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Autore: Myra11    09/12/2017    2 recensioni
Sequel di "You Are Not Trivial", ambientato circa sei mesi dopo la storia principale.
Un Alec devastato dal dolore, e un Magnus curioso, e affascinato.
Come andrà a finire?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alec Lightwood, Clarissa, Izzy Lightwood, Jace Lightwood, Magnus Bane
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 15
 
La luce gli sembrò accecante, e troppo calda dopo tutto il buio in cui era stato.
Ricordava di aver sognato mentre era incosciente, ma non era stati bei sogni, e ora che era sveglio si sentiva ancora più stanco, come se non avesse più un briciolo di energia.
«Sei sveglio finalmente.» La voce che lo raggiunse fu quella di Isabelle, e voltandosi Magnus vide che era seduta accanto al letto. Sembrava che non dormisse da un bel po’.
«Cos’è successo?» Domandò scoprendo che aveva la gola in fiamme, e quando alzò le mani scoprì di averle completamente fasciate, le bende che spiccavano contro la sua pelle scura coprendolo fino al gomito. Rimase a studiare le sue braccia senza sentire praticamente nulla a parte un lievissimo fastidio, e fu proprio questo a dirgli che era ferito gravemente.
Isabelle si agitò sulla sedia, a disagio. «Hai…usato la Gloriosa contro Alec, e siete stati avvolti dalle fiamme. Temevano che foste morti, ma poi le fiamme sono svanite ed eravate vivi, ma…»
La voce della ragazza si spezzò sull’ultima frase, e Magnus sentì di nuovo quel moto di tenerezza che l’aveva spinto ad abbracciarla nella Sala del Consiglio. Isabelle faceva credere a tutti di essere intoccabile e anche se sopportava meglio di molti altri c’erano cose che la facevano crollare.
Come vedere suo fratello con una spada nel petto, per esempio.
Allungò una mano verso di lei a fatica, e riuscì a posargliela su una gamba. «Che cos’è successo ad Alec?»
Isabelle respirò a fondo e rialzò il viso. Quando parlò aveva un tono di voce distaccato, pratico.
«Quando le fiamme sono svanite ci siamo avvicinati, e abbiamo scoperto che tu avevi ustioni su gran parte del corpo, e che la ferita che hai inflitto ad Alec gli ha sfiorato il cuore. È vivo, ma non si è ancora svegliato, e sono passati quattro giorni.»
«Cosa?» Magnus si mise a sedere di scatto e ignorò il dolore che lo invase mentre scendeva dal letto. Isabelle lo raggiunse mentre una gamba gli cedeva e lo sostenne. «Non puoi andare da lui in queste condizioni.»
«Alec ha sopportato di peggio per me.» Affermò lo stregone anche se si appoggiò alla ragazza, che lentamente lo accompagnò fuori dalla stanza e lungo i corridoi.
«C’è Jace con lui.» Lo informò la cacciatrice prima di lasciarlo davanti ad una delle tante porte e allontanarsi a passo sostenuto.
Magnus aprì la porta con una minima pressione ed entrò in una stanza che sembrava uscita dal suo passato. Gli sembrava di rivedere Will inginocchiato accanto al letto di James morente, ma erano passati centotrent’anni da quel momento, e ora c’era Jace in ginocchio accanto ad un letto con le mani strette intorno a quelle del suo parabatai.
«Mi sembra di rivedere Will…» Mormorò arrancando fino al letto e lasciandosi cadere sul materasso.
Gli occhi dorati di Jace scintillarono posandosi su di lui, indecifrabili. Erano come il sole: potevano emanare un calore affettuoso, ma anche splendere fino a bruciare tutto.
«Chi è Will?» Sembrava a corto di sonno anche lui, ma lo stregone sapeva che era così stanco perché stava condividendo la sua energia con il ragazzo nel letto.
«Un tuo antenato.» Magnus posò lo sguardo sul viso di Alec, studiandone i lineamenti con un affetto riscoperto da poco, e amando ogni centimetro di quel volto. «Era un ragazzo molto chiuso, e tendeva a nascondere i suoi veri sentimenti, a parte quando succedeva qualcosa di terribile che lo faceva crollare, e dimostrava di avere un cuore grande come una casa e delicato come cristallo.»
«E quando sarebbe stato in una situazione come questa?» Sibilò Jace, le mani che continuava a stringere e massaggiare quelle di Alec, come se non volesse più lasciarlo andare.
Magnus sorrise debolmente e allungò una mano fasciata per accarezzare i capelli di Alec, osservando il contrasto delle bende con il nero. «Il suo parabatai aveva avuto un passato…turbolento, e la sua vita dipendeva da una droga che lo uccideva lentamente. Quindi, è stato in una situazione come questa quando James, il suo parabatai, stava per morire.»
Osservando il biondo da sotto i ciuffi ribelli di capelli il Nascosto vide che stava pensando a ciò che aveva detto. «Alec non morirà. Non glielo permetterò.»
«Anche Will la pensava così.» Mormorò Magnus, spostando le dita lungo la guancia di Alec, che continuava a giacere immobile sul letto. «Ma furono i Fratelli Silenti a salvare il suo parabatai, e lui dovette convivere per il resto della sua vita con il ricordo del loro legame.»
Sentì Jace deglutire a fatica, ma non si voltò a guardarlo.
«Quindi…Questo James è ancora vivo?»
Annuì brevemente e sospirò prima di voltarsi: faceva fatica a staccare lo sguardo da Alexander, come se il suo corpo non volesse più allontanarsi da lui. «È Fratello Zacariah, ora.»
Rimasero in silenzio dopo quella notizia, e Magnus osservò Jace appoggiare la fronte sulle mani unite con quelle del maggiore dei Lightwood e respirare profondamente, come se ciò gli servisse ad incanalare energia.
Mentre si godevano quel silenzio confortevole, Magnus spostò nuovamente lo sguardo su Alec.
Ti prego, fa’ che sopravviva.
 
Clary scattò a sedere appena la porta si aprì, sentendo il sapore del sangue sul labbro inferiore, che aveva morso nelle ultime ore.
«Sto bene.» Sorrise Sebastian, guardandola come se fosse divertito dalla sua preoccupazione.
Il ragazzo aveva passato due ore nelle mani dei Fratelli Silenti, perché nonostante le sue ferite fossero guarite relativamente in fretta, quella mattina aveva iniziato a vomitare sangue nero, segno che aveva un’emorragia interna. La rossa gli aveva disegnato la Runa che aveva sognato poco tempo prima e poi aveva chiamato i Fratelli perché lo controllassero, e ora gliel’avevano riportato.
«Grazie all’Angelo.» Sorrise sollevata e tornò a sedersi sulla poltrona.
Il clima in casa non poteva certo dirsi tranquillo, data la quantità di Nephilim che andavano e venivano per sapere che diavolo era successo, perché i demoni erano riusciti ad entrare in città e perché, all’improvviso, l’entrata della Sala del Consiglio era stata circondata dalle fiamme.
Erano tutti tesi e stanchi, e Clary ne capiva il motivo anche se lei si sentiva distaccata da tutto quello che stava succedendo, forse perché stava bene fisicamente.
La cosa che la preoccupava maggiormente in quel momento era trovare il modo di salvare Sebastian. Quello, e farlo riappacificare con Jace.
L’aveva visto poco in quel periodo, un po’ perché lui non lasciava praticamente mai la camera del parabatai e un po’ perché lei era impegnata a cercare di mantenere un’aura di tranquillità.
«Ehi, sorellina.»
«Si?» Spostò lo sguardo sul fratello, scoprendo che era seduto davanti a lei, le dita che tamburellavano distrattamente sui braccioli della poltrona.
Sebastian socchiuse gli occhi osservandola. «Dovresti smetterla di preoccuparti per tutti. Per me, per esempio. Non ho bisogno di qualcuno che si prenda cura di me.»
«No.» Clary lo guardò male, sentendosi indignata da quell’affermazione. Dopo tutti i rischi che aveva corso per lui, Sebastian le diceva in faccia che non aveva bisogno di lei. «Tu non sei abituato ad avere qualcuno che si prenda cura di te, e questo non vuol dire che non ne hai bisogno.»
Il ragazzo inarcò le sopracciglia. «Perché sei così cocciuta?»
Clary si rimise in piedi, alzando la voce. «Perché credo che tu possa essere salvato!»
Il moro la guardò, e per un istante i suoi occhi neri tornarono ad essere quelli crudeli e beffardi che erano stati una volta. «E cosa te lo fa pensare, in nome di Lilith?»
«Lo penso perché…» La ragazza abbassò la voce, sospirando. «Perché sei mio fratello.»
«Il sangue di un demone scorre nelle mie vene, non puoi sapere quando farò qualcosa di terribile.»
In quel momento Sebastian sembrò così indifeso e spaventato che Clary si commosse, e gli si avvicinò velocemente, alzandosi poi in punta di piedi per abbracciarlo il più forte possibile.
«Non dire così.» Mormorò accarezzando la massa di capelli bianchi del fratello. «C’è del buono in te, Sebastian. Io l’ho visto, ti ho visto combattere l’altra settimana, e ti ho visto andare ad affrontare un Principe Infernale per permetterci di salvare qualcuno che nemmeno conosci bene.»
Sebastian sospirò profondamente e ricambiò l’abbraccio delicato della sorella, sentendo il suo profumo di pulito, di buono, e il calore che emanava dal suo gesto. Lei credeva in lui, e questo gli fece desiderare di non deluderla, di non dover mai vedere un’espressione ferita sul suo viso.
La porta si chiuse un attimo prima che la voce di Jace li facesse separare.
«Questa non è una scena che vorrei vedere prima di colazione.»
«Jace!» Clary si allontanò dal fratello e andò verso il biondo, che l’accolse tra le braccia con un breve sorriso.
«Ciao.» Mormorò il ragazzo abbassando il viso verso di lei per darle un lieve bacio.
La rossa sorrise. «Ciao. Come sta Alec?»
«Bene, credo. È con Magnus. E tu che facevi con lui?» Sull’ultima domanda la voce di Jace si fece più dura, ma non fu rabbiosa come lo era stata inizialmente. Probabilmente era troppo stanco per arrabbiarsi davvero.
«Io…Nulla, parlavamo di…nostra madre.» La cacciatrice si voltò a guardare il fratello e gli sorrise.
Sebastian si rilassò appena e spostò lo sguardo su Jace. Il biondo gli rivolse un breve cenno di saluto e tornò a concentrarsi su Clarissa, accarezzandole lentamente il viso.
«Potresti lasciarmi un attimo per parlargli da solo?»
La ragazza esitò guardando i due giovani, poi annuì e uscì dalla stanza, aspettandosi di sentire da un momento all’altro i rumori di una lotta dall’interno.
 
Magnus socchiuse gli occhi e sospirò pesantemente, seccato. Aveva provato ad usare la magia per controllare le condizioni di salute del ragazzo, ma l’aveva esaurita in fretta – troppo - e si sentiva ancora più stanco di prima.
«Alexander, ti prego. Svegliati.»
Sospirò di nuovo e continuò ad accarezzare il viso pallido del cacciatore.
Le ustioni sotto le bende avevano iniziato a pulsare dolorosamente dopo tutto quel movimento, ma lui non aveva nessuna intenzione di smettere: il lieve calore della pelle del ragazzo lo faceva sentire bene.
«Alec…»
Le palpebre del ragazzo ebbero un lieve fremito prima di aprirsi lentamente, e Magnus sorrise di gioia nel rivedere le iridi azzurre di Alec osservarlo con aria confusa.

 
 
  
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