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Autore: bahir    20/11/2017    1 recensioni
“Quello che penso è che a un certo punto siamo scesi dal treno”
“Che dici?”
“No. Lo dico davvero. Io dovevo avere Atsu accanto. Non capisco perché ci siamo separati. Sai quando sei piccolo e ti dicono che se sei buono, ti comporti bene e sei corretto ti succederanno solo cose belle?”
“Si”
“In realtà sono cazzate, lo abbiamo imparato tutti. Ma quando sei piccolo nessuno ha il coraggio di dirtelo”
“…In effetti sarebbe diseducativo”
“Lo è anche capire che quello che ti hanno insegnato è sbagliato. Che il modo in cui vivi non ti offre nessuna garanzia di evitare il disastro.”
“E allora?”
“Non lo so, forse dovremmo dire ai nostri figli di comportarsi bene ma che nella vita questo non è sufficiente. Che ci vuole anche fortuna. Che non tutto dipende da noi. Che a volte le cose vanno male perché la divinità quel giorno guardava altrove…cose così”
“Forse hai ragione ma che c’entra con quello che dicevamo prima?”
“C’entra che quando perdi fiducia nel modo di vivere che ti hanno insegnato e capisci che sei seduto su un treno e che la felicità è tutta nell’arrivare alla stazione successiva…tu scendi dal treno”
“Ah!”
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Francesca, nur dei miei occhi.
 
Casa. Un pigro pomeriggio di domenica. C'è tanta acqua sospesa nell'aria. Spero piova, perché quando c'è troppa umidità diventa tutto più difficile. Le cose importanti, intendo. Suonare il pianoforte ad esempio. Atsu è di sopra. La sento camminare in camera sua. E' nervosa come me. 
Strano, -questo pensiero mi attraversa la mente- in Giappone piove sempre.
Tutti mi chiamano Michelino degli Angeli. Questo mi fa ridere. Voglio dire, sembra un cognome! Come se fossi stato concepito in cielo....ma le cose stanno diversamente. Mio padre è fiammingo. Da lui ho ereditato capelli rosso scuro. Mia madre era libanese e aveva occhi verde-azzurri come il mediterraneo davanti a Beirut.
Mi piacevano gli occhi di mia madre. Ma i miei occhi sono più scuri. Non blu, non grigi. Qualcosa nel mezzo.
Mi sarebbero piaciuti occhi verdi o castani. Gli occhi castani sono caldi.
Parlando di occhi, ad Atsu è andata molto peggio. Ha occhi colore del ghiaccio ed è bella come un angelo in fiamme.
Per questo c'è una spiegazione molto noiosa e scientifica: si tratta di un difetto ereditario della pigmentazione cutanea. Può presentarsi a livello di cute ed occhi un parziale albinismo. A me non sembra di ricordare Atsu come una bambina malata. Ma siamo cresciuti accanto ad un medico, perciò può darsi che lui la curasse con attenzione senza che ne fossi consapevole.
Quando ero bambino mi è stato spiegato che in realtà tutti noi avremmo iridi di quel colore se non fosse per il pigmento che le ricopre, che io mi sono sempre divertito ad immaginare simile alla polvere colorata che ricopre le ali delle farfalle. Atsu è stata adottata, penso che il mistero delle sue iridi trasparenti non verrà mai svelato. Magari è una bella storia... La prima volta che la incontrai aveva otto anni. Non avevo mai visto una bambina giapponese e meno che mai una persona dagli occhi così chiari. Pare che mi sia nascosto tra le braccia del medico e non abbia avuto il coraggio di dirle nulla. Avevo paura a guardarla negli occhi all'inizio.
Il mio nome è dovuto al fatto che ho un senso per la musica e i numeri. Non c'è differenza tra le due cose. Intuisco entrambe con facilità. Ma il mio cuore batte per la musica.
Se l'aria non fosse così soffocante suonerei. Mi piace suonare, come a un bambino piace andare in bicicletta. Mi dà fiducia riprodurre gesti appresi in passato. Il fatto che ci sia un ritmo c'entra qualcosa credo. Imparare nuovi brani invece mi rende nervoso. Voglio arrivare subito alla fine. E poi sogno. Sogno per tutta la notte quando imparo qualcosa di nuovo e la mattina mi sveglio malissimo.
Mio padre se ne accorge subito. Forse proprio perché è mio padre. Ma mi dà fastidio, mi sembra un’intrusione. Se sa che sogno forse sa anche cosa sogno. Non ci vuole molta immaginazione, a volte parlo nel sonno. Devo aggiungere che ho diciassette anni. E che il fatto di essere cresciuto accanto ad Atsu non è stato un ostacolo per un amore che mi ha ustionato da quando ero bambino.
   
 
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