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Autore: Zamia    14/12/2017    4 recensioni
Pochi capitoli che raccontano un altro dei possibili modi in cui i nostri due eroi scoprono le reciproche identità e si confessano il reciproco amore. Gli avvenimenti avvengono dopo lo svolgimento delle puntate iniziali della seconda stagione per cui per chi non le ha viste c'è rischio di Spoiler.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Papillon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premessa dell'autrice:

La storia che leggerete consta di pochi capitoli che raccontano un altro dei possibili modi in cui i nostri due eroi scoprono le reciproche identità e si confessano il reciproco amore. Immagino che gli eventi si svolgano un annetto o due dopo gli aventi raccontati al principio della stagione 2 e pertanto con i protagonisti un pochino più grandicelli e maturi rispetto a quelli che conosciamo. Mi sono sforzata tuttavia di mantenerli il più possibile adeguati al contesto e conformi alla descrizione caratteriale che si fa di loro nella serie. Mi auguro possa piacere a voi come a me è piaciuto scriverla e spero possiate farmi sapere che ne pensate.

 

Incontro

 

Era una notte d'estate, tersa e fresca. Le stelle rendevano luminoso un cielo, per il resto, scuro come la pece. La luna calante tramontava all'orizzonte assumendo sfumature rossastre. Il tetto che li ospitava permetteva loro di scandagliare tutta la città dall'alto, tanto si ergeva sulle case circostanti.

Erano in una delle ronde notturne resesi necessarie per controllare “il Gufo”.
Da quando il preside Damocles aveva deciso di aiutare la popolazione di Parigi vestendo i panni di un supereroe, ogni tanto capitava di doverlo vigilare.
Per fortuna succedeva abbastanza di rado, almeno non così spesso come era successo molti mesi prima quando erano stati costretti a fare doppi e tripli turni per seguirlo continuamente. Adesso aveva imparato a non mettersi troppo nei guai e riusciva a tenersi lontano da avventure troppo pericolose.

Aiutava i vecchini ad attraversare la strada, chiamava i pompieri in caso di gattini arrampicati sugli alberi, portava le buste della spesa alle signore che uscivano dai negozi con troppi pacchi in mano.

Qualche volta però si metteva ancora nei pasticci.

Marinette e Adrien capivano che aveva qualcosa in mente dalla fretta con cui faceva allontanare gli allievi dalla scuola e dallo sguardo misterioso con cui si guardava intorno mentre chiudeva il portone dell'edificio scolastico.

In quelle circostanze sapevano che stava per seguire piste più grandi di lui.

Una volta, ad esempio, aveva provato a sventare un furto ad una tabaccheria e lo avevano trovato legato come un salame insieme al proprietario. Un' altra volta ancora si era preso un pugno in pieno viso per essere intervenuto a dirimere un contrasto tra due automobilisti.

Questa volta, però, Ladybug e Chat Noir si erano allarmati inutilmente ed erano rimasti appollaiati sul tetto a guardare il preside giocare ad un nuovo videogioco assai rumoroso, che in casa gli impedivano di utilizzare. Lo avevano seguito per un po', poi lo avevano visto sedersi su una panchina al parco ad armeggiare con un aggeggio elettronico.
Quando si erano avveduti del fatto che il preside non facesse nulla di pericoloso per l'incolumità sua e dei suoi concittadini, tranquillizzati, avevano deciso di tornare a casa a dormire.

Chat Noir era stato silenzioso tutta la sera. Nessuna delle sue pessime battute era stata rivolta alla coccinella e il suo sguardo verde era più liquido del solito.

Al momento di salutarsi Ladybug non resistette e gli chiese cosa avesse.
"Tutto bene" rispose lui accennando un sorriso. Ma era un sorriso ben lontano dal mostrare serenità.
"Che succede gattino, un tuo rivale ti ha mangiato la lingua? So come funziona tra voi felini quando dovete marcare il territorio!" disse lei sperando di strappargli una risata.
Ma questa volta non lo vide neppure inarcare i lati delle labbra. Era estremamente serio.

"Non t mo più Ladybug" disse con tono di voce cosi basso che la metà a delle parole fu incomprensibile alla sua interlocutrice.

"Che hai detto? Sei davvero strano stasera" constatò Ladybug.

"Ho detto che non ti amo più!" rispose aumentando il volume della voce.

"Per smettere di amarmi avresti dovuto prima cominciare a farlo, non ti pare?" ribatté giocosa la coccinella, spingendogli sul naso con il dito, convinta che lui stesse per prepararle uno dei suoi brutti tiri.

“Dico sul serio, insettina e dovresti sapere bene che ti amavo. Te l'avrò fatto capire in mille modi diversi."

"Non so di che parli, gattone, qualche battuta a doppio senso e fingere di baciarmi allungando il muso non mi sembrano certo dichiarazioni d'amore" rispose Ladybug che cominciava ad essere confusa.

Nella stessa sera, allo stesso momento stava ricevendo una dichiarazione d'amore e anche una smentita della medesima dichiarazione.

Eppure quelle parole la ferivano. Non aveva visto o non aveva voluto vedere quanto i sentimenti di Chat fossero forti e lo aveva deluso e allontanato.
E in effetti, a pensarci adesso, erano parecchi giorni che quel gattino era mogio mogio e particolarmente professionale. Niente battute, niente chiacchiere inutili. Dritto al sodo durante le loro missioni. E lei stava imparando ad apprezzarlo molto di più cosi silenzioso e misterioso.

Ma questa era un'altra storia.

Adesso lui le stava parlando di sè e una buona partner – un'amica, osava pensare, considerata la reciproca fiducia che li spingeva a mettere la propria vita nelle mani l'uno dell'altro - doveva aiutarlo a chiarirsi e metterlo a suo agio. Ne andava anche del loro lavoro di supereroi.

"Ne vogliamo parlare, Chat?" e si avvicinò materna a lui. "Perché hai sentito il bisogno di chiarirmi questa cosa?" lo incalzò.
Pensava che fosse davvero strano che se ne fosse uscito adesso con questa affermazione così diretta sulle sue emozioni.

"Pensavo che fosse giusto che lo sapessi, cosi magari puoi sentirti più tranquilla a starmi accanto. Lo so che ti ho messo spesso in imbarazzo" rispose con un tono di voce diverso dal solito.
Ladybug pensò che questa inflessione nella voce le ricordava qualcuno ma in quel momento non avrebbe saputo dire chi.

"Come mai sono cambiati i tuoi sentimenti?" ebbe poi il coraggio di domandargli.

"E me lo chiedi?" il tono del gatto nero era aspro "non hai fatto altro che rifiutarmi, dare poco peso alle mie parole, prendermi poco sul serio, persino come eroe".

"Mi dispiace, avevo sottovalutato i tuoi sentimenti e per il resto sai come la penso. Senza di te sarei perduta! sei il miglior compagno di avventure che si possa desiderare. Siamo una squadra io e te!".

Lui non parve neanche ascoltarla mentre parlava.
"Comunque non è per questo che i miei sentimenti sono mutati, Ladybug" aggiunse l'eroe in nero guardandola fisso negli occhi.

 
   
 
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