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Autore: NPC_Stories    25/11/2017    2 recensioni
Dee Dee è una giovanissima elfa mezza-vampira. Quando si rende conto che nel mondo sembra non esserci posto per lei, decide di andare nel luogo che identifica come la patria dei reietti e dei mostri: la città sotterranea e multiculturale di Skullport.
Solo che per arrivarci dovrà affrontare numerose sfide che potrebbero affinare le sue abilità e rafforzare il suo carattere, ma potrebbero anche distruggere il suo spirito. Sulla sua strada incontrerà un riottoso compagno di avventure, un elfo scuro con un attaccamento morboso verso la città sotterranea.
Riuscirà la giovane dhampir a superare le sue prove, e soprattutto a dimostrare al suo nuovo compagno che è abbastanza forte per sopravvivere in una città di criminali? Riuscirà lui a mantenere la distanza che vorrebbe mantenere?
.
Spoiler: niente romance. La differenza di età la renderebbe una cosa creepy.
Nota: come al solito sono tutti personaggi originali, tendenzialmente la storia non tratta di personaggi famosi dei Forgotten Realms, anche se può capitare che vengano citati o che compaiano a spot in un capitolo o due.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Forgotten stories of the Forgotten Realms'
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1363 DR: Il senso dello humor degli Dei

Nella sala principale del tempio di Cyric si era formato un capannello di gente intorno all’altare, ma non per via della cerimonia, che non era ancora iniziata. Per la verità c’era un po’ di confusione.
La vittima sacrificale, una fanciulla elfa fresca come un fiore e giovane come l’acqua, non stava rispondendo nella maniera sperata.
“Che cosa succede? L’avete drogata troppo!” Il Gran Sacerdote si fece avanti scostando i suoi sottoposti con una spallata. “Il Sole Nero richiede che le sue vittime siano giovani, in salute e in stato di agitazione o paura. Questa ragazza non mi sembra in salute, è catatonica! Che cosa avete combinato?” L’uomo tenne due dita sul polso della ragazza, cercando il battito. Era lento. Troppo lento.
“Signore, non è stata drogata più del dovuto, era la solita dose.” Un chierico di rango inferiore si torse le mani, preoccupato per aver destato l’ira del suo superiore.
“Non possiamo rinunciare a questa vittima.” Il Gran Sacerdote fece un gesto plateale alzando le braccia verso l’alto, dissimulando il rapido passaggio di una manica sulla fronte per asciugarsi il sudore. Non poteva apparire debole davanti ai suoi sottoposti. “La sua morte è stata predetta!
Trovate chi cammina fra la luce e l’oscurità, il sangue sarà versato nella Sala delle Cerimonie e i veri fedeli avranno udienza dal Sole Nero in persona. Così dice la profezia del nostro confratello veggente. Noi vogliamo che il nostro Tempio si elevi al di sopra di ogni altro, vero? Noi siamo veri fedeli! Conquisteremo il massimo favore del nostro Dio e con quello potremo cogliere la città di Waterdeep come un frutto maturo!” Concluse, indicando con un dito verso l’alto. Verso la città di Waterdeep, molti metri sopra le loro teste.
I chierici mugugnarono, dichiarando il loro assenso, con gradi di entusiasmo variabile. C’era chi pensava che mostrare fanatismo avrebbe allontanato la collera del Gran Sacerdote, c’era chi prosaicamente non voleva attirare l’attenzione su di sé.

La fanciulla elfa era inconsapevole di questi discorsi, la sua mente vagava fra le nebbie del sogno e della fame. Vedeva nebbia davanti ai suoi occhi, ma quella nebbia era rossa come il sangue. Sangue. Sangue!
La fame la colse all’improvviso strappandola al suo torpore e il suo corpo sottile cominciò a tremare, scosso dagli spasmi di una reazione viscerale, involontaria, bestiale. Fece forza contro i suoi legacci, cercando di liberarsi, non più per paura del suo destino ma per trovare il prezioso nutrimento che per lei era come una droga.
“Si è svegliata!” Urlò uno dei chierici, inutilmente. Tutti se n’erano accorti e avevano fatto qualche passo indietro.
La gracile elfa si incurvò sull’altare di pietra nera tendendo al massimo i legacci di cuoio, e per un momento terrificante sembrò che stesse per riuscire a liberarsi. Ma le corde ressero.
“Ora! ORA! Tutti ai propri posti, voglio l’incenso nei bracieri e un coro di preghiere
prima di subito!” Berciò il Gran Sacerdote, spalancando le braccia e agitandole come le ali di una cornacchia per incitare i suoi sottoposti a muoversi.
 
Il fumo dell’incenso misto a strane erbe presto saturò l’aria, andando a riempire la volta del soffitto. Non una mossa geniale in un sotterraneo, ma la stanza era abbastanza grande per fornire aria respirabile ai suoi occupanti per molti minuti ancora.
Lord Svein Helder, fiero Gran Sacerdote di quella cellula del culto di Cyric, prese posizione davanti all’altare e fece cenno ai suoi quattro più stretti collaboratori di avvicinarsi per svolgere i loro compiti. Nel frattempo si prese tempo per studiarli. Fratello Vagn, che era ufficiosamente il suo secondo in comando, era senza dubbio il suo avversario politico più pericoloso. Era un chierico tanto devoto quanto lui, ma più versato nell’arte dell’assassinio e meno competente in quelle abilità e conoscenze che per un sacerdote sono fondamentali. Sarebbe stato un capo carismatico, anche se meno lungimirante. Sfortunatamente era troppo poco lungimirante per
capirlo, quindi Lord Svein progettava di liberarsi di lui appena fosse riuscito a guadagnare il pieno favore del suo Dio. Fratello Hygelac era il secondo più pericoloso in quella combriccola, un astuto e abile furfante che si stava specializzando nella magia clericale tanto quanto nell’uso delle armi e dei veleni, ma per il momento non era ancora un chierico potente quanto lui. La sua giovane età e le sue ambizioni però lo preoccupavano, Hygelac era troppo sveglio per essere usato come strumento come invece usava gli altri suoi sottoposti di alto rango, Fratello Suleiman e Fratello Iosef il Veggente. Questi due erano i fedeli galoppini di Svein, o almeno lo sarebbero stati fintanto che lui avesse mantenuto il potere. Avere il supporto dei due sacerdoti però lo faceva sentire più al sicuro davanti alle minacce sottintese di Vagn e Hygelac. Inoltre aveva passato gli ultimi due anni a tessere accuratamente una rete di inganni e manipolazioni per fare in modo che i suoi due sottoposti più ambiziosi si odiassero a vicenda come scorpioni, in tal modo era certo che non si sarebbero mai coalizzati contro di lui.
Ma per il momento spinse da parte questi pensieri, perché era quasi giunto il momento di innalzare la sua invocazione al grande Cyric.
Otto confratelli novizi avevano preso posto formando un cerchio intorno a loro e intonavano una bassa nenia ripetendo alcune parole rituali. A differenza del Gran Sacerdote e degli altri quattro chierici di rango elevato, tenevano il cappuccio calato sulla testa in segno di umiltà e come simbolo del loro ruolo, più vicino a quello dei semplici esecutori che di intermediari con il divino. Tutti loro erano ladri o assassini, nessuno poteva diventare sacerdote di Cyric senza essere un minimo formato in quelle arti.
I quattro sacerdoti si disposero attorno all’altare sacrificale. La ragazza aveva smesso di dimenarsi ma saettava con lo sguardo da uno all’altro. Non aveva l’aria spaventata, ma vorace, ferale. Ogni tanto cercava di strattonare i legacci, senza successo.

Beh, di sicuro è in stato di agitazione. Pensò il Gran Sacerdote, annuendo compiaciuto.
Fratello Vagn cominciò a intonare l’invocazione al dio oscuro e Fratello Hygelac seguì subito il suo esempio, con una fretta e un’occhiataccia che rivelarono chiaramente a tutti la profondità del dissapore fra i due; Vagn aveva cominciato a recitare la sua preghiera prima del segnale convenuto, forse per elevarsi agli occhi del Principe delle Menzogne. Il Gran Sacerdote lo reputò un comportamento infantile e ne fu segretamente soddisfatto.
Alla prima pausa anche gli altri due chierici si unirono all’invocazione, e alla fine Lord Svein stesso unì la sua voce alle loro quando sentì che era arrivato il suo momento, inserendosi in quel crescendo di formule rituali e innalzando l’invocazione a più alte vette.
Chiuse gli occhi e alzò le braccia al cielo, a stento consapevole che uno dei novizi si stesse avvicinando porgendogli il coltello sacrificale.
Fratello Vagn però se ne accorse e scoccò un’occhiataccia al novizio: era troppo presto, l’invocazione non era ancora terminata.
Se il novizio si accorse dell’occhiataccia, comunque non vi diede peso. Si portò accanto al Gran Sacerdote, tenendo il coltello sui palmi aperti. Le sue mani erano coperte da guanti scuri, ma questo era normale per i chierici di Cyric, sempre intenti a maneggiare veleni. Anche il Gran Sacerdote indossava guanti protettivi e non si fece alcuno scrupolo a prendere in mano il pugnale rituale.
Solo che non era il pugnale rituale.
Il solo afferrare l’impugnatura di quell’arma apparentemente comune scatenò brividi di gelo bruciante nel braccio del Gran Sacerdote. La sensazione passò subito ma si lasciò dietro un’ondata di nausea e debolezza, e prima che potesse reagire lasciando cadere il pugnale, il novizio gli aveva già affondato una spada corta nelle reni. Istantaneamente il suo aggressore venne bersagliato dagli incantesimi e dalle armi dei suoi fedeli seguaci; Lord Svein si accasciò a terra, abbastanza sicuro di non essere nuovamente attaccato nel breve periodo. Gettò via il pugnale che gli aveva causato tanto malessere. In un primo momento mille pensieri gli attraversarono la mente: un novizio non poteva aver agito da solo, qualcuno aveva commissionato l’attacco. Era stato Vagn, quel cane arrogante? No, nemmeno lui avrebbe osato interrompere una cerimonia così importante. Hygelac? Forse per sminuirlo come chierico davanti agli occhi del dio Cyric? Il suo sguardo cadde sul pugnale che sospettava essere avvelenato o maledetto, e le sue vaste conoscenze in ambito religioso lo portarono a comprendere la verità, finalmente, con chiarezza sconcertante: era un pugnale
sacro. Un chierico malvagio, seguace di un dio malvagio, non può impugnare un’arma sacra senza esserne istantaneamente indebolito; il potere divino di un’arma sacra è fatto per scavare nelle anime corrotte e infettarle con il suo veleno di giustizia e misericordia e altre stronzate. Lord Svein imprecò contro qualsiasi divinità buona gli venisse in mente, mentre tamponava la sua brutta ferita con un incantesimo curativo.
“È un infiltrato! Non è dei nostri!” Gridò con voce gracchiante, sputando un grumo di sangue. Quando finalmente si rialzò, la sala delle cerimonie era caduta nel caos.
Alcuni novizi erano fuggiti, altri erano già a terra moribondi; Fratello Suleiman non si vedeva da nessuna parte, il verme codardo. Fratello Hygelac stava combattendo l’intruso brandendo la sua spada lunga, l’arma consacrata al loro dio. L’intruso, fra tutte le creature che il Gran Sacerdote si sarebbe aspettato di vedere, era forse la più improbabile: un elfo scuro.

Non è possibile, non abbiamo mire espansionistiche nel sottosuolo. Pensò l’anziano chierico, spiazzato. Come abbiamo attirato l’attenzione dei drow?
Fratello Hygelac era riuscito più volte a colpire l’aggressore, ma a sua volta era stato colpito da molti affondi e molto duramente, e sembrava che ora stesse in piedi solo per grazia del loro Dio. Lord Svein senza esitare diresse un incantesimo di ferimento contro il dannato elfo scuro, sperando di distruggere la sua energia vitale fino a portarlo alle soglie della morte. Il drow incassò il colpo e per un momento sembrò fare fatica a respirare, ma un momento dopo rafforzò la presa sulla sua spada bastarda e sferrò un attacco che aprì in due il torace del povero Hygelac.

Dov’è Vagn? Si domandò Lord Svein, guardandosi brevemente intorno. Il nemico è ferito e ormai è una facile preda. Perché non fa il suo dovere, quel dannato serpen...
Quel corso di pensieri venne interrotto piuttosto bruscamente dalla lama di una spada che penetrò nel cranio del Gran Sacerdote, fracassandolo.
Fratello Vagn, anzi
Lord Vagn, pulì la spada da sangue e cervella con un sorriso compiaciuto.
“Non so chi ti abbia pagato per fare questo, drow, ma voglio darti un’occasione per cambiare bandiera. Inizia a lavorare per me, oppure muori qui e oggi.” Propose l’uomo in tono magnanimo.

 
L’elfo scuro abbassò la spada bastarda poggiando la punta a terra, ansimando per la stanchezza.
“Cos’avete da offrire? Siete deboli, il vostro culto è mezzo distrutto.” Il guerriero rivolse un sorriso sghembo e provocatorio al sacerdote.
Il nuovo Gran Sacerdote divenne paonazzo per l’indignazione e sbraitò un sacco di ovvietà sul potere che il suo Dio poteva concedere e sul ricostruire il culto sotto la sua illuminata guida.

Continua a parlare, pregò silenziosamente il drow, tastandosi le ferite peggiori avendo cura di mostrarsi sofferente. Le sue dita trovarono i lembi del taglio che gli aveva perforato un polmone e vi lasciarono fluire un’energia risanatrice invisibile, che non necessitava dei gesti e delle parole di un incantesimo.
Quanto ti piace ascoltare la tua voce. Pensò, mantenendo uno sguardo semi-intimorito sul sacerdote. Oh, sei lo stesso imbecille che dava gli ordini alla guardia nel corridoio, ci scommetto che sei tu. Solo non metterti a sfregare i palmi come prima, suvvia, è imbarazzante...
Il chierico si sfregò le mani con cupidigia mentre spiegava al drow quante poche possibilità avesse di uscirne vivo e quanto ci avrebbe guadagnato ad offrire i suoi servigi a loro.
“Va bene, senti... c’è un limite a tutto. E l’hai già abbondantemente superato quando hai detto, cos’è che hai detto?,
Sono stato inviato da Cyric per purgare questo mondo.” Lo interruppe il drow, abbandonando la sua posa da moribondo e sollevando la spada bastarda come se fosse un giocattolo. “Ma ci credi davvero? O cerchi solo di dare una mano di vernice nera sopra a quello squallore che è la tua vita, illudendoti che così abbia un senso? Dai, onestamente, quanto è facile giocare al ribasso? Sei così pazzo e cattivo, aiuto arriva l’inviato di Cyric.” Lo prese in giro mimando una vocetta stridula. Poi tornò serio e gli si rivolse con rabbia, attaccandolo con un fendente di spada e costringendo il chierico a una serie di parate di fortuna. “Porco il tuo dio, io sgozzavo bambini quando il tuo Cyric non era neppure una sorpresa sgradita nel ventre di sua madre! E vuoi sapere una cosa? Non c’è niente di speciale. Non c’è niente di difficile nell’essere malvagi. Qualunque idiota potrebbe prendere il tuo posto come tu hai preso il posto del vecchio che hai ucciso.”
Il drow oscillò sui suoi piedi in modo apparentemente casuale. Un dardo di balestra colpì il suo spallaccio di striscio, venne deviato verso una parete e atterrò senza danni sul pavimento.
“Sì, ti ho visto, tirapiedi dell’inviato di Cyric.” Agitò una mano verso il quinto sacerdote nascosto dietro all’altare, senza voltarsi a guardarlo. “Se vuoi ti curo i problemi di vista prima di ucciderti.”
Fratello Iosef il Veggente guardò la piccola balestra a mano come se l’avesse tradito e sembrò registrare solo allora le parole dell’elfo scuro.
Lord Vagn approfittò della distrazione del nemico per scaricargli addosso un incantesimo che creò una devastante colonna di fuoco, stando attento ad evocarla nel punto più lontano possibile in modo da prendere in pieno il drow ma non sé stesso o la ragazza incatenata all’altare. Non riuscì a capire se il drow fosse stato colpito o no, perché la luce accecante della colonna di fuoco per un attimo destabilizzò tutti quanti.
Quando Lord Vagn riuscì a riprendersi, la stanza davanti a lui era vuota. Possibile che il drow fosse stato completamente polverizzato?
Poi, alla sua sinistra, un suono molle, come di carni che vengono perforate da una spada.
Si girò appena in tempo per vedere Fratello Iosef trafitto alle spalle, la grossa spada che gli usciva dal ventre. Il chierico biascicò qualcosa, qualche frase appena udibile fra i gorgoglii del sangue: “Il sangue... versato... nella... nella Sala...” La spada venne estratta a forza, allargando la ferita, e lo sfortunato chierico cadde come una bambola rotta accanto all’altare nero macchiato del suo sangue.

 
Lord Vagn ricordò la profezia, sopprimendo un brivido.
Trovate chi cammina fra la luce e l’oscurità, il sangue sarà versato nella Sala delle Cerimonie e i veri fedeli avranno udienza dal Sole Nero in persona.
Si guardò intorno, considerando la carneficina intorno a lui. Si reputava un vero fedele di Cyric, senza dubbio. Ma non aveva tutta questa fretta di morire per incontrarlo.
 
Lord Vagn si girò e cominciò a correre.
Non andò molto lontano.


           

   
 
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