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Autore: lyns    06/12/2017    0 recensioni
Questa è la breve storia triste di Sauro. Non c'è morale migliore che la rispecchi di "Al peggio non c'è mai fine".
Caro lettore puoi stare tranquillo, neanche la lieve vena tragicomica ti consolerà dalla desolazione di questo racconto.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sauro odia la mensa. Sauro inizia a pensare al pranzo alle otto di mattina, quando la mamma lo lascia davanti a scuola.
Lui non va a piedi come gli altri, lui ha paura. La strada è pericolosa, i marciapiedi scivolosi, le piante frusciano quando passa, parlano di lui, lo osservano e ridono. Ridono perché Sauro ha paura delle piante che ridono. Sauro le teme, le piante. Sempre pronte a ridere.
La mamma lascia Sauro davanti a scuola, si ferma nel parcheggio dell’autobus, dove Sauro sa che prima o poi verrà schiacciata da un pullman. Perché i pullman non guardano dove vanno, loro sono grossi e tu ti devi spostare. Immagina ogni volta la piccola automobile schiacciata come una scatola di sardine. Sauro non si volta mai a guardare per paura della cena che in tal caso gli toccherebbe. Sardine. Già ci pensa la mensa a fare schifo.
Alle otto di mattina Sauro accompagna la portiera in modo delicato e si gira verso la scuola stringendo i manici del suo zainetto. Sauro conosce bene l’ansia che gli stringe lo stomaco a quella vista, ormai la conosce. E nonostante la conosca Sauro non la sa gestire, Sauro soccombe.
Girato l’angolo, ecco che Sauro può prendere fiato e dimenticare per un attimo la scuola. Sul lato est dell’edificio si apre il cortile, dove Sauro gioca a pallone con i suoi amici. No, non è vero, Sauro non gioca a pallone. E non ha amici.
Sauro prende fiato perché il cortile è vuoto, a quest’ora del mattino. Tutti entrano dall’ingresso principale, lui preferisce passare davanti alla mensa e entrare dall’ingresso posteriore. Così, iniziando la giornata dal fondo, più in basso non potrà cadere.
Passando accanto alla mensa, Sauro rabbrividisce. Il sudore gli si ghiaccia sotto le ascelle e lungo la schiena e lo fa puzzare. Sauro ha problemi di sudorazione. Sauro le ha provate tutte, la mamma gli fa mettere sempre il bicarbonato di sodio, ma non funziona. Sauro non sa a cosa serva il bicarbonato.
Il sudore gli ricorda l’odore della pasta al forno del giorno prima. Besciamella e ragù.
Sauro gira la testa angosciato e si avvicina all’ingresso posteriore. Nessuno ancora è arrivato, Sauro sa che deve arrivare prima degli altri se vuole passare inosservato.
Sauro fa tappa in bagno, deve togliere l’apparecchio per i denti. La mamma non vuole che lo tenga soltanto a dormire, Sauro non si deve vergognare, è una cosa normale e va tenuto il più possibile. Sauro si vergogna e lo toglie lo stesso. La mamma non se ne accorgerà. Lo ripone nella scatola gialla senza sciacquarlo. A Sauro non importa. Quella sera almeno avrà un sapore più deciso, sarà come assaggiare qualcosa di nuovo.
La lezione di matematica è interminabile. Sauro non capisce, non riesce a seguire, Sauro è indietro e non ce la fa. Sauro si chiude nel suo mondo di fantasia. Guarda, immagina, fantastica su scenari che si è creato. A casa se ne ricorderà, li farà propri e li dipingerà sui suoi disegni . Deve stare attento, ha finito i colori. Solo il blu, il nero e il verde gli rimangono. Non può immaginarsi cose troppo colorate.
Sauro ha un unico momento apparentemente felice nella sua giornata. È la merenda mattutina. Estrae dalla cartella la sua polpa di mela preconfezionata e la ingerisce piano con il cucchiaino. A lui piace la polpa di mela. Morbida e vellutata, facile da mangiare e pochi rischi. Sauro ricorda bene quel momento in cui si stava strozzando con il grasso del prosciutto del suo panino al crudo. Quei filini di grasso lo terrorizzano.
Sauro non è presente alla lezione di italiano. Il sangue che gli scende dal naso ha già sporcato tutto il quaderno. L’infermiera della scuola gli strizza l’occhio mentre gli infila i tamponi nel naso. Sauro si sente debole. Sauro vorrebbe andare a casa, ma la mamma lavora e non sarà a casa prima di cena. Sauro deve rimanere fino all’ultima campana.
Il tragitto verso la mensa è il cammino verso il patibolo. Sauro odia la mensa. I tamponi nel naso di certo non aiutano. Passare in mezzo ai suoi compagni è difficile, ma Sauro sa che basta guardare per terra e tutto scompare. Fissa indeciso i suoi sandali e cerca di sbrigarsi. Il suo posto è occupato. Sauro è spaesato, non capita di solito. Il suo posto è sempre libero. Sauro dondola un attimo sui suoi piedi. Stringe saldo il suo vassoio e si dirige verso la parete. Sauro si siede con la schiena al muro e rigira la minestra. Lui odia la minestra. Lui odia la mensa.
Sauro odia il liceo. 
  
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