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Autore: Sospiri_amore    26/11/2017    1 recensioni
TERZO LIBRO DI UNA TRILOGIA
Elena se ne è andata via da New Heaven appena finite le scuole superiori, da ragazza ha lasciato gli USA per l'Europa. Tutte le persone a cui ha voluto bene l'hanno tradita, umiliata e usata.
Dopo quattordici anni, ormai adulta, Elena incontrerà di nuovo le persone che più ha amato e odiato nella sua vita, si confronterà con loro rivivendo ricordi dolorosi.
Torneranno James, Jo, Nik, Adrian, Lucas, Kate, Stephanie, Rebecca più altri personaggi che complicheranno e ingarbuglieranno la vita di Elena.
Come mai Elena è tornata in America?
Chi è il padre di suo figlio?
Elena riuscirà a staccarsi dal passato?
Chi si sposerà?
Riusciranno i vecchi amici a trovare l'armonia di un tempo?
Elena riuscirà ad amare ancora?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Oggi:
Il matrimonio

 

 

I titoli dei giornali nelle ultime settimane sono più o meno simili: Arrestato rampollo della Boston che conta, Andrew Cossé-Brissac in prigione. Lo scandalo è scoppiato. Andrew è in prigione accusato di ricatto ed estorsione, a quanto pare aveva decine e decine di dossier su personaggi illustri pizzicati nei suoi locali in compagnia di dolci ragazze. A quanto dicono i giornali molti personaggi politici, persone dello spettacolo e sportivi hanno denunciato Andrew e vuotato il sacco. Ogni giorno escono nuove indiscrezioni.

Senza contare i contatti con i peggiori delinquenti di Boston con i quali Andrew lavorava da anni permettendo loro di usare i locali della famiglia Cossè-Brissac come base per riunioni di malavitosi o come magazzino per merci non del tutto legali. 

Per questo Andrew poteva fare tutto, tutti avevano paura di lui prima che uscisse questa storia, adesso non più.

 

Andrew starà un bel po' in carcere, questo è sicuro.

 

Oggi è il 15 marzo, Kate e Jane si sposano.

La giornata non è molto soleggiata, ma i meteo sembrano regalare un filo di speranza alle spose, pare che le nuvole spariranno lasciando spazio a una fresca giornata senza piogge torrenziali.

 

Indosso il mio vestito rosa cucito da Alice, la stilista che mi ha consigliato Rebecca, una giacca con inserti dorati e scarpe molto semplici con un tacco non troppo alto, voglio stare comoda. Sebastian indossa una giacca blu dal taglio sportivo con un paio di jeans e scarpe da ginnastica. Ho provato a modellare i suoi ricci, ma con scarso risultato. Sembra una pecorella arruffata, è adorabile.

 

Miguel è vicino a me.

 

Kate l'ha invitato al matrimonio dopo tutta quella storia del pupazzo Johnny, vanno molto d'accordo quei due. Nelle settimane trascorse, da quando l'ha conosciuto, hanno legato, soprattutto Miguel e Jane, parlano di cucina e cibo tutto il tempo.

 

Sono felice che sia qui con me, che abbia conosciuto mio padre, Maggie e Tess. 

Sono felice perché è diventato un membro importante della mia famiglia allargata.

Sono felice perché Sebastian può stare con suo padre prima che trovi un nuovo lavoro in chissà quale parte del mondo.

 

«Credi che vada bene come sono vestito? Sono tutti così eleganti», mi chiede Miguel sistemandosi la cravatta che pare dargli parecchio fastidio visto che non smette di torturarla.

«Sei perfetto. Qui a New Heaven piace ostentare quel che uno possiede, credo che alcuni non aspettino altro che occasioni del genere per mettersi in mostra», gli dico accennando a due signore con vistosi cappelli piumati che passano vicino a noi. «Inoltre i genitori di Kate sono molto conosciuti e stimati in città, preparati a una sfilata di tutto rispetto».

Miguel mi sorride prima di prendere in braccio Sebastian e farlo volare in aria.

 

Quei due sono degli inguaribili giocherelloni.

 

La sala è decorata con pallidi fiori rosa e bianchi, lunghi nastri in raso ricoprono morbidi parte della struttura in metallo della serra in vetro. La luce leggera entra con delicatezza regalando un'atmosfera sospesa e senza tempo. Il chiacchiericcio leggero degli invitati prende sempre più corpo. Un piccolo leggio è posto in fondo alla sala, l'officiante è già pronto, stiamo aspettando le spose.

Papà e Tess si tengono per mano, osservano la bellezza della sala mentre la piccola Maggie si diverte a correre da una parte all'altra e saltare come un grillo cercando di prendere i nastri svolazzanti.

 

Tutto è perfetto.

Mi sento serena come non mi sentivo da tempo.

Senza le cattiverie di Andrew e l'assillo degli eventi del mio passato mi sento meglio, è come se qualcuno avesse ripulito e svuotato la casa dove albergavano i miei sentimenti, l'avesse ristrutturata e adesso me la consegnasse dandomi la libertà di viverla come più mi pare e piace.

 

Rebecca, Stephanie, Lucas, Nik, Caroline, Jo, James e Adrian.

Non vedo nessuno di loro da giorni, non ho voluto. 

Non perché fossi arrabbiata con loro, ma perché avevo bisogno di ricostruire la mia vita a prescindere dai loro malumori o entusiasmi. 

Voglio essere quella che sono e per scoprirlo non devo per forza essere legata a nessuno, devo solo disintossicarmi dai drammi e imparare ad essere di nuovo me stessa.

 

Libera.

Mi sento libera.

 

«Quella non è Stephanie, la tua amica?», mi sussurra Miguel in un orecchio.

 

Lucas e la moglie entrano nella sala, neanche a dirlo sono elegantissimi. Ci sono i loro piccoli che paiono usciti da una storia delle fate, sono così belli con i loro vestitini in tulle che sembrano pronti a spiccare il volo. 

Dietro di loro fa ingresso Adrian. Tutti lo conoscono a New Heaven, è un politico molto importante in zona, ma soprattutto tutti conoscono la sua famiglia. Con lo sguardo fiero Adrian attraversa la sala andando a stringere le mani a conoscenti e regalando sorrisi a donne estasiate dalla sua presenza.

Rebecca e Jonathan entrano mano nella mano. I pettegolezzi si sprecano tra i presenti, di certo nessuno si sarebbe aspettato una unione del genere, ma questo non può che dar forza a entrambi visto che adorano stare al centro dell'attenzione e discutere con chiunque. Per Jo e Rebecca questo matrimonio è come un parco divertimenti, stenderanno tutti con la loro dialettica.

Nik e James si appostano all'ingresso, non passeggiano per la sala come gli altri, se ne stanno in disparte a chiacchierare di chissà cosa. Paiono molto coinvolti, uniti, soprattutto dopo tutto quello che è successo con Andrew. L'uscita di Charlie Spencer dallo studio, e la relativa radiazione dall'albo degli avvocati, ha creato un po' di scompiglio, ma neanche più di tanto visto che lo studio legale e il progetto dell'albergo di Lucas hanno acquisito notevole visibilità. Gli stessi Bottari e Salti sono stati incriminati e adesso spetta loro un bel processo. Quei due attori da strapazzo volevano la fama? Gli è stata servita su un piatto d'argento.

 

«Non vai a salutarli?», mi chiede a Miguel.

«No. Adesso non è il momento, la cerimonia sta per iniziare», gli dico mentre abbraccio Sebastian.

 

Il pianoforte suona.

L'attenzione di tutti gli invitati è rivolta verso l'ingresso.

Una sensazione di sospensione e attesa ricopre i gesti di tutti, nessuno osa muoversi.

Jane e a Kate fanno il loro ingresso insieme, mano nella mano.

Si stanno guardando negli occhi con molta intensità, con una passione che raramente ho visto.

La musica segue armoniosa i movimenti delle due donne.

Un passo.

Il vestito in seta dai riflessi azzurri di Kate risplende. La luce del sole, che fa capolino tra le nuvole, irradia ogni sfumatura del tessuto facendolo scintillare. 

Note.

Un sorriso.

Jane ondeggia morbida con un vestito lungo e attillato con inserti in pizzo. Le spalline sottili mettono in mostra le spalle e il lungo collo della donna.

Sono entrambe meravigliose.

Melodia.

Dita intrecciate.

 

Questo è puro amore.

 

L'officiante accoglie Kate e Jane abbracciandole. 

Inizia subito a parlare di sentimento, di purezza dell'amore, di pregiudizi, di guerra contro ciò che spaventa. Descrive le due donne con garbo senza cadere nel retorico o nello stereotipo. Ogni singola parola è dettata dal sentimento. Ogni singola parola è frutto di un amore vero.

 

Kate e Jane si amano.

Kate e Jane adesso sono una famiglia.

Kate e Jane per sempre.

 

Mi nascondo dietro a un fazzoletto, cerco di raccogliere tutte le forze che posseggo per non scoppiare a piangere come una scolaretta commossa. Sono la damigella d'onore e devo, in qualche modo, mantenere un certo contegno.

In teoria, non è detto che riesca.

Mi ritrovo dopo due nano secondi a raccogliere litri di lacrime che fuoriescono a cascata dai miei occhi. Ci manca poco che singhiozzi.

 

Perfetto.

Come ogni matrimonio che si rispetti c'è sempre una persona che fa la figuraccia per prima. Io ho inaugurato la giornata.

 

Gli ospiti accolgono la coppia con abbracci e baci mentre ripercorrono il tappeto bianco verso l'ingresso. Si sprecano i complimenti, i consigli e ogni tipo di chiacchiera inutile. 

Kate e Jane sono frastornate, sorridono a destra e manca senza capire esattamente cosa stia succedendo.

 

«Fermi tutti». Rebecca passa a spintoni tra gli invitati iniziando a dirigere l'evento come fosse il suo. Mette in riga gli ospiti troppo irruenti e permette al fotografo di scattare foto delle due spose. Con manate neanche troppo gentili sposta le persone permettendo a Kate e Jane di raggiungere l'esterno dove faranno le foto per l'album di nozze.

 

Io osservo tutto da una certa distanza, non sarei mai stata in grado di fare una cosa del genere.

 

«Ciao, Elena». Mauro e suo nipote Luca mi abbracciano. Sono venuti anche loro alla cerimonia.

«Non piangere. Questo è un giorno di festa. Si deve mangiare e bere, divertirsi e ballare», dice Mauro con entusiasmo sfoggiando un bellissimo completo che gli dona molto. Il nipote mi sorride imbarazzato, non credo sia abituato a eventi del genere.

«Non so come ringraziarvi, quello che avete fatto per me è impagabile. Avete salvato la vita a molte persone, il loro futuro e il loro lavoro. Siete magnifici», dico a entrambi mentre stringo loro le mani.

«Figurati. Da tutta questa storia ci ho guadagnato anche io. Ho avuto un'ulteriore borsa di studio dall'associazione S.U.N., l'agente scelto Taranti l'ha contattata per me. In questo modo il nonno può andare in pensione e smetterla di preoccuparsi per il mio college», mi dice con un certo orgoglio, «L'associazione si occupa di ragazzi che hanno bisogno di aiuto a scuola. Nel mio caso hanno stanziato i fondi per pagarmi le prossime rette».

«È la stessa che aiuta mia sorella con i corsi di recupero per la dislessia», gli dico abbracciandolo, «Ti meriti tutto questo e molto ti più».

 

Com'è che si dice?

Come un fulmine a ciel sereno?

 

Geltrude arriva roteando la sua borsetta mentre spinge malamente gli ospiti per raggiungermi. Stringe Sebastian sbaciucchiandolo per poi lanciare occhiate torve nella mia direzione: «È da settimane che non ti fai vedere. Lo sai che sono vecchia? Non puoi togliere a una donna anziana il piacere di stare con questo angelo», mi dice in malo modo riferendosi a mio figlio.

Sebastian si prende tutte le coccole di Geltrude ricambiando con affetto.

«Ho avuto molto da fare», le dico con un sorrisetto stampato in volto mentre noto Mauro osservare con interesse e ardore la Signora McArthur.

«Se permette, mia cara, mi piacerebbe starle vicino durante questa giornata. Le presento il mio amatissimo nipote, Luca». Mauro si inchina poi prende a braccetto Geltrude trascinandola a spasso per la sala.

 

Trattengo a stento le risate.

La cara e vecchia Geltry non è certo abituata a essere trattata così.

 

La cerimonia è finita. Tutti gli ospiti si stanno spostando nel grande giardino botanico al coperto per il buffet degli antipasti. 

Sebastian e Miguel sono affamati, sgattaiolano davanti a tutti riempiendosi i piatti con le squisitezze che vengono proposte. Si vede che dietro l'organizzazione c'è Jane, le sue doti culinarie sono molto al di sopra della media, nessun particolare è lasciato al caso, ogni piatto è curato nei minimi dettagli. I frutti di mare sono freschi e cucinati sul momento, gli stuzzichini cremosi ed esotici, l'offerta varia e ricca. Sembra un banchetto reale.

Il fatto che tutto sia presentato in questa cornice rende tutto ancora più magico: fiori, piante, germogli, cactus. Decine di piante di ogni tipo trasformano questo momento in qualcosa di unico.

 

Il mio stomaco brontola.

 

«Eccoti qui a pensare al cibo. Mi chiedevo che fine avessi fatto visto che a quanto ne so tu sei la damigella d'onore», mi dice Rebecca fasciata in uno splendido abito color corallo e impreziosito da perline luminescenti. «Kate e Jane hanno bisogno del tuo aiuto, non puoi abbandonarle alla mandria... devi proteggerle».

«Hai ragione, ma non sono esperta. Credo debba prendere qualche lezione di recupero», dico con ironia.

Jo mi bacia sulle guance: «Sei fantastica», mi dice.

«Anche tu non scherzi» gli rispondo. Jonathan indossa uno smoking nero che gli sta d'incanto.

 

Lucas e Stephanie ci raggiungono.

 

«Dove sei sparita in queste settimane? Ti ho chiamata, ma non mi hai mai risposto», mi chiede Stephanie abbracciandomi.

«Ho voluto staccarmi un po'. Niente di personale. Volevo stare con mio figlio e chiarirmi un po' le idee», le dico con sincerità.

«Non ti ho ringraziato abbastanza, Elena. Hai salvato il futuro mio e della mia famiglia», mi dice Lucas.

Adrian compare con un calice di champagne in mano: «Ciao. Ho visto Mauro e suo nipote. C'è per caso anche l'orso Jhonny?», mi chiede guardandosi intorno.

«Miguel e Sebastian sono andati a prendere da mangiare, tra poco arriveranno», gli rispondo mentre ci spostiamo verso una parte del giardino botanico dove una piccola orchestra sta iniziando a suonare della musica d'accompagnamento. C'è molta meno gente e l'atmosfera è più rilassata.

 

Nik, Caroline e James arrivano poco dopo.

 

«Sei magnifica. Questo colore ti dona moltissimo», mi dice Caroline prendendomi per mano.

«Grazie. Anche tu sei uno spettacolo», le dico mentre l'ammiro in tutto il suo splendore. Caroline indossa un grazioso abito fino al ginocchio con una cintura e un rossetto rosso fuoco. Ricorda un po' le pin up anni '50.

«Mi ha suggerito Rebecca dove andare a prendere questo abito, conosce una stilista niente male. Ti pare un po' troppo provocante?», mi chiede arrossendo leggermente.

«Sei meravigliosa», le dico abbracciandola stretta.

 

L'orchestra continua a suonare.

Alcune coppie scendono in pista a ballare.

 

«Che ne dici se proseguiamo la nostra piccola tradizione?», mi sussurra Nik in un orecchio per poi prendermi per mano.

Con molta calma mi porta in mezzo alla piccola pista per trascinarmi in un ballo lento e armonioso. Io seguo i passi meglio che posso.

 

«Come stai? È da un po' che non ci si vede», mi chiede Nik.

«Sto bene. Tu e Caroline?». Cerco di non pestare i piedi a Nik, ma non sempre riesco ad evitarlo.

«Facciamo una cosa alla volta, con calma. Nessuno di noi due vuole affrettare le cose. Ci conosciamo da tanto di quel tempo che adesso fa un po' strano».

«Non avevi mai capito di amarla prima che lei te lo confessasse? Siete così in sintonia, vi aiutate, riuscite ad essere uno lo stimolo per l'altra. Siete perfetti», gli dico tra un ondeggio e l'altro.

«Credo di essere stato confuso per molto tempo. Confuso da una vecchia e cara amica. Credo di aver voluto amare prima di essere innamorato», mi dice.

«Mi dispiace, io... io...».

 

Nik mi interrompe.

 

«Non è colpa tua. Figurati. È iniziato tutto quando ci siamo conosciuti in libreria a New Heaven. Sembrava un film. Un romanzo. Credo che mi abbia colpito la casualità, la stranezza e le coincidenze di quel momento. È come se tutti i mesi passati successivamente al Trinity fossero diventati la materializzazione di una fantasia, di una grande storia destinata a concludersi con un lieto fine, ovviamente nella mia testa. Con il mio lavoro di avvocato sono immerso nella realtà dura e crudele, con te ho potuto dar vita a un Nik diverso», mi spiega con semplicità.

«Credo che anche io stessi scappando da ciò che sentivo. Del resto sono brava a farlo. Mi posso definire la regina della fuga dalle emozioni», gli dico sghignazzando.

 

Nik mi fa roteare mantenendomi in equilibrio.

 

«Ti ho invidiata. Ho invidiato il tuo affetto per James. Non ho mai trovato nessuna che mi facesse battere il cuore come tra di voi, non ho capito l'amore che provavo per Caroline perché ero confuso. Credo di aver desiderato di vivere la vita di altri, credo di aver voluto fuggire dal mio vero amore», mi dice Nik mentre mi avvicina a sé.

«Ma quando l'hai baciata a Los Angeles non hai capito che le volevi bene?».

 

Nik si ferma. 

Intorno a noi ci sono diverse coppie che continuano a danzare leggiadre.

 

«Ero a Los Angeles per riportare James a New Heaven. Aveva deciso di non tornare dopo la morte di Demetra, ma George mi ha ordinato di convincerlo a tornare. Un ragazzo tanto brillante non poteva perdere un anno di scuola. Sarebbe stato uno spreco», mi dice serio.

«Quindi tu hai convinto James a tornare al Trinity per l'ultimo anno di scuola? Cosa c'entra con Caroline?», gli chiedo sorpresa.

«Tutto è collegato. James mi ha raccontato di voi due. Tutto quello che avete fatto quando stavate insieme, mi ha raccontato ogni parola, ogni singolo momento vissuto con te. James era distrutto per la perdita della madre e del fatto che avesse sfogato la sua rabbia su di te. Non sapeva cosa fare, non sapeva dove sbattere la testa», mi dice tenendomi per la vita.

 

Arrossisco leggermente.

Ripenso alla lettera di Demetra e a quel terribile momento in cui James mi lasciò spezzandomi il cuore.

 

«Ho invidiato ciò che avevate perché era sincero e vero. Tra me e te c'è sempre stata una alchimia unica, un'amicizia, ma solo sentendo le sue parole ho desiderato viverla anch'io. Dopo allora ho mischiato tutto. Non ho capito che Caroline fosse giusta per me, mi sono fissato che tu fossi quella giusta. Proiettavo su di te ciò che reputavo giusto per Caroline. Insistevo affinché tu diventassi avvocato perché volevo che Caroline lo diventasse. Insistevo per stare con te quando in verità volevo Caroline. Tu eri una certezza lei un'incognita e ciò mi spaventava».

«Hai perso anni di vita di coppia. Potevi stare con Caroline e costruirti il tuo futuro con lei. Sei un idiota!», gli dico scuotendolo per le braccia cercando di farlo ridere.

 

Ma Nik non ride, ha lo sguardo triste.

 

«Tra noi due non è mai andata, non siamo destinati a stare insieme. Meglio accorgersene adesso piuttosto che intestardirci, non trovi?», gli dico cercando di intercettare il suo sguardo.

 

Nik pare nervoso.

 

«Nik. Che succede? Perché sei così strano?».

«Il picnic nel mio ufficio l'ho copiato da uno dei suoi racconti. Sapevo che James ti aveva portato al suo vecchio campo di tennis, sapevo cosa aveva fatto e l'ho copiato. Ho cercato di imitarlo quando stavo con te, ma non sono mai riuscito a essere lui», mi dice con voce seria. «Ero una sua brutta copia, non ero io».

 

Accarezzo Nik poi lo abbraccio.

L'orchestra suona ed io non sono arrabbiata, delusa o altro. 

No.

Sono felice perché mi dice ciò che pensa, mi mostra il lato migliore di sé.

Non mi importa più del passato, ciò che conta è il presente.

 

«Inoltre... sono colpevole di un'altra cosa», dice mogio.

«A cosa ti stai riferendo?», gli chiedo curiosa.

«Ho detto molte cose, ma solo una ha convinto James a tornare a New Heaven. Gli ho detto di usarti, di usare i sentimenti che aveva e provava per te per stare bene. Volevo che provasse ad essere sereno e visto che l'unico momento della sua vita in cui era stato bene era quando stava con te, gli ho suggerito di usare il ricordo di voi due come stimolo. Non credevo che parafrasasse il mio consiglio e ti facesse quello che ti ha fatto. Non volevo che ti usasse, non volevo che ti facesse soffrire per Yale». Nik ha gli occhi lucidi. L'azzurro cielo delle sue iridi pare più luminoso, limpido. 

 

Con calma prendo il volto di Nik tra le mani, un volto che ho amato e che conosco alla perfezione. Lo accarezzo.

Nik pare sconvolto. Sta male.

Lo accolgo tra le mie braccia come una sorella farebbe con un fratello ferito.

Lo accolgo senza rimpianti, rabbia e delusione.

Lo accolgo e lo amo come essere umano: imperfetto e fragile.

 

«Non pensiamo al passato. Non mi va di pensare a ciò che è stato. Viviamo questa bella festa, organizziamone altre cento, ingozziamoci di dolci e sorridiamo», dico a Nik fissandolo negli occhi. «Sorridiamo e gioiamo per tutto quello che abbiamo, il resto non conta».

 

Nik scoppia a piangere.

L'orchestra suona.

Io chiudo gli occhi e respiro.

Respiro a fondo e non mi sento più soffocare.

Libera.

Libera.

Presto sarò libera.

Sarò libera non appena avrò consegnato la lettera che tengo in borsetta.

Sarò libera non appena l'avrò consegnata a James.

 

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