Le gocce cadevano e scivolavano bagnando le labbra semichiuse
di un corpo che sembrava fosse di cera, una statua di fronte a me con le
palpebre serrate e i capelli argentati intrecciati tra il rovo di spine che lo imprigionava.
Chi è? pensai.
Chi era quell'essere?
Le sue vesti bianche erano macchiate dal sangue che era uscito già da chissà
quanto tempo, che strappate mostravano il muscoloso e ferito torace.
Mi avvicinai a lui, su quella veste una particolare armatura semidistrutta
copriva una grande ferita.
Il suo viso era così simile al mio, mi impressionai guardandolo, stavo sognando
la mia fine?
Questo è un sogno?
Sfiorai con la mia mano destra il viso gelido di quel corpo.
E' irreale, tutto è da non credere, Aaron
non sa cos’è la paura, pensai, mi feci coraggio e mi avvicinai a lui.
Gli sfiorai ancora il viso, quel corpo era martoriato ma esprimeva forza e
dignità, non può essere morto! Pensai anche se era freddo.
Questo
è ciò che accade a chi non accetta il proprio destino, a chi continua a
combattere pur sapendo che un giorno dovrà sparire lasciando il posto agli
uomini.
S E S S H O U M A
Una voce pungente e rauca mi penetrò nelle orecchie, io mi girai verso
il vuoto, non vidi niente, tutto attorno a noi era in semioscurità, una luce
debole irradiava l'ambiente grigio e soffocante.
Sesshoumaru? Chi è?
Sei
tu Sesshoumaru. Questa volta
sibilante.
Tu sei un demone?
Un'entità maligna? Avvertivo una certa negatività in lui, non era il corpo a parlare ma qualcuno alle mie spalle che pure se mi giravo non vedevo.
Lasciami in pace!
Ero vittima di un incubo e dovevo svegliarmi.
Guardai quella statua di fronte e me e pensai che dovevo svegliarmi, dovevo
ritornare nel mio posto, mi ero allontanato troppo dal mio corpo e adesso
dovevo tornarci, sentì questo, ne ero sicuro.
Non
interferire e vivrai la tua vita da ningen.
Poi tacque.
Non capii da dove veniva quella voce e chi fosse a parlare.
Non mi feci più domande ma mi avvicinai ancora quel colpo e toccai un’altra
volta il suo viso, dovevo convincermi che tutto non era un semplice sogno,
avvertivo un senso di pericolo.
Sembrava che fosse di realmente di cera, freddo e pallido,
la sua pelle era leggermente vellutata ma simile a quella di un morto, la mia
mente richiamò la visione del corpo di mio padre che toccai allo stesso modo,
era molto simile, io stavo lì vicino ad un corpo senza vita e non sapevo come
svegliarmi.
Guardai le sue mani, erano mostruose, lunghi artigli sostituivano le unghia di
un comune essere umano, sul suo viso erano disegnati dei simboli uno di questo
stava al centro della sua fronte era uno spicchio di luna. In quello stesso
attimo mentre mi accorsi di quei particolari una mezza luna si aprì su di me,
il corpo prese vita, si mosse, venne con grande velocità verso di me spezzando
i rami che lo tenevano prigioniero, sentì un soffio sul collo e immaginai
il peggio, ero pronto? pronto a morire?
Demion soddisfatto accende il pc. La sedia è troppo bassa quindi la regola all’altezza giusta.
Che pacchia! Pensa, muovendo il sedere sulla sedia.
Adesso deve controllare la posta, una decina di messaggi, tutti auguri di compleanno, per quel giorno che è il suo.
Sorride, poi scendendo la pagina trova ancora uno di quei messaggi a catena.
Lo legge…
Come un turbine di
vento oscuro, entra dentro la trachea a bruciare tutto, macera bronchi e
polmoni e chi ne è vittima non riesce a respirare.
Così arriva la morte, alle
Morire, a sedici anni
si è pronti?
No, non sono pronto.
Quell’essere mi squarciò la gola, non sentivo dolore e non mi potevo muovere, mi sentivo come legato, e così non potevo oppormi. Mi sentivo impotente contro quella forza sovrumana.
Quella voce ha smesso
di parlare, adesso è il peggio che entra dentro la mia gola, lo sento entrare,
sento un alito di vento ghiacciato che mi congela il corpo, io, io non posso
fare nulla…
Solo morire.
Ma io non posso
morire.
Con uno scatto toccai quel vortice bianco, quella statua era diventata questo e si era liberata per possedermi? Voleva questo.
Ma perché?
Notai che toccandolo si fermò…
E così fui sommerso da un fiume e sbattuto chissà dove, stavo ancora in balie delle acque, ma questa volte il mare era rosso. Era sangue.
Sul faraglione una figura, tentavo di nuotare ma ero ancora immobile.
La misi a fuoco ero io, io con una luna sulla fronte, provai orrore, quello non ero io, sprofondai.
Quando succedere qualcosa di spiacevole ai figli si dice che le madri lo sentono, è come se un cordone ombelicale invisibile li lega ancora ai figli.
Così in questa notte la madre di Demion, era ansiosa, non riusciva a prendere sonno pensava che forse doveva fare qualcosa con Demion, quel ragazzo stava sempre al pc e non aveva amici che non fossero virtuali.
Era preoccupata forse doveva insistere quando aveva parlato col figlio dei preparativi di una festa di compleanno per quel suo giorno, lui le aveva detto, i miei amici non verranno mai, eppure stavano a pochi chilometri.
Chi li capirà mai i giovani?
Preferivano restare o nascondersi dietro un pc, ai suoi tempi non era così.
Pensò a quando da piccolo entrava nella sua camera per sistemargli le coperte mentre dormiva e lui sorrideva, come era cambiato.
Decise di alzarsi e di rifarlo ancora una volta, come regalo di compleanno, voleva dargli un bacio.
L’ultimo.
Così entro nella sua camera e … cadde a terra, priva di sensi.
Puoi salvarti!
Aaron.
Torna indietro!
Ti darò la
possibilità.
Sentì ancora quella
voce mentre stanco stavo per soccombere tra il rosso.
Pensai che non sarei mai tornato indietro, non mi sarei mai voltato.
Allora muori!
Aaron.
E così la signora venne, mi prese e mi portò con se, rubandomi alla vita.