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Autore: DaisyCorbyn    10/12/2017    1 recensioni
[19 anni dopo] [Next generation]
Alwys ha passato i primi 11 anni della sua vita a nascondersi per la sua natura da lupo mannaro, fino a quando un giorno Ted Remus Lupin bussò alla sua porta per dirle di essere idonea per frequentare Hogwarts. Alwys così inizierà una nuova vita con i suoi amici Albus e Rose, nonostante una presenza oscura cercherà di impossessarsi del Mondo Magico.
Dal Capitolo 2:
«Mi chiamo Ted Remus Lupin, sono un professore della Scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Quando un bambino con poteri magici compie 11 anni, riceve una lettera dalla scuola per poter essere ammesso. Non sempre, però, il bambino ha i genitori anch’essi dei maghi e, quando ciò accade, viene inviato un professore per spiegare alla famiglia la situazione. Tu sei stata ritenuta idonea per frequentare Hogwarts e io sono il professore che risponderà a tutte le tue domande» finì con un sorriso e si sistemò l’impermeabile.
I genitori guardarono la figlia annuendo e sorrisero dolcemente come se stessero cercando di convincerla con lo sguardo.
«No» fu l’unica parola che Alwys disse dopo essersi ripresa dal quel fiume di informazioni.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Teddy Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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23
Pericolo al chiaro di luna

 
 
Ovviamente sarebbe stato troppo bello avere la stessa punizione di Rose e Albus: la McGranitt, infatti, aveva avuto la brillante idea di dare una punizione diversa ad ognuno, così che non stessero insieme e non commettessero altre marachelle.
«Tanto lo so che sono quella messa peggio» sbuffò Alwys incrociando le braccia al petto.
«No, dai…» disse Albus dandole un pizzicotto.
«Cosa dovete fare?»
«Io devo controllare l’inventario della biblioteca, individuare i libri che mancano e contattare i proprietari per sollecitarli a riportarli» spiegò Rose emozionata: adorava stare fra i libri quindi, anche se era una punizione un po’ pesante, non era poi così male.
«Io devo aiutare Hagrid» spiegò Albus facendo spallucce. «Non ho idea di cosa mi farà fare.»
«Fantastico!» esclamò ironica Alwys. «Io ho la punizione più tremenda.»
«E cosa ti aspettavi? È la seconda volta che finisci in punizione» la punzecchiò Rose che si era legata al dito tutti i punti che la Casa aveva perso. «Anche se non ci hai ancora detto qual è.»
«Devo sistemare tutte le boccette dell’aula di pozioni» i due amici la guardarono con gli occhi spalancati. «Senza magia.»
«Ok, hai vinto tu» disse Rose alzando entrambe le mani.
«Certo che c’è andata pesante…» Alwys fulminò con lo sguardo Albus. «Sono tantissime.»
«Già…» Alwys buttò la testa all’indietro e inspirò profondamente: perché tutte a lei?
«Quindi con te ci sarà la professoressa Lewis» constatò Rose.
«Almeno un lato positivo c’è» disse Albus beccandosi uno schiaffo sulla nuca da parte della cugina.
«Non è male come professoressa.»
Il che era vero: la professoressa Lewis la accolse con un grande sorriso e la abbracciò pure.
«Tranquilla, ci divertiremo un mondo!» disse continuando a sorridere.
La professoressa Lewis era davvero una bella donna: aveva lunghi capelli castani che terminavano in morbidi boccoli, il viso color perla e gli occhi erano piccolini ma di un profondo nero. Indossava un lungo abito violetto abbellito da arabeschi neri con una provocante scollatura a V. Alwys si chiese come le permettessero di girare vestita in quel modo.
«Ho chiesto io alla Preside perché avevo proprio bisogno di una mano» disse avvicinandosi verso uno scaffale. «Sono proprio sbadata e a volte scambio delle boccette perché hanno colori simili.»
«Vedrò come posso aiutare…» disse Alwys un po’ imbarazzata: una professoressa che scambiava le boccette? Questo sì che era strano.
«Così nel frattempo potrei aiutarti con qualche lezione extra» disse facendole l’occhiolino. «E magari diventerai brava come James Potter.»
«James è così bravo?» chiese Alwys: era convinta che a lui non piacesse molto Pozioni.
«Sì, da quest’anno è diventato il primo della classe ed è molto complicato visto che in Corvonero sono tutti molto bravi.»
«Io ho qualche difficoltà visto che ero abituata con le materie babbane» spiegò Alwys avvicinandosi a lei.
«Anche Hermione Granger era di famiglia babbana ed è una delle streghe più potenti che io conosca» disse Lewis aprendo una credenza.
Sì, Alwys la ricordava bene: era una donna con uno sguardo davvero dolce, ma a Natale era stata tutto il tempo con il suo Patronus a mandare messaggi a delle persone che molto probabilmente lavoravano con lei. Ancora Alwys non aveva capito come funzionasse questo strano Patronus.
«Allora» esclamò la professoressa risvegliandola dai suoi pensieri. «Io ti passerò le boccette e tu dovrai metterle nelle credenze… semplice, no?»
«Io però non so bene in che credenza devo metterle…»
«Ti aiuterò io» disse dandole un buffetto sulla guancia.
Appena Alwys realizzò che avrebbero dovuto sistemare tutte le boccette che erano sul tavolo, le venne il mal di testa: erano tantissime!
«Sale marino Africano» disse passandole un contenitore oblungo con un liquido trasparente.
Incominciarono a lavorare e la Grifondoro doveva ammettere che si aspettava di peggio, anche perché alla professoressa piaceva molto chiacchierare, quindi il tempo passò molto in fretta.
«E cosa fanno i tuoi genitori?» chiese mentre guardava con un sopracciglio alzato una boccetta senza etichetta.
«Hanno un negozio di animali» spiegò Alwys mentre ne poggiava una su un ripiano.
«Tipo Hagrid?» chiese con la faccia perplessa.
«No, tipo quello che c’è a Diagon Alley, solo che loro vendono animali…» cercò la parola adatta ma non le venne nulla in mente. «Normali.»
«Che carini!» esclamò sorridendo.
Visto che la professoressa era così disponibile, avrebbe potuto farle qualche domanda che le brancolava nella mente…
«Lei di che Casa era?» chiese optando per iniziare con domande neutre.
La donna si fermò con un la mano sospesa in aria per qualche secondo.
«Serpeverde» disse sbloccandosi.
«Non sembra una Serpeverde…» disse mordendosi subito dopo il labbro.
«Noi Serpeverde veniamo sempre etichettati in modi negativi, ma non è sempre così» spiegò guardandola dritta negli occhi. «Come i Grifondoro.»
Quell’ultimo commento fece venire un brivido lungo la schiena ad Alwys, ma la professoressa sorrise come se quel tono acido non fosse voluto.
«Lei da quanto è qui?»
«In verità sono venuta quest’anno» disse accennando una risata.
«Infatti mi sembrava troppo giovane!» esclamò Alwys ridendo anche lei.
«Ho sempre desiderato insegnare e finalmente ho coronato il mio sogno!» esclamò passandole un’altra boccetta viola con un nome improponibile. «Sono sempre stata portata per Pozioni, quindi è stato semplice per me.»
Beata lei: Alwys non era molto brava perché doveva riuscire a ricordarsi gli ingredienti – dai nomi impossibili da ricordare e alcuni schifosi- e per giunta usare la bacchetta! Fortunatamente però non aveva mai fatto esplodere niente, al massimo il contenuto del calderone usciva fuori.
«Anche a me piacerebbe molto insegnare» confidò un po’ titubante: non era molto brava a parlare davanti alle persone, ma le piaceva aiutarle e studiare le materie, anche se con qualche difficoltà.
«Allora non demordere» disse lei avvicinandosi alla studentessa. «Se ci credi veramente e ti impegni con tutta te stessa, si avvera.»
Fortunatamente la punizione alla fine non si rivelò molto pesante: certo, le boccette sembravano non finire mai, ma parlare con la professoressa era piacevole. Ovviamente appena si era incontrata con Albus e Rose, l’amico aveva incominciato a farle un sacco di domande.
«Che ti ha detto? Hai scoperto qualcosa su di lei? Non è fantastica?»
«Serpeverde, eh? Non me lo aspettavo» disse Rose prendendosi il mento con la mano.
Alwys annuì per farle capire che anche lei la pensava così.
«A voi com’è andata?»
«Molto stancante ma bello, nella pausa ho letto un sacco di libri.»
«Finalmente me lo avete chiesto!» esclamò Albus, cingendo con le braccia le spalle delle amiche per farle avvicinare di più al suo viso.
«No, ti prego…» protestò la cugina alzando gli occhi al cielo.
«Nel tempo che ho passato con Hagrid ho scoperto delle cose» sussurrò guardandosi intorno per assicurarsi che nessuno potesse ascoltare. «Il drago glielo ha dato Ingole Kelva, lo ricordate? Bene, quella volta era qui perché il drago si sta comportando in modo strano e non capiscono perché.»
«E… quindi?» chiese Rose con aria scettica.
«Non capite? Gli sta facendo qualcosa!» sbottò un po’ troppo forte.
«Albus, ti prego, già ci siamo beccati una punizione» controbatté Alwys preoccupata: ormai aveva capito che quando Albus si fissava era difficile fargli cambiare idea.
«Vi giuro che non ci succederà niente» rispose lui cercando di essere convincente. «In questo periodo si sta incontrando molte volte con Kelva, se solo riuscissimo ad origliare una loro conversazione!»
«Sei impazzito? E se ci scoprissero?» chiese Rose sgranando gli occhi: Alwys sapeva che, se Rose incominciava a fare domande, voleva dire che si stava convincendo.
«Vi prego, no, se mi scoprissero sarei fregata!» disse prima che Albus potesse rispondere alle domande.
«Allora tu non vieni» snocciolò la rossa spostando lo sguardo verso il cugino. «Quando?»
Alwys sospirò pesantemente: sapeva che tutto ciò era profondamente sbagliato, ma ormai era stata coinvolta e, dopo aver detto sì, lo sguardo di Albus non ammetteva repliche. L’unica cosa che Alwys era riuscita ad ottenere era il fatto che James venisse con loro, almeno lui conosceva molti più incantesimi e poteva aiutarli in caso di bisogno. Inoltre, era lui a custodire la Mappa del Malandrino.
«Giuro solennemente di non avere buone intenzione» nella pergamena si disegnò la mappa della scuola.
I loro occhi incominciarono a vagare fra le stanze leggendo ogni nome che capitava a tiro.
«Trovato» Rose indicò col dito il nome del professor Draconem.
«Che ci fa in cortile a quest’ora della notte?» chiese Albus cercando altri nomi intorno a lui. «Damien? Ma è ovunque questo tizio?»
«Dov’è?» scattò James prendendo la pergamena.
«È vicinissimo a noi, se ci scopre siamo fregati!» esclamò Alwys guardando verso il punto da cui sarebbe dovuto comparire.
«Ma è fermo, quindi non ci sono problemi» disse Albus per calmarli. «Lo teniamo d’occhio e, se si muove, andiamo via.»
«Ho come l’impressione che staremo qui un po’, però» disse la rossa che, mentre i tre avevano parlato, aveva fissato la mappa. «Il professore non si muove di un millimetro.»
«Dovremmo andare a controllare.»
«Non se ne parla, non ho intenzione di essere espulso» protestò il maggiore.
Il Grifondoro guardò il fratello con la sua solita faccia arrabbiata, ma rassegnata, per poi spostare lo sguardo verso la mappa.
«Forse sta prendendo un po’ d’aria» cercò di convincerli Alwys che sbadigliò per la stanchezza.
«Aspettiamo ancora un pochino e poi andiamo a dormire» propose James e gli altri in risposta annuirono.
Si sedettero per terra, rabbrividendo per il freddo del marmo che riusciva ad attraversare la loro uniforme. L’unica luce in tutto il corridoio era quella proiettata dalla bacchetta di James, che cercava di coprirla con il mantello per non svegliare i quadri che sarebbero andati subito dalla preside. Passarono i minuti, ma il professor Draconem non accennava a muoversi.
«Ma in bagno ci va?» ironizzò Rose.
«È tardi, meglio se torniamo nei dormitori.»
Albus protestò, ma James non ammetteva repliche.
Si alzarono e si incamminarono verso le scale mentre il Grifondoro fissava la mappa sperando in un qualsiasi movimento.
«Buona notte.»
James preferì prima accompagnare i tre per evitare qualsiasi tipo di fuga.
«Che ci fate a quest’ora fuori dal dormitorio?» la signora grassa, in bigodini e maschera facciale, li fulminò con lo sguardo per aver interrotto il suo sogno di bellezza.
«Siamo qui, è questo l’importante, no?» rispose Rose sorridendo innocentemente.
La donna alzò gli occhi al cielo: «Parola d’ordine?»
«Noce moscata» il quadro si aprì e i tre poterono entrare.
«Buona notte» si salutarono ed Albus salì la scala a chioccia verso il dormitorio maschile.
Rose aprì la porta, ma un rumore attirò l’attenzione di Alwys: «Hai sentito?»
«No e non mi importa, ho sonno» rispose sbadigliando sonoramente per poi entrare dentro il dormitorio.
Alwys provò a non pensarci ma, prima che potesse varcare la soglia della porta, risentì quel rumore e si girò: un gufo era appollaiato sul bracciolo di una delle poltrone, solo che era come se fosse fatto di luce, non corporeo.
«Sei un fantasma?» chiese, ma il volatile si limitò ad inclinare la testa.
«Non è un fantasma» Lady Amelia sbucò da dietro la ragazza. «È un Patronus, qualcuno deve averlo evocato.»
Alwys sul momento si spaventò perché pensava che qualcuno l’avesse scoperta, ma poi guardò la donna che scrutava seriamente l’animale.
«A cosa serve?»
«È complicato, ma il fatto che non stia svanendo vuol dire che è un messaggero» spiegò non mutando la sua espressione.
«Chi potrebbe mandarmi un messaggio così?» mosse un passo verso il gufo che rimase immobile.
«Non lo so… bacchetta alla mano» la ammonì e lei fece come le era stato detto, ma il gufo volò via.
«Dove vai?»
«Lo seguo» rispose sulla soglia della porta della sala comune. «Ci sei tu con me.»
Lady Amelia in un primo momento la guardò con un sopracciglio alzato, ma poi pensò che non sarebbe riuscita a farle cambiare idea, quindi era meglio non farla andare da sola. Fecero le scale cercando di non fare rumore (tanto la donna non toccava terra ed Alwys aveva il passo felpato). Il gufo continuava a volare e ogni tanto si girava per vedere se fossero ancora dietro di lui. Arrivarono nel corridoio che dava sul cortile e Alwys si strinse di più nel mantello cercando di coprirsi dal freddo che la fece rabbrividire. Fra qualche giorno ci sarebbe stata la luna piena, quindi la luce dell’astro bastava per non far inciampare la ragazzina che camminava frettolosamente. Arrivata all’ingresso della scuola, il gufo trapassò il portone.
«Non puoi uscire, la cosa si sta facendo troppo sospetta» disse Lady Amelia e Alwys annuì leggermente preoccupata.
«ALWYS!» un urlo disperato squarciò il silenzio della scuola.
«Mamma!»
La Grifondoro si girò verso il portone e incominciò a correre: il freddo come frammenti di vetro le sfregiò il viso, le labbra screpolate incominciarono a farle male, come le pantofole non adatte alle pietre su cui metteva il piede. Individuò il gufo e riprese a correre più velocemente, fregandosene del fatto che il suo cuore stesse battendo a mille e che le mancasse l’aria. Arrivò vicino al gufo il più in fretta possibile e si appoggiò con le mani sulle ginocchia per riprendere fiato.
«Dov’è mia madre?» chiese fra un sospiro e l’altro.
Stava bene? Qualcuno l’aveva rapita? Era in pericolo?
Il gufo inclinò la testa e si dissolse in una nuvola argentea che salì verso il cielo. Alwys si guardò intorno confusa alla ricerca di qualcuno o qualcosa, non lo sapeva nemmeno lei, ma non le importava, in quel momento l’uro di sua madre era padrone della sua mente. Ad un tratto la terra sotto i suoi piedi incominciò a tremare: scosse sempre più violente turbarono il suo corpo e i ciottoli sparsi per il prato. Alzò lo sguardo verso la foresta proibita e lo incollò ad un’enorme figura alata che si stagliava sopra di essa: le sue ali erano ampie e possenti e si muovevano con decisione smuovendo anche l’aria vicina ad Alwys nonostante fosse lontana. Il dorso, illuminato dalla pallida luce lunare, risplendeva squamoso e di color porpora, su cui si estendeva una linea di spuntoni che percorrevano la spina dorsale fino alla fine della lunga coda che ondeggiava a ritmo delle ali. Non c’erano dubbi: era un drago.
 
   
 
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