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Autore: _Pocahontas_    15/12/2017    1 recensioni
Fabiana è una ragazza di 17 anni come tante. Vive ogni giorno le insicurezze che il suo corpo le procura e che spesso si crea da sola. E' innamorata da sempre di Marco, il ragazzo belloccio della scuola ma che considera un sogno proibito a causa del suo aspetto fisico. Amore e amicizia sono le parole chiave che contraddistinguono questa storia e che condurranno la protagonista ad una riscoperta di se stessa.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Mi rigiro il bigliettino tra le mani da quando l'ho trovato sul banco.

Ho addirittura provato ad annusarlo per cercare di capire se avesse un qualche profumo particolare, un indizio a cui aggrapparmi.

Ho paura.

Non mi reputo una bella ragazza, la mia autostima è pressocché inesistente e per quanto ci speri, dubito fortemente di avere un qualche ammiratore segreto.

Mi vergognerei da morire se mi trovassi di fronte ad uno scherzo.

Probabilmente, il più crudele tra quelli che mi hanno riservato fino ad ora.

Da quando Luca è il mio migliore amico, la sua popolarità tra le ragazze e i ragazzi, mi ha in qualche modo protetta dagli scherni e dalle brutte etichette che mi hanno sempre affibiato.

Tuttavia, non sempre è stato sufficiente.

Mi domando perchè le persone si debbano sempre sentire in diritto di offendere chi è più debole, se in qualche modo questo li faccia sentire più forti. Mi chiedo cosa ci sia di così tanto divertente nell'evidenziare i difetti di qualcuno e di riderci su, senza alcuno scrupolo verso chi ne soffre.

Come se fosse semplice poter scegliere di essere diversi o migliori.

Come se fosse colpa loro se vertono in quelle condizioni, se hanno il naso lungo, la pancia pronunciata, gli occhi storti o camminano come se avessero un palo in mezzo alle chiappe.

Alcuni nascono così.

Per gli altri, il più delle volte, ci pensa la vita a tarsformarli.

Il suono metallico della campanella mi risveglia bruscamente dai miei pensieri.

La pausa è iniziata ed io mi rendo conto di aver passato 3 ore della mia giornata a non ascoltare nemmeno una parola di quello che stava dicendo il professore.

<< Ehi, tutto bene? Ti ho vista parecchio pensierosa >> sorrido a Luca che si è precipitato da me.

<< Tutto bene, sto solo cercando di capire chi possa avermi scritto questo bigliettino >>

<< Ti importa così tanto? >> mi domanda.

<< In fondo, se ci pensi, puoi anche non presentarti se temi sia uno scherzo di cattivo gusto o se preferiasci, posso accompagnarti io >>.

Ci penso, tentata dalla possibilità di averlo al mio fianco.

<< Non credo sia il caso, per quanto apprezzi la tua disponibilità e per quanto sia tentata di accettare, sono consapevole del fatto che, se deciderò di affrontare la questione, dovrò farlo da sola >> mi sorride e annuisce.

<< D'accordo scricciolo, ma se cambi idea, sai dove trovarmi >>.

Adoro Luca, non potrei trovare di meglio nemmeno volendo.

Si è avvicinato a me in modo limpido e puro, senza alcun tipo di interesse ma solo con la sua genuinità.

<< Cambiando argomento, tu hai un forte debito con me >> mi guarda serio, come se stessimo affrontando un discorso importante.

<< A dire il vero non ricordo >> mento.

Lo vedo sgranare gli occhi colpito dalle mie parole per poi imbronciarsi come un bambino di cinque anni.

<< Me lo avevi promesso >> mormora.

<< Te l'ho portata la crostata al cioccolato, stupido! Non mi sono dimenticata! >> il suo viso si illumina e vederlo così mi procura un brivido dietro la schiena.

Tenerezza... Suppongo.

<< Non si fanno questi scherzi! >> inclino il busto verso la tracolla blu appesa alla sedia, apro la cerniera e con le mani procedo a tentoni tra le varie cianfrusaglie << Dovrei averla messa in un contenitore in mezzo a tutta questa robaccia >> lo sento ridere << La solita disordinata! >> mi rimprovera.

<< Eccolo! >> esclamo, forse un tantino troppo forte visto che le mie urla di gioia hanno richiamato le attenzioni di tutta la classe.

Mi ritrovo ad arrossire per la vergogna.

Luca ride e fa un cenno con la mano.

<< Tanto più non ti piacciono le attenzioni, tanto più le richiami >>

<< E' la storia della mia vita! >>.

 

La giornata prosegue tranquilla.

L'interrogazione di storia non è stata poi così traumatica come mi aspettavo, forse perchè una parte del mio cervello era ancora impegnata a capire chi fosse l'autore del bigliettino.

Sembra essere diventato l'unico scopo della mia giornata scoprire chi sia questo fantomatico ammiratore, anticiparne le mosse.

Tuttavia non mi è più possibile tergiversare, anche l'ultima lezione è finita e il momento del fatidico incontro è arrivato.

Mi giro osservando tutti i miei compagni; sembrano così tranquilli, come se non stessero preparando alcun tipo di piano malvagio alle mie spalle, come se fossero solo mie paranoie.

Ma io paranoica ci sono diventata anche per colpa loro.

Le ochette, armate di borsette rosa firmate, così piccole da non riuscire a contenere nemmeno una penna, figurarsi un libro, parlottano tra di loro riguardo qualche gossip su qualche star di cui non ho mai sentito nemmeno il nome.

O forse si, chi si ricorda.

I ragazzi ridono, commentando scherzosamente qualche giocatore dal nome impronunciabile.

I secchioni si passano gli appunti, scritti in modo impeccabile nonostante il professore sia incline a parlare molto velocemente. Mi domando come facciano a seguire la lezione a prende gli appunti contemporaneamente; ricordo quando, diversi mesi fa, tentai anche io di prende appunti in vista di un'interrogazione importante. Fu un vero disastro.

Bastava non capire una singola parola per compromettere l'intero scritto.

Ovviamente presi tre.

E bastò per non farmi tentare mai più.

Il ragazzo solitario, invece, è già andato via.

Tuttavia, lui è veramente l'ultima delle persone a cui potrei mai pensare.

<< Allora, che hai deciso di fare? >> Sobbalzo.

<< Ehi! Mi hai fatto prendere un accidente! Sei impazzito?! >>

<< Che ho fatto di male?! >>

<< Mi parli all'improvviso, senza avvisare!>>

<< Perdonami, la prossima volta ti manderò anche io una missiva per annunciarti il momento esatto in cui mi avvicinerò a te per scambiare due chiacchiere >>

<< Hai ragione, scusa. E' che sono una stupida, sono così tesa per qualcosa che forse non ha poi così importanza >>

Appoggia la sua mano sulla mia spalla destra.

E' calda e mi infonde un senso di protezione e sicurezza.

<< Ci andrai? >>

<< Ci andrò >>

<< Sola? >> mi domanda ancora.

<< Si, sola >>

<< E se poi è un malintenzionato? >>

<< Dio, Luca, sembri mia madre >> e mi vien da ridere vedendo la sua espressione cruciata.

Non molto diversa da quella che fa mia madre quando è in pena per me, in effetti.

<< Sfotti, sfotti! Voglio proprio vedere che faccia farai quando ti troverai davanti Giancarlo della 2°B >>

<< Chi?! >>

<< Giancarlo della 2°B! Quello con i capelli pieni di gel, quintali di forfora, con i denti gialli che va vestito come mio nonno! >>

<< Ma dai, poverino! Non è carino da parte tua prenderlo in giro! >>

<< Piantala di fare l'eterna moralista! Non è colpa mia se si concia così e se non si lava i denti! >>

<< Non è comunque bello scherzare sui difetti di qualcuno, sai quanto anche io ne soffra! >>

<< Non sto mica dicendo che è brutto, sto criticando le sue scelte estetiche. E poi, tu ti svaluti troppo! Magari hai qualche kg in più e ti vesti come se fossi sempre a lutto ma in compenso hai un bel viso; i tuoi occhi neri sono così espressivi, trovo siano molto profondi. Malgrado la tua corporatura hai un viso piccolo e asciutto, delle belle labbra carnose, un naso piccolo e proporzionato. Non ti manca nulla. Non capisco perchè tu tenda sempre a nasconderti >>

<< Facile parlare così per uno che è considerato un figo >>

<< Non l'ho scelto io! E non mi importa nulla di quello che pensano gli altri! >> si altera.

<< E adesso basta piangerti addosso, preparati, hai un ammiratore da incontrare! >>

 

 

Il cuore sembra scoppiarmi nel petto.

Perchè mi sono lasciata convincere da quello stupido?

I corridoi sono completamente deserti, segno che ormai tutti gli studenti sono già andati via. Il silenzio è così pesante che avverto indistintamente solo il mio cuore che batte impazzito e il suono delle suole che sbattono a terra ad ogni mio passo.

Eccomi, sono arrivata.

Non c'è ancora nessuno.

Non so se aspettare o filare via.

Decido di aspettare qualche minuto, giusto per non sentire le lagne di Luca che, testardo com'è, ha deciso di aspettarmi fuori.

Non c'è stato verso di farlo tornare a casa.

Mi viene da sorridere pensando a lui; a volte è proprio un testone senza speranza. Però mi vuole bene. Lo avverto dalle sue parole, dai suoi gesti.

Ormai sono tre anni che ci conosciamo.

Ricordo distintamente il giorno in cui ci siamo incontrati per la prima volta; era il primo giorno di scuola, ma non tutti i compagni erano veramente nuove conoscenze. Molti studenti che avevano concluso con me le scuole medie avevano optato per la mia stessa scuola superiore e, per uno strano scherzo del destino, eravamo finiti tutti nella stessa sezione.

Un vero incubo.

Ed anche il primo giorno era iniziato come tutti gli altri, non era cambiato niente.

Avevo cambiato scuola solo per trovarmi al punto di partenza.

Più cercavo di andare avanti e più mi trovavo ad essere trascinata indietro.

Mi sentivo come in un cartone animato, uno di quelli che guardavo spesso da bambina.

Da piccola amavo molto Duffy Duck, era il mio cartone preferito. Se tutti i miei coetanei facevano il tifo per Bugs Bunny, io no. Io non lo sopportavo. Sempre così perfetto, così bravo, mai un errore, una mossa sbagliata.

Riusciva sempre a farla franca facendo impazzire tutti.

Io mi sentivo più vicina al suo antagonista; un papero sbagliato, a volte un pò egoista ma reale e non una proiezione della perfezione, uno sfigato.

Proprio come me.

Quel primo giorno di scuola me lo ricordo bene.

Ero così entusiasta e spaventata.

Avevo deciso di cambiare vita, lasciarmi alle spalle il mio passato, sentivo l'esigenza di cambiare.

E come ogni donna, ci avevo dato un taglio.

Avevo accorciato i capelli, per dimostrare a me stessa che non avevo bisogno di nascondermi ancora, che ero pronta ad uscire dal mio guscio e vivere la mia vita.

Per l'occasione avevo anche scelto un abbigliamento inusuale per me, invece della solita maglietta scura, avevo optato per una camicetta rossa, spuntata dal fondo del mio armadio.

Avevo praticamente dimenticato di possedere qualcosa che non fosse nera.

Purtroppo le cose non erano andate come io mi ero immaginata.

Quando sono entrata nella mia classe, ad accogliermi, oltre ad alcune facce nuove, ce n'erano anche alcune vecchie.

<< Ehi, anche la cicciona è dei nostri >> aveva detto Antonio, uno dei peggiori stupidi sulla faccia della terra.

L'intera classe aveva iniziato a ridere divertita.

Ed in quel momento, proprio quando stavo per scoppiare a piangere, mi si è avvicinato lui, Luca, e mi ha sorriso, senza alcuna traccia di scherno nel volto.

Era sereno, gentile.

Uno sguardo diverso rispetto a quello a cui io ero abituata.

Da allora siamo diventati inseparabili; se all'inizio temevo di avvicinarmi a lui, spaventata dalla possibilitàà che mi stesse solo prendendo in giro, alla fine, il suo entusiasmo e la sua spontaneità mi hanno inesorabilmente coinvolta.

<< Ciao >>

E improvvisamente, una voce, quella voce, mi riporta alla realtà.

 

  
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