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Autore: Adhara    23/11/2017    1 recensioni
Soltanto una nuova minaccia per il Mondo Magico poteva far riavvicinare l'Auror Potter col suo ex professore di Pozioni. Due uomini del tutto nuovi, vecchi rancori e una strega oscura sono gli ingredienti per una pozione ammaliante e... pericolosa.
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altro personaggio, Il trio protagonista, Severus Piton | Coppie: Harry/Severus, Remus/Sirius, Ron/Hermione
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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8.

Quando i poveri stomaci degli ospiti riuscirono a rispondere agli ultimi attacchi della valanga di cibo offerta da Molly e l’ultima fetta di torta al rabarbaro svanì misteriosamente nel transitare accanto a Ron, Harry e Sirius furono i primi a decidere per una passeggiata nella neve per sgranchire un po’ le gambe. Il sole splendeva sulla coperta scintillante della campagna innevata, quel giorno, e il freddo pungente rinvigorì Harry all’istante mentre, avvolto nel nuovo mantello, incedeva nell’atmosfera ghiacciata.

«Non mangerò più per un mese» commentò non appena Sirius chiuse la porta. L’uomo emise la sua risata canina, ficcando le mani nelle tasche del cappotto bordato in pelliccia che indossava. La neve, sotto le loro scarpe, alzava i suoi lamenti vetrosi.

«Molly è deliziosa ma certe volte va oltre l’esagerazione» annuì. Harry lo osservò, stringendo gli occhi a fronte dei fiotti affilati di luce che rimbalzavano sulla terra ghiacciata. Sapeva che tra lui e la signora Weasley vigeva un pacato disaccordo più o meno su tutto e il giovane era certo che una gran parte della loro muta sopportazione era data dalla presenza delicata e accomodante di Remus tra di loro.

«A volte mi sorprendo di quanto tu ti trattenga con lei» ghignò Harry. Col piede collise con qualcosa di solido nella neve e uno gnomo avvolto di foglie ingiallite e pregne di acqua lo guardò male prima di andarsene dal suo nascondiglio. I due uomini lo osservarono.

«Tu e Remus le volete troppo bene perché io non mi trattenga» sorrise Sirius. «E poi mi tocca fingere di essere cresciuto da quel punto di vista… dicono»

Harry rise. Un refolo di vento freddo gli si infilò giocoso nel colletto di pelliccia, così lo strinse assicurando l’ultimo gancio sotto al proprio mento.

«Saresti disposto a mettere via vecchie inimicizie per me, allora?» chiese vago Harry. L’espressione di Sirius ebbe un vacillamento e a Harry parve quasi di sentire i suoi pensieri affollarsi nella sua mente. Se fosse stato in forma canina le sue belle orecchie nere avrebbero compiuto un rapido giro nell’aria, all’erta.

«Sei troppo misterioso ultimamente» disse Sirius stringendo le labbra.

«Infatti io vorrei parlarti… però temo tu possa arrabbiarti a morte con me»

L’uomo scrutò gravemente il suo figlioccio, fermandosi. Gli posò le mani sulle spalle, stringendole.

«Harry» disse con voce ferma. «Tu sei come un figlio per me. Nulla che tu possa dirmi mi farà arrabbiare a morte con te»

Harry gli rivolse un sorrisetto.

«E tu sei come un padre per me… ma è per questo che temo la tua ira»

Sirius aggrottò un sopracciglio. Il suo viso perfetto, irto di piccole rughe e un vago filo di barba, riluceva tra i lunghi ricci neri che lo incorniciavano. La luce ultraterrena di quel panorama idilliaco lo rendeva ancora più bello di quanto era.

«Mi stai per dire qualcosa per cui tuo padre ti avrebbe riempito il letto di rospi, vero?»

«Ti denuncio a Remus seduta stante, sappilo»

Sirius accennò una risata, ma la sua espressione era mortalmente seria. Alle loro spalle, i giovani Weasley con Hermione erano usciti e i primi schiamazzi li raggiunsero mentre alcune palle di neve iniziavano a volare nell’aria. Li osservarono in silenzio per un secondo, poi Sirius lanciò a Harry una lunga occhiata.

«Io ho… ho una relazione» disse piano il giovane. Sirius fece un cenno affermativo con la testa fiera.

«E… e sono felice» aggiunse Harry. «È appena successo e… e quindi non è ancora una cosa granché seria. Ci andiamo piano. Io vorrei andarci piano…»

S’impappinò con le parole, il viso rosso di freddo e di vergogna. Sirius lo osservava, conciliante.

«Comunque, non è questo il problema»

«E il problema quindi è…?» lo incalzò Sirius. La sua tensione era evidente anche se s’impegnava a non darla a vedere.

«Se stessi con qualcuno che odi come la prenderesti?» chiese piano Harry. Sirius parve rimuginarci sopra.

«Non ho idea di chi possa essere» rispose. «Ma se ti piace… probabilmente non è così male. Sei un uomo ormai e sai che ti ritengo più assennato di quanto probabilmente dovrei ritenerti…»

«È Severus» disse rapidamente Harry. Fu come togliersi un dente legandolo al pomello di una porta: sbatti la porta, il dente va via. Ma il dolore? Sarebbe arrivato? «Severus Piton»

Gli occhi di Sirius, di quel colore incredibile che somigliava più alla neve che li circondava che a qualunque altra cosa la mondo, si sgranarono. Lo fissò vacuo, senza muoversi per un bel pezzo. Harry temette quasi per la sua salute ma non disse né fece nulla, in attesa.

«Non puoi essere serio» sussurrò quindi Sirius. Harry sospirò.

«Lo sono» rispose. Il suo padrino, che ancora non aveva tolto le mani dalle sue spalle, si rese conto in quel momento di avere ancora le braccia alzate, così le abbassò e si guardò attorno.

«Io non…» borbottò. «Non sono… io… va bene»

Respirò profondamente, chiuse gli occhi un momento, poi guardò Harry.

«Dammi un po’ di tempo… lo capisci, vero?»

Harry annuì.

«Sì, certo che lo capisco» mormorò. «Voglio solo che tu sappia che… io ti voglio bene. E spero tu ti fidi di me anche questa volta»

Sirius abbassò la testa, poi gli diede una pacca sulla spalla.

«Vai dai tuoi amici, Harry. Io devo digerire il pranzo di Molly e la notizia»

Il giovane lo guardò sofferente, ma si stupì vedendo che lo sguardo che gli rispose era ugualmente addolorato. Si fecero un ultimo cenno, poi Harry si voltò, incappando in Remus.

«Eccovi» disse l’uomo, stringendosi in una grande sciarpa marrone.

Harry gli sorrise.

«Io vado… vado verso la casa» disse, titubante. Quando si fu allontanato, Remus interrogò Sirius con uno sguardo carico di significato.

«Ah, no» fece Sirius. «Non guardarmi così. Non hai sentito cosa mi ha detto, non guardarmi così»

Remus sospirò. Lo prese a braccetto, stringendoselo al fianco.

«Avanti, sputa il rospo» mormorò.

Sirius lasciò vagare lo sguardo argenteo tutt’attorno prima di far cadere la testa e osservare il terreno, la neve sporca e calpestata e i propri pantaloni che, ormai, più che antracite erano neri di acqua.

«Harry ha una relazione con Severus» sussurrò. Le sue proprie parole lo fecero rabbrividire e lui non lo vide, ma anche il viso di Remus scolorò. Istintivamente, il lupo mannaro afferrò la mano del compagno, stringendola.

«Ah» fece solamente. Per un po’ restarono muti, persi ognuno nei propri pensieri. Poi Remus scrollò gentilmente Sirius.

«Amore… Harry è un adulto ormai» disse piano. «Non possiamo vietargli di avere relazioni con…»

«Con Piton?» terminò Sirius. «Andiamo, Rem. Era innamorato di Lily. Odiava James. Era un maledetto Mangiamorte. E ora io dovrei credere che non ha cattive intenzioni?»

«Ha trascorso anni a vegliare su di lui» rispose pacato Remus.

«Infatti. Anni in cui Harry era un ragazzino. Ti sembra una cosa normale?»

Remus abbassò la testa.

«No, mi terrorizza e mi stranisce. Ma cosa possiamo fare? Tu stesso sai cosa significa avere la propria famiglia contro…»

Sirius lo guardò dolente, allungando una mano verso il suo volto.

«Non mi fido di quell’uomo, lo sai» disse piano. Remus si avvicinò a baciarlo teneramente.

«Io voglio che tu ti fidi di Harry, non di Severus» gli sussurrò. Sirius si lasciò sprofondare nel suo abbraccio, incastrandosi alla perfezione sul suo profilo.

«È fottutamente innaturale» mormorò. Remus gli accarezzò la schiena con calma, cercando di infondergli un po’ di serenità.

«Dovremmo sentire le ragioni di Severus prima di giudicare, non trovi?» rispose.

Sirius tacque. Frugando nella giacca di Remus infilò le mani nel calore tra il suo cappotto e il pesante maglione che indossava, beandosi della morbidezza dei suoi abiti. Sospirò.

«Ti amo» disse piano. Remus sorrise.

«Anche io ti amo. E Harry ti vuole bene. Ricordatelo» rispose, prima di stringerlo con più forza.

 

I Granger se ne andarono alle prime calate dell’oscurità e Ron e Hermione li accompagnarono, l’una felicemente impegnata a discorrere coi propri genitori, l’altro con zia Muriel appesa al braccio e una maschera di sofferenza sul viso. Harry se ne rimase accoccolato in una poltrona a guardare la partita di scacchi che vedeva Percy e Bill accovacciati sul tappeto, concentrati, e una piccola folla attorno a loro. Ginny aveva cercato di estorcergli qualche parola, ma lui aveva lasciato cadere nel vuoto ogni suo tentativo, così ora la fiera ragazza era impegnata a discutere di draghi con Charlie.

Un lieve bussare sulla spalla lo fece voltare e, quando vide che a chiamarlo era Remus, non poté evitare di arrossire. Era certo che Sirius si fosse confidato con lui e, anche se sapeva che Remus era il meno radicale dei due, si sentì comunque stranito. Avrebbe voluto chiedergli scusa per non avergli detto nulla, per aver sconvolto Sirius, per essere sbagliato. Ma il sorriso dell’uomo gli infuse un calore pacioso nello stomaco.

«Noi stiamo andando via. Puoi venire un secondo di là?» gli chiese Remus con cortesia. Harry annuì e si alzò, seguendolo nella sala in cui aveva, quella mattina, risposto al biglietto di Severus. Sirius li aspettava lì, poggiato al muro a osservare il cielo che stava rotolando verso un blu sempre più scuro, sempre più nero.

«Il trentuno avete impegni tu e… lui?» chiese subito Sirius, senza guardarlo.

«Lui sarà fuori città fino ai primi di Gennaio, credo» rispose Harry fissandosi le scarpe. Sirius annuì.

«Allora puoi venire solo tu. A cena da noi, dico. Nulla di impegnativo»

Il giovane annuì a sua volta.

«Mi farebbe piacere» disse piano. Sirius gli lanciò un’occhiata in tralice e, dopo aver captato lo sguardo nocciola di Remus, si voltò.

«Quando verrai, ti andrà di spiegarmi perché? Non voglio assillarti. Ma credo mi aiuterebbe a… ad accettare un rapporto civile con lui, ecco»

Harry, senza guardarlo, il vuoto all’altezza dello stomaco e una gran voglia di sotterrarsi, non rispose: semplicemente avanzò verso il suo padrino e, affondando il viso nei suoi capelli, lo strinse forte. Sirius non esitò un istante a rispondere al suo abbraccio e lo cullò con fare protettivo.

«Ti voglio bene, Harry» sussurrò.

«Anche io Sirius, tanto» pigolò il giovane. Poi lo lasciò andare per stringere con altrettanta forza Remus che, un po’ stupito, gli accarezzò la testa.

«Grazie, Remus, grazie di cuore» sussurrò. L’uomo sorrise.

Si salutarono ancora, sull’uscio della Tana, e Harry li guardò allontanarsi nella neve. Le loro sagome, le dita intrecciate, i passi tanto diversi quando armonici, avanzarono nel buio. Poi, prima di sparire, li vide voltarsi e alzare le mani in segno di saluto. Harry fece altrettanto e, prima che potesse abbassare il braccio, i due si erano smaterializzati. Un po’ del gelo invernale era entrato in casa dalla porta aperta ma Harry non lo sentì. Una fiammella calorosa gli danzava gioiosa nello stomaco, riscaldandolo dalla testa ai piedi.

 

  
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