzione, inarcando appena un sopracciglio.
«Vuoi rimanere ancora a meditare se ti serve per la modalità eremitica?»
Quella domanda, tanto garbata, le fece dubitare sempre di più della profonda brutalità dell’animo di Itachi. Come poteva, davvero, qualcuno come lui essere uno sterminatore ed allo stesso tempo preoccuparsi per loro in quella maniera? 
Era decisamente strano ed il suo sguardo rosso non faceva altro che far crollare le idee e le ipotesi che si facevano avanti nella mente di Reyko. La ragazza, allora, scosse il capo, scuotendo i capelli umidi.
«No, non preoccuparti. Non ne ho bisogno, era solo per rilassarmi mentre ti aspettavo.» 
Itachi non sembrò battere ciglio e distolse, allora, il loro contatto visivo limitandosi a voltare i propri occhi in direzione del mare davanti a loro. 
«D’accordo, che ne dici di andare? Così ti aggiorno riguardo quello che mi ha detto Kisame e su ciò che so sul Tre code.»
«Direi che è perfetto, anche se credo che la strada per il Paese dell’Acqua sia abbastanza lunga.» 
Nel sentire quelle parole il ragazzo le rivolse uno sguardo, facendo cenno di seguirlo lungo la scogliera.
«In realtà meno del previsto, anche per questo motivo non era molto saggio che andassi con Kisame, lui verrebbe riconosciuto subito con Samehada.»
Lo seguì, camminando attentamente e richiamando anche l’attenzione del lupo che scodinzolando trotterellò insieme ai due.
«Infatti l’ho trovata un’idea anche abbastanza saggia da parte di Pain, rischiare così inutilmente non aveva senso e poi—…» si fermò, incerta se parlare o meno.
«Poi finalmente qualcuno di diverso da Zetsu.»
Stranamente il ragazzo degli Uchiha si voltò verso di lei, rivolgendole quasi un sorriso divertito per via di quell’affermazione, cosa che spinse anche la stessa Reyko a ricambiare quel sorrisetto.
«Posso solo immaginare.»
Ed allora l’eremita mosse qualche passo più rapidamente, affiancandolo, mentre continuavano a camminare sotto la pioggia, e così sollevò entrambi i palmi lasciando che le goccioline lambissero i palmi in parte fasciati. 
«Purtroppo va a giorni ed a momenti, perché certe volte la sua parte bianca è anche divertente.»
«Mentre quella nera?» le domandò il ragazzo senza voltarsi a guardarla.
«Quella nera è—… quella nera
«Lui è la vera mente, il bianco è più ingenuo mentre il nero è decisamente più perspicace.»
Quindi anche lui se n’era accorto nonostante non ne  avessero mai parlato apertamente, ma in fondo anche Kisame lo aveva capito. Probabilmente solamente chi stava molto distratto non si sarebbe accorto della cosa, qualcuno come ad esempio il dinamitardo, ma questi erano problemi che non toccavano Deidara, fortunatamente. 
«Non solo, ma è anche un acuto osservatore. Registra tutto, pure le mie mosse e questo è stato—… strano.»
Nel sentire l’affermazione di Reyko il ragazzo si voltò verso di lei, mentre finalmente la sua espressione variò perché si passò dalla tranquillità alla curiosità.
«Che vuol dire che registra le tue mosse?»
Effettivamente non sapeva bene neanche lei come spiegarlo, perché era una cosa che aveva capito ma non era sicura di tale affermazione, però decise che quanto meno con lui ne avrebbe potuto parlare. 
«Zetsu nero è un attento osservatore, come sai, e più volte mi ha dato qualche consiglio su come abbattere dei nemici e questo perché lui li aveva studiati. Sapeva già che genere di mosse avrebbero fatto e non si è fatto scrupolo a dirmelo. Poi però un giorno, mentre stavamo tornando, mi chiese perché non avessi usato la Tecnica dei Petali cadenti per difendermi piuttosto che schivare semplicemente e da allora ho come avuto il sospetto che mi tenesse sotto controllo e studiasse le mie mosse.»
Spiegò quell’aneddoto con particolare tranquillità, come se effettivamente ormai la cosa fosse del tutto passata, ma a giudicare dallo sguardo indagatore del ragazzo capì di aver appena toccato un tasto interessante.
«Con lui tutto è possibile, non mi sorprenderebbe se tenesse d’occhio anche tutti noi.»
Stupita da quell’affermazione si ritrovò a sbattere più volte le ciglia, analizzando attentamente quanto appena detto.
«Ma se dici che ci studia la vera domanda è: perché?» 
«Ottima domanda—…» commentò Itachi voltandosi nuovamente verso di lei.
«Peccato che al momento non so darti una risposta corretta, dico solo di fare attenzione a lui. E poi sei tu quella in coppia con Zetsu, è tuo il compito di rispondere a quella domanda.»
Era stata una risposta semplice, fin troppo semplice, ma che aveva un fondo di verità incredibile. Se era davvero così, ovvero che Zetsu stesse studiando tutti quanti loro, Reyko sentì quasi il dovere morale di capire che cosa stesse facendo. Insomma, potevano anche esser parte di una delle più pericolose organizzazione criminali delle cinque nazioni, ma non per questo voleva dire che si sarebbero lasciati ingannare da una semplice pianta. 
Sulle labbra della ragazza il sorrisetto sghembo fece nuovamente capolino, nonostante il colletto del mantello, ed allora annuì.
«D’accordo, cercherò di capire qualcosa in più su di lui. Ma non sarà semplice, è furbo ad evitare le domande giuste.»
«Allora tu cerca di essere più furba di lui, cosa che sai fare.»
E quasi come a non volersi far vedere in viso Itachi aumentò l’andatura, svoltando poi verso il bosco più vicino. Reyko, dal canto suo, si sentì quasi orgogliosa di quanto appena detto, ma non avrebbe di certo fatto i salti di gioia davanti a lui, anche perché il loro viaggio era appena iniziato e dovevano dirigersi a sud, verso il Villaggio della Nebbia. Li le cose sarebbero state realmente interessanti.
O forse sarebbe stato l’ennesimo buco nell’acqua.
   
 
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