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Autore: nikishield    09/12/2017    5 recensioni
Lexa Woods è la nuova star quarterback dell'Arkadia High School, badass e adorata da tutti. Clarke Griffin è una studentessa modello che sogna una borsa di studio in arte. Con l'arroganza di Lexa e la testardaggine di Clarke, hanno da subito ritenuto di non essere compatibili, figurarsi anime gemelle. Ma destino vuole che Clarke diventi la tutor di Aden, e lei e Lexa s'innamorano perdutamente ogni giorno di più.
O...
High School Clexa Au dove Aden gioca ad impersonare cupido con Clarke, Lexa e i loro amici, finendo per farli praticamente innamorare tutti l'uno dell'altro.
Traduzione della fanfiction "Catch me, I'm Falling" di EffortlesslyOpulent e Sam_kom_trashkru
https://archiveofourown.org/works/6890656/chapters/15719956
Genere: Angst, Comico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Anya, Bellamy Blake, Clarke Griffin, Lexa, Raven Reyes
Note: AU, OOC, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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~~Capitolo II

"No."
"Per favore?"
"Aden, è agosto, non guarderemo il peggior natale di Grumpy Cat."
"Non è mai troppo presto per Natale!"
"Se guardiamo ancora una volta quell'abominio di film gualcuno morirà, e ti do un indizio, il suo nome inizia con A e finisce con Den."
"Maratona di Harry Potter?"
"Accettabile."
il venerdì sera a casa Woods-Pine iniziava sempre con un buon litigio sul film da guardare, ed era diventata una tradizione. Le maratone di Harry Potter erano diventate normali, ed Aden sfoggiava il suo paio preferito di pantaloni Tassorosso e una vecchia maglia grigia, un abbigliamento da maratona perfetto.
"Vuoi andare a chiamare Linc, piccolo?"
"Sì, sì, certo."
durante la sua uscita dalla sala cinema casalinga, Anya gli tirò un cuscino sulla testa, come faceva sempre quando usciva da una stanza. La cugina diceva che vederlo cadere era una delle cose più divertenti del mondo, e gli lanciava oggetti volanti spesso, per 'tenerlo coi piedi a terra'. Almeno era migliorato a schivare e mantenere l'equilibrio.
"Muoviti o iniziamo senza di te!"
In un lampo Aden stava correndo giù per le eleganti scale non prestando attenzione a cosa aveva davanti, in quanto i suoi occhi azzurri erano fissati sui suoi piedi, concentrato sul non cadere e volare giù di faccia dalle scale.
"Attento, ragazzo." Aden guaì allo scontro con la morbida ma ferma figura di quella montagna di suo zio, che si stava facendo strada sulle scale. Aden alzò lo sguardo con aria mortificata, un sorrisetto imbarazzato sulla faccia.
"Scusa, zio Gus, Anya ha detto che avrebbero iniziato senza di me se non mi fossi sbrigato." Gustus era un uomo alto ed imponente, che sembrava estremamente intimidatorio a prima vista. Aveva una barba degna di un orso- Era un lottatore, e i tatuaggi coprivano tutta la sua pelle esposta (un prodotto del suo salone di tatuaggi), ma era un gigante gentile, pieno di pessime battute e di abbracci morbidosi. Aden spesso si chiedeva come avessero fatto i suoi zii a finire insieme, con sua zia che aveva un carattere rigidissimo, a causa della sua reputazione di avvocato temutissimo, e suo zio che era il completo opposto.
"Ovviamente l'ha fatto." ridacchiò Gustus, scuotendo la testa e spostando Aden in modo che non fosse schiacciato tra lui e la scala, "Impaziente come sua madre." nonostante fosse adottata, non c'era dubbio che fosse figlia di Gustus e Indra, uguale identica a loro. "Meglio se ti sbrighi se non vuoi essere lasciato fuori."
"Sissignore!"
fingendo il saluto militare, Aden corse fuori dalla porta, non preocupandosi nemmeno di mettere le scarpe. I piedi scattarono giù dal viale fino ad un cancello in ferro battuto, che scalò sapendo ci avrebbe messo troppo ad aprirsi. Il quartiere dove abitavano era decisamente lussuoso, e potevano permetterselo sia per il lavoro come avvocato di Indra sia per la sua fortuna come Woods. Anche se era una Woods solamente adottata, il padre di Aden, Alexander, le ha sempre voluto un bene dell'anima, ed è sempre stata inclusa negli affari di famiglia, aiutandoli occasionalmente.
La corsa fino alla casa di Lincoln non durò molto, specialmente grazie alla velocità di Aden, che arrivato davanti alla porta si mise a bussare insistemente.
Dopo la quinta volta la porta si aprì facendo quasi cadere Aden, che non si aspettava il movimento della porta. Di solito Lincoln ci metteva una vita ad aprire, sempre occupato con compiti, cucina, arte o chicchessia.
"Suppongo ti serva Lincoln?"
Aden sbattè le palpebre notando per la prima volta che la persona che aveva aperto la porta decisamente non era Lincoln, ma un grande sorriso apparì sul suo viso quando la riconobbe.
"Tu devi essere Octavia!" esclamò, col dispetto che brillava negli occhi, "Lincoln mi ha parlato un sacco di te!"
"Solo belle cose, spero," le scintillavano gli occhi, chiaramente divertita, e si appoggiò allo stipite della porta parlando col biondo, chiaramente più basso di lei.
"Il meglio." confermò Aden.
"O, chi era alla por- oh." Aden scosse la testa con disappunto quando Lincoln si avvicinò, coperto di farina e evidentemente non pronto per la serata cinema. "è venerdì, non è vero?"
"Cosa c'è di speciale nei venerdì sera?"
"è la serata cinema," sospirò Aden in modo drammatico,"e il nostro Lincoln qui sta rompendo la tradizione, tu piccolo natrona." cambiò nella lingua inventata, il trigedasleng, facile come stesse bevendo un bicchiere d'acqua. Era stata un'idea di Lexa, quando erano piccoli, di creare una lingua che gli adulti non riuscissero a capire. Adesso, Lexa usava alcune parole nel calcio per non farsi capire dalla squadra avversaria.
"Scusa, strikbro," rise Lincoln, scompigliando i capelli di Aden, "è la serata appuntamento, stiamo facendo la pizza."
"Sembra tu abbia più farina sulla faccia che sull'impasto," sghignazzò Aden, e Octavia rise, "Te la faccio passare liscia questa volta, ma se balzi anche la prossima settimana, sarà guerra."
"Mi assicurerò resti fuori dai guai," assicurò Octavia,e Aden annuì, prima di correre in direzione di casa sua, lasciando la coppia a godere della reciproca compagnia. Le sopracciglia si alzarono quando vide un'auto parcheggiare nel vialetto, ignaro che fossero in attesa di ospiti, e le corse dietro, riuscendo appena ad entrare dal garage prima che si chiudesse.
Si avvicinò lentamente alla macchina, sbirciando all'interno, e balzò all'indietro quando una ragazza dalla pelle caramello e i ricci selvaggi castani ne uscì. La riconobbe più velocemente di Octavia.
"Costia!" salutò la ragazza della sorella, anche se internamente si trattenè dal cipigliare.
"Non sapevo dovessi arrivare."
"Hey, Aden," ricambiò Costia, camminandogli accanto attraverso l'elegante porta principale. "Lexa mi ha invitata, serata cinema, giusto?"
"Sì, maratona di Harry Potter." Costia fece appena un cenno mentre entrarono in casa, e salirono le scale in silenzio.
Anche se andava relativamente d'accordo con Costia, Aden non poteva che essere un po' infastidito dall'intrusione nella tradizione di famiglia. Anche se Lincoln non aveva legami di sangue era la cosa più vicina ad un fratello che Aden avesse mai avuto, e dovunque Anya andasse il pacifico ragazzo era pronto a seguirla. Costia era un'estranea, entrata nelle loro vite alquanto improvvisamente di estate, quando diede il benvenuto a Lexa essendo la capo cheerleader ad Arkadia. Era gentile e aveva buone intenzioni, ma Aden sentiva che non teneva alla sorella quanto Lexa facesse con lei. Aden adorava Lexa, ma sapeva che aveva la tendenza ad innamorarsi troppo in fretta, finendo sempre col farsi male.
"Ci hai messo abbastanza, ragazzino... Costia? Che cazzo ci fai qui?"
"Anche per me è bello vederti, Anya," rispose Costia senza alcuna espressione in volto; alzò gli occhi e si lasciò andare in braccio a Lexa, baciandola in saluto. Mentre le due si scambiavano effusioni, Aden scambiò uno sguardo infastidito e leggermente schifato con la cugina.
"L'ho invitata io," disse Lexa appena si liberò dalla cheerleader, "vi va bene, vero?"
"Certo," sbiascicò Anya, cercando di sembrare disinteressata, "Probabilmente avresti dovuto avvisarci prima, comunque, mi sarei portata del veleno da mettere negli occhi."
"Voi due mi fate star male, onestamente" Aden annuì solennemente, d'accordo, con voce leggera e scherzosa.
"Le mie scuse più sentite," rise Costia, "Non posso farci niente, tua sorella è figa, piccolo."
"Mi usi solo per il mio corpo, eh?" ribattè Lexa.
"Beh, chiaramente non ti uso per il tuo intelletto..." scherzò la ragazza.
Aden si sedette a fianco della cugina, conversando attraverso lo sguardo. Gli strinse il braccio con fare confortante, sapendo quanto si sentisse male ad essere chiamato 'piccolo' senza permesso. Era stato bullizzato spesso per la sua statura, e non avevano smesso nemmeno alle superiori. Indra diceva sempre che era solo in ritardo con la pubertà, ma non poteva fare a meno di imbarazzarsi con l'argomento.
"metti il film," sussurrò, indicando lo schermo, "mi serve una distrazione." nemmeno Hedwig's Theme era abbastanza per sotterrare il rumore di risatine e bacetti, e i due biondi si prepararono a passare la serata come terzo e quarta in comodo.

 


"Ragazze! Venite a apparecchiare la tavola!"
"Arriviamo, mamma G!"
i sabati a casa Griffin erano sempre pieni di vita, con il brunch diventato una tradizione.
Era iniziato solo con Abby e Aurora che cucinavano insieme per aiutarsi a vicenda con la perdita dei mariti e per condividere qualche chiacchera. Per quello, e perchè Clarke già era migliore amica dei gemelli Blake. Presto Raven si era unita al gruppo, poichè passava la maggior parte del tempo tra le due case, siccome a sua madre non importava dove andasse o cosa facesse, tanto che aveva una camera da letto da entrambe le famiglie (cosa che aveva commosso Raven non poco).
Bellamy continuava ad invitare Murphy perchè il ragazzo aveva bisogno di un posto dove poter fuggire dalla sua vita, che era tanto brutta tanto quella di Raven, se non di più. Sotto la guida di Mamma G e Mamma B il ragazzo si era aperto ed era fiorito, facendo commuovere tutti quanti.
Clarke continuava a pensare fosse un coglione, senza dubbio, ma si poteva gestire. Era prima di tutto suo amico, quindi si rivolgeva a lui come ad un cugino fastidioso. Alle volte difficilmente ci riusciva, ma era sempre di famiglia.
Con la maggior parte del gruppo di amici della figlia già lì, Abby buttò la sicurezza fuori dalla finestra e le disse di invitare anche Monty e Jasper, cosa che aveva pro e contro.
Abby e Aurora adoravano Monty, che le aiutava a cucinare e pulire senza fare domande, solo perchè era fatto così. Spettegolava con loro sugli ultimi avvenimenti di Food Network e si scambiavano ricette (Soprattutto la torta al cioccolato di sua madre.) dall'altra parte, Jasper andava preso con cautela, perchè entrambe le madri sapevano che, come Raven- che entrambe avevano iniziato a considerare come una vera figlia- aveva un gran talento nel far esplodere le cose, quindi il ragazzo con gli occhiali doveva rimanere a distanza di almeno 10 metri dalla cucina.
"Cosa stai cucinando, Mamma B?" Aurora sorrise alla ragazza latina mentre si presentò in cucina, lasciando un bacio sulla guancia della donna. "Oooh, sento odore di bacon."
"Di sicuro lo senti, Raven," rise Abby, colpendo giocosamente la ragazza con lo straccio che aveva in mano, "Adesso esci dalla mia cucina e aiuta Clarke ad apparecchiare."
"Va bene, va bene, vado," borbottò Raven alzando le mani in arresa, "Non si può nemmeno chiedere cosa si mangia senza essere attaccati."
"Forse è perchè assaggi tutto quello che vedi e ti ustioni sempre la lingua," evidenziò Clarke da dietro una torre di piatti che si abbassava man mano che li metteva sul tavolo.
"Non è vero!" protestò Raven. "O, aiutami!" la ragazza dai capelli scuri alzò lo sguardo dal telefono mentre entrò nella sala da pranzo. Per un attimo sembrò un cervo abbagliato dai fari della macchina,   prima di schierarsi con Clarke.
"Ti abbiamo lasciata da sola per 30 minuti al Ringraziamento per controllare il tacchino e quando siamo tornati avevi mangiato un quarto del purè e quasi metà torta." si fermò, realizzando per la prima volta quanto mangiasse l'amica. "Non so come hai fatto, ma ci sei riuscita."
"Hey! Ero affamata!."
"Non lo sei sempre?" la punzecchiò Clarke, e gli occhi di Raven si ridussero a due fessure.
"Stai insinuando qualcosa, Griffin?" Raven si avvicinò, cercando di sembrare minacciosa. "Il mio corpo è stato scolpito dagli dèi stessi. Se cercassi 'perfezione' sul dizionario, troveresti due parole a fianco: Raven Reyes." mentre diceva il suo nome agitò le sue mani come se stesse parlando di un marchio famoso.
"E voi chiamate me quello vanitoso," grugnò Bellamy mentre entrò, brandendo l'argenteria che aveva in mano, "Raven è mooolto più narcisista di me."
"Questo è perchè io, a differenza tua, ho un motivo per essere narcisista, Bell. Voglio dire, guardami!"
"Sceglierei sempre prima te," la rassicurò Clarke, e Raven annuì vittoriosamente, sorridendo e facendo la linguaccia a Bellamy, il quale stava facendo la sua migliore interpretazione di un cucciolo ferito.
"Certo che lo faresti, sono fantastica." i quattro continuarono a bisticciare su chi fosse il più bello fra loro, e furono interrotti solo dal campanello.
"è aperto!" Clarke sarebbe andata ad aprire, ma era troppo impegnata a trattenere Raven dal lanciare delle forchette a Bellamy, che si stava difendendo dietro ad un piatto.
"I magnifici sono arrivati!"
Al suono del suo compagno-di-piromania Raven si distraè abbastanza e andò a dare il cinque al ragazzo, il quale avendo in mano un bicchiere di limonata lo fece quasi cadere, se non fosse stato per la presa pronta di Monty, abituato a questo genere di cose.
"C'è anche Monty?" Aurora sbirciò fuori dalla cucina e sogghnignò quando vide il ragazzo coreano, facendogli segno di raggiungerla. "Vieni qui e aiutaci."
"Arrivo,  Aurora," assicurò, "Possiamo parlare delle nostre predizioni sul finale di Worst Cooks In America."
"Perchè Monty è autorizzato ad entrare in cucina?" piagnucolò Raven, col broncio sulle labbra.
"Perchè Monty sa cucinare, e non fa esplodere tutto," ragionò Octavia, causando un cipiglio sulla faccia dell'amica.
"Ehy, la cucina è una scienza, e non c'è scienza che non riesca a padroneggiare... eccetto questa. La cucina è difficile, ma ce la farò, e vi sentirete tutti malissimo per aver dubitato di me."
"Raven," disse Clarke, "Il giorno in cui cucinerai qualcosa di commestibile sarà il giorno in cui diventerò amica di Costia Greene."
"Wow, Clarke, apprezzo davvero il tuo amore e supporto, che fantastica amica."
"Sempre, Rae."
Come sempre, Murphy s'intrufolò nel momento esatto in cui tutto era pronto e preparato, evitando abilmente qualsivoglia lavoro.
"Va bene, Raven, puoi finalmente mangiare."
"Cazzo sì!" allo sguardo di rimprovero di Abby, Raven sorrise imbarazzata. "Scusa Mamma G, sai quanto mi piace il tuo french toast."
"Sì Rae, modera il linguaggio, ci sono bambini con noi," scherzò Clarke con gli occhi brillanti, "E con bambini intendo Monty, che è la persona più pura e innocente di tutti." Il coreano la guardò con un'espressione per niente divertita, per poi mandarla a quel paese discretamente, facendo finta di grattarsi la guancia.
"Non litigate," Abby disse con fermezza, "Non vogliamo ripetere la grande guerra di cibo di Halloween, vero?"
tutti iniziarono a ricordati i terribili eventi di quella tragica notte, mentre Clarke si sedette soddisfatta, nonostante lo stress per la scuola, arte e quella spina nel fianco chiamata Lexa Woods fossero tutto tranne che dimenticati.

 


Il lunedì colpì Lexa come un incudine.
Sembrava un destino terribile comparandolo alla serata cinema di solo qualche giorno prima, con Costia in braccio, e le sue dita che scorrevano dolcemente sotto la sua maglietta.
Avevano ridacchiato e scherzato silenziosamente insieme durante i primi due film, e Lexa rubava baci ogni volta che credeva Aden non stesse guardando.
Ovviamente, non aveva sentito i borbottii in sottofondo di Anya, come 'prendetevi una stanza' o 'non iniziate ad esplorare la camera dei segreti'.
Aden sembrò non curarsene.
Ma, come tutto ciò che era bello nella vita di Lexa, il weekend si allontanò come un vecchio ricordo, una volta così bello, e le era rimasto solo il lunedì.
Ma ovviamente anche il lunedì aveva i suoi lati positivi. Lexa aspettava da tutto il fuori stagione di sentire il suo coach parlare delle distinte possibilità di avere degli scout dalle più prestigiose scuole solo per vedere lei.
Voleva una borsa di studio più di qualsiasi altra cosa nella vita. Non era un problema economico, la sua famiglia avrebbe potuto mandarla al college dodici volte di fila, se avesse voluto. Era una questione di principio. I genitori di Lexa non avevano mai badato a lei, o a Aden. Era Lexa a sapere delle insicurezze di Aden, come la sua altezza, o l'ansia per la matematica. I suoi genitori avevano un posto sempre più piccolo nel suo cuore.
Ma  Lexa sapeva di poterlo cambiare. Sarebbe riuscita ad attirare la loro attenzione, anche se erano a continenti di distanza, innalzandosi sulle mille scuse e le brevi chiamate Skype con le 'migliori intenzioni, per mettere cibo in tavola e vestiti caldi sulla schiena di Lexa' come Indra li difendeva sempre.
La borsa di studio avrebbe ribaltato le carte in tavola. Significava che avrebbero avuto una prova concreta della sua bravura in qualcosa. Avrebbe potuto dimostrare ai suoi che era sbocciata attraverso i loro insegnamenti.
Significava che finalmente sarebbe stata abbastanza per loro, e che sarebbero potuti tornare a casa.
Se non per lei, per Aden.
Quindi Lexa impostò la faccia da gioco e si sistemò i leggins neri e la maglia nera abbinata, sapendo che si sarebbe allenata con la squadra prima della fine del giorno. Si sistemò le ciocche dei capelli, spostandoli su un lato come sempre.
Se lo sentiva dentro. Oggi era il suo giorno.
Uscì frettolosamente dalla sua stanza quando sentì Anya chiamarla spazientita dai piedi delle scale, "Woods! Se non porti il tuo culo giù, Io e Aden ti rubiamo la macchina!"
Lexa sbuffò sdegnosamente, per poi fare un sorrisetto furbo quandò uscì lentamente solo per infastidire ancora di più Aden e Anya.
Nonostante il viaggio fosse relativamente corto, sembrò infinito con Aden e Anya che litigavano per la radio.
"Anya!" piagnucolò Aden, mentre tentava disperatamente di stabilire un contatto visivo con Lexa dallo specchietto, siccome la padrona della macchina aveva la decisione definitiva.
I pensieri di Lexa erano fastidiosamente fissi su una certa bionda, poi su Costia, poi sulla scuola. Era praticamente cieca agli occhi da cucciolo di Aden. Però senti quandò Aden scattò in avanti facendo partire sulle casse della musica anni 90', il familiare suono delle spice girls che riempiva la macchina.
Anya girò la testa per guardarlo direttamente negli occhi, quando immediatamente rimise la sua stazione Hip Hop, la quale emanava testi con probabilmente troppo inappropriati per Aden. Però il ragazzo non era ingenuo, e non se la sentì d'intromettersi.
Al suo posto sentì una fitta d'emicrania su per la testa. "Ragazzi." li avvertì, stringendo le labbra in una linea sottile.
Non sembrarono sentirla.
"Non è giusto!" si lamentò Aden, calciando il retro del sedile di Anya.
I pugni di Lexa si strinsero attorno al volante, cercando di non immaginare l'impronta che la scarpa del fratello avrebbe lasciato sulla pelle. "Voi due..." li avvertì, il tono di voce leggermente più alto.
"Hey!" Anya roteò gli occhi. "Ho una reputazione da mantenere! Nessuno mi da fastidio! Non posso essere badass se arriviamo ascoltando delle tristi, teatrali cazz-"
"Okay!" Lexa scattò, premendo il pulsante d'avvio della radio, e la macchina iniziò a suonare Cello Suite in G di Bach. Effettivamente Lexa si rilassò quasi subito, mentre Anya e Aden si coprirono le orecchie sofferenti.
"é per questo che ti chiamano Comandante." mugugnò Aden, incrociando le braccia nel sedile.
"Classico?" Anya la derise. "Ovviamente. Perchè sono sorpresa? Sei la persona più disciplinata e noiosa che esista sul pianeta. Come se questo ti aiutasse a rimorchiare."
Lexa ghignò. "Non ho problemi su quel fronte, Anya-"
Prima che Lexa avesse parcheggiato la macchina, Aden aveva già spalancato la portiera, scappando dalla (possibilmente inesistente, per quanto ne sapesse) vita sessuale di Lexa. "Addio!" gridò da sopra la spalla, con lo zaino che gli rimbalzava sulla schiena.
Anya sorrise. "Oh, la prossima volta che lo voglio fuori dalla macchina lo rifaccio di sicuro."
Lexa alzò gli occhi mentre si infilò lo zaino in spalla per uscire dalla macchina. Sentì la campanella suonare, e spalancò gli occhi. Pensava di aver tempo per arrivare in classe senza fretta.
Anya annuì con sicurezza. "è questo che succede quando senti la mancanza di Costia in doccia, Lex. Ci condanni tutti."
Lexa arrossì, sapendo che Anya stava solo tentando di farle sputare il rospo. Invece, prese uno stropicciato pezzo di carta dallo zaino (colpa della tendenza al disordine di Aden) e lo passò ad Anya, la quale se ne stava già andando, colpendola sulla nuca.
Anya si girò e la bloccò. "ringrazia di essere dotata, o ti avrei staccato il braccio." mormorò.
Lexa si affrettò dietro di lei, e la sua entrata nella scuola fu interrotta da una mano sulla sua spalla. Si girò e vide il familiare volto di Titus Trikru, il coach di calcio, che era, in aprole povere, ossessionato (in modo sportivo) da Lexa.
"signorina Woods." si schiarì la gola.
Anya si voltò per vedere chi le stava interrompendo, e vedendo chi fosse, mormorò un "Hey Coach, vi... vi lascio da soli."
Titus la guardò sparire, per poi riposare lo sguardo su quello smeraldo e confuso della ragazza.
"Mi vuoi seguire nel mio ufficio?"
Lexa sembrò sorpresa. "Io.. avrei lezione adesso." ammise, senza far trasparire nulla dalla voce.
Titus scosse la mano con nonchalance, e Lexa capì che tipo di autorità avesse nella scuola. "Devo insegnare anch'io. Ci vorrà solo un momento. Ti farò una giustifica."
Lexa annuì lentamente, seguendolo. Osservò quanto sembrasse minaccioso in semplice giaccia e cravatta, camminando come se possedesse il posto.
Non aveva mai avuto paura di lui, come gli altri studenti. Il semplice motivo era che Titus contava su di lei. Pensava fosse la miglior giocatrice ad aver messo piede all'Arkadia, e lui voleva essere colui che l'avrebbe fatta migliorare per presentarla all'intero paese.
"Chi è il tuo insegnante alla prima ora?" chiese Titus, dirigendosi verso l'ufficio amministrazione.
Lexa ci pensò un attimo, un nome che stava per fuggirle dalla bocca. Era pure stata presentata alla classe. Ma tutto ciò che riusciva a ricordare era Clarke Griffin. La bionda dagli sguardi intensi e le mani morbide. Quella che aveva salvato suo fratello da una brutta uscita.
"Niylah Crewe." rispose dopo un secondo. "Perchè?"
Titus annuì. "Perchè devo sapere a chi scrivere una giustifica." rispose aprendo una delle porte in modo da far passare Lexa.
Lexa superò la scrivania da segretaria vuota, e arrivo all'ufficio più grande dell'istituto.
Lexa aveva sentito delle voci, soprattutto da Anya, sul fatto che Titus avesse obbligato il preside Jaha a cedergli l'ufficio. Lexa non aveva mai visto quel lato del prof, ma sapeva che ne era capace. Era stata fortunata- lui era stato interessato a lei fin da subito, quando l'accettò nella squadra solitamente composta solo da maschi. Anya era l'unica altra femmina, un attaccante.
Titus non le proibì di fare niente. Non le disse niente, in effetti. Aveva appena osservato, spostandola qua e la', e le chiese cosa ne pensasse di avere un ruolo da leader. La squadra la nominò co-capitano. Il resto era storia.
Titus accese le luci con un sospiro, spostando una grande pila di documenti dalla scrivania. I muri erano coperti di foto delle squadre precedenti, tutti campioni del decennio o in giù di lì. Lexa sentì un fuoco dentro solo a vedere le immagini. Voleva davvero essere parte della tradizione.
"Per te." mormorò Titus, passandole una busta.
Lo prese fra le dita, leggendo l'indirizzo. "è aperta." gli rispose cautamente. "ed è indirizzata a lei. Non capisco."
"Si tratta di te." Titus sorrise, una cosa rara. "Ne ho avuta una da praticamente ogni scuola con una squadra di calcio decente."
Lexa lo guardò incredula. "Cosa?" rimase a bocca aperta. "Queste sono da delle università?"
Titnus annuì. "Sono sbalorditi, Lexa. Diamine, pure il giornale locale vuole scrivere un articolo su di te."
Lexa era senza parole. "Ma non ho ancora giocato." disse, leggermente stordita. "Voglio dire, alla mia vecchia scuola sì, ma-"
"Ho promesso. Se mi avessi mostrato dei risultati, io avrei fatto il resto." disse Titus soddisfatto. "e l'hai fatto. Ecco la tua ricompensa." le passò una pila di buste. "Ognuna di queste è uno scout. Giorni diversi, partite diverse, tempi diversi."
Lexa sentiva il cuore esploderle. Se ne aspettava una o due, ma questo? Era di sicuro un errore. O un miracolo.
"Non lasciare che questo ti monti la testa, Lexa." mormorò, accarezzandosi il mento. "Voglio che affrotni tutte queste sfide come una campionessa." fissò il muro delle foto con affetto.
"Voglio vederti qua sopra."
Lexa annuì, cercando disperatamente di nascondere il suo sorriso eccitato. Titus la rispettava per la sua stoicità, per il suo pragmatismo. Doveva continuare a mostrarsi così, anche se per finta.
"Oh!" esclamò Titus guardando l'orologio. "dovremmo andare. Volevo solo farti sapere questo." cercò una penna sulla scrivania, trovandone una con il logo sia di Arkadia sia dei Grounders. Scrisse una breve giustifica per Lexa e la firmò noncurante.
"Signorina Woods." iniziò, quando uscirono dall'ufficio. "ti trovi a tuo agio in tutte le classi? C'è qualcosa che posso fare per aiutarti nel tuo trasferimento?" aveva una voce bassa, promettente. Voleva assicurarsi che Lexa non avesse problemi in vista dell'inizio stagione delle partite, e Lexa lo sapeva.
Quindi ne approfittò.
"Effettivamente..." Lexa sospirò, e Titus si fermò istantaneamente, fissandola. "Vorrei una mia amica nella classe di Niylah Crewe, ma erano finiti i posti. Non è riuscita ad entrare.
Titus alzò un sopracciglio con fare interrogativo, ma Lexa finì di parlare prima che lui riuscisse ad aprir bocca.
"-e apprezzerei davvero se ci fosse qualcuno di affidabile che potesse passarmi gli appunti in modo da riuscire a concentrarmi su...altre cose." Aveva il tono di chi non avrebbe accettato un 'no' come risposta, e sperò che non stesse facendo un passo più lungo della gamba.
Titus annuì stoicamente."il suo nome?" chiese.
"Costia Greene." rispose istantaneamente, eccitata alla prospettiva di avere qualcuno a cui sedersi vicino in classe. Così che tutti, Clarke compresa, potessero vedere la sua bellissima ragazza. "è in classe di economia adesso."
Titus annuì, facendo cenno a Lexa di seguirlo in una delle piccole stanze nell'atrio.
Lexa registrò appena la placca con su scritto "Preside Jaha". Sorrise da sola. Una potenziale borsa di studio e Costia nella sua classe. Oggi sembrava essere davvero un successo.

 

 


La classe d'inglese era muta davanti a Lexa, entrata venti minuti in ritardo, tutta sorridente mano nella mano con Costia, la quale sembrava altrettanto rilassata e sicura.
Niylah stava leggendo, dal podio davanti alla classe, una pila di libri, dei quali gli studenti avrebbero dovuto sceglierne tre per il resto dell'anno.
Appena Lexa entrò mano nella mano con Costia, Ms. Crewe gelò, la bocca appena aperta, gli occhi che andavano su e giù su Lexa.
"Venti minuti in ritardo e porti pure un ospite, signorina Woods?" chiese Niylah con disapprovazione nel suo tono solitamente rilassato. "Avevo capito che gli studenti atleti dovrebbero avere gli standard più alti di decoro." alzò un sopracciglio.
Il sorrisetto di Lexa non svanì, ma abbassò la testa in segno di scuse, e la classe iniziò infantilmente a bisbigliare uno con l'altro.
Con la coda dell'occhio vide lo sguardò blu di Clarke su se stessa, e improvvisamente si sentì arrossire leggermente.
"Griff, rilassati." sussurrò la latina, Raven Reyes. "se con quella presa rompi la tua matita da disegno non te ne potrai permettere una nuova."
La matita di Clarke atterrò sul banco, la mascella ancora serrata, e Lexa realizzò che non stava fissando lei, ma Costia.
Lexa non era sicura del perchè, ma sentì una grande delusione nello stomaco.
"Non è un ospite, Ms. Crewe." Lexa disse altezzosamente, e tutti tranne Clarke ammirarono la sua eloquenza. Dopotutto era la figlia di Alexander e Anastasia Woods, uomo e donna d'affari molto potenti. La formalità le si addiceva. "Le mie più sentite scuse per il ritardo, ma abbiamo una giustifica dal signor Trikru e dal preside Jaha."
Niylah accettò il foglietto rosa con un sospiro infastidito, leggendo il contenuto della nota.
"Beh..." esalò Niylah dopo un momento, un sorriso che le rispuntava sul viso. "Non sapevo avessimo ancora spazio in classe, signorina Greene. Benvenuta in classe, allora."
Costia sorrise all'insegnate e la ringraziò, lasciando che Lexa le prendesse la mano e la guidasse alla sedia di fianco alla sua.
Clarke fece uscire un misto fra un verso strozzato e un colpo di tosse, a malapena sussurrando "mi state prendendo in giro." e Octavia si sporse in avanti colpendole la schiena.
Niylah fu davanti a lei istantaneamente, inginocchiandosi in modo da essere faccia a faccia con Clarke. "Stai bene, Clarke?" chiese gentilmente.
Le guance di Clarke erano rosse e Lexa la fissò quando ripsose una qualche risposta imbarazzata.
Lexa resistette all'impulso di alzare gli occhi guardando Costia, che stava parlando col ragazzo di fianco a lei. Lexa ci aveva fatto l'abitudine. La capo cheerleader e la quarterback dovevano essere popolari, dopotutto.
"Va bene." Niylah strofinò la schiena di Clarke affettuosamente per un secondo prima di tornare al podio. "Quindi, siccome sei entrata in ritardo, signorina Woods... perchè non sentiamo la tua opinione? Una studentessa ha suggerito 'Orgoglio e Pregiudizio' di Jane Austen come primo romanzo dell'anno, con molto supporto."
Lexa trattenne una risata, piegandosi in avanti sulla sedia.
Niylah la stava sfidando?
"è difficile chiamarlo romanzo." rispose Lexa pomposamente, incapace di trattenere il veleno dalla sua voce.
"Ma stai scherzando?" Clarke Griffin si alzò dalla sedia, come un rifesso all'affermazione di Lexa.
La sorpresa si mostrò sul volto di Lexa quando vide lo sguardo offeso della bionda davanti a lei.
Quindi era il suo suggerimento.
"No, Clarke, non scherzo." rispose Lexa allo stesso modo, il suo ghigno sempre presente.
Clarke sembrò così sorpresa che Lexa si ricordasse il suo nome che si congelò letteralmente sul posto.
Niylah sorrise, alzando un sopracciglio. "Va bene. Un po' di passione sull'argomento fa sempre piacere, ma rimaniamo civili, ragazze. Clarke, in breve, difendi il romanzo. Lexa, prova a ribattere."
"Eccoci, cazzo." sussurrò Raven a se stessa, quando vide Clarke iniziare con determinazione.
"Prima di tutto, è un classico." iniziò Clarke, guardando Lexa acutamente. "é la quintessenza di una storia d'amore. Ha una brillante protagonista, dei veri problemi e la bellezza della famiglia."
Clarke disse gli ultimi due punti come se fossero concetti sconosciuti a Lexa, che proveniva da un ricco, rotto passato.
La mascella di Lexa si irrigidì, e Costia bisbiglio, "Baby, non farlo."
Ma oramai era troppo tardi.
"signorina Griffin..." iniziò Lexa infastidita.
Niylah la guardò male e lei riformulò.
"Clarke." disse Lexa, e quel nome suonò acuto e insolitamente dolce sulle sue labbra.
Clarke alzò un sopracciglio in attesa di una risposta, e dalla classe si sentirono 'ooooh' e 'aaaaah' a causa della rivalità crescente fra le due ragazze.
"Se pensi che quel libro rappresenti come dovrebbe essere l'amore, ti consiglio o di andare in terapia, o un fidanzato."
"O una fidanzata!" gridò qualcuno dal fondo della classe con una risatina.
Lexa apparì come se fosse stata appena schiaffeggiata. Una fidanzata? Quindi a Clarke Griffin piacevano le donne.
Clarke sembrava pronta ad aggredire Lexa, la faccia rossa, i denti digrignati.
"Woah, no." Niylah scosse la testa. "gli attacchi personali non verranno toller-"
"Beh, forse è fuori dalla tua portata, Woods." infierì Clarke con voce cantilenante. "Posso consigliarti qualcosa per... l'atleta che c'è in te? Magari... Air Bud?"
"Oh cazzo." gli occhi di Octavia si spalancarono quando la classe eruppe in risate di scherno e 'Ohh'.
Lexa era più che furiosa. Chi era quella ragazza? La sua audacia, il suo modo di fare. Irritava Lexa all'infinito. Nessuno le aveva mai parlato così. E poi cosa stava insinuando? Che Lexa, figlia di una delle coppie più di successo del paese, fosse una sempliciotta? Un'idiota che non sapeva apprezzare la buona letteratura e che giocava a palla tutto il giorno?
La mandibola di Costia era spalancata mentre mise una mano sulla spalla di Lexa. "Lex..."
Niylah si strofinò il ponte del naso. "Okay! Basta, ragazze. Parlerò con voi due alla fine delle lezioni. Non volgio senitre una vostra parola fino ad allora."
Lexa roteò gli occhi quando Niylah si risedette e guardò fisso nel furioso sguardo cristallino di Clarke.
"Ora, che la classe voti." annunciò con un sospiro di esasperazione. "Voi due non potete votare." aggiunse, guardando prima Clarke, che sembrava vergognarsi di se stessa, e poi Lexa, che si morse il labbro per non rispondere alla prof.
"Tutti in favore per 'Orgoglio e Pregiudizio' come primo libro?" Niylah chiese, e le mani si alzarono intorno a Lexa.
La mascella di Lexa si serrò quando Niylah contò la maggioranza di sedici mani alzate.
Una in meno e avrebbero perso.
Clarke ghignò a Lexa per un istante prima di tornare al suo stoicismo.
Niylah sorrise."Va bene allora, è deciso. Procuratevi delle copie di Orgoglio e Pregiudizio prima della prossima lezione." guardò Clarke con un sorriso amichevole sulle labbra. "è anche uno dei miei preferiti, Griffin."
Clarke le fece un sorriso smagliante, arrossendo, così chiaramente infatuata.
Lexa in qualche modo riuscì a non vomitare.
"Bene, d'ora in poi avrete dei partner. Compagni di studio, se volete. So che questo è un corso avanzato e che siete tutti sicuri di essere troppo bravi per non passare, ma gli esami sono fra poco, e finirete per ringraziarmi e coprirmi di regali e complimenti." sorrise alla risata collettiva della classe. "Potete scegliere da soli i compagni. Non più di due persone insieme, per favore, siete fin troppi, grazie alla nostra nuova entrata di oggi." Niylah sorrise a Costia, che ricambiò.
"Baby." Costia sogghnignò, prendendo la mano di Lexa. Essa sorrise e le baciò la mano, scatenando degli 'aaw' dagli studenti vicini.
Lexa vide Raven e Octavia sorridersi imbarazzate a vicenda, scordandosi completamente di Clarke. Clarke, dall'altra parte, andò con un sorriso verso un ragazzo particolarmente familiare.
"Là, chi è?" chiese Lexa a voce alta, analizzando i suoi lineamenti.
"Chi? Clarke Griffin?" sussurrò Costia, ancora mano nella mano con Lexa. "é una perfettina so-tutto-io, del programma di arte..."
"No." rispose rapidamente Lexa, trattenendo le alrte parole. Quindi Clarke era un'artista come Costia? "Lui."
"Oh, quello è Nathan Miller." rispose Costia, che sapeva tutto su tutti della scuola. "è nella tua squadra, Lexa."
Lexa annu' lentamente. "Mi sembrava di riconoscerlo. Si è appena aggiunto."
Costia scrollò le spalle, "Lo incontrerai presto, suppongo. Perchè? Ha detto qualcosa?"
Lexa le fece un mezzo sorriso. Scosse la testa e strofinò il pollice sulla mano della ragazza.
"Dovremmo metterci al lavoro?" chiese Costia lentamente, schiarendosi la gola.
Il resto dell'ora passò in relaivo silenzio, siccome tutti discutevano dei propri pensieri e giudizi prima di approfondire la storia. Lexa voleva solo andare al campo e prepararsi per gli scout che sarebbero arrivati in poche settimane, ma sapeva che non aveva scelta.
Costia s'impegnò andando su twitter, ammirando quanti follower avesse guadagnato dall'inizio della storia con Lexa, nonostante a Lexa non interessasse molto la publicità.
La campanella suonò, e tutti si alzarono dalle proprie sedie, Costia compresa, che guardò Lexa con compassione.
"Posso aspettarti." le offrì subito.
Lexa si sporse a darle un piccolo bacio. "No, vai, non voglio farti arrivare in ritardo."
"Ci vediamo a pranzo?"
"Sì."
Costia prese lo zaino e se ne andò, e la vista di Lexa fu coperta da Clarke Griffin, che apparentemente le stava guardando, lo sguardo duro e le labbra leggermente arricciate.
"Ragazze." sospirò Niylah, sistemandosi la gonna mentre si avvicinò ai loro banchi. "Non sono il genere di insegnante a cui piace mettere in punizione. Quello è più Trikru." aggiunse l'ultima parte guardando Lexa, che si accigliò leggermente. "detto ciò, cos'è successo qui oggi?"
Lexa si schiarì la gola e guardò Clarke velenosamente. "Vorrei saperlo anch'io."
Niylah le scoccò un'occhiataccia, ma Clarke parlò per prima.
"Non posso parlare per lei, ma mi scuso, e assicuro che non succederà ancora, Ms. Crewe." Clarke abbassò la testa e Niylah annuì.
"Voi due... avete una storia dietro?" chiese, incrociando le braccia.
Lexa fece un verso sarcastico, quasi offeso. "No, Ms. Crewe. Ci siamo incontrate menodi una settimana fa."
"Ma tutti ti conoscono." ribattè Clarke. "Almeno ti ricordi di tutti quelli che ti conoscono?" c'era qualcosa di pungente nel suo tono, e non passò inosservato da Lexa.
"Okay, voi due." Niylah scosse la testa. "Ascoltate. Questa classe è più di semplice letteratura. È avanzata, e significa che ci si aspetta un comportamento eccellente dagli studenti. Ho controllato entrambi i vostri fascicoli. Clarke, tu sei, in tutti i sensi, una studentessa perfetta." sorrise, e Clarke s'illuminò, il petto gonfio d'orgoglio.
Lexa fissò Niylah in attesa.
"E signorina Woods." Niylah unì le mani. "Anche tu non sei niente di meno incredibile."
Lexa sorrise e questa volta Clarke s'incupì.
"Non vedo il motivo della vostra...discussione." commentò Niylah. "Quindi voi sarete partner per i prossimi capitoli del libro."
"Cosa?" chiese Clarke, scettica.
"Ms. Crewe, questo supera l'assurdo-"
"Risparmia il fiato, Lexa." le sorrise nonostante il tono di rimprovero. "Lo so. Pensate io sia pazza."
"E cosa farà Costia?" chiese Lexa.
Niylah alzò le spalle. "Lavorerà con Nathan Miller."
la mascella di Clarke quasi arrivò a terra. "Davvero?" chiese incredula.
"Sì." annuì l'insegnante. "mostratemi che siete capaci di gestire la cosa, e vi riassegnerò ai partner originali in un mese, o forse più."
Lexa incrociò le braccia con la mascella serrata, mentre Clarke diventava silenziosamente sempre più arrabbiata.
"Intese?" Concluse Niylah.
"Sì, prof." risposero all'unisono, evidando i reciproci sguardi con gran dedizione.
"Eccellente. Ci vediamo la prossima volta. Lexa, non vedo l'ora di vederti giocare." disse, e Lexa annuì, muta. "Lo stesso per la tua arte, Clarke."
Dopo di che, entrambe uscirono lamentandosi a bassa voce.
"Lo sai, mi piacevi di più quando eri insieme a me." mormorò Clarke appena vide Miller aspettarla, con gli occhi spalancati quando la vide con il suo capitano.
"Miller, non è vero?" Lexa lo squadrò.
"Sì." annuì il ragazzo, irrigidendosi sotto il suo sguardo.
"Prenditi cura della mia ragazza." mormorò con voce minacciosa, lasciandolo lì con uno sguardo confuso.

 


"Tu hai fatto cosa?"
Troppo impegnato a guardare tumblr e ignorare i compiti di matematica davanti a lui, Aden quasi non sentì le sorprese, quasi offese, parole di Anya.
Di solito non era uno spione, ma i litigi fra sua sorella e sua cugina erano sempre troppo divertenti per perderseli, quindi il biondo scese inconsciamente dal letto, e come un ladro, si avvicinò alla stanza di Lexa, appoggiando l'orecchio alla porta.
"Ho chiesto a Titus di far entrare Costia nella classe d'inglese, non farne un dramma."
Aden si accipigliò contro la porta. Non ebbe bisogno di sentire le successive parole di Anya, perchè coincidevano a quelle nella sua mente.
Lexa passava la vita a lamentarsi di Alexander e Anastasia Woods e della loro arroganza, ma di sicuro si comportava esattamente come loro.
Non l'avrebbe mai detto ad alta voce, comunque. Sapeva quanto risentimento verso i genitori provasse la sorella, che erano stati assenti per la maggior parte della sua vita. Faceva male sapere che mettevano prima gli affari ai loro stessi figli, e Aden ancora cercava quel rapporto genitore-figlio che non aveva. Voleva scherzare con suo padre e dire a sua madre delle sue partite di rugby, ma loro non erano quel tipo di genitori.
Ma Lexa stava spaventosamente diventando qualcosa che Aden non riconosceva.
E peggio ancora, non sapeva quale fosse la causa.
Forse il cambio di scuola l'aveva condizionata più di quanto facesse vedere, la venerazione dagli altri studenti forse le aveva dato alla testa. L'aveva notato, e così avevano fatto anche Lincoln e Anya. La sua fidanzata, Costia, non aveva fatto niente per fermare quei comportamenti. Anzi, l'aveva spronata a continuare, infatti Lexa si comportava da idiota quando Costia le era intorno.
La Lexa che Aden ricordava, quella che l'aveva praticamente cresciuto, che gli aveva insegnato come tirare la palla, come andare in bici, che gli aveva insegnato l'autodifesa quando ha scoperto che veniva bullizzato, quella Lexa non avrebbe mai approfittato di una persona in quel modo.
Beh, quella era una bugia. Lo avrebbe fatto, perchè in lei c'era una buona dose di astuzia, ma non l'avrebbe fatto per qulacosa come una classe. C'era un motivo se Aden comprava alla ragazza sciarpe blu invece che verdi.*
Si allontanò dalla discussione e tornò in silenzio alla sua stanza, seendosi sul letto senza fare niente solo per pensare.
Aden decise che Lexa aveva bisogno di qualcuno di nuovo nella sua vita.
Non necessariamente una nuova fidanzata- anche se non era contrario ad una sua rottura con Costia, al contrario- ma solo qualcuno di nuovo. Qualcuno che Lexa non conoscesse bene.
Qualcuno che non fosse infatuato dall'idea di Lexa Woods. Che la vedesse per ciò che fosse, controllasse la sua arroganza e la fermasse quando necessario.
Non sapeva chi fosse quella persona.
Ma l'avrebbe trovata.
Si mise le cuffiette per oscurare il rumore delle grida, e si lasciò cullare al sonno dalla melodia della sigla originale di Star Wars, formulando un piano nella sua testa.
Come sempre, Aden si svegliò al primo squillo della sveglia. Stranamente si sentì davvero sveglio quella mattina, cosa che lo portò a finire la sua routine mattutina venti minuti prima del solito.
La mora stava guardando male Anya da sopra il tavolo, giocando con il suo cibo invece che mangiandolo, e Aden si mosse inquieto a causa della tensione irrisolta fra le due. Non aveva mai conosciuto nessuno più testardo di loro due, quindi sapeva che nessuna delle due si sarebbe scusata e che toccava a lui farle riappacificare in qualche modo.
La palla da rugby appoggiata al suo zaino era la soluzione più logica.
"Volete allenarvi un po'? Sono un pochino arrugginito."
Questa, ovviamente, era stata una brutta, bruttissima idea, ma alla fine aveva funzionato.
Nel tentativo di colpire Anya in faccia, Lexa accidentalmente colpì la nuca del suo fratellino, facendola rimbalzare e colpire il vaso preferito di zia Indra, fatto di ivorio con fini dettagli blu.
I tre pulirono la scena del crimine rapidamente  inseguiti da un arrabbiatissima Indra, con Lexa che mentre correva gridò dietro che ne avrebbe preso un altro per sostituirlo (con gran dispiacere di Gustus, odiava quel vaso).
Niente unisce la famiglia più di una fuga da un furioso avvocato.
Come al solito, Aden sistemò la maggior parte delle sue cose nell'armadietto non appena arrivò a scuola, cercando di non pensare all'imminente lezione di matematica. Anche se Trikru lo favoreggiava perchè era il fratello di Lexa, era comunque il peggior insegnante che Aden avesse avuto il dispiacere di conoscere, e il solo pensiero della sua classe faceva venire il mal di testa a Aden.
"Hey! Woods!" Aden si girò chiudendo istintivamente l'armadietto, come una preparazione ad uno scontro, ma si rilassò quando vide la ragazza di storia avvicinarsi. Si chiamava Tris Michaels, una studiosa con un'inclinazione verso i dispetti; voleva diventare un atleta a tutti i costi e studiava tutto quello che doveva sapere sul calcio.
"Che succede, Michaels?"
dietro di lei c'era un altro primino, un ragazzo dai capelli ricci e dagli occhi castani, chiamato Atom Zedd. Aden lo riconobbe per il gioco del bingo umano che avevano fatto in classe. Si ricordava solo che era nato a St. Louis in Missouri.
"Mi chiedevo se potessi chiedere a tua sorella se potessi seguirla in qualche suo allenamento?" senza rendersene conto, Aden alzò gli occhi. Almeno era stata onesta sulla cosa. La maggior parte della gente se lo faceva amico per poi manipolarlo in modo da ottenere una qualche connessione con Lexa. "Voglio entrare nella squadra l'anno prossimo, e voglio avere quanta più esperienza possibile."
"Vedrò cosa posso fare," l'assicurò Aden, riaprendo il suo armadietto, "Ci vediamo a storia."
"Fantastico! Sei il migliore, Woods, ci vediamo dopo." si mosse facendo segno a Atom di seguirla, ma lui si fermò, dicendole che l'avebbe raggiunta dopo.
"Vuoi entrare nella squadra anche tu?" disse sarcasticamente Aden, al che Atom rispose ridendo e scuotendo la testa.
"Mi scuso per lei, sa essere un po' troppo entusiasta quando si parla di sport. E nah, non mi piace il calcio, almeno non quel tipo," ghignò, indicando la palla in cima ai suoi libri, "Tu giochi?"
"No, tengo qui la palla per sembrare sportivo," scherzò Aden, "Sì, voglio provare ad entrare nella squadra, perchè?"
"Potremmo giocare insieme qualche volta," offrì Atom con un sorrisino imbarazzato, strofinandosi il retro del collo, "Sarebbe bello poter parlare con qualcuno di vero calcio, per una volta."
"Potrei sorprenderti con quello," rispose allegramente Aden, con un piacevole calore dentro. La prospettiva di più amici sembrava carina, specialmente un amico con cui poter parlare di sport. "Aspetta, ti do il mio numero."
Si scambiarono rapidamente i numeri di telefono, appena in tempo per la campanella. Il buon umore del biondo crollò quando si ricordò dell'incubo che stava per iniziare, ma si illumino quando vide Ellis scarabocchiare sulla faccia di Nam.
"A questo punto avrebbe dovuto capire che addormentarsi non è la migliore delle idee," la rossa ghignò, finendo la curva dei baffetti con soddisfazione. "L'opportunità di fare gli scarabocchi sulla sua faccia è troppo bella per essere ignorata."
"Lo terrò a mente," Aden sbuffò, "Mai addormentarsi con Ellis intorno."
"Hai ragione," lei mormorò, sistemandosi sulla sedia e mettendo il pennarello nella tasca della giacca- faceva sorprendentemente freddo all'inferno, Aden aveva scoperto- e Titus entrò scrutando tutti gli studenti.
"Mr. Bui."
La testa di Nam si alzò così velocemente che Aden potè sentire il suo collo spezzarsi, aveva un'espressione terrorizzata e leggermente confusa. Aden poteva vedere Ellis mordersi l'interno delle guance per non ridere, e lui stesso non era messo meglio.
"So che alla vostra età è difficile avere una barba, ma posso consgliarti di trovare un altro modo per farla crescere? Il pennarello da un aspetto infantile..." I suoi occhi si spostarono per poco su Ellis, che divenne la rappresentazione umana dell'innocenza. "Vai a pulirti, primo e ultimo avvertimento. Non vogli scherzi imbecilli nella mia classe. Ora, andate al capitolo..."
A metà lezione, mentre Nam sonnecchiava sul suo libro e Ellis cercava di seguire la lezione, Aden cercava di capire quanto forte dovesse sbattere la testa sul banco per farsi male e poter andare in infermeria (la noia faceva molto male alla sua mente iperattiva). Il fissare il muro l'aveva portato in uno stato di trance, e quasi cadde dalla sedia quando il suo telefono vibrò.

Numero Sconosciuto
Parlo con Aden? Sono Clarke Griffin. Sono la tua nuova tutor di matematica. Quando ti andrebbe bene incontrarci? Io sono libera dopo scuola per circa un'ora la maggior parte dei giorni.

Giovane Padawan

Sì, sono Aden. È bello sentire ancora la mia salvatrice. Dopo scuola va bene, perchè devo aspettare quasi sempre mia sorella. Ti va bene iniziare domani? Oggi devo implorare perdono a mia zia per aver rotto un vaso.

Maestro Jedi Clarke
Ovviamente. Buona fortuna con tua zia. Non penso ci siano molto cose che il cioccolato non può sistemare.

Giovane Padawan

Grazie! Ho bisogno di tutta la fortuna che posso avere lol. Ci vediamo domani, se vivrò abbastanza per vedere un altro giorno.

Maestro Jedi Clarke
Che la forza sia con te, giovane padawan.

Il fatto che l'eterea bionda fosse la sua tutor era abbastanza emozionante per risollevare lo spirito di Aden. Il fatto che apparentemente fosse una fan di Star Wars lo rendeva solo meglio, e Aden non potè non sorridere da solo.
Doveva portarle qualcosa come ringraziamento per aver colpito Mulligan. Cioccolato, probabilmente.
Sì. il cioccolato poteva andare.

 

 

Lexa aveva appena finito l'allenamento con la squadra, cercando di capire i punti di forza e debolezza della sua nuova famiglia.
Aveva imparato un sacco di cose in quell'ora e mezza.
Lincoln era un difensore strepitoso, più che degno della pratica e dedizione di Lexa. Quella squadra era decisamente un posto adeguato per migliorare le sue abilità.
Aveva anche imparato che era indubbiamente il capo del gruppo. Lei parlava, lei decideva, lei aveva l'ultima parola.
Titus era contento di stare in disparte a mettere voti al suo posto all'ombra, annuendo ogni volta che Lexa dava un consiglio ad un compagno.
Quindi quando tornarono alle panchine per bere, tutti sudati e pieni di lividi per l'allenamento di Lexa, Anya fu l'unica a notare le dita di Lexa che si fiondarono al telefono.
"Stai ancora scrivendo a Costco?" la prese in giro Anya.
Lexa roteò gli occhi al nome. "Perchè chiami la mia ragazza come il magazzino"
Anya ghignò all'opportunità che Lexa le aveva dato. "Perchè è bella fuori ma l'interno è...scadente, e devi avere un certo reddito per poter entrare dentro di lei."
Gli occhi di Lexa si aprirono per la sorpesa, poi serrò la mascella. "Anya, cazzo, giuro che-"
Il telefono di Lexa squillò più volte e Anya prese l'opportunità per strattonare il braccio di Lincoln e correre via. "Facciamo una pausa!" gridò.
Lincoln restò immobile, non sapendo se poteva andarsene senza il permesso di Lexa. Lexa, in ogni caso, stava ghignando al telefono, dimenticandosi completamente che era nel mezzo di un allenamento.
"Capitano?" chiese Lincoln insicuro, e Anya si colpì la fronte alla sua buona educazione.
"Andate." Lexa alzò una mano, e tutti i giocatori sospirarono con sollievo, buttandosi sul prato con un tonfo.
Lexa guardò il telefono, sorridendo al cuoricino vicino al nome di Costia sulla chat. Diceva:

Costia <3
Lex.
Baby quando hai finito con l'allenamento?

Lexa

Adesso.

Sei ancora allo studio di arte?

Costia <3

Puoi venire? Voglio farti vedere una cosa.

Lexa

Certo. Arrivo subito dopo essermi cambiata.

Costia <3
Vieni e basta, baby.
E comunque, mi piace una donna in uniforme ;)

Lexa rise a quello, prima di fare un cenno a Titus e andare negli spogliatoi. Si mise un maglioncino pulito e si tolse l'uniforme, infine si spruzzò un po' di profumo, sapendo che Costia stava sognando a occhi aperti su di lei con quel look.
Dopo essersi pulita e sistemata in modo da non sembrare una maratoneta in pieno agosto si diresse verso lo studio d'arte.
Lexa si morse il labbro e mise delicatamente per terra la sua borsa, non volendo disturbare nessuno dei dilligenti artisti presenti all'interno. Vide studenti e insegnanti lavorare insieme, disegnando, dipingendo, alcuni usando anche delle vetrate colorate.
Lexa si sentiva stranamente fuori posto. Non era per mancata conoscenza- Lexa era acculturata. I suoi genitori avevano trascinato lei e Aden in ogni museo o mostra d'arte del paese. Diamine, persino a vedere lavori europei. Ma nonostante questo, qualcosa in quel silenzio terrorizzava Lexa.
Forse era la prospettiva di essere da sola con i suoi pensieri ad intimidarla. Come se... se avesse la possibilità di conoscersi senza le grida dei tifosi e i rivali ad inseguirla, non le piacerebbe vedere chi fosse in realtà.
L'arte era così introspettiva e scrupolosamente onesta. Lexa non era pronta per quello.
Si fece strada fra i banchi superando una marea di studenti. in fondo allo studio due tele erano appoggiate sui cavalletti, mostrando dei magnifici ma incompleti lavori. Sembrava che usare tele e cavalletti fosse un privilegio, siccome tutti lavoravano su semplici tavoli.
Lexa vide Costia, che le fece un cenno indicando prima il suo lavoro, poi una donna in un abito formale, che Lexa supponeva fosse una rappresentante da una scuola vicina. I suoi occhi smeraldo tracciarono tutta la tela di Costia. Era un disegno semplice, eppure molto intricato. Un fiore sbocciava al centro, le sue viti si espandevano su tutto il foglio in trame intricate che davano vita a spine e riccioli.
Gli occhi di Lexa s'illuminarono alla vista, ma la sua natura competitiva la spinse a guardare anche il lavoro a fianco al suo, chiaramente di qualcun'altro.
Le si mozzò il respiro in gola.
Era ultraterreno.
Ciuffi di pittura verde menta iniziavano dal fondo della tela. Lexa capì che l'artista stava apparentemente ritraendo una foresta, piena di abeti dal colore intenso che di estendevano fino all'orizzonte, le loro punte coperte da candida neve fresca, solo l'inizio. Da quel punto gli alberi si estendevano in un cielo blu, viola, indaco- insieme alle costellazioni che sembravano venire da un altro universo, tutto insieme. Sotto al quadro c'era scritto: Titolo: "Quando il cielo incontra la Terra" di Clarke Griffin, 5° anno.
Ed eccola lì, tornata dallo sgabuzzino con della pittura blu sulle dita, i capelli raccolti in un adorabile chignon biondo. I suoi occhi si spalancarono alla vista di Lexa, lo sguardo vagò sul suo corpo finchè le guance non diventarono rosee e riportò l'attenzione al lavoro che stava svolgendo.
"Hey, baby."
la voce scosse Lexa. Si permise di guardare Costia, che aveva appena finito di parlare con la rappresentante, che se ne era andata con un sorriso d'approvazione.
"Ciao." rispose Lexa, facendosi dare un bacio da Costia. "è bellissimo." le mormorò, gli occhi che tracciavano ogni linea.
"Ti piace?" Costia sorrise. "Quella signora era una rappresentante per il progetto per la borsa di studio."
Le sopracciglia di Lexa si alzarono mentre annuì, impressionata. "Lo pensavo anch'io. Buone notizie, suppongo?"
"Due di noi di Arkadia siamo state scelte per la borsa di studio regionale per l'arte, e all'Azgeda  High non ne hanno scelto nessuno. Se la ottengo, Lex, sono dentro." Costia ghignò.
Lexa rispose allo stesso modo, e si sporse in avanti per baciarle la guancia come congratulazioni. "Sono sicura che ce la farai."
Clarke non disse una parola, troppo impegnata a dipingere una cometa che attraversava il cielo così ben disegnato.
Lexa sentì un colpo allo stomaco. Costia aveva detto che erano state scelte in due... ciò significava che Clarke doveva essere l'altra competitrice.
Lexa sotterrò i pensieri che le vennero in testa istantaneamente. L'opera di Clarke non era migliore. L'arte era soggettiva, non era come lo sport. Non c'era un modo universale per dire chi dipingesse meglio.
Non era migliore.
"Sei pronta per andare al Dropship e prendere un po' di cibo?" Costia chiese con un sorriso, rimettendo a posto il materiale.
Clarke sembrò sobbalzare al nome del locale, ma non si fece notare da Lexa.
"Sì." Lexa sorrise. "Ma non preferiresti se mi facessi una doccia prima?"
"L'uniforme è sexy, Lexa." rispose Costia con tono seducente, togliendosi il grembiule da arte e appoggiandolo alla sedia accanto. "Ma... te lo permetto."
Lexa fece un sorrisetto e Costia le baciò la mascella.
Clarke fece cadere il pennello e Lexa si piegò a raccoglierlo, ma questa volta Clarke fu più rapida, con un cipiglio sulla faccia.
"Grazie. Ce l'ho fatta sta volta." mormorò Clarke, praticamente fuggendo a pulirlo.
Lexa ci rimase male, e Costia alzò un sopracciglio. "Questa volta? Ti aveva fatto cadere addosso qualcosa in passato?"
"Sì." borbottò Lexa, prendendo la mano di Costia. "è diventato il nostro modo di salutarci."

 

 

Il mattino stava rapidamente diventando l'inferno personale di Aden.
Non il mattino in sè, veramente, perchè Aden amava alzarsi con il profumo di bacon e pankake appena fatti di zio Gustus, così come amava lo spettacolo che erano sua sorella e sua cugina al mattino. Il problema era la scuola. Nello specifico la classe di Trikru, della quale non poteva nemmeno più lamentarsi a casa, in quanto Lexa non voleva sentire una sola brutta parola sull'uomo pelato. Ellis e Nam la rendevano tollerabile, ma nemmeno la loro presenza era abbastanza per sollevarlo dal macigno di compiti non finiti e dai voti in calo sul registro.
Se i suoi genitori fossero stati lì, l'avrebbero ucciso.
Alexander e Anastasia erano ossessionati dalla perfezione, e avevano dedicato la vita a cercare di raggiungerla. Era cresciuto in un ambiente pieno di standard impossibili e di sguardi scontenti. Viveva per i rari momenti di approvazione e sorrisi genuini, e desiderava il loro affetto con ogni fibra del suo essere.
Lexa l'aveva aiutato, gli aveva insegnato come maneggiare la cosa, e ora, lontano dai loro sguardi giudicanti- era difficile giudicarlo dall'altra parte del Mondo- sapeva che poteva fiorire... se solo avesse avuto un insegnante migliore.
"Muoviti, stiamo andando."
"Allegra come sempre, An" la provocò, per poi fuggire, riuscendo a schivare ciò che gli aveva lanciato contro.
"Uno di questi giorni," lo minacciò con un gesto della mano, "uno di questi giorni ti ucciderò, Aden." lui tornò indietro e guardò dritto negli occhi della cugina, un sorriso brillante in faccia.
"Sono troppo carino per essere ucciso, comunque."
"Non ci conterei," li interruppe Lexa, "probabilmente uccide cuccioli nel suo tempo libero." Anya fece un verso offeso, muovendo le sopracciglia e accigliandosi più di prima.
"Penso tu mi stia confondendo con Ontari Queen, quindi, prima di tutto, vaffanculo..." Aden roteò gli occhi non appena le due iniziarono a bisticciare ancora, e si mise le cuffiette come al solito.
Camminando nella hall di Arkadia, un sorriso grazioso apparì sulla faccia di Aden quando notò Atom aspettarlo al suo armadietto, i capelli morbidi e ricci come sempre, e con le braccia appese, come se non sapesse cosa fere con esse.
"Hey, Atom," lo salutò Aden, aprendo l'armadietto e prendendo il materiale per la prima ora, "Che succede?"
"Oh, niente, davvero," disse Atom scrollando le spalle, "volevo solo, sai, dire ciao." Aden arrossì ma non lo diede a vedere, coperto dal peso che era il suo libro di matematica.
"Oh, qui, dammi-" prima che Aden potesse protestare, Atom aveva già preso parte dei suoi libri e quaderni da Aden. Di solito avrebbe detto qualcosa, ma Atom sembrava davvero preocupato e felice di aiutare che non potè far niente se non sorridere.
"Mio eroe!" scherzò Aden sbattendo le ciglia drammaticamente, non vedendo la gola di Atom saltare e il rossore espandersi su tutto il collo. "Come potrei sdebitarmi?" Atom rise, sorridendo apertamente.
""Lasciandomi venire fino alla tua classe?"
"Ogni tuo desiderio è un ordine, coraggioso cavaliere."
I due ragazzi si fecero strada fino all'aula di matematica e, per la prima volta, Aden non entrata con l'umore a terra, per merito della compagnia di Atom.
"Dopo di te, buon signore."
"Dove ti siedi?"
"Laggiù, vicino alla rossa e all'idiota addormentato."
come se qualcuno l'avesse chiamato, Nam si alzò, guardandosi intorno come se ci fosse qualcuno in procinto di attaccarlo.
"Chessuccede?!"
"Niente, ti sei addormentato ancora." Aden ghignò al tono giocoso di Ellis. "Nessuno sta per attaccarti, torna a dormire." La rossa poi si girò verso Atom, scrutandolo mentre appoggiava i libri di Aden sul banco.
"Chi è il bel ragazzo?" al nomignolo, Atom divenne rosso e iniziò a tossire.
"lui è Atom," disse Aden allegramente.
"...E ha portato qui i tuoi libri?"
"Certo che l'ha fatto," scherzò Aden, girandosi per fare gli occhi dolci a Atom, ancora rosso, "Non è un perfetto gentiluomo?"
"Ehm, ciao," disse agitando la mano, cercando di riprendersi dall'imbarazzo. Ellis continuò a fissarlo per qualche secondo, prima di annuire con approvazione.
"Sono Ellis," si presentò, "E quello dietro di me è Nam."
"Piacere di conoscervi," rispose allegramente, alzando lo sguardo appena suonò la prima campanella, "dovrei andare." fece spallucce in segno di scusa, prima di guardare negli occhi Aden. "ci vediamo dopo?"
"Ovviamente," si accordò Aden, e Atom sorrise prima di lasciare la stanza. Il biondo si girò verso Ellis, per trovarla a fissarlo con un sopracciglio alzato.
"Cosa?"
"Oh Aden, mio dolce, ingenuo ragazzo."
"Cosa?"
il resto del giorno procedette normalmente, e Aden si ritrovò ad andare in anticipo all'incontro con la tutor, cosa che non avrebbe mai ammesso ad alta voce. La prospettiva di riuscire a capire cosa siamine stesse succedendo in classe e rivedere la sua magnifica salvatrice bionda lo emozionavano a non finire.
Soprattutto la parte sulla salvatrice bionda.

Lexa T-Rexa
Vieni agli allenamenti stasera?

Strikbro

No, ho la lezione con la tutor oggi. Ci vediamo dopo?

Lexa T-Rexa
Suppongo. Ci vediamo, Nerd.

Strikbro

Dici sempre le cose più dolci.

Prima che lo sapesse, la giornata stava finendo, e salutò Ellis e Nam per poi andare in biblioteca, dove si era accordato di incontrarsi con Clarke Griffin. Era lì ad aspettarlo, parlando con un duo che presto riconobbe come gemelli Blake.
Octavia gli sorrise per salutarlo, e lui fece lo stesso. Al contrario di Costia, Aden stava iniziando ad adorare la fidanzata di Lincoln, che aveva una competitività e un umorismo che lo facevano ridere. Invece di suo fratello sapeva solo il nome.
Bellamy Blake, nonostante non praticasse nessuno sport, era uno degli studenti più popolari di Arkadia. C'era qualcosa nel suo charm, nei suoi capelli e nel suo sorriso smagliante che faceva sciogliere sia ragazzi che ragazze. Anya si era lamentata di lui più di una volta, dicendo che voleva togliergli quel sorrisetto dalla faccia, ma che non gli aveva fatto niente a causa della infatuazione della sua amica Echo verso di lui.
"Ti ho fatta aspettare?" si preocupò Aden, sedendosi accanto a Clarke.
"No, non ti preocupare," lo rassicurò, "sono uscita dalla sesta ora un po' in anticipo, e stavo dicendo a questi due idioti che non mi dovevano aspettare."
"Idioti? Mi hai ferita, Griffin," Octavia si finse offesa, "voglio dire, sappiamo tutti che Bellamy è un idiota, ma io? Io mi merito di meglio."
"Hey-!" Aden sogghignò quando i due iniziarono a litigare, ricordandogli di Anya e Lexa, che si comportavano più da sorelle che da cugine. Clarke alzò gli occhi e li cacciò dalla stanza, prima di tornare a guardare Aden.
"Quindi, come posso aiutar..." si fermò quando vide Trikru nella lista dei suoi insegnanti e sussultò. "Trikru?"
"...Sì."
"Sembra che ci vedremo spesso allora."
"Penso di sì."
Clarke, Aden decise, era un angelo mandato giù dal paradiso.
Le sue spiegazioni avevano senso, ed era molto più paziente degli altri tutor privati che aveva avuto prima. C'era quacosa nella sua voce che lo rilassava e lo rendeva più disposto ad ascoltar parlare di una materia che schifava.
La sessione durò più dell'ora stabilita, arrivando fino a due, ma sembrò solo un momento. Alla fine, Aden era orgoglioso dei compiti finiti, e si sentiva completamente soddisfatto del suo progresso. Anche Clarke lo era, e gli scompigliò i capelli passandogli un pezzo di cioccolato dalla montagna che Aden le aveva portato come ringraziamento.
Probabilmente sarebbero andati avanti ancora di più, ma Aden era costantemente interrotto dal ronzio del telefono.
"Mi spiace," si scusò, "è mia sorella, devo andare." Clarke mandò via le sue preocupazioni sorridendogli gentilmente.
"Non preocuparti," assicurò, "Octavia sarebbe arrivata presto a prendermi comuqnue, lavoriamo insieme al diner..." si lasciò fuggire, impegnata a guardare il telefono. "Ma hai fatto un lavoro magnifico oggi. Faremo il resto domani, e hai detto che presto avrai una verifica importante?"
"Sì."
"Bene, dopodomani partiremo da quello, dobbiamo assicurarci che sopravviverai al primo test di Trikru, no?"
"Ovviamente, Maestro Jedi," scherzò il ragazzo, e Clarke alzò gli occhi al cielo.
"Hai ancora molto da imparare, giovane padawan."
Oh sì, decisamente la migliore tutor di sempre.


*riferimento alle casate Corvonero e Serpeverde, non so se si capiva.
Note:
Parto dicendo che i miei buoni propositi per aggiornare sono andati a farsi benedire. Conciliare questo con la scuola è un po' difficile, ma ci provo.
Riguardo alla traduzione mi scuso se uso sempre le stesse espressioni, ma anche nella fic originale era così, quindi provo a variare quanto posso.
Le cose tra Clarke e Lexa iniziano a scaldarsi, vero? ;)
Come voi spero migliorino, anche perchè sto leggendo in contemporanea alla traduzione per non rovinarmi niente, quindi ne so quanto voi XD
Come pensate si svilupperanno le relazioni fra i personaggi? Come si comporteranno Clarke e Lexa l'una con l'altra ora che sono partner?
Scrivetemelo in una recensione, mi fanno sempre piacere e mi spronano a continuare :) (okay in verità sono una insicura cronica col bisogno di sapere che qualcuno apprezza ciò che faccio.)
Buona serata a tutti, Nikishield

   
 
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