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Autore: Elis9800    28/11/2017    4 recensioni
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“Devi andare adesso” sussurrò Tooru con la voce rauca, carezzando delicatamente la guancia scura di Hajime e sorridendogli con fatica.
“Devo andare, sì” ripeté meccanicamente il moro, scostando bruscamente le mani dalla vita di Oikawa, fingendo di non accorgersi dei suoi occhi lucidi al pronunciare quelle parole.
Dietro di loro, sembrava scrutarli in placida attesa l'acuminato profilo di un imponente e grigiastro aereoplano.
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Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Hajime Iwaizumi, Tetsurou Kuroo, Tooru Oikawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 I

un arduo arrivederci
 
 


“Avvisiamo i signori passeggeri che l’imbarco per il volo 6276 Japan Airlines diretto a Berlino, Germania, è adesso consentito dal gate 10”
 
Lo stridio della fastidiosa voce metallica, predisposta per ripetere quella singola frase in cinque lingue differenti, giunse alle orecchie di Tooru in modo non dissimile dall’assordante fragore di un martello pneumatico.
Con un titanico sforzo di volontà e un profondo silenzioso sospiro, riuscì a ricacciar indietro le lacrime, che premevano caparbie per sgusciar fuori dagli angoli dei suoi occhi già lucidi.
Al suo fianco, il palmo destro di Hajime si strinse con maggior vigore sulle sue dita, a differenza del sinistro, che reggeva di controvoglia un piccolo trolley verde militare.
Lo sguardo di entrambi era rivolto verso il lucido pavimento bianco sotto i loro piedi, la testa china come se fosse gravata da un enorme peso insostenibile.
 
Fu Iwaizumi, infine, a rompere quel contatto visivo forzato con le mattonelle, scoccando un’occhiata laterale al profilo di Tooru.
“Oi…” sibilò e, nonostante il frastuono tipico dell’aeroporto costituito da ruote di valigie che rollavano a terra e voci concitate che chiacchieravano e scambiavano saluti ovunque, quel monosillabo fu immediatamente captato dal timpano sensibile del castano.
“Tra poco devo andare…” mormorò ancora, sperando vivamente che il tono della sua voce non s’incrinasse, tradendo così la sua facciata apparentemente dura come il marmo. 
Oikawa annuì, ma in maniera distratta. Come se non l’avesse realmente sentito.
Pareva immerso in chissà quali pensieri. Gli occhi cioccolata erano vitrei, privi della solita scintilla vispa che li caratterizzava.
La presa sulla sua mano divenne più ferrea e il volto di Hajime invase prepotentemente il campo visivo dell’altro.
“Tooru ascolta, io…” iniziò, cercando confusamente le parole adatte per costruire una frase di senso compiuto che avrebbe potuto aiutare sia il suo compagno… sia se stesso.
Perché, in fondo, in quel momento provavano entrambi la stessa, identica, terribile sensazione.
“Lo so, Iwa-chan” lo interruppe però Tooru, alzando finalmente i suoi begli occhi scuri su di lui, accennando un sorriso lieve.
“Lo so e sto cercando di non pensarci… almeno per ora” sussurrò, sforzandosi vivamente di conservare sul volto un’espressione rilassata, ignorando volontariamente le viscere che si torcevano e il cuore che percuoteva il petto.
Si sarebbe occupato di loro più tardi, in solitudine.
Hajime annuì appena, guardando con estrema attenzione il viso dai lineamenti delicati del compagno, tentando di imprimerselo a fuoco nella mente, nonostante ormai lo conoscesse a memoria…
Essendo tuttavia ben conscio che, di lì a breve, ne avrebbe davvero avuto bisogno.
 
Senza proferir parola, sarebbe stato davvero inutile rivangare certi discorsi, avvicinò piano le labbra a quelle di Oikawa, sfiorandole con le proprie in un contatto leggero… per poi appoggiarvisi con più sicurezza, azzardandosi a lasciar vagare la lingua su quella pelle morbida e cercando di assaporarne ogni centimetro possibile.
In quel frangente non gli importava delle persone attorno a lui; non gli interessava se li stessero fissando in maniera indiscreta, magari indicandoli ai familiari o agli amici, commentando quella scena con aggettivi spiacevoli.
Quei singoli secondi erano tutti rivolti a Tooru, alla singola esistenza che si trovava davanti… l’unica cui tenesse davvero.
 
Si staccò poco dopo, ingoiando il nodo alla gola che pareva non concedergli spazio per respirare.
Posò nuovamente gli occhi sul viso di Oikawa… e lo scoprì con le sclere lucide, le guance vagamente purpuree e il respiro un po’ ansimante.
Prima di poter anche solo pensare di aprir bocca, però, la mano flessuosa del compagno lo agguantò e, tenendolo stretto per il braccio, lo trascinò verso l’angolo della lunghissima parete vetrata dell’aeroporto, intenzionato ad ottenere un po’ d’intimità in più, sebbene non si potesse proprio definire tale considerando che offrissero lo spettacolo a coloro che si trovavano fuori dall’enorme struttura metallica…
Eppure, non importava.
Avrebbe potuto passare l’Imperatore in persona proprio davanti a loro: a Tooru non sarebbe fregato nulla.
Bramava solo di salutare il suo Iwa-chan in un modo che si potesse definire tale.
 
Scoccando una rapida occhiata agli occhi verdi e un po’ offuscati di Hajime, il ragazzo affondò la bocca sulla sua, suggendone le labbra con avidità, sottraendo quanto più calore possibile da quella pelle, imprimendovisi con i denti, insinuandosi con la lingua, circondando con le mani il volto dalle linee severe del moro con impellente bisogno.
Le dita di Iwaizumi si conficcarono invece sulla vita dell’altro, avvicinandolo inconsciamente a sé nello stesso identico modo cui era solito abbracciarlo nell’intimità della loro abitazione.
A casa, eh…
 
Due ragazze bionde dagli occhi turchesi di passaggio, probabilmente straniere, notarono quei due giovani uomini abbandonarsi a tenere effusioni… e, invece di fissarli interdette o fin troppo incuriosite, scoccarono loro uno sguardo colmo di comprensione, sorridendo mestamente.
Era evidente, ai loro occhi, che quei ragazzi tanto innamorati si stessero salutando a causa di una partenza che li avrebbe separati per un lungo periodo.
Si deduceva dal tocco quasi disperato con cui le lunghe dita di quel bel giovane castano tremassero sul collo del compagno; dal modo in cui le palpebre di entrambi fossero eccessivamente strizzate, come a voler scacciar via un dolore prepotente; dalle braccia del moro muscoloso che stringevano salde e fin troppo protettive il corpo dell’altro…
 
Hajime si era totalmente perso scoccando lievi baci a fior di labbra su quella bocca tanto soffice, quando la persistente voce metallica provocò loro un sussulto, facendoli rimpiombare bruscamente nella realtà costituita da grigi aeroplani imponenti e pesanti valigie di pelle.
Si guardarono per un lunghissimo istante, come se cercassero di scavare con gli occhi l’animo dell’altro.
“Devi andare adesso” sussurrò Tooru con la voce rauca, carezzando delicatamente la guancia scura di Hajime e sorridendogli con fatica, sperando con tutto se stesso di non dar a vedere quanto fosse internamente dilaniato.
“Devo andare, sì” ripeté meccanicamente il moro, scostando bruscamente le mani dalla vita di Oikawa e fingendo di non accorgersi dei suoi occhi lucidi al pronunciare quelle parole.
 
Intrecciando nuovamente le dita tra loro, i ragazzi s’incamminarono verso la postazione dei controlli per l’imbarco, dove ormai la fila umana di passeggeri era scemata.
Hajime sapeva che doveva sbrigarsi se non voleva arrivare a bordo sul filo del rasoio… ma era come se una potente calamita lo tenesse inchiodato sul posto.
“Chiamami quando arrivi Iwa-chan, mi raccomando” cercò di usare un tono vivace il castano, scombinando i capelli scuri del compagno come una mamma apprensiva.
“E ricordati di essere carino con i tuoi nuovi colleghi, altrimenti non ti farai mai nuovi amici con quel caratteraccio…” aggiunse agitando il dito in avanti a mo’ di rimprovero, sorridendo in maniera sincera, quella volta.
Il moro sbuffò, rifilando un buffetto sulla nuca di Oikawa che pigolò flebilmente.
“E dì a tutti i tuoi sfacciati collaboratori gay tedeschi che hai un bellissimo fidanzato pronto a spaccar loro il cranio se dovessero avvicinarsi a te anche un centimetro di troppo” concluse cantilenando, utilizzando, tuttavia, un tono piuttosto gutturale per i suoi standard.
“In tal caso piomberai dal cielo con un’astronave in tempo reale? Vorrei proprio vedere…” ribatté Hajime con una smorfia.
“Non sto scherzando, Iwa-chan” rispose però Tooru in maniera stranamente seria, tanto da provocare una risatina sommessa in Iwaizumi.
“Di questo dovrei aver paura io…” mormorò poi quasi indistintamente quest’ultimo, tanto che Tooru stava per chiedergli di ripetere, quando la voce metallica avvisò i signori passeggeri che il volo per Berlino sarebbe partito a breve… e il ragazzo doveva ancora imbarcarsi.
 
“Adesso devo davvero andare, Tooru” sibilò il moro, guardando per un’ultima volta Oikawa negli occhi mentre quest’ultimo annuiva tristemente.
In quei bellissimi occhi che avevano avuto il potere di stregarlo un’infinità di volte…
“Ti amo tanto, Hajime. Non te lo dimenticare” sussurrò Tooru al suo orecchio, nascondendo così il viso.
Poteva sembrare quasi un’affermazione infantile: insomma, come avrebbe potuto scordarsene Iwaizumi?
Eppure, per il castano, quella frase possedeva un significato particolare…
Perché, in verità, aveva davvero il terrore che Hajime obliasse il suo amore per lui, magari troppo preso dal lavoro in quella città straniera, attratto dal nuovo stile di vita, dalle ragazze tedesche che non avevano nulla da invidiare alle modelle delle copertine…
 
Una mano imperiosa afferrò saldamente la chioma bruna del ragazzo e la portò all’indietro, così da far scontrare il suo volto con quello duro del moro, che aveva compreso fin troppo velocemente il suo celato malessere.
“Non me lo dimentico, stupido” sbottò con voce roca, distogliendo per un singolo istante le iridi chiare da quegli occhi spalancati e lucidi, aggiungendo solo “Ti amo anch’io, Tooru” prima di dirigersi a passo rapido verso i cancelli d’imbarco.
 
Oikawa rimase piantato in quell’esatto punto del pavimento a fissare il suo ragazzo che passava velocemente sotto il body scanner.
L’osservò percorrere la lunga scalinata che l’avrebbe condotto al gate e lo vide girarsi un’ultima volta verso di lui, mentre lo cercava con lo sguardo tra la folla sottostante.
Gli mandò un bacio con la mano in maniera ostentata e Iwaizumi scosse la testa in maniera brusca per farsi scorgere anche in lontananza, prima di voltarsi definitivamente.
Tooru sorrise d’istinto a quella reazione tipica di Iwa-chan e…
Non appena si assicurò che fosse ormai scomparso alla vista, permise finalmente alla sua gola di dar voce al singhiozzo che, dall’alba, gli attanagliava il respiro.
 
 
Le due ragazze straniere stavano aspettando pazientemente il taxi che le avrebbe condotte in città sedute su una panchina vicino alla postazione dei controlli.
Era stato inevitabile, per loro, assistere silenziosamente all’intera scena… e tacitamente dovettero osservare, con ormai estrema chiarezza, il ragazzo dai bei lineamenti delicati schiaffarsi una mano sulla bocca mentre s’incamminava repentinamente all’esterno della struttura, come se il suo unico desiderio in quel momento fosse scappare via il più lontano possibile.
“Deve proprio amarlo molto…” sussurrò la bionda riccia, percependo il cuore stringersi di dispiacere alla vista delle lacrime abbonanti su quel volto pallido, nonostante lo sforzo compiuto di nasconderle con il palmo tremante.
“Devono amarsi molto entrambi” la corresse però l’altra, scorgendo in lontananza, quasi indistintamente… il giovane moro sfregarsi con forza l’avambraccio sinistro sul viso.
 
 
 
 
 
Note finali: mi sembra giusto, quando non si ha tempo nemmeno per respirare, decidere di iniziare una storia a più capitoli.
Ovvio, no?
Comunque, tralasciando i miei problemi di masochismo, il tema della partenza mi è molto caro (come ho già fatto evincere in altre storie, lo so, sono davvero ripetitiva) ma mi piace molto l’idea di trattare un argomento che desti pareri contrastanti un po’ ovunque… quindi spero che questo primo capitolo, più una sottospecie di prologo che altro, potrà incuriosirvi.
Ringrazio tutti coloro che abbiano letto e che, spero, continueranno anche in futuro.
Inoltre, ci terrei davvero tantissimo a ricevere la vostra opinione sulla storia, considerando che non sono solita scrivere fic lunghe… un feedback mi renderebbe felicissima per migliorare ancora**
Bacini. 
   
 
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