Prologo
Corro.
Non so dove mi trovo, ho freddo ed è tutto buio. Le gambe cominciano a formicolare e sento la fatica che incombe su di me, ma non posso fermarmi. Non so neanche io bene cosa mi spinga a muovermi, sento solo che devo farlo. C’è qualcosa di primordiale in me che mi spinge ad andare avanti.
Dei rumori sordi provengono dalla mia sinistra. Mi fermo un secondo cercando di capire se si tratta di una minaccia. Riconosco quel suono. Cavalli. Cavalli e voci maschili.
Corro.
Disperata, voglio raggiungerli, sapendo che saranno la mia unica via di salvezza. O di morte. Ma in entrambi i casi andrà bene lo stesso. Ogni tanto faccio una pausa tra gli alberi, ma la paura che se ne vadano è troppo forte e mi costringo a continuare. Vorrei urlare per farmi sentire, per fargli capire che sono qui e che ho bisogno di aiuto, ma la mia voce è bloccata in gola e non ci riesco. Finalmente esco dalla boscaglia, la luce dell’alba mi investe. I miei occhi bruciano a contatto con il sole, come se non vedessero la luce da troppo tempo. Sono più avanti rispetto agli uomini a cavallo così, stremata, cerco di riprendermi prima che arrivino. Improvvisamente è come se tutta la tensione accumulata fin ora si riversasse su di me. Crollo a terra, senza fiato, le gambe che non rispondono più.
D’un tratto sento le voci degli uomini in lontananza. Alzo lo sguardo e vedo che i due si avvicinano. La vista si sta offuscando, sverrò da un momento all’altro, ma sono felice. Il pensiero che qualcuno mi abbia trovato mi conforta.
Ora sono vicinissimi. Riesco a malapena a distinguere i loro volti, ma sento che hanno gli occhi puntati su di me.
“Rowena?” Uno dei due uomini mi fissa e rimane a bocca aperta. “Sei viva…”