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Autore: Mia addams    21/11/2017    1 recensioni
Harry, Ron ed Hermione abbandonano la scuola per partire alla ricerca degli Horcrux... ma la storia non finisce con la loro partenza, la storia continua con la rivoluzione di Ginny, Neville e Luna, con la rifondazione dell'Esercito di Silente, con un nuovo malvoluto Preside, con i fratelli Carrow nel corpo insegnanti, con una nuova Hogwarts, spaventosa, oscura... un'altra Hogwarts.
Genere: Avventura, Dark, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Perdonate il ritardo per la pubblicazione! Un riepilogo delle puntate precedenti: i Carrow sono sempre più assetati di sangue, sempre più mentalmente instabili a causa delle bravate dell'ES. Ultima delle quali si tratta del festino organizzato da Hagrid che ha sacrificato Astoria Greengrass e fatto uscire Ginny e Neville distrutti dalla situazione. L'Esercito continua a combattere, ad uscire di notte, a comunicare tramite galeone e ciò ne ha conseguito dei Carrow ancora più spietati che vedremo in maniera particolare dopo Pasqua (ricordatevi del racconto di Neville al trio in HP e i Doni della Morte).
Buona lettura!


I veri eroi non si arrendono mai.


La Tana era davvero caotica nel periodo di Pasqua, esattamente come lo era a Natale. I gemelli si dedicavano, ogni ora e minuto della giornata, a rendere l'atmosfera spensierata ma senza Ron e i suoi amici quella casa pareva vuota. Nessuno sapeva dove fossero, cosa stessero facendo e cosa avessero in mente: non avevano loro notizie da dopo il matrimonio di Bill e Fleur. Ginny, dal suo canto, non faceva che sentire la loro mancanza mentre ripensava ininterrottamente alle parole di Draco Malfoy, divenute oramai un pallino fisso nella sua mente: a chi poteva riferirsi se non ad Hermione, Astoria, o Luna?
« ... coi tempi che corrono, poi! Una festa! Una festa così pericolosa che Ginevra ha pensato bene di andare a farci un salto! Vero? »
La diretta interessata chiamata bruscamente in causa aveva alzato gli occhi sulla madre, rendendosi conto che era terribilmente furiosa mentre si affaccendava ai fornelli. Non era passati neanche tre giorni ma gli argomenti preferiti della madre erano quelli: parlare di quanto la figlia fosse stata sconsiderata a prendere parte ad un festino illegale.
« Non di nuovo, mamma. » rispose per l'ennesima volta, lanciando uno sguardo di supplica ai gemelli.
« Cosa hai da rimproverarle ancora? » intervenne prontamente Fred, in aiuto alla sorella. « Ha fatto benissimo ad andarci. Gli studenti innocenti hanno potuto lasciare indenni la festa solamente grazie a lei e all'Esercito di Silente, ricordatelo. »
La madre sbuffò qualcosa che somigliava incredibilmente a: « Esercito dei miei stivali! » seguito immediatamente da: « Quella festa ha messo in pericolo tutti quanti, vostra sorella compresa! »
« Noi non ce la saremmo persa per nulla al mondo. » ammise George asciutto, lanciando un'occhiatina alla madre.
« Non ne avevo dubbi. » riprese la madre, decisa a rimanere di quell'umore tempestoso per tutte le vacanze. « E io che sto ancora parlando con voi due che siete andati in giro per il mondo a gestire illegalmente una stazione radio! E se vi avessero preso? Che bell'esempio che avete dato a vostra sorella! Non mi sorprende il fatto che stia dando così tanti problemi alla scuola, andando a feste illegali e Merlino solo sa cos'altro! »
« Su, cara, non ricominciare... ne abbiamo parlato in abbondanza... » intervenne il marito, immerso nella lettura del Profeta.
« Per l'ultima volta, mamma, non ci lasceremo pestare a morte da quei deliquenti dei Carrow! » e prima che la madre potesse replicare, accluse: « Lo sai benissimo che non sono dei santi e che fanno cose terribili. » non aveva detto di preciso ai genitori cosa avevano fatto a lei, a Neville e altri dato che dubitava che la sanità mentale della madre fosse rimasta intatta ma ne aveva parlato apertamente con Remus e Tonks la sera prima, ricevendo buoni consigli e un inaspettato affetto. « E noi stiamo solo continuando quello che Silente aveva cominciato. »
I gemelli annuirono, comprensivi: anche loro sapevano cos'era accaduto alla sorella e ai membri dell'ES durante l'anno ma erano così fieri di lei e della resistenza posta che non seppero dire altro se non parolacce e proteste contro Piton e i Carrow, rivelando tutto il loro sostegno.
« I Carrow sono davvero tremendi, noi... » si interruppe di botto.
Il rumore di una materializzazione aveva fatto eco in cucina facendoli sussultare tutti come non accadeva da tempo: di solito i membri dell'Ordine e il resto della famiglia si materializzavano fuori alla porta, non piombavano in casa all'improvviso. La madre e il padre, che aveva rovesciato il giornale e altre scartoffie, avevano sfoderato in fretta la bacchetta, seguiti a ruota dai gemelli. Ma non c'era alcun pericolo: dopo qualche secondo, nel salotto fece capolino Bill.
« Bill, santo cielo, ci hai fatti prendere uno spavento! » esordì Arthur, correndo verso il figlio con aria preoccupata. « Che cosa succede? Sei sporco di... quello lì è sangue?! »
Bill, pallido e sudaticcio e sicuramente sconvolto per qualcosa, recava sulle scarpe e sulle mani le inconfondibili tracce di sangue. Ginny impallidì, fissando le scarpe e le mani del fratello come se per lei non esistesse nient'altro e una cosa fu immediatamente certa: era accaduto qualcosa di davvero terribile.
« SANGUE?! » ci tenne a ripetere la madre con uno strillo spacca timpani, iniziando a tremare da capo a piedi.
I gemelli scambiarono uno sguardo con la sorella, spaventati.
« Mamma, calmati... non abbiamo molto tempo. » disse Bill velocemente, mettendo le mani sulle spalle della madre e guardando intensamente il padre come se con la forza del pensiero volesse comunicargli qualcosa. « Dovete andarvene da qui, subito e senza fare storie! Loro lo sanno. Voi-Sapete-Chi e i Mangiamorte sanno che Ron si trova con Harry. Quei tre sono appena stati a Villa Malfoy... un vero disastro! Li hanno presi, scoperti... ma sono riusciti a scappare, fortunatamente. Adesso sanno che Ron si trova con lui, prenderanno di mira la famiglia se non scappate subito dalla Tana! »
Le parole di Bill giunsero alle orecchie della ragazza da chilometri di distanza mentre il suo cuore continuava a battere all'impazzata.
« Ma stanno bene, vero? Non sono feriti? » riuscì a chiedere Ginny, mentre la madre si accasciava su una sedia, in un mare di lacrime.
« Cosa ci facevano a Villa...? » cominciò Fred.
« Non ne ho idea, davvero. » lo interruppe Bill, con una certa agitazione. « Stanno bene, ma sono molto scossi. Erano insieme ad un folletto ferito gravemente, un elfo morto, Luna Lovegood e un certo Dean Thomas, che sono messi davvero male... ed Hermione... Hermione sembra essere stata torturata! Ma stanno bene, tutti vivi. »
« Ma... » cominciò Arthur, incapace di continuare la sua frase.
« Dobbiamo muoverci, non ha senso stare qui e parlare. » interruppe nuovamente Bill, turbato. « Ci smaterializziamo adesso, andrete da zia Muriel. L'ho avvisata poco fa e... beh, sapete com'è fatta ma sono riuscito a convincerla: andrete a vivere da lei, per il momento. Non ci sono altre soluzioni, mi dispiace. »
Nessuno sembrava volersi muovere o, probabilmente, non ci riuscivano: quelle notizie li avevano scioccati. Arthur trasse un profondo respiro e afferrò la mano della moglia, facendosi forza: « Forza, Molly, non disperarti. Ne riparleremo quando saremo al sicuro, andiamo. »
« Portate v-via prima l-lei... m-minorenne... p-portatela via p-per prima... » singhiozzò la madre, indicando la figlia minore.
Bill annuì, fece il giro del tavolo e prese la mano della sorella, stringendola con forza. Ginny, senza avere neanche il tempo di dire qualcosa che non fossero balbettii o lanciare uno sguardo ai suoi fratelli, sentì uno strattone, come se stesse vorticando: si stava smaterializzando? Una sensazione orribile, claustrofobica e opprimente si faceva largo dentro di lei mentre vorticava. Le venne perfino la nausea, data soprattutto dal senso di vuoto alle parti dello stomaco che sembrava schiacciarla, che le impediva di respirare.
Quando aprì gli occhi, tossì forte e cadde a terra.
« Nel nome di Merlino, Bill! Cos'è tutto questo fracasso? »
Bill, che si era affrettato a verificare le condizioni della sorella, non rispose subito. « Era la prima volta che ti smaterializzavi, vero? Non ci ho neanche pensato. Scusa, zia Muriel. »
In tutta risposta, Ginny tossì ed emise un conato di vomito.
« Non vi aspettavo adesso, credevo ci avreste messo più tempo. » sbottò zia Muriel, con estremo disappunto anche in situazioni come quella.
« Dobbiamo imporre l'Incanto Fidelius. » disse Bill, in tono svelto. « Gli altri saranno qui a momenti, ti ho spiegato poco fa che... OH, SANTO MERLINO! GINNY!»
La ragazza aveva appena messo fine a quella conversazione vomitando sul pavimento del salotto immacolato e scintillante di zia Muriel.
« NOOOOOOO! » strepitò la vecchia strega, scioccata a dir poco e rischiando infarto certo. « Il mio parqueeeeet! »




La vita a casa di zia Muriel era terrificante e chiunque avrebbe potuto immaginare il motivo. I pavimenti di ogni singolo angolo della casa erano suoli sacri per lei e i ragazzi erano costretti a camminare senza scarpe e, soprattutto, in punta di piedi per non strisciare scarpe o anfibi sui pavimenti brillanti e incontaminati della donna. La casa era enorme per una vecchia e scorbutica signora di centosette anni che viveva da sola e divenne ben presto un posto che i ragazzi amavano esplorare ogni giorno.
Ginny e i gemelli condividevano una camera accanto a quella della loro poco amata prozia e quello fu più che un incubo per loro: di sera, la donna pretendeva il massimo silenzio e se i tre ragazzi non obbedivano si metteva a strepitare, appostandosi fuori al pianerottolo come un avvoltoio particolarmente irascibile. L'ennesima cosa che fece impazzire zia Muriel fu il fatto che i gemelli gestivano un Servizio di Ordini via Gufo in una delle sue più belle stanze sul retro: i gufi resero la camera un vero porcile e la vecchia strega fece a gara con i gufi a chi strillava di più.
Ginny visse dei momenti davvero intensi lì: la contentezza nel sapere che suo fratello, il suo amato e la sua amica erano sani e salvi a casa di suo fratello Bill fu come una fiamma che si accese nel suo cuore, speranzosa come non lo era mai stata. Sapere che la cara Luna era altrettanto salva fu un toccasana e perfino la notizia che Dean fosse al sicuro la confortava. Naturalmente, colse l'occasione per farlo sapere a Neville e lo tenne al corrente sulla sua situazione.
Non era una sciocca, l'aveva saputo fin dal primo momento ed era inutile mentire a se stessa: non sarebbe più tornata a scuola, non avrebbe più rivisto Neville, Michael, Seamus e i suoi amici, non avrebbe più combattuto al loro fianco, non avrebbe più fatto fuori i Carrow insieme al suo adorato Esercito.
« Pensa se tutto questo caos fosse accaduto dopo Pasqua... » rabbrividì Fred, una calda sera di primavera. Lui e i due fratelli erano nella stanza sul retro piena di civette e allocchi. « Ti avrebbero portata via dal treno come hanno fatto con Luna e noi non ti avremmo davvero più rivista. Non sarebbe stato come il rapimento di Luna, saremmo andati incontro a faccende più pericolose. »
Ginny annuì mestamente, pensando inconfondibilmente al suo amico Neville, che avrebbe portato avanti la ribellione senza di lei.
« So a cosa stai pensando. » intervenne George, guardando intensamente negli occhi la sorella. « ma non puoi proprio permetterti di presentarti ad Hogwarts, sorellina. Per quanto ne sappiamo hanno appena iniziato a darci la caccia e non permetteremo che ti accadano cose più gravi di quelle che hai già subito a scuola. »
« Lo so ma... »
« Neville ce la deve fare da solo. » disse Fred definitivo, come se sapesse esattamente cosa lei aveva intenzione di dire. « Da come ci hai raccontato riuscirà ad andare avanti. E l'Esercito di Silente... »
« ... andrà avanti con lui esattamente come se ci fossi anche tu. » concluse il gemello. « Loro senza di te non si sbilanceranno molto. Manca un mese alla fine della scuola, non rischierebbero così tanto. »
« Non li conosci. » disse la ragazza, rabbiosa. « Io avrei dovuto esserci, la nostra missione era quella di rovesciare Piton e i Carrow insieme! »
I gemelli si scambiarono un'occhiata e per la prima volta non seppero cosa dire per consolare la sorella.
« Per di più non posso neanche fare un salto a casa di Bill a causa di questa maledetta Traccia! » sbraitò, calciando un mobile immacolato della zia che aveva avuto la sfortuna di trovarsi alla portata del suo piede. « Me ne frego esattamente come se n'è fregato Bill quando ci ha condotti qui! »
La frustrazione irruppe come fuoco vulcanico: era stufa di marcire in quella casa, voleva rivedere i suoi cari, ne sentiva estremo desiderio.
« Era diverso. » intervenne prontamente Fred. « Non avevano ancora dato il via alle ricerche della nostra famiglia e l'incanto Fidelius sulla casa di zia Muriel ti ha protetta. Gin, mi dispiace, tu non ti muovi di qui o te la vedrai con noi. »
George annuì con determinazione e cambiò in fretta argomento, notando l'astio negli occhi della sorella. « Scendiamo a cena, ho sentito la mamma chiamarci. »
I tre fratelli scesero in salotto per la cena, incrociando sul pianerottolo di ingresso Bill e niente di meno che Olivander in persona.
« ... portato la tiara che avevi prestato a Fleur per il nostro matrimonio, zia Muriel. » stava dicendo Bill, facendo un sorriso alla sorella e ai due fratelli che si erano appena uniti a loro.
« Ah-ha! » fece zia Muriel, strappando la tiara dalle mani del nipote. « La mia adorata tiara! Credevo proprio che l'aveste rubata, che non l'avrei più rivista. Sai come funziona, no, Ginevra? Prendono in prestito qualcosa e quando arriva il momento di restituire... puff: spariti! »
« Non abbiamo avuto tempo di restituirtela, zia. » rispose Bill, con calma. Fece un altro sorrisetto alla sorella e scosse il capo dinanzi all'ostinazione di zia Muriel. « Adesso devo andare, devo tornare subito a casa. I ragazzi partiranno l'indomani e non voglio lasciare Fleur da sola: qualcuno deve controllarli, scoprire cosa hanno in mente. Anche se non mi sembra nulla di buono... »
« Partiranno? » si intromise Arthur, preoccupato.
« Dove andranno? » chiese Ginny, sperando in una risposta esauriente.
« Partiranno per non so dove, naturalmente non hanno voluto dirci niente. » rispose Bill, altrettanto turbato. « Hanno in mente qualcosa di complicato, e stavolta non sono soli... hanno coinvolto il folletto. Non so che altro fare, dicono che non torneranno a casa ma mi preoccupa il fatto che siano in compagnia di Unci-Unci. Conosco i folletti, devono stare molto attenti. »
« Devi parlare con loro. »
« Ci provo, papà, ma si rifiutano di dirmi tutto. Meglio che vada, saranno in pensiero per me... »
Si udirono degli stridii di gufi e i gemelli corsero di sopra in un baleno, salutando rapidamente il fratello.
« Maledetti uccelli! » cominciò a sbraitare zia Muriel, facendo sussultare il povero Olivander, ancora in piedi accanto a Bill come se fosse paralizzato. « Sono dei demoni, questi ragazzini! Hanno fatto muffire la mia stanza! »
« Io vado, allora. Sorellina, fai la brava, mi raccomando. »
« Salutaci i ragazzi, tesoro. » disse la madre, dando un gran bacio al figlio.
« Grazie di tutto, caro ragazzo. Non so proprio come avrei fatto senza te e la bellissima Fleur. » mormorò Olivander, con voce roca ma gentile. « E grazie a lei per l'ospitalità, signora Muriel. Non potevo desiderare di meglio in un periodo del genere... che Merlino vi benedica, per l'aiuto che avete dato ad un vecchio prigioniero. »
« Non si preoccupi, buon uomo. » ribatté la zia, ostentando cortesia verso il fabbricante di bacchette.
Bill sorrise e si affrettò a smaterializzarsi.
« Manda ai ragazzi tutto il mio affetto, Bill, per favore! » accluse Ginny, tristemente.
Bill annuì e le scioccò un bacio prima di sparire. Il pensiero di essere così vicina a loro ma allo stesso tempo così lontana le provocò un nodo in gola così dannatamente doloroso che sembrava non volersi più sciogliere.




Durante la cena, il signor Olivander parlò davvero pochissimo. Appariva molto debole dopo le mille torture ricevute sia da Voldemort sia dai Mangiamorte e zia Muriel gli permise perfino di tenere le scarpe e di abbandonare la tavola nonostante gli altri non avessero ancora finito di mangiare. Di conseguenza, apostrofò i gemelli con epiteti davvero osceni: i loro gufi stavano facendo un gran baccano.
« FIGLI DEL DEMONIO, ECCO COSA SIETE! » ricominciò la solita tiritera zia Muriel, esausta neanche un poco. « Uscite immediatamente da qui e andate a mettere fine a tutto quel fracasso! Cacciate quei maledetti gufacci prima che cacci io voi a calci nel sedere! Sono stata chiara? » I gemelli ridacchiarono di cuore e sgattaiolarono di sopra, lasciando il tavolo silenzioso rotto solo dalle risatine sommesse della sorella.
« Vado a dar loro una mano. » disse quest'ultima, nascondendo un sorriso.
« Non ti ci mettere anche tu, eh, Ginevra! » rispose la prozia, istericamente.
La ragazza non se lo fece dire due volta e uscì dalla sala, lasciando i genitori da soli con la bisbetica Muriel. Si chiuse la porta alle spalle e percorse il corridoio, con l'intenzione di fare tutto tranne che aiutare i gemelli a ripulire quella stalla puzzolente. Salendo le scale a chiocciola, si ritrovò a passare per la camera del signor Olivander e lì vi indugiò: il suo cuore le diceva di parlare con lui, che lui avrebbe potuto dirle quello che stava aspettando.
Non seppe con quale audacia ma si fece avanti, bussando.
« Avanti. » rispose la voce roca di Olivander.
« Permesso... signore, sono solo io. » disse la ragazza, entrando imbarazzata nella stanza del vecchio. « Posso... posso entrare? »
« Ma certamente, cara. Siediti, siediti pure e mettiti comoda, mi sembra il minimo. » ribatté il fabbricante di bacchette, con un certo calore nonostante la debolezza. « Ricordo ancora la sua bacchetta: undici pollici e mezzo, salice e piuma di coda di fenice. Dimmi se sbaglio, la mia memoria non sembra essere più come quella di una volta. »
« Ha perfettamente azzeccato. » sorrise lei, mostrando la bacchetta al vecchio, che ricambiò il sorriso. « Senta, signor Olivander... mi piacerebbe farle alcune domande. » prese una pausa, scrutando il volto di Olivander: sembrava che lui sapesse esattamente che non sarebbe stato lasciato in pace. « Quando lei si trovava nella cantina della Villa, insieme a lei c'era Luna Lovegood, vero? Quella ragazzina dai capelli biondi. »
« Oh, l'ho trovata di grande aiuto e conforto in quel posto. Le voglio un gran bene. »
« Davvero? Si ricorda se ha detto qualcosa... non so, su di me oppure su qualche amico? »
« Non ricordo nulla, solo che ci tenevamo compagnia a vicenda. Non dirmi nulla, ma sto cercando di dimenticare. » disse Olivander, piuttosto asciutto. « Ricordo solo che abbiamo provato in tutti i modi di smaterializzarci, andare via da quel postaccio ma... beh, la cantina era incantata. Ha parlato di un Esercito di studenti, di creature fantastiche... quella ragazzina diceva molte cose, impossibile ricordarsele tutte. »
Ginny annuì e fece un mesto sorriso. « Comprendo perfettamente. Eravate solamente voi due? Chi vi dava da mangiare o da bere? »
« Il giovane. » rispose Olivander, sforzandosi per ricordare qualcosa. « Il giovane della famiglia... sì, non me l'aspettavo così gentile, ci ha sorpresi. »
« Draco? Draco era gentile con voi? » chiese la ragazza in fretta, sotto shock.
« Non ci trattava come bestie, no, nonostante seguisse ordini specifici. Era cordiale. »
Ginny annuì nuovamente, piuttosto sconvolta da quella notizia, poi chiese ancora: « Un'ultima domanda, signore, poi la lascio risposare. »
« Che riguarda? »
« Il Prescelto. » rispose lei, e gli occhi di Olivander la scrutarono con più attenzione, quasi timorosi. « Vi siete visti, che io sappia, lui vi ha salvati. Posso sapere cosa ha detto quando eravate insieme a casa di mio fratello Bill? »
« Ha detto che avrebbe fatto qualunque cosa per mettere fine alla vita di Tu-Sai-Chi. »
Ginny sorrise, con le lacrime agli occhi, e in un attimo ebbe la sua conferma, che il suo eroe non si era mai arreso.




Neville sentiva la testa totalmente annebbiata quando raggiunse il binario nove e tre quarti per la partenza dopo le vacanze di Pasqua, del tutto scombussolato dagli ultimi avvenimenti. Era una sera piuttosto tranquilla quando Luna aveva comunicato sul galeone di stare bene, di essere viva e al sicuro. Allo stesso tempo, Ginny aveva spiegato brevemente che non sarebbe più tornata a scuola a causa del ritrovamento di suo fratello con l'Indesiderabile Numero Uno.
Neville pensò indiscutibilmente alle amiche quel giorno e il fatto che non fossero lì con lui lo prosciugò. Si sentiva svuotato ma doveva resistere: era rimasto solo a portare avanti la ribellione e tutti contavano su di lui. Doveva resistere per il bene di Hogwarts e dei ragazzi. Mancava davvero poco alla fine della scuola e lui aveva fiducia nel Prescelto: avrebbero rovesciato Piton, i Carrow e anche Lord Voldemort, avrebbero concluso quell'anno scolastico col botto.
« Neville! »
Una voce dolce e familiare cancellò ogni pensiero dalla sua testa e quando si voltò si ritrovò faccia a faccia con una sorridente Hannah Abbott, molto carina nei suoi abiti babbani colorati e con i capelli biondissimi che le danzavano sulle spalle.
« Hannah, come stai? »
Lei ci mise un pochino a rispondere, soffermandosi a guardarlo intensamente negli occhi. « Bene, Neville, e tu? Mi dispiace molto che... le ragazze non saranno più con noi. »
« Sì... dispiace molto anche a me. » rispose Neville, sospirando. « Mi fai strada? »
« Certo. I ragazzi ti aspettano nella solita carrozza in fondo al treno... »
Hannah fece strada a Neville e in men che non si dica arrivarono nella carrozza occupata dall'ES, che stranamente non era scoppiato in esclamazioni festose quando il loro capo aveva messo piede nello scomparto. I ragazzi parevano ammusoniti, scombussolati.
Seamus fece un sorriso piuttosto mesto a Neville, che fu ricambiato, e lo invitò a sedersi.
« Stavamo discutendo degli ultimi avvicendamenti. » disse Seamus pimpante, cercando di mettere buon umore i suoi amici e di dare loro più forza. « Pare che Gin abbia lasciato un velo scoperto al castello. Sto parlando di noi, naturalmente. Ma non ci perdiamo d'animo, dobbiamo continuare anche se due dei tre capi hanno dovuto abbandonarci. »
« Sì, sei tu il capo assoluto, amico. » disse Micheal, fissando Neville con determinazione. « E dobbiamo dare ascolto solo a te. »
« Infatti. » intervenne Hannah. « Tu più di chiunque altro conosce l'Esercito e i Carrow, solo tu puoi condurci alla vittoria. »
« Siamo con te, amico. » concluse Seamus, dando una pacca sulla spalla a Neville.
Quest'ultimo annuì: era assolutamente quello che intendeva fare dopo le perdite che avevano subito. « Sono già pronto. Me la pagheranno cara per averci portato via i due capi di questo Esercito, parte della nostra immensa forza. Potete star certi che si pentiranno amaramente per ciò che hanno fatto. »
« Sì! » intervenne Michael, con una certa risolutezza. « Non dovevano portarci via le ragazze, senza di loro sembra non esista alcun Esercito di Silente. Se la vedranno con me! »
« Dobbiamo aspettare di vedere cos'hanno in serbo per noi i Carrow. » si intromise Susan Bones, e Calì e Lavanda annuirono.
« Penso che la notizia della scomparsa di Ginny sia arrivata a tutti quanti. » si inserì Padma. « E come diceva Seamus: lei ci ha lasciati quasi scoperti. Quei due caproni avranno qualcosa in serbo per noi di sicuro. »
« E conoscendoli temo non sarà nulla di buono. » ci tenne a dire Neville, pensieroso. « Ma non ci abbiattiamo, Esercito! I veri eroi non si arrendono mai. »

   
 
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