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Autore: Signorina Granger    30/11/2017    4 recensioni
Raccolta di varie OS dedicate a coppie/singoli personaggi delle mie Interattive.
I: Joseph Richardson
II: Charlotte Selwyn
III: Ivan Petrov/Irina Volkova
IV: Constance Prewett
V: Markus Fawley/Berenike Black
VI: Jude Verrater/Isabelle Van Acker
VII: Jake Miller/Scarlett Anderson
VIII: Nicholas Bennet
IX: Antares Black
X: Gabriel Undersee/Helene Bergsma
XI: Altair Black/Elizabeth Abbott
XII: Aiden Burke/Eltanin Black
XIII: Adrianus Stebbins
XIV: Cecil Krueger/Isla Robertson
XV: Regan Carsen/Stephanie Noone
XVI: Pawel Juraszek
XVII: Phoebus Gaunt/Nymphea McLyon
XVIII: Hooland Magnus/Rose Williams
XIX: Dante Julius/Jane Prewett
XX: Lilian Blackwell
XXI: Oliver Miller/Ingrid Braun
XXII: Noah Carroll/Mairne Connelly
XXIII: Seth Redclaw/Kate Bennet
XXIV: Emil Bach/Rebecca Crawley
XXV: Sean Selwyn
XXVI: Jade Bones
XXVII: Andrew Maguire/Iphigenia Ashworth
XXVIII: Gabriel Greengrass/Elena MacMillan
XXIX: Wyatt Hill
XXX: Erzsébet Bathkein-Horvàth
XXXI: Carmilla Bathkein-Horvàth
XXXII: David Maguire
XXXIII: Maxine Keenan/Erik Murray
XXXIV: Charlotte/Adela/Hector/William/Aurora/Regan/Stephanie
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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How I met your Granny


Altair Black Image and video hosting by TinyPicElizabeth Abbott Image and video hosting by TinyPic




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“Altair!”

Silenzio 

Elizabeth Black provò a chiamare il marito una seconda volta, ma non ottenendo alcuna risposta decise di lasciar perdere, uscendo dalla sala da pranzo dove si era chiusa circa un’ora prima, arrovellandosi su una lista e maledicendo le odiose cene di famiglia.

“Altair? Stai diventando sordo a ventisei anni?”

O più probabilmente non aveva voglia di sentire. 

Quando lo trovò Lizzy non seppe se sorridere e ammorbidirsi o scuotere il capo, guardando l’inscalfibile Auror nonché ex donnaiolo incallito seduto su una poltrona con una specie di fagottino vestito di azzurro in braccio, impegnato a coccolare e fare gli occhi dolci alla figlia. 

“Altair, mi senti?”
“Mi spiace, non posso aiutarti, come vedi sono impegnato.”
“Sì, lo vedo, ma quando avrai finito di fare la corte al tuo nuovo grande amore potresti venire a darmi una mano con la dislocazione dei posti? È la tua famiglia, non la mia!”

“Credo che dal momento in cui ci siamo sposati sia diventata anche la tua famiglia Lizzy, sei una Black anche tu adesso. La mamma è una guastafeste, non trovi anche tu? Sono io il tuo preferito.”

Altair sorrise alla piccola Electra, dandole un bacio sulla fronte mentre la moglie roteava gli occhi, chiedendosi quando avesse iniziato a rincoglionirsi alla vista di un bebè. 

“Lasciamo perdere… Elnath sta dormendo?”
“Sì, dorme della grossa… e visto che oggi sono a casa, posso giocare con loro.”

“E pensare che fino a cinque anni fa i bambini li avresti snobbati…”
“Le persone cambiano Abbott, e poi non fare la sostenuta, tu stai con loro tutto il giorno tutti i giorni, io li vedo poco!”

“Infatti sono a dir poco esaurita, se vuoi facciamo a cambio e io me ne torno al lavoro, mentre tu fai il papà 24h su 24…non reggeresti due giorni.” 
“Ah sì? Vogliamo scommettere?”

“Perfetto. Ti lascio due giorni da solo con loro, per quando tornerò mi implorerai di non levare mai più le tende e avrai bisogno di un sostegno psicologico.”


*


“Papà?”
Sentendosi chiamare Altair si voltò, sorridendo al figlio mentre Elnath era in piedi accanto alla sua sedia, i capelli come sempre a dir poco spettinati e i vivaci occhi azzurri luccicanti. 

“Che c’è Nath?”
“Guarda, l’ho fatto per te.”

Elnath sorrise, mostrando un enorme foglio colorato al padre quasi con aria orgogliosa, indicando le figure che aveva disegnato:

“Questo sei tu che sconfiggi i cattivi, questi siamo io ed Elly che ti diamo una mano… e questa è la mamma!”
“Ah, c’è anche lei?”
“Certo, ci aiuta anche lei.”
“Naturalmente… ma El non c’è?”

No papà, El è piccola, non può sconfiggere i cattivi.”

Elnath si accigliò leggermente, guardando il padre come a volerlo rimproverare mentre Altair annuiva:

“Giustamente… mentre tu invece sei grande, no?”
“Certo, ho sei anni!”

“È vero, che sbadato…”

Altair annuì, sforzandosi di restare serio e di non ridere mentre il figlio, dopo aver sfoggiato un largo sorriso, girava sui tacchi per saltellare fuori dallo studio, annunciando allegramente alla madre che da grande avrebbe fatto lo stesso lavoro del padre:

Mamma, da grande farò l’Auror come papà!”
“Anche io!”


Quando anche la vocina di Electra giunse alle sue orecchie Altair rise, specie quando sentì anche quella esasperata della moglie:

Oh Merlino, cominciamo bene…”


*


Eltanin Black era inginocchiata davanti alla finestra per leggere, immobile da ormai diversi minuti mentre teneva le piccole mani sul vetro, osservando con attenzione il giardino con i grandi occhi scuri. 

“Che cosa stai facendo?”

Sentendo la voce carica di curiosità della sorella la bambina di quattro anni si voltò, parlando quasi con aria solenne:
Sto aspettando.”

“Che cosa?”
“La mamma mi ha detto che papà torna oggi. Lo sto aspettando.”

Eltanin si voltò nuovamente verso il vetro quando Electra annuì, annunciando che l’avrebbe fatto anche lei prima di raggiungerla, inginocchiandosi a sua volta sul materassino rosa antico dove avevano visto la madre leggere centinaia di volte. 


“Che cosa fate davanti alla finestra?”
“Aspettiamo papà.”

Poco dopo anche Elnath le raggiunse, sistemandosi accanto ad Eltanin per poi restare in silenzio per qualche minuto. 




Quel silenzio era a dir poco sospetto

L’ultima volta in cui non aveva sentito alcun rumore molesto aveva trovato i gemelli impegnati a togliere tutti i libri dagli scaffali più bassi della biblioteca per metterli in disordine, causandole una specie di esaurimento visto che per settimane non era riuscita a trovare i libri che cercava.

Così, quando si rese conto che non sentiva le loro voci o qualche tonfo da diverso tempo Elizabeth iniziò a cercarli, tirando un sospiro di sollievo quando li trovò tutti e tre in salotto, seduti davanti alla finestra. 

“Che cosa state facendo? È uno strano gioco?”
“No mamma, stiamo aspettando papà. Ti sei dimenticata che torna oggi?”

Lizzy inarcò un sopracciglio di fronte alla domanda quasi di rimprovero della figlia minore, astenendosi dal farle notare che no, non solo non l’aveva dimenticato ma aveva quasi contato i giorni. 

“Ho capito… posso aspettare con voi o è una cosa riservata?”

Quando i figli le accordarono il permesso di restare la strega sorrise, raggiungendoli per sedersi accanto ad Electra, mentre i bambini continuavano a chiedere dove fosse stato il padre e a fare cosa.

“Ve lo dirà lui quando tornerà.”


Cosa che sembrava destinata ad accadere in fretta, visto che poco dopo la figura di Altair comparve sul viale dopo essere Materializzato davanti alla casa. 

“Papà!”

Eltanin sorrise prima di praticamente saltare giù dalla finestra e sgambettare verso la soglia del salotto con i fratelli maggiori al seguito, correndo ad abbracciare le gambe del padre quando questi entrò nell’Ingresso. 

“Ciao ragazzi… vi sono mancato?”

Di fronte al coro di “sì” Altair sorrise, chinandosi per abbracciarli tutti e tre mentre Lizzy restava in disparte, seguendo la scena con un sorriso sulle labbra. 

“Liz, che fai lì, non ti sono mancato?”
La strega annuì prima di avvicinarsi e abbracciarlo a sua volta, assicurandogli a bassa voce che sì, le era mancato moltissimo. 


*


Quando Elizabeth Black aprì la porta della sua camera da letto per uscire in corridoio e andare a bere un bicchiere d’acqua dopo essersi svegliata si ripromise di fare il più piano possibile per evitare di svegliare i figli, ma ben presto si rese conto di non essere l’unica in piedi, nonostante l’ora tarda: la donna sobbalzò quando si rese conto di non essere sola nel corridoio e per poco non cacciò un grido, smorzato dalle parole di Elnath:

“Mamma, sono io!”
“NATH?! Che diamine stai facendo qui a quest’ora?!”

Lizzy sospirò, maledicendo il figlio per il colpo che le aveva fatto prendere mente metteva a fuoco la figura del ragazzo, che non solo era sveglio ma persino seduto su una sedia, proprio accanto alla sua porta. 

Il ragazzo però non rispose subito, esitando prima di borbottare qualcosa di appena comprensibile, rigirandosi la bacchetta tra le dita:

“Sto solo… controllando che vada tutto bene.”
“Controllando? Stai dicendo che avevi intenzione di passare la notte qui? … è una cosa che va avanti da molto?”

Lizzy accese la bacchetta per illuminare debolmente il corridoio, guardando il figlio stringersi nelle spalle mentre continuava a non guardarla, gli occhi chiari fissi sul pavimento:

“No, solo da qualche giorno… sai, da quando hanno fatto irruzione dai McKinnon.”
“Tesoro, non devi stare sveglio per controllare che non ci succeda nulla. Certo, sei un Auror adesso, ma non devi farlo comunque, ok? Non sentirti responsabile per noi quando tuo padre non c’è.”

Lizzy piegò le labbra in un sorriso, allungando una mano per accarezzare i capelli del ragazzo che si era appena diplomato all’Accademia, che annuì senza troppa convinzione prima che la madre lo abbracciasse, parlando con un tono dolce che di rado le si sentiva usare:

E poi, ti assicuro che liberarsi di me è davvero molto difficile.”


*


“Allora… tu e Aiden avete finalmente deciso dove andrete in luna di miele?”
“Lui voleva andare in montagna, io al mare e non ne andavamo più fuori… così alla fine gli ho proposto di giocarcela con una partita a carte, ha accettato e io ho vinto, quindi deciderò io la destinazione. Ma penso che gli farò una sorpresa e, mossa dal mio animo misericordioso, lo porterò qualche giorno dove vuole.”
“Come sei magnanima tesoro…”
“Lo so mamma, lo so.”

Eltanin annuì prima di sorridere alla madre con aria divertita, stringendo tra le mani una tazza piena di caffè fumante. 

“Beh, era ora, siete andati avanti quasi tre settimane senza mettervi d’accordo.”

Lizzy parlò quasi con sollievo, lieta di non dover più sentir parlare di viaggi di nozze mentre la figlia minore, seduta di fronte a lei, si stringeva nelle spalle:

“Lo so, ma alla fine abbiamo trovato la soluzione.”
“Già… lui si è accorto che hai contato le carte?”

“No, ovviamente.”

Eltanin sorrise alla madre prima di sporgersi verso la caraffa piena di caffè, versandosene un po’ sotto lo sguardo quasi malinconico della madre. Sguardo che non sfuggì alla ragazza, che parlò quasi con aria mortificata:

“Scusa, continuo a dimenticarmene… vuoi che beva qualcos’altro?”
“No, non fa niente, per fortuna ho sempre preferito il thè al caffè, anche se un po’ mi manca. In effetti, magari potrei berne giusto un sorso…”

Gli occhi scuri di Lizzy si catalizzarono sulla caraffa, e stava per allungare una mano e prenderla quando la voce di Altair giunse alle orecchie delle due dal salotto:

Posa l’osso!”

Alle parole del marito Lizzy sbuffò, ritraendo di scatto la mano mentre la figlia ridacchiava:

“Oh, andiamo… non saranno due dita di caffè ad uccidermi! E mi spieghi come fai? Hai occhi e orecchie in tutte le stanze della casa?”
“Naturalmente. Non puoi berlo Liz, punto e basta.”

La donna sbuffò, borbottando che non era una moribonda mentre invece la figlia sorrideva, guardandola con aria divertita:

“Vedo che qui le cose non sono cambiate di una virgola.”
“No, direi di no, le discussioni sono all’ordine del giorno.”

“Io e Aiden non litighiamo spesso, a parte la storia della luna di miele… in effetti l’ultima volta in cui vi abbiamo fatto visita insieme c’era parecchia tensione nell’aria.”

Lizzy inarcò un sopracciglio alle parole della figlia, guardandola con aria stralunata:

“Ah sì? Non me ne sono accorta…”
“Come puoi non essertene accorta? Non hai sentito il gelo?”

“Quello lo definiresti gelo? Ma tesoro, se io fossi così gentile con tuo padre lui probabilmente penserebbe che lo stia tradendo con un altro!”

Eltanin rise alle parole della madre, che invece era seria e continuò a guardarla con sincera perplessità. Anche quando una terza voce giunse di nuovo alle loro orecchie:

Mi è parso di sentire la parola “tradendo”… Lizzy, di cosa state parlando!?”
“Altair, smettila di origliare!”

“Io non origlio, ho solo un udito finissimo.”

“Strano, ieri ti ho chiesto di rinnovare l’abbonamento del giornale e tu non mi hai sentita!”


*


“Prima di completare il turno ho parlato con Burke… pare che non andrò in Bosnia, alla fine.”
“Davvero? Ti ha detto il motivo?”
“Pare ci abbia ripensato e che in quei due mesi preferirebbe sapermi qui, visto che lui sta per lasciare l’incarico e al Dipartimento ci sarà parecchia confusione…”

“Beh, meglio, no? Significa che si fida di te se preferisce che tu rimanga qui a controllare la situazione.”
Elizabeth inclinò le labbra in un sorriso mentre sollevava il suo bicchiere, bevendo un sorso d’acqua con nonchalance e ignorando deliberatamente lo sguardo dubbioso del marito.

“Già… mi chiedo solo cosa gli abbia fatto cambiare idea, così all’improvviso.”
“Chi può dirlo tesoro, forse con l’età è solo diventato un po’ più saggio. Mi passi il pane, per favore?”

Lizzy sorrise e Altair, dopo un attimo di esitazione, annuì e le passò il cestino con un piccolo sbuffo, decidendo di lasciar perdere.


*


Quando un elfo l’aveva informata di avere una visita Eltanin era quasi corsa nell’Ingresso, lasciando i gemelli di poche settimane a dormire nella loro camera per poi sorridere nel trovarsi davanti suo padre, abbracciandolo di slancio:

“Papà! Sei tornato prima, ti aspettavamo nel weekend!”
“Visto che so che quando non ci sono la famiglia viene colpita dal lutto ho fatto in modo di tornare prima. Come stanno i bambini?”

“Bene, dormono finalmente, averne due in un colpo solo è dura.”

Altair sorrise alle parole della figlia, estremamente sollevato che per lui i giorni di pianti e pannolini fossero finito:

“Oh, lo so molto bene. In realtà sono passato anche per chiederti se sai dov’è tua madre, sono tornato a casa e di lei nessuna traccia e a quest’ora dubito stia lavorando…. È per caso scappata con il vicino?”

Il sorriso di Altair non vacillò mentre invece quello della figlia sparì sentendo nominare la madre, mentre un campanello d’allarme iniziava a suonare nella sua testa: certo, lui non lo sapeva. 

La strega si schiarì la voce prima di parlare, cercando di usare le parole giuste per indorare la pillola il più possibile:

“Ecco, papà… a dire il vero la mamma non é a casa da qualche giorno, e non credo ci tornerà prima di domani.”
“Non è a casa? Dov’è?”


Il sorriso svanì anche dal volto di Altair, che si fece immediatamente serio mente teneva gli occhi fissi sul volto della figlia, che invece continuò a tentennare, evitando di guardarlo in faccia:

“Lei… non arrabbiarti, ti prego, abbiamo pensato fosse meglio non farti preoccupare mentre eri via…”
El. Dov’è tua madre?”




Electra Black in Shafiq era seduta su una sedia, impegnata a leggere un fascicolo paurosamente spesso. 
Ogni tanto i suoi occhi chiari si spostavano dalla carta per lanciare un’occhiata al letto accanto a cui era seduta, controllando che la madre dormisse. 

Lei, Elnath ed Eltanin avevano passato i giorni precedenti facendo a turno per tenerla d’occhio, così si era portata dietro non solo il lavoro ma anche sua figlia Alhena, che in quel momento era a zonzo per le corsie insieme alle infermiere che erano rimaste immediatamente conquistate dalla bambina di due anni.


Quando la porta della stanza si spalancò bruscamente l’Auror fece per intimare di fare piano a qualcuno, ma quando si trovò davanti suo padre le parole le morirono in gola, osservandolo con stupore:

“Papà? Che cosa ci fai qui?”
“Quello che avrei dovuto fare tre giorni fa, se qualcuno si fosse degnato di avvisarmi… come sta?”

“Meglio, sta dormendo. Sei tornato prima…”
“Già. E quando pensavate di dirmi che ha avuto un infarto, esattamente?”

“Non ha avuto proprio un infarto, e non volevamo farti preoccupare… per quando saresti tornato lei sarebbe tornata a casa e te l’avrebbe detto con calma.”


Ma il padre non sembrò sentirla mentre sedeva sul bordo del materasso, gli occhi azzurri fissi sul volto della moglie mentre le prendeva delicatamente una mano, sfiorando la pelle appena sotto l’attaccatura della flebo.


Lizzy?”

“Papà, lasciala dormire, è stata già un’impresa convincerla a restare qui…”
“Voglio sentire LEI dirmi come sta. Davvero voleva andare a casa? Soltanto lei può avere un infarto e non voler restare in ospedale…”

“Io non ho avuto un infarto…”

Il sussurro della moglie, che parlò prima di aprire pigramente gli occhi, lo fece sorridere, accarezzandole delicatamente il viso:

“Ciao.”
“Ciao Altair… sei tornato prima.”

Le labbra carnose di Lizzy si inclinarono in un sorriso mentre si tirava lentamente a sedere, guardandolo con gli occhi scuri annebbiati e parlando con un tono di voce molto più basso e stanco rispetto al normale. 

“Già, mi spiace aver rovinato i vostri piani… sei una stupida, perché non mi hai scritto, volevo esserci! Mia moglie non può avere un infarto senza che io ne sappia nulla!”

“Non prendertela con loro, ho insistito io… e ti ripeto che non ho avuto un infarto, possibile che tu senta solo ciò che più ti aggrada?”

Lizzy roteò gli occhi mentre Altair invece l’abbracciò con sollievo, ignorando le sue parole per dirle qualcosa a bassa voce:

“Non mi piacciono questi brutti scherzi, Lizzy… Come stai?”
Adesso molto meglio.”


*



Afferrò di scatto la balaustra mentre la vista le si annebbiava leggermente, cercando di ignorare il tremore alle gambe e la fitta di dolore al petto e di restare in piedi, evitando di scivolare dalle scale.

Elizabeth deglutì, sforzandosi di respirare normalmente e dicendosi che no, a 50 anni non poteva faticare a salire una rampa di scale.

Stava per lasciarsi scivolare e sedersi sul gradino per prendere fiato quando sentì una mano afferrarle la sua e un braccio cingerle delicatamente la vita prima che la voce di Altair giungesse alle sue orecchie:

Non si preoccupi Signora Black, la porto io al piano di sopra.”

Altair sorrise, ignorando le sue deboli proteste mentre la prendeva in braccio, salendo gli ultimi gradini della rampa:

“Facciamo che adesso mi ascolti e vai a riposarti, che ne dici?”
“Non mi devi fare da trasportino, Altair…”

Come no, credevo fosse nell’accordo pre-matrimoniale! Fa parte del pacchetto che hai acquistato.”

Altair sorrise e a Lizzy, non avendo neanche la forza di opporsi, non restò che lasciarlo fare, appoggiando il capo sulla sua spalla.
Come sempre, Altair Black l’ascoltava soltanto da un orecchio, ovvero sentiva solo quello che voleva… ma per una volta, gliene fu immensamente grata. 


*


“… e vissero per sempre felici e contenti. Fine della storia ragazzi.”

Electra, seduta sul tappeto in mezzo al salotto, circondata da figli e nipotini, sorrise mentre chiudeva il libro di favole. I bambini fecero per chiedere un’altra storia quando una voce, quasi seccata, giunse alle orecchie di tutti i presenti:

Che gran mucchio di st… upidaggini.”

“Mamma! Non demolire le favole davanti ai bambini!”
“Oh, andiamo El, non dirmi che ti piacciono… Servono solo a creare false ideologie nei bambini. Come se la gente se ne andasse in giro e si innamorasse del primo che passa! La principessa saltella nel bosco, incontra il belloccio… e cosa fa? Scappa perché potrebbe essere un maniaco? Ma certo che no, balliamoci e cantiamoci insieme. Io non ci credo, al colpo di fulmine.”

“Perché no nonna?”
“Perché non penso ci si possa innamorare solo guardandosi in faccia, tesoro… qualcuno potrebbe avere una faccia splendida e avere il carattere peggiore del mondo.”

Lizzy, seduta sul divano tra il marito e Eltanin, si strinse nelle spalle alla domanda di Elaine, mentre Altair si voltò verso di lei con un sopracciglio inarcato:

Scusa, ti stai riferendo a qualcuno in particolare?”
“Perché l’hai pensato?”

Lizzy piegò le labbra in un sorriso mentre sia Elaine che Alhena ed Enif si avvicinavano alla nonna, guardandola con aria speranzosa:

“Tu e il nonno come vi siete innamorati?”
“Questa è una bellissima domanda… vorrei saperlo anche io.”

Elnath, seduto sul secondo divano con Mira in braccio e la moglie accanto, rivolse un sorriso divertito in direzione dei genitori, mentre Altair quasi soffocava una risata:

“Decisamente non guardandoci in faccia tesoro… la nostra è una storia molto lunga.”
“Ce la raccontate? Ti prego!”

Di fronte agli sguardi imploranti delle tre bambine, e ben presto si unirono alle richieste anche Adhara e Diadema, la donna roteò gli occhi, annuendo:

“Se proprio volete… Altair? Ti concedo di raccontare la tua versione, ma cerca di non dipingermi troppo male.”
“Tenterò. Allora fanciulle…”

“Aspetta, vieni al posto della zia.”

Elaine afferrò il nonno per una mano, costringendolo a lasciare il bicchiere di Whiskey sul tavolino e a sedersi sul tappeto per poi sistemarglisi in braccio, sorridendo con aria soddisfatta mentre Electra si alzava ridacchiando, cedendo il posto al padre per poi sedersi tra madre e sorella. 

“D’accordo… come ha detto la nonna é una storia lunga… tutto è iniziato nell’estate di un bel po’ di anni fa, con una granita al cioccolato… anzi, volendo essere precisi credo sia iniziato tutto ben prima. Sapete bambine, nella realtà la principessa, temendo che il principe abbia effettivamente cattive intenzioni, prima di sposarlo e vivere felici e contenti gli dà un pugno in faccia, rompendogli il naso.”



   
 
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