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Autore: Angel of Opera    10/12/2017    0 recensioni
2017. Philippe Bourbon è il fratello di fratello del più importante politico di Francia, destinato a diventare presidente. Philippe Chevalier, uno studente di fashion design che è riuscito a entrare nel circolo di Luis. Cosa succede quando due mondi pieni di sangue e segreti collidono?
Genere: Drammatico, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Chevalier de Lorraine, Philippe d'Orléans, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Sweet Dreams

Lunedì. Martedì. Mercoledì. Ormai troppi giorni passati da quando aveva fatto visita a casa Bourbon. A dir la verità, era anche l’ultima volta da quando Chevalier aveva fatto uso di sostanze in grado di stimolare la sua mente – e di lasciarla senza nemmeno un ricordo il giorno dopo. Decisamente, andava posto rimedio a questa situazione. E cosa c’era di meglio di uno show di drag queens, proprio nel suo locale preferito? Magari, chissà, avrebbe potuto cogliere l’occasione per finire nei pantaloni di qualcuno di utile alla sua scalata sociale. Per qualcuno che lavora nelle arti, decisamente utile. Ormai, era diventato un pensiero fisso. Certo, aveva già disegnato qualche vestito per Athenais e per sua cugina Sophie, povera ragazza. Era venuta a Parigi con lui, ma era di ben più umili origini e non aveva proprio la più pallida idea di come guadagnarsi posti importanti. Voleva fare l’attrice. « Apri le gambe, ai produttori piace. » le aveva detto la madre, ma lei era troppo ingenua per farlo davvero, completamente diversa da Chevalier. Magari sarebbe stato lui a garantirle una carriera, aiutandola nella sua scalata sociale. Avrebbe potuto guadagnarsi anche lui qualcosa. Un passo avanti avrebbe potuto farlo se fosse riuscito a catturare l’attenzione di Philippe. Che, a dir la verità, non gli aveva nemmeno inviato uno snap. Eppure, le sue storie sull’app dal fantasmino le guardava, ragion per cui c’era da sperare che avesse almeno salvato il suo numero.
Ma perché avrebbe dovuto sperare? Probabilmente non l’avrebbe più rivisto presto. Non di certo all’ ‘XXL’, davanti al quale Chevalier era arrivato.
Prima di entrare raccolse i capelli in uno chignon disordinato. Gli avrebbe risparmiato del tempo, dato che ormai era abituato a pagare i buttafuori in natura. Almeno avrebbe iniziato a scaldarsi, dato che il giubbotto di pelle che indossava lo riparava poco dal freddo, per non parlare dei jeans neri strappati. ‘La bellezza è dolore’. Questo era sempre stato il suo mantra, soprattutto nel momento in cui aveva imparato a camminare sui tacchi. Si era slogato la caviglia destra un paio di volte prima di riuscire a mantenere l’equilibrio, ma ormai era maestro di quell’arte. Indossava spesso scarpe alte anche quindici centimentri, ma altre volte optava per più comodi anfibi di vernice, come quella sera.
Forse, più tardi avrebbe potuto compiacersi di quella scelta. Almeno non l’avrebbero chiamato sul palco e non avrebbe dovuto prestare le sue scarpe a nessuna drag queen, com’era successo la volta precendente. Aveva perso una scommessa e, con questa, anche un paio di Leboutin figlie di un paio di mesi in cui aveva dovuto lavorare più del solito. Magari avrebbe potuto riaverle indietro, quella notte. Ancora ci pensava, quando scorse a un tavolino alcuni dei suoi amici. Ariane, facoltà di scienze politiche, incarnava in pieno il termine ‘butch’. Mael stava tentando la fortuna come bassista in una band indie-rock. C’era anche Jean-Baptiste, il più grande del gruppo. Aveva studiato recitazione, regia e scrittura teatrale a Londra. Era tornato in patria un paio di anni prima, e Chevalier lo aveva conosciuto per caso a una festa organizzata da Luis. Per qualche strano motivo, si erano ricordati l’uno dell’altro e avevano iniziato a frequentarsi. In realtà, Chevalier fu sorpreso dalla sua presenza in quel locale. Non facendo parte della comunità LGBTQ, Jean-Baptiste non seguiva spesso la cerchia di amicizie di Chevalier in bar gay.
« Ti abbiamo passato la frociaggine? » gli chiese il nuovo arrivato, facendo un cenno di saluto a tutto il gruppo e sedendosi sulle gambe di Mael, non trovando uno sgabello libero.
« Sfortunatamente continuo a preferire le grazie femminili, ma una delle signore che si esibirà stasera ha domandato il mio aiuto. Ti dico solo che non riuscirai mai a immaginare chi si cela sotto la parrucca! » fu la risposta di un euforico Jean-Baptiste. Beh, era quantomeno strano che una drag queen, anche se professionista, si rivolgesse a un regista. Anche perché non era un lavoro particolarmente remunerativo. Tuttavia, era un genere di intrattenimento che stava via via guadagnando popolarità, come si evinceva dalla quantità di gente accorsa ad assistere allo spettacolo. Certo, non tutte erano di gradimento al pubblico, al punto che una certa Viollet-Le-Dick suscitò l’ilarità solamente di un piccolo gruppo di architetti, probabilmente i soli a capire le sue battute. Colei che invece prese gli applausi più lunghi rispondeva al nome di Narcisse BeauSancy. Nonappena fece la sua entrata sulle note di ‘Royals’, il pubblico andò in visibilio. « Quello è il mio lavoro! » Urlò Jean-Baptiste, alzandosi in piedi e sollevando anche il suo bloody mary. Narcisse si rivolse verso il loro tavolo, raggiungendo il gruppetto. Quando la canzone arrivò a ‘let me be your ruler’, la mano di Chevalier fu portata dalla ragazza verso uno dei suoi seni di silicone. ‘È il momento più’ etero della mia vita’ pensò, voltandosi ridendo verso Ariane, a cui invece vennero offerte le natiche della drag queen, in modo che potesse ricevere una sculacciata. Era travolgente, davvero un’ottima performer. Tornata sul palco, aveva ballato ancora un paio di brani di Marina And The Diamonds e Sia, prima di scendere nuovamente per tornare in camerino.
« Raggiungimi fuori tra dieci minuti. » intimò a Chevalier, che nel frattempo occupava la sedia di Mael, il quale aveva sentito il richiamo della natura. Aspettò quindi che fosse tornato per rggiungere il retro del locale, lasciando gli altri con una scusa.
Approfittò dell’uscita per accendere una sigaretta, una Black Devil rosa, le sue preferite. La portò alle labbra con grazia, appoggiando un piede contro un muro e abbassando la testa mentre lasciava che il fumo gli entrasse nei polmoni. Un ticchettare di passi sul pavimento. Alzò lo sguardo, scorgendo Narcisse avvicinarsi. Aveva aggiunto una ecopelliccia bianca sopra l’abito per coprirsi dal freddo. Anche la parrucca se n’era andata, lasciando il posto a riccioli scuri ancora scompigliati.
« Scusa se non ti ho chiamato. Posso rimediare? » gli domandò, una volta che si fu fermata accanto a Chevalier.
« Aspetta, quindi tu sei- ? » ci fu un momento di silenzio confuso. Subito dopo, la sigaretta cadde a terra. « Philippe? »
« Il fratello del prossimo presidente si veste da donna. È qualcosa che tutta la stampa francese non vede l’ora di sapere. » Di nuovo quel sorriso amaro, di nuovo la tristezza velò i suoi occhi.
« Effettivamente potresti rimediare in qualche modo. » Chevalier tentò di risollevargli il morale, passandogli un dito sulle labbra. Philippe non se lo lasciò ripetere e afferrò la sua maglietta, baciandolo con così tanta passione da far dubitare che fosse la stessa persona che Chevalier aveva incontrato pochi giorni prima, fredda come la Senna d’inverno. Certo non si lamentava del cambiamento. Il suo corpo si abituò in fretta a quel contatto, e le mani si mossero quasi automaticamente, raggiungendo le natiche dell’altro. Ormai erano senza respiro.
« Guarda che schifo, Samuel. » fece un ragazzo vesito di nero, con le braccia conserte, che aveva osservato la scena.
« Ci sono troppi froci ormai in giro. » echeggiò l’altro.
Chevalier guardò prima i due, poi Philippe, spaventato. Vide la stizza salire sulle guance, sempre più rosse. Come risposta, tuttavia, si riavventò sulle sue labbra, baciandolo rabbioso. Eppure i due non demordevano, neppure dopo essere stati ignorati, ma anzi ridevano.
« Non è neanche un uomo, hai visto com’è conciato. »
A quel punto, Philippe decise di alzare la testa.
« Ho molte più palle di te. » Rispose, lasciando che Chevalier scivolasse dietro di lui. Uno dei due si fece più grosso, gonfiò il petto e si fece avanti. «Ah, sì? Vediamo un po’.» disse, sferrando un pugno sul viso del ragazzo con il vestito. Bastarono dieci secondi per incassare il colpo, dopo di che Philippe non ci vide più. Iniziò a colpirlo nello stomaco, sul volto e gli tirò i capelli un paio di volte. A un certo punto, però, Chevalier fu costretto ad intervenire, poggiandogli una mano sulla spalla.
« Sebbene io mi stia divertendo, credo che abbia capito. » disse, invitandolo a fermarsi « Se vuoi, possiamo continuare quello che abbiamo interrotto... » Si stava leccando le labbra al solo pensiero, eppure un’occhiata gelida di Philippe lo fece ricredere.
Prese in mano il suo cellulare, se lo portò all’orecchio. Parlo per alcuni momenti, poi si mise di fronte al ragazzo.
« Torno a casa. Vuoi un passaggio? »


   
 
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