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Autore: DaisyCorbyn    04/12/2017    1 recensioni
[19 anni dopo] [Next generation]
Alwys ha passato i primi 11 anni della sua vita a nascondersi per la sua natura da lupo mannaro, fino a quando un giorno Ted Remus Lupin bussò alla sua porta per dirle di essere idonea per frequentare Hogwarts. Alwys così inizierà una nuova vita con i suoi amici Albus e Rose, nonostante una presenza oscura cercherà di impossessarsi del Mondo Magico.
Dal Capitolo 2:
«Mi chiamo Ted Remus Lupin, sono un professore della Scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Quando un bambino con poteri magici compie 11 anni, riceve una lettera dalla scuola per poter essere ammesso. Non sempre, però, il bambino ha i genitori anch’essi dei maghi e, quando ciò accade, viene inviato un professore per spiegare alla famiglia la situazione. Tu sei stata ritenuta idonea per frequentare Hogwarts e io sono il professore che risponderà a tutte le tue domande» finì con un sorriso e si sistemò l’impermeabile.
I genitori guardarono la figlia annuendo e sorrisero dolcemente come se stessero cercando di convincerla con lo sguardo.
«No» fu l’unica parola che Alwys disse dopo essersi ripresa dal quel fiume di informazioni.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Teddy Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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22
Il drago di Draconem

 
 
Il drago aveva una lunga serie di spuntoni neri come la pece lungo la sinuosa schiena fino alla fine della coda, le ali erano sottili ma molto ampie e in controluce si potevano vedere le venature rossastre. Il drago, privo di qualsiasi catena, si alzò su due zampe come se fosse contento di vedere il professore, che si avvicinò, gli accarezzò il ventre e poi il muso. I tre rimasero impietriti sul posto, i loro respiri si confondevano fra loro creando una perfetta sinfonia orchestrale insieme ai loro cuori che battevano all’impazzata. Ad un tratto il drago girò di scatto il muso verso di loro, annusò l’aria e digrignò i denti aguzzi.
«Cosa c’è, tesoro?» chiese Draconem accarezzando sotto il muso per farlo rilassare.
Loro, spaventati, lentamente indietreggiarono per scappare verso la scuola, ma uno di loro, per sbaglio, calpestò un legnetto attirando l’attenzione del drago, che spalancò le fauci, e del professore, che prontamente sfoderò la sua bacchetta. Prima che i tre potessero darsela a gambe, un fuoco azzurro li investì completamente, ma per fortuna non si fecero male perché James urlò «Protego!» e una pallida cupola fermò le fiamme.
Sfortunatamente, però, il fuoco del drago era più forte e la cupola andò in mille pezzi scagliandosi contro il Corvonero che si girò per proteggere i più piccoli.  Appena la fiammata arrivò, urlò per il dolore e si accasciò per terra, senza, però, demordere.
Riprese la bacchetta e urlò: «Glacius
Un raggio ceruleo colpì il muso del drago congelandolo così da impedirgli di sputare fuoco.
Si alzò con molta fatica, Albus prese il mantello fortunatamente intatto, perché per scagliare gli incantesimi James lo aveva gettato per terra, e aiutò il fratello a scappare. Rose nel frattempo aveva preso, dalla tasca del cugino, la Polvere Buiopesto e l’aveva gettata per terra creando una fitta nube scura attorno a loro.
«Lasciatemi qui, così solo io sarò in punizione» disse il maggiore tra un lamento e l’altro.
«Non dirlo nemmeno per scherzo!» lo rimproverò il fratello.
«Di qua!»
Rose individuò una piccola caverna nel terreno che a occhio e croce li avrebbe potuti ospitare tutti. Fecero sedere James e guardarono la sua ferita: il fuoco aveva bruciato tutti i vestiti e la schiena mostrava varie bruciature che avevano lacerato la pelle e si stavano formando molte bolle. Rose trattenne un conato di vomito, invece Albus abbracciò James con gli occhi gonfi per le lacrime.
«Mi dispiace!»
«Non è colpa tua» disse cercando di trattenere i gemiti di dolore e gli arruffò i capelli con tenerezza.
I passi del professore si fecero sempre più vicini, i quattro si strinsero per occupare meno spazio possibile, schiacciandosi contro la parete che cedette a causa del loro peso: il buio li inghiottì. Caddero su un terreno morbido, ma appiccicoso, e la caduta mozzò il fiato a James che si contorse per il dolore.
«James stai bene?» urlò Albus, ma davanti a sé vedeva solo il buio.
Alwys e Rose presero le bacchette per fare un po’ di luce e cercarono gli altri due, ma lo spettacolo che videro gelò loro il sangue: erano atterrati su un’enorme ragnatela circondata da pallide uova più grandi del loro viso.
«James…» Rose cercò un po’ di conforto dal maggiore che però non rispose perché svenuto per il dolore dovuto alla botta.
«Come può un ragno tessere una ragnatela così grossa e spessa?» chiese Alwys facendo ondeggiare la sua bacchetta qua e là.
Appena lo individuò, Albus corse verso il fratello e lo scosse per farlo risvegliare, ma il maggiore non accennava a muoversi.
«Non un semplice ragno…» rispose Rose che era rimasta ferma a fissare un punto che Alwys non riuscì ad individuare con chiarezza.
I candidi occhi della ragazza vagarono fra la fredda pietra che li circondava fino ad individuare il punto che l’amica stava fissando: otto occhietti la fissavano curiosi.
«Ragazze, James non si sveglia» urlò Albus sull’orlo di una crisi di pianto.
«In questo momento è un altro il nostro problema.»
«Cosa è?» chiese Alwys pietrificata sul posto dalla paura.
«Un’acromantula» a quella parola Albus scattò in piedi. «Siamo nella sua tana.»
«Nella loro tana» puntualizzò il ragazzino prendendo la bacchetta anche se non aveva idea di come usarla in quella situazione.
Enormi ragni ricoperti da una fitta peluria scura e con otto occhietti neri che li scrutavano nell’ombra li accerchiarono infastiditi dalla luce delle bacchette.
«Rose, ti prego, dimmi che conosci qualche incantesimo» piagnucolò Albus.
«Al, frequentiamo le stesse lezioni.»
«Sono molto pericolose?» i due fulminarono con lo sguardo Alwys che deglutì.
Fra quel gruppo che li fissava ansiosi, si fece spazio un’acromantula più grande delle altre che fece scivolare le sue zampe pelose sulla pietra fino ad arrivare sulla ragnatela su cui erano i quattro. Albus si mise davanti a James per proteggerlo, anche se poco convinto. Sicuramente lui avrebbe saputo cosa fare, pensò.
«Cosa abbiamo qui?»
Alwys si girò intorno per capire da dove venisse quella voce.
«Chi è stato?» sussurrò all’orecchio di Rose.
La rossa, con la bacchetta che le tremava, indicò l’acromantula davanti a loro.
«Veniamo…» provò a dire Albus nonostante la voce gli tremasse. «Veniamo in pace!»
«In pace, eh?» rispose sarcastica accennando una risata. «Voi umani non sapete cosa sia la pace!»
«Noi sì, siamo amici di Hagrid!» esclamò Rose e gli altri due annuirono.
«Hagrid? Non mi ha mai parlato di voi.»
«Beh, siamo qui da poco, forse per questo…» continuò lei sorridendo.
«Rose…» disse Albus a mo’ di lamento.
«Zitto Al!» lo richiamò per poi tornare a sorridere verso l’acromantula. «Siamo caduti qui per sbaglio, scusateci.»
«Scusarvi? Noi non siamo molto amici degli umani…»
«Rose!» questa volta fu il turno di Alwys.
«Che c’è?» sbottò la rossa girandosi verso gli amici: le altre acromantule si erano avvicinate ed era praticamente impossibile contarle per quante erano.
«Da quando dei maghi ci hanno cacciato da qui, non crediamo più alle vostre menzogne!» urlò l’acromantula facendo addirittura tremare le pareti.
«Ve lo giuro, siamo solo studenti indifesi» disse Rose avvicinandosi agli altri due.
«Indifesi? Meglio per noi!»
Ad un tratto una figura scese dal buco da cui erano caduti e si mise davanti a loro: gli occhi blu come il mare risplendevano nell’oscurità illuminati dalla sua bacchetta e un ringhio gutturale arrivò alle loro orecchie.
«Chi diavolo s-»
«Arania Exumai!» urlò la figura prima che l’acromantula potesse finire la frase, ed il primo lampo andò a segno scagliandola contro il muro di pietra.
Ne seguirono altri che riuscirono ad allontanarli quanto bastasse per creare una bolla che li avrebbe protetti per un po’.
«Giuro che prima o poi vi ucciderò con le mie mani e occulterò i corpi» li minacciò furioso Damien che si girò verso di loro «James?» fece vagare il suo sguardo e, appena individuò il ragazzo, corse verso di lui e gli prese il viso fra le mani «È bollente.»
«Il professore nasconde un drago, è stato lui a colpire James» spiegò Rose con la voce che le tremava.
«James, ti prego rispondimi» il ragazzo poggiò il viso sul suo petto e strinse la sua maglietta.
«Damien, la barriera sta cedendo…» disse Alwys stringendosi ad Albus.
«Prendetevi per mano.»
Mentre loro fecero ciò che aveva ordinato, lui premette le labbra contro la fronte di James e lo prese in braccio.
Damien si avvicinò a Albus e gli fece cenno di aggrapparsi alla sua giacca: un vortice li risucchiò, si sentirono sottosopra e un conato di vomito si impossessò della loro gola. Ad un tratto si ritrovarono in mezzo alla foresta proibita, barcollarono e si aggrapparono ad un albero.
«Andiamo, dobbiamo portarlo al sicuro» ma i tre, invece di muoversi, vomitarono tutto ciò che avevano nello stomaco.
«Cosa è successo?» chiese Alwys che si sentiva come se avesse preso un brutto virus allo stomaco.
«Se non vi muovete vi lascio qui!» urlò e incominciò a camminare con passo deciso.
Albus fu il primo a riprendersi: prese per mano le due amiche e cercarono di stare al passo svelto di Damien. In poco tempo furono fuori dalla foresta e continuarono a seguirlo fino alla casa di Hagrid dove, con un deciso calcio, Damien spalancò la porta.
«Per la barba di Merlino!» esclamò una voce pesante e roca, come se si fosse appena svegliata.
Il gigante arrivò nel piccolo salotto con una lunga vestaglia malconcia e un cappello da notte con qualche toppa.
«Cosa è successo?»
«Il drago di Draconem lo ha colpito.»
Hagrid, con un colpo della grande mano, fece cadere per terra tutto ciò che c’era sul tavolo e Damien stese il corpo del ragazzo a pancia in giù.
«Voi lo sapevate?» strillò Rose indignata.
«Sta zitta mocciosa!» ringhiò Damien e i tre per la paura si strinsero in cerca di conforto. «Ti prego dimmi che puoi fare qualcosa.»
«Io…» Damien lo guardò supplicante, Hagrid si riprese dandosi qualche colpetto sulle guance con i palmi ed esclamò. «Mi sono preso ustioni peggiori!»
Andò a trafficare con delle boccette e ne prese una: la passò sotto il naso del ragazzo che spalancò gli occhi preso dal panico.
«Tranquillo, ci sono io qui» appena James incontrò gli occhi di Damien si rilassò, ma comunque la sua espressione era contratta dal dolore.
Hagrid prese qualche erba e la schiacciò in un piccolo contenitore per poi mescolarle con il contenuto liquido di una boccetta verde.
«Mi dispiace» disse affranto il gigante prima di spalmare il contenuto del contenitore sulla schiena del ragazzo.
Appena la miscela toccò la ferita, James urlò e incominciò a piangere disperatamente. Damien gli strinse la mano e gli accarezzò i capelli «Ce la puoi fare» ripeteva a denti stretti.
Appena la miscela fu spalmata su tutta sulla ferita, Hagrid fece un cenno con il capo a Damien che prese la bacchetta.
«Accio bende» le prese al volo e fasciò tutta la schiena del ragazzo che era svenuto di nuovo, ma non aveva più la fronte troppo bollente.
«Due giorni e della ferita rimarrà solo una brutta cicatrice, domani mattina passerà anche la febbre» disse Hagrid asciugandosi la fronte grondante di sudore.
Entrambi gli uomini si girarono verso i tre: uno li guardava minaccioso, l’altro molto preoccupato. Damien sbuffò, prese James, lo appoggiò sul letto del gigante, gli accarezzò la fronte e si sedette accanto a lui. Hagrid aspettò che il ragazzo fosse fuori dalla stanza prima di rivolgersi verso i tre che erano rimasti imbambolati davanti alla porta.
«Sedetevi» presero posto sul divano, invece lui su un’enorme poltrona davanti a loro.
«Deve essere di famiglia cacciarsi nei guai» disse in tono bonario.
«Non è colpa nostra se il nostro professore di Difesa contro le Arti Oscure nasconde un drago nella Foresta Proibita e inoltre c’è pure una colonia di acromantule!» sbottò Rose che stava per avere una crisi di pianto.
«Leila non farebbe del male ad una mosca!» rispose Hagrid scuotendo il viso barbuto.
«Ha anche un nome!»
«Rose, calmati…» cercò di farla ragionare Albus, però senza successo.
La cugina sbuffò e si lasciò cadere sulla poltrona.
«Leila è stata un’idea della Preside» spiegò Hagrid prendendosi le mani in grembo. «E chi meglio di lei può prendere queste decisioni? Io l’ho aiutata a trovare il drago.»
«Ma perché? Non siamo in un periodo di pace?» chiese Alwys, ma subito dopo si ricordò di ciò che era successo a Hogsmade.
«Solo perché…» quasi ancora gli veniva difficile nominarlo. «Voi-sapete-chi non c’è più, non vuol dire che il male non esista.»
Tutti e tre abbassarono lo sguardo persi nei loro pensieri: si sentirono in colpa perché a causa del loro essere così ficcanaso James si era fatto molto male e stavano per essere divorati da delle acromantule.
«Volete qualcosa?» chiese Hagrid dirigendosi verso la credenza, ma il silenzio dei ragazzini gli fece intendere che a loro non sarebbe entrato nemmeno uno spillo in quel momento. «Almeno una bevanda calda!»
Prese una grossa teiera e quattro bicchieri.
«Tu, Damien?»
«No!» esclamò lui dalla stanza.
Dopo aver riempito i bicchieri con un liquido fumante, glieli passò con un sorriso stampato sul volto. 
«Le acromantule, invece?» chiese Alwys che si concentrò molto per ricordare il loro nome.
«Quella è casa loro, voi le avete disturbate» rispose Hagrid che però si beccò un’occhiataccia da parte di Rose. «Per questo la Foresta Proibita è un luogo pericoloso.»
«Prenderai provvedimenti?» chiese Albus mordendosi il labbro.
Hagrid borbottò qualcosa indeciso sul da farsi ma, prima che poté rispondere, la porta si spalancò.
«Lui no» la preside McGranitt entrò seria in volto. «Ma io sì.»
I tre guardarono con gli occhi spalancati la donna che incrociò le braccia al petto. Dall’altra stanza arrivò Damien, attirato dal rumore della porta, che la guardò con la faccia più felice del mondo.
«Finalmente è arrivata!» disse avanzando verso di lei. «È dall’inizio dell’anno che fanno danni!»
«È così?» chiese lei rivolgendosi ai ragazzi che, però, rimasero in silenzio evitando il suo sguardo. «Capito… James Potter?»
«È stato colpito da Leila…» spiegò Hagrid alzandosi un po’ impacciato dalla sedia. «Brutte ustioni, ma si riprenderà presto.»
«Abbastanza presto da partecipare anche lui alla punizione?»
«Punizione?» protestò Rose, ma subito dopo si morse la lingua.
«Signorina Weasley penso che sia il minimo darvi una punizione visto il vostro comportamento» la richiamò la Preside: il suo sguardo era molto severo e imperturbabile.
«Ci dispiace tantissimo» sussurrò Albus abbassando lo sguardo.
«Non ne dubito, caro» lo rassicurò la donna. «Ma avete messo a repentaglio la vostra incolumità invece di chiedere ad un professore. Potter adesso è in quella stanza in preda a chissà quali dolori per colpa vostra.»
«Non ci volevano ascoltare, pensavamo veramente che il professore nascondesse qualcosa che poteva fare del male alla scuola» Alwys cercò di giustificare il loro comportamento, ma lo sguardo della professoressa divenne gelido.
«Signorina Dewery, questa non è la sua prima punizione, giusto?» la Grifondoro si morse il labbro. «Le consiglio di stare più attenta e di non accusare infondatamente i professori che io stessa ho scelto con cura.»
«Mi scusi…» mormorò abbassando lo sguardo.
«Ad ogni modo sono costretta a togliere cinquanta punti ai Grifondoro» disse in tono veramente dispiaciuto.
Rose subito lanciò un’occhiata di fuoco ad Alwys come se fosse solo colpa sua.
«Non dite a nessuno del drago o dovrò prendere provvedimenti più seri.»
I tre annuirono silenziosamente.
«Signor Paw, mi devo complimentare con lei… questa sua azione non passerà inosservata al Ministero della Magia» disse guardando Damien per poi rispostare lo sguardo verso di loro. «Non cercate di fare come i vostri genitori cacciandovi nei guai: più lontani siete da essi meglio è, e soprattutto quelli erano altri tempi.»
Alwys notò che Albus aveva stretto i pugni lungo i fianchi e istintivamente gli strinse una mano.
«Comunque, per adesso tornate nei vostri dormitori, vi farò sapere al più presto… Signor Paw, lei per favore porti Potter in infermeria.»
I tre salutarono Hagrid con un forte abbraccio e si avviarono verso la porta.
«Expecto Patronum!» dalla bacchetta della McGranitt uscì una luce cerulea che prese la forma di un gatto che saltellò accanto ai tre. «Farà in modo che voi andiate nei vostri dormitori.»
I tre rimasero a bocca aperta, incantati dalla bellezza di quell’incantesimo.
«Arrivederci» dissero in coro e poi uscirono dall’umile casetta a testa bassa.
 
   
 
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