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Autore: ThestralDawn    08/12/2017    2 recensioni
Severus Piton è sopravvissuto all'attacco di Nagini e è assunto la carica di preside ad Hogwarts. Tra gli studenti di cui si deve occupare ci sono suo figlio, Albus Potter e una nuova studentessa venuta da lontano, con un passato oscuro alle spalle. I tre Serpeverde, al di là delle nuove amicizie e vecchi rancori, dovranno affrontare qualcosa che metterà a repentaglio l'intero mondo magico.
-*-
.."Le forze mi stanno abbandonando, poso lo sguardo sul mio braccio, qualcosa di nero ora ha invaso la mia visuale. Sembra chiedermi aiuto, sembra voler uscire dalla ferita. Non so se quello che vedo è reale o frutto degli spasmi ma qualcosa di enorme e nero sta prendendo vita sul mio braccio: è un teschio, dalla cui bocca esce un serpente come una lunga lingua. Il mio cuore batte all'impazzata e penso possa uscirmi fuori dal petto in questo istante. I miei occhi restano incatenati alla vista del serpente, un istinto che non ho mai provato mi rassicura, non mi accadrà nulla di male finché lui è con me".
Genere: Drammatico, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Un dolore lancinante alla schiena mi riscuote all’improvviso. C’è troppa luce intorno a me, faccio fatica ad aprire gli occhi; un fischio sordo mi perfora i timpani, stordito cado sui cuscini che mi hanno accolto nella nottata appena trascorsa.
Il brusio che mi circonda mi fa capire di non essere nella mia stanza, ma disteso da qualche parte nella Sala Comune dei Serpeverde. Intravedo bottiglie vuote, abiti stracciati sparsi ovunque, il disastro della festa per la vittoria del duello è palese su ogni angolo della Sala.
 
Mi rialzo lentamente, la testa pulsa incessante, i raggi del sole mi irritano al volto e il marmo duro e gelido del pavimento ha ridotto a pezzi il mio corpo. Non mi ricordo cosa sia successo la notte scorsa, ma immagino di essermi ubriacato per poi concludere la serata qua, privo di coscienza. Perché diamine qualcuno non mi ha portato nella mia stanza? Tento di ricordare i ragazzi con cui ho trascorso la serata, qualcuno del mio anno è ancora disteso addormentato non lontano da me, ma nessuna traccia di Dimmok o Ezra.
 
Mi ricompongo meglio che posso, infilo la camicia nei pantaloni e raccolgo le scarpe spaiate in mezzo alla Sala; raggiunta la mia stanza, mi chiudo in bagno, sperando nel potere miracoloso di un bagno caldo di rimettermi in sesto al più presto. Lascio che l’acqua mi pervada il corpo, mi sento sporco, lurido, un peso mi opprime il petto, oltre alla sbornia fastidiosa che non ne vuole sapere di lasciarmi andare.
 
Clara, Clara, Clara. Dal duello non faccio che pensare a lei e a quello che è successo. Ha rischiato la vita per colpa di Peterson, ora potrebbe non esserci più, se non fosse intervenuto mio padre; il bagliore verde ancora impresso nella mia mente, lo rivedo non appena chiudo gli occhi. Tutto è accaduto troppo velocemente e se adesso non sono qui a crogiolarmi nel dolore per la sua perdita, lo devo solo a mio padre.
Mi metto addosso qualcosa di pulito, prima di dirigermi in Sala Grande, nella speranza di trovare ancora del caffè caldo, nonostante l’orario del pranzo sia finito già da un po’.
 
 
Non ci sono molti ragazzi per i corridoi, molti devono essere già a lezione, ma sospetto che nessuno di questi sia una serpe. Il fine settimana appena trascorso ha visto una Sala Comune gremita di ragazzi eccitati per vittoria e sicuramente troppo ubriachi per considerare anche solo l’ipotesi di svegliarsi presto per andare a lezione. Quello che è accaduto al duello, non sembra aver preoccupato noi serpeverde, per molti non è successo nulla di sbagliato, nel corso del duello. I serpeverde aspirano alla vittoria e che questa sia ottenuta onestamente o meno, non è importante, ciò che conta ora è che Clara abbia sconfitto il pupillo James Potter, mettendo fine al duello e facendo vincere la casa. Se il tutto si è concluso con una maledizione poco importa, questo è un problema suo.
 
Mi premo una mano sulle tempie, il mal di testa continua ad assillarmi, non riesco nemmeno a ragionare decentemente.
Scorgo qualche studente in Sala Grande, troppo stanco per andare a lezione o troppo cosciente per restare a letto. Diversi occhi si puntano su di me, la voce del mio rapporto con Clara si è sparsa velocemente, si staranno chiedendo con che coraggio ho intrapreso una relazione con una ragazza capace di un gesto simile, la “squilibrata” come riesco a percepire tra i sussurri mentre cammino diretto alla mia tavolata. I grifondoro mi scrutano con odio, mentre altri ragazzi mi fissano stupiti: sono tra i pochi studenti serpeverde che ha avuto l’ardire di farsi vedere in giro. Chissà che faccia faranno quando qualcuno li informerà che lo stesso preside della scuola è serpeverde..
 
Sorrido tra me e me, mentre senza accorgermene vengo avvicinato da un ragazzo corvonero, pugni sul tavolo in un chiaro segno di voler attirare la mia attenzione. Intorno a noi cala il silenzio, o forse la mia testa mi ha abbandonato del tutto e non sento più alcun rumore.
“Con che coraggio ti fai vedere in giro?”
“Lo stesso che trovi tu ogni mattina per farti vedere per i corridoi con quella faccia ebete che ti ritrovi.”
Rispondo noncurante, l’attenzione sulla bevanda che vorrei bere in santa pace.
“Tornatene nel buco da cui sei uscito!”
“Stanne certo. Appena mi lascerai bere questo caffè, ci tornerò sicuramente. Sai, vedere la tua faccia appena sveglio non è piacevole, quindi anche se ti dispiace, lasciami solo, prima che io sia costretto a rigettare quel poco che sto bevendo.”
“Rimangiati le parole, verme che non sei..”
L’apparizione di Ezra al mio fianco, blocca l’insulto sul nascere; nonostante anche Ezra sia un serpeverde, nessuno è così stupido da inimicarsi un caposcuola, tanto che il corvonero indietreggia lentamente e ritorna alla sua tavolata, lasciando intendere che la questione si è chiusa qua.
 
“Cos’è successo ieri sera?” Ezra si siede difronte a me, la testa tra le mani chiaro sintomo di come io non sia l’unico ad aver trascorso la notte attaccato ad una bottiglia.
“Non ricordo. Credo fossimo tutti troppo ubriachi per capirci qualcosa.”
“Che ne è stato di Clara?”
Ed ecco la domanda che mi ronza in testa dal momento in cui ho aperto gli occhi, finalmente qualcuno si è degnato di formularla a voce alta. Credevo che a nessuno interessasse, invece Ezra è il primo a non deludermi.
“Perché?”
Mi lancia uno sguardo stupito, sembra realmente preoccupato.
“Come sarebbe a dire Perché? Ti sei già scordato quello che è accaduto al duello? Un attimo prima, i serpeverde hanno vinto il duello e due istanti dopo veniamo additati come studenti senza principi morali.”
“Non è sempre stato così? Insomma, cos’è che ti dà fastidio, non essere visto come un vincitore?”
“Non interpretare le mie parole a tuo piacimento, non sono nelle condizioni per starti dietro durante i tuoi giochi psicologici. Quello che mi interessa sapere è come sta Clara, da quando tuo padre l’ha presa in custodia, nessuno sa più niente.”
“E così dev’essere. Quando mio padre vuole nascondere qualcosa, tutti gli altri si devono mettere l’anima in pace, sapendo che non avranno mai informazioni da lui.”
“Quindi neanche tu sai dove si trova?”
“Non sarei qua se lo sapessi.”
“Credi che la espellerà?”
Fisso la tazza ormai disinteressato dal liquido che freddo mi disgusta al solo odore. Il pensiero di Clara fuori dalla scuola mi colpisce come uno stupeficium in pieno petto, ora a mente lucida, spremo le meningi, lascio che la mia mente lavori faticosamente per realizzare ciò che Ezra mi ha appena chiesto. Mio padre sarebbe capace di..
La gazzetta del profeta compare davanti ai miei occhi, mentre Zafira si siede accanto ad Ezra e mi invita a leggere la pagina da lei aperta. Il titolo è eloquente: Cruciatus ad Hogwarts. L’oscurità sta per fare ritorno.
Leggo freneticamente l’articolo che ha come protagonista Clara, l’intento è quello di denigrarla e assicurarsi il suo immediato allontanamento dalla scuola. Si parla di una profezia, una discendente a cui è indirizzata; si parla di un nuovo potere oscuro che piomberà inevitabilmente sul mondo magico. Viene richiesto un intervento tempestivo del Ministero nei confronti della ragazza.
Chi diamine si è permesso di pubblicare un articolo simile?
 
Con il sangue che mi ribolle nelle vene, mi alzo in fretta e sotto lo sguardo perplesso dei miei due amici, esco correndo dalla Sala Grande. Percorro i corridoi del castello senza meta, non so cosa fare, non so come agire, ma rimanere qua dentro non mi aiuterà a riflettere.
La Stanza delle Necessità mi si palesa davanti non appena formulo l’ipotesi di cercare un luogo dove nascondermi, quasi avesse percepito i miei pensieri. Entro senza timore, memore dei pomeriggi trascorsi a duellare con Clara, restando basito di fronte a ciò che mi si palesa. Una stanza vuota, spoglia di qualsiasi agio, oggetto, servizio comune ad ogni altra stanza del castello; mi rannicchio in un angolo lasciandomi cullare dal silenzio che regna sovrano. Non c’è nulla che possa distrarmi, né una finestra da cui guardare il cielo, né un’insignificante crepa sul muro che possa far affiorare alla mente alcun ricordo. Eppure si fa prepotente strada il suo volto, i suoi lineamenti, le curve soavi che si incrinano al più lieve disturbo; il suo muoversi lesta durante i duelli a cui, difficile ammetterlo, perdevo sempre. Mi ritorna in mente il ballo di Halloween, la sua capacità di tirarmi fuori da ogni situazione potenzialmente disastrosa.. e poi ancora, la vigilia di Natale ad Hogsmade, la notte di Capodanno, il nostro bacio e tutti quelli a venire. Mi stringo ancor più su me stesso, sento l’esigenza di vederla, assicurarmi che stia bene, che non ci siano ripercussioni. Vorrei poterle dire che andrà tutto bene, che ha compiuto un gesto avventato, ma che la situazione si risolverà, che può accadere di perdere il controllo, che Potter la pagherà per essere un codardo e che lei non riceverà punizioni. Copro il volto con le mani e senza rendermene conto, mi abbandono alle pulsazioni costanti contro le tempie e perdo i sensi.

 
*

 
“CLARA!”
Quando riapro gli occhi, la stanza è rimasta esattamente come l’ho lasciata. Vuota.
Mi alzo di scatto, devo parlare con mio padre prima che sia troppo tardi, la presenza di Clara percepita troppo distante. Una sensazione di vuoto si impadronisce di me, un brivido mi corre lungo la schiena, è accaduto qualcosa, qualcosa che non mi piacerà affatto.
Lancio uno sguardo alle mie spalle prima di lasciare definitivamente la stanza, ringraziando la presenza silenziosa che mi ha concesso quell’attimo di tranquillità.
 
Cammino e in poco mi ritrovo a correre per i corridoi, il Suo studio non mi è mai sembrato così irraggiungibile. I gargoyle mi lasciano passare senza impormi la parola d’ordine, peccato che al mio arrivo, la stanza sia vuota, nessuna traccia di mio padre; i presidi dormono placidamente nei loro quadri, mentre la cornice di Silente risulta stranamente vuota.
Mi guardo in giro nella speranza di trovare un segno che mi possa ricondurre a Clara, ma niente sembra attirare la mia attenzione, tutto è fastidiosamente in ordine. Eccetto per un particolare, un oggetto che mio padre difficilmente permette ad estranei di avvicinarsi: il pensatoio. In mezzo a fiale, libri antichi, lettere stracciate nel camino, una strana attrazione mi conduce verso di lui, quasi mi stesse chiamando, supplicasse di guardargli dentro, e come spinto da un potere più grande di me, mi immergo nei ricordi che so per certo essere di mio padre, sperando in cuor mio che mi mostrino dove si trovi Clara.
 
Vengo catapultato nello stesso posto in cui mi trovavo qualche istante fa, forse mi sono illuso di poter accedere ai suoi ricordi e ora invece sono stato semplicemente respinto fuori. Non percepisco nulla, finché qualcosa accanto a me comincia a prendere forma e presto mi ritrovo accanto a Clara, seduta sulla sedia opposta alla scrivania del preside, mentre lui accomodato sulla sua poltrona, legge una lettera in fastidioso silenzio. Mi avvicino a lui per vedere cosa c’è scritto: il mittente è il tutore di Clara, richiede a mio padre di accettarla nella scuola, di permetterle un'istruzione ad Hogwarts e niente di più.
Non mi è dato il tempo di ragionare che, velocemente com’è comparso, il ricordo si dissolve, ricomponendosi nella medesima stanza, questa volta con mio padre prostrato a terra, le mani a stringere il bavero della giacca di Berger. La sua espressione mi fa rabbrividire, poche volte ho assistito all’ira dell’uomo che mi ha cresciuto e se posso, preferirei evitarla come una lezione di divinazione. Berger non migliora la situazione, il suo comportamento mi fa capire di aver perso il senno, impazzito pronuncia parole a vanvera prima di essere schiantato contro una parete dello studio.
I corpi si offuscano, lo studio svanisce e un nuovo ricordo mi compare davanti. Io e mio padre sulla Torre di Astronomia, parliamo prima di scoppiare a ridere. I ricordi continuano ad alternarsi, io e Clara che parliamo, ridiamo, scherziamo, camminiamo per i giardini di Hogwarts. Le visioni sono fugaci, improvvise, attimi rubati a cui non aveva il diritto di assistere. Le nostre figure vengono gradualmente sostituite da altri due ragazzini, un serpeverde, come intuisco dai colori delle sciarpe e una grifondoro. Ridono, si spintonano, anche loro in sintonia al pari di me e Clara. Camminano l’uno affianco all’altra, sorridono, studiano assieme, si divertono e io continuo a non capire. Perché mio padre dovrebbe..
“Sev, sbrigati o faremo tardi.”
 
Trattengo il respiro, non riesco a muovere un muscolo, la scoperta appena fatta mi sconvolge.
 Mi impongo di agire, qualche passo nella sua direzione mi è sufficiente per confermare i miei sospetti: quello che sto osservando è un ricordo di mio padre, quando era giovane e frequentava ancora Hogwarts. Non riconosco la ragazzina con cui trascorre il tempo, ma è chiaro che tra i due ci sia stato del tenero, ai loro tempi, lo vedo negli occhi di mio padre, ho lo stesso sguardo quando guardo Clara.
 
I ricordi iniziano a scorrere in fretta: un litigio, delle grida, suppliche, il nome di Potter urlato con insistenza. Quello che suppongo essere il padre dell’eroe del mondo magico punta la bacchetta contro il mio e vorrei intervenire ma so che quello che ho davanti sono solo memorie di un passato ormai dimenticato. Un nome riecheggia intorno a me e sovrasta ogni azione che sta per accadere. Lily.
La ragazza corre via, le lacrime agli occhi ormai rigano miseramente il suo viso senza che lei possa fare qualcosa per placarle.
Il ricordo cambia improvvisamente e vengo trascinato in un vortice nebuloso, apparendo poi accanto ad una figura ammantata di nero, spedita lungo i corridoi del San Mungo. Mio padre incontra Berger, ascolto quella che i giornali hanno riportato come “profezia”, mia madre li spia da fuori la stanza, mio padre che la insulta.
Intorno a me tutto sfuma, sono circondato dal nulla e credo sia arrivato il momento di uscire da questi ricordi. Contro ogni mia previsione, però, mi ritrovo ancora una volta nello studio del preside, mio padre seduto sulla sua poltrona, la testa reclinata in avanti, il volto coperto dai capelli, le braccia a penzoloni, bacchetta alla mano, una bottiglia di whiskey ormai finita sul tavolo. Il respiro mozzato davanti alla scena che mi si presenta davanti, il suo stato desolato non è nulla in confronto alla strana aura che aleggia sopra la scrivania, un volto non del tutto omogeneo fluttua pericolosamente vicino alla figura dell’uomo. La visione è sfocata, non identifico immediatamente chi sia la persona evocata, eppure in quella massa nebulosa, spiccano chiaramente due occhi verdi incorniciati da un ammasso di ricci castani. L’incantesimo evocato è complesso, Zafira aveva tentato di spiegarmelo qualche anno fa e io avevo compreso il risultato ma non il funzionamento. Un prior incantem non è magia adatta a tutti, Adrien. Lo devi volere, devi desiderare di estrapolare da te la tua più intensa e recondita brama. Ti trovi in uno stato confusionario tale da non vedere più la realtà chiaramente, ti abbandoni ai ricordi e lasci che il tuo cuore si apra “letteralmente” davanti ai tuoi occhi.
Se ho capito anche solo metà delle sue parole, ora non voglio affatto sapere cosa significhi per lui quella visione. Mio padre e Lily Potter erano..
 
Vengo risucchiato in un vortice d’aria, prima di essere cacciato con violenza fuori dai ricordi, lontano dal pensatoio, in mezzo allo studio. Fuori gli ultimi strascichi del tramonto lasciano spazio ad un cielo stellato, devo aver perso la cognizione del tempo, non so per quanto io sia rimasto intrappolato là dentro, percepisco solo una strana sensazione allo stomaco, una breccia nel petto mi lascia il sapore amaro di chi ha guardato ciò che mio padre ha di più privato.
“Ti sei divertito?”
 
Ed è proprio lui che mi fissa da un angolo della stanza, l’espressione seria. È arrabbiato, ho osato troppo questa volta. Dev’essere stato lui a tirarmi fuori dal pensatoio, la bacchetta ancora stretta nella mano mi spinge ad alzarmi dal pavimento su cui sono disteso, preoccupato di una possibile sua sfuriata. Non avrei dovuto impicciarmi dei fatti suoi, ma io stavo solo cercando Clara!
 
“Dov’è Clara?”
Con quel poco coraggio che mi è rimasto, provo a cogliere l’unica opportunità che mi è rimasta per ottenere informazioni su di lei. Se non ci provo, me ne pentirò per sempre.
 
Resta immobile, l’espressione indecifrabile, lo sguardo puntato su ogni mio movimento.
“Ha lasciato la scuola.”
Un suo insulto, uno schiaffo, l’espulsione, mi avrebbero fatto meno male.
“Cos.. Cosa stai dicendo?”
Il cuore mi batte forsennato nel petto. Quello che dice è vero o si sta solo prendendo gioco di me, una ripicca per essermi introdotto nel suo studio?
“Sei diventato sordo, tutt’un tratto? La signorina Guant non fa più parte di questa scuola.”
“Per.. Perché?”
Distoglie lo sguardo e si avvia verso la scrivania, aggirandomi come se provasse disgusto nei miei confronti. I suoi spostamenti sono calibrati, la sua voce profonda, d’un tratto assume un tono mellifluo.
“Ha sentito l’esigenza di tornare in Russia e io non potevo dargliene torto. Restando nella scuola, avrebbe solo peggiorato la situazione.”
Perdo l’equilibrio e cado a terra, la mente offuscata, il respiro affannato, lacrime fanno capolino ai lati degli occhi. A lui non importa, mi lancia un’occhiata sprezzante prima di rivolgere l’attenzione verso le pergamene sulla sua scrivania e incominciare a scartarle.
Clara, la mia Clara ha abbandonato la scuola, ha lasciato l’Inghilterra, senza avvisare, senza dirmi nulla, senza neanche uno straccio di avvisaglia delle sue intenzioni. No, non è possibile, non può essere svanita nel nulla, mi avrebbe avvertito, mi avrebbe fatto capire che se ne voleva andare, che la scuola non era più un luogo sicuro, un posto in cui lei non si sentiva più amata. Qualcosa glielo deve aver impedito.. O qualcuno.
 
Volto il capo in direzione dell’uomo che ora mi dà le spalle; non mi ha aggredito, non mi ha nemmeno cacciato dal suo studio, nonostante fossi stato sorpreso a ficcare il naso nei suoi affari. Si sente in colpa, ecco perché non reagisce!
“Non mentirmi! Clara non sarebbe mai partita senza informarmi. TU.. Tu l’hai mandata via, Tu l’hai portata via da me!”
Mi viene concesso appena il tempo di finire le accuse che la sua figura è su di me, sovrastandomi, le mani strette attorno al bavero della camicia mi issano da terra senza difficoltà alcuna. Peccato sia finito il tempo in cui poteva incutermi paura, pensavo lo avesse capito a questo punto.
“Ti sei introdotto nel Mio studio, hai vagato noncurante tra i ricordi del Mio pensatoio e ora Tu mi accusi e pretendi delle spiegazioni?”
Sembriamo due tori infervoriti che si scrutano ad un palmo l’uno dall’altro, aspettando solo l’alzata della bandiera rossa per poter aggredirci a vicenda, lui ancora con la bacchetta sfoderata, io con la cattiveria e le parole offensive che la mia mente scossa può partorire. Non è un duello ad armi pari, ma nessuno dei due ci fa caso, troppo egoisti per cedere, troppo vanitosi per ammettere di aver sbagliato. Questa volta non mi farò intimidire, questa volta sarà lui a cadere ai miei piedi, e i suoi ricordi a farmi da scudo.
“Solo perché tu hai perso il grande amore della tua vita, ora vuoi allontanarmi dal mio?”
Lentamente la spada trafigge il collo del toro, mentre questo geme per il dolore e il suo carnefice gioie per la vittoria, osservando la disfatta dell’animale che soffocato dal dolore cade a terra, deputando la sua sconfitta.
 
Le iridi in cui mi rispecchio, ora hanno perso il loro barlume di lucidità, nulla lega più l’uomo che ho davanti al mondo terreno. Qualcosa si è spezzato, ma non sarò certo io a raccogliere i pezzi.
Indietreggio quando le sue braccia ricadono ai lati del corpo, non sembra accorgersi del mio spostamento, perso nei suoi pensieri, nei suoi ricordi, negli incubi che gli ho risvegliato.
Non mi pento di ciò che ho detto, non sono io quello che ha compiuto tutte le azioni sbagliate e per cosa poi? Proteggere se stesso dal passato.
Mantengo lo sguardo fisso sull’uomo inerme, in piedi nel mezzo della stanza, mentre apro la porta dello studio per andarmene il più in fretta possibile.
“Non incolparmi per quello che non ho fatto, né accusarmi riguardo a fatti del mio passato che non conosci.”
 
Resto fermo pochi secondi prima di sbattere con violenza la porta e correre verso i dormitori. L’amara sconfitta tra le labbra, l’ebbrezza del vincitore che ha sconfitto la preda, ormai scemata del tutto, lascia spazio ad un peso opprimente contro il petto e io non riesco a spiegarmelo. Mi passo una mano sul viso, asciugandomi le lacrime da troppo trattenute: sono distrutto per l’abbandono di Clara o mi strazio per aver causato dolore a mio padre?
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

N.d.a.
Buonsalve!
 
Innanzitutto vorremmo ringraziare TUTTI i lettori che sono arrivati fino alla fine di questa storia e rassicurarvi del fatto che questo è solo l’inizio della nostra avventura.
Come è stato detto nel primo capitolo, questa è la prima parte di una storia molto più grande e complessa. Le vicende di Adrien, Albus, Clara e del nostro amato Piton non sono nemmeno lontanamente vicine alla conclusione, molto altro sta per accadere.
I ragazzi dovranno affrontare una crescita, sia fisica che mentale, optare per un cambiamento nel bene o nel male, farsi trascinare dalle emozioni o restare razionali davanti alla sconfitta. Continuate a leggere la nostra storia e scoprirete che non tutto è destinato a rimanere tale come lo avete conosciuto fino ad ora.
Come sempre, ci sarà Piton a ricucire le ferite, portare alla luce altri aspetti del suo passato che ora bussano alle porte di Hogwarts e manifestano le conseguenze di gesti avventati.
Se in tutto questo riuscirà a trovare spazio per riallacciare i rapporti con la famiglia, questo lo lasciamo scoprire a voi.
 
Fateci sapere cosa ne pensate di questo primo capitolo della vicenda, ora che tutti i personaggi sono stati finalmente introdotti. Dateci un vostro parere sulla trama, se continua ad intrigarvi tanto quanto lo è stato per noi realizzarla sotto ogni punto di vista.
Lasciati un commento su quanto sperate o credete posa accadere da qui in avanti, siamo come sempre aperti ad ogni critica costruttiva, perciò sbizzarritevi.
 
Ringraziamo di nuovo tutti i lettori silenziosi e chi ha speso un attimo del suo tempo per farci sapere cosa ne pensa. È sempre una gioia leggerei vostri commenti, sapere che la nostra storia è apprezzata, capace di rallegrarvi la giornata e speriamo di continuare a farlo fino alla fine.
 
Grazie per essere arrivati fin qui.
ThestralDawn e nextplayer

  
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