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Autore: Erina91    24/11/2017    2 recensioni
-Yukihira.. che facciamo davanti alla porta del tuo appartamento?- chiese lei con la voce impastata a causa della sbronza.
-non lo so Nakiri. Sei tu che mi hai tirato per la maglietta e mi hai chiesto di accompagnarti a casa.- biascicò lui, brillo quanto lei.
-e perché sono davanti casa tua e non al mio appartamento di lusso?- bofonchiò singhiozzando. Le guance rosse per colpa dell'alcol. Si sorreggevano a vicenda dato che barcollavano in modo imbarazzante e Soma stava cercando di tirare fuori dalla tasca dei pataloni le chiavi del suo appartamento, riscontrando diverse difficoltà.
-il tuo appartamento è troppo distante per accompagnarti, accontentati del mio Nakiri.- farfugliò lui, sghignazzando senza motivo. Sempre colpa dell'alcol.
-immagino di non avere altra scelta, allora.- accosentì lei, -ho un mal di testa assurdo.- si portò una mano sulla fronte.
Soma la fissò quando furono entrati nell'appartamento preso in affitto..
Pairing: SomaxErina e altre..
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erina Nakiri, Nuovo personaggio, Souma Yukihira, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Proposta!



L'aereo era atterrato all'aeroporto di Tokyo nel primo pomeriggio e dopo aver fatto le procedure di check out il gruppo di colleghi si era separato andando ognuno per la propria strada. Erina non era nemmeno riuscita a salutare Yukihira per bene perché era da diverso tempo che parlava fittamente al cellulare, non guardando nessuno in faccia.
Pensò subito che si trattasse di una Todokoro vogliosa di chiarire completamente la situazione con lui e le scappò perfino una smorfia stizzita immaginando tale possibilità. -mamma..-
Fu proprio Marika, che la teneva con la sua piccola mano, a chiamarla in causa.
-dimmi amore..- le sorrise premurosa.
-Rokuro oniichan ci aspetta a casa?-
Decisamente non si aspettava quella domanda dato che Marika teneva a Rokuro ma non era mai stata tanto coinvolta da lui. -non lo so tesoro. Forse è in ufficio a lavorare.-
Cercò di smorzare la tensione e il senso di colpa che l'aveva invasa dopo aver sentito il nome di Rokuro.
-perché non lo andiamo a trovare in ufficio? Vuoi vederlo?-
Sentì un forte dolore al petto, metaforico, sempre più schifata da se stessa.
Marika annuì sorridendo candidamente e approvando la sua proposta.
Si aprì in un sorriso malinconico e forzato: era difficile nascondere i suoi veri sentimenti alla figlia.
Le sembrava di essere falsa anche con lei.


 
****


Soma riattaccò finalmente la chiamata con il suo direttore e solo dopo aver chiuso del tutto le impostazioni del cellulare si rese conto di cosa gli aveva ordinato: sarebbe dovuto andare in trasferta, ad Osaka, per un mese intero perché uno degli chef della filiale dell'Adeshino C.B di Osaka aveva avuto un infortunio sul lavoro ed era costretto a stare a riposo per un mese intero e, avendo bisogno di personale abbastanza rapidamente, questo fine settimana doveva partire subito.
Non riusciva a credere a ciò che gli era stato commissionato.
Sapeva perfettamente cosa avrebbe implicato una tale richiesta: Osaka era lontana da Tokyo e sarebbe stato costretto a prendere un appartamento in affitto per l'intero mese. In più, sarebbe stato lontano dall'Adeshino C.B di Tokyo e soprattutto da Nakiri: ciò non avrebbe giovato alla loro relazione. Già lei era restia a seguire il suo cuore, a vivere i forti sentimenti che provavano reciprocamente_per qualche motivo a lui ignoto_e la distanza non avrebbe favorito l'incremento del loro rapporto e neanche una soluzione ad esso, tutt'altro.. probabilmente li avrebbe solo allontanati di più.
Sarebbe anche stato difficile darle la notizia perché, anche se non l'avrebbe mai ammesso, era sicuro l'avrebbe sconvolta. Però avrebbe pensato a come gestire questa questione con lei dopo aver fatto una cosa ancora più importante: chiarire il suo rapporto con Megumi, chiuderla per mettere fine alla sua sofferenza e porla nella condizione di andare avanti senza di lui. Aveva aspettato fin troppo ed era giusto che Megumi sapesse la verità. Era corretto essere totalmente sincero con lei perché se lo meritava. Sarebbe stata dura mettere la parola “fine” alla loro lunga relazione, ma non poteva più mentire a lei e specialmente a se stesso. Decise che avrebbe cercato di parlare con Megumi prima di andare in trasferta ad Osaka.
E così fece: uscito dall'aeroporto andò dritto al paesino di Megumi, pronto a parlare con lei.
Non la chiamò nemmeno per avvertirla.


 
****


Megumi aveva appena terminato di lavorare e da quella mattina avvertiva un forte disagio dentro di lei: Soma era tornato a Tokyo proprio oggi ed era consapevole che avrebbero parlato della loro situazione il prima il possibile, mettendo fine alla loro relazione. Si sentiva soffocare a quel pensiero, ma dall'altra parte era giusto chiuderla se i sentimenti che li legavano in passato erano svaniti. Anche per lei non era più come prima e non solo perché veniva continuamente ferita dal distacco di Soma nei suoi confronti, ma anche perché lei stessa provava dei sentimenti verso un'altra persona: Takumi.
Infatti, da quando aveva visto quest'ultimo con la sua ex, sentiva una forte spinta al voler sapere il motivo di quell'incontro improvviso dopo anni e ciò le creava preoccupazione. Sospirò stancamente, chiedendosi come fosse finita in una situazione sentimentale tanto complicata e dolorosa.

Raggiunto l'appartamento dei suoi genitori, tutte le sue angosce presero il sopravvento al momento che notò Soma davanti al cancello della villetta, seduto sullo scalino del marciapiede e probabilmente ad aspettarla.
Deglutì agitata e prese un respiro profondo avvicinandosi a lui:
-Soma-kun..-
Quest'ultimo alzò gli occhi verso di lei. Dentro essi vi era tristezza, dolore e sensi di colpa.
Non era emotivamente tranquillo per ciò che stava per fare e lei sapeva benissimo di cosa si trattava.
-scusa se sono piombato all'improvviso a casa dei tuoi genitori, Megumi, ma tornato a Tokyo l'unica cosa che volevo fare era affrontare la nostra situazione con te; altrimenti, se avessi aspettato ancora, non so se ce l'avrei fatta.-
Lei abbassò la testa con aria addolorata:
-so perché sei qui, Soma-kun, non hai bisogno di giustificarti o dire altro.-
-Megumi.. io.. ecco, non posso più stare con te.
È difficile anche per me chiudere la nostra relazione perché sei stata molto importante, ma..-
-..ami Nakiri-san. Lo so..- terminò per lui, lei.
Si sforzò di guardarlo negli occhi e adottare un sorriso di circostanza, che risultò assai amareggiato.
-avevo capito da tempo i tuoi sentimenti per lei, ma ho sempre cercato di passarci sopra sperando solo di sbagliarmi. Tuttavia.. sapevo non essere così. Sapevo che sarebbe finita tra noi a causa dei tuoi sentimenti per lei. Dei vostri sentimenti reciproci.- le scappò una lacrima, che provò a scacciare con tutta l'energia che aveva in corpo e aggiunse risolutamente:
-però Soma-kun, proprio per questo, se non fossi stato tu a fare la prima mossa per chiuderla l'avrei fatta io perché, anche se avessi continuato a fingere di non conoscere i tuoi sentimenti per Nakiri-san, non sarei stata felice di essere in eterno la tua seconda scelta.- sostenne il suo sguardo con decisione. Soma sgranò gli occhi colpito dalla tenacia e dal controllo emotivo di Megumi. -tsz..- borbottò abbozzando un sorriso e commentando:
-sono davvero orgoglioso di essere stato il tuo ragazzo, Megumi: ho sempre apprezzato il coraggio interiore che nascondi.-
Lei restò in silenzio, quando ad un certo punto Soma avvolse le braccia attorno al suo corpo carezzandole la testa affettuosamente. -mi dispiace di averti fatto soffrire, Megumi. E perdonami per non essere riuscito a darti tutto quello di cui avevi bisogno. Sono sicuro che troverai un ragazzo migliore di me, che ti amerà con tutto il cuore.-
Lei si fece stringere per un po' beandosi per l'ultima volta del contatto fisico di Soma, del suo tepore, delle sue braccia e di nascosto si lasciò andare a lacrime silenziose. Poi, quando sentì di essersi sfogata abbastanza, lo allontanò da lei.
-ti ho veramente amato, Soma-kun. E te..? l'hai mai veramente fatto? Mi hai mai davvero amato?
Rispondi solo a questa domanda.- sapeva essere una richiesta masochista perché il terrore di non essere mai stata veramente amata da lui la tormentava da sempre. Da quanto avevano iniziato a frequentarsi.

 
****


Soma fu colto impreparato davanti a quella domanda e per un attimo non seppe cosa risponderle, anche perché nemmeno lui sapeva se l'avesse amata davvero in questi anni che erano stati insieme. Già il fatto che avesse dubbi non era positivo.
Si specchiò negli occhi color nocciola di Megumi e lesse in essi tanto desiderio di voler sapere la verità.
Probabilmente, se non l'avesse amata neanche un po', non ci sarebbe stato insieme. Quindi sì, sicuramente era stato innamorato di lei per un periodo, anche se tale innamoramento non era stato tanto forte da sconvolgerlo come invece era successo con i sentimenti verso Nakiri. Sapeva la risposta:
-sì.. sono stato innamorato di te, Megumi. Davvero.-
Megumi lo fissò attentamente, cercando di analizzare l'espressione del suo volto per avere la certezza che non mentisse.
Poi sorrise: finalmente si accorse della sincerità delle sue risposta, ma non commentò ulteriormente e non gli pose altre domande. -spero che tu riesca a trovare la felicità, Soma-kun. Addio..-
Queste furono le sue ultime parole prima di vederla avvicinare le chiavi alla serratura del cancellino. D'istinto, in seguito, l'afferrò per il polso prima che entrasse del tutto. -Megumi.. vuoi davvero chiudere ogni rapporto con me?-
Lei si voltò verso di lui separando il braccio dalla sua mano:
-per ora penso che sia meglio così, Soma-kun. Vederti mi fa stare ancora male. Diamoci un po' di tempo per accettare questa separazione e poi vediamo in futuro.- stabilì sottovoce, provando a trattenere i singhiozzi.
Lui si trovò d'accordo con lei: sì.. far passare un po' di tempo per elaborare la rottura, soprattutto per lei, era la soluzione migliore. -d'accordo. Anch'io penso sia giusto così.-
Infine, la seguì entrare dentro la villetta finché anche la sua schiena non scomparve completamente.
-perdonami se puoi, Megumi..- disse fra sé e sé.


 
****


Qualche giorno dopo..
Quella mattina Erina aveva ricevuto una chiamata dall'India in cui le avevano chiesto di organizzare un banchetto, tra circa un mesetto, per un matrimonio Indiano di grande prestigio e per una coppia che apparteneva ad una Casta assai rinomata di Nuova Delhi_la capitale_e lei, soddisfatta da una proposta tanto allettante, aveva accettato subito e anche il direttore_al momento che lo aveva avvertito della chiamata_era stato onorato dalla richiesta precisandole subito, però, che il suo compagno Rokuro non sarebbe potuto andare a causa di un banchetto di simile importanza proprio in Giappone perché doveva occuparsi dei conti nella loro Nazione per tale evento. Il direttore le aveva anche detto di averlo già avvertito della notizia ed Erina era preoccupata all'idea di vederlo di cattivo umore quella sera stessa. Tuttavia, cercò di non pensarci nel tentativo di non stare in ansia nel corso della giornata. L'India era un paese molto lontano dal Giappone e sarebbero quindi stati via per quindici giorni. Il pensiero che Rokuro non sarebbe andato purtroppo la sollevava. Aveva fatto una scelta e questa era stata quella di non fare più resistenze quando Yukihira avesse provato di nuovo ad avvicinarsi ricercando un contatto con lei. Definirla una “scelta”, in ogni caso, non era esattamente la parola giusta dato che essa era stata dettata dalla sua incapacità di combattere i sentimenti per lui e di gestire la loro letale attrazione. Oltretutto, come se non bastasse, da quando erano tornati nel loro territorio nazionale non aveva smesso di chiedersi con chi Yukihira stesse parlando a telefono tanto fittamente quel giorno e tali domande erano aumentate solo di più dopo che negli ultimi giorni non avevano parlato molto. Sapeva di doverlo avvertire dell'ennesima trasferta all'estero per lavoro, dunque decise che lo avrebbe affrontato dopo la pausa pranzo.

Qualche ora successiva non fece in tempo ad uscire dal suo studio che fu proprio Yukihira a chiedere il permesso di entrare nel suo, anticipandola. Quando egli attraversò la porta del suo ufficio i loro sguardi si incontrarono in maniera enigmatica e coinvolgente, come ogni volta. Tuttavia Erina notò una luce diversa nelle iridi ambra di Yukihira: non erano vivaci e accattivanti come al solito, tutt'altro.. vi era tanta tristezza e di conseguenza, mentre continuarono ad esplorarsi con aria intensa, pensò subito che ci fosse qualcosa che non andava.
D'impulso, sinceramente in ansia, si portò davanti a lui.
-perché sei qui? Sei strano Yukihira. Che ti succede?-
Scese verso la mano di lui e la strinse con dolcezza e apprensione.
Yukihira alzò la testa verso di lei, pronto a risponderle, e probabilmente incoraggiato dalla sua presa delicata e comprensiva. -devo dirti una cosa, Nakiri..- cominciò dispiaciuto.
-immagino che non si tratti di qualcosa di positivo, vista la tua espressione.-
Lui annuì. -il direttore mi ha chiesto un favore e non posso rifiutare.-
Poi prese a spiegare di cosa di trattava:
-quando siamo atterrati a Tokyo ho ricevuto una sua chiamata..-
Lei si aprì in un'espressione che era un misto tra il sollevato e il realizzato; almeno era felice che la famosa chiamata che la preoccupava tanto non riguardasse Todokoro, sebbene fosse molto curiosa di come era finita tra loro dopo il loro ritorno in Giappone. Tutto il suo entusiasmo si spense al momento che Yukihira proseguì il discorso:
-..nella quale mi ha chiesto di andare alla sede di Osaka per un mese, in sostituzione di uno chef che ha avuto un grave infortunio sul lavoro.- Rimase scioccata di fronte a quella notizia totalmente improvvisa.
Per un attimo sentì come se le si fosse bloccato il respiro e la capacità di parlare. Ciò avrebbe significato che lei e Yukihira non si sarebbero visti per un mese? A tale pensiero l'amarezza e l'angoscia si fecero persistenti.
Le sensazioni che provò in quel momento le fecero capire solo di più quanto per lei la presenza di Yukihira fosse essenziale nella sua vita, benché continuasse a respingerlo a causa delle sue paure e segreti.
Perché quando sembrava aver preso una mezza decisione, poi finivano per essere separati da circostanze impreviste?
E poi.. perché era tanto delusa dalla notizia?
Lei stessa aveva cercato in ogni maniera di staccarsi da lui, di sopprimere i suoi sentimenti, il loro amore, la loro attrazione reciproca.. e ora che aveva la possibilità di farlo con più facilità si sentiva morire all'idea di non vederlo.
In quell'ultimo anno passato con lui non aveva fatto altro che allontanarlo, negare ciò che provava per lui, trattarlo con distacco_senza successo_poi, quando aveva deciso di ascoltare in parte il suo cuore, ecco che qualcosa le impediva di farlo.. come ad avvertirla o a metterla in guardia, a ripeterle fino allo sfinimento che non aveva il diritto di amarlo per ciò che gli aveva fatto. -questo..- provò a dire, sottovoce -..noi, ecco..- tentò ancora, incrociando il suo sguardo addolorato.
Yukihira la vide in seria difficoltà, incapace di completare una frase e fargli capire quello che desiderava.
Nel tentativo di consolarla, carezzò la sua guancia con tenerezza e le portò la fronte sulla sua spalla.
-mi aspetterai, Nakiri? Posso credere che questo mese che non ci vedremo non metterà fine a ciò che proviamo?- proruppe accennando un sorriso, -quando tornerò posso sperare che la tua non sia più una mezza scelta? Sarai pronta a passare sopra alle tue paure per stare con me?-
Lei avvolse la braccia attorno al petto di Soma, ma non gli rispose.
Sperò di riuscire a trasmettere tutto il suo amore per lui attraverso quell'abbraccio. Non poteva rispondergli; perché, anche se lo amava, il senso di colpa non spariva e forse non l'avrebbe fatto neppure tra un mese.
-non posso garantirtelo Yukihira.- gli disse -però, anche se non posso darti questa certezza, i miei sentimenti per te non cambieranno nel giro di un mese. Per quanto reprima ciò che provo, non posso più negarlo.-
Yukihira si staccò da lei e le sorrise sbarazzino:
-per ora mi accontento di questa risposta, ma sai che non mi basterà per sempre.- le strizzò l'occhiolino fiducioso, poi se la riportò nuovamente contro il suo corpo e unì le labbra con le sue in un abbraccio infuocato e desideroso. Lei lo strinse con la stessa voglia di lui e seguì un bacio affamato e ardito, nel quale entrambi si toccarono con impazzita passione e audacia.
Le mani di lui lambivano in un febbrile tocco i suoi lineamenti: dal collo, al seno, al ventre.. e poi scendevano giù verso le cosce solide; lei invece affondava le mani nei suoi capelli e con la mano carezzava il suo volto fino al petto e ogni tanto passava a baciargli il collo virile. I respiri si fecero affannosi per ambedue e lui, trascinato dal momento, l'alzò per i fianchi posandola sulla scrivania. Lei lo bloccò tra le sue gambe senza interrompere il bacio.
Ogni tanto si staccavano dalle labbra e si fissavano con desiderio negli occhi.
Si scrutavano intensamente, si immergevano a vicenda nei propri occhi, e respiravano vicino alle loro labbra senza distruggere il contatto visivo. Yukihira, in quei brevi secondi di separazione, le sfiorava le ciocche lunghe e bionde deliziandola con un abbozzato sorriso ricco d'amore e gioia.
Lei invece, come rimbambita, era sicura di guardarlo con aria sognante e attratta. -Nakiri..- bisbigliò lui, vicino alle sue labbra -..non sai quanto ti desidero.- ammise schiettamente. -quando torno sarà anche peggio.-
Si aprì in una risata che lei trovò armoniosa, un misto tra il divertito e l'imbarazzato, e che le scaldò il cuore suscitandole quiete, leggerezza e una sorta di sfuggente felicità regalata solo da quel momento in cui entrambi non pensavano ad altro che amarsi in una chimica tutta loro. Benché non fosse una ragazzina alle prime armi per quanto riguarda l'aspetto intimo di una relazione e, per quanto fosse rimasta contenta delle parole di Yukihira, la sua scaltra quanto sincera dichiarazione la fece comunque arrossire. Non confessò di desiderarlo quanto lui, almeno non in quel momento, ma sapeva che se non fossero stati in ufficio_che faceva un po' da freno per la loro passione_a quest'ora sarebbero finiti direttamente a letto insieme. Nascose ancora una volta i suoi veri sentimenti e, dopo essersi scambiati un'altra occhiata attrattiva, lo allontanò con cura da lei.


 
****


Soma sentiva il cuore battere imperterrito, il corpo fremere davanti al desiderio e all'amore provato per Nakiri, le mani che faticavano a controllarsi dallo stringerla a sé e continuare a baciarla, spogliarla direttamente per poterla sentire sulla sua pelle, beandosi del suo calore, soprattutto adesso che con Megumi aveva chiuso e chiarito ed era più libero di ascoltare le richieste dei suoi sentimenti. Libero di ascoltare quelle emozioni che trascendevano la razionalità, potendo adesso essere espresse senza commettere costanti adulteri. E apertamente. Però, quando pensava di aver fatto passi avanti con Nakiri e di essere riuscito ad avvicinarsi a lei dopo i suoi ripetuti rifiuti, trovava davvero ingiusto che ora dovesse lasciarla da sola per un intero mese. Sapeva quali fossero i reali sentimenti di Nakiri. Sapeva che la persona che amava era lui, ma era altrettanto consapevole che questa trasferta improvvisa avrebbe portato inevitabilmente ad un altro allontanamento emotivo e fisico, potenzialmente pericoloso se considerava il fatto che Suzuki avrebbe avuto a disposizione un mese intero per evitare che Nakiri si separasse da lui, a maggior ragione se sapeva di avere campo libero data la sua lontananza.
Era certo che al di là di quella sua aria composta e seria, fiduciosa e prudente, Suzuki fosse invece molto teso quando si trattava del rapporto che legava lui e Nakiri. Era stato anche il primo ad accorgersi dei sentimenti che provavano l'uno per l'altra temendo fortemente che lui gliela portasse via; appunto per questo, era sicuro di essere una presenza invadente e inopportuna per Suzuki, così come una figura da eliminare dal suo tragitto e dalla vita di Nakiri, affinché non potesse dividerli e rovinare la loro relazione. Di conseguenza aveva la sensazione che il misterioso fidanzato di Nakiri non fosse affatto intenzionato a lasciarla andare, in particolar modo a lasciarla scegliere chi amare o con chi stare, e tale pensiero lo preoccupava non poco. Non era contento, dunque, di lasciare Nakiri da sola con Suzuki, ma sapeva di non poter fare diversamente perché si trattava di una richiesta partita dai piani alti dell'Adashino C.B e si sarebbe presentata anche come un ottima opportunità per accrescere le sue competenze di chef. Era obbligato ad accettare per ambedue i motivi. Comunque, da quando aveva varcato l'ufficio di Nakiri, si era ripromesso di non versare tutte le sue preoccupazioni del viaggio a lei ma di passare un momento nel quale solo loro due esistevano. Non Suzuki, non l'Adashino C.B, neppure le ore lavorative. Voleva salutarla con il sorriso e rassicurarla che questo viaggio, per quanto lo agitasse dentro, non li avrebbe separati e i loro sentimenti_soprattutto la sua determinazione a volerla conquistare_non sarebbero cambiati.
Almeno lui voleva infonderle certezze e tutela, se lei non poteva farlo per qualche arcano motivo.
I suoi pensieri furono interrotti da una mano di Nakiri che si portò lungo la sua guancia, in un placido e gentile tocco. -Yukihira.. mentre sei via, non stare in ansia per me. Mi conosci e sai che posso campare benissimo senza la tua protezione. Spero che tu non metta in dubbio la mia individualità.-
Tali parole erano esattamente da Nakiri, tant'è che gli scappò un ghigno orgoglioso di fronte a quella smorfia.
-ma ti mancherò almeno un po'?- domandò, allora, giocoso -non ti esprimi mai, Nakiri, almeno prima di partire non potresti darmi qualche dolce soddisfazione?- le strizzò l'occhiolino.
-sei il solito idiota, Yukihira.-
Nakiri non riuscì a controllare una risatina divertita, che lui trovò davvero adorabile.
-non ti aspetterai mica che diventi improvvisamente sdolcinata con te.- borbottò impacciata -..e poi sai già la risposta.- asserì, nascondendo una timidezza di fondo.
Calò il silenzio tra i due. Silenzio nel quale lui la prese per fianchi portandola più vicina a sé, desiderando sentire nuovamente il suo corpo, e guardandola incisivo:
-quando tornerò da Osaka non voglio più solo baciarti, Nakiri.- decretò asciutto -vorrei stare con te seriamente! Vorrei poterti toccare senza avere il “fantasma” di Suzuki-san che ci divide o ce lo impedisce.
Vorrei rivivere quella notte di sette anni fa. Pienamente. Pensi possa essere possibile una richiesta del genere?-
Lei spalancò gli occhi spiazzata e leggermente seccata da quelle parole:
-mi avevi già chiesto se fosse possibile e ti ho risposto che non posso darti sicurezze, Yukihira.
Avevi detto che eri contento della mia risposta e che ti bastava quella per adesso. Perché ritorni sul discorso?-
Lui sospirò stancamente, portò di lato le sua testa sfiorandole il collo latteo e lasciandole baci bollenti su di esso.
-..è che non sopporto l'idea di lasciarti da sola con Suzuki-san per un intero mese.- le fiatò in prossimità della sua pelle, creandole dei brividi di eccitamento lungo tutta la spina dorsale.
-avevo deciso di non dirtelo, ma il pensiero mi disturba non poco e non posso andare via senza farti capire quanto mi infastidisca. Per quanto non digerisca quell'uomo, adesso capisco come si sia sentito tutte le volte che il direttore gli ha impedito di venire in viaggio di lavoro con te, lasciandoci soli. Adesso mi sento allo stesso modo e forse anche peggio visto che si parla di un mese.- strinse i pugni con forza, frustrato. -mi dispiace Nakiri.-
Lei chiuse le dita attorno alla sua mano serrata, cercando di rilassarlo, e gli donò un sorriso tranquillo.
-mi stupisco di te, Yukihira, così convinto di conquistarmi e adesso innocente e incerto come un agnellino indifeso.-
Lui rimase alquanto meravigliato dalla provocazione di Nakiri e per attimo assottigliò gli occhi allibito; però, proprio grazie a tale provocazione, riuscì a riprendersi da quell'evidente stato di incertezza con lo aveva travolto accogliendo la sua sfida in maniera positiva e ironica, assecondando le parole che lei aveva usato per svegliarlo:
-sei una continua sorpresa, Nakiri..- ridacchiò sollazzato dal suo atteggiamento contrastante -..prima mi rifiuti con tutte le tue forze, poi mi fai stare in pena per te, in seguito mi smuovi e mi attrai, e adesso osi addirittura provocarmi per farti conquistare? Sei davvero unica!-
-chi ti dice che ti abbia dato dell'agnellino indifeso per indurti a continuare con la tua inutile tattica di conquista?-
Incrociò le braccia orgogliosa. Lui rise di nuovo, poi commentò con dolcezza:
-adesso sono davvero felice, Nakiri. Ti ringrazio di avermi provocato.-
Le era veramente grato perché, se non lo avesse sollecitato a darsi una svegliata con il suo modo tanto singolare e personale nel farlo probabilmente non sarebbe partito per Osaka sereno. Nakiri non si esprimeva molto e, se lo faceva, era perché si trovava in circostanze critiche od era avvenuto un miracolo, ma possedeva la caratteristica tanto affascinante di dire qualcosa di opposto e far capire lo stesso cosa pensasse veramente. Quello era stato uno di quei momenti: provocandolo gli aveva fatto capire che dentro lei non voleva che lui rinunciasse alla sua pressante conquista. Voleva che continuasse a provarci e che forse la liberasse_inconsapevolmente_da quel peso che si portava dentro, che le impediva di stare con lui e che era terrorizzata di rivelare.
Si baciarono ancora e ancora, sempre con più coinvolgimento, ed entrambi persero la cognizione del tempo.


 
****


Successivamente, quando fu il momento di separarsi perché la pausa pranzo era terminata, Erina dovette constatare che non aveva ancora avvertito Yukihira del prossimo evento che si sarebbe svolto in India.
-Nakiri.. penso che dovrei tornare in ufficio, adesso.- annunciò tristemente, sciogliendo la presa_controvoglia_di quell'abbraccio mozzafiato. -aspetta Yukihira.. mi sono dimenticata di dirti una cosa.-
-di cosa si tratta?-
-non so se il direttore ti ha già avvisato sul prossimo evento importante.-
Lui si fece pensieroso. -no, non credo mi abbia ancora detto niente.-
-andremo in India per quindici giorni.
Ci hanno incaricato di organizzare un bacchetto per un matrimonio di un ricco indiano.-
Si fece stupito. -davvero?? ed è la prima volta che andate?-
-esatto. Immagino che Hayama abbia fatto un ottimo lavoro in India, se hanno chiesto proprio a noi di organizzare il tutto.-
-come c'era da aspettarsi dalle capacità di Hayama.-
Poi aggiunse, chiedendo:
-ma io starò via per un mese. Per quando è fissata la partenza?
Sei sicura che il direttore abbia chiesto anche a me di partecipare?-
-esattamente tra poco più di un mese, quindi sei sicuramente incluso.-
-buono a sapersi!- esclamò eccitato -..e Suzuki-san?-
Quella domanda era lecita e sicuramente, con disappunto, anche Yukihira sperava come lei di trovarsi da soli come a Parigi. Portò la testa di lato, cercò di controllare il leggero disagio che la soggiunse al pensiero della risposta che stava per dargli, infine boccheggiò impacciata:
-saremo da soli anche stavolta..-
Erina notò che Yukihira stava cercando di gestire l'euforia davanti a quella risposta e, prima che potesse trasmetterla anche lei_per farsi poi assalire dai sensi di colpa_provò a darsi un contegno:
-..ma questo non significa niente. Anche se ho accettato i miei sentimenti per te, la questione Rokuro resta e anche la mia attuale decisione. Non desidero farti illusioni, Yukihira. Per quanto sia diventata più accomodante, ciò che razionalmente penso non cambia. Vorrei che fosse chiaro prima della partenza.- Era doloroso dire certe parole, ma se aveva detto ciò era proprio perché lei stessa non sapeva mettere un freno ai suoi sentimenti, nonostante lo sbaglio più grande commesso con lui: il segreto che ancora gli celava. -sono contento lo stesso di poter essere di nuovo soli.- sorrise birichino -almeno, anche se non ci vedremo per un mese, potrò rimediare alla tua mancanza in quei giorni in India. Ora parto ancora più felice.-
Lei sospirò arresa: non c'era verso, non era nell'indole di Yukihira essere pessimista ed arrendevole ed era anche per questo che lo amava.

Passò qualche altro attimo silente, in cui entrambi rielaborarono tutta la conversazione avuta e ciò che avevano chiarito durante la pausa. -quando partirai per Osaka?- fu lei la prima ad interrompere il silenzio, facendogli la domanda che tanto la rattristava. Non riusciva a sostenere il sguardo perché sapeva che, se lo avesse fatto, sarebbe corsa nuovamente ad abbracciarlo senza lasciarlo più e non poteva permetterselo.
-domani mattina. Per questo sono voluto passare oggi.
Volevo salutarti come si deve prima di partire e ribadirti ciò che provo per te e cosa voglio.-
-capisco..- mormorò -non verrò a salutarti alla partenza.-
-lo so. Non voglio che tu venga. Sarebbe ancora più difficile se lo facessi.-
-preferirei anche non sentirti per telefono, se possibile.- puntualizzò ancora lei, -non perché non voglia, ma non puoi sapere quando sarò con Rokuro.-
-avevo già messo in conto questa possibilità. Non ti chiamerò. Proverò a non farlo.- accordò lui, -ma sai che ti penserò.-
-anch'io..- ammise sottovoce -lo farò..-
-ottimo.- sorrise allegro, alzando il pollice -adesso è meglio che mi avvii.-
Posò la mano sulla maniglia della porta, pronto ad aprirla, dandole le spalle.
Lei, d'istinto, lo abbracciò da dietro e appoggiò la fronte contro la sua ampia schiena.
-grazie di essere passato, Yukihira.- bofonchiò dietro di lui.
Lui si voltò per guardarla e le rivolse un sorriso solare e accogliente, caldo e ricolmo d'amore mentre la allontanò da sé. -Nakiri.. ricordati che ti amo.- disse quelle parole nel modo più naturale possibile e sempre con un sorriso stampato in faccia pieno di dolcezza. Dolcezza che era tutta per lei.
Rimase colpita da quelle parole, non disse altro, lo vide solo andarsene pochi secondi dopo averle dette.
Restò più del dovuto a seguire la sua spalle che lentamente attraversavano il corridoio, consapevole che per un mese non l'avrebbe più viste. Tuttavia, nonostante il distacco non programmato, le sue labbra restarono comunque arricciate in un tenero sorriso. Per la prima volta da quando Yukihira aveva iniziato la sua conquista sentì di non aver commesso qualcosa di imperdonabile. Sentì solo di aver seguito ciò che desiderava e per un attimo avvertì un senso di spensieratezza dentro di lei, che purtroppo durò solo qualche minuto perché il pensiero, il segreto di Marika, sovrastò completamente_ancora_quella sfuggevole sensazione di pace. Ed ecco che la paura, l'irrequietezza, il senso di colpa tornarono ad essere dominanti. Posò gli occhi a terra, dispiaciuta -perdonami Yukihira..-


 
****


Yukihira era partito da tre settimane per Osaka e, come pattuito tra loro, non si sarebbero né visti né sentiti in modo da prevenire ulteriori problemi. Sebbene tale accordo, lei ne sentiva ugualmente la mancanza e non faceva altro che pensare a lui. Perfino la sua Marika, da quando se n'era andato, era diventata molto cupa e le chiedeva spesso dove fosse o quando tornasse, se sarebbe tornato o meno. Era talmente affezionata a lui che non riusciva più a consolarla o rassicurarla del suo ritorno. Proprio per questo, continuare a nascondere ad entrambi la loro relazione parentale era diventato sempre più difficile. Marika sembrava avere davvero bisogno della presenza di Yukihira, inconsciamente, pur non conoscendo il loro legame sanguigno. Rokuro pareva non bastarle più come figura maschile, paterna, ed essendo una bambina acuta ed intelligente si era già accorta che nel loro rapporto di coppia mancava qualcosa ed era svanito ciò che c'era stato in passato: non vi era più il sentimento, la sintonia, uno scambio di opinioni. Era diventato tutto più piatto e convenzionale ed anche lei lo sapeva, ma Rokuro continuava ad essere l'unico motivo che la rasserenava dalla verità dietro alla nascita di Marika. L'unica sicurezza, il palo che si frapponeva tra lei e Yukihira, la sua “scusa” per non affrontare la situazione con il reale padre della bambina. Era sicuramente da vigliacchi tale atteggiamento, però per adesso non poteva fare altrimenti che “sfruttare” Rokuro. Mentre rifletteva su tutto ciò, aveva raggiunto la scuola di Marika per prenderla all'uscita.
La bambina aveva iniziato da un mesetto* la prima elementare e per ora sembrava molto brava scuola ed era orgogliosa delle sue capacità nello studio, nel leggere e nello scrivere.
Eccola che le correva in contro con la sua elegante e infiocchettata divisa scolastica, blu scuro, per abbracciarla.
-mamma!-
-ciao tesoro!- la salutò con amore, lei, sorridendole con affetto. -sali in macchina su, non vorrai mica far aspettare l'autista!- La bambina annuì e montò sopra al sedile posteriore.
-com'è andata a scuola?-
-ho preso 9 ad economia domestica*, perché ho impastato e condito bene l'impasto per fare la pasta frolla.
Sai per fare i biscotti.- raccontò entusiasta.
Lei sorrise soddisfatta davanti alle già autentiche capacità culinarie insite in Marika: era proprio figlia sua e di Yukihira, ridacchiò fra sé e sé.
-pensi che Soma oniichan sarebbe felice del mio voto?- domandò poi, speranzosa, e con gli occhietti che le brillavano emozionati. Si meravigliò davanti a tale commento.
-pensi che, se lo chiamassi e gli dicessi che ho preso un bel voto, oniichan tornerebbe da me?- seguì la figlia, lasciandola sempre più colpita. Le sui iridi ambra, così simili a quelle di Yukihira, erano attraversate da una luce inaspettatamente nostalgica. -mi manca Soma oniichan, mamma..-
La botta finale al suo cuore fu raggiunta quando vide la sua bambina salire con le dita verso i suoi occhi, per stropicciarseli, nel asciugarsi le lacrime di coccodrillo che sembravano voler uscire. Lei stessa si sentì travolta dal dolore di Marika e dal suo amore sfrenato per il padre che non sapeva di avere. -tesoro.. Yukihira tornerà tra poco.- tentò ancora di consolarla.
-quando?-
-presto. Quando tornerà verrà in India con noi e potrai rivederlo.-
-davvero? Non è una bugia?-
-certo che no, piccola, lo sai che non dico bugie.-
A quel punto, convinta dalle sue parole, tornò ad essere serena.

Pochi minuti dopo, sentì vibrare il cellulare all'interno della sua borsa.
-pronto, Rokuro..? tutto bene? Come mai mi chiami mentre stai lavorando?-
-Erina.. stasera ho prenotato un tavolo al ristorante francese “Voulevard”, che si trova all'ultimo piano dell'hotel “Palace Horse”. Pensi di poter lasciare Marika a tua cugina per stasera? Vorrei fare una cenetta romantica con te.-
Lei si fece perplessa di fronte a quel galante invito: era tanto che Rokuro non le chiedeva di fare una cena romantica a lume di candela e, vista la frattura nel loro rapporto, le sembrò alquanto dubbiosa come uscita; infatti sentì il panico a assalirla. Che volesse fare il “grande passo” nella speranza di poter recuperare la loro quiete relazionale con un contratto scritto su carta? Certo che, se fosse stato così, poteva essere la soluzione più rapida a mettere fine ai suoi tormenti, alle angosce scaturite dai suoi segreti issando un muro definitivo tra lei e Yukihira, e il segreto di Marika sarebbe rimasto un po' più a lungo al sicuro; se non ché, da quando non l'aveva più visto a causa di quella trasferta, la mancanza di lui si era fatta addirittura più prepotente ed era tutt'altro che scomparsa: dentro di lei e i suoi veri sentimenti le dicevano solo che_pur non volendo e non potendo_stava attendendo il suo ritorno.
-va bene, Rokuro, sentirò se Alice può tenere Marika per questa sera.-
-grazie Erina. Sono davvero contento che tu abbia accettato.-
Anche volendo non avrebbe potuto dirgli di no perché sapeva che ci sarebbe rimasto male e oltretutto non avrebbe risolto niente, poiché lui avrebbe provato di nuovo ad invitarla in seguito. Purtroppo per tanti motivi era vincolata a lui e, benché non lo amasse più, gli voleva bene e questo era un dato di fatto. Inoltre, credeva nei suoi sinceri sentimenti per lei.
Chiusa la chiamata, sospirò preoccupata: doveva affrontarlo in ogni modo.
Non era detto che volesse davvero farle la proposta, ma doveva aspettarsi di tutto.
Avrebbe deciso al momento, secondo ciò che provava, cosa fare.



 
****


La sera arrivò in un secondo ed ecco che si ritrovò con Rokuro, seduta ad un tavolo di quel ristorante di lusso e a lume di candela, di fronte ad un Montblac di proporzioni cubiche, che faticava a finire per colpa della tensione che aveva addosso durante tutta la cena. Lei e Rokuro avevano parlato tanto, molto più di altre volte, e dopo diverso tempo che non intrattenevano conversazioni piene di discorsi e parole su ogni ambito.
Tutto sommato stava trascorrendo una bella serata con lui, come un tempo, e non negò di avvertire un cipiglio di malinconia di fronte ai vecchi ricordi e momenti passati con lui.
Forse era rimasto ancora qualcosa tra loro?
Doveva tentare ancora una volta di recuperare il rapporto?
Fu travolta perfino da domande di questo tipo, ma il pensiero di Yukihira era costante dentro la sua testa, nel suo cuore, in ogni spazio vuoto nei meandri più bui del suo corpo. Lo amava. Punto. Cosa fare allora? Cos'era giusto?
-Erina.. tutto bene? Sei distratta e pensierosa da tutta la sera.- notò apprensivo, lui, facendola sobbalzare.
Lei si schiarì la voce, nervosa:
-scusa Rokuro, è che non mi sento molto bene e sono un po' stanca.-
Posò il cucchiaino sul piattino e iniziò a stuzzicarsi i pollici, indecisa se essere la prima a chiedergli il motivo per cui avesse organizzato la cena. -posso sapere il motivo di questo sfarzoso appuntamento? Non fraintendermi .. è stata una bella cena, però mi fa strano visto che era diverso tempo che non passavamo una serata così. C'è qualcosa che devi dirmi?-
Alla fine non era riuscita a trattenersi e glielo aveva chiesto. Sentì la voce tremare a quella domanda e al pensiero che stesse davvero per farle la proposta di matrimonio. Cosa avrebbe risposto se si trattava di quella?
-in effetti c'è un motivo per cui ti ho chiesto di uscire stasera..- esordì lui, serio e professionale -..non credi che dovremmo portare la nostra relazione ad un livello superiore di quello che è adesso?-
Come sospettava, le stava veramente per chiederle di sposarlo e tale impressione si fece confermativa quando lo sentì rovistare nella cavità dei suoi pantaloni di seta marrone.
Fu proprio due secondi dopo che strinse la sua mano adagiata sul tavolo, rigida come una corda di violino e fredda come il ghiaccio a causa dell'agitazione, e con l'altra mano portò al centro di esso un cofanetto di velluto nero, pregiato ed elegante, aperto come una conchiglia e con all'interno un anello di fidanzamento pre matrimonio di oro colato e autentico.
-sposami Erina!- la guardò dritta negli occhi, intensamente, mentre lei non aveva ancora realizzato completamente il contesto perché fino alla fine aveva sperato che non si trattasse di ciò che pensava, perché sapeva l'avrebbe messa in seria difficoltà; non tanto perché amava Rokuro_non era più così_ma per il fatto che era l'unico ostalo tra lei e Yukihira e sapeva che, se avesse accettato di sposarlo, avrebbe perso Yukihira per sempre ma sarebbe anche riuscita a portare fino alla tomba il segreto sulla nascita di Marika.
Ma era davvero quello che voleva continuare a nascondere le origini di sua figlia?
A privare Yukihira del suo affetto paterno per la bambina?

Anche se lo avesse sposato, avrebbe davvero risolto i suoi sentimenti per Yukihira o messo fine ai suoi sensi di colpa?
Era giusto sposare Rokuro?
Yukihira in ogni caso sarebbe sempre stato vicino a Marika dato che loro due erano colleghi e la bambina era sua figlia. Quindi, anche se avesse continuato a scappare prima o poi lui avrebbe scoperto la verità e l'avrebbe perso comunque.
Non l'avrebbe mai perdonata per ciò che gli aveva fatto.
Cosa doveva fare, allora? Inoltre..
Yukihira cosa aveva fatto con Megumi? L'aveva lasciata davvero?
Prima che partisse non si era azzardata a chiederglielo, ma adesso che doveva prendere una decisione sapere se l'aveva fatto era fondamentale. Se non lo avesse fatto, nonostante tutto, che senso avrebbe avuto seguitare ad aspettarlo e soprattutto non sapeva nemmeno cosa avrebbe fatto al momento che fosse tornato e come avrebbe reagito.
Era piena di dubbi, così tanto che le stava scoppiando la testa.
-Erina..- la richiamò Rokuro -allora? Cosa ne pensi?- rincasò, mettendole ancora più fretta:
-non ti basta che ti ami? Cosa vuoi di più?-
Nello stesso momento in cui era devastata dalle incertezze e paure udì il suono di un messaggio che proveniva dal suo cellulare. Tutto andava bene purché la distogliesse da quello stressante caos che aveva in testa.
-aspetta un secondo Rokuro..- farfugliò sbrigativa, cogliendo subito quell'occasione.
Con il cuore a mille cercò il cellulare all'interno della sua borsa..


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Dopo mesi, ecco il nuovo cap. Mi scuso per l'enorme ritardo. So che le scuse servono a poco, ma ve le faccio lo stesso.
Ringrazio chi mi ha recensito e inserito la storia tra seguite/preferite. Spero che questo cap vi sia piaciuto. Mi dispiace di avermi lasciato con un punto interrogativo sulla risposta di Erina a Rokuro, ma credo che stavolta non dovrete aspettare tanto per la risposta. Mi auguro di riuscire ad aggiornare prima e sono abbastanza positiva su questo. Inoltre, tranquilli, Soma sarà già tornato nel prox cap.
Grazie ancora di tutto.

*Mesetto: la scuola in Giappone inizia ad aprirle.
*Economia domestica: in Giappone è una delle materie scolastiche

Baci! Erina91



 
  
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