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Autore: Elayne_1812    08/12/2017    3 recensioni
Raccolta di oneshot dedicata ad Orbit
Heechul tornò a guardare Kibum che lo fissava con occhietti vispi e magnetici. -Kibummie -, sussurrò a fior di labbra con un sorriso. (da Orgel)
Genere: Avventura, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key, Onew, Taemin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Outside my heart
 
 
 
“Echoes of silence (Locked inside)
My dried up lips (Filled inside)
As much as the story was long
Our hello felt empty
(…)
Time goes by so quickly
Everyone changes”
Shinee, An Encore
 
 
La punta del suo naso si mosse sul cuscino imbottito di piume d'oca, stuzzicata da profumi dolci ed invitanti.
-Uhm-
Il principe mugugnò, si stirò sotto le coperte, allungò le gambe, le braccia e rotolò su un lato. Oltre le tende chiuse del letto a baldacchino provenivano i passi felpati dei servitori sui tappeti ed il tintinnare di tazze ed argenteria.
Kibum mise il capo fuori dalle coperte, sbatte le palpebre ad aprì lentamente gli occhi. La visuale ancora alterata dal sonno, osservò le ombre dei servi oltre il tendaggio e non appena lasciarono la stanza si concesse un sonoro sbadiglio. Messosi a sedere stirò le braccia, sgranchì le dita nell’aria ed assaporò il profumo della colazione che lo attendeva.
Cioccolata, pensò, biscotti alla vaniglia...
Un sorriso soddisfatto si delineò sul suo volto. Gattonò sul materasso, scostò le tende e si sedette a gambe incrociate. Il carrello della colazione colmo di leccornie e lui si fiondò subito sulla cioccolata leppandone le tracce sulle labbra.
Meraviglioso, fece tra sé.
Quella era davvero una giornata meravigliosa, Kibum ne era certo, doveva essere così. Era un giorno speciale, poiché era il suo diciassettesimo compleanno. Un momento importante, irripetibile. Stavano per cambiare molte cose e lui non vedeva l'ora. Per tutta la notte era stato in trepidante attesa, aveva faticato a chiudere occhio e si era rigirato più volte tra le coperte.
Non sono più un bambino, pensò orgoglioso.
Quel giorno avrebbe partecipato al suo primo consiglio reale! Certo aveva ancora un mucchio di cose da imparare, ma Kibum sapeva bene che quella data segnava ufficialmente il suo ingresso nella vita politica del regno.
Balzò dal letto ed aprì le tende della finestra. Il sole non era ancora alto, degli uccellini zampettavano allegri sul davanzale del balcone e la città imperiale di Soul di dispiegava oltre i cancelli del palazzo nel suo tripudio di bianchi pinnacoli. Kibum unì le braccia sopra al capo e s'alzò sulle punte dei piedi, molleggiandosi.
Era davvero una splendida giornata. E lui desiderava mostrarsi mattiniero.
Sarà anche una giornata lunga...
Dopo il consiglio reale l'avrebbero sicuramente atteso altre incombenze, mentre quella sera si sarebbero svolti festeggiamenti per il suo compleanno. A dir la verità quelli li odiava; il banchetto, il ballo, avevano totalmente perso interesse per lui da quando la sua umma l’aveva lasciato, all’epoca, invece, aveva atteso la fine di settembre con entusiasmo. La sua umma aveva sempre reso quella giornata speciale per lui, ma negli ultimi anni Kibum non aveva potuto fare altro che starsene seduto tutto il tempo a ricevere regali e a rispondere in modo adeguato, ma oggi era tutta un'altra storia: non era un compleanno era il compleanno. Quello che, Kibum ne era certo, avrebbe cambiato radicalmente la sua vita. Il principe si aspettava anche dell'altro però...un fidanzamento ufficiale! Era grande e non vi era motivo per aspettare. Molto presto lui e Chul sarebbero stati insieme!
Arrossì sino alle punte delle orecchie e, ridacchiando, si fiondò sul letto e recuperò da sotto il cuscino un foglio spiegazzato. Seduto in ginocchio, l'apri umettandosi labbra a pregustare le parole che negli ultimi giorni aveva letto e riletto.
Chul...
Erano passati tre anni dal loro ultimo incontro ad Haewan e in quell’estate strana e magnifica Kibum aveva sperato di poter riprendere pienamente i contatti con il più grande, ma le cose erano andate in modo diverso. Il padre di Heechul era morto quello stesso autunno e il più grande era stato totalmente assorbito dai sui doveri a Busan. La corrispondenza seguita in quel periodo di separazione era stata ricca e costante, ma non poteva dirsi la stessa cosa. Il più piccolo aveva riservato in quelle pagine interminabili tutto l’affetto incondizionato che nutriva per l’altro, insieme a tutte le speranze per il futuro che, Kibum ne aveva l’assoluta certezza, li vedeva insieme.
Per sempre, fece tra sé con occhi sognanti.
Le lettere di Heechul si erano rivelata altrettanto ricche, tuttavia per quanto lo stesso Kibum non volesse riconoscerlo razionalmente a sé stesso, nascondevano sempre qualcosa che gli metteva un senso di…
Inquietudine…, pensò percorso da un brivido.
Il principe assottigliò le labbra a cuore e si fece pensoso.
Ogni volta che leggeva le lettere di Heechul, Kibum provava sempre una strana sensazione a livello viscerale, simile a quel disagio e senso di paura che era scivolato sottile sulla sua pelle in quella notte di temporale di tre anni prima. C'era qualcosa nel tono che percepiva in quelle missive e nelle frasi lasciate metà che lo mettevano in allerta....ma ogni volta finiva con il rimproverarsi per quei pensieri poco piacevoli.
E’ solo la distanza, si diceva.
Scosse il capo e tornò a fissare, sognante, la lettera che stringeva tra le mani.
Heechul gli aveva scritto che sarebbe stato presente alla sua festa di compleanno! Kibum non stava nella pelle all'idea.
Si rotolò sul materasso ridendo e stringendo la lettera al petto. -Chulll-
Era davvero una giornata meravigliosa, quel giorno nulla poteva andare storto!
Iniziò a prepararsi e mentre chiudeva i bottoni in madreperla della camicia qualcuno bussò. Kibum sorrise fissando allo specchio ovale davanti a lui il suo viso soddisfatto; non poteva essere che una persona, l’unica alla quale era concesso bussare alla sua stanza da notte.
-Avanti! – disse entusiasta.
-Buongiorno signorino. -
-Buongiorno Siwon. –
Si voltò radioso verso la sua guardia del corpo. Siwon era l’unica persona in tutta Soul capace di non farlo sentire solo. Lo proteggeva e si prendeva cura di lui. In un certo senso era come se avesse preso il posto della sua umma, ma non era la stessa cosa, non poteva nemmeno considerarlo un fratello maggiore. Tuttavia Kibum non poteva fare a meno di lui, non solo per il ruolo ufficiale che l’altro ricopriva.
-Credevo mi aveste ordinato di svegliarvi -, fece Siwon con una punta di divertimento nella voce.
Kibum sorrise. –Ero già sveglio. – Saltellò. –Non sono riuscito a dormire! Siwon, oggi è una giornata stupenda! –
Il cavaliere annuì. -Non dovrebbe essere un servo a vestirvi? –
Kibum arricciò il naso. –Sono grande adesso, posso fare da solo. –
Siwon represse un sorriso forse troppo azzardato, non voleva di certo ferire l’orgoglio del suo signorino!, poi accennò ai polsini della camicia del principe.
Kibum sbatte le palpebre ad alzò le mani, osservando il disastro che aveva combinato: nemmeno un bottone aveva avuto la decenza d’infilarsi nel posto giusto!
-Credo che nel vostro caso essere grande non abbia molta importanza, siete un principe. -
Siwon s’inginocchio davanti a lui e glieli sistemò uno ad uno con fare amorevole.
Il principe tossicò per stemperare l’imbarazzo momentaneo. -Novità? Sono giunte altre lettere? –
Forse Heechul era già arrivato, oppure aveva avuto un contrattempo…Kibum voleva sapere e per il suo arrivo desiderava accoglierlo in modo adeguato.
-Oggi voglio essere perfetto!-
-Lo sarete -, disse Siwon, rialzandosi.
-Dunque? – chiese titubante.
-Nulla di nuovo vostra grazia. –
Kibum sbuffò e si scurì, poi alzò gli occhi speranzosi sul cavaliere, unendo le mani e puntellandosi sulle punte dei piedi.
-Ma verrà, vero? Se non verrà, io morirò! -
-Non siate drammatico. -
-Non potrei sopportarlo. Verrà, vero?-
-Se ve l’ha promesso verrà di sicuro.-
Il principe tornò a fissare la propria immagine nello specchio e si ravvivò i capelli.
-Vedrai Siwon, lui è fantastico! Non vedo l'ora di presentartelo! -
 
 
 
Kibum stava sopportando un’attesa nervosa. Le mani unite dietro la schiena impegnate a stropicciarsi l'un l'altra, come se avessero ingaggiato una lotta all'ultimo sangue, gli occhi vispi e le orecchi tese pronte a captare il minimo rumore. Appostato davanti all'ingresso della sala del consiglio reale, il principe sbirciò oltre una finestra ed arriccio le labbra. Forse era stato davvero troppo mattiniero. Nervoso ed eccitato, si molleggiò sulle punte dei piedi e, di fianco a lui, Siwon sorrise divertito.
Improvvisamente Kibum sbarrò gli occhi.
-Forse sono già dentro-, scattò.
-Mi avete già fatto controllare, signorino. -
Kibum arrossì. -Oh sì, certo. -
Era davvero troppo agitato, mantenere con contegno consono al suo rango si stava rivelando un'impresa impossibile.
Sospirò e cercò di rilassare i nervi. Solo dopo un tempo che gli parve interminabile dei passi provenienti dal corridoio annunciarono l'arrivo di qualcuno. Il principe si mise sull'attenti. Suo padre avanzava con passo autoritario fiancheggiato da un gruppetto di nobili intenti a bisbigliare. Kibum s'irrigidì, tenne il viso alto e fu pervaso da un brivido. Quell’uomo aveva la straordinaria capacità di metterlo in soggezione con la sua sola presenza e il principe ne era fastidiosamente consapevole. Forse era per il suo essere così serio o per la corporatura robusta e squadrata che lo facevano sembrare un blocco di granito perfettamente intagliato...ad ogni modo Kibum doveva sempre imporsi di non tremare come una foglia. Vederlo gli dava l'impressione di essere chiuso in un angolo con il freddo gelido di una notte invernale a tormentarlo.
Quando il gruppetto lo raggiunse salutò i presenti con un educato gesto del capo.
-Appa-, sussurrò non appena avvertì gli occhi gelidi dell'uomo su di lui. Si stropicciò le mani, perché lo fissava come se la sua presenza lì fosse fastidiosa e al contempo ingiustificata?
-Ebbene, ragazzino? -
Kibum deglutì. -Oggi è il mio diciassettesimo compleanno. -
L'uomo lo fissò senza proferire parola. -Dunque? - fece ad un tratto, -i festeggiamenti si terranno questa sera -, disse atono come se stesse ripassando il proprio programma giornaliero.
-Lo so, io...-
-Riceverai i tuoi regali sta sera-
Regali?, Cosa c'entravano i regali?
-Ma...-
Le guance dell’uomo s’imporporarono. -Ti ho detto mille volte di non seccarmi. – Tornò ad ignorarlo. -Perdonatemi signori, prego, volgiamo accomodarci? -
L'uomo sparì all'interno della sala seguito dai nobili che non degnarono Kibum di uno sguardo. Solo un vecchietto dall'aria simpatica gli sorrise triste e gli diede un buffetto sulla guancia. La porta della sala del consiglio si chiuse davanti al principe con quello che gli parve un tonfo. Kibum rimase lì a fissare i suoi piedi davanti al legno bianco ricamato d'oro, impossibilitato dal fare un passo avanti. Era stato chiuso fuori. Kibum ebbe la spiacevole sensazione che quella non fosse semplicemente una porta, ma un confine oltre il cui era stato bandito. Gli occhi iniziarono a pizzicargli e prima che se ne rendesse conto stava correndo verso le sue stanze.
 
 
 
Il suo sguardo era perso nel vuoto o per meglio dire affogato nel contenuto ambrato della tazza di tè di fronte a lui, ormai gelido. Probabilmente lo stava fissando da più di un'ora e non aveva nemmeno toccato una fetta di torta. Il mento appoggiato sul palmo di una mano con il gomito puntellato sul ginocchio, Kibum sbuffò e lanciò un'occhiata in tralice fuori dalla finestra.
Con il giungere dell'autunno le giornate si erano drasticamente accorciate, dunque il sole aveva già iniziato la sua parabola discendente e appariva all'orizzonte come un disco piatto e rosato. Poche ore e avrebbero avuto inizio i festeggiamenti, festeggiamenti che Kibum desiderava evitare con tutto sé stesso.
Il principino non riusciva proprio a capacitarsi di quanto accaduto quella mattina, il senso di umiliazione ed inutilità bruciava ancora sulla pelle. Odiava fare la figura dello stupido e in quel giorno, iniziato con i migliori propositi e le migliori premesse, stava collezionando parecchie pessime figure.
Decisamente non consone ad un principe, pensò arricciando il naso con disappunto.
Dopo essere rientrato sull’orlo delle lacrime nelle proprie stanze era scoppiato a piangere e si era rintanato sotto il letto. Un'abitudine poco regale che lo tormentava da anni. Alla fine solo il ritorno del buon senso e le parole di Siwon l’avevano indotto ad uscire dal suo nascondiglio. Gli occhi umidi ed arrossati, Kibum si era chiuso nel silenzio, intervallato solo da sbuffi occasionali.
Perché il suo appa era così cattivo con lui? Che cosa gli aveva fatto per meritarsi tanta scortesia ed indifferenza? Kibum non riusciva a formulare una risposta sensata. Era sempre ubbidiente, educato, la sua istruzione procedeva a gonfie vele ed otteneva sempre ottimi risultati al punto che nell'ultimo anno aveva studiato il doppio ottenendo con anticipo il diploma dell'accademia reale, un risultato che i nobili suoi coetanei poteva sperare di conseguire solo l'anno successivo.
Appoggiò la schiena al divano, accavallò le gambe e incrociò le braccia.
Dove stava sbagliando?
Corrugò la fronte. Quella era un'altra delle risposte che non riusciva a trovare.
Ad ogni modo, quel che era peggio era che la giornata non era ancora terminata. Anzi, il peggio doveva ancora arrivare.
Come se non bastasse di Chul non si era profilata nemmeno l'ombra, ne erano giunte sue notizie!
Dove sei Chul?, piagnucolo tra sé. Forse gli era accaduto qualcosa, oppure era stato trattenuto a Busan...
Stando al suo personale giudizio solo l'arrivo del più grande poteva rimettere in sesto quella pessima giornata.
Dei tocchi risuonarono alle sue spalle, subito seguiti dalle parole di Siwon.
-Signorino, ci sono visite per voi.-
Kibum sbuffò sonoramente e soffiò stizzito. Figurarsi se aveva voglia di vedere qualcuno! Aveva fin troppi dilemmi da risolvere!
-Non voglio vedere nessuno-, disse scocciato.
-E io che ho fatto tanto strada solo per vedere il mio dolce micetto-, cantilenò una voce falsamente rammaricata.
Kibum scattò in piedi. Anche se il tempo aveva contribuito a modellarla, privandola totalmente delle note più acute di bambino, quella voce aveva un timbro famigliare, inoltre solo una persona al mondo aveva preso l'abitudine di utilizzare quello strano vezzeggiativo con lui e, altra parte, solo al soggetto in questione era concesso tale onore.
Dolce micetto, Kibum si crogiolò e i suoi occhi luccicarono per l'emozione.
-Chullieee-
Saltò al collo del più grande. -Lo sapevo-, disse il principe, - sapevo che saresti venuto!-
 
 
***
 
 
-A volte la quantità di doveri che devo sbrigare è davvero snervate, soprattutto perché mi ritrovo spesso ad avere a che fare con persone totalmente ottuse e sciocche-, stava dicendo Heechul, mentre passeggiavano nel giardino privato del principe.
Se Kibum avesse seriamente prestato attenzione alle parole del più grande, probabilmente avrebbe arricciato il naso infastidito, giacché aveva sempre poco tollerato i nobili che s' atteggiavano in quel modo e, indubbiamente, Heechul stava fornendo a più riprese le prove di un orgoglio e di un egocentrismo smisurati. Ma la verità era che Kibum aveva occhi solo per Heechul e le parole del più grande facevano solo da sottofondo a quel romantico tramonto tra i fiori.
A braccetto con il suo Chul, il principino lo fissò sognante.
Heechul era così elegante ed affascinante nel suo completo di seta rosso con i bottoncini ed i decori dorati. Gli occhi vispi e fiammeggianti, le labbra sempre atteggiate in un sorriso intrigante, i capelli castani che gli ricadevano morbidi incorniciandogli il viso fine e astuto, Kibum non poteva che esserne attratto ed incuriosito. 
Il principe si strinse al braccio del suo promesso e sospirò.
-Sono sicuro che stai facendo un ottimo lavoro, sei così intelligente! Immagino non sia stato facile prendere il posto di tuo padre.-
-È così, inoltre mi ha lasciato con un piccolo problema da risolvere.-
-Sono certo che lo risolverai.-
Heechul abbassò lo sguardo sul principe che subito gli rivolse un sorriso radioso, gli occhi luminosi. Per tutto il tempo Kibum non aveva fatto altro che stringersi al suo braccio, saltellare al suo fianco per mantenere il passo, sospirare a vuoto e arrossire ogni qual volta posava gli occhi su di lui.
Il più grande sogghignò e, come volevasi dimostrare, non appena i loro occhi s’incontrarono il principe arrossì e si strinse nelle spalle, lo sguardo basso ed un sorriso imbarazzato.
Le mani di Kibum si ritrovarono a stropicciare la manica di seta di Heechul. Non poteva farne a meno, ogni volta che l’altro lo guardava diventava rosso quanto il completo del più grande!
-Mi stavo domandando-, fece con voce flebile, -credi che annunceranno il nostro fidanzamento? -, concluse timidamente e arrossendo di nuovo.
Heechul sorrise compiaciuto. L’impazienza del più piccolo lo metteva certamente di buon umore e, d’altra parte, anche lui lo era. Lui stesso, mentre raggiungeva Soul, si era posto quella domanda. I diciassette anni di Kibum erano indubbiamente un traguardo importante sotto molti punti di vista e la festa di compleanno un’ottima occasione per sancire l’ingresso del principe nella vita pubblica del regno, cosa che poteva tranquillamente implicare anche un fidanzamento ufficiale. Tuttavia, Heechul dubitava che quella sera vi sarebbe stato un annuncio ufficiale, giacché non era stato avvisato dal reggente.
E’ troppo presto per pensare a questa eventualità, si disse.
Probabilmente sarebbero passati ancora degli anni.
Il viso di Heechul si scurì. Kibum era impaziente, ma lui lo era molto di più. Nel momento stesso in cui aveva posato gli stivali lucidi sul marmo del palazzo reale aveva sentito che quello era destinato a diventare il suo posto, ma tutto si stava trasformando in un’attesa snervante.
Emise un ringhio basso ed infastidito.
-Chul?- 
Heechul si riscosse e sorrise al più piccolo. -Mio dolce micetto -, disse sfiorando il viso dell’altro con il dorso della mano, -temo che dovremmo aspettare ancora del tempo. -
-Oh -, fece Kibum, sconsolato.
Heechul infilò le dita affusolate tra i capelli corvini dell’altro, saggiandone la consistenza setosa. Il profumo di Kibum gl’invase le narici. Alzò il mento del più piccolo con l’indice e lo fissò dritto negli occhi. I tratti del principe si erano ulteriormente affinati, era come un angelo scolpito nel marmo, puro, innocente e suo. Nella solitudine del suo palazzo di Busan il pensiero di lui sul trono di Chosun e del profumo del corpo delicato del più piccolo erano state le uniche cose capaci di scaldargli il cuore. Il ricordo di quella notte di temporale di tre anni prima era ancora vivido nella sua mente. All'inizio la consapevolezza dell'attrazione fisica che provava per Kibum l'aveva sconvolto e spaesato, così come i pensieri che aveva formulato, nonché le sue stesse azioni, l'avevano messo a disagio a ripensarci ma, pian piano, il disagio era sfumato sino a svanire. Rimaneva solo il desiderio del corpo del più piccolo, un desiderio che l'aveva tenuto sveglio le notti e cullato nei sogni. Dopo gli ultimi anni passati a fantasticare raggiungere Soul si era rivelata davvero la prova del nove ed ora non aveva più dubbi. Lo voleva. Voleva il trono e voleva Kibum.
Kibum arrossì imbarazzato e a disagio. Heechul lo fissava in continuazione, l’aveva notato in più di un’occasione! Se da un lato ne era orgoglioso, dall’altro provava anche una strana inquietudine a livello viscerale. Aveva come l’impressione che ci fosse qualcosa di sbagliato, qualcosa che avrebbe dovuto metterlo in allerta, che doveva evitare, come un campanello d’allarme che lo avvisava di fuggire il più lontano possibile da Chul. Intimamente si sentiva come braccato da una tigre. Era assurdo e per giunta molto fastidioso!
Heechul sfiorò la guancia del più piccolo con l’indice. -Ti ho lasciato che eri splendido come una rosa, ma ora lo sei di più. Scommetto che la scorsa estate sono impallidite o forse si sono rifiutate di fiorire. –
Kibum sussultò e si mordicchiò il labbro inferiore. Davvero non riusciva a capire! Anche nelle carezze del più grande c’era qualcosa di strano, però le voleva!
Heechul si umettò le labbra. -Ascolta Bummie. –
-Sì? –
-Perché non passiamo un po' di tempo da soli sta sera? –
E’ abbastanza grande, formulò Heechul d’istinto.
-C’è la festa -, si ritrovò a dire il principe.
Heechul fece uno strano sorriso. – Dopo la festa, naturalmente. Posso raggiungerti nelle tue stanze quando ti ritiri. Cosa ne dici? –
Kibum ebbe quasi l’impressione che non fosse una vera richiesta, per di più ora anche il tono di Heechul sembrava strano. Scosse il capo per allontanare quei pensieri assurdi, poi annuì. Dopotutto che motivo aveva per cui preoccuparsi? Il suo Chul voleva solo passare del tempo da solo con lui, nient’altro, vero?
Il più grande gli scompose i capelli. -Bravo micetto -
Heechul sapeva che avrebbe dovuto attendere ancora del tempo per avere il trono, ma forse poteva avere Kibum quella notte. In quei tre anni il sogno di farlo suo era stato un desiderio costante e il principe, ormai, era abbastanza grande per questo. Non vi era motivo di aspettare, no? Inoltre, era chiaro come la luce del sole che il più piccolo pendeva dalle sue labbra, cosa che d'altra parte non poteva che essere motivo di vanto per lui. Sotto il suo tocco leggero, Kibum era tutto un fremito ed un arrossire continuo.
Un micio pronto a fare le fusa a comando, pensò Heechul. Per me, solo per me.
 
 
***
 
 
Come previsto la festa si stava rivelando di una noia mortale. Kibum aveva passato buona parte della serata seduto a ricevere regali, che non aveva scartato, e a scambiarsi convenevoli con i nobili che, lo sapeva bene, in realtà erano lì solo per dare spettacolo di sé e sfoggiare gli abiti migliori. D’altra parte ricevere un invito per la festa di compleanno di un reale era un onore a cui non tutti i capi titolati potevano ambire. Naturalmente Kibum non aveva avuto la possibilità di scegliere nessuno di quegli invitati. Per fortuna Chul era giunto a salvarlo ed avevano ballato insieme, ma molto presto il suo Chul era stato trascinato lontano da dei nobili che desideravano parlargli. Essere il lord di Busan a pieno titolo doveva essere davvero molto stressante. Kibum si era ritrovato di nuovo solo dimenticato su una poltrona troppo grande per lui.
Ora, il principino aveva deciso di concedersi una boccata d’aria ed era uscito in giardino. Grazie ad un’enorme vetrate il salone delle feste s’apriva sui giardini e, benché l’aria della sera fosse particolarmente frizzante, Kibum non aveva esitato. Desiderava prendersi una breve pausa, inoltre non aveva più visto Chul, dunque forse anche lui aveva avuto la sua stessa idea. Kibum sorrise tra sé. Lo zampillare delle fontane, il riflesso della luna sulle vasche marmoree e sull’acqua, le foglie dorate che rotolavano sul tappeto verdeggiante sospinte dall’aria autunnale, contribuivano a creare un’atmosfera molto romantica. Kibum arrossì, poi divenne nervoso. Era ancora molto confuso da quanto accaduto quel pomeriggio, ma come tutte le altre volte scosse il capo e disperse i dubbi.
Improvvisamente udì una voce che riconobbe come quella del suo Chul! Non si era sbagliato! Fece per aumentare il passo poi si bloccò. Se stava parlando non doveva essere solo. Si morse le labbra a cuore. Forse non era opportuno interrompere i suoi affari.
Udì una seconda voce e, opportuno o meno, Kibum non resistette all’idea di scoprire chi fosse. Si mosse cautamente tra i cespugli e senza un vero e proprio motivo si ritrovò accucciato tra di essi. Per quanto riconoscesse l’insensatezza del suo agire, rimase fermo tra il fogliame, le orecchie tese. Nonostante si sentisse molto ridicolo ad agire in quel modo, per qualche strano scherzo del destino Kibum si ritrovò ad origliare una conversazione che, da lì a poco, avrebbe cambiato per sempre la sua vita.
-Non credevo di trovarti qui, sei sempre così impegnato –, udì dire la seconda voce.
Allungò gli occhi e si sporse per godere di una visuale migliore.
Il suo Chul era in compagnia di un tipo tutt’ossa, tranne che per le guance morbide, dai capelli scuri e con indosso un completo verde smeraldo e oro. Kibum conosceva il suo nome, si trattava di Yesung, aveva qualche anno in più di lui e suo padre era un nobile che svolgeva l’incarico di ambasciatore presso la corte straniera di Nihon. Una responsabilità importante che richiedeva a quell’uomo e alla sua famiglia di passare molto tempo lontano da Chosun. Ma al di là di questo Kibum non sapeva altro, però Chul aveva l’aria di conoscerlo bene.
Heechul fece spallucce e sogghignò. –Non potevo mancare, non quest’anno. –
Yesung parve divertito. –Credi ancora che vi fidanzerete? Non pensi sia diventato sciocco confidare ancora in questa eventualità? –
-Non punzecchiarmi Yesung, sai meglio di me quanto un’alleanza tra Soul e Busan sia fondamentale per tenere alla larga Nihon. –
Yesung rise.
Gli occhi di Heechul brillarono. – Lui e mio-, disse umettandosi le labbra.
Nascosto tra i cespugli, Kibum corrugò la fronte. Era di lui, Kibum, che stava parlando? Se era così il tono di Chul era molto strano, faceva quasi…paura.
-Non fai che ripeterlo -, osservò l’altro. – Ogni volta che affrontiamo l’argomento. –
Heechul non parve curarsi di quelle parole. –Poco importa che il nostro fidanzamento non sia stato annunciato sta sera, è solo questione di tempo e quel dolce micetto sarà mio. Grazie a Kibum siederò sul trono ed avrò lui, il gioiello più luminoso di Chosun. -
Kibum deglutì. Più delle parole fu il tono della voce di Heechul a spaventarlo. Intravide la sua mano tremare e ne afferrò il polso. Un strano senso di vuoto iniziò aprirglisi in petto. C’era ambizione nelle parole di Heechul, insieme ad una strana smania irrefrenabile che lo fece tremare.
-Ne sei sicuro? – lo canzonò Yesung.
-Lo vedrò molto presto -, disse Heechul con orgoglio. – Da questa notte sarà mio, scommettiamo? –
Davanti a Kibum la maschera iniziò a crollare, tutto ciò che udì prima di correre di nuovo tra le luci sgargianti del salone furono i battiti accelerati del suo cuore.
 
 
 
I suoi piedi si mossero veloci e nervosi sui tappeti arabescati, mentre le sue mani si stropicciavano l’un l’altra. Si strinse le braccia e per impedirsi di tremare. Era in quello stato da quando era rientrato nel giardino e non riusciva a darsi pace. A tratti gli sembrava quasi che gli mancasse il respiro. Si portò le mani al capo e scosse le ciocche corvine.
Non può essere così!
Le parole che aveva udito dalle stesse labbra di Heechul rimbombavano nella sua mente, assordandolo ed impedendogli di pensare lucidamente, eppure aveva fatto esattamente ciò che il più grande gli aveva detto quel pomeriggio: si era ritirato per attenderlo nelle sue stanze. Se da un lato il buon senso gli diceva che aveva fatto, e che stava facendo, qualcosa di molto sciocco e che la scelta migliore sarebbe stata quella di chiudersi in camere con Siwon a fare la guardia, dall'altro accendeva il dubbio nella sua mente. Non poteva prendere per oro colato le parole che Heechul si era scambiato con Yesung che, al di là del titolo e della posizione della sua famiglia, per Kibum rappresentava un perfetto sconosciuto. Farlo avrebbe significato svegliarsi e accettare in via definitiva una realtà che sapeva essere troppo dura.
Si portò una mano al petto e prese un bel respiro, poi sussultò non appena qualcuno bussò alla porta e, senza attendere risposta, entrò. Kibum s’irrigidì. Era Heechul, lo sapeva, nessuno avrebbe osate entrare nelle sue stanza senza permesso. Si voltò verso il più grande ed incontrò subito il suo sorriso soddisfatto.
-Bummie -, disse Heechul.
-Chul. –
Il più grande avanzò sicuro, fece scivolare i polpastrelli sul tavolo intarsiato di madreperla e lo sguardo sui tappeti pregiati.
-Non ero mai stato qui, sono davvero belle.- Osservò riferendosi alle stanze dell’erede al trono.
Kibum sorrise timido, ora sembrava tutto così normale, eppure non appena Heechul alzò gli occhi su di lui il disagio tornò prepotente ad impossessarsi di lui, ma questa volta provò anche paura. Deglutì. Stava facendo la cosa giusta, dare una possibilità a Chul, o stava sbagliando tutto?
Dall'istante in cui il più grande aveva messo piede nelle sue stanze si era sentito come la preda braccata dalla tigre, era inutile negarlo. Più Heechul avanzava e s'avvicina, quatto, più lui arretrava. Non avrebbe dovuto sentirsi così, non con il suo Chul! Nulla sembrava avere senso! Però…
Però l’hai sentito in giardino, fece una vocetta fredda e logica nella sua testa.
No, si disse scuotendo appena la chioma corvina. Non poteva, non doveva essere cosi! Per lui Heechul era tutto!
Eppure la verità l'aveva già udita chiaramente dalle stesse labbra dell'altro e quegli occhi pieni di malizia, ora, non erano che la conferma.
Senza rendersene conto si ritrovò seduto sul divano, la schiena premuta contro lo schienale e gli occhi liquidi come lava di Heechul ad inchiodarlo. Kibum fremette come una foglia in balia del vento; stava facendo di tutto pur di rimanere ancorato ai rami che gl'impedivano di essere spazzato via, ma il vento sembrava davvero troppo forte.
Heechul si sedette al suo fianco, molto vicino!, costringendolo a scivolare verso il bracciolo. Gli prese il mento tra le mani e gli sfiorò la guancia con l'indice. Sembrava davvero una tigre pronta al balzo e la spina dorsale di Kibum fu percorsa da un brivido.
Non avrei dovuto lasciarlo entrare, bisbiglio una voce flebile nella sua mente. Non avrei dovuto!
-Dunque-, disse Heechul,- ti sei divertito alla festa?-
Kibum si strinse nelle spalle. -In realtà è stata abbastanza noiosa. -
-Uhm- fece l'altro.
In realtà il più grande non parve molto interessato alla sua risposta, ma intento a scrutargli il viso, studiandolo con un certo compiacimento.
Oh, per Heechul era come avere davanti un regalo stupendo da scartare, il cioccolatino più invitante del mondo. Sfiorò la guancia pallida e liscia del più piccolo con il dorso della mano e si umettò le labbra di fronte a quegli occhi felini, piccole perle nere, le labbra a cuore e quel corpo fasciato da abiti eleganti. Qualunque remora o dubbio svanì. Kibum era suo, non vi erano dubbi, e lo voleva insieme a tutto ciò che questo comportava. I suoi sogni stavano per realizzarsi, poco a poco…era certo sarebbe stata una notte meravigliosa, ma voleva procedere con calma, non intendeva spaventare il più piccolo e correre il rischio che fuggisse, dopotutto per quanto cresciuto Kibum era totalmente inesperto, i suoi rossori ne era la prova lampante.
Il disagio di Kibum aumentò insieme a qualcos’altro, che cos’era? Umiliazione, forse?
Il principe stropicciò il velluto del divano. Perché aveva l’impressione di sentirsi null’altro che una bambola addobbata ad arte?
Kibum ripensò alla cura che aveva messo nel scegliere gli abiti per la festa e si vergognò di sé stesso.
Io ho fatto questo, per lui…
Va tutto bene, s’impose, è Chul!
-Ma mi è piaciuto ballare con te-, aggiunse repentino, quasi d'istinto.
Cosa mi sta succedendo?, si chiese.
Heechul si fece più vicino e Kibum si scoprì semi sdraiato con il bracciolo del divano tra le scapole.
-Bummie-
Il sussurro caldo di Heechul ebbe il potere di farlo rabbrividire. Il più grande si chinò su di lui per posare le labbra calde ed umide sul suo collo, mentre le sue mani iniziavano a scivolare sul su corpo. Erano dei tocchi leggeri, ma Kibum aveva l'impressione che ognuno di essi aprisse ferite sula sua pelle.
Heechul risalì con le labbra il suo collo, mordicchiandolo piano. Il principe annaspò e cerco di divincolarsi. Voleva fermarlo ma non riusciva né fisicamente, né mentalmente ad allontanarlo. Heechul era una spina conficcata troppo a fondo nel suo cuore.
Perché proprio tu mi fai questo? Si chiese disperato.
Kibum non si riferiva solo al fatto che, ora lo sapeva, Heechul gli stava praticamente saltando addosso, ma a quella verità che gli faceva male. Aveva davvero creduto che nulla potesse dividerli, invece erano bastate le parole del più grande, i suoi sguardi, a spezzargli il cuore.
Perché?
Quello che il più grande stava facendo, il modo stesso in cui lo stava facendo, non gli piaceva. Sentiva che era sbagliato!
I loro occhi si sfiorarono per la frazione di un secondo e in quelle iride ambrate a cui aveva rivolto sin dall’infanzia i suoi sorrisi più teneri trovò solo ambizione e desiderio. Questa volta Kibum non arrossì, bensì provò paura, umiliazione, rabbia e disgusto. Fu strano, poiché al di là della paura gli altri erano sentimenti a lui estranei e mai avrebbe potuto immaginare di provarli verso Heechul.
-He-echul, smettila. -
-Stai buono, Bummie, va tutto bene. -
-Lasciami. -
Heechul soffiò sul suo collo. -Shhh-
I dubbi di Kibum svanirono. Aveva dato una possibilità a Chul, ma aveva fallito. Loro avevano fallito. Se mai avesse avuto dei dubbi in futuro si sarebbe rammentato quel momento e gli occhi dell’altro. Non c’era alcun affetto, non più. Era arido, pomposo e vuoto come le frasi arzigogolate delle sue lettere e come il suo stupido merletto.
Kibum capiva, aveva diciassette anni ormai e sapeva cosa significavano quei tocchi e quel posarsi di labbra. Nel suo cuore romantico li desiderava, certo, e nella sua mente e nel suo cuore non c’era mai stato altro che Heechul, ma non li voleva così. Kibum desidera amore…e lì non c’era niente. Percepì il suo cuore accartocciare come un foglio di carta colorata sotto il calore del fuoco.
-Per favore -, mugugnò. – Lasciami. –
Sembrava che il più grande si stesse prendendo il suo tempo, assaporando un’attesa che ad ogni secondo diventava più fastidiosa. Era lui, Kibum, e le sue labbra che desiderava e per Heechul quello non era altro che un gioco. Ma Kibum non era più un bambino. Kim Kibum, principe di Chosun, era stufo di giocare e, soprattutto, era stufo che gli altri giocassero con lui. Strinse le mani sul completo luccicante dell’altro e digrignando i denti si divincolò e lo spinse via.
-Lasciami!- gridò furioso, stupendo sé stesso.
Heechul lo fissò stranito sbattendo le palpebre, chiaramente non si era aspettato una simile reazione. Emise una risata nervosa per stemperare il disagio. Una cosa che Heechul detesta ardentemente.
-Bummie -, fece sogghignando, - che cosa ti prende?-
Kibum si alzò con i pugni serrati e guardò il più grande dall’alto in basso. -Ti ho detto di lasciarmi-, disse con alterigia.
-Bummie, tesoro. - Heechul si alzò e cercò di afferrarlo per un polso.
Kibum scivolò di lato e ruotò su sé stesso con un movimento elegante. Heechul sorrise nervoso.
-Mio dolce micetto, cosa ti succede? -
Dolce micetto, ora quello sciocco e mieloso vezzeggiativo gli fece ribrezzo. Si vergognò al pensiero che solo poche ore prima l'aveva fatto fremere! Lo odiava!
-Non sono il tuo dolce micetto.-
Kibum arretrò, ma questa volta non per paura. Fu un gesto stizzito dettato dal suo orgoglio per aumentare le distanze tra loro. Un lavoro più mentale che fisico.
Heechul corrugò la fronte. Le cose non stavano andando come aveva previsto. Non riusciva a capire perché Kibum fosse così stizzoso e remissivo, eppure sino a poche ore prima pendeva letteralmente dalle sue labbra ed aveva fatto le fusa avvinghiato al suo braccio. Che cosa era cambiato? Forse lo stava spaventando? Se era così doveva trovare un modo per ammansirlo, non poteva rinunciare a lui, lo desiderava troppo!
-Kibum- disse accondiscendente, - non vi è nulla di cui aver paura, vieni.- Heechul allargò le braccia, ma in risposta trovò solo lo sguardo adirato del più piccolo. Una visione decisamente strana, non l'aveva mai visto così.
Di te, pensò Kibum, è di te che devo aver paura! Avrebbe dovuto comprenderlo quella notte di temporale di tre anni prima! Si era rimproverato per il suo disagio e la sua diffidenza, ma l'unico rimprovero che doveva rivolgere a sé stesso era per la sua ingenuità.
-Vattene - disse. Un tono sicuro e freddo che stupì anche sé stesso e, indubbiamente, stupì Heechul perché abbassò le mani e sbatte le palpebre.
Il più grande tentò di nuovo di afferrarlo, ma non un movimento flessuoso Kibum gli sfuggì. Tra di loro vi era il vuoto. Un vuoto che Kibum sapeva non poteva più essere colmato.
In quel momento entrò Siwon e Kibum tirò tra sé un sospiro di sollievo.
-Signorino, va tutto bene? – domandò il cavaliere scrutando il lord di Busan in cagnesco.
Heechul fece spallucce e sorrise sghembò, rivolgendo un’occhiata in tralice a Siwon. Incrociò le braccia.
-Stanne fuori, sei solo un servo. –
-Non osare parlargli così! – scattò Kibum. -Va via, vattene.-
Gli occhi ardenti di Heechul saltarono dall’uno all’altro, emise uno strano ringhio e sorrise nervoso, poi indietreggiò. Fu come osservare l’arretrare di una tigre tra l’erba alta. Gli occhi rosseggianti inghiottiti dalle ombre della boscaglia. Ma non era che una pausa, il ritirarsi dell’incubo alle prime luci rosate dell’aurora, pronto a riemergere al dispiegarsi delle ombre della sera. Il rosseggiare infuocato del cielo al crepuscolo non era che un preludio alla notte nera e liquida.
 
 
Rimasto solo con Siwon, il principe tornò a respirare.
-Signorino -, fece Siwon, preoccupato.
Kibum strinse i pugni e ricacciò indietro le lacrime che premevano prepotenti ai lati dei suoi occhi. Non voleva piangere, non era più un bambino!
Nella sua ingenua incomprensione aveva compreso ancora meno. Se fosse stato più sveglio e accorto, se non si fosse lasciato distrarre dall’affetto morboso ed incondizionato che provava per il più grande…
Aveva riempito la sua mente d'illusioni per proteggere il suo cuore da una verità che sapeva fare troppo male, ma non era stato che un espediente destinato a crollare. Era scritta a lettere cubitali nelle lettere di Heechul, palese come la luce del sole nei suoi occhi pieni d’ambizione e malizia e limpida come il riflesso di freddo metallo nella voce e nelle iridi gelide di suo padre. Il suo subconscio aveva fatto di tutto per proteggerlo, ma ora non poteva più fuggire.
Devo affrontare la realtà.
A suo padre, quell'uomo, non importava nulla di lui e a suoi occhi non era altro che un impiccio fastidioso che lo regalavano al titolo di reggente, quando era quello d'imperatore che desiderava. Non gli avrebbe mai dato un briciole delle responsabilità e degli onori che gli spettavano di diritto.
E Heechul…
Deglutì e represse un singhiozzo.
Non ha più affetto da darmi.
Desiderava lui per avere il trono ed il trono per appagare l’ambizione ed avere lui. Le parole che aveva udito in giardino erano state come il calare di una maschera già sul punto d’infrangersi.
Non sono che in mezzo per raggiungere i suoi scopi, non gl’importa nulla di me.
Quanto era stato sciocco, quando doveva essere sembrato stupido...lo odiava! Odiava il modo in cui Heechul l'aveva guardato e sfiorato, ne era totalmente disgustato! Allo stesso tempo si sentiva umiliato da lui e da sé stesso per aver provato compiacimento di fronte a quegli sguardi e a quelle carezze sbagliati che non era stato capace di riconoscere.
Stupido, si disse.
Kibum si morse il labbro inferiore sino a farselo sanguinare e strinse le mani disegnando dei motivi a mo’ di mezzelune sui suoi palmi. Fissò il suo riflesso limpido nello specchio ovale davanti a lui. Il suo volto pallido e liscio sembrava fine porcellana, i capelli corvini, le dolci labbra rosate a forma di cuore e il suo elegante completo in seta blu impreziosito da piccoli diamanti, fili d’argento e bottoni in perla.
Sfiorò la superficie dello specchio con i polpastrelli e gli occhi iniziarono a bruciargli. Tirò su col naso e s’impose freddezza. Freddo, ecco come doveva essere, solo avvolgendo il suo cuore in una patina gelata poteva sperare di sopravvivere.
-Siwon- disse, -cosa sembro? -
Siwon inarcò un sopracciglio. -Signorino? -
-Sembro una bambola, una stupida bambola perfetta -, spuntò in faccia al suo riflesso.
-Non dite così, voi siete un principe. -
Kibum lo ignorò. Forse era anche un principe, ma era un principe inutile.
Senza responsabilità, senza voce...sono solo un'ombra troppo luminosa.
Si spostò verso la finestra e guardò oltre ad essa, dove il vento dell’autunno stava ormai strappando le ultime foglie dorate dai rami secchi. Kibum non vide luci nel cielo, nemmeno l’argenteo ed ingannevole brillio della luna. Serio, si voltò verso Siwon e la voce che udì stentò a riconoscerla come sua. Fu fredda, autoritaria, sicura, non era più quella di un ragazzino pieno di sogni e speranza. Lo stesso Siwon lo notò e sgranò gli occhi. Il cavaliere non sapeva di preciso cos’era accaduto ma poteva immaginarlo, quel tizio di cui il suo signorino era stato così fiero quella mattina gli aveva fatto del male, aveva spezzato qualcosa nel cuore e nell’anima del suo principe, di quello era certo, così come era certo del fatto di avere davanti una persona diversa dal signorino che era abituato a conoscere. Si era voltato pochi minuti ed il suo principe era cresciuto, né fu orgoglioso, ma rimpianse anche quell’ingenuità pura e semplice che per tanto tempo aveva protetto quel cuore sensibile.
-Posso fidarmi almeno di te?- chiese il principe.
-Ho giurato davanti all'intera corte...-
-Non m'importa nulla della corte. – Kibum fece un gesto stizzito con il braccio. Prese un bel respiro per recuperare la calma. Non era da lui comportarsi in quel modo...ma a dispetto di ciò sentiva che qualcosa di assopito si stava risvegliando dentro di lui.
-Giuralo adesso, davanti a me e solo per me.-
Siwon s’inginocchiò davanti al suo principe. – Voi mi avete salvato la vita e ora è vostra sino al mio ultimo respiro. Vi giuro che vi proteggerò sempre da chiunque oserà farvi del male, vi proteggerò anche da voi stesso se necessario -, disse risoluto.
Kibum sorrise triste, prese il capo del cavaliere vi pose un bacio.
-Posso fidarmi solo di te, Siwon. -
I suoi piedi si mossero lentamente sui tappeti e tornò a fissare il mondo oltre la finestra, rendendosi conto di quanto gli fosse sconosciuto. Sospirò e si concesse un'unica lacrime.
Kibum desiderava l’amore. Di quell’amore che aveva immaginato, che aveva creduto reale e possibile solo con Chul, desiderava percepirne il soffio caldo sulla pelle, annusarne il profumo che nella sua mente fantasiosa ricordava quello dell’estate e dei peschi in boccio. Voleva vivere lo scorrere del tempo e non guardare il mondo da una finestra. Ma lui, infondo, non era altro che una bambola spezzata e dimenticata racchiusa in un palazzo dorato. Era solo e mai come ora ne ebbe la certezza. Doveva imparare a difendere sé stesso ed il suo cuore.
Sono più splendido di una rosa? Ebbene avrò anche più spine.
 
 
 
 
Sera! Bhe che dire, anche la raccolta si è conclusa. Spero sia stata una lettura piacevole e che abbia permesso di chiarire alcuni punti e soddisfare alcune curiosità rispetto alla storia principale!
 
Ringrazio tutti i lettori, chi ha inserito la raccolta tra le preferite, seguite e ricordate. Un grazie speciale a chi mi ha seguita e, soprattutto, un grazie immenso a Jae_Hwa e a MagicaAli per aver recensito ogni episodio ^^ grazie mille!
Giusto per rallegravi/ansiarvi un po' prima di sparire brevemente vi anticipo che ho già iniziato a buttar già qualcosa per la nuova storia (ve ne avevo accennato nell’epilogo di Orbit). Ora, non dico che vi farò il regalo di Natale, ma conto di pubblicare il primo capitolo entro la fine dell’anno ^^
Dunque…
“La luna pendeva nel cielo d’inchiostro come un globuloso occhio giallognolo. Jonghyun rabbrividì e deglutì. Lei sapeva. Scrutava ciò che c’era nella sua anima e nel suo cuore, lo perforava.”
Ci vediamo prossimamente con I hold you in a kiss

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