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Autore: Signorina Granger    19/11/2017    10 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
C’è un’area ristretta, protetta da una barriera inaccessibile, dove le persone vivono in armonia, nella ricchezza, ognuno ha il suo ruolo e vige la più totale giustizia.
L’opportunità di accedervi viene data a tutti, quando ogni quattro anni ha luogo un Processo di selezione, fatto di test e prove, al quale viene sottoposto chiunque abbia già compiuto vent’anni, dando a chi più se la merita la possibilità di vivere una vita migliore nell’Offshore.
L’occasione è una sola e se sprecata recuperarla è impossibile.
Benvenuti nel Processo.
[La storia prende ispirazione dalla serie “3%”]
Genere: Introspettivo, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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 Capitolo 9: La scelta (Parte I)


Quando aprì gli occhi, e il suo sguardo venne ricambiato dal piccolo procione d’argento che aveva davanti, Hailey Greexon ebbe la certezza che, in futuro, avrebbe potuto benissimo usare quel momento come ricordo per evocare quello stesso Patronus, tanta fu la felicità che provò.  

La Corvonero sorrise, portandosi una mano sulla bocca per soffocare un gridolino mentre la voce di uno degli esaminatori che li avevamo osservati fino a quel momento giungeva alle sue orecchie, decretando che la prova era ufficialmente conclusa… ma lei ce l’aveva fatta, non se ne sarebbe andata… non quel giorno, almeno. 
Ci aveva messo parecchio, ogni volta in cui chiudeva gli occhi ripensava a tutti i momenti, le ore ed i giorni passati a litigare con i suoi genitori, o al periodo che aveva passato a vivere da sola, confinata nella soffitta del negozio dei genitori quando questi l’avevano sbattuta fuori casa. 

Ma ci era riuscita comunque, e la ragazza si ritrovò a ringraziare mentalmente un ragazzo di cui nemmeno conosceva il nome, che una sera tarda di alcuni anni prima, quando era uscita a fare una passeggiata e si era seduta sul prato nel vastissimo parco della scuola per rimuginare, molto giù per l’imminente ritorno a casa per le vacanze di Natale, le aveva tenuto compagnia in silenzio, forse impegnato nella stessa operazione, offrendole un po’ della bottiglia di Whiskey Incendiario che si era portato appresso. 

Il procione sparì rapidamente com’era apparso, ma non ci fece molto caso, troppo impegnata a sorridere come non faceva da forse molto tempo: aveva praticamente perso le speranze in effetti, ma si era salvata in corner.

“Complimenti a chi è riuscito a superare anche questa prova… come sempre, invito chi invece ha fallito a seguirmi, vi riaccompagnerò nello spogliatoio dove vi siete cambiati quando siete arrivati qui per riprendere i vostri vestiti e tornare a casa con delle Passaporte. Quanto a chi è passato, resterete qui per oggi, ma domani mattina vi faremo spostare per l’ultima volta.”



“Ultima volta?”
Gli occhi di Kieran quasi luccicarono al sentire quelle parole mentre un sorriso si faceva largo sul suo volto e accanto a lui Alastair annuì, sorridendo appena: 
  
“Evidentemente non manca molto… direi un paio di prove, a giudicare da in quanti siamo rimasti. Solo in 35.”

“In pratica, dobbiamo solo fare in modo che altre 25 persone se ne vadano prima di noi… un gioco da ragazzi.”


*


“Non pensi che dovremmo dormire un po’? Domani potrebbe essere una giornata lunga.”
“Perché, pensi ci sottoporranno ad una prova già domani?”

“Non lo so, ma se ci fanno spostare altrove può darsi.”
 
Lily si strinse nelle spalle mentre, stesa sul suo letto, teneva gli occhi fissi sul soffitto del capannone e Mairne, appollaiata sul letto accanto, continuava a sorridere, quasi su di giri: 

“Beh, forse lo spero… non so più da quanto siamo qui, di preciso, ma sta iniziando a diventare davvero snervante.”
“Già, in un modo o nell’altro spero finisca in fretta.”
“Finirà nel migliore dei modi Lily, vedrai. Siamo rimasti in 35, sono stati eliminati già 165 candidati… e siamo ancora qui, tutte e due. Siamo resistite fino ad ora, perché le cose dovrebbero andare diversamente da qui in avanti?”

“D’accordo, seguirò la tua filosofia e penserò positivo… spero davvero che tu non ti stia sbagliando, Mairne.”


*
 
 
“Il 5% di duecento è 10, quindi devono essere eliminate almeno altre 25 persone… Quante altre prove pensi ci saranno?”
“Due, tre al massimo. Mi chiedo davvero a cosa ci sottoporranno, visto che siamo praticamente alla fine.”

Erza continuò ad attorcigliarsi distrattamente una ciocca di capelli rossi, esitando per un attimo dopo aver parlato prima di voltarsi su un fianco e posare lo sguardo su Asterope, che era seduta sul letto accanto:

“Tu a cosa hai pensato, prima?”
“Mia sorella.”
 
Asterope abbozzò un sorriso, pensando con affetto ad Andromeda mentre Erza annuiva lievemente, ripensando al suo inusuale ricordo… di certo quasi tutti avevano pensato a persone che amavano, qualche parente o un fidanzato… lei no, aveva fatto semplicemente affidamento su se stessa, come sempre.
Non che avrebbe potuto, in ogni caso, attingere a qualche ricordo particolarmente positivo della sfera familiare… non aveva idea di chi fosse suo padre, non lo aveva mai conosciuto, e non aveva mai avuto un rapporto semplice ne con la madre ne con la nonna materna, che probabilmente l’aveva sempre considerata solo un errore, l’emblema del lavoro perfetto che evidentemente non era riuscita a fare con sua figlia, che nonostante la sua ferrea educazione era rimasta incinta a soli 19 anni, da un ragazzo sconosciuto. Per di più da quello che si era scoperto essere un mago, visto che la bambina ne aveva ereditato il dono. 

Erza sfoggiò un debole sorriso mentre continuava a tormentarsi i capelli rossi, praticamente l’unica cosa che sua madre le aveva detto del padre, mentre ripensava alla sua travagliata vita in collegio, con le suore, quando aveva iniziato a pensare con la sua testa, fuori dagli schemi imposti da sua nonna, e aveva iniziato a cercare strenuamente la libertà. 
Sorrise nel ripensare alla forma del suo Patronus, uno dei simboli cristiani per eccellenza… sua nonna probabilmente ne sarebbe stata fiera. Peccato solo che persino lui presentasse un’anomalia, Erza non aveva mai capito di cosa si trattasse al 100%, ma aveva ipotizzato che le piccole protuberanze sul capo della colomba fossero una specie di corna. 
  
Un simbolo come la colomba che presentava delle corna, ossia ciò che rappresentava l’esatto opposto? Persino la sua stessa magia le diceva che era sempre stata divisa in due metà. 


“Tu a cosa hai pensato?”
“Storia lunga.” 

“Beh… in ogni caso, sono felice che tu ce l’abbia fatta, sarebbe stato un peccato. Avevamo affrontato prove peggiori, a mio parere.”
“Probabilmente sì… ma dipende dai punti di vista, penso.”


*


Stava per accingersi a tornare rapidamente verso la parte del capannone adibita a dormitorio, decisa a farsi una lunga, rilassante dormita per mettere fine al meglio quella giornata quando si fermò quasi istintivamente nell’udire un paio di voci familiari. 

“Felice che sia quasi finita?”
“Assolutamente sì… non sembra nemmeno più un sogno, irrealizzabile non trovi?”

“Se per “sogno irrealizzabile” intendi raggiungere l’Eden in compagnia della tua dolce metà, allora non disperare, potresti farcela.”

Nymphea si morse il labbro, restando immobile davanti alla porta socchiusa del bagno maschile mentre una voce nella sua testa le ricordava che origliare era decisamente sbagliato, lei stessa l’aveva insegnato ai fratellini… ma sentendo le voci di Kieran e Phoebus, non era riuscita a non esitare. 
  
Sentì una debole risata da parte di Kieran e uno sbuffo da parte di Phoebus, che borbottò qualcosa che non riuscì a comprendere prima di parlare:
 
“Se ti stai riferendo a Nymphea, smettila. Se invece ti stai riferendo ad Eileen, smettila doppiamente.”
“Scusa Gaunt, dimenticavo quanto tendi a diventare suscettibile quando viene nominata la tua fidanzata. Ti sei forse scordato che ti aspetta a braccia aperte?”


Nymphea quasi non sentì la debole risata di Kieran, sentendosi quasi raggelare nell’udire le parole del ragazzo. 
La Tassorosso deglutì prima di muovere qualche passo avanti, affrettandosi ad allontanarsi mentre la parola “fidanzata” continuava ad echeggiare nella sua testa. 
Aveva sentito abbastanza, probabilmente… anzi, aveva già ascoltato troppo.

Mentre camminava silenziosamente in mezzo si letti per raggiungere il suo la ragazza strinse i pugni, conficcandosi le unghie nella pelle: aveva una fidanzata, perché accidenti non glie l’aveva detto? 
O forse era stata lei a vedere qualcosa di completamente inesistente? O magari era solo un verme schifoso. 

“Ah, eccoti qui… hai finito di monopolizzare la doccia?”
“Sì, è tutta tua.”

Nymphea sedette sul suo letto, parlando con un tono seccato che stupì leggermente Zavannah, tanto da rivolgerle un’occhiata perplessa:

“Va tutto bene?”
“Benissimo. Sono solo un po’ stanca.”

La mora annuì con fare sbrigativo, continuando ad evitare di guardare l’amica mentre s’infilava sotto le coperte: il buon umore di poco prima era completamente svanito, lasciando il posto ad una strana sensazione che oscillava tra la rabbia, la delusione e qualcos’altro.   
 
Ma infondo non doveva nemmeno importarle… chi era lui per lei? Assolutamente nessuno. 

“Sicura?”
“Sì. Solo…”

Nymphea esitò mentre Zavannah continuava ad osservarla con attenzione, chiedendosi che cosa le fosse preso: 

“… tu sapevi che Phoebus è… impegnato?”
“Phoebus Gaunt? No. Anzi, mi stupisce non poco saperlo…” La bionda inarcò un sopracciglio, ripensando al Serpeverde che aveva avuto modo di conoscere di sfuggita a scuola mentre Nymphea ricambiava il suo sguardo, accigliandosi leggermente: 

“Perché?”
“Beh… diciamo che difficilmente l’avrei fatto tipo da relazione stabile. A scuola aveva un sacco di ragazze ma è perfettamente possibile che sia cambiato, dopotutto. Mi dispiace, Nym.”

“Non deve dispiacerti… non c’è niente per cui dispiacersi. Nemmeno io sono dispiaciuta, non mi interessa… buonanotte.”

Nymphea si voltò, stendendosi sul materasso dando le spalle alla bionda, che esitò prima di alzarsi dal letto e dirigersi silenziosamente verso il bagno, intuendo che fosse meglio lasciarla sola e sinceramente sorpresa da ciò che l’amica le aveva detto. 
Ma poteva sempre fare un gentile discorsetto al caro Gaunt, certo. Dopotutto aveva anni di boxe alle spalle, poteva sempre rovinargli il faccino sorridente. 

Ah, uomini! 

  
*


Mentre camminavano in fila sul prato, tutti vestiti uguali, sembravano quasi una processione. 
Ma non si stava curando molto di dove fossero diretti mentre camminava con rapide e lunghe falcate, scrutando i ragazzi che lo circondavano e cercando di individuare qualcuno in particolare.

Quando trovò il suo obbiettivo abbozzò istintivamente un sorriso, zigzando tra i candidati per poter raggiungere la ragazza che camminava in silenzio e a passo di marcia, le braccia conserte e lo sguardo torvo fisso sul suolo, appuntandosi mentalmente di insegnare a Nerine, se l’avesse rivista, di diffidare dei ragazzi carini, sorridenti e gentili e che si apprestavano ad aiutarla quand’era in difficoltà.

“Buongiorno.”
Quando sentì la voce proprio di un ragazzo carino, sorridente, gentile e che l’aveva aiutata in precedenza Nymphea serrò la mascella, alzando lentamente lo sguardo per poter guardare Phoebus in faccia, ma senza ricambiare minimamente il suo sorriso: 

“Ciao.”
“Dormito male?”
“No, benissimo.”

In realtà aveva effettivamente dormito malissimo, ma preferì non farglielo sapere e continuò a camminare, gli occhi verdi fissi davanti a sè mentre Phoebus la guardava con leggera confusione, chiedendosi il perché di quell’improvviso e repentino mutamento:

“Va tutto bene?”
“Certo, benissimo.”
  
Phoebus fece per dire qualcos’altro ma la ragazza lo batte sul tempo, accelerando il passo e superandolo per raggiungere Zavannah. 
Al Serpeverde non restò così che seguirla con lo sguardo, sempre più confuso: che cosa le aveva fatto cambiare totalmente atteggiamento rispetto alla sera prima?


*


Noah si guardò intorno nell’ambiente totalmente asettico, non poi così felice di trovarsi nuovamente laggiù. Dovevano essere passate quasi due settimane dalla prova del corridoio, l’ultima che avevano svolto laggiù prima di essere mandati in cantina… eppure, aveva la sensazione che fossero passati mesi e non pochi giorni. 

“Prendete gli ascensori e salite all’ultimo piano, lì troverete delle stanze numerate… ognuno di voi ne avrà una, troverete una tabella con la dislocazione.”

“Una camera a testa? Tanta premura mi commuove…”
Il Grifondoro sbuffò debolmente, camminando con le mani sepolte nelle tasche dei pantaloni mentre camminava insieme al fiume di compagni, lanciando un’occhiata torva agli ascensori d8 vetro posti infondo alla sala, che mai avevamo potuto utilizzare prima di allora. 

“Non fare il musone, non dovresti esserne felice? In effetti la privacy finora è scarseggiava parecchio, non ci farà male poter stare finalmente un po’ da soli.”
Mairne lo prese sottobraccio e gli rivolse un sorriso, ma Noah non ricambiò, rivolgendole un’occhiata tetra:

“Lo so biondina, ma questa gentilezza è vagamente sospetta, a mio parere. Staremo a vedere, suppongo.”

  
*


“Come mai quella faccia? Paura di trovare un Basilisco ad aspettarti?”

Alastair sorrise leggermente mentre si voltava verso Theodore, in piedi davanti alla porta accanto ma senza accennare a volerla aprire.

“Beh, non si può mai sapere, dopotutto.” 
Il Corvonero si strinse nelle spalle mentre l’amico sorrideva, aprendo la porta della sua camera e invitandolo a fare altrettanto. Ma quando Alastair posò lo sguardo sull’intero della stanza la sorpresa prese il posto del sorriso sul suo volto, guardandola con tanto d’occhi. 

“Beh? C’è davvero un Basilisco dentro? Ah, no, in quel caso saresti già morto. Allora che c’è?”
“Aprila e scoprilo, Theo.”

Alastair gli rivolse un’ultima occhiata prima di sparire nella sua stanza, chiudendosi la porta alle spalle per guardarsi intorno, sinceramente colpito: quella stanza era molto diversa rispetto a dove li avevano fatti alloggiare fino a quel momento… così come rispetto al suo Dormitorio ad Hogwarts o alla sua camera, a casa.
Non aveva mai avuto tanto lusso davanti, probabilmente. 

Il Serpeverde mosse qualche passo avanti, sfilandosi le scarpe distrattamente per poter camminare sul morbidissimo tappeto mentre si guardava intorno con attenzione. E la sorpresa aumentò a dismisura quando i suoi occhi scuri si posarono su una specie di vaso di vetro che traboccava Galeoni, sistemato in bella vista su un tavolino.


*
  

Era stesa sul comodo letto da una piazza e mezza, osservando il soffitto della stanza e chiedendosi quanto ci avrebbero messo ancora: avevano dato loro, letteralmente, “un po’ di tempo per sistemarsi”, ma vista l’assenza di orologi nella stanza non sapeva quanto fosse passato di preciso… ma stava morendo di curiosità, su questo non aveva alcun dubbio.

Ciò che aveva, ovviamente, attirato immediatamente la sua attenzione era stato il vaso pieno di Galeoni. Ovviamente non ne aveva nemmeno toccato uno, certa che la prova si sarebbe basata su quello, ma moriva dalla voglia di ricevere un qualunque tipo di istruzioni. 

Anche se, ovviamente, era ben felice di poter stare finalmente un po’ da sola: nelle precedenti settimane era stata in perenne compagnia, ritrovandosi a vivere insieme agli altri candidati… ora che aveva la possibilità di rilassarsi in Santa pace, aveva tutta l’intenzione di approfittarne.
Stava quasi valutando l’idea di testare la vasca ad idromassaggio del bagno quando qualcuno bussò alla porta e Alethea si mise a sedere di scatto, invitando il suo ospite ad entrare. 

“Ciao, Alethea.”
Quando si trovò davanti ad un esaminatore la ragazza inarcò un sopracciglio, restando in silenzio e limitandosi a ricambiare il suo sguardo, guardando l’uomo chiudersi la porta alle spalle per poi raggiungere la poltroncina bianca e occuparla: 

“Allora… presumo che tu ti stia chiedendo che cosa vi aspetta adesso.”
“Già.”
“Ebbene, sono qui per spiegartelo. Tra non molto, dopo pranzo, riceverete delle visite, da  persone che conoscete molto bene… potrete parlarci e, se vorrete, avrete la possibilità di andarvene insieme a loro.”
“Come?”
“Sì, andarvene… insieme al denaro, certo.”
  
“È una follia… nessuno accetterebbe! Siamo qui per poter vivere nell’Offshore, perché dovremmo abbandonare il Processo?”
“È una domanda lecita, ma credimi, non dovresti essere così sorpresa… sono sicuro che qualcuno accetterà questo compromesso. Ma non voglio disturbarti, goditi il tuo premio per essere arrivata fino a questo punto.”

Il mago si alzò e abbozzò un sorriso, mentre Alethea lo imitò, facendo scivolare le gambe dal letto per alzarsi in piedi: 

“Chi verrà?”
“Lo scoprirai da te tra meno di un paio d’ore, non temere. Ora… in effetti credo che sia pronto il pranzo, non hai fame? Dovreste venire tutti di sotto.”

La Corvonero sbuffò ma, intuendo che non avrebbe ottenuto alcuna risposta, non disse nulla e si  limitò ad annuire con aria torva, superando in fretta e furia l’esaminatore per uscire dalla stanza, lasciando che lui le chiudesse la porta alle spalle prima di passare alla stanza successiva.
Alethea gli lanciò un’ultima occhiata, chiedendosi sinceramente che cosa l’aspettasse, prima di girare sui tacchi e allontanarsi, le braccia conserte e la mascella contratta: aveva la netta sensazione che non sarebbe stato semplice superare quella prova.


*


Aveva lasciato la mensa per andare in bagno, ma quando si rese conto di CHI stava proprio tornando verso la mensa si sentì quasi raggelare, tentata di voltarsi, girare sui tacchi  e tornare da dove era venuta. 

E forse l’avrebbe anche fatto, se non si fosse detta che in quel modo ci avrebbe soltanto dato più importanza: non era importante, e per dimostrarlo a se stessa sarebbe andata dritta per la sua strada, a testa alta. 
O almeno, quella era l’idea, che andò in frantumi non appena Phoebus si accorse della sua presenza, sgranando gli occhi prima di affrettare il passo è raggiungerla, piazzandolesi davanti: 
  
“Nymphea… posso parlarti?”
“A dire la verità, stavo andando…”

“Solo per un attimo. Ho l’impressione che tu mi stia evitando, oggi. È successo qualcosa?”

Il ragazzo inarcò un sopracciglio, cercando lo sguardo della ragazza che invece teneva fisso sul suo petto, evitando di guardarlo negli occhi mentre teneva le braccia strette al petto: 

“No.”
“Sei sicura? Che cosa ti ha fatto cambiare così radicalmente da un giorno all’altro?”

Nymphea sospirò, passandosi nervosamente una mano tra i capelli scuri: non era sicura di volerlo dire, di voler affrontare quella conversazione… non le era mai piaciuto molto discutere e perdere tempo con le parole, e non voleva nemmeno ammettere di esserci rimasta molto male.
“Io non… ti ho sentito parlare con Kieran, ieri sera.”
“Con Kier? Che cosa hai sentito?”

Phoebus inarcò un sopracciglio, chiedendosi cosa potesse mai averla offesa… di certo non aveva mai parlato di lei con l’amico dipingendola negativamente.

La Tassorosso continuò a non guardarlo, tormentandosi un lembo della maglietta prima di sospirare, parlando con un filo di voce:

“Beh, vi ho sentiti parlare… della tua fidanzata.”
La mia fidanzata?!”

“Sì. Insomma, lascia perdere, non mi devi spiegare niente, ovviamente sono affari tuoi.”
 
Nymphea fece per superarlo ma il ragazzo la bloccò, prendendola per un braccio e costringendola a voltarsi, guardandola a metà tra il divertito e l’intenerito:

“Nym… lasciami spiegare. Mi hai sentito nominare la mia fidanzata e te la sei presa perché non ne ho mai fatto cenno?”
“No! Cioè, forse sì… ma non mi devi spiegare nulla Phoebus, sono affari tuoi. Davvero, dimentica quello che ho detto.”

La Tassorosso fece scivolare la mano dalla presa del ragazzo, allontanandosi da lui il più rapidamente possibile… o almeno finché la sua voce non giunse alle sue orecchie:

“È mia cugina.”

“Sei… stai con tua cugina?!”  
La ragazza si fermò, non potendo fare a meno di voltarsi e lanciargli un’occhiata quasi disgustata che venne accolta con una risata da parte del ragazzo, che annuì mentre si stringeva nelle spalle, infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni: 

“Sì. Ma non è una mia decisione, e neanche sua… siamo fidanzati perché l’hanno deciso i nostri genitori, nella mia famiglia è una specie di tradizione, anche i miei genitori sono cugini. Forse avrei dovuto dirtelo ieri quando ti ho detto che volevo scappare da loro… non ho nessuna intenzione di sposarla.”

Phoebus si avvicinò alla ragazza di qualche passo, continuando a tenere gli occhi scuri fissi su di lei mentre Nymphea tratteneva a stento un sorriso, sentendosi improvvisamente in grande di librarsi a mezz’aria. Se non fosse che soffriva tremendamente di vertigini, certo.

“Mi dispiace che tu abbia frainteso. Anche se mi viene spontaneo chiederti perché te la sei presa. Certo, magari ti ha dato fastidio l’idea che io abbia passato giorni ad essere gentile e riempirti di complimenti quando in realtà ero impegnato con un’altra… ma c’è dell’altro?”
“Io…” 

Nymphea deglutì, sentendo il viso andarle in fiamme mentre Phoebus le si avvicinava, gli occhi incatenati ai suoi: 

“Sì?”
“Credo sia come dici tu…”
“Solo semplice irritazione mista a solidarietà femminile, quindi?”

“Sì.”
“E allora perché sei arrossita? Dolce Nymphea, continui a tradirti da sola.”

Phoebus sorrise appena, posando una mano sul viso della ragazza che deglutì senza dire nulla, limitandosi a guardarlo. 

“È vero quello che mi hai detto? È tua cugina e non vuoi sposarla?”
“Assolutamente. Se fosse davvero la mia ragazza non sarei qui, adesso. Perché questi dubbi?”

“Zavannah mi ha detto… delle cose.”

Nymphea si morse il labbro, leggermente a disagio mentre distoglieva lo sguardo, ripensando a quello che l’amica le aveva raccontato del ragazzo, in netto contrasto con l’impressione che lei aveva avuto da quando erano lì dentro… in effetti era piuttosto sicura di non averlo mai visto insieme a qualche altra ragazza.
Lo sentì sospirare, le dita ancora sul suo viso, prima di udire nuovamente la sua voce: 

“Immagino cosa ti abbia detto… ma tu mi piaci davvero tanto, Nymphea. Ti ho vista e… non so che razza di incantesimo tu mi abbia fatto.”
 
Gli occhi chiari della Tassorosso saettarono nuovamente sul volto del ragazzo udendo quelle parole, sentendosi la gola improvvisamente secca mentre una mano di Phoebus andava a finire sulla sua schiena, attirandola a sè per chinarsi leggermente e baciarla.

Nymphea si alzò in punta di piedi per diminuire la distanza che li divideva, prendendogli il viso tra le mani mentre lui la stringeva tra le braccia, rispondendo al bacio poco prima di staccarsi, fissandolo dritto negli occhi: 

“Se è una bugia, se viene fuori che sei davvero impegnato o se fai il cretino con un’altra, ti giuro…”
“No, non succederà.”

Phoebus sorrise, scuotendo debolmente il capo prima di baciarla nuovamente, mettendole una mano tra i lunghi capelli scuri mentre una terza figura si univa al quadro, bloccandosi di fronte a quella scena prima di girare sui tacchi e tornare indietro di corsa: doveva assolutamente andare a riscuotere la vincita della scommessa con Theodore.













…………………………………………………………………………………
Angolo Autrice: 

Ah, l’amour! *Le autrici le lanciano contro un mare di pomodori perché volevano la prova e invece le ha lasciate ancora una volta con il fiato sospeso* 

Chiedo scusa, ma mi sono resa conto che sarebbe diventato davvero lunghissimo, quindi ho preferito tagliarlo a metà… ma intanto accontentatevi di sapere che Hailey è ancora in gioco e  sopratutto di vedere Nym e Phoebus fare gli innamorati.

Ma non disperate mie care, il capitolo con la prova (la penultima, tanto perché lo sappiate) arriverà giovedì come sempre u.u o forse anche mercoledì, chissà, forse sarò buona e vi farò aspettare di meno.

A presto! 
Signorina Granger 


   
 
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