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Autore: taisa    04/12/2017    2 recensioni
Quando la vita si spezza in un unico istante resta una sola cosa da fare... vendetta!
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: 17, 18, Dr. Gelo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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COLD EYES


Giochi di fantasia


I suoi sogni erano cambiati, negli ultimi tempi. Mentre stringeva a sé l’uomo morente, non erano più gli occhi del soldato che vedeva spegnersi senza vita. Erano quelli glaciali e sottile del rapinatore che, alcuni mesi prima, gli aveva puntato una pistola alla fronte per rubargli quel poco che aveva nelle tasche.

Gelo si era ritrovato a credere che si trattasse di una semplice associazione d’idee. Due momenti dal forte impatto emotivo che si fondevano tra loro in un unico groviglio nel suo subconscio. Si ritrovò ben presto a comprendere che non c’era soltanto quello.

Quando aveva rimesso piede in città, dopo la rapina, si era scoperto a guardarsi attorno in cerca di qualcosa. Percorrendo gli stessi viottoli della precedente occasione, il desiderio di rivedere il giovane dagli occhi azzurri era diventato sempre più intenso. La mera similitudine che aveva riscontrato gli suggerì che aveva bisogno di un conforto. I suoi occhi erano vivi, contrariamente al militare.

Non ebbe mai tale fortuna, il delinquentello di strada era scomparso nel nulla, dando l’impressione allo scienziato che forse lo aveva solo immaginato. Era probabile che il ragazzo avesse solo una vaga somiglianza, ma il suo dolore li aveva tramutati in una necessità.

Camminando per i vicoli malfamati della zona fu solo per fortuita coincidenza che un uomo, dal lato opposto della strada, attirò la sua attenzione. L'individuo in questione era un ometto di mezza età dall’aria scarna che continuava a guardarsi attorno ogni paio di passi.

Il Dott. Gelo si fermò ad osservarlo, mentre l’altro scostò lo sguardo con circospezione per constatare che non ci fosse nessuno nei paraggi. Era nervoso, non avendo notato il dottore che non lo perse di vista un istante, nascosto dietro un palo della luce.

L’uomo sospetto affrettò il passo, inoltrandosi in uno dei vicoli nei paraggi. Fu per puro istinto che il Dott. Gelo decise di seguirlo. Non aveva nessun’altra buona ragione per pedinarlo. Era un perfetto sconosciuto che con ogni probabilità non si era mai addentrato in questo particolare quartiere della città, oppure era consapevole che qualunque cosa stesse facendo era illegale o pericolosa.

Raggiunse il viottolo nella quale l’individuo si era rifugiato e si appiattì alla parete per non essere scorto.

“... ma avevi detto che mi avresti fatto uno sconto!” stava dicendo l’uomo, la voce tremante ed insicura. Gelo poté guardarlo solo di spalle, mentre lo sconosciuto, chino su sé stesso, stava implorando un misterioso interlocutore. Di quest’ultimo fu in grado di osservare solo le scarpe da tennis e i logori jeans, questi era infatti seduto su una parte sporgente della parete. Con una mano era intento a giocare con una capsula che lanciò in aria per poi riprendersela, ripetendo l’operazione con ritmo ipnotico. “Lo sconto valeva solo se mi fossi divertito a rubare quello che mi hai chiesto” spiegò l’uomo seduto, dalla cui voce fu facile intuire che si trattava solo di un ragazzino, “Questo è stato piuttosto noioso, quindi dovrai pagarmi il prezzo intero”.

L’uomo esitò ed abbassò il capo, lo alzò subito dopo e si guardò alle spalle, poi tornò ad osservare la capsula che si sollevò in aria per un secondo, prima di ricadere sul palmo del giovane. “Ma… ma… io” farfugliò indeciso. Il ragazzo smise di riacciuffare il contenitore, stringendolo ora tra le dita, “Beh, se non lo vuoi posso sempre trovare qualcun altro a cui venderlo” concluse, ritirando la mano con l’intenzione di far svanire l’oggetto in una tasca dei pantaloni.

L’uomo si protrasse in avanti “No… no… aspetta!” esclamò nervoso “Ti pagherò quello che mi hai chiesto” concluse, restando in attesa. Ci fu un breve silenzio seguito da una risata sottile, “Così mi piaci” replicò il giovane. L’interlocutore ravanò in una delle tasche della giacca ed estrasse alcune banconote che diede al ragazzo. Un breve istante ancora, il tempo che le contasse, infine gli consegnò la capsula, “È stato un piacere fare affari con te” sancì infine. Il tono era quello del congedo.

Il nervoso ometto si voltò senza farselo ripetere e rapido come il vento ripercorse la strada che lo aveva portato sin lì. Troppo teso anche solo per verificare che ci fosse il via libera, camminò svelto a testa china, non facendo caso all’anziano ancora appiattito contro la parete.

Solo quando l’individuo si allontanò, Gelo fu in grado di guardare in faccia il giovane. Era lui, constatò in un istante, riconoscendo i capelli scuri, i jeans malridotti e soprattutto gli occhi azzurri.

Il ragazzo sembrò rilassarsi, portò le braccia dietro la testa e si adagiò al muro. Restò lì immobile. Serrò le palpebre, rilassandosi. I minuti trascorsero veloci, mentre lo spettatore silenzioso continuò ad osservare senza muoversi a sua volta.

Quando il giovane si sollevò dal suo improvvisato sedile fu quanto mai inaspettato.

In piedi si stiracchiò sonnolento prima di far scivolare le mani nelle tasche dei suoi jeans. Sbadigliò e cominciò a camminare verso l’uscita del vicolo.

Il Dott. Gelo cercò di mimetizzarsi con la parete, assottigliandosi il più possibile. Non ce ne fu bisogno. Il giovane ladruncolo scelse di voltare nella direzione opposta a quella nella quale l’anziano era nascosto, percorrendo la strada che portava ai negozi illuminati e alla vita della gente comune.

Intenzionato a non lasciarselo scappare, Gelo lo seguì a discreta distanza concedendo al ragazzo la scelta sull’itinerario.

Il passo tranquillo e rilassato dell’ignaro rapinatore rese l'inseguimento piuttosto facile, sebbene entrambi fossero costretti a zigzagare tra la gente che affollava la strada. Accanto alla vetrina di un negozio, due donne erano immerse nella contemplazione di alcuni abiti all’ultima moda. Sebbene Gelo stesse tenendo d’occhio il giovane, rischiò quasi di non notare la mano dello stesso infilarsi nella borsa di una delle due malcapitate nel momento in cui le passò accanto.

Il ladro aprì il portafoglio ora a sue mani e ne estrasse una manciata di banconote. Svuotato il borsellino, fece sparire gli zeni recuperati nelle sue tasche per poi liberarsi dell’inconfutabile prova del misfatto. Tutto con una tale nonchalance da far credere che non avesse fatto nulla di male o illegale, senza la benché minima paura di essere visto o segno di rimorso.

Gelo superò il portafoglio nel punto in cui il suo obiettivo lo aveva lasciato cadere. Si distrasse un secondo per guardarlo, poi sollevò di nuovo lo sguardo e… lui era sparito.

Era bastato quell’attimo, quel secondo di distrazione per perderlo di vista. Svanito come se non fosse mai stato lì. Stava impazzando? Questo ragazzino esisteva davvero o era solo il frutto della sua affranta fantasia?

Sveltì il passo, percorrendo il tratto che lo separava dal punto in cui lo aveva visto l’ultima volta. Si guardò attorno, ma del delinquente di strada non era rimasta nemmeno l’ombra. Camminò svelto, guardandosi attorno in cerca di indizi, di un’immagine residua che potesse dare il segno del suo passaggio.

Stava cominciando a perdere le speranze, quando svoltò l’angolo in una strada meno affollata. La prima cosa che vide fu la pistola che gli comparve davanti agli occhi seguita dalla mano che, dopo essersi appoggiata sulla sua spalla, lo costrinse a sbattere la schiena contro la parete. Deja vu.

“Chi sei, vecchio? Perché mi stai seguendo?” gli chiese una voce a questo punto conosciuta. Dentro di sé, nonostante l’arma nuovamente puntata contro, Gelo tirò un sospiro di sollievo, soprattutto quando i suoi occhi s’incrociarono con quelli azzurri del ragazzo.

Come aveva fatto nella precedente occasione, afferrò con fermezza la canna della pistola e vi poggiò sopra la fronte, “Noi ci siamo già incontrati, ragazzo” gli bisbigliò in rimando. Ci fu un secondo di silenzio, seguito da un leggero click quando la sicura dell’arma tornò al suo posto, “Sei quel vecchio” constatò abbassando la mano con la rivoltella.

L’anziano lo guardò far sparire la pistola sotto la maglietta, com’era stato anche l’ultima volta. “Ho una proposta per te” gli offrì, tuttavia la sola risposta fu una semplice alzata di spalle, “E perché dovrebbe interessarmi?” “Perché ti pagherò il doppio”.

Questo sembrò cogliere il suo interesse, “Sentiamo” lo esortò incuriosito. Gelo lo fissò, “C’è una cosa di cui ho bisogno, ma io sono troppo vecchio per ottenerlo solo con le mie forze”. Il giovane assottigliò lo sguardo, in silenziosa contemplazione.

All’anziano parve bastare, “Mi serve un chip, è molto prezioso e delicato, lo producono solo a scopi militari. Forse tu potresti rubarlo per me”. Sulle labbra del giovane si dipinse un sorriso sottile, “Mmm… sembra divertente” confessò.


CONTINUA…



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