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Autore: Sospiri_amore    28/11/2017    4 recensioni
TERZO LIBRO DI UNA TRILOGIA
Elena se ne è andata via da New Heaven appena finite le scuole superiori, da ragazza ha lasciato gli USA per l'Europa. Tutte le persone a cui ha voluto bene l'hanno tradita, umiliata e usata.
Dopo quattordici anni, ormai adulta, Elena incontrerà di nuovo le persone che più ha amato e odiato nella sua vita, si confronterà con loro rivivendo ricordi dolorosi.
Torneranno James, Jo, Nik, Adrian, Lucas, Kate, Stephanie, Rebecca più altri personaggi che complicheranno e ingarbuglieranno la vita di Elena.
Come mai Elena è tornata in America?
Chi è il padre di suo figlio?
Elena riuscirà a staccarsi dal passato?
Chi si sposerà?
Riusciranno i vecchi amici a trovare l'armonia di un tempo?
Elena riuscirà ad amare ancora?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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EPILOGO

DOMANI:
Davanti allo specchio




La spazzola scivola sui miei capelli, cerco di acconciarli.  La specchiera della mia camera da letto mi regala un'immagine diversa ogni giorno che passa.

 

Non migliore.

Non peggiore.

Semplicemente diversa.

 

Il vestito che indosso è impreziosito da cristalli, il nastro in vita nasconde la pancia che negli ultimi periodi è aumentata. Mangio di più per lo stress di questo giorno, mangerei dolci da mattina a sera, ma non posso farlo ne risentirebbe la mia salute.

 

Prendo un respiro profondo.

Mi stanno aspettando tutti giù di sotto.

Sono io la protagonista oggi.

 

Gioco con l'anello di diamanti di Demetra. Lo faccio girare intorno al dito in attesa che questo momento passi più velocemente possibile. L'ansia mi blocca le gambe, non avrei mai pensato che sarei arrivata a questo punto. 

Nell'appoggiare la spazzola colpisco, con il dorso della mano, una cornice con la foto di Geltrude e Mario insieme. La sistemo subito accarezzando il volto di entrambi sfiorando il vetro, la posiziono vicino alla chiave dell'Hotel Hilton che mi ha dato Demetra.

 

Le lacrime mi pungono gli occhi.

Mi trattengo.

Non posso rovinare il trucco, non oggi.

 

Apro il cassetto della specchiera e prendo uno dei miei cioccolatini preferiti. Lo appoggio con delicatezza di fronte alla cornice con Geltrude e Mario: «Questo è per te, cara scorbutica. Oggi fai festa pure tu», sussurro.

 

I ricordi ritornano.

Passa il tempo, ma certe cose non le scordi.

La sua immagine imbronciata, le sue battute sarcastiche sono la cosa che ricordo meglio di Geltrude. Non ricordo il suo odore, non sono ancora riuscita a sentirlo da nessun'altra parte. Era un aroma unico, come era unica lei.

«Mauro ti farà compagnia ovunque tu sarai», bisbiglio. «Mi dicevi che ti aspettava l'inferno per colpa del tuo carattere, ma io credo che in paradiso Demetra e mamma abbiano tenuto un posto per voi due. Per tutti, compresi papà, Tess e George e tutte le persone che abbiamo amato».

 

Mi spazzolo e mi sento immensamente fortunata per quello che ho.

Prendo un profondo respiro.

Non mi sentivo così tesa da quando Sebastian è diventato padre. Ho il ricordo di lui nervoso in ospedale, correre avanti e indietro, mentre sua moglie stava mettendo alla luce la mia prima nipote. 

 

Uno dei miei più grandi amori.

Il primo di nuovi amori.

 

La porta si spalanca.

Elise entra come una furia, si lancia sul mio letto senza neanche accorgersi di me. Sbatte i pugni infastidita sul materasso è piena di rabbia.

 

«Che succede cara?», le chiedo con la faccia sorpresa.

«Ciao, nonna. Scusa. Non credevo fossi qui», mi risponde stizzita.

«Non credevi fossi in camera mia a prepararmi il giorno del mio trentacinquesimo anniversario di matrimonio e del mio compleanno?». So benissimo che sta raccontando una bugia bella e buona, Elise non è mai stata brava a nascondere quella che prova.

 

Mia nipote scatta in ginocchio sul letto.

Abbraccia un cuscino.

 

«È solo che... insomma, a scuola è uno schifo e Jojo è come impazzita. Una stron... una vipera», mi dice con animosità.

«Jojo. La tua migliore amica Josephine?», le chiedo io.

«Sai benissimo a chi mi riferisco. Josephine la nipote di una delle tue migliori amiche, la nipote di Nonna Becca e Nonno Jo. Jojo quella che è cresciuta con me da quando siamo piccole», mi dice Elise. «Vuole essere la più bella, la più brava e...».

«... e cosa?», le chiedo.

«... E le piace lo stesso ragazzo che piace a me. Ecco... Jojo sa che ho una cotta per Nathan da sempre, ma da quando sono iniziate le lezioni al Trinity tutto pare cambiato. Se le tirano tutti... cioè, si atteggiano tutti da grandi, vogliono essere i migliori. Detesto quel posto», mi dice Elise gettandosi di nuovo a peso morto sul letto.

«Se vuoi parlo con nonna Jane o nonna Kate. Loro possono dire a loro nipote Nathan che...».

 

Elise mi interrompe.

 

«No. No. Voi vecchi non impicciatevi. Non sapete neanche di quello che sto parlando. Avete rughe e capelli bianchi, non sapete neanche da che parte arriva l'amore», mi dice con sfrontatezza mia nipote.

 

Sorrido.

 

«Sei sicura? Credi che la mia vita sia sempre stata con nonno James? Non ti sei mai chiesta da dove arrivasse zio Sebastian e nonno Miguel e come mai abbiano un cognome diverso?», le dico con calma.

«Nonno Miguel lavorava al ristorante con nonna Jane. Lui chef e lei pasticciera. La conosco la storia del loro ristorante di successo. I tuoi vecchi amici raccontano sempre quella storia... sempre... sempre... Lucas, Adrian e Stephanie. Sono, come dire, un po' andati», mi dice con una faccia tosta che credo di non aver mai posseduto.

«Devi sapere che io e tuo bisnonno Bruno ci siamo trasferiti qui a New Heaven da soli, dopo che mia mamma è morta», le inizio a raccontare.

«Ma il bisnonno non stava con Tess? Insomma hanno avuto zia Maggie, tua sorella», mi dice confusa.

«Sì. Sì. Però prima eravamo solo io e lui... stavo dicendo che mi sono trasferita dall'Italia e...».

 

Elise mi interrompe.

 

«Nonna, ti prego. La solita storia. Tu sei italiana. Io sono in parte italiana come mia mamma e gli zii, i tuoi tre figli. Lo so. Lo so», mi dice mettendosi il cuscino sulla faccia e iniziando a mugolare.

«Credo che il tuo maggior difetto sia trarre conclusioni affrettate. Sai che sono italiana, ma non sai cosa mi è successo da ragazza, non hai idea di chi abbia amato e cosa io abbia provato», le dico mentre mi siedo vicino a lei sul letto.

Elise sposta il cuscino e mi guarda con aria schifata: «Nonna, tu e nonno state insieme da sempre che cavolo vuoi che sia successo nella tua vita? Al massimo hai dimenticato di pagare una bolletta o ti sei persa il tuo programma preferito in televisione», mi dice sfogando su di me le sue ansie.

 

Mi ricorda una persona, la persona che ero io alla sua età.

 

«Modera il linguaggio ragazzina. Non devi mai scordarti che ogni persona ha vissuto quello che provi tu. I sentimenti, positivi o negativi, non sono una prerogativa solo tua. Se ti dico che posso capire come ti senti vuol dire che forse qualche cosa l'ho combinata pure io da ragazza», le dico cercando di calmarla.

 

Elise mi stringe, mi stritola.

 

«Scusa nonna. Con mamma e papà è più difficile parlare mentre con te mi sento più libera. Sono una testona, scusa se ti ho trattata male», mi dice mentre appoggia il suo capo al mio petto. «Lo sai che ti voglio tanto bene, vero?».

 

Bacio mia nipote sulla nuca.

 

«Lo sai che quando ero giovane ho baciato nonno Jonathan e siamo stati una coppia per qualche settimana?», le dico con malizia.

Elise scatta ha la faccia inorridita: «Che schifo, nonna. Lui è vecchio. Poi nonno Jo è sposato con Becca, insomma, loro due si vogliono bene anche se litigano come matti».

 

Ridacchio.

 

«E se ti dicessi che io e Kate non abbiamo parlato per quattordici anni? Cosa penseresti?», le sussurro piano piano.

 

«Smettila, dai. Siete sempre incollate a chiacchierare. Mi stai prendendo in giro, vero?», mi chiede guardandomi con attenzione.

 

Faccio cenno di no con la testa.

 

«Ci crederesti mai se ti dicessi che mi stavo quasi per sposare con Nik. Nonno Nicholas, te lo ricordi?», le dico mentre mi avvicino a lei. «Se avessi fatto così tu non saresti mai arrivata, perché non avrei mai sposato James e non avrei avuto i gemelli, tua madre e tuo zio», le dico.

«Nonno Nik? Il nonno Nik che diceva sempre che ero identica a te? Quello che è morto quando ero piccola?», mi chiede cercando di scavare nei suoi ricordi.

«Sì, il nonno di Terence. Quel Terence che ti prende sempre in giro, quello che ti tirava i capelli da bambina, lo stesso che adesso frequenta il terzo anno al Trinity», le dico.

«Lascia perdere quel pazzo scatenato. È un montato, un insopportabile presuntuoso. Ne combina più lui che tutti gli studenti messi insieme. Si diverte a torturarmi e non la smette di fare lo sbruffone», mi risponde incrociando le braccia al petto. «Lo odio».

«Mia cara, l'amore e l'odio sono due facce della stessa medaglia, forse in verità non lo odi come credi», le dico.

 

Elise strabuzza i suoi occhi nocciola, scuote i lunghi capelli castani mettendo in risalto le lentiggini disseminate sul volto.

 

«Ma... ma... ma vuoi scherzare? Terence è un odioso e... e... no. No, nonna. Ma sei impazzita?». Elise cerca di mitigare il rossore che si allarga sulle sue guance. «Alla fine della fiera hai comunque sposato nonno James, questo è l'importante», dice per cambiare discorso.

«Sì, ma ho avuto un figlio da Miguel, Sebastian è nato prima dei suoi fratelli. Diciamo che io e tuo nonno ci siamo detestati per un lungo, lunghissimo periodo. Devi sapere che al Trinity...».

 

Un cellulare squilla, è quello di Elise.

Ha ricevuto un messaggio.

 

«Merd... scusa nonna. Mi racconterai questa storia un'altra volta», mi dice scattando in piedi e schiacciando i tasti sul suo telefonino. «A quanto pare Jojo ha dato una sberla a quella arpia di Clarissa, la montata che frequenta nell'ultimo periodo a scuola. Una snob con la puzza sotto il naso».

«Quindi?», le chiedo.

«Quindi devo andare! Jojo è la mia migliore amica, nessuno può farle del male», mi dice come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

«Credevo non la sopportassi, per via della storia di Nathan», dico divertita dalla sua energia e spontaneità. 

«Nathan adesso non c'entra... è inutile, queste cose non le puoi capire. Adesso vado», mi dice sbaciucchiandomi la guancia. «A proposito, buon compleanno e buon anniversario di matrimonio».

 

Elise si lancia sulla porta che si apre prima che la tocchi.

James è sullo stipite e guarda Elise stupito, non si aspettava di vederla qui con me.

 

«Adesso capisco chi ti tratteneva. Gli ospiti ti stanno aspettando», mi dice James con un sorriso.

 

Elise ne approfitta per lanciarsi nel corridoio in cerca della sua migliore amica.

 

«Tutto bene?», mi chiede James sedendosi di fianco a me sul letto. «Sei bellissima».

Arrossisco: «Ho messo su qualche chilo. Organizzare la festa per il nostro anniversario e il mio compleanno mi ha sfinita, credo di aver mangiato un po' troppi dolci», gli dico prendendolo per le mani. I suoi occhi verdi sono i più belli che io abbia mai visto, lo sono anche con le rughe e i capelli bianchi.

«Sei stupenda. Di cosa ti preoccupi? Hai organizzato decine di feste per raccogliere fondi di beneficenza per le nostre associazioni, sono andate tutte benissimo. Non avere paura, io sono qui con te», mi dice abbracciandomi.

 

Un dolce profumo di muschio e vaniglia invade le mie narici.

 

«È solo che avrei voluto avere tutti qui, tutte le persone che ho amato in vita mia». Gli occhi mi si riempiono di lacrime al pensiero di mia madre, Demetra, George, papà, Tess, Mauro, Nik e Geltrude.

«Loro sono qui. Sono negli sguardi dei nostri figli e dei nostri nipoti. Sono nelle parole dei nostri amici, sono nei loro gesti», mi dice James con voce calma.

«Ti dispiace se restiamo qualche minuto insieme, solo noi? Non so se ho voglia di vedere tutti».

 

James sorride.

Ha lo sguardo furbo.

 

«Speravo che mi dicessi così. Ho un regalo per te», mi dice uscendo dalla nostra camera da letto per affacciarsi nel corridoio.

Rientra dopo pochi secondi con un vassoio d'argento ricoperto da una cloche.

«Di cosa si tratta?», gli chiedo confusa.

«Chiudi gli occhi». James sfiora le mie pupille mentre con le dita saltella da una lentiggine all'altra del mio naso.

 

Chiudo gli occhi.

Aspetto.

 

Sento James aprire la cloche.

Sento che armeggia con qualcosa.

C'è puzza di zolfo.

 

«Auguri», mi dice mentre mi allunga una merendina confezionata con infilzato un fiammifero acceso. «Oggi è anche l'anniversario del nostro primo bacio. Ti ricordi?», mi chiede visibilmente commosso.

 

Io sono senza parole. 

Osservo la fiamma ondeggiare smossa dal fiato dei miei respiri.

Il mio vecchio cuore batte di felicità.

 

«S-sai cosa ho desiderato quel giorno? Quel giorno a Teatro, intendo», gli chiedo con il magone.

James fa cenno di no con la testa: «Non devi dirlo, altrimenti non si avvera», mi dice mentre mi accarezza un braccio.

«Si è già avverato. Ho desiderato di stare con te per sempre. Ho desiderato che noi due potessimo vivere la nostra vita insieme». Le lacrime ingolfano i miei occhi.

«Alla fine il desiderio si è realizzato, quindi», mi dice sorridendo.

«Mai smettere di credere nei sogni, mai sottovalutare un imprevisto», dico io.

«Io non ti ho mai sottovalutata, mai. Sei la cosa più bella che mi sia mai capitata», mi dice James appoggiando la fronte alla mia.

 

Chiudo gli occhi.

Inspiro l'aria.

Sorrido.

 

«Ti amo, James», gli dico con le lacrime agli occhi mentre lo bacio.

«Ti amo, pivella», mi dice James. «Ti amerò per sempre».

 

---------  FINE -------

 

 

   
 
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