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Autore: MackenziePhoenix94    02/12/2017    1 recensioni
SECONDO LIBRO.
Sono trascorsi due anni dall'ormai ribattezzata Civil War.
Bucky Barnes, Steven Rogers, Sam Wilson, Clint Barton, Sharon Carter, Scott Lang e Wanda Maximoff sono scomparsi senza lasciare alcuna traccia.
Charlotte Bennetts si è trasferita nell'attico di Tony dopo che il suo appartamento è stato distrutto.
Nick Fury è semplicemente furioso perché, usando parole sue, il progetto Avengers è andato a farsi fottere.
L'Hydra sembra essere, ancora una volta, solo apparentemente sconfitta.
E poi c'è James, che di normale ha solo l'aspetto fisico.
Sarà proprio una decisione impulsiva del ragazzo a scatenare una serie di eventi catastrofici...
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brock Rumlow, James 'Bucky' Barnes, Steve Rogers, Tony Stark, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Charlotte sollevò lo sguardo dalla superficie scheggiata del tavolo della cucina, lo rivolse a Sharon ed inarcò il sopracciglio sinistro: era già abbastanza stressata senza che lei le addossasse altre colpe.

“Colpa mia? Che cosa sarebbe colpa mia?”

“Tutto quello che sta accadendo. Ci hai trascinati tu in questa situazione, perché non sei in grado di stare senza un uomo”

“Mi stai dando della puttana?” domandò la ragazza alzando la voce; Scott, a suo fianco, provò ad appoggiarle una mano sulla spalla destra per calmarla, ma lei lo scostò senza nemmeno voltarsi a guardarlo “Non ti permetto di dirmi questo. Io non sono una puttana e non volevo trascinare nessuno in questa storia. Io ho avuto una storia con Bucky perché lo amavo e lo amo ancora, non potevo sapere che sarebbe accaduto tutto questo”

“Lo amavi così tanto che sei andata a letto con Steve!” ribatté la nipote di Peggy Carter e Charlie, finalmente, capì quale fosse il vero punto della faccenda: non era tanto il fatto che fossero andati nel loro appartamento ad infastidirla, ma piuttosto le vecchie crepe del passato.

“Quando sono andata a letto con Steve non c’era nulla di confermato tra voi due. Non c’era nessuna storia e lo dimostra proprio il fatto che abbiamo fatto sesso. E poi ti devo ricordare che mi ha scaricata per te”

“Ed ha fatto bene. Si sarà reso conto di che razza di persona falsa e meschina che sei”.

Charlie si scagliò contro l’altra giovane con un urlo, le afferrò una ciocca di capelli biondi ed iniziò a tirarli con furia, urlandole contro la propria innocenza; Sharon le graffiò il viso già ferito con le unghie di entrambe le mani, rispondendo con violenza all’aggressione.

“Io non sono una persona meschina”

“Steve mi ha raccontato tutto, mi ha detto quello che hai fatto all’uomo che dici di amare. Alle bugie con cui gli hai riempito la testa. Tu non lo ami, hai solo finto perché eri terribilmente disperata. Non è così? Tu ami un altro”

“Io amavo un altro, questa è una cosa che appartiene al passato. Ora m’importa solo di mio figlio e di Bucky”

“T’importa di un uomo che non ti ama e di un figlio che non sei stata in grado di crescere”

“Adesso basta!” gridò Natasha, intervenendo per evitare che accadesse il peggio “se continuate a gridare in questo modo qualcuno ci sentirà e le cose si metteranno male per tutti noi. Lasciate i rancori da parte, non è il momento adatto per litigare”

“Ha iniziato lei” ringhiò la più piccola spingendo lontano anche l’amica, perché non era intenzionata a fingere di non aver sentito le parole dell’ex Agente Tredici; stava per attaccarla nuovamente quando una porta si spalancò e tutti si voltarono a guardare Bucky che li stava fissando a sua volta con uno sguardo seccato.

“Volete finirla di fare tutta questa confusione? Natasha ha ragione, con tutto quello che sta accadendo mi sembra davvero il momento peggiore per litigare riguardo al fatto di chi ha rubato il ragazzo a chi. Non ce ne può fregare un cazzo se Sharon era già insieme a Steve quando tu ci hai fatto sesso, d’accordo? Bennetts, smettila di fare la vittima perché questa parte non ti si addice. E tu, Sharon, non sei nessuno per attaccarla in quel modo. Steve è un uomo adulto e può decidere di fare quello che vuole”

“Ehi, non rivolgerti a lei in questo modo” intervenne a sua volta Sam, scocciato, avvicinandosi al Soldato D’Inverno “Sharon non ti ha fatto nulla. Non si stava riferendo a te, non aprire bocca riguardo a lui, capito?”

“Io non l’ho attaccata”

“Si che lo hai fatto”

“Io non l’ho attaccata” ripeté una seconda volta il più grande, appallottolando le maniche della giacca fino ai gomiti “non l’ho offesa. Ho solo detto che il mio migliore amico è un uomo adulto, che può decidere liberamente quello che vuole fare”

“Steve non è il tuo migliore amico”

“Steve è il mio migliore amico”

“Hai tentato di ucciderlo, come ti può ritenere tale? Ti devo ricordare quello che gli hai fatto a Washington? Lo sai in quali condizioni era quando sono arrivato al bacino idrico insieme ai soccorsi? Lo sai che quando lo hanno portato in ospedale ha rischiato di non sopravvivere? Lo hai colpito così forte che stava per non farcela”

“Me lo ricordo perfettamente bene, non ho bisogno che qualcuno me lo ripete sbattendomelo in faccia come stai facendo in questo momento, Sam Wilson. Questa non è una gara per essere il migliore amico di Steve, chiaro? Te lo dico in faccia: io ti detesto almeno quanto tu detesti me, ma dobbiamo collaborare. Ti chiedo solo di fare questo sforzo”

“Io non mi alleo con un rifiuto dell’Hydra”.

La risposta secca, disprezzante, di Sam fece scattare una molla nel cervello del giovane uomo: tempo prima anche la stessa Charlotte lo aveva apostrofato in quel modo e si era sentito un essere indegno di respirare e di essere ancora vivo; afferrò per la gola l’altro e lo sbatté contro il tavolo, impiegò così tanta forza che il mobile si ruppe con un suono assordante.

Nat corse a prestare soccorso a Falcon: assestò un calcio in pieno petto al Soldato D’Inverno e lo colpì anche con un pugno, in modo da fargli mollare la presa prima che potesse strangolarlo; Charlie intervenne a sua volta e scagliò del ghiaccio contro alla rossa, bloccandole il braccio destro, ma Sharon l’attaccò alle spalle, spingendola contro il pavimento.

Bucky si alzò dal pavimento, afferrò la nipote di Peggy per la maglietta e la scagliò contro una parete, Sam si riprese appena in tempo per vedere la scena e restituì il colpo al suo avversario, facendogli sbattere la testa contro il frigorifero; Clint e Scott iniziarono a gridare di smetterla di comportarsi come dei bambini, correndo a dividere coloro che stavano lottando, prima che qualcuno potesse seriamente farsi male.

Wanda Maximoff assisteva alla scena con le labbra socchiuse, annichilita, si portò le mani alla testa e poi lanciò un urlo che sovrastò tutta la confusione che si era creata.
“Basta!” gridò con tutto il fiato che aveva nei polmoni, dell’energia rossa si sprigionò dalle sue mani ed andò a colpire tutti i presenti, scagliandoli contro pareti od oggetti: Charlotte, Bucky, Natasha, Sharon, Clint, Sam e Scott caddero a terra senza più muoversi, iniziando a riprendersi solo dopo una manciata di secondi.

“La mia testa…” si lamentò Barnes, ignorando il sangue che continuava a colargli dal naso; si alzò a fatica e si diresse, barcollando, nella camera da letto.

Charlie si alzò a sua volta e lo seguì per prestargli soccorso.



 
Peter, Nicholaj e Nadja erano stati trasferiti alla Stark Tower poco prima che Rumlow attaccasse la Base dello S.H.I.E.L.D; Tony non si era dimostrato per nulla entusiasta all’idea di ospitare tre adolescenti ma sapeva che dovevano stare in un posto sicuro, ed in quel momento l’unica opzione era il suo attico.

Lui li aveva raggiunti dopo il piccolo scontro che aveva avuto con Bucky, troppo arrabbiato per continuare a dare il suo sostegno a Charlie.

La rabbia lo aveva accecato così tanto che aveva distolto il miliardario dal suo obiettivo principale: salvare James.

“Signor Stark”.

Tony sollevò il viso e guardò Peter, che aveva appena parlato.

“Che cosa vuoi, Peter?”

“Siamo stanchi di stare qui dentro!”

“Non mi sembra che questo posto sia una prigione. C’è la piscina, c’è il cinema privato e potete fare tutto quello che volete. A patto che non entrate nel mio laboratorio, ovviamente”

“Questo attico è fantastico, ma noi vogliamo salvare James” disse Nadja, stringendo le mani a pugno.

“Non se ne parla nemmeno. Avete già fatto abbastanza. Voi siete solo dei ragazzi, lasciate queste cose a noi adulti o finirete solo per creare altri guai”

“Ma non possiamo rimanere qua a guardare”

“Anche perché voi non state facendo nulla” disse a sua volta Nicholaj, affrontando Stark con uno sguardo insolente.

“Noi stiamo facendo tutto quello che possiamo fare, ma non è semplice. Stiamo parlando dell’Hydra e voi avete avuto solo un piccolo assaggio di quello che è in grado di fare. Adesso smettetela di dire sciocchezze e di disturbarmi ed andate in un’altra stanza. Ora” l’uomo parlò con tono autoritario ed ai tre ragazzi non rimase altro che seguire il suo consiglio, rimandando tutta la faccenda.

Tony si alzò dal divano e si avvicinò ad una delle pareti occupate interamente da vetri, guardò in silenzio la città di New York e si voltò solo quando sentì il proprio nome pronunciato da una voce che non sentiva da tempo, ormai.

Non aveva sentito il rumore delle porte dell’ascensore che si aprivano, di conseguenza sollevò il sopracciglio destro quando si ritrovò faccia a faccia con il Capitano Steven Rogers.

“Ahh, Capitano, che piacere vederti. Posso offrirti qualcosa da bere?”

“Tony, dobbiamo parlare”

“Si, credo anche io che abbiamo molto di cui discutere” rispose il miliardario con un sorriso sarcastico; stappò una bottiglia di whiskey e se ne versò una buona dose in un bicchiere di vetro.

Lo mandò giù in un solo sorso e si preparò mentalmente alla discussione che lo attendeva con Steven.



 
Bucky si passò la mano sinistra nel viso, pulendosi il sangue che non accennava a smettere di uscire dal naso; si voltò a guardare la porta che si era aperta con un cigolio, aspettandosi che fosse chiunque ma non Charlotte.

“Lasciami solo. Non voglio vedere nessuno”

“Non voglio parlare con te se non lo desideri, Bucky, voglio solo aiutarti. Hai il viso tutto sporco di sangue” mormorò la giovane; prese da una tasca un fazzoletto e lo avvicinò al volto del giovane uomo, ma lui le bloccò il polso con un gesto rapido.

“Che cosa non hai capito di quello che ho detto?”

“Non puoi rimanere in queste condizioni. Non essere ridicolo” insistette una seconda volta Charlie,sbuffando, riuscendo a convincere il Soldato D’Inverno a sedersi nel bordo di una delle tre brandine per farsi curare le ferite con maggiore cura.

Lei iniziò a pulirgli il sangue con cura, tenendo la mano sinistra appoggiata al suo mento.

Solo dopo aver finito con quell’operazione entrambi presero coscienza del fatto di quanto i loro visi fossero vicini, forse fin troppo vicini.

Lo sguardo della giovane andò a posarsi in automatico sulle labbra dell’uomo che amava e sentì il forte impulso di impossessarsene, per sentire di nuovo il loro gusto, la loro consistenza e la loro morbidezza; quando sollevò di nuovo gli occhi azzurri capì che lui aveva intuito tutto.

“Non baciarmi. Non ci provare” le disse infatti Barnes, allontanandosi di poco, congiungendo le dita delle mani.

“Voglio solo che tu sappia che io sarò sempre dalla tua parte. Sam ti ha attaccato solo per il gusto di farlo. Steve ti considera il suo migliore amico e non devi ripensare a quello che è accaduto quattro anno fa. Quello non eri tu, d’accordo? Non voglio che ti tormenti con questo” Charlotte allungò la mano destra e sfiorò la spalla del giovane uomo, poi risalì lungo il collo fino ad arrivare alla mascella tesa, ruvida a causa della barba “il passato non può essere cambiato, ma siamo noi che plasmiamo il nostro presente ed il nostro futuro. Sono sicura che riusciremo a trovare una cura ed il Soldato D’Inverno sarà solo un brutto ricordo. Un fantasma”

“Il passato non si può dimenticare. Tornerà sempre a tormentare e lo farà quando meno me lo aspetterò. A volte non voglio ricordare, ma allo stesso tempo non voglio dimenticare tutto un’altra volta, ma a te che cosa importa di questo? Tu sei solo interessata al sesso. Speri davvero che qualche carezza e qualche parola dolce possa farmi cambiare idea all’improvviso? Mi hanno già fatto troppe volte il lavaggio del cervello. Adesso ho davvero bisogno di essere lasciato solo” ribatté Bucky, passandosi una mano nel viso pallido e stanco per la sofferenza e per la debolezza che sentiva.

La più piccola si alzò dal bordo della brandina, esitò un momento ad uscire e poi rispettò la volontà dell’altro, lasciandolo nella solitudine che lui stesso si stava creando.
 
   
 
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