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Autore: Il corsaro nero    14/12/2017    1 recensioni
In ogni fiaba si sa già il destino dei personaggi.
I buoni vivono per sempre felici e contenti mentre i cattivi muoiono.
Non ci si può fare niente.
Non si può sperare di cambiarlo... o forse no...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bra, Bulma, Tarble, Trunks, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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CAPITOLO 16: LA DECISIONE DI BULMA


Sono tornata.” disse Bulma, aprendo la porta della stanza del marito.

La tensione là dentro era lampante.

Bra se ne stava seduta su una sedia lontana dal letto del padre a disegnare qualcosa mentre Vegeta leggeva, infastidito, una rivista.

Ma cosa diamine era successo?!

Aveva un brutto presentimento...

Cos'è successo?” chiese, pregando che non fosse successo quello che temeva fosse successo.

Papà ha trattato male il Lupo Cattivo!” le rivelò, adirata, la bambina, indicando il padre.

Oh no, è successo! Si lamentò, mentalmente, Bulma mentre Vegeta alzava gli occhi dalla rivista e ribatteva: “Ha tutto il diritto di essere trattato così!” “Non è vero! Tu non lo conosci! Tu non lo conosci!” “Bra, va da tuo fratello!” le ordinò Bulma, prima che la situazione degenerasse.

Non appena Bra fu uscita, Bulma si girò verso il marito e, anche se sapeva benissimo la risposta, domandò: “Mi dici cos'è successo?” “E' successo che il caro amico di tua figlia, a cui ho donato il mio rene, è mio padre.” sbottò lui, innervosito.

Bulma si avvicinò al suo letto e chiese: “E l'hai trattato male davanti a Bra?” “Non sapevo che era lì. E, comunque, gli ho vietato di vederla altrimenti lo denuncio.” “Non pensi di essere stato un po' troppo duro? Bra è affezionata a lui e se li separi non la farai affatto contenta!” “E tu come lo sai?”

Bulma si mordicchiò il labbro.

Ormai non poteva più tacere.

Per mesi Bra mi ha parlato del suo amico. Da quel che ho capito, pare che si sia pentito di quello che ha fatto. E, inoltre, ti assomiglia molto anche mentalmente.” gli raccontò e Vegeta rimase in silenzio.

Suo padre pentito delle sue azioni?

Che sciocchezza!

Lui era solo un mostro che giocava con la vita degli altri... si era divertito con sua madre e, una volta stanco, si era trovato un'altra donna, abbandonando senza alcun rispetto la sua famiglia.

Bah... lei, comunque, gli deve stare lontana!” sbottò lui, tornando a leggere la rivista, ma la voce di Bulma lo fece trasalire: “Fai così solo per impedirle di soffrire. Non vuoi che Bra soffra come hai sofferto tu alla sua stessa età.”

Vegeta alzò la testa dalla rivista, guardandola in completo silenzio.

Era vero... lui voleva solo impedire a sua figlia di soffrire... suo padre era una persona orrenda che avrebbe solo fatto soffrire la sua bambina... e lui l'avrebbe impedito! A qualsiasi costo!

Bulma si avvicinò al marito e disse: “Ascolta, Vegeta... le cose non rimangono mai le stesse per sempre. Tutto cambia... è la vita. Io sono convinta che, in tutto questo tempo, tuo padre sia cambiato... un po' come sei cambiato tu nel corso del tempo...”

Vegeta rimase in silenzio a guardarla.

Bulma gli sorrise, ricordando com'era Vegeta al loro primo incontro...


Accidenti, accidenti, accidenti. Che ritardo!” si lamentò Bulma, mentre correva all'impazzata, guardando, in continuazione, l'orologio.

Era in ritardo stratosferico.

Aveva perso tempo a farsi bella, come al solito, e, adesso, era in ritardo.

Fortunatamente, Goku era Goku e, pertanto, gli avrebbe perdonato il ritardo.

Maledizione, ma con tutti i giorni che c'erano, Yamcha si doveva ammalare proprio quel giorno?!

Quella mattina era andata a vedere come stava, per sincerarsi che stesse male sul serio.

L'aveva trovato sul suo letto con gli occhi lucidi, il naso rosso, che sudava come una fontana e la febbre a 38°.

Non c'erano dubbi, stava malissimo.

Così, visto che il suo fidanzato non era più disponibile, Bulma si era trovata costretta ad andare da sola alla festa di Goku.

Era così impegnata a correre che attraversò la strada senza notare che il semaforo era rosso.

SKRREEEEKKK

La giovane donna si voltò alla sua sinistra e vide una moto, con in sella un uomo, frenare bruscamente.

Appena riprese il controllo della moto, l'uomo le urlò: “Ma guarda dove vai, stupida ragazzina!”

Bulma lo guardò in malo modo.

Non mi ero accorta del rosso! E' colpa mia ma lei non ha il diritto d'insultarmi!” ribatté Bulma e l'uomo rispose: “Ne ho il diritto, eccome! Hai idea di quanto ho dovuto aspettare per averla?! Se le accadeva qualcosa, avresti dovuto ripagare i danni, sai?” “E tu sai che non parlo con i teppisti che si nascondono sotto il casco?” lo provocò Bulma e lui, raccogliendo la sfida, se lo tolse.

Aveva la pelle bianca come la luna, i capelli a fiamma neri e occhi grandi e profondi come le tenebre.

Era bellissimo.

Bulma non riuscì a non arrossire.

Non ti aspettavi di certo che fossi così carino, eh?” la provocò lui ma Bulma fece le spallucce: “Bah... voi uomini siete tutti uguali...” “E voi donne siete tutte uguali... ti decidi o no a spostarti?” rispose lui.

Bulma si spostò e il ragazzo, dopo essersi rimesso il casco, sfrecciò via mentre la donna gli faceva una linguaccia.

Solo quando se ne fu andato, Bulma si ricordò della festa di compleanno di Goku e corse verso il bar dove si teneva la festa.

Eccomi qui!” esclamò Bulma entrando nel locale dove si teneva la festa.

Ciao, Bulma.” la salutò Crilin, un ragazzo basso, pelato e senza naso, mentre Muten, il vecchio proprietario della palestra in cui Goku, Crilin, Yamcha e un nuovo collega assunto da poco, insegnavano le arti marziali, la salutava.

Ho portato dei dolci per la festa.” esclamò, tirando fuori dalla borsa un pacchetto e Muten disse: “Che pensiero gentile, Bulma, ma non dovevi disturbarti... a me bastava darti una palpatina al seno!”

GAN

Bulma gli aveva tirato, infuriata, il pacco in testa.

C-come al solito non capisci gli scherzi...” si lamentò il vecchio, massaggiandosi la testa mentre Bulma sibilava: “E tu, come al solito, resti un maiale...”

Il vecchio maestro Muten era un brav'uomo, molto saggio e forte... peccato che fosse un grande maniaco... sempre a caccia di qualche bella donna da tormentare!

Su, non litigate... è una festa.” li calmò Goku, con in braccio suo figlio Gohan di soli quattro anni.

Bulma sorrise.

Come al solito, l'energia e la spensieratezza di Goku la faceva sorridere e dimenticare le perversioni di Muten e la maleducazione di quello stupido motociclista.

Ad un tratto, lo sguardo di Goku fece un'espressione stupita e, dando il figlio in braccio alla moglie Chichi, uscì dal bar, dicendo: “Scusate, torno subito.”

Bulma, che da sempre aveva avuto un carattere curioso, seguì di nascosto l'amico.

Si nascose dietro a un lampione e lo sentì chiamare: “Vegeta!” “Kakaroth?! Che ci fai tu qui?!” “Sto festeggiando il mio compleanno con tutti i miei amici. Vieni con noi, dai.” “Non se ne parla. Lasciami in pace, una buona volta!” “Andiamo, non fare il musone come al solito... ci stiamo divertendo da matti!” “Kakaroth, ho voglia di stare da solo! Credimi, oggi non ho voglia di festeggiare...”

Bulma si allontanò in punta di piedi e ritornò nel bar.

Per quanto avesse opposto resistenza, quel tipo non sarebbe riuscito a sfuggire alla determinazione di Goku.

Infatti, sentì la porta del locale aprirsi e Goku esclamare: “Ehi, Crilin, Muten, guardate chi ho trovato.”

Goku trascinò, con un po' di fatica, un uomo all'interno del locale.

Appena lo vide, Bulma per poco non fece cadere il bicchiere.

Era quel motociclista maleducato che aveva incontrato qualche ora prima.

Anche lui si accorse di lei, e le fece un sorrisetto divertito.

Intanto, Goku lo presentò agli altri: “Lui è il nostro nuovo collega alla palestra. Si chiama Vegeta.”


Erano passati tanti anni da quel piccolo, strano, incontro che le aveva cambiato la vita.

All'inizio, non si sopportavano proprio e ogni momento era buono per litigare.

Ma, poi, qualcosa era cambiato.

Si era accorta di amarlo, nonostante il suo carattere freddo e distaccato.

Così, aveva rotto con Yamcha, il suo fidanzato da una vita, e, dopo una lunga e faticosa sfida per attirare la sua attenzione, si era messa con lui.

Yamcha, a modo suo, era un caro ragazzo e si trovava molto bene con lui ma Vegeta... le provocava brividi su tutto il corpo, la faceva emozionare per piccole cose e, soprattutto, la faceva volare.

Le era dispiaciuto rompere con Yamcha, ma sentiva che era la cosa migliore da fare... tuttavia erano rimasti buoni amici, semplicemente avevano preso strade diverse.

Aveva persino, fatto da testimone quando si era sposato.

Sfortunatamente, Yamcha, tre anni prima, era stato investito da una macchina ed era morto.

Era stato proprio durante il funerale di Yamcha, che aveva capito quanto Vegeta fosse cambiato...


La pioggia continuava a scendere, battendo con furia sui tanti ombrelli neri presenti nel cimitero.

Bulma cercava di restare composta ma le lacrime continuavano a scenderle con furia.

Anche se, ormai, era felicemente sposata con Vegeta ed era in attesa del loro secondo figlio, non poteva non trattenere le lacrime.

Yamcha... era stato qualcosa di più di un semplice amico... era stato il suo ragazzo da quando aveva sedici anni... e ora che non c'era più...

Si asciugò le lacrime.

Anche quando l'aveva lasciato per mettersi con Vegeta, erano rimasti in contatto... l'aveva sempre aiutata nel momento del bisogno... era stato come un fratello per lei.

Guardò la moglie di Yamcha, che continuava a piangere e a tremare.

Per quella poveretta, il dolore era anche maggiore.

Anche lei, nonostante la tempesta e il fatto che fosse al quinto mese di gravidanza, aveva voluto partecipare al funerale.

Vegeta le mise un braccio intorno al ventre, senza dire nulla.

Sapeva quanto soffriva la moglie... nemmeno lui poteva negare di soffrire...

Yamcha era morto per un idiota che si era ubriacato troppo e non si era accorto che il semaforo era rosso...

Era morto così, senza alcun motivo, lasciando da sola la moglie e il figlio... proprio come nella sua famiglia...

Ma, almeno, Yamcha non aveva scelto di andarsene, al contrario di suo padre... era stato contro la sua volontà...

Quando la funzione fu finita, si avvicinò alla giovane vedova e le sussurrò: “Se avesse bisogno di aiuto... anche per una cosa di poco conto... mi chiami pure e io e la mia famiglia l'aiuteremo... so cosa significa crescere senza un padre...”

La donna lo guardò, incredula.

Durante le rimpatriate con gli amici di suo marito, Vegeta era sempre quello serio e scorbutico che se ne stava in disparte... e, adesso, le stava offrendo aiuto.

Vegeta non si accorse che Bulma lo stava guardando in silenzio, sorridendo.


Io non lo perdonerò mai, Bulma! Mai!” le rispose, seccato Vegeta e Bulma gli disse: “Nessuno ti chiede di perdonarlo, Vegeta. E' una cosa che dipende da te. Ma, ti prego, permetti a Bra di vederlo. Ci tiene a lui...” “Non se ne parla! Ho detto no e la risposta resta no!”

Bulma sbuffò.

Suo marito era proprio uno zuccone... ma anche lei non era da meno!

Sua figlia teneva troppo a lui, proprio come a suo padre... se solo avesse saputo dove abitasse...

Un'idea le balenò in testa.

Sì... ma certo... forse, una persona che poteva dirgli dove abitasse il padre di Vegeta esisteva...


Entrò nel suo appartamento e chiuse con furia la porta.

Poi, si tolse le scarpe e la giacca, ancora piene di neve, e se ne andò in camera sua.

Una volta entrato, si buttò sul letto, a faccia in giù.

Si sentiva da cani... aveva sperato fino all'ultimo di non rivedere più la sua famiglia... eppure era successo!

Anche se aveva rotto tutti i ponti col suo passato, questo era riuscito a ritrovarlo.

Una volta, aveva sentito che non si poteva sfuggire dall'amore e dalla morte perché esse ti troveranno sempre.

Avrebbe voluto trovare quello che aveva detto quella frase per dirgli che sbagliava.

Non dubitava che non si potesse scappare dall'amore e dalla morte, lui lo sapeva meglio di chiunque, ma c'era un'altra cosa a cui non saresti mai riuscito a scappare.

Il tuo passato.

Sospirò.

Il suo passato non solo l'aveva ritrovato, ma gli aveva rivelato due verità sconvolgenti.

La prima era che aveva un altro figlio.

Doveva essere successo quando lui e sua moglie avevano fatto sesso l'ultima volta.

Quell'ultima notte...

Ora che ci pensava meglio, durante quei tre mesi prima che se ne andasse, Echalotte stava sempre male ma lui non ci aveva curato tanto, dato che aveva i suoi problemi.

Aveva dei mal di testa e sveniva spesso.

Aveva pensato a una malattia ma, invece, era incinta.

E lui l'aveva abbandonata in quelle condizioni!

Si sentì un mostro... esattamente quello che era.

Il suo secondo figlio doveva odiarlo al pari di Vegeta... dopotutto, era cresciuto senza un padre e, in base ai racconti di Vegeta, era sempre stato preso in giro e picchiato proprio per questo...

Ad un tratto, si ricordò una frase che Vegeta, adirato, gli aveva rivelato.

Suo figlio, quand'era in prima media, era stato picchiato così tanto che sua moglie, la sua Echalotte, appena l'aveva visto era scoppiata a piangere.

La sua Echalotte...

Lui non l'aveva mai vista piangere.

Era troppo orgogliosa per farlo, proprio come lui.

Eppure, scoprire che suo figlio era stato picchiato a causa del marito, l'aveva fatta piangere... e chissà quante volte era stata male perché lui se n'era andato o perché la gente parlava male della sua famiglia...

Era proprio un vero Lupo Cattivo...

Di colpo, si ricordò della seconda cosa che il suo passato gli aveva rivelato.

La sua Cappuccetto Rosso, la sua piccola amica che gli aveva insegnato a voler di nuovo bene a qualcuno, era sua nipote.

La figlia del suo primo figlio, Vegeta, il figlio che lo odiava per averlo abbandonato.

Era rimasto sempre in contatto con la sua famiglia senza nemmeno saperlo.

Però Bra, il vero nome della sua Cappuccetto Rosso, doveva aver bisogno di un paio di occhiali.

Ma come aveva fatto a non vedere che era identico a suo padre e, quindi, suo nonno?!

Il nonno molto cattivo e malvagio che aveva fatto soffrire suo padre...

Eppure, nonostante la scoperta, Bra aveva provato ad avvicinarsi a lui... e l'aveva respinta.

Perché quella bambina gli faceva ricordare il suo fallimento.

Il suo fallimento come uomo, marito, padre e nonno.

Alzò lo sguardo verso l'orologio sul comodino.

Le sette e mezza.

Ormai la farmacia era chiusa.

Fece le spallucce.

Poteva andarci domani pomeriggio, non aveva alcuna fretta.

Nessuno glielo avrebbe impedito.

Si mise il pigiama e, dopo essersi coricato, spense la luce.

Dopotutto, non sarebbe cambiato niente ingoiare un pacco intero di sonniferi e farla finita quella notte stessa o la prossima...


La macchina parcheggiò nel garage della piccola villa e, per la prima volta da una settimana, a bordo vi erano tutti i membri della famiglia.

Eppure, si avvertiva una piccola aria di tensione.

Dopo la loro litigata, Vegeta e Bra non si erano più parlati.

Da sempre, padre e figlia erano molto legati... ma le rare volte in cui litigavano era un macello.

Ci voleva una settimana perché, pian pianino, i due si avvicinassero, erano entrambi parecchio orgogliosi, e facessero pace... ma Bulma sentiva che ci sarebbe voluto molto di più di una settimana perché cominciassero ad avvicinarsi...

Perché, stavolta, l'argomento del loro litigio non era il rifiuto di Vegeta a comprare una bambola per la figlia... si trattava del padre di Vegeta.

A causa del suo abbandono, Vegeta era convinto che suo padre fosse solo un essere spregevole che non meritava comprensione mentre Bra, che aveva conosciuto per puro caso senza conoscere la parentela e di cui era diventata una grande amica, lo difendeva con tutta sé stessa.

Sembrava di trovarsi in uno di quei film western nella scena precedente alla grande sparatoria.

Una volta entrato in casa, Vegeta dichiarò, mentre si dirigeva verso il bagno: “Vado a farmi una doccia.”

Non appena fu entrato, Bra gli fece una linguaccia.

Bra, non si fanno le linguacce.” la riprese la madre, in fondo divertita per il carattere piccante della figlia.

Per smorzare la tensione, Trunks propose alla sorellina: “Che ne dici se ti racconto una bella storia in camera mia?” “Sì, sì, che bello. Una storia.” esclamò, tutta contenta, Bra mentre seguiva il fratello.

Una volta che i due furono spariti, Bulma aguzzò le orecchie.

Sentì il suono dell'acqua della doccia.

Suo marito era impegnato a far la doccia mentre i figli erano in un'altra stanza a giocare.

Era il momento.

Prese il telefono e digitò un numero in fretta e furia.

Mentre sentiva il telefono squillare, Bulma era nervosa.

Pregò che lui fosse in casa.

Un'altra occasione simile non si sarebbe ripetuta tanto presto...

Finalmente, sentì cornetta alzarsi e una voce maschile allegra e gentile dire: “Pronto?” “Tarble, devi aiutarmi!”


...Fu solo quando notai una ragazza con la sacca da ginnastica che mi accorsi di averla dimenticata sul treno. Mi fiondai come una furia in stazione. Fortunatamente, eravamo al capolinea e il treno era ancora lì. Corsi subito dentro al treno, recuperai la sacca e scesi di nuovo.” “Meno male che te la sei ricordata, fratellone.”

I due fratelli risero a crepapelle.

Erano settimane che non ridevano così serenamente.

Quando si era scoperta la malattia di Trunks, i due non erano riusciti a ritrovare quella spensieratezza che li aveva sempre legati... ma, adesso che era tutto finito, il loro rapporto era tornato tale e quale a prima.

Ad un tratto, Bra smise di ridere e domandò al fratello: “Fratellone... potrei vedere cosa c'è all'interno della tua scatola dei tesori, per favore?” “Ma certo, Bra. Aspetta solo un secondo.” la rassicurò Trunks, scendendo dal letto e prendendo una scatola dall'armadio.

Una volta, Trunks avrebbe litigato con sorella per quella scatola.

Da quando Bra aveva saputo che suo fratello maggiore possedeva una scatola dove ci metteva tutte le sue cose preziose, l'aveva pressato molte volte per vedere cosa c'era, sperando che, tra le tante cose, ci fosse qualcosa legato a lei ma Trunks non voleva perché erano cose private e le sorelle ci dovevano stare lontane.

Eppure, essere così vicino alla morte, gli aveva insegnato molte cose... che bisognava sempre vivere come se l'ultimo giorno fosse l'ultimo... e apprezzare le piccole cose che la vita ci offriva... come le sorelle minori rompiscatole.

Ecco la scatola.” esclamò suo fratello, posando sul letto una vecchia scatola per le scarpe.

All'interno vi erano un sacco di oggetti buffi e curiosi: macchinine, molte delle quali senza una ruota, fumetti, giocattoli, vecchie figurine e strane carte con su disegnati dei mostri.

Fu proprio una di quelle carte ad attirare l'attenzione di Bra.

Vi era disegnati due ragazzi: uno grande e muscoloso con la barba, vestito come un cavaliere del Medioevo, mentre un'aggraziata fanciulla con un dolce sorriso, vestita con un abito nero, gli volava accanto.

Ti piacciono? Erano i protagonisti di un vecchio cartone animato, di cui non ricordo il nome. Erano due fratelli che, a causa di una grande guerra, combattevano in eserciti nemici. Nonostante questo, si sono sempre voluti bene e hanno continuato a cercarsi fino alla fine.” raccontò Trunks, nascondendo un piccolo particolare: era il ragazzo che aveva continuato a cercare la sorella minore per aiutarla, dato che la giovane, a causa di un incantesimo, si era dimenticata di lui e lo considerava solo un nemico.

Durante l'ultima, epica, battaglia, tuttavia, la ragazza, per un istante, si era ricordata di lui e si era messa in mezzo a un potente attacco destinato al fratello, sacrificandosi al suo posto.

Che bella storia. Senti, fratellone, come l'hai avuta questa carta?” domandò Bra, guardandola con vivo interesse, e Trunks le rivelò: “L'ha persa un signore... la conservo perché voglio restituirgliela quando lo rivedrò.” “E quand'è successo?” “In un cimitero. Tu eri ancora nella pancia della mamma e si stava svolgendo un funerale per un amico della mamma... durante la funzione mi sono allontanato e...”


Le gocce di pioggia non accennavano a scendere.

Anche se non poteva vederle, sentiva il tremendo rumore delle gocce che picchiava sulla grondaia.

Proprio il giorno perfetto per un funerale...

Trunks continuò a camminare tra i nomi e i visi di persone sconosciute...

Ad un tratto si fermò, incredulo.

Era convinto che, a parte lui, i suoi genitori e gli invitati al funerale, non ci fosse nessuno... e, invece, si sbagliava.

In mezzo alle lapidi nel giardino, inginocchiato per terra e incurante della pioggia battente, vi era un signore incappucciato che stava cambiando i fiori a una tomba.

La pioggia lo bagnava completamente, ma lui importava solo cambiare quei fiori.

Tolse i vecchi fiori, ormai appassiti, e mise quelli nuovi.

Congiunse le mani come una preghiera e, dopo qualche minuto di silenzio, si rialzò.

Appena si voltò, notò un ragazzino di quindici anni con i capelli lilla che lo fissava, in silenzio.

Che hai da guardare?” gli domandò, furibondo, l'uomo e aggiunse: “Non dovrei sembrarti strano, visto che sto cambiando i fiori a una tomba.” “M-mi scusi...” si scusò Trunks, voltandosi di lato e arrossendo, imbarazzato, mentre l'uomo commentava: “Ragazzini...”

Si allontanò dalle lapidi e dalla bufera e si diresse verso il portico, passando di fianco a Trunks.

Mentre gli passava accanto, i loro sguardi s'incrociarono.

I grandi occhi azzurri e vivaci di Trunks si fusero in quelli neri e tenebrosi dell'uomo.

Il grande cappuccio della giacca verde gli copriva i capelli ma Trunks vide chiaramente che quell'uomo possedeva una barba scura.

Mentre l'uomo si allontanava, Trunks rimase immobile.

Si sentiva strano... era come qualcosa dentro di lui lo stesse chiamando...

Trunks!”

La voce infuriata di sua madre lo fece girare.

La vide in fondo al portico, con i corti capelli turchini e l'abito nero che metteva in risalto la sua gravidanza.

La donna, adirata, si diresse a tutta velocità verso il figlio ma si scontrò col signore incappucciato che stava camminando.

Mi scusi. Io...” si scusò subito Bulma ma l'uomo l'interruppe, prima di riprendere il suo cammino verso l'uscita: “Non importa, non importa...”

Una volta che il signore se ne fu andato, Bulma si diresse verso il figlio e lo sgridò: “Trunks, ti ho detto mille volte di non allontanarti, senza avvisare!” “Scusa, mamma...” “Comincia a dirigerti verso la macchina che io e tuo padre ti raggiungiamo.” “Va bene...”

Mentre camminava, ad un tratto, l'occhio gli si posò per terra e notò una cosa.

La raccolse e capì che era una di quelle carte dei cartoni animati con la foto dei personaggi.

In quella carta vi erano un uomo che sembrava un guerriero medievale e una ragazza che pareva una fata.

Non li riconosceva... il che era strano, dato che era un grande esperto di cartoni animati...

Magari erano i protagonisti di un cartone che si vedeva quando i suoi erano piccoli...

Trunks si guardò intorno, inutilmente.

Il signore incappucciato di prima era sparito.

La carta non poteva che appartenere a lui.

Quello era il punto dove lui e sua madre si erano scontrati e quando prima era passato non l'aveva vista.

Se la mise in tasca.

Avrebbe conservato quella carta e, se per puro caso, l'avesse rivisto, gliela avrebbe restituita.


...Purtroppo, non rividi più quel signore. Un giorno, portai quella carta dalla nonna e lei mi disse che erano i personaggi di un cartone animato che vedeva da bambina e che aveva riscosso un grande successo, tanto che ci fecero un sequel. Anche lei amava molto quella serie e, come tanti suoi coetanei, faceva di tutto per vederlo in tv e collezionava le carte. Mi disse che quella carta era rarissima ed era ambita da tutti, tanto che si scatenavano pure delle risse.” finì di raccontarle Trunks.

Bra ascoltava, ammaliata.

Era incredibile sapere che c'erano così tanti Lupi Solitari e Tristi nel mondo... proprio come il suo Lupo Cattivo...

Bra non riuscì a trattenere le lacrime.

Gli mancava tantissimo... e non poteva vederlo perché lui, adesso, la odiava...

Trunks, che era a conoscenza dei fatti, accarezzò la testa alla sorellina e le chiese: “Pensi al nonno?” “Sì... vorrei parlargli ed essergli di nuovo amica... ma lui non mi vuole...” “Era solo un po' sconvolto. Scoprire dal nulla che la sua piccola amica è, in realtà, sua nipote, l'ha spiazzato... non prendertela se ti ha trattata male... vedrai che presto sarà di nuovo contento di rivederti.” “Ma quanto presto, Trunks?! Io voglio che sia di nuovo il mio Lupo Cattivo. Voglio che sia di nuovo mio amico.” “Da' tempo al tempo, Bra. Se gli darai un po' di tempo, lui si abituerà all'idea che siete parenti e sarete di nuovo amici.” la rassicurò il fratello mentre Bra si asciugava le lacrime, tornando a sorridere.


Fammi capire bene, Bulma. Mio padre era l'amico di Bra che soffriva di quella malattia ai reni a cui Vegeta gli ha donato il rene per salvarlo, senza sapere che era lui. Quando l'ha scoperto è andato, ovviamente, fuori dai gangheri e ha impedito a Bra di vederlo. E' questo il succo della storia?” domandò, incredulo, Tarble mentre Bulma confermava.

Tarble non riusciva a crederci.

Suo padre, l'uomo misterioso che se n'era andato quando lui era ancora nella pancia di sua madre, viveva nella sua stessa città...

Finalmente, avrebbe potuto conoscerlo e sapere chi egli era veramente... e la cosa lo terrorizzava non poco.

Temeva che suo padre fosse come Vegeta l'avesse descritto, cattivo e insensibile, e che lo rifiutasse...

Tuttavia, Tarble si ricordò che suo padre non doveva essere proprio così, dato che aveva fatto amicizia con Bra, una bimba di soli tre anni, ignorando che fosse sua nipote.

Eppure, il pensiero che suo padre non accettasse che fosse suo figlio e che lo prendesse solo per un bugiardo, lo tormentava...

Comunque...” continuò la cognata “Ho intenzione di permettere a Bra di vederlo. Malgrado tutto, loro due si vogliono bene e non voglio che quel testone di mio marito si metta in mezzo. Ma per far ciò ho bisogno del tuo aiuto.” “Certo, Bulma, dimmi pure. Ti aiuterò senz'altro.” “Devi darmi il numero di telefono di Gure.”

Tarble sgranò gli occhi.

Bulma voleva sapere il numero di telefono di Gure, di una sua allieva?!

Come mai?” le domandò e Bulma rispose: “E' la vicina di casa di vostro padre. Saprà dove abita e i suoi spostamenti. Mi serve come alleata.” “Bulma, non posso dartelo. Non ce l'ho e non posso nemmeno chiedere alla didattica di darmi quello di casa sua o il suo indirizzo. Rischierei di passare per un maniaco e di perdere il posto...” “Tarble... io so che hai il suo numero di telefono nel tuo cellulare.”

Il giovane sbiancò.

Ma come lo sapeva?!

Eppure era stato attento a non lasciare il suo cellulare in giro...

Lo so come so che tu ami lei e che lei ama te.” continuò la donna “L'ho capito quando, mentre aspettavamo la fine dell'operazione a tuo padre, vi siete allontanati entrambi. Prima che vi allontanaste eravate tesi e nervosi e, poi, non appena vi siete allontanati, siete diventati più sereni.”

Tarble tremava dal nervoso.

Sua cognata aveva scoperto tutto.

E adesso cosa poteva succedere?!

Avrebbe rivelato a tutti il suo segreto o l'avrebbe denunciato?!

Per una cosa del genere potevi finire in carcere...

Ma non preoccuparti. Non lo dirò a nessuno.”

La semplice frase della donna riuscì a farlo respirare di nuovo.

Ormai ti conosco.” gli rivelò Bulma “E so che non corteggeresti mai una ragazzina. Anche Gure mi sembra una brava ragazza. Voi due vi amate sinceramente, anche se avete molti anni di differenza.” “Sì... io e lei ci amiamo veramente. Abbiamo tentato di soffocarlo perché temevamo di rovinare l'altro... ma non ce l'abbiamo fatta.” “Spero solo che starete attenti. Potreste finire nei guai, e di quelli grossi.” “Non preoccuparti. Comunichiamo a notte fonda con degli sms che cancelliamo subito mentre in pubblico ci comportiamo normalmente, e poi... a Giugno lei si trasferisce.”

Tra i due calò il silenzio.

Tarble... mi dispiace...” sussurrò Bulma ma Tarble le disse: “Non preoccuparti. Anzi, è meglio così per entrambi. Così nessuno saprà mai niente...”


Ma dovete per forza andare a fare shopping con questo freddo?” “Certo che sì, Vegeta. In questo periodo dell'anno ci sono un sacco di saldi da urlo e io non me li voglio perdere.”

Bulma finì di abbottonarsi la giacca, cercando di essere più naturale possibile.

Era dura mentire al proprio marito... ma come facevano certe donne a mentire regolarmente?!

E perché porti Bra con te? Ha solo tre anni...”

Certo che a volte, Vegeta era più impiccione di sua madre Panchy...

E' bene che Bra si alleni con lo shopping per quando sarà più grande... vedendo una professionista all'opera capirà molte cose... e, poi, è meglio che voi due stiate lontani per un po', visto come hai trattato un certo suo amico.” rispose Bulma, sperando che la nomina al litigio per il padre di Vegeta non lo facesse indagare oltre.

Come previsto, Vegeta fece un mugugnò qualcosa di seccato e ritornò a leggere il suo giornale.

Eccomi, mamma!” gridò Bra quando ebbe finito di mettersi le scarpe.

Madre e figlia uscirono dalla casa e salirono in macchina.

Bulma sospirò.

Il peggio era passato.

La donna mise in moto la macchina e partì.

Mamma, dove stiamo andando? Questa non è la strada per il centro commerciale.” dichiarò, ad un tratto, Bra mentre guardava fuori dal finestrino.

Se n'era accorta...

D'altronde era pur sempre sua figlia e anche lei, quando aveva la sua età era incredibilmente sveglia.

Stiamo andando dal signor Lupo Cattivo.” dichiarò Bulma, sapendo che bastava solo quella frase per farle capire tutto.

Infatti, la bambina urlò, entusiasta: “DAVVERO?!” “Certo, Bra. Ma non devi dirlo a nessuno. E' un segreto.” “Mamma...” “Cosa c'è, Bra?” “Tu pensi che mi vuole ancora bene? Sarà contento di rivedermi?” “Certamente. Scommetto che farà come tuo padre: prima sembrerà il solito musone insensibile e arrabbiato ma poi, alla fine, si scioglierà...”

Bra sorrise: sua madre e suo fratello le avevano detto che lui le voleva ancora bene, quindi doveva per forza essere così.

Ad un tratto, vide un piccolo negozio e una piccola idea le balenò in testa.

Mamma, puoi fermarti un attimo, per favore?” chiese subito alla madre e Bulma, incredula, le domandò: “Perché?” “Perché voglio fare un regalo speciale al signor Lupo Cattivo. Qualcosa che significa amicizia.”


Fece un grosso sbadiglio, prima di spegnere la tv.

Mai una volta che ci fosse qualcosa di decente...

Una volta sì che c'erano dei programmi interessanti ed educativi in tv... ma niente è eterno... il passato era il passato e il futuro... il suo era già segnato e deciso.

Guardò l'orologio.

La farmacia era aperta, poteva cominciare a muoversi.

S'infilò la giacca.

Un tempo, l'idea del suicidio la considerava solo un'azione da codardi... e tempo dopo aveva dimostrato a sé stesso di essere solo un codardo.

Perciò, non aveva nessun rimpianto.

In tv la gente, prima di compiere il gesto estremo, faceva un sacco di cose... le solite baggianate televisive per attirare gli idioti.

Lui aveva trascorso quella domenica come tutte le domeniche precedenti, senza alcuna novità.

Una volta sveglio, aveva fatto colazione, poi aveva letto il giornale e, dopo aver pranzato, aveva finito di leggere un libro, prima di morire voleva almeno finirlo, odiava lasciare le cose a metà.

Dopodiché, si era messo a guardare la tv fino a quel momento.

Indossò le scarpe senza alcun timore o dubbio.

Perché doveva averlo, poi?

Era evidente che da vivo combinava solo danni e che nessuno l'amava.

Dopotutto, chi poteva amare un simile mostro?!

Si fermò ma non per l'indecisione.

Forse, lei l'aveva amato... ma cosa stava pensando?!

Lei lo odiava più di chiunque altro... doveva odiarlo... se per gli altri lo era, perché non doveva esserlo per lei?!

Ma allora, perché, ricordava sempre il suo sorriso e la sua voce gentile?

Perché non aveva abortito quand'era ancora in tempo?

Perché l'aveva tenuto... anche se era un mostro?!

Si guardò la mano.

Per lui, sua madre era sempre stata un essere unico e speciale... ma lei cosa aveva pensato, veramente di lui?!

Lui, fin da quando era nato, apparteneva a una razza maledetta...

Ma, presto, grazie a un'enorme quantità di sonniferi, non avrebbe più sofferto.

Che importava se fosse finito all'inferno?!

Dopo l'inferno che aveva vissuto in vita, quello della morte gli sembrava poca cosa.

Si maledì di non averci pensato prima!

Doveva suicidarsi da quando se n'era andato!

Così, non avrebbe conosciuto Bra e, soprattutto, suo figlio Vegeta non avrebbe mai sacrificato un rene per salvare un uomo che odiava...

Aprì la porta ma la piccola bambina con i grandi occhi azzurri, i capelli turchini e con un vestito rosso che vide davanti alla porta del suo appartamento, lo bloccò.

Ma... cosa ci faceva lei qui?!

Come aveva avuto il suo indirizzo?!

Vedendola, tutti i suoi piani e i suoi progetti che aveva architettato con tanta cura s'infransero.

Per la prima volta, da quando se n'era andato, era preso dai dubbi.

La presenza di quella bambina lo rendeva nervoso e agitato.

Cosa doveva fare?!

   
 
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