Serie TV > Veronica Mars
Segui la storia  |       
Autore: JEH1929    14/12/2017    0 recensioni
"Perché, per quanto si cerchi di fuggire dal passato, di lasciarselo alle spalle, quello è sempre lì dietro l’angolo, pronto a richiamarti indietro alla minima deviazione.
Non posso sfuggire all’attrazione fatale di Neptune."
Fanfiction ambientata 5 anni dopo la fine della terza stagione, senza tenere conto del film e dei libri.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Logan Echolls, Un po' tutti, Veronica Mars
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

- Com’è andata la tua giornata?
Mio padre è seduto sulla poltrona, mentre io sono sdraiata sul divano con Backup accoccolato ai miei piedi. Ormai è piuttosto tardi, ma non ho alcuna intenzione di andare a letto prima di aver scoperto dove mio padre sia sparito per tutta la sera.
- Tutto bene. – risponde.
Ovviamente non mi sta affatto rendendo facile arrivare al punto.
- E tu? – chiede.
Ripenso alla mia giornata, al mio incontro casuale con Logan, alla nostra discussione e infine alla promessa che gli ho fatto che lo avrei aiutato. Non sono affatto sicura che avrei l’approvazione di mio padre nel caso gliene parlassi. Non ha mai amato Logan e la sua palese preferenza per tutti gli altri fidanzati nel corso della mia vita, ad eccezione forse solo di Troy Vandergraaf, non mi spinge certamente a confidarmi. Perciò anche io decido di rimanere sul vago.
- Bene.
Il silenzio si prolunga. Sappiamo entrambi che il discorso non è finito qui e che nessuno dei due ha esattamente detto la verità.
- Ho chiamato Weevil prima. – inizio.
- Mmmh.
- Sono contenta che tu lo abbia assunto di nuovo.
- Ha delle ottime qualità investigative, quando le applica.
- Mi ha detto che non sapeva dove fossi. È il tuo dipendente e assistente e non sa dove tu sia. Questo è strano.
- Non mi sembra che tu sapessi sempre dov’ero quando lavoravi per me.
- In effetti…
Se c’è qualcuno in grado di non cadere nei miei tranelli e di riuscire a non dirmi niente, continuando a fare finta di nulla, quello è proprio mio padre. In fondo è lui che mi ha insegnato tutto.
- Ti ho anche lasciato due messaggi, che non hanno ricevuto risposta.
- Ero impegnato.
- E se fossi stata in pericolo?
- Veronica, non ho alcuna intenzione di dirti dove ero questo pomeriggio e questa sera.
Colpita e affondata.
- Come sta Wallace? – chiede dopo un po’.
- Penso che gli sia successo qualcosa a New York.
- Pensi che abbia incontrato Jackie?
Lo fisso indispettita, visto che lui c’è arrivato all’istante, mentre io ho impiegato fin troppo tempo ad arrivarci.
- Non lo so, ma penso di sì. Mi chiedo perché dopo così tanto tempo l’incontro lo abbia sconvolto così tanto.
- Alicia mi ha detto che negli ultimi tempi lo vede molto giù e che non ha più avuto una relazione seria da anni.
- Ti senti ancora con Alicia? Non siete per caso tornati insieme? – chiedo, ammiccante.
Lui sorride.
- No, non siamo tornati insieme. Ma talvolta ci sentiamo per telefono o ci incontriamo. Adesso siamo diventati amici.
- Mh, certo, farò finta di crederci…
- E non hai nient’altro da dirmi su questo pomeriggio? – chiede.
Non so come faccia, ma riesce sempre a capire quando non gli dico tutto.
- No, niente.
- Allora non ti importerà niente di vedere questo.
Gli lancio un’occhiata interrogativa.
Lui accende la televisione e manda avanti i canali fino a quando trova un notiziario. La presentatrice in Tv sta mostrando un video amatoriale che sembra registrato da qualcuno per strada.
- La star Logan Echolls è stato ripreso da alcuni fan e da alcuni giornalisti questo pomeriggio, mentre scendeva dall’auto del suo amico e collaboratore, Dick Casablancas, davanti al luogo dove è stato commesso l’omicidio di cui è accusato. Ha spintonato violentemente i fan e i giornalisti che si erano avvicinati all’auto, ferendone due, poi è corso via come una furia fino a scomparire fra le strade di Neptune.
La scena mostra Logan, fuori controllo, mentre spinge via le persone dall’auto, per farsi largo fra la folla e fuggire. Poi l’inquadratura passa su una donna di mezza età, un microfono davanti alla bocca.
- Sembrava una furia, come impazzito, io ho avuto paura per me e per il mio nipotino. Avrebbe potuto rimanere schiacciato. – dice la donna.
La scena torna di nuovo sulla presentatrice.
- L’accusa sta cercando di spingere per la condanna a omicidio di primo grado e la violenta reazione dell’indiziato potrebbe far propendere la giuria per questa sentenza, soprattutto in vista del potenziale pericolo rappresentato da Logan Echolls.
Prendo il telecomando e spengo la televisione. Adesso capisco per quale motivo Logan era così agitato quando è arrivato al bar. Sospiro di fronte alla sua stupidità.
- Non si sta mettendo bene per lui. – dice mio padre.
- Io so che non è colpevole. – affermo.
- E come lo sai? Eri a miglia di distanza quando è successo e sono cinque anni che non parli con lui.
- Io lo so e basta.
- Come, nel tuo cuore? - dice, ironico.
- Andiamo, papà, sappiamo entrambi che Logan non è capace di tanto.
- Tu pensi di saperlo, ma c’è qualcosa di oscuro in quel ragazzo e tu lo sai. Tanta rabbia repressa, tanta violenza che può scoppiare da un momento all’altro, se non è già scoppiata.
- Io so che non è colpevole. – ripeto, con decisione.
Mio padre alza le braccia in segno di resa e si alza. Mentre si dirige verso la sua stanza, si volta a guardarmi.
- Io cercherei di non rimanere troppo coinvolta. Per te ed anche per il tuo lavoro, non so quanto Frank potrebbe essere felice di una tale pubblicità sul suo ufficio, nel caso di un tuo diretto coinvolgimento nella faccenda.
Allora lo aveva già capito.
- So quello che faccio. Ormai sono un’adulta.
- Lo spero tanto, Veronica, lo spero proprio tanto.
Poi si volta ed entra in camera, chiudendosi la porta alle spalle.
 
 
Apro la valigia e mi accorgo che ho preso soltanto un tailleur grigio, una gonna e una camicetta, oltre ad un paio di pantaloni bianchi e larghi. Decisamente poco adatti e poco pratici. Apro l’armadio e, vedendo i miei vecchi vestiti, un sorriso mi attraversa il volto. Se penso a come è cambiato adesso il mio guardaroba è davvero sconvolgente. Prendo un paio di jeans e una maglia a righe e indosso il tutto, poi esco di casa. Mio padre è già uscito e forse sono contenta di questo, non sono sicura di voler di nuovo affrontare l’argomento di ieri, specialmente considerando il fatto che ho appuntamento con Logan fra mezz’ora.
Il telefono inizia a squillare, noto il nome di Frank sullo schermo. Non ho alcuna voglia di sorbirmi un rimprovero da parte sua, ma sarebbe davvero molto poco professionale se non rispondessi. Sto per accettare la chiamata con un sospiro, quando sento bussare alla porta e riconosco la sagoma di Logan in controluce. Vado ad aprirgli, rinunciando a rispondere alla chiamata.
- Ciao. – dico, facendomi da parte per farlo entrare.
- Ciao. – replica, guardandosi intorno, sospettoso.
- Mio padre non c’è, non ti preoccupare.
Accenna un lieve sorriso, mentre io finisco di prendere le mie cose per uscire.
- Vestita così stai decisamente meglio. – dice mentre scendiamo le scale.
Sorrido, evitando di farmi vedere da lui.
Arriviamo al parcheggio e la sua Porsche nera spicca chiaramente in mezzo a tutte le utilitarie dei residenti nel mio palazzo.
Lui si dirige verso la sua auto, mentre io mi fermo.
- Che c’è? – chiede, fermandosi a sua volta.
- Non se ne parla, andremo con la mia.
Lui si volta verso la mia auto grigia e anonima e storce la bocca.
- Diciamo che la tua non passa inosservata e diciamo che quello di cui hai bisogno non è ulteriore pubblicità, ed essere visto con una bionda sconosciuta non sarebbe molto produttivo.
- Non sei una bionda sconosciuta. – risponde.
- Poi non sarebbe una buona pubblicità neanche per me. – dico, ripensando a Frank.
Logan non commenta, anche se la sua espressione si incupisce.
Saliamo nella mia auto ed io metto in moto.
- Dove andiamo?
- Pensavo di parlare con il capo della sicurezza al Club 09. – rispondo.
- Vuoi andare al Club 09? – chiede con voce leggermente angosciata.
- No, vorrei che ci incontrassimo da qualche altra parte. Non mi sembra vantaggioso che qualcuno ti veda lì adesso. Non dopo quello che ho visto ieri sera al notiziario.
Le mie parole restano sospese nell’abitacolo per qualche secondo.
- Non sapevo che Dick mi stava portando lì, me ne sono accorto all’ultimo minuto ed era già troppo tardi. Poi ho perso il controllo.
- Spero che non ti capiti troppo spesso.
- Non più di quanto mi capitasse prima.
Alzo gli occhi al cielo: questa non è certo una buona notizia.
- Comunque, puoi chiamarlo?
- Chi?
- Il capo della sicurezza.
Annuisce ed estrae il cellulare dalla tasca dei jeans.
Dopo qualche minuto al telefono, riattacca e mi dice l’indirizzo dove lo incontreremo.
Dopo aver parcheggiato, entriamo nel locale. Ci dirigiamo verso un uomo di circa cinquant’anni, fisico muscoloso, una specie di gigante, con i capelli appena ingrigiti sulle tempie, il classico agente della sicurezza. Al suo fianco è seduto un uomo più giovane, di bell’aspetto e meno monumentale, anche se piuttosto grosso, capelli neri quasi rasati e occhi gentili. Mi rivolge un sorriso, quando ci avviciniamo.
Logan mi scosta la sedia e poi si siede al mio fianco. I due uomini fanno un cenno di saluto a Logan, che lo ricambia, e poi concentrano tutta la loro attenzione su di me.
- Sono Robert Mulligan e lui è Patrick Handstone. – dice il capo della sicurezza, tendendomi una delle sue enormi mani, senza variare minimamente espressione.
- Veronica Mars. – mi presento e stringo la mano ad entrambi.
- Cosa vuole sapere? – chiede Mulligan.
- Eravate voi due di turno la sera dell’omicidio?
- Sì, quando ci sono le serate di punta, ci sono sempre io. – risponde con una punta di orgoglio.
Non sembra molto felice di dover rispondere a delle domande di un’assurda ragazza bionda e piccola. Faccio spesso questo effetto alle persone. Probabilmente lo sta facendo soltanto perché Logan è il suo capo. Handstone sembra invece molto meno mal disposto nei miei confronti. Mi rivolge un nuovo sorriso, che ricambio. Logan lancia un’occhiata dall’uno all’altro, ma non dice nulla.
- Siete rimasti per tutta la sera alla vostra postazione?
- Ovviamente. – risponde di nuovo Mulligan, come se avessi detto la cosa più stupida del mondo.
- Io sono andato in bagno una volta. – interviene Handstone, ma Mulligan lo incenerisce con lo sguardo.
- Avete notato qualcosa di strano?
- In che senso?
- Qualche persona che si aggirava in modo sospetto, qualche cliente inusuale?
- No, tutto nella norma, quasi tutti clienti abituali.
Rimango per qualche secondo in silenzio e Logan mi guarda, in attesa di qualche altra domanda più specifica.
- Che senso hanno tutte queste domande? Abbiamo già riferito tutto allo sceriffo. – interviene Mulligan, brusco.
Ah, lo sceriffo di Neptune, il caro vecchio Vinnie van Lowe. Immagino come abbia fatto il suo lavoro. L’unico obiettivo probabilmente sarà chiudere il caso il prima possibile e in maniera quanto più efficiente, almeno in apparenza, per farsi un’ottima pubblicità alle prossime elezioni di sceriffo. Crocifiggere un innocente, in particolar modo se così ricco e famoso, gli deve sembrare un giusto prezzo per una vittoria politica.
- Robert, Veronica mi sta aiutando. – risponde Logan, stranamente calmo.
Mulligan non sembra soddisfatto della risposta, ma non replica.
- Lara Crane era mai venuta prima? – chiedo.
- Sì, in passato era venuta diverse volte. – dicendo questo, Mulligan lancia un’occhiata obliqua a Logan, come a sottintendere qualcosa. Decido di soprassedere.
- Non più negli ultimi tre mesi. – dice Handstone.
- Dopo l’ordinanza restrittiva?
- Esatto.
- E allora come ha fatto ad entrare ieri sera? – chiedo infine.
- Noi non sappiamo niente.
- Ma questo non è possibile.
- Deve essersi infiltrata in qualche modo, magari da qualche finestra.
- Magari ha indossato qualche travestimento.
- Può darsi. – risponde Mulligan, sulla difensiva, come se lo stessi accusando di qualcosa.
Parliamo per qualche altro minuto, ma non riesco a tirare fuori più niente da Mulligan e Handstone viene zittito con un’occhiataccia ogni volta che apre bocca. Logan non interviene quasi mai nella conversazione, se non quando la cameriera porta il conto e lui insiste per pagare. Alla fine ci alziamo, stringo di nuovo la mano ad entrambi ed usciamo.
Mentre camminiamo verso la macchina, Logan ha lo sguardo basso.
- Cosa ne pensi? – chiede infine.
- Non lo so. Qualcosa non torna.
- Quindi stanno mentendo?
- Non credo, almeno non Mulligan… ma dove l’avete trovato?
- È un ex soldato. Non sta molto simpatico neanche a me, ma fa il suo lavoro.
- Neanche tu stai molto simpatico a lui.
- Beh, non ci sono molte persone che mi trovano simpatico.
- Escluso il 50% dell’America e del mondo.
- Escludendo quello. – un sorriso spontaneo gli attraversa il viso, il primo da quando l’ho incontrato.
Mi fermo a rovistare nella borsa alla ricerca delle chiavi dell’auto, quando sento che qualcuno mi sta chiamando. Mi volto e vedo Handstone venire nella mia direzione. Senza Mulligan al suo fianco sembra più imponente di quanto avessi immaginato, anche se mi sta rivolgendo lo stesso sorriso gentile. Quando finalmente ci raggiunge, Logan gli lancia una strana occhiata.
- Veronica, potrei parlarti?
- Certo.
- Da soli. – dice Handstone, lanciando un’occhiata di sbieco a Logan.
Annuisco, ma mentre mi allontano noto che Logan sta continuando a fissarci.
Qualche metro più in là mi fermo.
- Cosa c’è?
- Ecco… - adesso Handstone sembra imbarazzato.
- Dimmi pure. – sfodero uno dei miei migliori sorrisi, funzionano sempre in queste situazioni.
- Non ho detto tutta la verità. Mulligan mi ucciderebbe se sapesse quello che ho fatto e Logan Echolls probabilmente mi licenzierebbe ed io ho bisogno di quei soldi. Sai, mio padre è morto, mia madre ha perso il lavoro e il mio fratellino è un genio, stiamo mettendo da parte i soldi per farlo studiare all’università…
- Dimmi, cosa è successo?
Handstone abbassa la testa e provo quasi pensa per lui.
- Lara Crane si è presentata al locale con una parrucca di capelli neri. L’ho riconosciuta all’istante, ormai era piuttosto famosa e poi era venuta diverse volte al locale in precedenza.
Fa una pausa, alza lo sguardo e lo indirizza verso Logan. Vi leggo malevolenza.
- Sai, all’inizio Logan Echolls non sembrava così infastidito dalla sua presenza.
- Immagino. – non riesco a trattenermi dal commentare con una punta di sarcasmo.
- Quindi, quando l’ho vista quella sera, l’ho subito riconosciuta. Aveva gli occhi gonfi di pianto e sembrava a pezzi. Le pupille erano leggermente dilatate, come se fosse stata fatta o ubriaca. Mi ha offerto cinquanta dollari, quando si è accorta che l’avevo riconosciuta, poi cento…
- E tu hai pensato bene di accettare i soldi senza esitazione.
- No, non ho accettato i soldi.
- E allora perché l’hai fatta entrare?
- Mi ha fatto pena. Sembrava così distrutta… io non immaginavo che poi succedesse quello che è successo… altrimenti non l’avrei fatta entrare. – la voce gli trema leggermente.
- Non è colpa tua. – un riflesso condizionato in queste situazioni, eppure penso a cosa sarebbe successo se Handstone non avesse disobbedito agli ordini del suo capo, magari Lara sarebbe ancora viva, potrebbe ancora vivere la sua normale vita da ragazza ricca, per quanto la sua potesse essere una vita normale.
- C’è un’altra cosa…
Gli faccio segno di continuare.
- Ho visto Lara entrare in un bagno con un uomo.
- Logan? – chiedo, un’onda di apprensione alla bocca dello stomaco.
Scuote la testa ed io tiro un sospiro di sollievo interiore.
- Chi era?
- Non l’ho visto in faccia, ma stava tirando Lara per un braccio verso il bagno, in maniera non molto amichevole.
- E non hai detto questo alla polizia?
Scuote di nuovo la testa.
- Lo sceriffo mi sembra un totale idiota. Ho pensato che tu avresti fatto qualcosa di meglio con l’informazione.
Malgrado tutto, sorrido.
- Lo dirai a Echolls? – chiede.
- Devo, ma non ti preoccupare, non ti farò licenziare. – gli stringo l’occhio, mentre faccio per allontanarmi.
- E… Veronica?
- Sì? – mi fermo e mi volto nella sua direzione.
- Se ti andasse di uscire con me, fammi un fischio. – mi porge un foglietto con su scritto il suo numero di telefono e mi offre un altro sorriso gentile.
Afferro il foglietto, un po’ imbarazzata.
- Sei in gamba. – mi esce detto, lui fa un sorriso più ampio e si allontana.
Quando mi avvicino alla macchina, Logan sta facendo finta di nulla, ma ho sentito il suo sguardo sulla schiena per tutto il tempo del nostro dialogo.
 
 
Il silenzio nell’abitacolo dell’automobile di Veronica mi sembra quasi asfissiante. Lei non ha aperto bocca dopo essere tornata dal colloquio in privato con Handstone, evidentemente intenta a riflettere ed io non l’ho voluta interrompere. O almeno questo è quello di cui mi voglio convincere, in realtà non riesco a nascondere un certo fastidio, per cosa non riesco a capirlo proprio o almeno non vorrei capirlo. Per quale motivo dovrei provare fastidio nel veder parlare Veronica in modo così amichevole con un uomo? Sono anni che non ci parliamo, anni che non ci vediamo nemmeno, figuriamoci poi stare insieme. Quella storia si è chiusa, è finita, abbiamo sprecato troppe occasioni e non ce ne saranno altre. Fine, punto.
La mia testa è affollata di mille domande, cosa le ha detto Handstone? Riguarda forse Lara? Può aver visto qualcosa? Sa come è riuscita a entrare? Alla fine interrompo il silenzio, ponendo la prima domanda che mi passa per la testa, con un tono decisamente sbagliato.
- Allora, pensi di uscire con lui?
Mi rendo conto troppo tardi di quello che ho appena detto. Veronica mi lancia un’occhiata di sbieco, continuando a guidare, senza rispondere. Per qualche secondo penso che non abbia sentito quello che ho chiesto, ma quando risulta evidente che l’ha sentito, prego che eviti di prolungare questa conversazione, non rispondendomi, anche se allo stesso tempo, in modo strano, desidero l’esatto contrario.
- Non credo. – risponde a voce talmente bassa che mi sembra di essermelo segnato.
- Eh?
- Non credo che uscirò con lui. – Veronica accenna un sorriso, anche se mi sembra abbastanza imbarazzata.
Internamente tiro un sospiro di sollievo anche se poi, subito dopo, mi chiedo il perché. Ma poi un nuovo dubbio viene a tormentarmi. E anche stavolta non riesco a trattenermi dal chiedere.
- Stai con qualcuno adesso?
- No. – la risposta di Veronica è secca, come se adesso fosse lei a non voler prolungare la conversazione.
- Neanche qualche appuntamento? – chiedo, ricordando quando mi ha parlato di Leo.
Mi sembra di pendere dalle sue labbra.
- Sono uscita da poco da una storia di un paio di anni.
- Ah.
Non riesco a capire se questo mi fa sentire meglio o peggio. Poi mi dico che non dovrei sentirmi in alcun modo e che le mie dovrebbero solo essere le domande di un amico che non vede da tempo. Ma io e Veronica potremo mai davvero essere amici? Lo siamo mai stati?
- Con Piz. – aggiunge dopo un po’.
- Con Piz cosa? – chiedo, ancora sovrappensiero.
- Sono stata due anni con Piz.
- Piz? Quel Piz? – so di sembrare un idiota, ma non posso fare a meno di continuare a ripetere il nome del mio vecchio rivale in amore.
Annuisce.
Bene, adesso mi sento decisamente peggio.
Piznarski, quanto lo avevo odiato in passato… Quando lo avevo visto con la mia Veronica, nonostante volessi dimostrare a tutti che avevo superato la mia storia con lei, la mia rabbia era stata la dimostrazione che non l’avevo superata affatto. Non potevo amare nessuno quanto avevo amato Veronica, figuriamoci Parker e poi dopo così poco tempo. Quando l’avevo vista con Piz, una parte di me era come scomparsa. Eppure in qualche modo sapevo che me lo ero meritato, Piz, in fondo, era tutto quello che io non ero: maturo, pacifico, affidabile, giudizioso, riflessivo. Sicuramente il signor Mars lo aveva adorato allora e lo adora anche adesso. In tutti questi anni erano rimasti in contatto? Oppure si erano rincontrati ed era scattata la scintilla? Di nuovo non so quale opzione mi faccia stare peggio.
- E tu? – chiede Veronica dopo un po’.
- Io cosa?
- Stai con qualcuno?
La guardo interrogativo. Sono una star del cinema, la mia vita privata non è mai privata. Come fa a non sapere che non ho avuto neanche una relazione stabile negli ultimi cinque anni?
Il lungo elenco di ragazze con cui sono stato e di cui non ricordo neanche il minimo particolare mi scorre velocemente davanti agli occhi. I volti sfocati, le parole sussurrate, ma senza che rammenti gli argomenti di conversazione, le sensazioni sbiadite. Eppure ricordo i più insignificanti particolari di tutti i momenti trascorsi con Veronica.
- No. – rispondo dopo un po’.
Il silenzio continua a prolungarsi per diversi minuti, mentre Veronica guida.
- Cosa ti ha detto Handstone? – chiedo alla fine.
- Mi ha detto che è stato lui a far entrare Lara.
- Cosa? Quel maledetto idiota! Lo farò licenziare da Dick non appena tornerò a casa. – sbotto.
- Invece non lo farai.
- Eh?
- Non lo licenzierai.
- Perché mai?
- Perché gliel’ho promesso e perché Handstone mi ha detto qualcosa di importante.
Veronica continua a tenermi sulle spine. Sospetto che si stia divertendo.
- Cosa? – la incalzo.
- Mi ha detto che Lana è stata trascinata da un uomo in bagno. Dobbiamo soltanto scoprire chi è.
 
 
Parcheggio davanti a quella che Logan mi ha indicato come la casa di Casey Gant. Dire casa è riduttivo, l’enorme cancello in ferro battuto lascia intravedere la villa a due piani in stile antico. Una Mustang è parcheggiata nel vialetto dietro il cancello.
- C’è qualcosa che devi dirmi di Casey? – chiedo a Logan, prima di scendere.
- In che senso?
- Qualche risentimento nei tuoi confronti, qualche litigio?
L’atmosfera è diventata tutto ad un tratto imbarazzante. Mi sento a disagio e sembra che lui senta la stessa cosa. Non capisco perché mi sono messa a parlare di Piz in un momento del genere, era totalmente fuori contesto e non era di certo un dovere parlarne con Logan, in fondo non gli devo rendere conto di nulla. Mi chiedo anche perché gli abbia chiesto se lui frequenti qualcuno, è stato a quel punto che l’atmosfera si è fatta del tutto insostenibile. Fortunatamente poi lui ha cambiato argomento, ma l’imbarazzo è rimasto. Continuo a non capire il mio improvviso interessamento dopo anni passati ad evitare qualsiasi gossip che lo riguardasse, eppure non sono riuscita a fare a meno di porre quella domanda. Mentre pranzavamo insieme in un ristorantino isolato e fuori mano, la tensione si poteva tagliare con un coltello.
Mi scuoto dai miei pensieri, vedendo che Logan mi sta guardando interrogativo: probabilmente mi ha posto una domanda che non ho afferrato.
- Scusa, non ti ho sentito. – dico.
- Di quanti anni parliamo?
Aggrotto le sopracciglia, senza rispondere.
- Diciamo che tre anni fa sono andato a letto con Kate.
- Kate?
- La sua fidanzata.
Lo dice senza guardarmi negli occhi, ma fissando fuori dal finestrino.
- Sei andato a letto con la sua fidanzata? – ripeto.
- Se può darti una qualche consolazione, non sapevo che stessero per sposarsi. – dice con amarezza.
- Stavano per sposarsi?
Annuisce.
- Cazzo, Logan. Quando cavolo smetterai di metterti nei casini in modo stupido.
- Quando tu smetterai di essere così perfettina. – risponde sarcasticamente.
Gli lancio un’occhiataccia, ma mi rendo conto che, nonostante tutto, l’atmosfera fra di noi si è smorzata.
- Cosa fa adesso Casey?
- Non lo so, la casa editrice va bene. Lui si limita a partecipare a qualche serata di beneficienza, ma non penso che lavori lì più di tanto.
Annuisco e apro lo sportello. Logan fa lo stesso.
- Dove credi di andare? – gli chiedo.
- Vengo con te.
Scuoto la testa.
- Non credo proprio. Tu rimani seduto proprio qui.
- Ma…
- Niente ma, non credo che Casey dirà qualcosa se tu sei presente.
Logan sospira, ma si rassegna e si risiede in auto, mentre io mi avvio verso il cancello.
Suono il campanello e dopo qualche secondo il cancello si apre. Lancio un’ultima occhiata a Logan, che mi sta fissando, prima di avviarmi verso la porta, dove un uomo alto mi aspetta sulla soglia. Dopo qualche secondo riconosco Casey. È diventato un bell’uomo e mi accoglie con un sorriso affabile.
- Veronica Mars. Che sorpresa!
- Casey! Come stai?
- Tutto bene, tu?
- Anche io.
Mi fa entrare, dopo avermi baciata sulle guance. L’ingresso della casa è spazioso, anche se non molto illuminato. Mi fa segno di procedere verso una stanza che si rivela essere un salotto e mi segue all’interno.
- Posso offrirti qualcosa? – mi chiede, mentre mi fa accomodare su un grande divano bianco di pelle.
- No, grazie.
Allora lui si siede in una poltrona bianca di fronte a me, a dividerci c’è un tavolino di cristallo.
Lui mi domanda del mio lavoro di investigatrice a San Diego ed io rispondo, poi gli chiedo della casa editrice e lui comincia a parlarmi di libri e di feste di beneficenza, io fingo di essere attenta, in attesa del momento giusto per chiedergli qualcosa di quella sera.
- Allora, perché sei qui? Veronica Mars non viene mai se non ha bisogno di qualcosa, sicuramente non per fare quattro chiacchiere sul lavoro.
Sorrido.
- Aspetta… non dirmelo. Non sarai qui per Logan Echolls? – mentre lo dice, arriccia il naso.
- Beh, ecco…
Casey scoppia a ridere.
- Sei qui per lui!
- Sì. – ammetto alla fine.
- Sai, pensavo che finalmente ti fossi liberata della sua influenza…
- Mi ha chiesto un favore. – rispondo.
- Questa volta ti stai sbagliando, Veronica.
Questa frase, quante volte l’ho sentita pronunciare e quante volte la sentirò pronunciare? Mio padre, Casey e sarà lo stesso quando ne parlerò con Mac e Wallace. Eppure la mia sicurezza non vacilla neanche per un secondo. Se c’è una cosa di cui adesso sono assolutamente certa è che Logan non ha ucciso quella ragazza. Poi le mie certezze sono veramente poche.
- Dimmi cosa hai visto. – chiedo, senza tanti preamboli.
- Avevo notato Lara nel locale fin da subito. L’avevano notata tutti, nonostante quella patetica parrucca che indossava all’inizio. Ha tentato diverse volte di avvicinarsi a Logan Echolls e lui l’ha respinta prima con calma, poi sempre più bruscamente, man mano che aumentavano i drink che beveva. Poi li ho persi di vista.
- E poi? – lo incalzo.
- Un po’ di tempo dopo sono uscito sul retro…
- Non è vietato ai clienti uscire sul retro? – lo interrompo.
- Sai, Dick Casablancas non è molto rigido con le regole. Sono uscito per fumare una sigaretta in tranquillità. Ma fuori c’erano Logan e Lara. Lui le stava urlando contro che lo doveva lasciare in pace una volta per tutte. A quel punto lei ha tentato di salire sull’auto insieme a lui, ma Logan l’ha strattonata via, non troppo forte, ma ho sentito che le diceva chiaramente che avrebbe trovato il modo di liberarsi di lei. Poi è salito in auto e se ne è andato.
Deglutisco.
- E quindi secondo te poi è tornato e l’ha fatta fuori?
Non replica
- Non poteva ucciderla subito? – lo incalzo.
- Magari si era accorto della mia presenza.
- E secondo te un uomo ubriaco, e lo era molto, a quanto hai detto, si sarebbe accorto della tua presenza?
- Forse non era così ubriaco come sembrava, si può far finta.
- Se non fosse stato ubriaco, avrebbe urlato una minaccia di morte così forte da farsi sentire da te?
Casey fa per replicare, ma mi accorgo che è rimasto senza parole. Gli rivolgo un sorriso di trionfo.
- Beh… io mi sono limitato a dirti quello che ho visto.
- Sei sicuro che sia proprio quello che hai visto? – insinuo.
- Cosa vorresti dire?
- Logan mi ha parlato di Kate.
Gli angoli della bocca di Casey si alzano in un sorriso che non si estende fino agli occhi.
- E così ti ha parlato di Kate, eh? Non credevo che te l’avrebbe detto.
- Già. Non è che la tua è stata una sorta di vendetta personale?
Casey rimane in silenzio per qualche secondo, poi riinizia a parlare.
- Sai, in realtà sono grato a Logan.
Lo guardo interrogativamente.
- Mi ha dimostrato quanto mi stessi sbagliando nel giudicare Kate. Pensavo di aver trovato l’amore della mia vita, invece era solo una troia alla ricerca dei miei soldi.
Mentre lo dice, mi rendo conto che è sincero e che quello che mi ha detto è la verità. Dannato Logan.
- Penso che sia tutto. – riprendo dopo qualche secondo, lui annuisce, si alza e io lo seguo.
- Casey, un’ultima cosa…
Lui mi rivolge uno sguardo interrogativo.
- Hai visto Lara con qualcuno la sera dell’omicidio?
- Intendi escluso Logan Echolls?
Annuisco. Casey sembra riflettere.
- Mi è stato riferito che Lana è stata trascinata in bagno da un uomo. – lo incalzo.
Casey solleva un angolo della bocca.
- Probabilmente era vero il contrario.
- Eh?
- Lana è andata a letto con praticamente quasi tutti i membri del club.
- Anche con te? – non posso fare a meno di chiedere.
- No. – risponde.
- E quella sera?
- L’ho vista per qualche secondo con Sean.
- Sean Friedrich?
Casey annuisce, poi esce dalla stanza e ci ritroviamo nell’ingresso buio.
Sulla porta, mi bacia di nuovo sulla guancia.
- Vieni a trovarmi, quando avrai smesso di andare dietro ai cattivi ragazzi. – dice.
Io gli sorrido e poi mi volto, dirigendomi verso il cancello.
 
 
La Mars Investigation non era cambiata affatto in tutti quegli anni. L’atmosfera accogliente, il vecchio divano scuro e le finestre con i vetri colorati. Sorrido spontaneamente non appena vedo la mia vecchia scrivania, nonostante adesso non ci siano le mie cose. Dopo aver accompagnato Logan alla sua auto, ho deciso di venire a trovare mio padre, ma ovviamente, come sempre da ieri, non riesco a trovarlo. Al mio posto è seduto Weevil, che, appena mi vede, mi rivolge un sorriso a sua volta. So che è contento di vedermi, anche se non lo ammetterebbe mai. E anche io sono contenta di vederlo.
- Veronica Mars.
- Weevil.
Mi siedo nella sedia davanti.
- Vedo che ti sei finalmente dato alla legalità.
Weevil sorride.
- E tu, invece? Ti metti a difendere i delinquenti? I ruoli mi sembrano invertiti.
Alzo gli occhi al cielo.
- E poi, io da questo lato della scrivania e tu dall’altro. Il mondo si sta veramente capovolgendo. – continua.
- Non mi aspettavo una paternale proprio da te, sai? O forse mio padre ti ha pagato per darmi consigli?
- No, ma sai che Logan non mi è mai stato particolarmente simpatico.
- Lo so.
Ripenso a tutto quello che è intercorso fra di loro: Lilly prima fra tutti, la morte di Felix subito dopo. E so altrettanto bene che si sono anche alleati quando è stato necessario, quando Weevil ha creduto nell’innocenza di Logan. Eppure adesso anche Weevil, come tutti gli altri, sembra convinto che Logan sia colpevole.
- Tu cosa ne pensi? – gli chiedo.
- Wow, Veronica Mars che chiede la mia opinione!
- Weevil! – lo richiamo, esasperata.
- Penso che Logan sarebbe capace di fare quello che ha fatto.
Non replico, tanto lui sa cosa ne penso.
- Però c’è qualcosa che non mi torna. – continua Weevil.
Aguzzo l’attenzione.
- Ho visto Logan Echolls ubriaco diverse volte e non è tipo da diventare violento in quei casi. Poi è impulsivo, se l’avesse voluta uccidere lo avrebbe fatto subito e non se ne sarebbe andato per poi ritornare.
- Quindi pensi che sia innocente?
- Non ho detto questo.
Rimaniamo in silenzio, entrambi assorti nei nostri pensieri, fino a quando il telefono squilla. Spontaneamente mi protendo per rispondere, ma Weevil mi anticipa, facendomi un sorriso di scherno. Dopo qualche minuto di conversazione, Weevil rifiuta il caso, dicendo che la Mars Investigation è troppo impegnata. Quando riattacca, alzo un sopracciglio.
- Non mi sembra che tu sia propriamente oberato di lavoro. O forse stai rifiutando casi all’insaputa di mio padre? – osservo.
- No. Ordine dello sceriffo Mars. Rifiutare tutti i casi. – risponde.
Noto che, nonostante tutto, non ha perso l’abitudine di chiamare mio padre sceriffo Mars.
- A cosa state lavorando? – chiedo.
- Non sono tenuto a rivelartelo.
Gli lancio un’occhiataccia.
- Sono io, Veronica, Veronica Mars, la figlia di Keith Mars, nonché impiegata in questo ufficio per diversi anni e attualmente investigatrice privata di successo a San Diego.
Dicendo queste parole, mi investe un leggero senso di colpa. Ancora non ho richiamato Frank, sarà super incazzato.
- Potresti favorire la concorrenza. – risponde.
- Andiamo, Weevil, seriamente. Cosa sta facendo mio padre? Non sembra aver gradito la mia visita e già questo è strano. Poi è introvabile…
- Beh, Veronica, a dirti la verità non lo so. Lo sceriffo Mars ha tenuto fuori da questo caso perfino me.
Dal tono della voce capisco che è sincero, ma questo non fa che acuire la mia curiosità: che motivo avrebbe mio padre di tenere fuori dal caso il suo collaboratore? Deve essere un caso davvero scottante.
Mi alzo dalla sieda e mi dirigo verso l’ufficio di mio padre, in cerca di qualche dettaglio.
- Non credo che dovrei lasciarti entrare lì. – dice Weevil.
- Non credo che mi fermerai.
Weevil, infatti, alza le braccia in segno di resa ed io entro nell’ufficio. Comincio a curiosare, ma fra le carte non riesco a trovare nulla di interessante. Provo anche con la cassaforte, ma deve aver cambiato il codice.
- Veronica… - Weevil mi chiama dall’altra stanza.
- Che c’è?
- Penso che tuo padre stia arrivando.
Non faccio in tempo a uscire dall’ufficio che mio padre compare sulla soglia.
- Ciao Weevil. – lo saluta, prima di vedermi.
Faccio per andare nella sua direzione per salutarlo, quando mi accorgo che non è solo. Dietro di lui c’è un uomo alto, impermeabile e cappello, nonostante la temperatura piuttosto alta, la pelle scura. Lo riconosco all’istante: mio padre è appena rientrato alla Mars Investigation accompagnato da Clarence Wiedman.


Ciao a tutti! Scusate per il ritardo, ma ho avuto una settimana veramente tremenda.
Ringrazio come al solito L Ignis_46.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Veronica Mars / Vai alla pagina dell'autore: JEH1929