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Autore: Civaghina    26/11/2017    2 recensioni
Com'era la vita di Leo, prima della terribile scoperta della Bestia?
Com'è cambiata la sua vita quando si è trovato davanti ad una verità così devastante?
La storia di Leo prima di Braccialetti Rossi, ma anche durante e dopo: gioie, dolori, amori, amicizie, passioni, raccontate per lo più in prima persona, sotto forma di diario.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leo, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Lunedì, 10 giugno 2013

Mi annoio.

Vale è andato a lezione, Toni è in Ortopedia e Davide non so proprio che fine abbia fatto, ma non è nella sua stanza; saluto Rocco e poi vado a cercare Cris: forse possiamo stare un po' insieme prima che arrivi Zurlo, il tecnico per la mia gamba, o magari le va anche di accompagnarmi all'appuntamento; la porta della sua stanza è aperta, ma mi fermo prima di entrare perché la sento parlare con Olga e l'argomento cattura subito la mia attenzione: “Io non so se voglio scegliere...” sta dicendo Cris. “Non... non riesco! E poi, in fondo, perché bisogna farlo?!”.

Supero la porta senza farmi vedere e mi fermo lì vicino per ascoltare ancora senza farmi beccare.

Perché sì, passerotto! È normale, dai...!” esclama Olga mentre Cris ridacchia imbarazzata.

Boh... Leo è... arrogante, egocentrico, furbo..., fa sempre la parte di quello sicuro di sé...”

Jo capìo..., te piace da pazzi, eh?!”

Cosa?!” ride Cris.

Eeeh! Hai capito!”

Sì, è vero, mi piace” ammette Cris, e sembra che stia sorridendo: non posso fare a meno di sorridere anch'io. “Mi piace così tanto che mi fa quasi paura”.

Le piaccio.

Sì, ok, non ci voleva un genio per capirlo e un'idea in merito me l'ero fatta, ma non credevo di piacerle così tanto da farle quasi paura.

Trattengo il respiro mentre Olga le chiede: “Paura di cosa?!”

È che adesso comincio a sentirmi meglio. Ho meno... ho meno angosce, mi sento più tranquilla..., però se lui adesso mi facesse del male io... io non so se ce la farei... Crollerei di nuovo.”

E perché dovrebbe farti del male?”

Non lo so...”

Vedi?! E... Vale?”

Vale è come se fosse uno più grande della sua età..., lui è profondo e sensibile..., però...”

Però non è come Leo!”; le sento ridere, poi la voce di Cris si avvicina di più alla porta e penso che sia meglio andarmene, prima che si accorgano di me.


Gironzolo un po' senza meta, fuori e dentro l'ospedale, cercando di ingannare il tempo nell'attesa che arrivi l'ora dell'appuntamento con Zurlo; presto potrò finalmente riprendere a camminare: ancora non riesco a crederci.

Continuo a pensare alle parole di Cris, al fatto che ha ammesso che le piaccio, anche se comunque le piace anche Vale (“Però non è come Leo”), e al fatto che Vale è completamente perso di lei.

Questa situazione è un gran casino.

Da lontano vedo Davide sulla carrozzella, trasportato da Ulisse, e con loro c'è anche Lilia. “Davide!” lo chiamo mentre mi avvicino. “Dove vai?”

A fare l'arteriografia.”

Bene, era ora! Una volta l'ho fatta pure io!”; uno tra i momenti peggiori passati in questo posto, direi.

Ma c'è qualcosa che non hai fatto, qui dentro?!” mi chiede lui ridendo.

Io faccio finta di pensarci un attimo e poi rido: “Il parto..., mi sa che mi manca, sai?!”

Eh, ma... a proposito, che mi dici di questa arteriografia? Fa male?”

Ma no...” rispondo cercando di rassicurarlo; non lo vorresti sapere quanto fa male, amico: fidati. “E poi te la fa un genio: il dottor Alfredi. Si dice che conosca le sette leggi per essere felici, e qui, t'ho detto tutto, eh!”

Ragazzi che si fa, eh?!” interviene Ulisse. “Basta fare conversazione, andiamo dai!”

Ah, tieni! Prendi la mia Play!” dico a Davide porgendogliela. “Se ti rompi questa aiuta!”; ricordo che io mi ero annoiato a morte e avrei tanto voluto averla con me.

Grazie...” sorride lui imbarazzato. “La mia... non so che fine ha fatto... forse l'ho persa!”

Grandissimo!” esclamo dandogli una pacca sulla spalla mentre Ulisse lo porta via.

Ah! Comunque, incrocia le dita per Vale! Sta facendo una marea di verifiche!”

Ma come, scusa?!” gli chiedo fermandomi di botto. “Ha le verifiche e non me l'ha detto?!”

Che ne so?! Dagli una mano!”.

Sì, meglio che vada da lui; vabbè che Vale è un secchione, ma credo che negli ultimi tempi non sia riuscito a studiare molto e di sicuro non gli dispiacerà avere a disposizione i miei appunti.


Ho un messaggio importante per Vale!” annuncio irrompendo nell'aula dove si sta svolgendo la verifica di italiano.

Veloce!” mi redarguisce la prof.

Come butta?” chiedo a Vale, a bassa voce, affiancandomi a lui.

Eh... insomma!” mi risponde lui, piuttosto agitato. “Più tardi viene mio padre...”

Ci tieni a fare bella figura con lui, eh?”

Sì...”

Veloce!” ci richiama la prof. passando accanto a noi.

Ti servirebbero degli appunti, eh?” gli chiedo bisbigliando.

Sì...”.

Io sorrido e tiro fuori un insieme di foglietti: “Tipo questi?”

Ma che sei matto?! Mettili via!”

Guarda che qui in ospedale... danno sempre gli stessi temi, stesse domande, stesse equazioni... qua c'è tutto!”

Ho detto: mettili via!”

Cos'è, un problema di coscienza?!”

Non so copiare...” ammette lui mentre io scuoto la testa incredulo.

Leo! Basta! Vai fuori!” mi dice la prof.

È ora che impari!”; rido e lascio gli appunti sul suo banco. “In bocca al lupo!” aggiungo stringendogli una spalla e avviandomi verso la porta.

Vale, arrivo da te, eh?” dice la prof. girando tra i banchi.

Vale rischia di essere beccato: meglio tornare indietro; mi avvicino alla prof. e mi metto tra lei e il banco di Vale, dandogli così modo di nascondere gli appunti: “Ma prooof! Mi stavo dimenticando di dirle...”

Mh?” mi domanda lei perplessa.

Questa notte ho letto tutto Leopardi! E ho finalmente capito..., ho compreso... e diciamo... ho colto e...”; Vale è fuori pericolo: me ne posso andare. “Buongiorno!” esclamo allontanandomi.

Che cos'hai colto?!” mi domanda la prof. mentre sono ormai sul punto di uscire dall'aula.

Che Leopardi, prof., è veramente una tristezza infinita, eh!” dico voltandomi verso di lei. “E anche lei non scherza!”.

Lei mi guarda malissimo e poi torna alla cattedra: Dieci minuti alla fine!”.


Finalmente è arrivata l'ora del mio incontro con Zurlo; torno da Cris per vedere se vuole venire con me e la trovo intenta a giocare a carte con sua sorella.

Cris...?” la chiamo entrando nella stanza. “Buongiorno ragazze! È arrivato il tecnico... con la mia nuova super gamba! Vieni con me?”

Subito!” esclama lei appoggiando le carte sul tavolino e raggiungendomi immediatamente, per poi tornare un attimo indietro da Carola: “Lo so che sei appena arrivata... Però... si tratta di una cosa molto importante... ti spiace se vado?”

No, vai. Io mi leggo una rivista.”

Sei sicura di stare bene?!”

Sì... vai”.

Cris le sorride, le dà un bacio sulla guancia e poi mi segue fino nell'hall.

Eccolo!” dico indicando Zurlo che è seduto su un divanetto.

Ma lui chi è? Un medico?” mi chiede Cris sottovoce.

No, è una specie di... commesso viaggiatore che vende gambe!” le spiego mentre ci avviciniamo. “Buongiorno!”

Oh! Buongiorno Leo!” esclama lui alzandosi e stringendomi la mano. “Eccoci qua!”

Salve” lo saluta Cris.

Buongiorno.”

Ha portato il modello che volevo?!” gli domando con tono allegro.

Certamente ragazzo!” mi risponde lui mentre si siede di nuovo e apre una valigia rigida.

Il mio amico ha le migliori gambe in commercio!” dico sorridendo a Cris, che si è seduta su un divanetto vicino alla mia carrozzella. “Ne vorresti una anche tu, eh?”

No, grazie.”

Ah! Quindi stai insinuando che la tua gamba è meglio di questa?!” le chiedo ridendo.

Sììì siii” sorride Cris.

Io rido e prendo in mano la gamba artificiale che Zurlo mi sta porgendo, guardandola ammirato: “Ma guarda che gioiello!”

Ora... basta versare la prima rata...” mi dice lui riprendendo la gamba. “E posso metterla in lavorazione. Come faccio per la firma?”

Ah, firmo! Tranquillo!”

No, non la tua..., la firma di tuo padre... Mi serve per mandare avanti la pratica.”

Eh, ma non posso firmare io?!”

No, assolutamente... tu sei minorenne, eh!”.

Sono minorenne.

La solita cazzo di storia che mi sento ripetere da un anno e che dovrò sentirmi ripetere per un altro anno ancora!

E poi...” aggiunge lui. “Mi serve anche l'anticipo. Tuo padre l'ha lasciato a te, no?”

Sì sì... doveva darmelo... Solo che... siccome è fuori città...” rispondo sfregandomi un occhio. “Torna la prossima settimana”; Cris mi guarda e capisce subito che sto mentendo ma mi asseconda, annuendo rassicurante.

Ah... beh... allora... non posso, mi dispiace” dice Zurlo, imbarazzato. “Dai, rimandiamo.”

Ma scusi...” interviene Cris. “Gli ha appena detto che suo padre pagherà la settimana prossima... Perché non dovrebbe credergli?”

No, no, io gli credo, ci mancherebbe altro! Solo che con la politica aziendale io non c'entro niente, eh!” si difende lui alzandosi in piedi e prendendo in mano la valigia. “Dai, aspetto notizie. È facile trovarmi” dice porgendomi il proprio bigliettino da visita. “Ciao”.

Fanculo.

Ci avevo creduto davvero all'idea di riuscire a comprare la gamba e a potermi finalmente rimettere in piedi; pensavo di portare avanti la pratica e chiedere i soldi a mio padre solo alla fine, e invece ci vuole l'anticipo; non ho voglia di telefonargli per chiederglielo: non si fa vedere da troppo tempo e non sarò di certo io a cercarlo per primo.


E adesso come fai?” mi domanda Cris mentre usciamo fuori, nello spiazzo davanti all'ospedale.

Come faccio?!

Non lo so come faccio.

Non so proprio cosa fare.

Non voglio certo rinunciare, ma al momento non ho idee; anche se forse... “Ma tua madre è una che fa... donazioni... beneficenza...?” le chiedo.

Sì, qualche volta... Lo fa per mettersi a posto la coscienza.”

Perfetto!” esclamo sorridendo. “La posso aiutare io!”

Boh... non so... lei di solito dà piccole cifre.”

Per una volta non può fare uno sforzo? Glielo chiedi?”

Non so se mi ascolta” sospira Cris sedendosi su una panchina, di fronte a dove io mi sono fermato con la carrozzella.

Vabbè, tu comunque glielo chiedi! E poi vedi se ti ascolta!”

Leo, il fatto è che...”

Cosa?”

Non ci vediamo da tre mesi.”

Da tre mesi?!” esclamo stupito; a quanto pare mio padre non è l'unico genitore che si dà alla macchia. “Proprio una brava madre questa, eh?! E dove sta? Sulla Costa Azzurra?! A divertirsi alle Bahamas?!” le domando ridendo.

No, è qui in città” mi risponde lei con tono serio.

E allora qual è il problema?!”

Io e lei non ci possiamo vedere.”

E perché?”

Abbiamo fatto un patto con i medici. Loro pensano che se io sto così... dipende anche da mia madre e da mio padre... o meglio, dal fatto che non riusciamo a capirci.”

Quindi...?”

Quindi il patto è... di non vederci fino a quando non esco da qui. Guarita.”

A me sembra una gran cazzata, eh?!” esclamo ridendo. “Siete tutti matti!”

Non l'avevo mai detto a nessuno... sai?” mi dice lei mentre io mi faccio subito serio. “Mi sa di aver sbagliato persona. Io e te non ci capiremo mai” dichiara alzandosi e allontanandosi da me. “E comunque la matta ti aiuta lo stesso. O almeno ci prova”.

Rimango a guardarla andare via, senza nemmeno provare a fermarla.

Per l'ennesima volta ho parlato senza riflettere e per l'ennesima volta l'ho allontanata da me.

Mi piace così tanto che mi fa quasi paura”.


Nonostante lei e Leo abbiano appena discusso, Cris sa benissimo quanto sia importante per lui poter comprare la gamba artificiale e ci tiene davvero ad aiutarlo, così prova a parlarne con Carola, che però non si mostra per niente disponibile ad accogliere la sua richiesta di aiuto; la conversazione degenera alla svelta, in un crescendo di tensione, ed entrambe finiscono col rinfacciarsi a vicenda tutte le cose che per troppo tempo si sono tenute dentro.

Io ti ho solo chiesto una mano per aiutare a convincere la mamma a darmi un po' di soldi...” mormora Cris con la voce rotta dal pianto. “E tu in pratica mi stai dicendo che... che sono un peso? E che ti sto rovinando la vita?! E che stai peggio di me?!”

Non ti ho detto questo, Cris” le risponde Carola, cercando di trattenere le lacrime.

Sì, invece! L'hai detto! E io sono d'accordo con te! Però che ci posso fare io?! Non sono neanche in grado di badare a me stessa, figuriamoci se posso badare a te! Comunque guarda... la soluzione ce l'ho io! Non ti preoccupare, va bene?!”; Cris prende la giacca e la borsa di Carola e gliele scaraventa contro, gridando: “Io qua dentro non ti voglio più vedere, Carola! Non ti voglio più vedere! Hai capito?! Perché così sto meglio io e stai bene tu, sei felice tu!”

Cris! Aspetta un attimo!” le urla dietro Carola mentre lei apre la porta per andarsene.

Ma Cris non l'ascolta. “Vaffanculo!” le dice prima di andarsene, sbattendo forte la porta; sa benissimo di non avere, sul suo conto, tutti i soldi necessari per la gamba di Leo, ma vuole provare lo stesso ad aiutarlo: si dirige allo sportello del bancomat dell'ospedale, preleva tutto quello che ha, e dopo va fuori a cercarlo.


Leo è ancora lì, nello spiazzo fuori dall'ospedale, a guardare pensieroso i giochi d'acqua della grande fontana.

Leo...” lo chiama Cris avvicinandosi alle sue spalle, ma lui non la sente. “Leo!” chiama allora più forte e stavolta lui la sente e si volta verso di lei.

Allora?” le chiede mentre lei si siede sul muretto vicina a lui. “Che t'ha detto la mammina?”

Mi ha detto di sì. Mia sorella mi ha portato questi...” gli dice porgendogli dei soldi. “Lo so, sono solo quattrocento euro, però... meglio questo di niente, no?”

Siete ricchi sfondati!” protesta Leo. “Perché così poco?!”

Non lo so. Non lo so... il perché, però io ce l'ho messa tutta, veramente, ho fatto il possibile!”

Va bene, scusa” le dice lui sorridendo e appoggiandole una mano sulla coscia. “Ti ringrazio”; allarga poi le braccia, invitandola in un abbraccio in cui Cris si abbandona senza pensarci due volte, provando qualcosa di molto simile alla felicità; è un abbraccio capace di scaldarla, di quelli in grado di sciogliere il suo ghiaccio, ma allo stesso tempo è troppo.

Fa paura.

Leo...” mormora mentre lo tiene stretto a sé, ad occhi chiusi, inspirando l'odore della sua pelle, misto a quello dell'ammorbidente emanato dalla sua felpa. “Mi... mi dispiace che litighiamo sempre..., però...”

Cris!” esclama lui poggiandole le mani sulla vita e allontanandola da sé, pur continuando a tenerla stretta. “Oggi è lunedì!”

Eh...?”

C'è sempre una partita di poker qua in ospedale!”

E allora?!”

Possiamo provare a moltiplicare i soldi, no? Io un po' me la cavo!”

No Leo, io non ti ho dato questi soldi per giocarteli a poker! E poi scusa, sarebbe stupido perché rischieresti anche di perderli!”

Tranquilla” le dice lui scuotendo leggermente la testa. “Non credo! Questa volta ho l'arma segreta!”

E quale sarebbe quest'arma segreta?” gli domanda lei scettica.

Toni. Secondo me lui..., lui le sente le carte, Cris!” esclama Leo mentre lei, incredula, si copre il viso con le mani. “Lui sente cose che noi umani non possiamo vedere!”

Leo, ma tu se fuori!” sbotta Cris alzandosi. “Veramente! Tu sei proprio pazzo! E io sono ancora più pazza di te che ti sto a sentire! Cioè, ma come ti viene in mente che Toni sente le carte?!”

Ma perché ti scaldi tanto?! Sono solo quattrocento... di tua madre! Alla fine, se li perdo chi ci rimette sono io. Lei neanche se ne accorge!”

Non sono d'accordo!”

Sai a chi mi fai pensare?! A quelli che danno i soldi ai barboni... sì! Però poi gli fanno la morale: mi raccomando, che non se li beva, eh?! Ma che te ne frega a te se quello se li beve o no, Cris?!”. Leo ha alzato la voce e lei vorrebbe tanto rispondergli a tono: dirgli che non è una questione di morale, che ha litigato con sua sorella e che ha prelevato tutto quello che possiede, pur di aiutarlo, che lui è un coglione a voler rischiare di perdere i soldi così stupidamente, e che non deve permettersi di trattarla così, che non ha il diritto di alzare la voce con lei.

Ma non ce la fa.

Non ha abbastanza forza e coraggio per reagire, e questo senso di debolezza non fa altro che alimentare il suo malessere. “Va bene, guarda... va bene così... come vuoi tu...”, sono le uniche cose che riesce a dirgli, con la voce tremante, prima di andarsene.


Mi dispiace di aver litigato con Cris; in fondo lei ha cercato di aiutarmi ed io sono stato brusco e ho alzato la voce.

Mi sento in colpa, forse dovrei scusarmi.

Dopo aver discusso con lei sono andato a chiamare Toni, per metterlo al corrente del mio piano sulla partita di Poker, e adesso stiamo andando fuori, su uno dei terrazzini dell'ospedale per fare delle prove.

Prima, però, voglio passare da Cris.

Ho bisogno di vederla.

Voglio vedere come sta.

Sta benissimo, a quanto pare!

È lì, avvinghiata a Vale, e si stanno baciando.

Non me lo sto sognando: si stanno davvero baciando.

Davvero.

Rimango come bloccato a guardarli attraverso il vetro che dà sul corridoio, incredulo, finché Vale si accorge di me, facendomi decidere ad andarmene e a raggiungere Toni.

Vale e Cris si stanno baciando.

Ok, va bene.

Magari si sono pure messi insieme.

Va bene, uguale!

In fondo, non sono mica affari miei.

Cosa me ne frega se Cris vuole stare con Vale?

Fino a stamattina, sembrava fosse indecisa e sembrava non voler scegliere.

Anzi, a dirla tutta, sembrava quasi che volesse scegliere me.

E invece ha scelto Vale.

Va bene.

Alla fine, non è che io volessi mettermi con lei, perciò cosa me ne frega.

Cosa me ne frega se ha scelto la calma e la tranquillità di Vale piuttosto che tutto quello che le piace di me e che le fa quasi paura?!

Niente.

Non me ne frega niente.

Provo solo una sorta di fastidio che non riesco bene a definire.

Una sensazione pungente, sgradevole, come di qualcosa fuori posto.

Ma non me ne frega niente.

No.

Proprio niente.


Oh! Guarda che li conosco, eh, i punti del poker!” mi dice Toni mentre io stringo nervosamente le carte in mano, non riuscendo a togliermi dalla testa l'immagine di Vale e Cris che si baciano.

Ah!” esclamo sorpreso: non credevo che Toni sapesse giocare.

C'è la matta che fa la matta e il sette e mezzo batte tutti!”

Toni... il sette e mezzo non c'entra, e neppure la matta.”

E io che ho detto?!”

Vabbè... vedi queste?” gli domando mostrandogli le carte. “Sono carte francesi. Qua le napoletane non esistono.”

Oui, je comprende!”

Cosa?!” gli chiedo perplesso.

Je suis napoleten-parisien!” dice lui ridendo.

Beh... Toni... ho capito...”; mi sa che non c'è niente da fare: tolgo il freno alla sedia a rotelle e accenno ad andarmene.

No, no, no! No, no, no! No!” mi ferma lui. “Allora... Allora: ci sono Vale e Cristina...”

E che c'entrano?!” gli domando bruscamente.

La coppia!” ride lui mentre io annuisco, infastidito. “Allora: c'è la coppia, ma la doppia coppia batte la coppia.”

Sì” sorrido speranzoso.

Il tris batte la doppia coppia e il quadris batte tutti!”

Più o meno! Però il quadris si chiama Poker!”

E certo! Poker! Io che ho detto?!”

Quadris.”

Quadris, appunto. Quadris.”

Toni, è... Vabbè, Toni, non è questo il punto! Tanto devo giocare io. Voglio solo capire se mi puoi aiutare, ok? Per esempio...” dico prendendo in mano cinque carte. “Adesso dimmi se vedi le mie carte”.

Lui si concentra un attimo e poi, come in preda a una visione, annuncia: “Le vedo... Le vedo!”

Vai!”

Eccole lì!” esclama indicandole.

Toni... Dicevo se vedi che punti ho in mano! Per esempio una coppia, una doppia coppia o... semi rossi o semi neri.”

Aspetta, mi sembra di vedere qualche seme rosso...” dice concentrandosi.

Sì!” lo incoraggio io.

Ne vedo... uno...”

Vai!”

Due...!”

Sì...”

Tre!”

Sì!” esclamo entusiasta.

E uno verde!”; e tutto il mio entusiasmo si smorza immediatamente: molto probabilmente per vincere dovrò contare solo sulle mie forze.


Sono appena passate le dieci di sera e la bisca dev'essere già iniziata, ma io e Toni non siamo riusciti a dileguarci prima dal reparto.

Ma sei sicuro che è qui?” mi domanda lui quando arriviamo davanti alla porta chiusa della cucina.

Che c'è? Hai paura?” gli chiedo prima di spalancare la porta e sorprendere Jhonny, Ruggero e due pazienti, un uomo e una donna, nel bel mezzo di una partita.

Ma chi so' 'sti due, ahò?!” esclama l'uomo quando ci vede entrare.

Chi siete?” ci domanda la donna.

Io li conosco” dice Ruggero con tono canzonatorio. “I bambini si sono persi!”

Non ci siamo persi” ribatto io sostenendo il suo sguardo mentre Toni annuisce. “Siamo qua per giocare.”

Mi dispiace, siete troppo giovani!” risponde la donna.

Beh... io e lui giochiamo insieme” preciso io indicando Toni. “Se sommiamo le età, fanno trent'anni! E abbiamo i soldi” dico mostrando loro i quattrocento euro.

Leo, è meglio che andate via!” mi dice Jhonny. “Se vi beccano qui mi licenziano!”

Guarda che ti licenziano anche se dico che tutti i lunedì sei qua giù! E a tutti voi vi cacciano dall'ospedale!”

Dai ragazzi, non lo state a sentire!” interviene Ruggero. “Gli piace parlare! Dai su, giochiamo! A chi è che tocca?!”

A me” risponde l'uomo. “Un ventino”.

Io lancio uno sguardo complice a Toni e poi tiro fuori il cellulare dalla tasca della felpa: “Un bel sorriso per la Lisandri... Cheeeseee...” dico scattando una foto e scatenando le proteste di tutti.

Metti giù quel telefono!” mi dice Jhonny. “Il telefono no, eh? Il telefono no, Leo, eh?!”

Va bene” rispondo mantenendo la calma. “La cancello solo se ci fate giocare! Vogliamo vincere un po' di soldi per comprare una cosa.”

Ah sì?!” mi domanda la donna con tono scontroso. “E che cosa?!”

Una gamba!” esclama Toni facendo ridere l'uomo.

'Na gamba!”

Ahò, è vero” gli fa notare Jhonny.

Beh, partita vera, allora” dice Ruggero. “Forza sedetevi! A chi è che toccava dare le carte?”

A lui” risponde la donna indicando l'uomo.

Dai!” incita Ruggero mentre io, soddisfatto, mi avvicino al tavolo con la carrozzella e mi accomodo. “Sei bravo in tante cose, Leo: a correre con la carrozzina, a giocare a basket... sei bravo persino con le parole. Vediamo con le carte.”

D'accordo” rispondo raccogliendo la sfida.

La prima partita, però, viene vinta da Ruggero, ed io comincio a innervosirmi, ma la seconda promette molto bene fin dall'inizio e riesco a vincerla, guadagnando una bella somma; poi, inaspettatamente, grazie alle dritte di Toni, riesco a vincere anche la terza.

E arriviamo alla quarta, che è ormai agli sgoccioli: gli altri si sono ritirati e siamo rimasti solo io e Ruggero a contenderci la vittoria.

La tensione è palpabile.

Ci guardiamo a lungo.

Soppesandoci.

Le mascelle contratte.

Le labbra serrate.

Gli sguardi freddi e taglienti.

Lui decide di alzare la posta e mette sul piatto tutti i soldi che ha davanti: “Tutto quello che ho”.

Io mi volto titubante verso Toni, mostrandogli il poker di otto che ho in mano: “Toni...?”

Vai tranquillo” bisbiglia lui. “Vai, vai!”

Quanto c'è nel piatto?” domando, cercando di mascherare la mia agitazione.

Per vedere ci devi mettere 1300” mi risponde Ruggero. “È poco meno di quello che hai lì davanti, così ti resta qualcosa per una bibita alla macchinetta del primo piano.”

Ragazzi, pensateci” interviene la donna. “Potreste perdere tutto. Ma perché non ve ne andate con quello che avete vinto finora? Eh?”

Perché non ci basta” dico prendendo in mano i soldi vinti e contandoli; guardo un'ultima volta Toni, che mi incoraggia, e poi metto tutti i soldi sul piatto: “Vedo. Poker di otto!” esclamo mettendo giù le carte e girandomi per abbracciare Toni. “Sì!”

Vaaaai!” esulta Toni. “Grazie, eh, buonasera... è stato un piacere... Arrivederci...” dice mentre io raccolgo tutti i soldi.

Aspetta” mi ferma Ruggero. “Qui c'è una scala” dice cominciando lentamente a mettere giù le carte. “Tutta rossa. Rossa, come i vostri braccialetti. Grazie Leo”; allunga le mani verso i soldi e, di fronte alla sua Scala Reale, non posso far altro che lasciarglieli e ingoiare la sconfitta.

Merda!


La voce di Ruggero risuona nel corridoio deserto: “Proprio te cercavo”.

Io distolgo lo sguardo dalla vetrata e mi volto verso di lui, cercando di mascherare tutta la rabbia che sto provando in questo momento, forse più nei miei confronti che nei suoi: “Io invece non ti cercavo per niente. Meno ti vedo e meglio sto.”

Guarda che sei tu che sei venuto a giocare.”

Non lo sapevo che stavi lì!” gli dico alzando la voce.

Allora non era un'altra sfida...”

No.”

Giura...”

Giuro.”

Tieni” mi dice lui porgendomi dei soldi.

Cosa sono?”

I quattrocento che hai perso”.

Io esito un attimo ma poi li prendo: “Che ci devo fare?”

Prendili. A me non servono. Non ci faccio niente.”

Sul serio?” gli domando con un filo di voce.

Lui accenna un sorriso: “Io per principio sono contrario alla serietà. Ma questi sono tuoi. Hai perso perché per te era troppo importante vincere. I veri giocatori di Poker sono freddi. Non li guardi i film?” mi domanda con un sorrisetto beffardo.

Beh, io... non so che dire.”

Non dire niente. Per me i soldi non sono un problema. Ecco perché io vinco sempre.”

Ma se i soldi non sono un problema, perché giochi?”

Perché mi piace giocare. A tutto... pur di dimenticare questo posto...” mormora con la voce rotta dall'emozione, prima di voltare la sedia a rotelle, accennare un saluto con la testa verso di me, e andarsene.


Ormai è ora di andare a letto; ero così nervoso per Vale e Cris e così in ansia per la partita di Poker che ho pure saltato la cena, ma adesso sto recuperando con i miei tradizionali nove vasetti di yogurt.

E vai col nono!” esclamo aprendo l'ennesimo vasetto. “Questo è il mio trucco segreto per riprendermi dalla chemio” spiego a Vale. “Domani voglio sentirmi in forma!”

Che succede domani?” mi domanda lui.

È il mio compleanno” gli rispondo. “Sì ma... non spargere la voce, eh! Non mi piace festeggiarlo qui, mi fa tristezza.”

Tranquillo...” mi rassicura lui. “Senti Leo, secondo me... dovremmo parlare di quello che è successo oggi.”

E di cosa?”

Beh, scusa... oggi... c'hai visti mentre passavi in corridoio, no?”

Visti?!” esclamo facendo lo gnorri. “No! Perché? Chi avrei dovuto vedere?”

Me e Cris.”

E che stavate facendo?” gli domando ridendo. “Tiravate il collo alla sua psicologa?!”

No, no...” sorride lui imbarazzato. “No Leo, noi... noi ci baciavamo.”

Davvero? E allora?”

Beh... era un bacio vero...”

Un bacio, chiaro! Bel colpo fratello! E qual è il problema?!”

No, niente... mi sembrava una cosa che dovevo dirti...”

A me?! E perché?!”

Beh... perché... penso che anche a te... piace Cris, no?”

Guarda, a me, piacciono tutte: basta che respirano!”.

Vale ride: “Bene, no..., perché io pensavo che...”

Che avessi perso la testa dietro a Cris?! Quello sei tu fratello, non io!”

Senti, ma perché domani non facciamo una bella festa?”

No, non voglio.”

Ma... è per questa cosa tra me e Cris?”

Ancora?!” gli chiedo alzando la voce. “Allora non hai capito niente, eh?! Ti ho detto che non mi piace festeggiarlo qui! Poi quando vado a casa... vi chiamo tutti e facciamo una bella festa! Ma si può entrare solo... se si portano due ragazze: la propria, e una disponibile a fidanzarsi con me” dico facendolo ridere, mentre ripulisco bene l'ultimo vasetto di yogurt. “E nove! E con questo ho finito! E adesso conto le pecore... e mi addormento! Buonanotte”; spingo il tavolino mobile verso i piedi del letto e poi spengo la luce e mi sdraio, dando le spalle a Vale.

Buonanotte” risponde lui.

Che sensazione dà sentirsi come Brad Pitt?” gli domando con tono scherzoso. “Quando ha baciato per la prima volta Angelina Jolie...”.

Vaffanculo Leo!” esclama lui ridendo.

Non te la prendere, scherzo!” rido io. “Brad!”.

La mia allegria è forzata, me ne rendo conto, ma spero che Vale non se ne accorga.

Domani è un giorno che vorrei dimenticare; e, inoltre, la sensazione sgradevole che ho provato oggi nel vedere lui e Cris che si baciavano, non se n'è ancora andata.

Cerco di ignorarla.

Mi ripeto che a me Cris non interessa.

Che non me ne frega niente.

Assolutamente niente.

Voglio solo dormire.

Dormire e non pensare più a niente.

Scordarmi di tutto.

Scordarmi persino che domani è il mio compleanno.

   
 
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