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Autore: NadShepCr85    04/12/2017    2 recensioni
La storia della mia Shepard. A partire dalle origini fino all'assalto alla Base di Cerberus.
Missioni e interazioni tra l'equipaggio e il Comandante, con una particolare attenzione sulla romance tra Shepard e il Turian più amato della saga, Garrus Vakarian.
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Comandante Shepard Donna, Garrus Vakarian, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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Premessa: Sono tornata. Non del tutto, ma ho voluto lasciarvi questo pezzo per riempire un po’ il vuoto che ho lasciato non aggiornando da un bel po’ di tempo, in attesa di avere pronti i prossimi capitoli che molto probabilmente pubblicherò in blocco.

È stato scritto a settembre, l’ho pubblicato solo ora perché ho avuto un lutto in famiglia e non ho avuto molta voglia di revisionarlo o di pubblicarlo. In teoria l’avevo scritto per tenerlo per me e basta, ma ho comunque pensato di condividerlo con voi, soprattutto per il fatto che contiene alcune cose importanti per questo mio racconto. Avviso: per questo non ho una playlist, non c’è stato tempo materiale per mettermi a cercare canzoni adatte da unire alla lettura.

Vi auguro una buona lettura.

Nad.

 

 

 

A life in pain-Interlude

 

Capitolo 26/bis: Some time ago….

 

Mindoir, 2170

Ventiquattrore prima l’attacco Batarian

Poligono di tiro ,Caserma della milizia.

 

Va’ a fare un po’ di pratica di tiro, almeno non ciondolerai in giro tutto il giorno.” Stronzo. Nadira mancò il bersaglio per l’ennesima volta. Non era giornata, l’ennesimo litigio con suo padre, l’ennesima uscita rifiutata con Robert e Lay perché era in punizione. Per l’ennesima volta, e dopo sarebbe dovuta andare allo spazioporto per il turno.

Era incavolata, l’aveva messa in punizione perché aveva camminato in casa con gli anfibi sporchi di letame dalla stalla, ed era senza il becco di un quattrino perché quelle stupide vacche spaziali gliel’avevano fregato mentre caricava il carro unifeed con il fieno. c’erano tutti i suoi risparmi e suo padre aveva aggiunto anche quello alla punizione per aver sporcato in casa dopo che sua madre aveva appena finito di pulire.

Ti ho detto non so quante volte di non portare il creditometro in stalla con te. Che ti serva di lezione, non te ne farò avere un altro, arrangiati.”, le aveva detto davanti alle sue proteste, davanti alle sue lamentele che le vacche non le avevano mai dato problemi. Stupide vacche.

James Shepard emerse dal gabbiotto che utilizzava come centro di comando, scuro in volto perché la figlia non aveva fatto neanche un centro, dandole uno scappellotto per far sì che tornasse concentrata. Nadira lo guardò, truce, ma lui rimase imperturbabile.

- Non andrai a lavorare finché non mi centrerai almeno cinque volte il bersaglio.- sibilò, ordinando agli addetti del poligono di cambiare le sagome e di metterle ad una distanza superiore di quelle a cui le aveva messe originariamente.- Ti scriverò pure due righe per il tuo datore di lavoro, ma voglio quei cinque centri. Non uno di meno, non uno di più. Sono stato chiaro?!- le gridò nelle orecchie, come faceva con le altre reclute. Per quanto lei potesse essere sua figlia, faceva parte della milizia e lui non faceva favoritismi. Con nessuno.

- Sì, papà.- Altro scappellotto. Nadira strinse gli occhi e si sforzò di contare fino a dieci prima di peggiorare la situazione. Si chiese che cosa avrebbe detto sua madre se avesse visto il marito prenderla a schiaffi.- Cristallino, signore.- sibilò, sentendosi addosso una voglia matta di mollargli lì quel dannato fucile, mandarlo al diavolo e rischiare un’altra settimana di punizione, ed andarsene per i fatti propri.

- Ottimo. Ora, smettila di pensare a quel perdigiorno del tuo fidanzato e vedi di centrarmi quei bersagli.- rimarcò, gelido, James Shepard, ignorando l’occhiataccia lanciatagli da sua figlia.- Quell’imbecille….- mormorò l’uomo, mentre si allontanava. Con tutti i ragazzi che c’erano sulla colonia, sua figlia doveva proprio innamorarsi del figlio del suo vicino di campi, e doveva pure fare amicizia con la figlia del supervisore della colonia.

Che la trascinava in guai che spesso finivano per ricadere come colpa di Nadira perché la cocca di papà non doveva avere la fedina penale sporca, per poter essere ammessa all’Università di Arcturus.

Sua figlia era doppiamente cretina che si lasciava coinvolgere, la sua speranza era che David Anderson ci mettesse davvero una buona parola per farla ammettere all’Accademia Navale Militare, era la cosa migliore che potesse capitare, avrebbe anche accettato che sua figlia si fidanzasse con un Turian pur di vederla lontana da quei due.

D’accordo, forse quello era troppo, anche se Nadira pur di fargli un dispetto lo avrebbe fatto sul serio di avere un fidanzato Turian, la conosceva fin troppo bene per essere tranquillo, da quel punto di vista. Anche solo per ripicca.

Anna non l’aveva presa bene, la proposta di Anderson. Avevano avuto una discussione la sera prima e sua moglie non era stata d’accordo sull’imporre a Nadira quel genere di scelta, una scelta che avrebbe cambiato per sempre il suo futuro, se fosse riuscita a entrarci.

Non era un mistero che Anna avrebbe voluto che fosse sua figlia a scegliere cosa fare nella vita, e non sicuramente il lavoro che aveva fatto suo padre fino alla fine della Guerra del Primo Contatto, anche se sarebbe stato per breve tempo, per soli dieci anni.

James osservò la figlia sparare attraverso i monitor, notando che ne aveva centrati due su cinque e lei, frustrata, aveva rotto il treppiede del fucile. Il suo preziosissimo treppiede nuovo di zecca che aveva pagato un sacco di crediti….si costrinse a trangugiare il caffè schifoso che aveva nell’ufficio e a scrivere una mail ad Anderson in cui accettava l’offerta di aiutare Nadira ad entrare all’Accademia Navale, iscrivendola ad una delle scuole superiori presenti su Arcturus.

Anna alla fine, seppur a malincuore aveva accettato, una volta compreso che quello sarebbe stato il meglio per la loro unica figlia di avere una chance di sopravvivere ed andare via da lì, da Mindoir, dalla Fascia di Attica. Nadira gli avrebbe odiati, Anderson avrebbe passato un inferno a doversi occupare di lei, mentre studiava laggiù, ma era la cosa migliore da fare.

Era il compito dei genitori decidere cosa fosse meglio per i propri figli, e quello, era il meglio. Arcturus era più sicura di una colonia della Fascia di Attica ed il suo vecchio Tenente aveva le credenziali giuste per instillare disciplina in Nadira, quella disciplina di cui lei difettava e che lui non era riuscito ad inculcarle, complice anche la compagnia che frequentava.

James scosse la testa. Ricordava quando era ancora una bambina, quella ghirlanda di pasta di sale che Nadira gli aveva portato a casa da scuola, o quando lo aveva esibito con un trofeo alla giornata dei genitori, dove per ovvie ragioni non aveva potuto portare sua madre; ridacchiò nel ricordare il primissimo giorno di scuola di Nadira, dove lui aveva dovuto prometterle di farle indossare il casco della sua corazza da Marine, per convincerla ad entrare all’asilo, mentre lei si nascondeva dietro di lui attaccata alla sua gamba.

Con l’arrivo della pubertà, era anche arrivata l’idiozia dell’adolescenza, e sua figlia aveva seguito la tendenza giovanile di diventare tutt’altre persone da come si era da bambini, nel modo peggiore però. E tuttora non erano cambiate le cose, di un millimetro. E lui era preoccupato che sua figlia finisse male, se fosse rimasta su Mindoir. Robert era un dannato neonazista, e la figlia del Supervisore della colonia, pensava che tutto le fosse dovuto, mettendo in testa idee a sua figlia che andavano bene per qualcuno che non doveva spaccarsi la schiena tutto il giorno per mandare avanti la propria famiglia, non per loro.

James depositò la sua caraffa preferita al suo posto d’onore, vicino a quella di Nadira, un’anonima tazza bianca, che toccava sempre pulire a lui o a sua madre, anche se sospettava che la peste se la lavasse da sola quando loro non guardavano. Qualche volta li faceva uscire di senno, in quei casi ricorreva al suo addestramento da tiratore scelto ed una parte di lui desiderava che si sposasse ed avesse figli come lei per farle capire che molte volte, quegli scapaccioni se li meritava.

Il Marine in congedo si sedette di nuovo, trovando Nadira ancora intenta a cercare di centrare i bersagli come lui le aveva detto di fare: dopo l’ennesimo fallimento, un bersaglio su cinque centrato, vide la figlia concentrarsi finalmente.

Sorrise orgoglioso quando li centrò tutti e cinque al centro. Ed in quel momento entrò sua moglie, inseguita dal piantone di quel giorno, un suo allievo, che Anna ricattò mostrandogli il compito in classe che doveva ancora correggere per farlo desistere dal continuare a inseguirla.

- Torna al tuo posto, della signora me ne occupo io.- gli ordinò, malizioso, James, tirando sua moglie a sé non appena il ragazzino fu scomparso.- Finirai per terrorizzarmi tutti i miei sottoposti.- le disse con tono bonario, dopo averla baciata a lungo e con passione. Non passava giorno che non ringraziasse Dio per avergliela fatta conoscere.

- Ci sei già tu che lo fai, signor Shepard.- rispose Anna, appoggiando la mano sull’uniforme improvvisata del marito, la sua vecchia uniforme da fatica.

- Qualcuno li deve pur tenere in riga, giusto? È meglio che sia io a farlo.- rispose, spavaldo, James Shepard, portando via i fogli dei compiti in classe alla moglie. Aveva avuto la fissazione di far scrivere ai suoi allievi su fogli di carta invece che sui datapad, per i suoi compiti in classe, sin da quando aveva iniziato a lavorare nella scuola della colonia.

La sua giustificazione? Un giorno i datapad si sarebbero potuti rompere, e loro avrebbero potuto ritrovarsi a dover riparare su quel genere di sistema antidiluviano, così almeno sarebbero stati pronti , in quel caso. Non che avesse tutti i torti, quella non era una cattiva idea, ma la carta era rara, sulle colonie, e farla arrivare dalla Terra costava parecchio.

- Papà ho fatto come hai detto, ora posso….- disse Nadira, interrompendo quel momento di intimità tra i genitori, e cercando di defilarsi prima che sua madre le dicesse qualcosa per la scuola. Fallendo miseramente.

- Nadira Jane Shepard.- esordì, severa, sua madre.- Che.cosa.è.questo?- le chiese, sventolando quello che doveva essere il suo tema sull’animale domestico che possedeva.

Merda….

James guardò storto la figlia, la quale sentiva che stava per passare altre ore al poligono di tiro o a correre attorno all’insediamento principale, poi prese in mano il tema di Nadira, leggendolo ad alta voce.

- “Tema: Il mio cane. Svolgimento: “Non posso fare il tema perché non ho un cane.”- lesse, trattenendosi a stento dal ridere, James Shepard, inarcando un sopracciglio e guardando la moglie.- Beh, non puoi certo dire che non sia stata sincera. Le vacche spaziali non contano come animale domestico.- disse, supportando per una volta la figlia.- E dubito che le prenderemo mai un pony.- aggiunse, sarcastico.

- Non incoraggiarla.- gli disse, Anna, guardando in tralice sia padre che figlia.- Dopo il lavoro allo spazioporto, rifarai il tema, e parlerai del mio Pastore Tedesco Ducky.- la minacciò, il dito puntato, la signora Shepard.- Stasera niente cinema.- concluse, perentoria, Anna.

- Ma….- iniziò a protestare Nadira, guardando suo padre in cerca di appoggio, ma non lo trovò.- Lo sai che a scuola mi prendono tutti in giro, sin dalle elementari, a causa del tuo Pastore Tedesco, mamma?- brontolò, offesa, la giovane, preferendo mille volte il poligono di tiro, alla serata che le si prospettava.

- Considero questa conversazione chiusa, Nadira. Va’ allo spazioporto, prima che ti licenzino.- affermò, seria, sua madre, che non appena la figlia uscì, mise una D- sul tema della ragazza, confondendo suo padre.- Deve imparare che deve sudarsi i bei voti, e che deve essere creativa in certe situazioni. Il problema di questi ragazzi è che lo Spazio non se lo sognano più, come facevamo noi da giovani. E non sognando più, è come se morissero giorno dopo giorno.- spiegò Anna.

- Noi non sapevamo che cosa aspettarci dalla frontiera dello Spazio, e trovammo i Turian, le Rovine su Marte….per noi il futuro che avevamo sempre visto negli olofilm, era appunto futuro, per loro è il presente, ed ho questa sensazione che noi apparteniamo a tutt’altra epoca.- ammise James, malinconico.

- Lo so….mi mancherà quando andrà ad Arcturus.- rispose, triste, Anna.-Stiamo facendo la cosa giusta, James?- chiese la donna, al marito, guardandolo negli occhi.

- Prima o poi avrebbe lasciato Mindoir comunque, Anna. Questo posto non è la frontiera che sognavamo noi. I Batarian ieri hanno attaccato un’altra colonia, se rimane, o finisce a lavorare a vita nello spazioporto, ed io non….- James non finì la frase, perché Anna lo abbracciò.

Quella fu l’ultima volta che si abbracciarono.

 

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SSV Einstein

Infermiera di bordo.

 

Karin Chakwas giurò che si era assentata solo per pochi secondi, ed ora guardava il lettino della loro ospite, vuoto.

Si mise a cercare sotto la scrivania, nel magazzino, in sala mensa, negli alloggi dell’equipaggio, prima di arrendersi e chiedere aiuto ad Anderson, spiegandogli che aveva cercato ovunque, ed il Comandante diede ordine di cercare la figlia di James Shepard su tutta la nave.

Dopo due ore di accurate ricerche, trovarono la ragazza infilata dietro alcune casse nella stiva, le ginocchia al petto, che cercava di infilarsi più in profondità per essere lasciata in pace: David non insistette sul volerla fare uscire da lì, ordinò ai Marines della sicurezza di tornare ai propri posti, lasciando la Chakwas nei paraggi in caso servisse un suo intervento.

Anderson si sedette accanto a lei, la guardò negli occhi, pronto a farle una bella ramanzina, ma non ci riuscì, limitandosi solo a passarle il braccio attorno alle spalle.

- La Dottoressa Chakwas era preoccupata, non dovresti sparire così.- le disse il Comandante, con delicatezza, una volta ottenuta l’attenzione della giovane.

Nadira scrollò le spalle, anche se la sinistra le faceva un male cane non voleva tornare in infermeria, dalla quale era scappata per avere un po’ di tranquillità, lontana dalle incessanti domande del medico di bordo.

Flash di quello che era accaduto arrivavano di tanto in tanto, ma erano troppo pochi frammenti per dargli un senso, e Nadira era disorientata, confusa, e la spalla ferita che le trapanava il cervello ogni volta che cercava di muoverla. Cos’erano passati? Due, tre giorni, da quando si era risvegliata a bordo di quella nave della Marina? Perché non erano ancora arrivati ad Arcturus? Avrebbe cercato i suoi zii sulla Terra, cercato di dire loro quanto accaduto….doveva farlo, doveva farlo….

- Fa male.- si limitò a dire, nonostante si fosse preparata tutto un discorso di senso compiuto. Si meravigliò lei stessa di quanto fosse roca la sua voce e di quanto avesse, ancora, sete.

Anderson la guardò, stupito che avesse parlato. Contento che lo avesse fatto.

- Vieni, ti riporto in infermeria, hai bisogno di riposare.- disse il Comandante alzandosi in piedi, e porgendole la mano, ma la figlia di James non si mosse di un millimetro e continuava a guardarlo, in shock.- Shepard….- esordì, venendo interrotto da Nadira.

- Fa male….- ripetè la ragazza, sul punto di piangere, e stavolta David comprese che non stava parlando della spalla.

Si inginocchiò, guardandola negli occhi, e le appoggiò entrambe le mani sulle spalle.

- Farà sempre male, Shepard. Col tempo si attenuerà, ma i tuoi genitori saranno sempre qui- disse Anderson, segnandole prima la testa e poi appoggiandole una mano sul cuore.- e soprattutto qui. Tuo padre è morto, sì, ma finché ti ricorderai di lui, ed anche di tua madre, sarà come se non fossero mai morti.- aggiunse il Comandante, vide la ragazza corrugare le sopracciglia, come se stesse per dire qualcosa, ma si trattenne, dicendo tutt’altro, e riprendendo un minimo di controllo sulle sue emozioni.

-….di certo mi ha lasciato qualcosa che non dimenticherò mai.- borbottò, amara. Non era ciò che voleva sentirsi dire, ma se lo fece bastare. Si abbandonò contro la cassa che stava dietro di lei, socchiudendo gli occhi un paio di volte. Sussurrò qualcosa che Anderson non riuscì a cogliere, commossa, ma non pianse. Non aveva quasi mai pianto in vita sua, non si ricordava di averlo mai fatto, forse lo aveva fatto quand’era nata, non avrebbe iniziato ora.

Il suo modo di reagire a un lutto, ad una sconfitta, era la rabbia, e sentiva che quella rabbia solita, iniziava a montare ora, strinse per quello che poteva la mano sinistra a pugno, voleva strapparsi quella benda, prendere a pugni qualsiasi cosa le capitasse a tiro, ma si trattenne, e la rabbia scemò lentamente, così come era arrivata, in sordina.

Anderson, sollevato e già pronto a fermarla dal farsi ulteriormente male, si lasciò ad andare a un breve sorriso,sorpreso dal controllo che James aveva instillato in sua figlia su sé stessa, sulle sue emozioni. Sì, l’avrebbe raccomandata per l’Accademia Navale, oltre a prendersi cura di lei, d’ora in avanti, come aveva promesso a James ed alla moglie.

Quanto a Nadira, la ragazza decise che forse era meglio ritornare in infermeria, guardò il Comandante negli occhi, e gli chiese di riaccompagnarcela. Quando Anderson ce la riportò, la Dottoressa Chakwas era lì ad aspettarla ed aveva lo sguardo di sua madre quando le stava per fare una delle sue ramanzine.

 

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Arcturus, sei mesi dopo.

Astroporto.

 

Nadira stava passeggiando tranquillamente, Anderson l’aspettava per cena al suo appartamento sulla Stazione ed era riuscita a liberarsi dal responsabile del centro per rifugiati con la scusa di uscire a prendere qualcosa per la scuola.

Odiava quel posto, odiava la gente che lo frequentava, odiava il responsabile del centro.

I suoi parenti sulla Terra non l’avevano voluta tra i piedi, così Anderson l’aveva presa sotto la sua ala protettrice, iscrivendola ad un liceo frequentato da figli di militari assegnati lì o nella Flotta, e lei si era trovata un piccolo lavoro lì allo spazioporto senza dire nulla al Comandante, per non dipendere da lui per le piccole spese. Non voleva assolutamente entrare all’Accademia Navale, ma Anderson insisteva che quello era la cosa giusta da fare, così si era messa d’impegno a studiare.

Era l’unica cosa che poteva fare laggiù, i locali erano frequentati da soldati e politici, di tutte le razze, e lei non aveva neanche uno straccio di amici con cui andarci: con gli altri rifugiati era impossibile legare, o erano troppo traumatizzati, oppure le famiglie la tenevano a distanza, come un’appestata. Qualcuno da Mindoir si era salvato, ma dopo aver provato a stare con loro, aveva lasciato perdere, perché a parte la tragedia che avevano vissuto non trovarono nessun punto in comune. E, sinceramente, lei non si sentiva a proprio agio, in mezzo alle famiglie.

Non più. Le ricordavano troppo quello che aveva perso, e provava disagio nel vedere che in molti avevano ripreso a vivere quasi normalmente.

Era stato tramite l’elenco delle vittime di Mindoir che avevano esposto al Centro, che aveva saputo della morte di Robert e della sua migliore amica, la figlia del Supervisore della colonia: a quanto pare i Batarian, non avevano fatto alcuna distinzione, nel colpire l’insediamento, ma per lei era stato tremendo saperlo a quel modo. Due nomi in più da aggiungere alle lapidi scolpite nel suo cuore, oltre a quelle dei suoi genitori.

Aveva sentito Robert chiamarla, implorarla di aiutarli, solo che lei aveva deciso di correre alla fattoria, per proteggere sua madre, arrivando in tempo per….Nadira scosse la testa, per scacciare quei ricordi. Con i mesi buona parte dei ricordi dell’attacco dei Batarian erano tornati a galla, i peggiori, quelli più traumatici, a dispetto di quello che le avevano detto i medici.

Aveva dovuto fare una scelta terribile, tra salvare i propri amici e salvare la propria madre, finendo con il perdere entrambi e non essere in grado di difendere nessuno, nemmeno lei stessa, da quei maledetti. Alla fine, non era più importato che lei sapesse sparare, o picchiare a sangue qualcuno, o che non seguisse le leggi alla lettera, perché non era riuscita a mantenere la promessa di salvare sua madre.

La milizia si era rivelata inutile, lei si era rivelata inutile, e lei non voleva più essere inutile. Non voleva più arrivare tardi per salvare qualcuno che le stava a cuore, anche a costo di sacrificare la sua di vita, considerazioni che era abbastanza intelligente da tenere per sé, altrimenti sia il responsabile del centro che il Comandante Anderson avrebbero iniziato i loro lunghi sermoni su quanto la vita andava avanti e valeva la pena di essere vissuta.

Senza accorgersene era arrivata allo Spazioporto, e si sporse per osservare le navi della Flotta, per vedere se riusciva a intravvedere Anderson, che iniziava a diventare un punto di riferimento per lei, una specie di surrogato della famiglia che aveva perso, anche se non era molto presente a causa del suo mestiere.

- Quello è il mio posto.- disse, una voce offesa alle sue spalle.

Nadira si voltò pronta a scusarsi con chi aveva detto quella frase, trovandosi faccia a faccia con quel Jeff , il ragazzino con le stampelle che aveva “salvato” da quei bulli, fermo, che la guardava male.

- Scusa, non sapevo che avessero scritto il tuo nome su questa ringhiera.- replicò, sarcastica, Nadira, non spostandosi di un millimetro.

- Possiamo sempre rimediare.- propose il ragazzo, caustico, avanzando a fatica verso la ragazza che gli aveva evitato ulteriori percosse da Tizikis e compagni mesi prima.

- Bisogno di aiuto?- gli chiese Shepard, seria, ma Jeff rifiutò e raggiunse finalmente la ringhiera.

- Quello è il mio posto preferito di tutta la Stazione. Per questa volta ci passo sopra, ma domani….-aggiunse Moreau, lasciando cadere la conversazione, mettendosi a guardare le navi a sua volta.- ….non sono magnifiche? Darei un mio braccio per poterne pilotarne una!- esclamò il ragazzo, guardando le navi passare davanti ai suoi occhi.

- Senza un braccio, come farai a pilotare una nave?- chiese, confusa, Nadira, rapita anche lei dallo spettacolo degli incrociatori e delle altre navi della Marina.

- Giusto. Era una metafora, non so se hai colto la cosa.- ribadì, sempre caustico, Jeff, guardandola stranito. Una nave Asari attraccò, e da essa scese una Matriarca seguita dalla sua scorta di Commando Asari. Quello fece eccitare ancora di più Moreau, il quale costrinse Nadira ad osservare il gruppo.- Guarda, un gruppo di Asari!- esclamò il giovane, eccitato.

- A me non piacciono le Asari.- si limitò a dire Shepard, tornando a guardare le navi.

- Oh andiamo, a chi non piacciono le Asari? Sono delle specie di Twi’lek. - esclamò Jeff, praticamente sbavando per quelle odiose aliene.

-….cosa?- chiese sempre più confusa, Shepard, distogliendo lo sguardo dalle navi della Flotta.

Jeff la guardò come se stesse parlando con un Turian o con un Salarian. Magari il Salarian avrebbe capito di che cosa stava parlando.

- Ok, stai scherzando, vero? Avrai sicuramente guardato quei film almeno una volta, al cinema di quella tua colonia.- disse, perplesso, Moreau, prima di rendersi conto che quella strana ragazza davvero non aveva ai visto quella famosa vecchia esalogia. E quella diventò la sua missione. Si staccò dalla ringhiera, facendo segno a Nadira di seguirlo.- Vieni, tu devi essere iniziata alle vie della Forza.- disse, determinato, il ragazzo.

- Veramente sto aspettando il Comandante Anderson per….- cercò di protestare Shepard, per paura che quel ragazzo avesse tutt’altre intenzioni.

- Non ti preoccupare, non voglio violentarti, ma soltanto farti capire che cosa ti sei persa fino ad ora.- la rassicurò Jeff, serio e compito, nella sua missione di far conoscere

-Ehi, non sono scema, sai quanti hanno già cercato di abbordarmi con la scusa degli olofilm?- protestò Nadira, ben conoscendo i metodi maschili per abbordare. Dopotutto aveva già avuto un fidanzato, e Robert l’aveva baciata per la prima volta proprio nell’unico cinema della colonia mentre trasmettevano un vecchio olofilm, un documentario, se non ricordava male.

- Se ti farà sentire più tranquilla, lo giurerò sulla Bibbia, che ti lascerò stare.- insistette Jeff.- Mia madre non è a casa e tu te ne potrai andare in tempo per andare a cena con il Comandante Anderson. - promise Moreau, aspettando che la seguisse.

Nadira fu combattuta, quel ragazzo le stava simpatico, ma aveva paura che la cosa finisse male per entrambi, soprattutto se la madre fosse arrivata mentre loro…..Al diavolo, nel caso gli spacco le sue stampelle sulla schiena. Lo seguì, adeguandosi al suo ritmo, ed arrivarono a casa di Jeff, contemporaneamente alla madre del ragazzo, la quale la accolse in modo anche fin troppo entusiastico, pensando che finalmente il suo Jeffie, come era abituata a soprannominarlo, avesse trovato una fidanzata.

Shepard e Jeff si guardarono, sconvolti dalla madre di Moreau che aiutò il figlio a mettersi sul divano e gli preparò il televisore quando lui gli disse perché erano andati lì, dopodichè tornò con una ciotola di pop corn ciascuno.

Finito il primo film, a tarda sera, Shepard salutò Jeff con la promessa che la sera successiva si sarebbero rivisti per guardare un altro film di quella vecchia saga fantascientifica che l’aveva entusiasmata molto.

Prima che potesse rientrare, però la madre di Jeff la fermò.

- Scusi per la visita imprevista, signora.- si scusò Nadira, sulla difensiva.

- Non preoccuparti, anzi volevo ringraziarti.- esordì la donna, lasciando confusa Nadira.

- Per….cosa?- chiese, confusa.

- Quei film di solito Jeff li guarda con me, non viene mai nessuno a trovarlo a causa della sua malattia.- spiegò la signora Moreau.- Grazie per avergli fatto compagnia….?-

- Nadira, signora Moreau.- si presentò la ragazza, un nodo alla gola pazzesco.

La madre del suo nuovo amico le mise una mano sulla spalla.- Grazie, Nadira.-

 

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SSV Normandy SR-1

Ponte.

Presente.

 

Joker finì di compilare i rapporti relativi alla manutenzione e li inviò ad Adams, a Pressly ed al Comandante, che probabilmente era ancora sveglia, insieme a Tali, Garrus, Liara e Williams. Wrex ed Alenko dormivano da un bel po’, il Krogan abbracciato ad una bottiglia di champagne, il biotico in uno di quei letti che servivano a salvare spazio all’interno della Fregata.

Per quanto lo riguardava, fra un po’ il suo turno sarebbe finito e sarebbe potuto andare a dormire, anche se avrebbe voluto parlare con Shepard, in modo informale, era tornata da quella cerimonia scossa e voleva tirarla su di morale a sufficienza dal non dover sentire la Dottoressa Chakwas lamentarsi con lei di alcune cose. Oltre a parlare di quello che era successo su Solcrum.

Maledizione ad Akuze che l’aveva lasciata a pezzi ed a quel Toombs che l’aveva lasciata sola per tutto quel tempo solo per tornare a quel modo nella sua vita come se Nad fosse di sua esclusiva proprietà. Shepard stava puntando sul cavallo sbagliato, di nuovo.

Jeff temeva che Toombs la stesse usando per i suoi sordidi scopi personali, per poi abbandonarla di nuovo quando gli avrebbe fatto comodo farlo, quando non gli sarebbe più stata utile, come avevano fatto altri. Se ciò fosse accaduto, avrebbe tirato fuori la scopa che Garrus aveva su per il suo culo e avrebbe pestato a sangue il Caporale con quella, lui stesso, ossa fragili o meno.

Nadira non era una donna da portare a letto e basta. Era una donna da amare, da rispettare, come persona, soprattutto come persona, e come Ufficiale della Marina, non la personale bambola gonfiabile di un Marine arrapato che non vedeva una donna con la D maiuscola da sei anni. Se voleva la bambola gonfiabile, la Consorte o qualsiasi sexy shop, reale od online, offriva quel genere di servizi, non Shepard.

Sospirò, lui era confortevole nella sua posizione di amico, soprattutto ora che era il suo Comandante: non era Kaidan che le faceva la radiografia tutte le volte che gli passava di fianco, nonostante i suoi modi, lui era rispettoso delle gerarchie, anche se non sembrava. Avrebbe voluto che si fosse andati oltre l’amicizia, ma non sempre le cose andavano come si voleva che andassero.

Ed era contento anche solo di stare così, era il suo pilota, avrebbe fatto del suo meglio per riportarla a casa sana e salva, ma lei avrebbe comunque dovuto fare la sua parte, non poteva continuare a buttarsi a capofitto in situazioni che la vedevano sempre arrivare nell’infermeria di bordo ferita più o meno grave.

Oh, quanto avrebbe voluto farle sapere che cosa aveva pensato del suo colpo di testa su Solcrum e durante la pulizia dell’Ammasso Armstrong, ma ci avevano pensato Garrus e la Dottoressa Chakwas a quello. Dannata testona.

Controllò che il pannello da dove pilotava la Normandy fosse a posto, fece per alzarsi e si trovò davanti una zuppiera colma di pop corn, e sollevando lo sguardo trovò Shepard con un’altra zuppiera.

- Ho pensato che è un po’ che non vediamo un olofilm assieme.- disse il Comandante, sedendosi al posto del co-pilota.

- NON mangeremo pop corn dove piloto la TUA nave, Comandante.- protestò Jeff, guardandola in tralice.

- Nella mia cabina c’è Pressly che sta facendo una lavata di capo a Tanaka e ad un altro membro dell’equipaggio di cui non mi ricordo il nome, al momento.- ammise Nadira, dopo aver mangiato un paio di pop corn.- E si è appropriato del computer per motivi suoi personali.- aggiunse, rivelando anche un giornaletto che porse a Joker.- Trovato sulla Cittadella l’ultima volta che abbiamo attraccato. Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere averlo.-

Moreau prese il giornale e sorrise.- E’ l’ultimo numero di Fornax!- esclamò, contento.- L’ho cercato via extranet, ma era esaurito, come hai …..?- chiese Joker, rimangiandosi subito la domanda.- Non voglio saperlo.- asserì il pilota, infilandoselo nei pantaloni, dietro alla schiena, per non farselo portare via, sistemandosi poi il berretto.- Che film vuoi guardare?- chiese Jeff, aprendo la sua playlist di olofilm, quella che non condivideva con quasi nessuno. Shepard era “affascinata” dalla playlist del suo pilota e lo guardò in tralice.

- Joker, la metà di questi film sono proibiti dalla Flotta. Lo sai che se ti becca Pressly ti farà ripulire il tuo Factotum da tutta questa robaccia?- lo rimproverò Nadira, continuando a scorrere la lista dei film.

- ….hanno proibito qualsiasi cosa..- protestò Moreau, corrugando le sopracciglia.

- I film che guardi tu, non sono certo lungometraggi animati.- insistette Shepard, inarcando, severa, un sopracciglio.- Ci sono le corna, ma di un altro genere.- bofonchiò, scuotendo la testa.

- Certo, perché tu non li guardi.- insinuò il pilota, acido.

- Non sulla Normandy, e non in servizio.- lo zittì, borbottando, il Comandante, trovando finalmente quello che cercava.- Ecco qua, trovato quello che mi interessa,Joker.- esclamò segnando i film che voleva guardare insieme a Jeff.

- ….davvero? Shepard, siamo nello Spazio e tu vuoi guardare questo?- chiese, inarcando perplesso un sopracciglio, Moreau.

- Beh, se vuoi guardiamo una soap opera, visto che a te piacciono tanto.- affermò Nadira, mangiando altri pop corn.- Se non li mangi tu, faccio volentieri un bis.- disse, segnando i popcorn di Moreau, ancora intatti.

- Scordatelo.- rispose, semplicemente Jeff, avviando il primo olofilm di quelli che il Comandante gli aveva segnato. Mentre i titoli iniziali scorrevano, Joker osservò Nadira, che sembrava non fare molto caso al film in sé e sembrava pensierosa. Preoccupata, persino. Non era una novità, ma il pilota trovava inusuale che avesse deciso di vedere proprio quei film e non altro.

Shepard, dal canto suo, mangiava i popcorn meccanicamente, senza molta voglia: era andata sul Ponte da Jeff per non stare da sola quella notte, aveva paura di rivivere Akuze, dopo la cerimonia ed il confronto avuto sia con Anita che con i genitori di John. Il peso opprimente che sentiva da dopo il massacro si era alleggerito, ma sentiva che aver partecipato a quella cerimonia non era a sufficienza.

Non aveva saputo da chi altri andare, se non Jeff: Garrus era impegnato a sistemare il MAKO, Tali e Williams stavano setacciando la Galassia alla ricerca di tracce lasciate dall’Ammiraglio Kahoku, Wrex stava preparando il suo fucile a pompa e lei non voleva sentire per l’ennesima volta parlare della Genofagia, e delle conseguenze sui Krogan. Liara, invece stava parlando di poteri biotici e di Commando Asari con Kaidan e lei non era ferrata sull’argomento al punto da poter intavolare un discorso sensato con loro. Anche perché sarebbe finita con l’annoiarsi. La Dottoressa Chakwas era andata a coricarsi approfittando della calma piatta sulla nave.

Così era ricorsa all’unica persona libera in quel momento, qualcuno che conosceva da talmente tanto tempo che sapeva che poteva contare sul suo silenzio senza ordinarglielo o implorarlo.

Non si era resa conto di quanto fosse stata fortunata a conoscere Jeff su Arcturus finché non aveva messo piede sulla Normandy, un altro motivo per cui iniziava ad essere contenta di essere sopravvissuta a quel massacro, uno dei pochi. L’altro, era il suo nuovo equipaggio.

Il migliore che si potesse avere. 

   
 
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