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Autore: Signorina Granger    30/11/2017    7 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
C’è un’area ristretta, protetta da una barriera inaccessibile, dove le persone vivono in armonia, nella ricchezza, ognuno ha il suo ruolo e vige la più totale giustizia.
L’opportunità di accedervi viene data a tutti, quando ogni quattro anni ha luogo un Processo di selezione, fatto di test e prove, al quale viene sottoposto chiunque abbia già compiuto vent’anni, dando a chi più se la merita la possibilità di vivere una vita migliore nell’Offshore.
L’occasione è una sola e se sprecata recuperarla è impossibile.
Benvenuti nel Processo.
[La storia prende ispirazione dalla serie “3%”]
Genere: Introspettivo, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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Capitolo 11: L’Offshore 


Sfiorò con le dita il tessuto morbido del vestito che le avevano lasciato sul letto, ripensando all’ultima volta in cui aveva indossato qualcosa di diverso da quella specie di “divisa” grigia. Il vestito invece era rosso ciliegia, e non le sembrava vero di poter indossare di nuovo qualcosa di colorato. 

Nymphea si voltò, distogliendo lo sguardo dallo specchio davanti al quale era in piedi per posare gli occhi chiari sul letto, dove aveva lasciato i suoi vestiti da candidata. Vestiti che non avrebbe mai dovuto rimettere.
Aveva chiesto ad un’esaminatrice se avrebbe potuto riavere i suoi averi e lei le aveva assicurato che sì, avrebbero provveduto a farle avere tutto, ma che in ogni caso nell’Offshore avrebbero trovato tutto quello di cui avevano bisogno.

L’Offshore. Dove si sarebbe trovata di lì a poche ore, dopo la cena di conclusione del Processo. 

L’ex Tassorosso sorrise, emozionata e felice allo stesso tempo mentre s’infilava le décolleté nere, lanciando un’ultima occhiata all’immagine che lo specchio le restituiva prima di uscire dalla stanza, questa volta per sempre. 

La sua esperienza da candidata era ufficialmente finita, ma era stat una tra i pochi ad uscirne da vincitrice.


*


Alastair e Theodore erano già entrati e al momento stavano conversando amabilmente con alcuni esaminatori o i membri del Consiglio dell’Offshore che avrebbero preso parte alla cena per conoscerli, ma lui aveva promesso a  Nymphea che sarebbero entrati insieme e la stava aspettando, in piedi accanto alla porta a doppia anta, lasciata aperta, della sala dove i commensali si stavano godendo le chiacchiere, lo champagne e le tartine. 


Quando vide Nymphea e Zavannah avvicinarsi il ragazzo sorrise, lisciandosi distrattamente la manica della camicia bianca che indossava mentre osservava le due ragazze e le differenze tra loro non potevano non saltargli immediatamente all’occhio: non solo per via dei capelli o dei vestiti che indossavano, uno rosso e l’altro blu, ma anche per la considerevole differenza d’altezza che le divideva essendo Nymphea piuttosto minuta.


Le due ragazze stavano conversando ma quando lo vide Nymphea sfoggiò un sorriso, affrettando il passo per raggiungerlo mentre Phoebus ricambiava: 
“Ciao.”
“Ciao… sei bellissima. Finalmente ti vedo con qualcosa di diverso dal grigio.”

“In effetti è stato quasi liberatorio togliersi quei vestiti… stai molto bene anche tu.”

Nymphea sorrise quasi timidamente mentre Zavannah li superava senza dire nulla, limitandosi a strizzare l’occhio al ragazzo quando gli passò acconto, entrando nella sala. 

“Grazie… andiamo?”
“Certo. Abbiamo faticato tanto… non è proprio il caso di tirarsi indietro adesso.”
Nymphea annuì, visibilmente rilassata mentre stringeva il braccio che il ragazzo le porgeva, sentendolo depositarle un lieve bacio sulla tempia ed esitare con il capo vicino al suo orecchio, dicendole qualcosa a bassa voce: 

“Non immagini quanto mi renda felice essere qui insieme a te.”

La ragazza inclinò le labbra carnose e dipinte di rosso in un sorriso, arrossendo lievemente e assicurandogli che valeva anche per lei mentre seguivano Zavannah, entrando nella sala illuminata.


*


“Come mai quel muso lungo? Al momento dovresti svolazzare a mezzo metro da terra.”
Alastair porse un calice a Theodore, che lo accettò con un lieve sbuffo, stringendosi nelle spalle e vagamente a disagio con il vestito elegante che indossava, decisamente non abituato ad occasioni di quel genere:

“Lo so, e sono davvero felice. Ma continuo a pensare a Kier.”
“Lo so, dispiace molto anche a me… e ancor di più a Phoebus, ma forse è troppo orgoglioso per ammetterlo. Ma sono comunque felice per lui che anche Nymphea sia rimasta, Kieran aveva ragione: è davvero molto preso, credo sia la prima volta.”

Alastair accennò all’ex compagno di Casa e Theodore annuì, lanciando un’occhiata a Phoebus e trovandolo proprio in compagnia di un membro del Consiglio e di Nymphea, tenendo un braccio sistemato delicatamente intorno alla vita della ragazza.

“Beh, stiamo per iniziare una nuova vita, no? Quale modo migliore per farlo se non con qualcuno al proprio fianco?”
“Theo, è un modo contorto per dire che sei felice che io sia ancora in gioco?”

“Non ho detto questo!”
“Non ti facevo così sentimentale, il caro, vecchio, musone Theo!”
“Al, falla finita o nell’Offshore non ci arrivi vivi, ti avviso.”

Theo sbuffò prima di bere un sorso di champagne, ignorando deliberatamente la risata dell’amico e astenendosi categoricamente dal dirgli che in realtà aveva ragione.


*


“Vi rubo solo qualche istante, signori… Organizzare un Processo non è mai semplice, anche se ormai ho diversi anni di esperienza alle spalle. Cerchiamo sempre di cambiare, di introdurre qualcosa di nuovo per mettere costantemente e in modi differenti alla prova i Candidati. 
Quest’anno posso ritenermi soddisfatto del risultato, penso che ricaveremo giovamento dai ragazzi qui presenti… Congratulazioni per essere giunti sin qui, spero che troverete nella vita nell’Offshore una gratifica per i vostri sforzi. Il primo giorno vi dissi che ognuno crea il proprio merito, che  qualunque cosa sarebbe successa, l’avrete meritata… perciò se siete qui, è solo per merito vostro, non dimenticatelo. Alla vostra salute, Candidati, se ancora posso chiamarvi così, e all’Offshore. Alla possibilità di avere ognuno ciò che si merita.”


Benjamin, che si era alzato in piedi, sollevò leggermente il calice di cristallo che teneva in mano, quasi sollevato che ancora una volta il Processo fosse giunto al termine: mesi per organizzarlo e uno per portarlo a compimento, non era mai una passeggiata. 
Era felice che fosse finito, e soddisfatto del risultato. E sembrava che valesse anche per il Consiglio, nessuno aveva sollevato obiezioni sui vari Candidati come era sporadicamente accaduto in passato, quindi aveva la sensazione che sarebbe filato tutto liscio, che non avrebbe riscontrato alcun problema.
Quando tornò a sedersi dopo il Brindisi, si portò il calice alle labbra, bevendo un sorso di quel vino così costoso che moltissime persone mia si sarebbero sognate acquistare.
Uno dei tanti benefici della vita che conduceva ormai da due decenni. 

Eppure, non aveva mai dimenticato, non del tutto. Molti lo facevano, si scordavano della loro vita prima del Processo, quando sognavano a loro volta qualcosa di migliore e fantasticavano sull’Offshore. 
Lui no, aveva sempre dato molta importanza ai ricordi, al non dimenticarsi da dove veniva. 
Infondo, erano tutti uguali… solo che qualcuno, a volte, era più fortunato di altri.


Gli occhi azzurri del Direttore saettarono sul grande lampadario che sovrastava le teste dei commensali, ricordando quando era entrato lì dentro da ragazzo, vestito di tutto punto, emozionato e forse anche un po’ nervoso, ed era rimasto a bocca aperta di fronte a quello sfarzo, di fronte a quel lampadario che chissà quanto doveva essere costato. 

In effetti, non ne aveva idea, non l’aveva mai domandato a nessuno… ma forse ormai non gli interessava più. Aveva smesso di pensare a tutto ciò che non aveva, ora che aveva praticamente tutto. 

Create il vostro merito, Benjamin Kubrick ci credeva davvero… se l’era ripetuto come un mantra durante le sue prove, i suoi test, e una volta diventato Direttore del Processo era diventato quasi il suo marchio di fabbrica. 
Ciò non significava che solo dieci persone ogni quattro anni lo meritavano, certo… avrebbe dovuto allargare considerevolmente il numero di Candidati accettati, in quel caso. Ma l’unica pecca dell’Offshore era, forse, propio quella: per mantenere quell’equilibrio perfetto a lungo agognato, era necessario seguire con estrema meticolosità le regole.

Benjamin guardò i dieci ragazzi che aveva davanti e si chiese se di lì a vent’anni, quando lui ormai sarebbe stato in pensione o forse nel Consiglio, uno di loro sarebbe stato al suo posto, seduto a capo di quel lungo tavolo a ricevere gli elogi dei suoi ospiti per il lavoro eseguito.

Chissà. 
Del resto nemmeno lui avrebbe mai immaginato di occupare quel posto, la sera della conclusione del suo Processo… evidentemente, aveva fatto in modo di crearsi un enorme merito.


*


Seduta al lungo tavolo rettangolare, tra Noah e Lilian, Mairne non la smetteva un attimo di sorridere, chiacchierare e approfittare del lauto pasto che aveva a disposizione, visibilmente di ottimo umore, allegra come i due amici non la vedevano da diversi giorni.

“Mairne, è bello vederti felice e ovviamente comprendo il tuo buonumore, è normale, ma stai uccidendo di chiacchiere il povero Signor Stuart…”
“Sciocchezze, sono solo curiosa. Spero davvero di non infastidirla, Signore, ma spero capisca… mi chiedo come debba essere l’Offshore da anni, e ora che sono così vicina sono praticamente in fibrillazione.”

“Non preoccuparti Mairne, è normale... eravamo tutti agitati, la sera di chiusura del Processo.”


L’uomo rivolse un sorriso quasi divertito alla ragazza, che ricambiò, chiedendosi con impazienza quando avrebbero potuto finalmente “accedere” e quindi vedere l’Offshore:

“Quando pensa che ci permetteranno di recarci lì?”
“Beh, prima dev’esserci, come da protocollo, la Cerimonia di Purificazione… niente di troppo lungo, in realtà, questione di poco.”
“Ne abbiamo già sentito parlare, ma non ci hanno mai detto in che cosa consiste. Ha a che fare con quello?”

Noah accennò alla giacca che l’uomo indossava, che riportava una specie di taglio all’altezza della spalla, a forma di stella a quattro punte, così come tutti gli altri membri del Consiglio Presenti, Benjamin e gli esaminatori.

“In effetti sì. Nelle occasioni importanti indossiamo sempre abiti con questo “marchio”, è un modo per contraddistinguerci… presto varrà anche per voi.”
“E la “purificazione” in cosa consiste, esattamente? È un vaccino, giusto?”

Mairne inarcò un sopracciglio, sempre più curiosa, ma non ricevette alcuna risposta vera e propria visto che il suo interlocutore si limitò a sfoggiare un lieve, divertito sorriso, assicurandole semplicemente che la sua curiosità sarebbe stata presto soddisfatta. 

Avevano sentito molte storie riguardo quella fantomatica “purificazione”, talmente tante da non riuscire più a distinguere quelle più vicine alla realtà da quelle inventate di sana pianta da, probabilmente, candidati che non avevano superato il Processo e avevano fatto ritengono dalle loro famiglie, mettendo false voci in circolazione.
La bionda si voltò verso Lily, scambiandosi un’occhiata incerta con l’amica, ma nessuna delle due oso esprimere ad alta voce i propri dubbi, non in presenza degli altri commensali, e si limitarono a continuare a mangiare in silenzio. 

Alcuni dicevano che era solo un semplice vaccino, per assicurarsi che non portassero alcun tipo di germi nell’Offshore. 
In casi più estremi, avevano sentito che li rendessero sterili per evitare che la popolazione dell’Offshore non aumentasse esageratamente. 

Ergo, non sapevano cosa aspettarsi… ma arrivate a quel punto, avrebbero scoperto la verità di lì a poco.


*


Aveva passato la cena a sorridere, apparendo come una graziosa bambolina per tutto il tempo. 
In effetti quella sera Hailey non si curava affatto delle apparenze o di come potesse risultare, sforzandosi solo di essere gentile con le persone che, d’ora in avanti, avrebbe dovuto rispettare. 
Ma non le era risultato difficile, anzi: probabilmente era così felice che nemmeno ci aveva fatto caso. 

Le sembrava, all’improvviso, di essere leggerissima, di librarsi costantemente a mezzo metro da terra, sentendosi come se tutti i suoi problemi fossero spariti. 
Ed era così o almeno lo sperava… aveva sempre immaginato la vita che stava per intraprendere come serena, e sperava di non essersi sbagliata o illusa per anni.

Terminato il pasto i membri del Consiglio si erano congedati, salutando gli ormai ex candidati sostenendo che fosse stata sicuramente una giornata lunga per loro e che probabilmente volessero riposarsi. 
In realtà non si era mai sentita viva come in quel momento, a dir poco elettrizzata. 


E la tensione era solo aumentata a dismisura quando Benjamin, alzandosi a sua volta da tavola, aveva gentilmente invitato lei e i compagni a seguirlo, abbandonando la sala una volta per tutte.

Li aveva portati in una stanza che ricordava tremendamente quella di un’ospedale, e non solo per l’ambiente asettico ma anche vista la presenza di un lettino al centro del locale, con accanto un carrellino che sfoggiava fialette, siringhe e tamponi:

“So che aspettate con  trepidazione di mettere piede nella vostra nuova casa, ragazzi, ma prima c’è ancora un’ultima cosa. Dovete sottoporvi tutti al vaccino, prima di potervi trasferire nell’Offshore..
 Abbiamo già predisposto una Passaporta che si attiverà tra mezz’ora. Non preoccupatevi, so che circolano molte voci riguardo queste punture, ma non avranno effetti significativi sulle vostre vite, servono solo ad assicurare che siate sani.”


Alle parole del Direttore Hailey sentì Mairne, in piedi accanto a lei, tirare un sospiro di ,sollievo stendendo la tensione che aveva accumulato nel corso della serata, specie quando era entrata lì  dentro e aveva posato gli occhi sul lettino.

“Paura che fosse qualcosa di molto peggio?”

Hailey si voltò verso la bionda, inarcando un sopracciglio e parlando con un lieve sorriso sulle labbra mentre l’ex Corvonero si stringeva nelle spalle, parlando con un tono neutro: 

“Ho sentito un sacco di storie, alcune poco rassicuranti… Sono felice di sapere che non erano fondate.”

La bionda si strinse nelle spalle mentre Theodore, sfilandosi la giacca del completo, si avvicinava al lettino, sedendocisi sopra mentre l’infermiera preparava la siringa, apparentemente rilassatissimo mentre si sbottonava anche la camicia bianca. 

Se a dividerlo dalla sua tanto agognata nuova vita c’era solo una puntura, non vedeva l’ora di sottoporsi al vaccino.


*


Erza sedette sul lettino per ultima, porgendo il braccio all’infermiera senza dire nulla, il volto inespressivo ma rilassato. 
Da quando aveva appreso di aver superato la sua prova il tempo aveva iniziato a scorrere in modo strano, a tratti accelerato e a tratti lentissimo… quasi le sembrava di fluttuare o di sognare, come se si dovesse svegliare da un momento all’altro e rendersi cont9 che quel bel sogno era finito.

Ma non era un sogno, era tutto vero. Stava succedendo realmente, anche se risultava difficile crederlo.

Sentì un lieve bruciore, ma non ci fece molto caso, quella era probabilmente la parte meno difficile di tutto il percorso… quel mese era sì volato, ma allo stesso tempo la sua vita normale le sembrava lontana anni luce. 
E ora ne stava per iniziare un’altra. 

Erza sorrise, morendo dalla voglia di poter prendere quella Passaporta mentre la mano dell’infermiera lasciava il suo braccio, assicurandole che aveva finito. 
L’ex Serpeverde si lasciò scivolare giù dal lettino e a quel punto si voltò verso Benjamin, che per tutto il tempo aveva assistito in silenzio e che fece sparire lettino e carrello con un pigro colpo di bacchetta, lasciando al centro della stanza, al loro posto, un vecchio giornale e invitando l’infermiera a lasciarli.

“Per questa volta userete la Passaporta, ma di qui in avanti, quando vi capiterà di uscire dall’Offshore, potrete Smaterializzarvi… ma non è possibile comunicare attraverso la Metropolvere tra dentro e fuori la Barriera, potrete usare la posta, sì, ma non i camini. E non potrete portare visitatori. Solo alcune piccole regole base, per noi sono molto importanti.”

“Siamo in qualche modo vincolati sulle visite da fare… al di fuori?”

Nymphea si morse il labbro, tenendo le mani strette sulle proprie braccia pallide mentre Benjamin scuoteva il capo: 

“Non proprio, ma dovrete comunque registrarle. Non preoccupatevi, la prima cosa che vi sarà data sarà l’elenco delle nostre regole più il modulo di registrazione che dovrete firmare, poi sarete ufficialmente cittadini dell’Offshore. Mancano tre minuti, quindi sarà meglio sbrigarsi… Salutate questo posto, a meno che non diventiate esaminatori non penso ci tornerete.”

E di certo non mi mancherà 

Lily allungò una mano per toccare il giornale, ripensando alle prove insidiose che aveva dovuto superare, specie l’ultima, e ripromettendosi di non diventare mai e poi mai un’esaminatrice, non era proprio nelle sue corde.
Non le piaceva mettere in difficoltà le persone, e neanche vederle soffrire. Cominciare la verità ai genitori di quel ragazzo era stato già abbastanza difficile.


Dopo appena un paio di minuti, trascorso nel più totale silenzio mentre la mente di tutti e dieci era rivolta alla loro futura nuova casa, cercando di immaginarla un’ultima volta, la Passaporta si azionò, risucchiando tutti i presenti in un vortice che li avrebbe trasportati direttamente nell’Offshore. 
Direttamente alle loro nuove vite, che si erano con tanta fatica conquistati.





…………………….........................................................
Angolo Autrice: 

E… ci sentiamo domenica con l’Epilogo ;)

Signorina Granger 



 
   
 
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