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Autore: Adhara    27/11/2017    1 recensioni
Soltanto una nuova minaccia per il Mondo Magico poteva far riavvicinare l'Auror Potter col suo ex professore di Pozioni. Due uomini del tutto nuovi, vecchi rancori e una strega oscura sono gli ingredienti per una pozione ammaliante e... pericolosa.
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altro personaggio, Il trio protagonista, Severus Piton | Coppie: Harry/Severus, Remus/Sirius, Ron/Hermione
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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9.

L’ultimo giorno dell’anno arrivò con la rapidità tipica del dolce far niente e Harry, già stanco al pensiero di dover tornare al lavoro dal secondo giorno di Gennaio, alle prime luci dell’alba se la dormiva della grossa, sordo a tutti i rumori che si alzavano dalla città che andava via via stiracchiandosi. Stava sognando di giocare a Quidditch e, intento a volare in un cielo plumbeo, stava giusto per acchiappare il Boccino quando un forte boato scosse il mondo, disarcionandolo quasi dalla scopa. Si guardò attorno: nulla si era mosso. Così ritornò a cercare il Boccino d’Oro ma un altro boato risuonò nell’aria, e poi un altro, un altro ancora, sempre meno lunghi, sempre più cheti, finché Harry non si svegliò di soprassalto riconoscendo il bussare alla porta d’ingresso. Inciampando nei pantaloni del pigiama e il petto nudo, il giovane afferrò gli occhiali appoggiati sul comodino e si precipitò alla porta.

«Eccomi!» esclamò. Sbirciò dallo spioncino Babbano sbadigliando e, appena riconobbe chi stava in piedi sul pianerottolo, si sbrigò ad aprire la porta e, con un balzo, fu addosso a Severus, stringendolo a sé con foga.

«Sei qui!» disse felice, le braccia allacciate al collo del Pozionista. Questi, preso alla sprovvista, ci impiegò un po’ per figurarsi la situazione, ma pose le mani fredde sulla pelle di Harry, facendolo sussultare, e con un sorriso lo guardò in volto.

«Sei mezzo nudo» sussurrò divertito. Harry lo liberò dall’abbraccio e lo trascinò in casa, chiudendo la porta di fretta e voltandosi poi subito per tornare a lui. Si scambiarono un profondo bacio e, quando le loro labbra si allontanarono, Harry lo abbracciò di nuovo.

«Non sei ferito, vero?» chiese piano. Severus, che si sentiva più a suo agio ora che non stavano abbracciati sulle scale, gli accarezzò la schiena bollente. Harry sospirò.

«No, sono stato attento» rispose. Abbassò il volto sul collo scoperto di Harry, baciandolo là dove la barba di un giorno incontrava la morbida pelle olivastra.

Le mani di Harry corsero ai capelli di Severus. Erano gelidi, ancora impregnati del freddo invernale che regnava al di fuori di quelle pareti. Le dita del giovane vi si annidarono, sciogliendo il nodo del nastro che li teneva legati. Solo quando lo trovò il ragazzo si accorse che si stava poggiando su un paio di gambe strette in possenti pantaloni di pelle di drago e un petto coperto da una giustacuore dello stesso materiale. Avvolgendo il corpo di Severus, Harry lo guardò negli occhi.

«Sembri tornato da una battaglia» disse. L’uomo gli rubò la voce con un bacio e Harry decise di concentrarsi ancora su quel curioso abbigliamento accarezzando la pelle dura e fredda, afferrando il fondoschiena di Severus e strappandogli un sorrisino.

«Vuoi che ci sediamo in salotto e che ti spieghi ora tutto?» lo canzonò. Le sue mani correvano sul petto nudo dell’altro, suscitandogli lunghi lampi di brividi sottopelle. Gli occhi di Harry saettarono.

«Aspetterò» rispose, allungando le dita ad aprire le fibbie che tenevano il lungo mantello nero appeso al giustacuore.

La pesante stoffa cadde a terra con un suono liquido che, quasi come un gong, diede il via ad un lungo, sensuale profondo bacio costellato di graffi su una schiena nuda, abiti strappati via, passi incerti e gemiti, mani, abbracci. Harry spinse con forza Severus verso la camera da letto e lui, vorace, si mosse lentamente senza smettere di accarezzarlo, le labbra impegnate in una danza insaziabile, ruvida, virile. Quando si lasciarono cadere sul letto Harry gli sfilò la camicia senza aspettare oltre e Severus gli afferrò i fianchi muscolosi, premendoselo contro, facendogli sentire quanto il suo desiderio lo chiamava.

Gemendo, Harry si fermò, gli occhi puntati in quelli di Severus. Lui lo osservò a sua volta, sondando quelle verdi colline primaverili che deteneva sotto la patina vitrea degli occhi.

«Non ti senti…?» chiese piano l’uomo, imponendosi di rispettare quella pausa, di ignorare la voglia quasi dolorosa di farlo suo.

Harry gli sorrise. Poi si chinò su di lui e, muovendo i fianchi con un gesto sinuoso, gli strappò un lamento.

 

Quando Harry si accoccolò sul petto nudo di Severus e gli pose un bacio sulla mandibola, dalle finestre pioveva una luce fredda e acuminata che segnava l’avanzare del mattino. Severus lo strinse a sé, sospirando.

«Mi sei mancato in questi giorni» disse Harry, disegnando ghirigori immaginari sulla pelle di Severus. Lui lo guardò.

«Ho cercato di tornare il prima possibile» rispose, accarezzandogli i capelli.

«Dove sei stato?» chiese Harry, curioso, smettendo di muovere i polpastrelli sul suo petto nudo e abbracciandolo. Severus si mosse nel suo abbraccio, mettendosi comodo, e puntò lo sguardo al soffitto.

«Sono andato in Italia, a Sorrento» rispose. «Le vecchie storie su Julius Christianus sostenevano fosse là la casa in cui aveva passato i suoi ultimi decenni di vita a lavorare sulla pozione. Non pensavo di trovare granché, ma sono stato fortunato»

«Hai trovato tracce di Christianus?» chiese ancora il giovane.

«Ho trovato dei suoi parenti. Mi hanno raccontato la vera storia di Julius. Pare che in realtà nessuno ebbe la prova della riuscita di quella pozione. Viveva solo in campagna. E mi hanno detto che un giorno è scomparso nel nulla. Qualcuno disse che lo aveva visto svanire nel mare all’alba, così tutti pensarono al suicidio. La sua storia divenne una leggenda, la sua fine fu storpiata e la sua famiglia non ebbe mai le sue spoglie. E così ho fatto altre ricerche e sono andato ad Est, ho ripercorso le tracce di Inga. E l’ho trovato»

«Trovato?» ripeté Harry, lo sguardo attento.

Severus si rivoltò nel letto, mettendosi sul fianco, la testa poggiata al pugno chiuso. Harry si tirò su a sua volta, curioso.

«Julius Christianus è vivo e vegeto» disse.

Harry aggrottò la fronte.

«Ma non stavamo parlando di uno vissuto…

«Nato duecentoventisei anni fa» annuì Severus. «I maghi possono vivere incredibilmente a lungo, Potter, non costringermi a calarmi nel mio vecchio ruolo di professore»

Harry ghignò, intrufolando una mano sotto le coperte. Alla carezza intima che gli diede, Severus reagì con uno sguardo infuocato, e Harry lo baciò con trasporto.

«Sarebbe curioso» sussurrò il giovane sulle sue labbra. Severus gli afferrò i polsi, baciandolo ancora, ma poi lo costrinse a stare fermo e continuò.

«Quindi, Julius Christianus vive in una casetta nel paese natale di Inga. Quello in cui ha, probabilmente, ucciso i suoi genitori. Ha confessato?»

«Sotto veritaserum» annuì Harry, arrendendosi. «Ora pare dovremo trasferirla in Bielorussia»

Severus non commentò.

«Beh, praticamente Julius si ricorda una ragazza bionda che un giorno gli portò una scatola di biscotti. Era appassionata di pozioni e divennero amici, era come una nipote. Poi lei si trasferì, i suoi morirono, tornò e andò via di nuovo. E, anni dopo, Julius si accorge che i suoi appunti sulla pozione per cui era tanto erroneamente famoso erano stati trafugati»

Harry aggrottò la fronte.

«Così, a caso?» chiese.

«Appena mi ha visto mi ha offerto un piatto di semi di sesamo condito con della menta secca e della salsa di pomodoro. È molto anziano» rispose.

Harry scoppiò a ridere.

«È fuori di testa!» esclamò, sganasciandosi. Severus stava per riprenderlo: d’altra parte stava insultando una leggenda. Poi però si perse a guardarlo ridere, luminoso, e un sorriso gli spuntò sulle labbra. Avvicinandosi, se lo tirò contro, e Harry si fece abbracciare ancora scosso dalle risa.

«Scusa» singhiozzò Harry. «Ma ti immagino mentre questo ti porge il piatto di sesamo e tu alzi la mano e fai “oh no, grazie, sto bene così”»

Severus, suo malgrado, rise, e Harry fu piacevolmente stupito di sentirlo, per quella che forse era la prima volta, ridere. Aveva una risata profonda, modulata, e il giovane si strinse più forte a lui continuando a ridacchiare.

«Più o meno è successo così. È stato piuttosto imbarazzante»

«Avrei voluto vederti»

«No, il tuo posto era dai Weasley. Ti sei divertito?»

Harry gli accarezzò la schiena.

«Sì, beh, ho messo su tre chili in due giorni, credo. E, a proposito…» aggiunse, guardando Severus negli occhi. Lui parve accorgersi subito che c’era qualcosa di importante che Harry stava per chiedergli e si mise in allerta.

«Sì?» chiese.

«Stasera, ecco, potremmo avere un invito a cena» accennò il giovane. Severus lo interrogò con uno sguardo.

«Finisci di raccontare? Poi ti dico tutto?» propose, conciliante, Harry. Severus non parve convinto, ma continuò a raccontare.

«Quindi, verosimilmente Inga ruba gli appunti di Julius dopo averlo riconosciuto e se ne va per creare la pozione in pace. Solo che Inga non aveva addosso la pergamena con la ricetta, vero?»

«No» rispose Harry. «Forse l’ha distrutta per non farla trovare…»

«Se così non fosse abbiamo un grosso guaio per le mani, Harry» lo interruppe Severus. «Sei cosciente che avete squadernato al mondo la leggenda e tutto quello che ne consegue?»

Harry lo osservò, preoccupato.

«Ma non sappiamo se la pozione è davvero così devastante. Neanche Julius…»

Severus lo interruppe di nuovo.

«Potrebbe esserlo. È questo il problema. Non era in casa dei genitori di Inga, non era nel suo appartamento a Londra»

«Non ti chiederò se ti sei introdotto illegalmente in questi posti» mormorò Harry, lo sguardo accusatorio. Severus alzò le sopracciglia.

«Potter, vuoi farmi la predica?» chiese. Stavolta fu lui ad allungare le mani sul corpo di Harry: il giovane si tese, sorridendo. Ma stavolta la provocazione non si fermò e passò un po’ di tempo prima che le parole tornassero a risuonare nella stanza al posto di nuovi sussurri appassionati.

 

In definitiva: Severus era tornato, il lavoro incombente si era fatto più pesante di quanto si profilava essere, e ora il suddetto guardava Harry torvo, i capelli bagnati dopo la doccia e le mani intente a legarsi addosso la camicia nera.

«Se non fosse un idiota avrei paura di essere avvelenato» commentò acido l’uomo. Harry gli lanciò un’occhiataccia.

«Lui e Remus sono la mia famiglia. Dovrete fingere, almeno, di andare d’accordo e so che Sirius ci proverà. Per me. Lo farai anche tu?»

Gli aveva appena raccontato del Natale trascorso e dell’invito per la cena. E Harry, naturalmente, era felicissimo di averlo visto tornare prima del previsto – soprattutto per ciò che era appena accaduto nel suo letto. Ma ora iniziava a temere la serata che si apprestava.

«Va bene, va bene. Per te. Solo per te» mormorò Severus. Harry arrossì.

«Grazie» fece, la testa bassa. Per lui. Solo per lui.

L’uomo gli passò accanto, circumnavigando il letto.

«Devo andare a casa a cambiarmi. Ci vediamo quando? Per le sei?»

Harry gli sorrise e Severus, l’espressione seccata, sbuffò.

«Le sei vanno benissimo» rispose Harry, angelico.

«Sì» fece l’uomo. Si chinò a baciarlo. «Sei la mia dannazione»

Harry rise, guardandolo andare nell’ingresso a indossare il mantello.

«Non vedo l’ora di rivederti anche io!» gli urlò dietro. Quando la porta si fu chiusa alle spalle di Severus, Harry si lasciò cadere sul letto, un sorriso beota sul viso e l’incredulità più gioiosa verso quello che aveva appena vissuto.

 

Comunicazione di Servizio:

A fine di questa settimana partirò per una breve vacanza a Londra. Questo sarà l’inizio del periodo in cui i viaggi la faranno da padrone nella mia vita, quindi, probabilmente, aggiornerò molto lentamente. Cercherò comunque di postare qualcosa dopo il mio ritorno in Italia.

 

 

  
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