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Autore: Mia addams    29/11/2017    1 recensioni
Harry, Ron ed Hermione abbandonano la scuola per partire alla ricerca degli Horcrux... ma la storia non finisce con la loro partenza, la storia continua con la rivoluzione di Ginny, Neville e Luna, con la rifondazione dell'Esercito di Silente, con un nuovo malvoluto Preside, con i fratelli Carrow nel corpo insegnanti, con una nuova Hogwarts, spaventosa, oscura... un'altra Hogwarts.
Genere: Avventura, Dark, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Love is our resistance.


I veri eroi non si arrendevano mai, pensava Neville costantemente, e quel pensiero non gli permise di buttarsi giù per l'imminente rientro ad Hogwarts dopo le tanto attese vacanze di Pasqua, rientro che lo metteva in stato di determinazione mista ad agitazione. L'Esercito di Silente, ora, contava solo ed esclusivamente su di lui e Neville non poteva permettersi di sbagliare: aveva un Esercito sulle spalle, persone da difendere.
Nei giorni successivi al rientro, i ragazzi si resero sempre più conto che a scuola non si respirava la stessa aria, tutto pareva teso e all'erta all'interno del castello. I Carrow, dal loro canto, apparivano ancora più combattivi di sempre e fu un mattino piuttosto nuvoloso che notarono un certo movimento. I due Mangiamorte scrutavano ogni membro dell'ES con calma serafica e con la stessa malignità che li contraddistingueva, sembrava che sapessero esattamente cosa stessero pensando i ribelli. Neville ricambiò i loro sguardi con fierezza: non desiderava farsi vedere abbattuto, specialmente da loro, non doveva esserlo. Aveva deciso di combattere e l'avrebbe fatto fino alla fine. Non aveva idee per rendere le lezioni dei Carrow movimentate: doveva prima scoprire cosa si celava dietro i loro sorrisi, cosa avevano in serbo per loro. E l'ES non avrebbe dato l'incentivo ai Carrow di farli del male, dovevano aspettare il momento propizio.
La campanellà suonò subito dopo il pranzo e Neville, Seamus, Calì e Lavanda si affrettarono a raggiungere l'aula di Alecto. Neville si accorse immediatamente che qualcosa non quadrava: non solo molti studenti sembravano essersi ritirati dalla scuola ma anche al tavolo dei Serpeverde mancava qualcuno, qualcuno che non era mai passato inosservato lì al castello.
« Sentite! » fece Calì, indicando Tiger e il suo scimmiesco compare che schiamazzavano a voce alta per i corridoi, mimando qualcosa di assolutamente terribile mentre la Parkinson e la Bulstrode ridevano.
Un lampo di comprensione attraversò il volto di Neville: Draco mancava all'appello, non era tornato dalle vacanze pasquali.
« Cosa significa? » chiese Seamus adirato, percorrendo in tutta velocità le scale che avrebbero condotto alle aule e tendendo l'orecchio verso le quattro serpi.
« Niente di buono, Seamus. » rispose Neville cupo, che aveva una vaga idea di cosa fosse accaduto che aveva reso i due babbei così entusiasti. « Mi aspetto di tutto da questa nuova fase. Ora che quei due non hanno il loro leader Draco che li tiene sotto controllo brancolano nel buio della stupidità più totale. »
« Cosa diavolo avranno in mente? » intervenne Calì, furibonda. « Avrei proprio voglia di spaccare la faccia alla Parkinson. Sono anni che muoio dalla voglia di farlo! »
« A chi lo dici, farle scomparire il sorriso da quella faccia da carlino. » accluse Lavanda, lanciando alla Parkinson un'occhiataccia minacciosa.
I Grifondoro fecero il loro lugubre ingresso in aula, accolti dai soliti fischi e da insulti (che furono, naturalmente, ricambiati con grande minuzia del dettaglio), e presero posto in fondo all'aula, nei soliti posti.
« Che faccia da cane. » ribadì Lavanda, facendo una smorfia disgustata alla Parkinson, che stava strillando qualcosa che somigliava pericolosamente a: "I vostri eroi hanno tirato le cuoia?".
« Arriva la caprona. » sibilò Seamus, chiudendo la bocca alle due amiche.
« Parlando di animali... » ridacchiarono Calì e Lavanda, facendo sorridere anche Seamus.
Neville, dal suo canto, non rise: era troppo concentrato ad osservare l'ingresso festoso di Alecto Carrow pensando che se qualcosa metteva di umore ottimo la Mangiamorte doveva essere solo motivo di preoccupazione per l'Esercito di Silente. Al suo seguito, un manipolo di Serpeverde presero posto quasi saltellando, fuori di loro dall'eccitazione.
« Stamattina parleremo dello statuto e della clausula sull'abbigliamento. » annunciò la donna, iniziando la lezione e chiedendo il silenzio assoluto.
Calì e Lavanda, troppo scioccate dall'argomento, si rifiutarono di prendere appunti. Neville e Seamus erano dello stesso parere delle due, e non scrissero una parola: erano troppo occupati a tenere d'occhio i Serpeverde che li osservavano in maniera torva e ostile per ascoltare la Carrow nonostante le sue parole taglienti li colpissero in pieno petto ogni volta che lei le pronunciava.
« ... quindi, noi esseri purissimi siamo costretti ad adottare un vestiario completamente Babbano, sporco e contaminato. » stava dicendo Alecto, ribadendo il concetto per la decima volta di fila.
Neville, che stava contemplando il galeone incantato chiedendosi se fosse stato necessario richiamare gli altri membri dell'Esercito per creare scompiglio, ebbe l'ennesimo tremito: si sentiva nauseato, non riusciva a sopportare la vocina eccitata della Mangiamorte. Quell'argomento di lezione era malato e Alecto Carrow non si contenne con gli insulti rivolti ai Babbani e Nati Babbani, con tanto di accenno ai Mezzosangue e Babbanofili.
« Quegli animali stupidi e sporchi hanno costretto noi esseri puri alla clandestinità con atti di ferocia! »
« Non possiamo indossare i nostri abiti a causa loro! » si inserì la Parkinson, furiosa.
« Esattamente. » convenne la Carrow, fiera della sua studentessa. « Abbigliamento babbano conforme il più possibile alla moda del tempo e divieto di indossare in presenza di quegli animali abiti a cui siano state apportate personali modifiche o ritocchi. Vi rendete conto? Noi che somigliamo a degli sporchi Babbani... coi loro abiti! »
Neville aprì la bocca, da cui non uscì alcun suono: sentiva che la pazienza stava venendo meno, era più di un'ora che non faceva altro che ascoltare le subdole perversioni di Alecto Carrow. Mentre stringeva il galeone incantato fino a sbiancare le nocche, si sentiva come un vulcano in procinto di eruttare, il desiderio folle di fare qualcosa per mandare all'aria ogni infido pensiero della sua insegnante.
« A causa loro dobbiamo sopprimere la nostra libertà, sopprimere la nostra natura. Ci hanno costretti a nasconderci, ricattandoci, con barbarie, con atti atroci. Fortunatamente, l'ordine naturale si sta restaurando... »
Neville intascò il galeone con uno scatto. « Posso chiedere una cosa riguardo la lezione? » chiese senza riuscire a trettenersi, vertendo una strana sensazione che si animava nel suo petto, l'istinto di prendere a schiaffi il perfido volto della Carrow misto al desiderio di vomitare.
« Paciock. » lo accolse Alecto, con un ghigno. « Mi stavo giusto chiedendo cosa avessi da dire al riguardo. »
​Neville combatté contro il desiderio di farle più male possibile e sostenne lo sguardo della Mangiamorte, sprezzante. « Dopo aver ascoltato attentamente la sua lezione, mi è sorto un dubbio che solo lei può dissipare. Dunque, mi chiedevo... quanto sangue Babbano ha lei e suo fratello? » e sputò veleno su ogni parola che aveva composto la sua ultima frase.
Fu un attimo che pareva si fosse protratto all'infinito in cui il viso della Carrow si contrasse in una smorfia di puro orrore, di raccapriccio. Mai nel corso dell'anno scolastico qualcuno aveva osato dirle qualcosa di così grave, di così offensivo per lei, neanche gli altri membri dell'Esercito di Silente avevano osato tanto. Ma Neville non riuscì più a contenersi: tutta la rabbia, la frustrazione, il pensiero che a causa di Voldemort e dei suoi Mangiamorte aveva perso amiche e amici, aveva perso i suoi genitori, stava perdendo tutto, esplosero come lava. Sapeva che sarebbe stato punito ma niente era paragonabile alla soddisfazione nel vedere Alecto Carrow paralizzata dall'orrore.
Seamus, Calì e Lavanda si voltarono verso di lui; tutti si voltarono a guardarlo, scioccati a dir poco.
Poi in un secondo una maledizione colpì il volto di Neville ed egli si ritrovò a terra, ad urlare dal dolore: era una maledizione potente, non come la Cruciatus, ma potente abbastanza da fargli provare dolore fisico in quel punto preciso del volto.
« Seamus, no! » strillarono Calì e Lavanda, trattenendo il ragazzo per le vesti, che si era tuffato a terra per aiutare l'amico.
« FATEVI DA PARTE, MOCCIOSI CHE NON SIETE ALTRO! » strepitava Alecto, il respiro affannoso e corto come se avesse corso per mille metri, il terrore ancora impresso nei suoi acquosi piccoli occhi. « ANDATE A CHIAMARE AMYCUS! TIGER, GOYLE! »
La Bulstrode e un'altra grossa ragazza afferrarono Calì e Lavanda per il collo, confiscando loro le bacchette. Alecto Carrow si chinò lentamente su Neville e lui sentì il suo respiro mozzo sulla faccia, vide il suo volto terrorizzato imperlato dal sudore freddo. Seamus, trattenuto da Tiger, urlava con tutto il fiato che avesse in gola e brandiva la bacchetta con violenza, calciando ogni punto del Serpeverde che riusciva a raggiungere.
« Me la pagherai, Paciock. » biascicava senza freni Alecto, sotto shock. Non riusciva più ad urlare, le mancava il fiato tanto che le parole del ragazzo l'avevano colpita. « Oh, ci puoi scommettere quello che vuoi... quello che vuoi... »
« Non penso proprio, professoressa. »
Un'altra maledizione, che non fu scaturita dalla bacchetta di Alecto Carrow, colpì Neville nello stomaco e il ragazzo si costrinse a non vomitare sulle scarpe del nuovo arrivato: Amycus aveva irrotto nell'aula con espressione omicida sul volto allargato e rozzo, e si vedeva lontano un miglio che fiutava l'aria speranzoso. Aveva perso l'eccitazione di quella mattina ma sul suo viso era comparsa la maschera crudele di sempre.
« Punizione? » chiese, piuttosto sadicamente, mentre analizzava Neville da cima a fondo e lo costringeva ad alzarsi con un violento strattone.




Neville, ricoperto da bozze e tagli sanguinanti e pulsanti, si trascinò dietro i Carrow con una certa debolezza. I due Mangiamorte lo avevano punito severamente, sembravano ossessionati da lui: punirlo per ore era diventato il loro spasso, e non ci fu ribelle che riuscì ad impedire la tortura del Grifondoro. Neanche Seamus, che aveva cercato in tutti i modi di difendere l'amico in aula, ricevette il suo stesso trattamento. Sembrava che i Carrow ce l'avessero in modo particolare con il capo dell'Esercito.
Neville scosse il capo, fuori di lui dalla rabbia: la scuola continuava a cambiare, i Carrow erano diventati effettivamente più feroci. E a lui continuava a non importare purché tutto si fosse risolto con il rovesciamento dei loro regimi dittatoriali, dei loro suprusi.
« Vediamo come se la cava il capo dei ribelli a lanciare Maledizioni senza Perdono. » ridacchiò Alecto, mentre il fratello lanciava un'occhiata sprezzante al ragazzo, alzando minacciosamente un sopracciglio.
Amycus fece una risatina cupa per niente divertita, afferrando Neville per il collo e costringendolo a camminare per i sotterranei. « Andiamo, Paciock, non fare quella faccia da pesce lesso! Il tuo momento di gloria sta giundendo al termine, faresti bene a dimostrarci quanto vali. Infondo... conosci bene la Maledizione Cruciatus, no? »
Alecto strillò dal ridere, molto stupidamente. « Oh, sì, che la conosce! »
« I tuoi genitori devono averla vissuta da molto vicino, immagino. »
« Non si azzardi neanche a nominarli, i miei genitori! » urlò il ragazzo, divincolandosi dalla presa ferrea del Carrow e mordendosi un labbro: la provocazione bruciava, tutto dentro di lui stava bruciando.
Il Mangiamorte fece roteare la bacchetta e Neville si contorse lievemente. « Fa male, eh? » sussurrò, mentre la sorella ridacchiava ed il terzetto faceva capolino nelle celle oscure e silenziose del castello, dentro le quali erano rinchiusi alcuni studenti. « Fai la tua scelta, Paciock. »
Neville rimase pietrificato dalla crudeltà che si presentava dinanzi ai suoi occhi.
« Che stai aspettando? » esordì Alecto, eccitata.
« Loro non... » cominciò Neville, spaventato.
Amycus fece un gesto rozzo con la mano. « Sono ribelli. Ribelli che seguono il vostro stupido esempio e che devono essere puniti per essere stati maleducati in aula. Puniscili, Paciock, o noi puniremo te. »
Neville guardò ogni singolo volto prigioniero lì dentro. Sembravano tutti molto piccoli, alcuni erano sicuramente dei primini. Quella visione gli ricordò con immensa amarezza quando fu Astoria Greengrass ad avvertire l'Esercito del pericolo in cui gli studenti si erano trovati mesi prima ed incitarli a fare qualcosa per salvarli. Sembrava essere passata un'eternità... eppure in quel momento la storia si stava ripetendo: ragazzini innocenti, confusi e ingenui che non capivano cosa stava accadendo erano stati puniti, ingabbiati come animali.
« Una Maledizione Cruciatus, Paciock, basta questo. »
Neville si trattenne dal sputare ai piedi dei Carrow. « Mai! »
Alecto sferzò la bacchetta sul viso del ragazzo e sangue caldo fuoriuscì copioso, macchiando il pavimento nero. « Ti sta bene, Paciock. » disse la donna, furente. « Portalo via, fratello, e chiamiamo a raccolta i nostri studenti Serpeverde: loro saranno ben grati di dare una bella lezione a questi piccoli insolenti! »
« Liberateli immediatamente o ve la vedrete con me! » esclamò il ragazzo, dimenandosi.
Amycus lo colpì forte sulla faccia, facendosi beffe di lui. « Vedercela con te, Paciock? E cosa farai, ci scatenerai addosso il tuo Esercito? Li libereremo solo dopo una punizione coi fiocchi e voi mocciosi dell'Esercito di Silente non potrete fare niente per loro! »
Le urla degli studenti in castigo fu l'ultima cosa che Neville udì prima di essere scaraventato con violenza fuori dai sotterranei, incapace di fare altro.




Hannah misurava a grandi passi il dormitorio di Tassorosso, nervosa, spaventata. Cosa avrebbe dato per mettere fine a tutto quello, per essere di nuovo una ragazza normale. Susan le aveva appena riferito che Neville era stato punito duramente dai Carrow, che era messo male, e Hannah non riusciva a sopportarlo. L'ultima comunicazione sul galeone diceva che gli studenti erano stati messi in castigo nei sotterranei del castello e avevano subito dai Serpeverde una lunga tortura e che, purtroppo, l'ES non aveva potuto fare nulla per aiutare quelle persone.
Stava diventando sempre più difficile uscire dopo il coprifuoco, stava diventando sempre più difficile aiutare gli innocenti... eppure bisognava fare qualcosa, qualunque cosa, per ritornare all'attacco.
« Scendi a colazione, Hannah? » chiese Susan, anche lei piuttosto affranta.
« Sì. » rispose Hannah, e scese le scale del dormitorio con un peso sul cuore.
« A cosa stai pensando? »
« A tutto e a niente. Ciao, Ernie! Justin. »
Ernie spalancò il ritratto per uscire dalla Sala Comune di Tassorosso. « 'Giorno a tutte e due. Come state? Immagino siate preoccupate per Neville... lo siamo anche noi. Davvero terribile che sia stato preso così di mira dai due Carrow. »
« Se solo ci fosse un modo per mettere fine a tutto questo... » disse Susan, uscendo.
« Lo hanno preso di mira perché si è esposto più di tutti. » si intromise Hannah, in tono duro. « Loro sanno bene che c'è lui dietro tutto questo, non sospettano, ormai. Loro sono certi della sua colpevolezza e Neville sta correndo un grosso pericolo. »
« Dobbiamo trovare un modo per combattere in segreto, me l'ha detto Seamus. O almeno, attendere che sia ripristinato l'ordine a scuola. »
« Non sarà mai ripristinato l'ordine, Ernie. » disse Justin, convinto. « I Carrow hanno appena iniziato a comportarsi da veri Mangiamorte. »
« In ogni caso, dobbiamo aspettare. » concluse Ernie, in tono definitivo.
« Io non ne posso più di aspettare. » sibilò Hannah, scura in volto ma decisa a render chiara la situazione che le stava a cuore. Gli amici Tassorosso si voltarono verso di lei, stupiti: non era solita usare quel tono, la rabbia che aveva racchiuso dentro non era mai uscita fuori come in quel momento. « Ho smesso di vedere Neville sacrificato. Dobbiamo sacrificarci anche noi! »
« Ben detto! » esordì una voce familiare che i Tassorosso riconobbero come quella di Michael Corner.
« Michael, che ci fai qui? » chiese Susan, sorpresa.
« Cercavo Zacharias Smith. » disse il ragazzo, severamente. « Avete idea di dove sia? »
« In dormitorio, si rifiuta di scendere per la colazione. » rispose in maniera timorosa Ernie. « Successo qualcosa? »
Michael si scambiò uno sguardo complice con Hannah e dichiarò in tutta franchezza: « Ieri abbiamo discusso e sono venuto a cercarlo per un chiarimento. Se lui vuole tirarsi indietro dall'Esercito, che si tiri pure indietro. Non abbiamo bisogno di pesi morti! E che non osi ancora una volta rivelare i nostri piani privati. »
Justin rimase a bocca aperta. « Sono molto serie le tue accuse, Mike... »
Hannah, al contrario, annuì con forza, dicendo: « Michael ha ragione, Justin. Sappiamo benissimo che l'unico che ci mise in trappola un mese fa fu lui, rivelando senza volerlo orario e corridoio del nostro piano. »
« Ma... »
Ernie sembrava sconvolto e si lustrava il distintivo da Caposcuola con un certo nervosismo.
« Ernie, per favore. » sorrise Michael, piuttosto mestamente. « Anche voi siete miei amici, sono molto affezionato a voi e capisco la tua posizione ma era Astoria Greengrass ad essere innocente. I Serpeverde tesero una trappola a Zacharias e lui ebbe paura... »
« E ci sta! »
« Ci sta, Ernie, ma la paura di cui abbiamo bisogno noi è una paura che ci rende forti! Se ciò non accade, il caro Smith deve restarne fuori: non possiamo permetterci errori, capisci? Sono in gioco le nostre vite! »
« Ci parleremo. » disse Hannah, decisa. « Siamo tutti stufi di questa situazione. »




Michael condivideva la stessa frustazione di Hannah Abbott. C'era qualcosa dentro di lui che scoppiettava, come un fuoco ardente. Il pensiero della perdita di Ginny gli riempiva il cuore di rabbia, di dolore, il fatto che non avrebbe più rivisto i suoi occhi accesi di ribellione, la sua chioma fiammante, il suo spirito guerriero, lo rendeva irato e immusonito. Così come Hannah voleva dimostrare a Neville di riuscire a sacrificarsi per lui, anche Michael voleva dimostrare alla Grifondoro di essere in grado di vendicarla.
Ma in che modo?
L'occasione si presentò dinanzi a lui un giorno assai tetro, mentre alcuni membri dell'ES erano in punizione coi Carrow. Come guidato da uno spirito, da un fuoco ribelle, Michael uscì dalla Torre di Corvonero e si diresse nei sotterranei, con una strana sensazione nella bocca dello stomaco. Aveva i brividi per tutta la schiena, la pelle d'oca, quando giunse nelle segrete del castello. Un misto di paura e adrenalina percorse il suo corpo e ebbe un tuffo al cuore quando si ritrovò a guardare il faccino terrorizzato di un primino, incatenato tra le sbarre.
Michael deglutì, combattendo con l'istinto di andare via e non tornare: aveva deciso di dirigersi nei sotterranei per controllare che non ci fossero studenti in punizione e mai si sarebbe aspettato, invece, di trovare un bambino incatenato, ferito, solo e traumatizzato. Era più di quanto avesse immaginato, era qualcosa che andava oltre ogni atto crudele a cui avesse mai assistito.
« Quei bastardi ti hanno fatto questo? » urlò Michael, con rabbia crescente e incontrollata.
Il primino piangeva a singhiozzi e non rispose, non sembrava averne la forza. A Michael tremavano le mani ma fu con estremo coraggio che non fece dietrofront: l'unica speranza per quel bambino era lui, non sarebbe andato via senza portarlo in salvo neanche per chiamare a raccolta il suo Esercito.
Era un atto che doveva compiere da solo. Era la sua vendetta.
« Ti libero io! Fosse l'ultima cosa che faccio. Bombarba Maxima! »
Polvere e fracasso si levarono dai sotterranei e la fredda cella esplose, spaventando a morte il primino. Michael si fece avanti tra i detriti e gridò: « Relascio! » alle catene che il bambino aveva avvolte attorno ai polsi e alle gambe e lo strinse forte al suo petto, cingendolo tra le braccia forti.
« C-Ci u-uccid-deranno... ci uccideranno! » singhiozzava il primino, il faccino sporco di fuliggine, tremando senza controllo.
« Non lo faranno, fidati di me. » disse Michael in tono rassicurante, correndo a perdifiato verso l'uscita col ragazzino tra le braccia. « Ti porto da Madama Chips e poi noi dell'Esercito di Silente troveremo una soluzione per te. »
« Davvero? » chiese il primino, alzando lo sguardo lacrimoso su di lui e per la prima volta il Corvonero ne udì il tono speranzoso. « I-io... non r-riuscivo a chiamare i Babbani s-sporchi animali, loro hanno insistito e i-io n-non li ho chiamati così, ho d-detto loro che mio p-padre d-detesta queste parole, che f-fanno s-schifo come parole... »
« E loro ti hanno fatto questo. » concluse Michael, disgustato. « Immagino che... »
« CHE DIAVOLO CREDI DI FARE, FECCIA?! »
Michael sussultò dallo spavento, il cuore che sprofondava e la mente totalmente annebbiata. Aveva fatto credere a quel ragazzino che sarebbe uscito indenne dalla situazione e invece i Carrow li avevano beccati e quel primino spaventato sarebbe stato torturato più di quanto non avessero già fatto i due Mangiamorte.
Il Corvonero, nonostante le gambe molli per il terrore, cominciò a correre.
« INSEGUIAMOLO, AMYCUS! »
« Corri da Madama Chips, d'accordo? Non ti fermare mai, corri da lei! » disse Michael frenetico, depositando il primino su per le scale e correndo nella direzione opposta in modo da attirare a lui i Carrow e permettere al ragazzino di lasciare la scena illeso.
Ebbe una fugace visione del primino che correva per mettersi in salvo prima di incrociare gli occhi furenti dei Mangiamorte che l'avevano già raggiunto e accerchiato.
« Cosa diavolo credevi di fare, eh, lurido bastardo? » sbraitò il Carrow in tono che non ammetteva repliche, lanciandogli una maledizione che lo costrinse a gettarsi in terra a carponi. « Davvero credevi di prenderti gioco di noi, maledetto? E chi saresti per osare questo? »
Ogni domanda era una maledizione; Michael strillava dal dolore, non aveva mai provato quello che stava provando in quel momento. Anche quella tortura andava oltre ogni immaginazione e le sue urla facevano eco nel corridoio deserto.
« CRUCIO! CRUCIOOO! »
« Marcisca al posto del ragazzino, Amycus, mi sono stancata di tenere a bada i ribelli! »
« Non farete più del male... »
« Silenzio, feccia! Crucio! »
Un dolore senza fine percorse il corpo di Michael mentre le aule si aprivano al suono della campanella e studenti si riversavano nei corridoi.
« Voi non farete... »
« Taci, sudicio pezzente! Crucio! » diede man forte Alecto, attirando l'attenzione degli studenti in corridoio, che rimasero paralizzati dall'orrore.
Amycus scoppiò a ridere alla vista dei loro visi bianchi come cenci, i visi di chi aveva assistito ad una tortura terribile. « Restate per lo spettacolo, vero? »




Il Quidditch fu annullato, le gite ad Hogsmeade furono annullate... il castello stesso si stava annullando. I due Mangiamorte avevano messo fine ad ogni cosa potesse rendere felici i ragazzi ad Hogwarts, l'avevano tramutata in un incubo infinito.
Neville si sentiva nervoso come se stesse sostenendo un'esame ma avrebbe dato qualsiasi cosa per scambiare l'agitazione che provava in quel momento per un test scritto: aveva stabilito un incontro nella Stanza delle Necessità con l'intero Esercito e mai come in quel momento desiderava di non affrontare i ragazzi.
Che cosa avrebbe detto? Michael si era esposto esattamente come si era esposto lui e i Carrow l'avevano torturato di brutto dinanzi a quasi tutta la scuola, gli studenti erano spaventati, nessuno avrebbe continuato a combattere. Neville non poteva permettere che le torture subite da Michael potessero capitare a qualcun altro, non era quello che chiedeva dal suo Esercito: le bravate costavano caro.
« Sei pronto, amico? » chiese Seamus, guardandolo con un occhio violaceo piuttosto malconcio.
« Sì. » rispose Neville, che era tutto tranne che pronto. « Come sta Michael? »
« Si riprende. Stava riposando quando sono andato a trovarlo... » Seamus diede al ragazzo una pacca sulla schiena e un accenno di sorriso rassicurante. « La McGranitt era preoccupatissima, lo sono tutti quanti. E dire che quest'anno dovremmo avere i MAGO... ma nessuno degli insegnanti sembra badarci molto. »
« Non ci sarà nessun esame finale, ne sono certo. Nessuno sta studiando più di tanto... »
« Lo penso anche io. » convenne Seamus, convinto. « Forza, andiamo! Siamo tutti con te, Neville. »
Neville annuì, ansioso, balzando giù dal ritratto della Torre di Grifondoro.
« Cosa ti ha detto Mike? » chiese Seamus.
« Che dovevo aspettarmelo. E naturalmente me l'aspettavo... »
Con uno sguardo combattivo, i due amici entrarono cautamente nella Stanza. Furono accolti da un silenzio tombale, non da urla festose o applausi, come era sempre accaduto: solo dal silenzio e da occhiate serie. Hannah non faceva che guardare Neville pensando che mai aveva conosciuto un ragazzo così forte e bello e niente le impedì di distogliere lo sguardo da lui.
« Bene. » il nervosismo rendeva la voce di Neville ancora più acuta. « Sono contento che, beh, siate venuti quasi tutti. Seamus mi ha appena riferito che Michael sta benone, si sta riprendendo alla grande. E noi non avevamo dubbi. I suoi due migliori amici sono con lui, si stanno prendendo cura di lui... »
Un nodo in gola doloroso impediva al ragazzo di continuare: chi si sarebbe preso cura di loro, invece?
« Io... vi ho chiamati a raccolta per comunicarvi ufficialmente che i tempi di bravate sono finiti, che dobbiamo passare a veri piani. L'anno scolastico sta finendo e ci avviciniamo sempre di più al nostro obiettivo: il rovesciamento di questo regime. »
« Sei ancora convinto che Potter e i suoi amici verranno a darci una mano? » chiese Padma.
« Sì. » rispose Seamus, sicuro. « Non fa che ripetermelo. »
« Sento che manca poco, dobbiamo solo resistere. » riprese Neville, incrociando gli occhi ardenti di Hannah, che erano piantati nei suoi. « Ce la faremo, dobbiamo solo lottare in segreto. A nessuno di voi accadrà quello che ha subito Michael! I Carrow sospettano di voi, naturalmente, ma ancora di più sanno di sicuro che io sono il vostro capo e correremo rischi ancora più pericolosi di una semplice tortura. Non permetterò che accada nulla di tutto questo. Dobbiamo combattere con le piccole cose, tenendo accesa quella fiamma di ribellione. Dobbiamo combattere i Carrow con la nostra stessa forza! »
Hannah sorrise e il suo grido si levò all'interno della Stanza: « ESERCITO DI SILENTE! »

   
 
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