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Autore: Daleko    20/11/2017    0 recensioni
Storia revisionata, modificata e nuovamente in corso.
Gli anni del primo dopoguerra furono particolarmente proficui per chi aveva ancora una grande casa, un patrimonio, una posizione rispettabile all'interno della società. C'era ancora molto da sfruttare, una risorsa invisibile che si trasformò rapidamente in una luccicante miniera d'oro: i bambini.
I bambini erano dappertutto e quelli di buona famiglia, quelli i cui padri erano morti in guerra e i cui soldi erano investiti nell'educazione nella speranza che diventassero, un giorno, abbastanza importanti da continuare il buon nome della loro stirpe, si trovavano nei collegi. In Inghilterra i collegi particolarmente apprezzati erano quelli misti: i bambini studiavano insieme per mancanza di spazio, necessario per dividere normalmente gli uomini dalle donne, e così i genitori risparmiavano sulla retta annuale. Un ottimo investimento in ogni caso, dato che le bambine col primo sangue venivano spedite in un collegio femminile per non rischiare inutilmente la reputazione del proprio.
Genere: Angst, Introspettivo, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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This is not a children's story

~

 
 
Non riusciva più a riposare da quel giorno. Margareth aveva continuato a chiederle cosa fosse accaduto, e Adelaide aveva continuato a ignorare l'amica. Non aveva ancora rivolto la parola a Benjamin e Margareth, ancora all'oscuro di tutto, aveva deciso di comportarsi normalmente con il bambino –senza far parola su quella notte in particolare. Adelaide intanto parlava poco, mangiava poco, non dormiva affatto e gli occhi guizzavano febbrili nei corridoi, alla ricerca di qualcuno. Alla ricerca di un protettore.

 
Chris e Della
"A secret between us"


 
Non che in realtà avesse mai parlato con Christopher. Suo padre l'aveva avvisata riguardo la sua esistenza, l'aveva visto entrare qualche volta nello studio per chiacchierare di cose da adulti e un giorno, poco prima di partire per l'istituto, l'uomo le aveva rivolto un cenno del capo accompagnato da un sorriso gentile. Nonostante la poca confidenza, dopo l'incidente con Ben il suo unico pensiero fu quello di parlare con il militare. Seguiva le lezioni con molta poca voglia, quasi disattenzione, e passava continuamente nel grande atrio dell'istituto nella speranza di vederlo. Trascorsero tre giorni interi prima che riuscisse a intercettarlo, all'uscita della presidenza.
«Signore» azzardò alle sue spalle; Christopher si voltò a guardarla incuriosito, vagamente perplesso. «Salve Adelaide. Cosa posso fare per te? Vuoi che porti un messaggio a tuo padre?» le chiese gentilmente; il suo non era un rapporto di lavoro, né era una collaborazione ufficiale. La bambina scosse il capo e l'uomo, lievemente perplesso, rimase in attesa di una spiegazione. L'espressione preoccupata della giovane lo indusse ad accigliarsi, e quando lei gettò un'occhiata preoccupata alle sue spalle Christopher si chinò su di un ginocchio. «Vuoi che andiamo a parlare da qualche altra parte?» chiese a bassa voce. Adelaide annuì con forza, come letta nel pensiero; negli occhi grandi della bambina c'era paura e confusione, due sentimenti che il militare aveva imparato a riconoscere nel corso del tempo nonostante la sua giovane età.
 
Non c'era nessun luogo in cui potessero restare veramente da soli, ma a quell'ora del mattino la sala della musica era vuota e non ci sarebbero state lezioni di piano fino al primo pomeriggio. Christopher non lo sapeva ma Adelaide sì, e fu proprio la bambina a condurlo lì –aspettando che fosse l'adulto ad aprire la pesante porta di legno, per essere sicura di non trovare nessuna insegnante pronta a bacchettarla per aver bighellonato. Il militare lasciò che la piccola studentessa sguisciasse per prima all'interno dell'aula, poi la seguì richiudendo la porta dietro di sé. Si fermò con la schiena al battente di legno, le mani dietro alla schiena e gli occhi chiari fissi in quelli scuri della bambina. Strinse le labbra, aspettando che dalle altre uscisse qualche suono; notò la difficoltà dell'altra nell'aprirsi a un totale estraneo su di una questione evidentemente delicata, così si decise a fare il primo passo. «Qualcuno ti ha fatto del male?» chiese con il tono più gentile che gli era possibile, nonostante la preoccupazione. Adelaide si affrettò a scuotere la testa e Christopher aggiustò il tiro. «Qualcuno ha fatto del male a qualche altra bambina?» riprovò; si aspetta di ricevere una risposta affermativa, ma l'altra esitò prima di scuotere nuovamente il capo. Il militare socchiuse gli occhi, assottigliandoli con sospetto. Gli ci volle un attimo. «Qualcuno ha fatto del male a... Qualche bambino?» modificò lievemente la domanda e questa volta il mento della bambina si mosse in verticale. L'uomo sospirò, voltandosi verso una delle grandi finestre presenti nella sala; affacciava sul giardino antistante l'istituto. «Un adulto?» intuì, e il gesto affermativo venne colto con la coda dell'occhio. La bambina non voleva dirgli alcunché spontaneamente, ma ormai si era abituato a quel gioco del silenzio. «Un adulto esterno?» aggiunse subito, e l'altra sgranò di nuovo gli occhi. Schiuse le labbra, poi le richiuse e si strinse nelle spalle. Christopher tornò a osservarla, poi annuì a sua volta e infine si lasciò andare a un sorriso di rassicurazione. Aprì lievemente la porta alle sue spalle. «Credo tu debba affrettarti in mensa. Non preoccuparti, sistemerò la situazione. Tieniti lontana dai guai, per favore. Tuo padre non me lo perdonerebbe mai» provò a scherzarci su, ma la bambina non sorrise. Annuì, mormorò un «grazie» alquanto rauco e sparì attraverso lo spiraglio verso il corridoio, la testa pudicamente abbassata e le gote rosse, custodi di un timore più grande di lei.


 


 
Attenzione!
Nomi, luoghi e fatti narrati sono totalmente frutto della fantasia dell'autore. Riferimenti a persone, luoghi o eventi realmente accaduti è puramente casuale.


 
   
 
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