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Autore: bahir    30/11/2017    1 recensioni
“Quello che penso è che a un certo punto siamo scesi dal treno”
“Che dici?”
“No. Lo dico davvero. Io dovevo avere Atsu accanto. Non capisco perché ci siamo separati. Sai quando sei piccolo e ti dicono che se sei buono, ti comporti bene e sei corretto ti succederanno solo cose belle?”
“Si”
“In realtà sono cazzate, lo abbiamo imparato tutti. Ma quando sei piccolo nessuno ha il coraggio di dirtelo”
“…In effetti sarebbe diseducativo”
“Lo è anche capire che quello che ti hanno insegnato è sbagliato. Che il modo in cui vivi non ti offre nessuna garanzia di evitare il disastro.”
“E allora?”
“Non lo so, forse dovremmo dire ai nostri figli di comportarsi bene ma che nella vita questo non è sufficiente. Che ci vuole anche fortuna. Che non tutto dipende da noi. Che a volte le cose vanno male perché la divinità quel giorno guardava altrove…cose così”
“Forse hai ragione ma che c’entra con quello che dicevamo prima?”
“C’entra che quando perdi fiducia nel modo di vivere che ti hanno insegnato e capisci che sei seduto su un treno e che la felicità è tutta nell’arrivare alla stazione successiva…tu scendi dal treno”
“Ah!”
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non posso continuare se non parlo di lui. Ma non so mai da dove cominciare...se il rapporto con Atsu a volte mi dava delle preoccupazioni, quello con Bahir è sempre stato al di là del mio controllo.
L'unico pensiero che mi consola è che forse per lui era la stessa cosa.
Se io mi sono trovato questo nome addosso -Michelino degli angeli- è a causa sua. E' stato lui a chiamarmi così la prima volta, non mi ricordo neanche quanto tempo fa.
Bahir è un nome arabo e significa 'che sparge luce'....quante volte ho sentito questa frase?
I miei ricordi riguardo a lui sono confusi e dilatati ma quando cercava di spiegare qualcosa di sè iniziava sempre così, come se dovesse giustificare la sua esistenza. Mi faceva paura. Eppure non ho mai pensato di separarmi da lui.
Dire che mi faceva paura forse non rende l'idea. Mi terrorizzava in modo viscerale, in ogni momento, costantemente io percepivo la sua estraneità. Io e lui eravamo inseparabili, forse agli occhi degli altri eravamo amici. So solo che quando prendeva una decisione io ero automaticamente coinvolto. Senza alcuna possibilità di scelta. Ma le sue non erano alzate di testa da ragazzino. Erano tragedie in più atti.
Ha sempre preteso da me una lealtà assoluta. A volte stargli vicino era un tormento, ma avevo ottimi motivi per sforzarmi. Il primo era Atsu. Almeno così cercavo di giustificarmi.
Loro due erano fratello e sorella. Entrambi adottati. A volte ho pensato che l'unica parte di sè che lui mi abbia mai concesso di amare sia stata sua sorella. Mi ha chiesto il mondo in cambio.
Ecco come ho passato la mia adolescenza: Atsu che prepara il tè, Kainu sdraiato sul divano ad ascoltare musica e Bahir che mi guarda come se fossi la sua ombra. Perché è così che lui mi ha sempre percepito: come un'appendice della sua anima e un prolungamento del suo corpo. Come gli angeli che sono solo un'emanazione dell'amore di Dio. Io ho amato Bahir profondamente ma a volte desideravo non averlo mai incontrato. Guardando indietro, il passato mi appare come una allucinazione. Allora non lo sapevo ma quella attrazione elettrochimica che mi trascinava verso di lui col tempo si sarebbe trasformata, diventando qualcosa di diverso. Lui aveva carisma, ne ha sempre avuto ma quando eravamo adolescenti questa cosa era assolutamente fuori controllo. In certi momenti lo aggredivo, non capivo esattamente cosa volesse da me. Sospettavo che neppure lui lo sapesse. Ma qualunque cosa fosse, si trattava di qualcosa di enorme, assoluto, svincolato da tempo e spazio, Che sarebbe evaporato nei miei ultimi istanti di vita cosciente. Ecco cosa voleva da me, lui. Pensavo che avrebbe fatto qualunque cosa per prendere il meglio che avevo da dargli, anche usando cesoie affilate per estrarlo se fosse stato necessario. Mi sentivo un involucro. E' difficile in queste situazioni muovere un'accusa diretta. Di cosa avrei potuto accusando? Inoltre io ero del tutto catturato da lui. E non dipendeva solo da lui. Ero io a volergli stare accanto.  Anche se a volte era doloroso. Qualcosa in lui, di unico e irripetibile, mi aveva indotto ad abbassare tutte le difese. E lui, col suo istinto di animale da preda, lo aveva capito. Nonostante ciò non lo ho mai odiato. Sono certo di averlo sempre amato con lo stesso slancio.
I due fratelli sono stati accolti da bambini ed il padre adottivo, Nagare, li ha sempre trattati con grande affetto. Addirittura crescendo Bahir ha assunto dei lineamenti che ricordavano quelli del padre. Il che a me è parso piuttosto sinistro, mentre in famiglia si scherzava apertamente su questa somiglianza tardiva. L’affetto che ha sempre unito loro tre mi ha portato a considerare in modo relativo i legami di sangue. Io in certe fasi mio padre non potevo vederlo neanche in cartolina. Ma nei momenti bui mio padre ha fatto per me quello che nessuno ha avuto il coraggio di fare: mi ha portato via il pianoforte. Solo lui ha capito quanto la vista dello strumento mi tormentasse.

Making of...CAPITOLO 2
Buongiorno (ormai sera...) a tutti! Ho deciso di aggiungere qualche riga per chiaccherare con chi è interessato riguardo a ciascun capitolo. Tanto per rendere più interattiva l'esperienza!Finalmente entra in scena Bahir, il personaggio a cui devo il mio nickname. Quando c'è di mezzo lui, tutto si complica, ed il fatto che non vaghi in tutti i capitoli a far danni è davvero un sollievo! Questo è stato uno dei capitoli che ho riscritto il maggior numero di volte, voi penserete; Ah, sì? Comunque è orrendo! 
A parte gli scherzi, Bahir è piuttosto a sè stante come personaggio e l'unico con cui ha un rapporto stretto è proprio lo sfortunato protagonista! Questa storia mi accompagna da anni, calcolo di aver iniziato a scriverla più o meno una decina di anni fa ed alcuni capitoli sono stati scritti ad anni di distanza dai precedenti, creando non pochi problemi di incoerenze. Più o meno a metà della storia mi sono arenata, arrivando letteralmente ad un punto morto. Il titolo originale era "Dieci Qualità". Non riuscendo più a scrivere una riga, ho accantonato la storia. La scorsa estate, probabilmente a causa di uno shock termico, mi sono svegliata con un nuovo titolo. Da lì in poi è stata tutta discesa ed i rimanenti dieci capitoli si sono sostanzialmente scritti da soli. Un saluto ed arrivederci al prossimo capitolo.
   
 
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