Film > Zootropolis
Segui la storia  |       
Autore: Redferne    11/12/2017    8 recensioni
Tra Nick e Judy sta accadendo qualcosa di totalmente nuovo ed inaspettato.
E mentre Nick cerca di comprendere i suoi veri sentimenti nei confronti della sua collega ed amica, fa una promessa a lei e a sé stesso: proteggerla, a qualunque costo.
Ma fare il poliziotto a Zootropolis sta diventando sempre piu' pericoloso...
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Capitan Bogo, Judy Hopps, Nick Wilde, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

 

 

 

 

 

 

 

CAPITOLO 42

 

 

 

 

 

PARDS (TERZA PARTE)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Arrivò infine il sabato sera. Il solito, consueto sabato sera tanto atteso da alcuni e tanto temuto da altri. Anche se questa volta, nelle speranze e nelle intenzioni di qualcuno, ci sarebbe potuta essere qualche lieve differenza nelle parti. Qualcuno tipo i tre che occupavano l’ufficio della stazione di polizia in quel momento, tanto per fare un esempio.

Maggie era seduta come sempre alla sua postazione. E come sempre era china al lavoro sul computer, intenta a riordinare l’archivio elettronico. Anche se non ce n’era assolutamente bisogno, visto che era tutto quanto perfettamente rinominato e catalogato e nessuno si era più sognato di aggiungere o modificare qualcosa dal suo ultimo intervento. Sembrava lo stesse facendo più con lo scopo di tenere occupata la mente che per altro.

Finnick, nonostante il chiaro e recente ultimatum, era di nuovo stravaccato sulla poltroncina dello sceriffo. Stava reggendo il serramanico per pachidermi regalatogli dalla vice con entrambe le zampe posteriori, e al contempo cercava di passare la gigantesca lama sotto l’unghia del mignolo destro nel tentativo di estrarre da essa residui di non meglio precisata natura. Probabilmente caccole, a giudicare dal colore verdognolo chiazzato di scuro. Ma non vi erano tracce di setole nasali a fornire maggiori indizi, a riguardo. Era un impresa non certo facile, visto che equivaleva a voler dare vita al moto perpetuo. Valeva a dire che avrebbe potuto impiegarci secoli a tirare via il sozzume da lì sotto. O avrebbe finito col tranciarsi la falange prima di riuscirci. Classico esempio di sforzo macchinoso e totalmente inutile: tanto valeva tentare di pulirsele con una matita o una penna biro. Ed il bello era che ci stava mettendo pure un gran sforzo, a giudicare dal gran mordersi di labbra e lingua, e dal suo continuo sbuffare. Ma sembrava che gli altri due non osassero né si permettessero di dirgli nulla, nonostante avessero chiaramente sotto agli occhi l’intera, ridicola scena. E che nemmeno lo avrebbero redarguito per aver bellamente ignorato l’avvertimento di non sedersi lì, perché non era quello il suo posto.

C’erano altri pensieri, in ballo e per la testa.

Nick, invece, se ne rimaneva dritto in piedi a braccia conserte dietro la schiena. Si trovava di fronte ad una delle finestre e stava scrutando senza sosta tutto quanto il piazzale circostante, analizzando minuziosamente ogni casa, ogni negozio e le poche macchine che si trovavano parcheggiate a quell’ora. Si teneva pronto a captare il più impercettibile movimento o rumore, nonostante le cose là fuori apparissero completamente calme ed immote. E silenti.

Come lì dentro, del resto. Non volava una mosca, e nemmeno una parola. La tensione era palpabile, e si tagliava con un coltello. Concentrati ed in attesa di qualcosa che sarebbe potuto accadere di lì a breve. O che sarebbe senz’altro accaduto. L’espressione della volpe e della daina erano entrambe serie ed alquanto tirate: un atteggiamento che tradiva un certo fatalismo di fondo. La sicurezza rassegnata di un destino ineluttabile.

Non era certo lo stesso per il fennec, che era sì serio e concentrato al pari di loro due, ma per tutt’altri motivi. Sembrava avesse una certa fretta di finire le operazioni di pulizia generale. A differenza dei suoi colleghi, che se avessero potuto avrebbero persino evitato la fastidiosa incombenza, lui non vedeva l’ora di cominciare. Ipotesi che era confermata dai suoi gesti secchi e nervosi. Dentro al suo minuscolo corpo doveva guizzare un’energia che era rimasta occlusa e repressa fin troppo a lungo, e che ora non vedeva l’ora di liberarsi e di ESPLODERE. Serviva solo l’occasione giusta, che sarebbe ben presto arrivata. O almeno così si augurava, in cuor suo. Fatto sta che dopo altri cinque minuti trascorsi così ne ebbe già piene le tasche di quel silenzio di piombo ed attaccò con uno dei suoi deliri. Così, giusto per ammazzare il tempo. Fin tanto che non c’era qualcun altro a portata di mano a cui poter fare la stessa cosa. E cioé AMMAZZARE. Tanto sempre di quello si trattava, alla fine della fiera.

“Dunque” esordì. “Passiamo alla consueta rubrica L’ANGOLO DELLA CUCINA DELLO ZIO FINN. La volete conoscere una bella ricetta por preparare una squisita QUICHE ALLE VERDURE?”

Nessuna risposta. E nessuno in ascolto, a quanto pareva. Ma non si perse d’animo.

“Ooook. Trés bien.” continuò, imperterrito. “Ho deciso que prenderò el vostro ostinato mutismo como un si. Cominciate col prendere una bella tortiera o una pirofila, que tanto es ugual, poi ce stendete dentro una base de pasta sfoglia o de pasta brisé. Meglio la prima, a ben pensarci. Depuìs ve accaparrate un bel mucchio de patate, carote, zucchine, melanzane e qualsiasi altro tubero o erbaccia que ve viene en mente nella cabeza o que ve possa capitare sottozampa en quel preciso momento. Tagliateli ben bene a dadini perfettamente quadrati e li stendete sopra el letto de sfoglia, stando attenti ad amalgamare el todo. Ce spargete sopra una bella manciata de pomodoroni freschi y sugosi, e stendete un altro velo de pasta a ricoprire, su cui poi metterete qualche altro pomodorino avanzato como guarnizione. Nel frattempo, sempre que non ce abbiate già pensato prima ma que en realtà avreste già dovuto fare, como minimo, accendete el forno e lo portate a duecentoeventi gradi, non un grado de più ne uno de meno. Quando se trova a pieno regime, ce la infilate dentro. Attendete una ventina de minuti circa, magari leggendovi un buon libro, e quando é finalmente pronta...beh, a quel punto spalanchi la finestra, prendi quella porcheria e la lanci fuori bella rovente com’é, sperando que la schifezza volante centri qualche fesso dritto dritto sul suo testone. Poi apri il freezer, ti acchiappi al volo una bella bistecca e te la fai in padella. Mmmhhh…cosa non darei por una bella fetta de macinato DE INSETTO O DE LARVE CRUDE, en esto momento...sarebbe meglio persino de una scop...”

“Urgh...scusami, Finn” lo interruppe Maggie, mettendosi una mano davanti alla bocca con aria disgustata. “Ma credo proprio che...che tra non molto finirò per DARE DI STOMACO, se continui su questa strada...”

“Niente da dire. Un binomio perfetto, sissì...” proseguì lui, senza nemmeno darle retta. “...da SUICIDIO COLLETTIVO, giuro. UNA BELLA BISTECCA DE LARVE ALLA VANIGLIA Y UNA COCA GHIACCIATA GRONDANTE SANGUE...se potrebbe persino MORIRE, por una cosa del genere...o magari UCCIDERE...WAIT, WAIT, WAIT!! JUST A MOMENT, PLEASE!! CUT, CUT, CUT!! TAGLIA TODO!! COME NON DETTO!! O ERA FORSE UNA BISTECCA DE LARVE GRONDANTE SANGUE Y UNA COCA GHIACCIATA ALLA VANIGLIA? NO RECUERDO, non ricordo bene...eeeh, povero me...con la memoria é un vero disastro...alle volte va, alle volte viene...”

“Guarda, non importa. Davvero...” precisò lei con una smorfia, sempre più sconvolta. “...perché tanto ti informo che VOMITERO’ LO STESSO, se non ti decidi a finirla con questi discorsi...”

“Ehi, Finn!” Intervenne Nick, senza neanche voltarsi. “Ma perché di notte non ti decidi a dormire, invece di sprecarla a pensare alle cretinate che dovrai sparare il giorno dopo?”

“Senti chi parla...” ribatté il fennec.

“Allora” aggiunse la vice, rivolgendosi alla volpe. “Sembra tutto tranquillo per stanotte, no?”

“Già.” rispose lui. “TROPPO TRANQUILLO, per i miei gusti. Non mi piace. Non mi piace proprio per niente. Teniamoci pronti. E al peggio.”

Pareva non avere la benché minima intenzione di distogliere lo sguardo dalla finestra. Poi, qualcosa lo convinse a cambiare idea.

“Sai” confessò, mentre le rivolgeva un mezzo sorriso. “Ho sempre desiderato pronunciare una frase come questa, prima o poi.”

“Mi pare più che legittimo” lo giustificò la daina. “E lasciati dire che non mi stupisce affatto. Del resto, da quando lavoro con voi due ho come l’impressione di ritrovarmi catapultata dentro ad un film, certe volte. Solo che non ho ancora capito se si tratta di una commedia o appartiene al genere comico – demenz...”

Squillò il telefono.

Nick e Finn si girarono in contemporanea in direzione di Maggie che sollevò la cornetta, rispondendo all’istante.

“Pronto, ufficio dello sceriffo. Parla l’agente Thomp...ok, ho capito. Stia tranquillo. Arriviamo subito.”

Ripose l’apparecchio.

“Era Artemius Warton.” rivelò qualche istante dopo. “Ci sono tre tizi che...é inutile che ridi, Finn. Non si tratta di una barzelletta. Scusami, Nick. Stavo dicendo...ci sono tre tizi che stanno percorrendo in lungo ed in largo la Rowans a bordo di un pick – up. E non hanno niente di meglio da fare che investire e buttare giù tutte quante le cassette della posta, una dietro l’altra. Pare che siano anche belli bevuti, ma questo si poteva immaginare.”

Non si sa bene il perché ma al piccoletto era scappato da ridere, non appena le sue lunghe orecchie avevano udito l’inizio del discorso. Probabilmente non sapeva spiegarselo bene nemmeno lui, il perché. Chissà, forse qualche strana associazione di idee.

Non fu dello stesso avviso il suo socio, invece.

“Ok.” disse, semplicemente. “Direi di cominciare da loro. Sbrighiamoci.”

Afferrò la fondina con la sparadardi che aveva posizionato lì nei paraggi e se la legò in vita.

“Che dite, si va?” Chiese poi, fissando i suoi compagni.

“Dovresti saperlo, ormai. Io sono con te, lo sai bene.” rispose la vice, prendendo ed allacciando la fondina a sua volta. Imbracciò infine il fucile di precisione, con l’intenzione di metterlo a tracolla.

“ESTA BIEN, la ricreazione é finita. A moi la legiòn, ADELANTE!!” Le fece eco Finnick, buttando il serramanico a lato e balzando giù di botto dalla poltrona.

Seguirono Nick in fila indiana e in assoluto silenzio, come in una piccola processione, mentre prendeva la porta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Voglio mettere bene in chiaro una cosa, prima di iniziare” proclamò la volpe con tono solenne, mentre attraversavano l’ampio spiazzo situato a lato del commissariato con il chiaro intento di guadagnare una delle due volanti. “Sappiate che, da parte mia, non vi sto obbligando e non vi voglio obbligare a fare alcunché. Ve l’ho solamente proposto, e voi avete deciso di seguirmi di vostra spontanea volontà. Se avete ancora intenzione di cambiare idea fatelo adesso, finché siete ancora in tempo. Dopo stanotte, non sarà più possibile tornare indietro. Andremo fino in fondo, senza esitazioni. Perché quando ti ritrovi ad affrontare un nemico in palesi condizioni di inferiorità, l’unica scelta che ti rimane é IL GIOCO OFFENSIVO. Continuare ad attaccarlo, per non dargli il tempo di organizzarsi. E quando deciderà di attaccare, noi ci difenderemo. E poi ribatteremo, colpo su colpo. Maggie?”

“Mi sembrava di avertelo già detto” ribadì lei. “Così come ti ho già detto che mi piace parlare una volta sola. Sarò al tuo fianco. Al cento per cento. FINO ALLA FINE.”

“...Bene. E tu, Finn?”

“DATEMI LA BARAONDA. Non aspetto altro. Y AHORA VAMONOS A MATAR, COMPANEROS!!”

“Non ci sarà bisogno di accoppare nessuno” gli raccomandò Nick. “Ci limiteremo a dargliele di santa ragione, tutte le volte che sarà necessario. Fino a che non gli avremo fatto passare completamente la voglia. Gli infliggeremo una tale batosta da farli star male persino al ricordo. Al punto che al prossimo che vorrà ancora riprovare a far danni, o che lo sfiorerà anche il solo pensiero...ne sentirà ancora i lividi. Mi sono spiegato?”

“Claro que si, socio.”

“Ottimo. Ops, quasi dimenticavo...”

Frugò nella tasca sinistra della divisa, quella situata sul petto all’altezza del cuore e del distintivo, ed estrasse una sorta di minuscola placchetta metallizzata color dell’oro. Aveva la forma di una coccarda e presentava due punte ad entrambe le estremità. La punta superiore era affiancata da due parti dalla sagoma rettangolare e perfettamente simmetriche. Poi le sue forme si stringevano subito dopo, per poi diventare panciute poco prima di confluire nella seconda punta, quella inferiore.

“Ecco, questa é per te.” annunciò, mostrandogliela con fiero ed estremo orgoglio.

Finnick si avvicinò ed iniziò a squadrarla meglio, con fare sospettoso.

C’erano delle parole stampate in triplice colonna, su quella patacca. Ma, a causa del riverbero sulla sua superficie lucida della luce del lampione situato proprio sopra di loro, fosse dannato se riusciva a leggerla. Non si capiva.

“TEUFEL!! C – che accidente é, quella chincaglieria? N – non...non vorrai dirmi che...”

Il suo istinto di mariuolo gli faceva presentire qualcosa di imminente. Una presa per i fondelli in agguato.

E presentì bene. Se ne accorse non appena fu in grado di vedere bene le scritte.

Era un distintivo. Molto simile a quello usato dai piedipiatti ma di tutt’altra natura.

ERA UN DISTINTIVO JUNIOR DEL DIPARTIMENTO DI POLIZIA DI ZOOTROPOLIS. Uno di quelli che gli agenti di ronda donavano ai cuccioli come ricompensa per aver fatto i bravi. E per insegnargli ad amare e rispettare la loro figura ed il loro mestiere. Come quello che gli aveva appioppato la CONEJITA al termine del loro primo incontro, all’uscita della gelateria Jambeaux. Anzi...c’era da giurare che si trattasse proprio del medesimo.

Fece per esclamare qualcosa, ma Nick lo zittì.

“No, non dire niente. Comprendo bene la tua emozione ma non servono le parole, credimi. Vedi, amico mio...in seguito alle ripetute ed insistite esortazioni della mia fidata vice, ho deciso di nominarti MIO AIUTANTE UFFICIALE.”

Indicò Maggie, che sentendosi tirata improvvisamente in causa lo guardò con un’espressione sorpresa.

“Da ora in poi ti toccherà collaborare con degli SBIRRI, vecchio mio. Perciò, TI SERVIRA’ UNO DI QUESTI.” Incalzò.

Sventolò nuovamente il piccolo stemma scintillante sotto al naso del piccolo mammifero. Come a volerlo esortare a prenderselo, una buona volta.

“Sul serio. Non c’é bisogno che mi ringrazi.”

“RENGRAZIARTE?” Ringhiò subito l’altro, con fare minaccioso. “Ma non ce penso neanche! Ma como te viene en mente de fare una cosa simile? NON LA VOGLIO, QUELLA ROBACCIA! Anzi, sai que te dico? Que por quel che me reguarda te la puoi tenere ed infilare su per dove te dico io, capito? TE LA PUOI FICCARE EN SU PER IL TU CU...”

“Suvvia, Finn” lo interruppe nuovamente il suo ex – compare di brigata. “Ti sembra forse il caso di utilizzare questo linguaggio SCURRILE ED INFARCITO DI VOLGARITA’? Ti rammento che questa sera abbiamo con noi una gentil donzella. Vero, Maggie?”

“Fate pure come se non ci fo – o – ossi...” canticchiò lei, facendo spallucce. “Piuttosto, che ne direste di darci una mossa?”

“Grrrr!! E VA BENE!! SGANCIA, PRIMA CHE CAMBI IDEA!!”

Finnick reagì rabbiosamente, strappando il distintivo dalle zampe della volpe ed appiccicandosela al petto. Sulla parte destra.

“Perfetto.” sentenziò Nick. “Possiamo andare, ora?”

“Ancora un momento” fece il fennec. “Ma che diavolo c’avete tu e OCCHIDOLCI, stasera? LE DANNATISSIME FORMICHE NEI PANTALONI, POR LA SANTA VIRGEN? Lasciame fare un salto al quartier generale. Un attimo soltanto. Giusto el tiempo de recuperare la vecchia BETSIE.”

Il tappo si diresse verso il suo furgone, piazzato dalla parte opposta rispetto a quella dove si trovavano. Giunto a destinazione spalancò i portelloni posteriori. Non appena li aprì, partì all’istante e a tutto volume una pesantissima canzone in stile heavy metal:

 

“HEY, SCUM OF THE EARTH...WE ARE THE SCUM OF THE EARTH, SCUM OF THE EARTH, COME ON...”

 

“Ehi, che ne dite del mio SISTEMA DI ANTIFURTO PERSONALIZZATO?” Annunciò tutto tronfio e ritto in piedi sul parafango e voltandosi indietro verso i suoi due compagni per un istante. “E’ collegato direttamente all’impianto audio. Basta aprire le portiere, e...A BAILAR! VIA CON LE DANZE!!”

Detto questo si infilò dentro al veicolo. O si lasciò inghiottire, stessa roba. Visto da lontano, le due ante di ferro e acciaio davano l’impressione di due gigantesche fauci. Le fauci di un mostro meccanico. E la colonna sonora contribuiva non poco.

Il fracasso era a dir poco assordante. Nick osservava ed ascoltava con sguardo divertito. Sembrava

si stesse gustando tutto quanto, ogni singolo attimo.

“Here we go...” sussurrò tra sé. “Pare proprio che ci siamo...”

Maggie gli si fece incontro.

“...Ma che sta facendo, si può sapere?” Gli chiese. “E che roba sarebbe, questa BETSIE?”

“...Stà a vedere.” disse lui, soltanto.

Dal retro del van, intanto, continuavano a provenire strani rumori misti a colorite imprecazioni. La daina, che in quanto preda era provvista di un’udito superiore, riusciva a percepirne ogni singola sfumatura. La volpe, invece, pur riuscendo a sentire tutto quanto a sua volta, preferiva utilizzare la sua vista acutissima. I suoi occhi si erano ormai adattati alla scarsa e dispersiva luminosità circostante. E, ovviamente anche all’oscurità dell’abitacolo, qualche istante più tardi. Al suo interno vedeva chiaramente il membro attualmente mancante all’appello che si agitava e rovistava in maniera convulsa e frenetica, alla ricerca di qualcosa. E LUI SAPEVA BENE DI CHE SI TRATTAVA.

“Maldiciòn! Ma dove si é andata a cacciare? Eppure l’avevo messa proprio aqui, SANGRE DEL DIABLO! MA COMO ACCIDENTI SE FA A CONCENTRARSE CON ESTO SCHIFO DE MUSICA? No es la mejòr roba de escuchar prima de UNO SCONTRO ALL’ARMA BIANCA! Non si può ascoltare ‘sta nenia prima di fare a botte, NO SE PUEDE!!”

La tozza figura in penombra alzò la gambetta destra, come a tirare un calcio.

“CHANGE, YOU DAMN’D SONVABEEEYATCH! YOU NASTY, CREEPY MUTHAPHUKKER!! MI HAI SENTITO? SEI CONNESSO? CAMBIA!! Taca la mùsica, gran sporco y lurido hijo de p...”

Stava invitando gentilmente e a suon di ripetute pedate lo stereo a modificare lievemente la programmazione visto che, a quanto sembrava, non andava incontro a suoi gusti. Quest’ultimo obbedì, caricando una traccia a caso. Ancora peggiore della precedente.

 

“YO – OH...CHEGOU A TROPA DE ELITE, OSSO DURO DE ROER, PEGA UM PEGA GERAL, E TAMBEM VAI PEGAR VOCE’ EH EH...TROPA DE ELITE, OSSO DURO DE ROER, PEGA UM PEGA GERAL, E TAMBEM VAI PEGAR VOCE’…”

 

“Ooh! Y ahora si que ce siamo!!” Esclamò il fennec, entusiasta. Ma non si stava riferendo solo alla canzone. Evidentemente, doveva anche aver trovato ciò che stava cercando.

Qualche minuto dopo si decise finalmente ad uscire dal furgone, mediante un ulteriore balzo. Non appena i suoi piedi toccarono l’asfalto, i due portelloni si richiusero di colpo. DA SOLI. E la musica, o meglio il fracasso cessò all’istante.

Tornò verso i rimanenti del terzetto. Portava con sé, poggiandola in orizzontale sul collo e su entrambe le spalle poggiandovi le mani sopra dalla parte dei palmi, quella che pareva a tutti gli effetti la versione miniaturizzata di una mazza da baseball regolamentare e professionale, appositamente realizzata e progettata per i praticanti di taglia più ridotta. Ma non per le sue, comunque. Nonostante le dimensioni inferiori al normale, la lunghezza complessiva dell’attrezzo corrispondeva A CIRCA IL DOPPIO quella del suo proprietario.

La cosa non sorprese affatto Nick. Il suo sorriso si fece ancora più marcato. Non era certo il mazzuolo di egual legno massiccio che usava di consueto per scoraggiare eventuali malintenzionati, creditori e rivali da potenziali assalti alla sua persona, sventolandoglielo ripetutamente sotto al naso. Se aveva sfoderato QUELLA, stava a significare che aveva intenzione di fare DANNATAMENTE sul serio.

“Ehi, Finn!” Disse. “Non mi sembra il gingillo che usi di solito.”

“QUE?!” Esclamò lui. “Ma che, hai voglia di scherzare? Cosa vuoi che me ne faccia, di quello STUZZICADENTI? Esto es un lavoro da professionisti, e i clienti vanno intrattenuti con il meglio che la premiata ditta FINNICK PESTAGGI ED INTIMIDAZIONI ha da offrire in merito, non ti pare anche a te?”

“Mi sa che hai ragione.”

Maggie non aveva ancora profferito verbo. All’inizio si chiedeva come diamine avrebbe fatto il piccoletto ad utilizzare quella roba senza sbilanciarsi e cascare a terra. O senza inciampare o prendere dentro da qualche parte. A dirla tutta, riteneva già un miracolo che potesse riuscire a sollevarla. I casi erano due: o c’era il trucco e dentro era cava, o quel tipo doveva possedere una forza latente a dir poco mostruosa.

Poi, non appena poté scorgerla meglio, la sorpresa ebbe comunque il sopravvento su ogni perplessità. Era davvero lunga il doppio di lui, più o meno. E appariva ben levigata e di ottima fattura, oltretutto. La parte superiore era era color della vaniglia e su di un lato, aerografato in un eccellente corsivo e di colore turchese, spiccava il nome BETSIE. La parte inferiore era dello stesso colore del nome e sul lato corrispondente ad esso vi erano incise decine di tacche. Non appena le vide, ne intuì vagamente il significato. Ma decise di non seguire l’intuizione, preferendo sorvolare.

Notò anche che si era messo un paio di guantini in pelle sintetica nera, per l’occasione. Tagliati alla base della dita e con un foro quadrato su entrambi i dorsi delle zampe anteriori, appena sopra il laccetto in velcro che li richiudeva. E con tanto di borchie argentate sopra ogni nocca. Ma preferì concentrare la propria attenzione sulla nuova arrivata della combriccola, piuttosto che su di loro.

“C – cos’é?!” Chiese.

Quasi prevedendo la sua curiosità a riguardo, Nick decise di anticipare qualunque risposta da parte dell’amico facendosene portavoce.

“Mia cara, ho l’onore di presentarti nientemeno che il luogotenente dei BASEBALL FURRYES!!”

“I...BASEBALL FURRYES?! E…chi sarebbero, scusa?” Gli domandò lei, stupita.

“Solamente una delle gang più rispettate e temute di tutta Zootropolis. E lui era uno degli elementi di spicco. Nonché uno dei combattenti più forti.”

“LUI?!”

“Si, proprio lui. Almeno é quello che mi ha sempre raccontato. E’ una faccenda che risale a VENT’ANNI FA, quando ancora giravano le bande organizzate di quartiere. Ma che dico, venti...forse addirittura VENTICINQUE, O TRENTA...”

La daina fece tanto d’occhi.

“COME, TRENTA?!” Esclamò. “Perdona la domanda, ma...QUANTI CAVOLO DI ANNI HA FINNICK, PER LA PRECISIONE?!”

“Uhm, dunque...”

Nick poggiò la punta dell’indice destro sul bordo del labbro inferiore ed alzò leggermente lo sguardo verso l’alto, come a volersi sforzare improvvisamente di ricordare.

“Vediamo...fammici pensare un attimo...devi contare che quando ci siamo conosciuti dovevo avere otto anni, o forse nove...e lui all’epoca ne aveva già VENTI...”

“V – VENT’ANNI, DICI?!”

“Hai capito bene. E li dimostrava MALISSIMO già allora, puoi credermi sulla parola.”

Cominciò poi a conteggiare con le dita della mano sinistra, bofonchiando sottovoce.

“...Considerando dunque che tra noi due ci dovrebbero essere ben UNDICI anni di differenza, facendo un rapido calcolo...”

“Lei era sempre più allibita.

“C – COSA?! UNDICI ANNI DI DIFFERENZA?! M – MA ALLORA...”

Il soggetto della loro conversazione, nel frattempo, era ormai sopraggiunto al loro cospetto.

“Ehi, voi due!!” Urlò, vedendoli confabulare. “Lì si complotta, per caso?! E magari nei confronti del sottoscritto, dico bene?!”

“Chi, noi? Assolutamente.” lo rassicurò la volpe. “Piuttosto...se hai finito, direi di seguire finalmente il consiglio dell’agente Thompson e di metterci al lavoro.”

“Che stiamo aspettando, allora?”

Finnick fece un mezzo giro su sé stesso e si diresse vero il SUV. Mentre si incamminava afferrò Betsie con il solo braccio destro e, dopo averla fatta roteare su sé stessa per tre volte, la lanciò in aria verso il cielo. La mazza volò verso l’alto, traccio una strettissima parabola e ripiombò a testa all’ingiù, insaccandosi nel retro del colletto della sua t – shirt ed inclinandosi di lato fino ad assumere una posizione in diagonale, adagiandosi mollemente sul lato sinistro e riempiendo perfettamente l’interstizio tra la pelliccia ed il tessuto.

La vice si voltò verso Nick.

“M – ma c – come...”

“Don’t ask. NON CHIEDERE.” fece lui, allargando le braccia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Fermiamoci qui, Maggie.”

“Qui? Ma manca più di un isolato, ancora!” replicò lei, al volante.

“Per l’appunto” spiegò lui. “Meglio evitare di farci annunciare. Saranno anche ubriachi, ma se dovessero scorgere lampeggianti o sirene in arrivo, o anche solo la carrozzeria di un’auto della polizia in lontananza si dileguerebbero all’istante, te lo assicuro. E poi, da quel che ho potuto capire, quegli idioti non stanno facendo altro che percorrere la strada avanti e indietro alla ricerca di qualcosa da poter fracassare. Stà tranquilla, da lì non scappano. Ci basterà intercettarli al momento giusto, non appena ci arrivano a tiro. Ora scendiamo, e proseguiamo a piedi.”

“Ok, Nick. Ricevuto.”

“All’arrembaggio, miei prodi!!”

Mentre si sgolava, stravaccato sui sedili dietro, Finnick volle puntare in avanti Betsie dopo aver eseguito un largo movimento semicircolare. Manco si fosse trattato del comandante pirata che ordinasse alla sua ciurma di lanciarsi all’assalto, sguainando la spada.

La mazza, a causa dell’angusto spazio di manovra, picchiò contro uno dei vetri laterali. Fortuna volle che fossero garantiti infrangibili. Non lo spaccò ma interruppe la propria traiettoria, rimbalzandoci contro e finendo contro i poggiatesta anteriori, che purtroppo infrangibili non lo erano e schizzarono via come molle al solo impatto.

“OCCHIO!!” Gridò.

Nick e Maggie, che avevano assistito all’astruso tentativo, intuirono in tempo sia il pericolo che l’avvertimento e si abbassarono, scivolando in avanti.

Evitarono la tremenda botta di un soffio. Con gran sollievo delle loro due zucche.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti, rieccomi qua!!

Chiedo scusa per l’ennesimo ritardo, ma é veramente un periodo incasinato. In più, sono sempre alle prese con problemi di salute ed acciacchi vari. Riesco giusto ad andare al lavoro.

Purtroppo tocca accontentarsi, certe volte. Altrimenti si rischia di non riuscire a fare nemmeno quel poco.

Pensavo persino di evitare la consueta pausa natalizia, in modo da poter pubblicare almeno un paio di altri capitoli. Anche perché mancano ancora due/tre parti alla conclusione di questo capitolo, e temo di non fare in tempo a terminarlo per la fine dell’anno. Vedremo…

Ringrazio intanto Plando, Sir Joseph Conrard, hera85 e LittleCarrot per le recensioni all’ultimo episodio. Ed EnZo89, Devilangel476 e Freez shad (Bentornato!) per le recensioni ai capitoli precedenti.

E, come sempre, ringrazio chiunque leggerà la mia storia e se la sentirà di lasciare un parere.

 

Alla prossima!

 

 

 

See ya!!

 

 

 

 

 

 

 

 

Roberto

 

 

 

 

 

   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Zootropolis / Vai alla pagina dell'autore: Redferne