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Autore: Vago    09/12/2017    4 recensioni
Questo mondo è impazzito ed io non posso farci nulla.
Non so cos'hanno visto in me, ma non sono in grado di salvare chi mi sta vicino, figurarsi le centinaia di persone che stanno rischiando la vita in questo momento.
Sono un allenatore, un normale allenatore, non uno di quegli eroi di cui si parla nelle storie sui Pokémon leggendari.
Ed ora, isolato dal mondo, posso contare solo sulla mia squadra e sulle mie capacità, nulla di più.
Sono nella merda fino al collo. No, peggio, sono completamente fottuto.
Non so perchè stia succedendo tutto questo, se c'entrino davvero i leggendari o sia qualcosa di diverso a generare tutto questo, ma, sicuramente, è tutto troppo più grande di me.
Hoenn, Sinnoh, due regioni in ginocchio, migliaia di persone sfollate a Johto dove, almeno per ora, pare che il caos non sia ancora arrivato.
Non ho idea di come potrò uscirne, soprattutto ora che sono solo.
Genere: Avventura, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Rocco Petri
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Videogioco
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Mi svegliai con uno strano peso sul braccio sinistro. Un gesso nuovo, candido, mi avvolgeva l’arto.
Mi misi a sedere, sbattendo più volte le palpebre per scacciare gli ultimi rimasugli di sonno che mi erano rimasti addosso.
Quando mi ero addormentato?
Non riuscivo a focalizza il momento esatto.
Il gesso me lo aveva cambiato quando ero ancora cosciente?
Non ne ero sicuro.
Sentivo ancora la testa appesantita dalla stanchezza, ancora non mi ero rimesso in pari con le ore di sonno che avevo perso durante quel viaggio.
Che ore erano?
Sperai di non aver dormito troppo, ma, soprattutto, sperai che non fosse accaduto nulla a Ciclanova mentre non ero cosciente.
Mi guardai intorno, controllando i letti che affollavano quella stanza.
C’erano dei posti vuoi in più, rispetto alla sera prima. Due, o forse tre, non ne ero certo.
Abbassai la mano destra sul materasso, incontrando qualcosa di esterno a quel letto. La sfera di Gardevoir, doveva essermi caduta dalle dita la sera prima.
Mi alzai a fatica, sentendo il braccio sinistro venire trascinato pesantemente verso terra dal peso che gli stava attorno.
Quel gesso era più pesante del suo predecessore, ne ero quasi certo. Avrei dovuto ritrovare una fascia da mettermi attorno al collo per tenermelo in alto.
Non mi ero cambiato, prima di sdraiarmi, la sera prima ed ora i miei vestiti erano irrigiditi dal fango che avevano raccolto e gelidi.
Mi sarei preso sicuramente un malanno, se avessi continuato così.
La porta del dormitorio si aprì senza troppa fatica, permettendomi di tornare nel laboratorio in cui le due capsule mantenevano in vita Hasi e quell’altro allenatore.
Non c’era nessuno, né dietro ai monitor, né accanto alle capsule.
Avvertii un leggero rumore metallico dal laboratorio contiguo, seguito dal rumore ovattato di una sirena lontana.
No, ti prego. Fa che non sia una sirena di allarme, ti prego.
Presi in mano la prima sfera dalla mia cintura.
Blaziken. Non avevo variato l’ordine della mia squadra, dall’arrivo di Rocco.
Appoggiai la mano buona sulla porta, facendo battere la superficie della sfera contro il metallo dell’ingresso.
Presi un respiro profondo, pronto a tutto.
Dovevo essere sveglio, elaborare quello che mi aspettava dall’altra parte di quella maniglia e reagire nella maniera migliore.
Spinsi.
La porta si mosse silenziosa verso l’interno del secondo laboratorio.
La prima cosa che vidi dallo spiraglio che si aprì fu lo schermo perennemente acceso, illuminato ad intermittenza da una brillante luce rossa.
La mappa di Hoenn, però, mi sembrava la solita.
Continuai a spingere.
Mary era china su uno dei computer, con alcune ciocche brune ribelli che le ricadevano sulla fronte concentrata.
Cresselia fluttuava placida accanto a lei, indisturbata dal basso suono intermittente della sirena e dalla luce lampeggiante che illuminava la stanza di rosso.
Non vedevo nessun altro, là dentro.
Meglio così, forse.
- Mary? Che sta succedendo? –
La ragazza alzò lo sguardo, forse scocciata dalla mia comparsa.
- Siamo ancora più nella merda di quanto non lo fossimo ieri. –
Che risposta del cazzo era quella?
- Com’è possibile? –
- Guarda là. – mi rispose ancora, indicando con un cenno del capo lo schermo che occupava il muro di fronte a lei.
Le sue dita corsero su di una rotella, facendola scorrere rapida.
La mappa di Hoenn si rimpicciolì lasciando posto per le regioni vicine, Sinnoh, Johto, Kanto, tutte e quattro coperte da un pesante velo grigio solcato da spesse righe curve che sembravano voler disegnare cerchi quasi concentrici.
- Cosa vuol dire, quello? E questa sirena, non possiamo spegnerla? –
- Non ne ho idea. Non ho mai visto una roba del genere, sto cercando qualcosa negli archivi che sia ricollegabile a questo schifo. –
- Rocco e Karden, dove sono? Di là, stanno spiegando cosa sta succedendo ai due ragazzi che si sono svegliati dall’anestesia. –
- Bene. Vado un attimo da loro. Se hai bisogno di qualcosa fammi un fischio. –
- Non avrò bisogno. –
Sospirai, voltandomi verso la porta successiva, quella che mi avrebbe portato nel laboratorio addobbato come una palestra.
Feci per aprire la porta che mi stava davanti, ma qualcosa mi bloccò.
Per quanto Mary riuscisse ad essere una stronza, le dovevo qualcosa.
- Grazie per il gesso. Scusa se non sono riuscito ad aspettarti sveglio. –
La ragazza dai capelli bruni mi indirizzò un gesto della sua mano, come per incentivarmi ad andarmene.
- Si, si. Ti manderò la parcella. –
Non sarei mai riuscito a capirla, decisi procedendo nella stanza successiva.
Quattro paia di occhi si spostarono su di me, mentre una frase incompleta si perdeva nell’aria.
- Scusatemi… - riuscii solo a dire.
- Non ti preoccupare, qui avevamo quasi finito. – mi rispose Rocco, dalla sua sedia.
Mi guardai rapidamente attorno.
Due sedie occupate da altrettanti ragazzi in camice ospedaliero erano state disposte davanti a una terza, su cui era seduto Rocco, composto.
Dietro di loro, in piedi, con la schiena appoggiata contro il muro, Karden li osservava in silenzio.
Guardai il guardiano, inarcando un sopracciglio, sperando che capisse quale fosse la domanda che non potevo porgli ad alta voce.
Mi fece un cenno con il capo nella direzione della sala successiva, in cui il generatore ronzava ininterrottamente da quando lo avevo acceso.
Aveva capito, ottimo.
Darkrai doveva essere in quella stanza.
Notai in quel momento che uno dei ragazzi incamiciati si era alzato, muovendosi nella mia direzione. Quando mi fu davanti, mi strinse la mano, sorridendomi.
- Quindi sei tu quello che mi ha estratto dalla grotta nella Fossa Oceanica. Ti devo la vita. –
Estratto dalla grotta? Deve essere il ranger che ho trovato là dentro quando sono stato attaccato da quell’allenatore.
Oramai ho visto talmente tante facce diverse che non mi ricordo di nessuna di loro.
- Non è stato nulla. Davvero. – gli risposi imbarazzato – Rocco, non ti voglio rubare altro tempo, finisci pure quello che stavi dicendo.
Non ascoltai nemmeno il resto del discorso, l’allarme che riempiva il Laboratorio B occupava interamente i miei pensieri.
Cosa sarebbe potuto succedere, ancora?
Rocco finì la sua lezione senza che me ne accorgessi, volgendo poi la sua attenzione nel restituire lo Styler al ranger che avevo salvato e le sfere all’allenatore che si era ripreso con lui.
Mi avvicinai a Karden, cercando di non farmi notare troppo dagli altri.
- Cosa ne pensi di Rocco. – gli sussurrai, senza staccare lo sguardo dall’allenatore dai capelli grigi.
Sembrava sapere cosa stava facendo, con quei ragazzi. Aveva quasi le stesse movenze che aveva avuto il professor Birch quando mi diede il mio starter all’inizio del mio viaggio.
- Mi sta sul culo. – mi rispose secco il guardiano, incrociando le braccia sul petto.
- Apprezzo la tua sincerità. In una classifica delle persone che ti stanno sul culo come si piazzerebbe, lui? – continuai, accennando un sorriso.
- Non ne ho idea. Quinto, quarto. Sicuramente sotto Mary e tuo padre, non me ne volere per questo. –
- Non ti preoccupare. Mio padre è in uno dei primi posti anche nella mia classifica personale. Tornando seri, cosa ne pensi della sirena di là? –
- Che mi ha svegliato, questa è l’unica cosa che so. Non ho idea di cosa possano essere quei segni sulla mappa. –
- Siamo messi bene. – constatai.
- Avrei bisogno di bere qualcosa con un’alta gradazione alcolica, adesso. – terminò il discorso Karden, scomparendo nella stanza del generatore.
Non eravamo una squadra, per niente.
Per quanto odiassi ammetterlo, nemmeno io mi fidavo ciecamente delle tre persone con cui stavo affrontando quella crisi.
Probabilmente, non appena tutto fosse tornato alla normalità, se fosse mai tornato alla normalità, ognuno di noi avrebbe ripreso la propria strada, cercando di dimenticare questi giorni.
Abbozzai un sorriso a Rocco, quando questi alzò lo sguardo verso di me.
Chissà perché lui e mio padre erano così tanto legati. Da quanto mi ricordo, Fosco non era il classico tipo da scampagnate e amicizie strette, me lo sarei visto molto meglio in un bar cercando di abbordare qualche ragazza mezza ubriaca.
Chissà quante cose della sua vita mi ha tenuto nascosto, quello stronzo. Ed ora è morto, quindi non saprò mai nient’altro su di lui.
Merda.
La porta accanto a me si aprì di scatto, sbattendo fragorosamente contro il muro e costringendomi ad abbandonare i miei pensieri.
- I segni sulla mappa sono cambiati. – disse Mary con voce preoccupata – Ora abbiamo davvero un problema. –
   
 
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